Pablo Picasso

 

 

 

Pablo Picasso

 

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Pablo Picasso

La realtà che percepiamo con il senso della vista è spesso diversissima dalla realtà vera. Per rappresentare la realtà il pittore cubista non si limita alla rappresentazione di un solo punto di vista ma a più aspetti anche in diversi tempi.
Il termine cubismo deriva dalla scomposizione della realtà in piani e volumi elementari.
Fasi:
1) inizio: 1907 "Les demoiselles d'Avignon"
2) 1909-1912: Cubismo Analitico
Consiste nello scomporre i semplici oggetti dell'esperienza quotidiana secondi i principali oggetti che li compongono. Tali piani ruotati, incastrati e sovrapposti vengono poi ricomposti sulla tela.
3) 1912-13: Cubismo Sintetico
Gli oggetti vengono ricomposti in oggetti nuovi e fantastici con uso di colori brillanti non verosimili.
4) Morte con la prima guerra mondiale
Nuove tecniche: "papiers collés" (Braque) consisteva nell'applicare sulla tela ritagli di giornali/carte da parati e "collages" (Picasso) in cui venivano utilizzati materiali eterogenei.

Pablo Picasso


LES DEMOISELLES D'AVIGNON

Inizialmente il dipinto rappresentava sette personaggi (due dei quali maschi). Nel corso di ben diciassette studi successivi i due uomini sono scomparsi ed il gruppo di nudi femminili si è fatto più compatto
Picasso semplifica le geometrie dei corpi e coinvolge in tale semplificazione anche lo spazio che, invece di essere inteso come una serie di rapporti tra le varie figure, viene materializzato e diviene un oggetto al pari degli altri, da scomporre secondo i taglienti piani geometrici che lo delimitano
Le figure femminili non sono più immerse nello spazio ma da esso compenetrate e,a parte il rosa dei nudi,sembrano essere costituite dalla stessa materia solida, cosicché ogni differenza tra contenuto e contenitore è annullata
Mentre nella realizzazione dei volti delle figure centrali Picasso si ispira alla scultura iberica, quelli delle due figure di destra risentono dell'influsso delle maschere rituali dell'Africa nera.
Le apparenti incongruenze sono finalizzate a una nuova e diversa percezione della realtà, non più visiva ma mentale: volta a rappresentare tutto quello che c'è e non solo quello che si vede. In questo senso non deve dunque meravigliarci se di un personaggio vediamo contemporaneamente due o più lati.


GUERNICA

Manifesto ideologico e politico di Picasso
Rappresenta il drammatico momento del bombardamento
Il colore viene abbandonato in favore di un tetro bianco e nero, e le figure appaiono come spettri urlanti, illuminate all'improvviso dai bagliori sinistri delle esplosioni
La composizione è organizzata in tre fasce verticali: due laterali più strette simmetriche a quella centrale più larga
L'ambientazione è contemporaneamente esterna (palazzo in fiamme) e interna (lampadario). Questa contemporaneità di visione non è solo cubista, ma vuole rendere con violento realismo il bombardamento
In questo spazio caotico e indifferenziato uomini, donne e animali fuggono e urlano come impazziti
A sinistra una madre lancia al cielo il suo grido mentre stringe tra le mani il cadavere del figlio. Dal lato opposto le fa eco l'urlo disperato di un altro personaggio che protende le mani al cielo. Al centro un cavallo ferito, simbolo del popolo spagnolo, nitrisce dolorosamente protendendo verso l'alto una lingua aguzza come una scheggia di vetro.
Chi può cerca di fuggire come la donna (in basso a destra) che si slancia diagonalmente verso il toro (simbolo di violenza). Un'altra donna si affaccia ad una finestra reggendo una lampada, simbolo della regressione alla quale la guerra conduce. Il suolo è pieno di orridi cadaveri straziati. A sinistra c'è una mano protesa con la linea della vita simbolicamente spezzata in segmenti. Al centro un'altra mano regge una spada spezzata sullo sfondo di un fiore intatto: simbolo della vita e ragionevolezza che avrà comunque la meglio sulla morte e sulle barbarie
Picasso riesce a superare e fondere cubismo analitico e cubismo sintetico. Tutto è movimento: quelle bocche digrignate rivolte al cielo urlano dolore e vendetta e il brusco alternarsi di luce ed ombra sottolinea il susseguirsi delle esplosioni e l'improvviso divampare degli incendi
In questo rendere udibile il rombo della guerra e le grida delle vittime innocenti c'è tutto il carattere e la grandezza del Picasso maturo che non esita a schierarsi con la democrazia e la civiltà contro ogni forma di totalitarismo.

 

 

Fonte: http://www.icmanzonicellino.it/docs/terze/doc/picasso2.doc
Autore: non indicato nel documento

 


 

Pablo Picasso

GUERNICA di Pablo Picasso

 

Pablo Picasso dedicò questa grande tela a Guernica, la cittadina basca ferocemente bombardata nel 1936 dall’aviazione tedesca durante la guerra civile spagnola. Il significato del dipinto è una denuncia della guerra. Tutti i personaggi e le scene rappresentate vogliono esprimere questa condanna: la donna che piange il suo bambino morto, a sinistra,  l’altra, braccata nella casa in fiamme, a destra, il gruppo centrale del cavallo ferito a morte e del guerriero abbattuto che ancora stringe nella mano la spada spezzata e anche un simbolico fiore; e  ancora: la drammatica lampadina sospesa in alto, nell’atmosfera buia, ci  dice che tutti i valori della vita normale, come la luce e il calore del sole sono alterati o resi impossibili dalla guerra. Picasso ha anche rinunciato alla vivacità e alla piacevolezza dei colori, per rendere la tragedia della guerra con poche tonalità sorde e cupe.  

 

Fonte: http://robydan.altervista.org/B.M.G/PABLO%20%20PICASSO.doc
Autore. Non indicato nel documento

 

LA SCOMPOSIZIONE NELL’ARTE: GUERNICA Pablo Picasso

immagine GUERNICA di Pablo Picasso


Questo grande quadro 349cm x 776cm, dipinto nel 1937 durante la guerra di Spagna, rappresenta la sua più alta espressione drammatica. 
Il 26 aprile 1937 la legione Condor della Luftwaffe bombardò la città di Guernica durante il giorno di mercato e la rase al suolo solo per diffondere terrore tra i civili.
Picasso rappresenta per mezzo di questo quadro il momento del bombardamento: le figure si affollano, si scontrano con gli animali, fuggono e lanciano grida di dolore.
Al centro del dipinto c'è il cavallo, che nella mitologia spagnola rappresenta il popolo, ferito a morte, si contorce e lancia urli terribili verso l'alto dove un lampadario che diffonde raggi di luce seghettata sembra alludere ad una specie di occhio di Dio che ha come pupilla la lampadina.
Sotto il cavallo sono disseminati brandelli umani tra cui una mano con i segni della vita spezzati.
Sul lato sinistro il toro, che simboleggia la Spagna offesa, si torce e sovrasta la donna che piange il figlio morto che tiene in grembo.
In alto a destra da un edificio si sprigionano lingue di fuoco che sembrano affilati aculei.
Al centro la lampada a petrolio simboleggia la regressione della civiltà.
La rappresentazione spaziale è frantumata in diversi tagli prospettici slegati tra loro.
I volumi sono prima scomposti e ricomposti con un metodo cubista e poi ritagliati con il segno tipico di Picasso. La complessa, quasi confusa, percezione dello spazio e delle forme  dà la sensazione che i fatti avvengano ovunque.
L'aspetto che più colpisce al primo sguardo è la mancanza di colori, infatti sono stati usati solamente i bianchi, i neri ed i grigi per trasmettere un senso di morte universale ma è anche forte richiamo alle foto pubblicate dai giornali dell’epoca, il bagliore del bianco che esplode, le drammatiche figure straziate testimoniano dell’assassinio della libertà.

Le figure deformate formano una composizione agitata e assorbono l'attenzione dell'osservatore e lo coinvolgono nel dramma.
Il dipinto si differenzia in zone di luce, di ombra e intermedie creando così un contrasto netto, senza chiaroscuri e morbidezze.
Le forme risultano schiacciate, ritagliate nello spazio in modo che le parti animali e umane si sovrappongano.
La scena è divisa in tre parti di cui quella centrale è circa doppia rispetto a quelle laterali, i corpi formano assi diagonali e formano intersezioni ad angolo acuto mentre alcune linee fingono da spazio prospettico lacerato.
Dall'analisi del quadro risulta chiaro che Picasso voglia rappresentare l'orrore della guerra perciò la scena è stata organizzata in modo da rappresentare un crescendo di dolore fino ad arrivare all'urlo di dolore del cavallo.
Le figure, dipinte in modo piatto senza rilievo, sono forme drammatiche e violente a tal punto che sembrano fantasmi che si dibattono disperatamente. Si può dedurre che Picasso oltre che l'orrore della guerra fa anche una pesante denuncia storico-politica di come la popolazione finisce di fronte ad una guerra.

 

 

 

PABLO RUIZ PICASSO

 

Nasce a Malaga nel 1881.

 

Già da giovane, Picasso rivela notevoli qualità artistiche e, non ancora ventenne, si iscrive alla Scuola di Belle Arti.
A Barcellona frequenta il cabaret letterario ELS QUATRES GATES, punto di raccolta degli spiriti più anticonformisti fra poeti, pittori, scrittori, musicisti, drammaturghi: le teorie politiche dei frequentatori sono basate sul separatismo catalano, tema di gran voga nell’ambiente degli intellettuali spagnoli.
Nel 1901, Picasso è direttore artistico della rivista “Arte Joven”, che si propone di instaurare a Madrid il movimento modernista catalano.
Compie diversi viaggi a Parigi, prima di stabilirvisi definitivamente nel 1904: a Parigi, viene in contatto con artisti e galleristi, e comincia a farsi conoscere nell’ambiente.
Il suo percorso artistico si divide in varie fasi:

  • 1901/1904 -periodo blu: già iniziato durante il soggiorno barcellonese, è così definito per l’intonazione dominante dei dipinti, per i quali Picasso ricorre all’uso di una contenuta monocromia azzurra che ben si adatta alle dolorose immagini ispirate alla condizione umana: povere madri con bambini, mendicanti, prostitute, vecchi colti nella loro solitudine –evidenziata da uno sfondo indefinito, soffuso di un azzurro monocromo.

 

  • 1905/1906 –periodo rosa: caratterizzato da un morbido color incarnato, il mondo del circo fu tema ricorrente della maggior parte delle opere di questo periodo: le tele di Picasso si popolano di arlecchini, saltimbanchi, acrobati; l’atmosfera si rischiara, lo stile è spoglio e misurato. Es: “I giocolieri” (nota anche come i “Saltimbanchi”),La famiglia di acrobati”.
  • 1907 –precubismo: anno chiave in cui Picasso esegue una grande tela con cinque nudi femminili , intitolato “Les demoiselles d’Avignon”:

 

 

  • 1908/1912-13 –Cubismo analitico: assimilando la lezione di Cezanne e interpretando i criteri dell’arte primitiva, Picasso abolisce l’inessenziale: nelle sue opere di questa fase, il particolare è schiacciato dall’esaltazione delle forme semplici ed i piani spezzati smembrano gli oggetti rappresentati, divenendo simili a sfaccettature di cristalli. Questa fase è connotata dal sodalizio con Georges Braque,  che al momento dell’incontro con Picasso è orientato verso la pittura fauves. Pur lavorando separatamente, Picasso e Braque presentano notevoli affinità: la collaborazione tra i due pittori è tale che per un certo periodo nessuno dei due firma i quadri e risulta difficilissimo assegnarne la paternità all’uno o all’altro autore.
  • 1912/13-1914 –Cubismo sintetico: caratterizzato dall’abbandono dell’analisi dell’oggetto, in funzione del riassunto della sua fisionomia essenziale. Per non correre il rischio di perdere di vista la realtà –assoluto punto di riferimento del Cubismo- attraverso una troppo serrata analisi dell’oggetto e la sua scomposizione, che poteva  comprometterne la riconoscibilità, Picasso passa all’incorporazione di elementi reali nel quadro attraverso la tecnica del collage e del papiers collè (striscioline di carta e ritagli di giornali che, perduto il significato originario ed incorporati nella tela col colore, costituiscono un mezzo originante forme nuove) arrivando alla sintesi dell’oggetto o delle parti che lo compongono, oggetto così rappresentato sulla tela da ogni suo lato (es: “Natura morta con sedia viennese” del 1912). Il quadro diventa un oggetto a sé stante, e si appiattisce la differenza fra pittura e scultura: in questo senso, un’opera di rottura è la scultura “La chitarra” del 1912:

 

  • 1915-1925 –periodo “neoclassico” –i quadri di Picasso mutano (senza dimenticare le precedenti conquiste): le forme sono monumentali, le immagini dilatate e pervase di senso della grandezza (es. “Tre donne alla fontana” o “Due donne che corrono sulla spiaggia”:  la riflessione sull’arte antica porta in questa fase Picasso a concepire figure dal monumentalismo esagerato, che rivelano la consapevolezza della distanza storica e quindi critica dell’antico. Gli abiti rievocano i panneggi delle figure classiche, mentre il gigantismo sproporzionato dei corpi si ricollega alla statuaria arcaica). È tuttavia di questo periodo quello che è considerato il capolavoro del Cubismo Sintetico: “I tre musici” del 1924, opera che contiene e riassume lo svolgersi delle esperienze picassiane, compreso il lavoro di scenografia di questi ultimi anni (Picasso disegna scene e costumi per il balletto “Parade”, musicato da Erik Satie).
  • 1925 –periodo “surrealista” -Picasso partecipa alla prima mostra dell’allora nascente gruppo surrealista ma non aderisce al movimento, pur riconoscendovi una forza derivata dall’unione di pittori e poeti e da un atteggiamento che trascende le pure considerazioni artistiche. Attraverso la poetica surrealista, Picasso scopre il mondo nascosto dell’inconscio: partecipa, assieme ad alcuni suoi amici, al gioco surrealista del “cadavere squisito” ed elabora, su influenza di Man Ray, affascinanti composizioni (combinazioni di ombre e disegni su lastre fotografiche). Opera del periodo surrealista: “La danza”, e le opere del cosiddetto “periodo dei mostri” (che costituiscono imprevedibili superamenti di un linguaggio artistico destinato a sempre rinnovarsi →“Donna in riva al mare”).

 

  • 1936 –allo scoppio della guerra civile in Spagna, Picasso reagisce in favore del legittimo governo repubblicano, che in seguito lo nomina direttore del Museo del Prado. Il suo intervento ideologico si concretizza nella pubblicazione delle incisioni “Sogno e menzogna di Franco” del 1937. Il governo lo invita a dipingere un grande murale, che sarà l’enorme tela “Guernica” (349 cm. x 776 cm.) del 1937:

 

  • 1947 –Picasso si dedica alla decorazione ed alla creazione di terrecotte.
  • 1954 –periodo dell’ “incontro con i classici”: esegue una serie di 15 variazioni sul capolavoro di Eugene Delacroix, “Donne d’Algeri”; poi la sua attenzione si sposta su Velazquez (“Las Meninas”), su Nicolas Poussin (“Il ratto delle Sabine”) e su Edouard Manet (“La colazione sull’erba”).

 

  • Anni ’60 –tema costante delle opere picassiane del periodo è la composizione “pittore e modella”, sorta di riflessione sul proprio lavoro, come visto allo specchio, con distacco analitico sulle proprie esperienze pittoriche.
  • Picasso muore a Mougins nel 1973.

 


cadavre exquis: consistente nel comporre frasi o disegni di più persone su uno stesso foglio, che viene ogni volta piegato in modo che nessuno dei giocatori possa rendersi conto della creazione precedente, questo gioco fu usato dai surrealisti come momento di liberazione e di conoscenza creativa tra gli individui.

 

Fonte: http://skuola.tiscali.it/sezioni/tesine/tesina-scomposizione.doc
Autore: non indicato nel documento

 

Picasso

Scrive E.Gombrich nella sua “Storia dell'Arte”: “A diciannove anni si era recato a Parigi, dove aveva dipinto soggetti che sarebbero stati graditi agli espressionisti: mendicanti, reietti, vagabondi e artisti del circo equestre. Ma non era soddisfatto, e prese a studiare l'arte primitiva sulla quale Gauguin e forse anche Matisse avevano attirato l'attenzione. Possiamo immaginare ciò che apprese: imparò come sia possibile costruire l'immagine di un volto o di un oggetto con pochi semplicissimi elementi, il che era qualcosa di diverso dalla semplificazione visiva praticata dagli artisti precedenti (...) Rise di quanti vollero capire la sua arte. “Tutti vogliono capire l'arte. Perchè non cercare di capire il canto di un uccello?” . Certo aveva ragione. Nessun quadro può essere pienamente spiegato a parole. Ma le parole a volte servono come utili frecce indicative, aiutano a sgombrare il terreno dai malintesi e se non altro ci possono dare un indizio della situazione in cui si trova l'artista”.
Queste utili frecce indicative cercherò di segnare in queste poche pagine su Picasso. E sarà la mia interpretazione di Picasso. Potrà essere condivisa... Ma ci sarà sempre qualcosa di diverso anche in chi crederà di rispecchiarsi pienamente nel mio pensiero. Perchè, se si terrà conto dell'opera insieme alle parole, come è giusto che sia quando si parla di arte, la personale percezione del fruitore veicolerà il messaggio dell'autore del quadro verso luoghi diversi della sua coscienza. L'arte del XX secolo infatti mira ad essa, ed è per questo che agisce soggettivamente. Ed è per questo che spiegarla significa solo poter fornire alcune tra le tante facce di una stessa realtà. Un pò come Picasso ha fatto, nel tradurre la sua idea degli oggetti su una tela bianca.
Pablo Picasso, prese il suo cognome dalla madre. Il suo nome per intero è infatti quasi uno scioglilingua: Pablo Diego Josè Francisco de Paula Juan Nepomuceno Crispin Crispiano de la Santissima Trinidad Ruiz y Picasso. Ma a pronunciarlo è musicale..... e la sua opera sarà come musica; la chitarra, simbolo dell'anima popolare, ricorrerà spesso nelle sue opere evocando il corpo delle donne, ispiratrici e dee dell'arte di Picasso.
Picasso amava la vita, le donne, le città. Picasso in fondo incarna il mito dell'artista poiché ha vissuto come la gente presume che un artista debba vivere, per essere davvero considerato tale. L'arte e la vita unite in un unico anelito poetico.
Eppure Picasso è stato un uomo che ha viaggiato tantissimo... che ha frequentato gli ambienti esclusivi degli intellettuali e dei collezionisti dell'epoca. Che ha frequentato i mercanti d'arte e ha difeso le sue idee anche con impeto politco. Per questo motivo la sua immagine si confonde tra quella del Bohémien squattrinato e quella dell'intellettuale anticonformista. Tra l'artista puro e l'uomo di successo.
Nasce a Malaga nel 1881. Sembra che Pablo venne considerato morto subito dopo la nascita, messo da parte in un tavolo, e che dopo venne salvato da un medico che si accorse che il bimbo era ancora vivo. Chissà che strada avrebbe preso l'arte contemporanea senza di lui. C'è da chiederselo. Perchè davvero, a volte, alcune figure di artisti hanno la capacità di piegare la linea dritta dell'arte verso nuove direzioni. Una di queste figure fu Pablo Picasso.
Il padre era professore di Disegno e fu lui ad avviarlo precocemente al mondo dell'arte. Picasso già a otto anni dipingeva e, nel 1895, viene ammesso all'accademia di Belle Arti di Bacellona, città con la quale manterrà sempre degli intensi contatti. A diciotto anni a Barcellona Picasso fà già parte della cerchia degli intellettuali ed artisti. Ancora una volta sarà un caffè, (come già era accaduto agli impressionisti) a fungere da luogo di incontro degli artisti: il caffè El Quatre Gats presso la Piazza Catalunya. Le coeve opere di Munch, di Toulouse-Lautrec, erano gli argomenti di discussione, ma anche la politica, quella del socialismo e la stessa anarchia erano concetti vicini ai giovani artisti. Le opere di Gaudì, e il modo di stravolgere l'architettura dell'architettto spagnolo, saranno una rivelazione per il giovane Picasso che nel 1900, ricco dell'esperienza di Barcellona si recherà a Parigi. Altra città dell'anima picassina sarà infatti proprio Parigi, che rappresentarà per il giovane Picasso la piattaforma dalla quale potrà spiccare il volo. Vi resterà dapprima solo pochi mesi. Di questo periodo è il celebre quadro “Le Moulin de la Galette” (1900), dove Picasso fornirà una propria interpretazione della vita parigina dei cafè-chantant. È sbagliato dire che ancora Picasso non abbia trovato con quest'opera un suo sile.... Picasso in realtà non avrà mai uno stile preciso, e la sua produzione sarà suddivisa in periodi solo per scandire dei passaggi tra una ricerca e un'altra. Picasso infatti sarà in perenne ricerca, anche da vecchio.
 L'opera “Le Moulin de la Galette”, rivela già tutta la sua potenza espressiva nei contrasti cromatici. Una vitàlità espressiva che sarà una costante picassiana anche nei periodi dove abbandonerà il colore. Perchè in quei casi sarà la forma, l'evocazione data dai soggetti a dare il senso della potenza evocativa. La città di Parigi darà a Picasso l'ispirazione di passare dalle composizioni aspre e stridenti raggiunte attraverso un certo uso dei colori, al “Periodo Blu”. Il Periodo Blu, ( il cui inizio si colloca nel 1901), costituisce per Picasso la fase in cui la sua pittura predilige le tinte fredde. Le sue opere sono pervase da una decisa malinconia. I soggetti sono i poveri e gli emarginati.
Nel 1903, Picasso, si troverà nuovamente a Barcellona dove realizzerà alcune tra le sue più belle opere del Periodo Blu: "Poveri in riva al mare" è proprio del 1903. Le figure appaiono come allungate. La linea di contorno le stacca dallo sfondo e ne accentua la monumentalità; le figure , un uomo, una donna e un fanciullo sembrano quasi colonne classiche, nell'esprimere la dignità della loro condizione. La donna vista di spalle richiama la solidità volumetrica espressa da Giotto. Al periodo Blu succederà quello "Rosa". Il Rosa è anche questa volta suggerito da Parigi, ma riflette un periodo di maggiore felicità creativa del Pittore che intanto ha deciso di trasferirsi presso il noto Atelier del Bateau-Lavoir, un piccolo edificio parigino oggi, putroppo, non più esistente.
Parigi a quei tempi è per gli artisti il centro delle novità, la fonte di ispirazione, la casa dove crescere e alimentarsi. Vi si trovano sia l'atmosfera che i contatti, e la collina di Montmatre (la Butte), è diventato il quartiere che più di ogni altro si presta ad accogliere giovani spiriti votati alla vita di artista. A quei tempi la butte era come un piccolo villaggio, non essendo ancora inglobata dalla città.
Ai personaggi del Periodo blu subentrano gli arlecchini e i personaggi del mondo del circo. Permane in essi sempre una sottile malinconia che questa volta, non essendo espressa dal colore, emerge dagli sguardi, e dalle situazioni. La tecnica di Picasso si evolve adesso verso un interesse per il volume e lo spazio, che viene reso mediante larghi piani compositivi. Sembra che pian piano l'artista vada verso nuove strade... ma in realtà ciò non accade sempre gradualmente... La produzione di Picasso a volte si evolve anche con decisi stacchi. Nel 1906, il “Ritratto di Gertude Stein”, scrittrice americana, costituisce una vera e propria svolta nell'arte di Picasso. La stessa Stein affermerà che il Periodo rosa di Picasso sia finito proprio in coincidenza con il suo ritratto. Si attua una vera e propria decostruzione delle regole convenzionali della rappresentazione artistica e pare proprio che Picasso adesso voglia ritrovare una propria autonomia pittorica. Le forme diventano spigolose. La prospettiva viene negata.
Si avvicina l'epoca in cui Picasso si ispirerà all'arte negra. Un insieme di elementi emergeranno prepotentemente insieme: preponderante sarà adesso l'influenza di Cézanne. Picasso giungerà alla elaborazione di un'opera che segnerà una svolta nell'arte del XX secolo, “Le demoiselles d'Avignon” del 1907. Si tratta di un olio su tela di 2,45 m.per 2,35, ora conservato a New York, al MoMA. Osservato ai raggi X mostra dei ripensamenti riguardo i visi delle donne. La semplificazione dei volumi dei corpi si estende allo spazio circostante che viene come “materializzato” e quindi scomposto decondo una serie di piani che sembrano delimitarlo e scandirlo. Le figure femminili sembrano compenetrate dallo spazio e la tradizionale differenza tra contenitore – lo spazio- e contenuto – le figure – viene come annullata. Le maschere africane influenzano decisamente i volti di alcune figure, e l'insieme risulta come un accostarsi di concetti diversi, che ad una prima osservazione crea come un senso di sconcerto e dissonanza. La stessa sensazione che provarono i primi osservatori dell'opera, gli amici di Picasso, che si dichiararono turbati da quell'opera di Pablo, se non addirittura offesi. Per molto tempo il quadro venne offerto alla visione di pochi e nel 1920 vrenne acquistato da J.Doucet. Nel 1937 venne esposta alla esposizione di Parigi Al Petit Palais. In origine l'opera aveva un altro titolo: "Le bordel d'Avignon", dal nome di una via di Barcellona dove ai tempi si trovavano una serie di case d'appuntamento. L'opera infatti doveva all'inizio rappresentare l'interno di una di quella case chiuse con cinque donne e uno studente con un pacchetto sotto il braccio. Doveva esservi anche un uomo al centro con un teschio in mano. Tutto ciò mirava a richiamare il tema della morte. Le elaborazioni successive condussero Picasso a rappresentare l'opera privandola di tali riferimenti simbolici. Le "Demoiselles" si pongono così alla radice del cubismo, anche perchè le prime opere davvero cubiste saranno quelle che Picasso concepirà in seguito al soggiorno a Horta de Ebro, in Spagna, presso Terragona. Si tratta di paesaggi con case che ricordano molto le opere di Cézanne; in “Fabbrica a Horta de Ebro” del 1909, l'artista lascia sempre più il colore per ricorrere a delle forme geometriche stilizzate. Questa tendenza sarà criticata da Vauxcelles come un insieme di piccoli cubi. Sarà poi Vauxelles a parlare per primo di cubismo in relazione ad alcuni dipinti presentati da Braque al Salon des Indépendants. Picasso e Braque... I due amici intrapresero uno scambio fittissimo di idee e progetti pittorici e vollero che la loro arte si ponesse agli occhi dell'osservatore come indistinguibile; firmavano le loro opere solo sul retro poichè volevano sperimentare un metodo artistico il più possibile impersonale. Dal 1910 fino al 1912 i dipinti dei due artisti mostreranno una spiccata tendenza alla monocromia. L'apparenza prospettica scompare del tutto come la larghezza di piani e volumi. Si inaugura il periodo del “Cubismo analitico”. La ricostruzione ideale del volume adesso seguirà solo l'intuizione dell'artista. Nel “Ritratto di Ambroise Voillard”- del 1909, il soggetto ritratto, il mercante d'arte e amico di Picasso, viene posto sullo stesso piano dello sfondo. Tale opera è esemplificativa di questo momento artistico. Si vuole giungere alla conoscenza del soggetto, mettendo in evidenza solo le caratteristiche più significative. Non si tratta però della conoscenza visiva, ma di quella che mira all'essenza.
Le ricerche condotte dai due artisti porteranno presto all'espressione più compiuta del cubismo: passando dal cosiddetto cubismo “analitico” infatti, giungerannoi a quello “sintetico”, che si colloca tra il 1912 e il 1913. Il particolare veristico ora caratterizzerà l'oggetto e la struttura, non è una scelta a carattere naturalistico, ma concettuale. Non si deve perciò pensare ad un nostalgico ritorno ai valori descrittivi! Al frammento riconoscibile, presente nelle opere analitiche, ora si aggiunge la materia in sè. Occorre infatti adesso trovare dei riferimenti che riconducano l'osservatore alla realtà, per contrapporsi all'astrattismo che in questo periodo, si va sempre più diffondendo. Per questo motivo Picasso e Braque, inseriscono numeri e lettere all'interno delle loro opere pittoriche. Per questo Picasso, in seguito, inserirà anche dei materiali veri, non più simulati, che potranno richiamare la realtà meglio di qualsiasi altra cosa, perchè essi stessi fanno parte della realtà, anche se decontestualizzata. “Natura morta con sedia impagliata” è del 1912. L'impagliatura della sedia è simulata attraverso l'incollaggio di una tela cerata che riproduce l'impagliatura stessa. Il soggetto rappresentato, - la sedia impagliata- viene richiamato dalla apposizione di un materiale che è la tela cerata,- materiale vero-. La differenza tra realtà e rappresentazione di essa e i loro reciproci rapporti divengono così i veri protagonisti dell'opera, che si avvale di un gioco di rimandi tra soggetto e fruitore.
Equivalenza del segno della forma e del colore con l'immagine la materia e l'oggetto. Il cubismo subirà poi gli effetti della Guerra. Molti artisti tra cui Braque saranno costretti a partire. Braque dalla I guerra mondiale tornerà nel 1916, dopo una brutta ferita alla testa. Il sodalizio che aveva determinato la nascita del cubismo ebbe fine.
Anche Picasso subirà ad un certo punto della sua vita, come è successo ad altri artisti il fascino della classicitàin seguito ad un viaggio a Roma. È il 1917. Picasso conoscerà Olga Koklova, sua futura moglie. Si dedicherà a dipingere prosperose "Bagnanti"... Si tratta di nudi monumentali: le figure recuperano una volumetria che appare massiccia e solenne. Esemplificativa di questo periodo è la tela di grandi dimensioni dal titolo “Grande Bagnante” del 1921.
 Negli anni trenta Picasso si dedica anche alla scultura.... I soggetti preferiti sono adesso le tauromachie e scene di vita privata, donne davanti allo specchio, che leggono o che scrivono. Nel 1937 le notizie del bombardamento di Guernica sconvolgono l'Europa. Picasso non può che accogliere la notizia dell'atroce atto di violenza e tradurlo in arte. La grande tela dal titolo "Guernica" oggi esposta a Madrid, al Centro de Arte Reina Sofia, è una denuncia. Rappresenta il momento drammatico del bombardamento. Le grandi dimensioni dell'opera , 3,51 per 7,82 m. vogliono dimostrare l'immensità del dolore subito dagli abitanti di Guernica e coinvolgere l'osservatore nella scena, come se si svolgesse dinnanzi a lui. L'opera non ha colore: un tragico bianco e nero pervade di angoscia chi lo osserva. In Guernica manca anche il senso del rilievo conferito dal chiaroscuro. Le linee sono nette, crude come la verità di quell'atto efferato. Le forme sembrano affastellarsi in una composizione disordinata. L'artista vuole dare il senso del caos, ma non di quello che genera il movimento, bensì quello che deriva dall'abbandono della ragione. La figura dell'ibrido, simbolo della barbarie, cui ricorrevano i greci nelle metope del Partenone per rappresentare l'ignoranza dei barbari e la tracotanza di chi è privo della ragione, è esemplificata in alto, quasi a dominare la scena. L'ambientazione è contemporaneamente interna ed esterna a simboleggiare lo scoppio della bomba che porta tutta l'intimità della gente all'esterno. Edifici in fiamme e una lampada che pende ancora da un soffitto. Uomini, donne e animali accomunati dall'orrore che ha di fatto spezzato le loro vite. Una donna tiene tragicamente in braccio il corpo esanime del suo bambino e leva le sue urla di dolore al cielo... Ma il cielo è grigio. Ha perso la luce e i colori. Al centro campeggia l'immagine di un cavallo, simbolo di forza creativa, del popolo spagnolo, della libertà. Simbolo, di ciò che tutte le guerre uccidono. Una donna illumina la scena con una lampada a pertolio come se tutto tornasse indietro... la civiltà, la cultura il progresso non hanno potuto fermare niente: la barbarie riemerge con il suo carico di violenza irragionevole. Ieri come oggi. Nonostante i progressi della tecnica, quelli della cultura. Nonostante l'arte.
Questa sconvolgente, commovente e meravigliosa opera emerge quindi da un fatto storico la cui drammaticità è tutta lì, disponibile, per chi ha la sensibilità di accoglierla e comprenderla. E' una reazione immediata, elaborata quasi di getto, all'atroce bombardamento subito dalla cittadina di Guernica. Picasso vuole portare questo evento direttamente alla coscienza oltre che alla conoscenza del mondo civile. Ci riesce talmente bene che, anche se la strage di Guernica è lontana nel tempo, ancora oggi osservando l'opera di Picasso, il dramma emerge attuale, come fosse accaduto ieri.
Dopo Guernica, la società ha conosciuto l'orrore di una guerra che adesso sembra segnare un punto di non ritorno: è la seconda guerra mondiale: l'orrore diventato sistema. La violenza, il metodo.
La reazione degli artisti è varia. Picasso, che ha trascorso a Parigi tutto il periodo della Guerra, cercò di fornire il suo contributo alla pace con la sua arte, come antidoto alle irragionevoli efferatezze, come supporto alle più sane ragioni di vita dell'uomo. E questo lo fece a suo modo attraverso la condanna alla violenza, la ricerca intellettuale, l'amore per una delle più sublimi manifestazioni umane: l'arte.
Alla fine del conflitto dichiarerà:  “non ho mai considerato la mia pittura come arte destinata a procurare piacere, come evasione; ho voluto con il disegno e con il colore perchè quelle erano le mie armi, penetrare sempre più a fondo nella coscienza del mondo e degli uomini, in modo che questa conoscenza ci possa condurre ogni giorno più avanti sulla strada della libertà....”. Picasso morirà nel 1973.  La sua fama ormai si era diffusa ovunque. Il Pittore non abbandonò mai tuttavia una certa ironia e verso gli ultimi anni della sua vità dichiarò: “A tredici anni dipingevo come Raffaello. Ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino”. Il suo sguardo intenso conservò per sempre la curiosità di un fanciullo dinnanzi alla vita.


Autore: P.Campanella 2008
Fonte: http://www.icmanzonicellino.it/docs/terze/doc/picasso.doc

 

Pablo Picasso

 

 

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