Vincent Van Gogh vita e opere

 

 

 

Vincent Van Gogh vita e opere

 

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Vincent van Gogh

I primi anni (1853 – 1878)

Vincent van Gogh nacque a Groot Zundert, in Olanda, nel 1853. Vincent era figlio di Theodorus van Gogh, un pastore della Chiesa Riformata Olandese, e di Anna Cornelia Carbentus. Poco si conosce dei primi anni di vita del pittore. Si sa, però, che all'età di 15 anni lasciò gli studi definitivamente.
A 16 anni van Gogh fu assunto in una galleria di mercanti d'arte dell'Aia, dove ebbe un discreto successo e stette per sette anni. Nel 1873 venne trasferito alla filiale di Londra della ditta e s'innamorò ben presto del clima culturale che si respirava in Inghilterra, e vi rimase per altri due anni. Durante questo periodo visitò le molte gallerie e musei della città e divenne grande ammiratore degli incisori Britannici, i cui lavori lo ispirarono e influenzarono nella sua successiva carriera.
Verso la fine di marzo del 1876, dopo aver passato un breve periodo a Parigi per lavoro, van Gogh si licenziò dalla compagnia di mercanti d’arte e decise di ritornare in Inghilterra. In aprile, iniziò l'insegnamento nella scuola per ragazzi del Rev. Jones a Isleworth. Durante l'estate il pittore considerò per la prima volta l'ipotesi di dedicare la sua vita alla Chiesa e iniziò a fare i sermoni domenicali, che però, erano piuttosto scialbi e spenti e facevano scarsa presa sull'uditorio.
Nel 1877 Vincent prese accordi con la Chiesa per iniziare un periodo di prova come predicatore nel distretto carbonifero del Borinage, in Belgio, una delle regioni più impoverite d’Europa. Van Gogh provò subito un forte affetto per i minatori e fece del suo meglio, quale loro capo spirituale, per alleviare il fardello delle loro vite. Sfortunatamente, questo altruismo raggiunse proporzioni fanatiche quando iniziò a regalare loro gran parte del suo cibo e dei suoi vestiti, cosa che la Chiesa disapprovò. Quindi van Gogh fu rimosso dall'incarico in luglio e si trasferì in un villaggio adiacente dove visse in povertà. Fu in questo periodo che Vincent iniziò a dipingere i minatori e le loro famiglie e scelse definitivamente la carriera artistica.

Gli inizi della carriera artistica (1880 – 1884)

Nell’estate dell’81, dopo aver trascorso un breve periodo a Bruxelles, tornò di nuovo a vivere coi suoi genitori ad Etten e si innamorò della cugina vedova Cornelia Kee e, non potendola vedere a causa del padre, il ragazzo, sconfortato, mise una mano sopra il tubo di una lampada ad olio, bruciandosela. Nonostante i rovesci sentimentali Vincent trovò incoraggiamenti da parte di Anton Mauve, suo cugino acquisito che si era affermato come artista di successo e procurò a Vincent il suo primo set di colori ad acquarello.
Vincent van Gogh incontrò Sien verso l’inizio del 1882 all'Aia e, poco tempo dopo, andò a vivere con lei per un anno e mezzo. Sien e i suoi bambini, che già aveva prima di incontrare Vincent, posarono per dozzine di disegni. I primitivi disegni di minatori del pittore lasciarono il posto a lavori molto più raffinati e carichi di emozione.
Nel 1883 van Gogh iniziò ad adoperare sempre più frequentemente la pittura ad olio. Man mano che la sua abilità nel disegnare e dipingere aumentava, la sua relazione con Sien si deteriorava. In settembre essi si divisero e Vincent lasciò l'Aia.
Vincent, dopo aver passato sei settimane nei Paesi bassi, tornò di nuovo a casa, questa volta a Neunen, sul finire del 1883. Per tutto l'anno successivo continuò a rifinire la sua arte producendo dozzine di disegni e di dipinti: tessitori, filatori e altri ritratti. I contadini del posto si rivelarono i suoi soggetti preferiti soprattutto perché van Gogh sentiva una forte affinità con questi poveri lavoratori.

1885: l'anno della svolta e i primi capolavori

Nei primi mesi del 1885 van Gogh continuò le sue serie di ritratti di contadini che considerava degli "studi". Vi lavorò tutto marzo e aprile, brevemente distratto dal suo lavoro dalla morte del padre, il 26 marzo, che, però, non ebbe coinvolgimenti emotivi molto forti da parte del pittore. Tutti gli anni di dura preparazione servirono da preparazione graduale all’esecuzione del suo primo grande dipinto: “I mangiatori di patate”, a cui lavorò per tutto il mese d’Aprile del 1885 facendo molti schizzi prima di stendere la versione definitiva in colori ad olio. Questo dipinto è riconosciuto come il primo capolavoro di van Gogh. Egli era contento dei risultati ottenuti e questo fu l'inizio di una nuova e più fiduciosa fase della sua carriera. In questo periodo tutti i suoi disegni, compreso l’appena citato capolavoro, erano caratterizzati da colori molto scuri e malinconici, poiché rappresentavano il lavoro di poveri contadini,  dei quali Van Gogh aveva una grande ammirazione.
Vincent continuò a lavorare per tutto il 1885, ma divenne inquieto e bisognoso di nuovi stimoli, infatti si iscrisse per breve tempo all'Accademia di Anversa all'inizio del 1886, ma la lasciò circa quattro settimane dopo. Van Gogh con la creazione de I mangiatori di patate aveva dimostrato di essere un pittore di prima qualità, ma cercava comunque di migliorarsi ed esplorare nuove tecniche.

Nuovi inizi: Parigi (1886 – 1888)

Vincent si presentò a Parigi dal fratello Theo senza annunciarsi, ai primi di marzo del 1886. Il periodo parigino di van Gogh è affascinante per il ruolo che ebbe nella sua trasformazione artistica, però è poco documentato, poiché, dal momento che vissero insieme, vennero a mancare le lettere tra i due fratelli. Theo, essendo un mercante d'arte, aveva molti contatti e Vincent poté familiarizzare con gli artisti più innovativi della Parigi dell'epoca. Inoltre spese molto tempo nel visitare le prime mostre degli Impressionisti, quali Degas, Monet, Renoir e Pissarro dai cui metodi venne certamente influenzato un po’.
Per tutto il 1886 Vincent si divertì a dipingere nei dintorni di Parigi. La sua tavolozza iniziò a prendere le distanze dai colori più scuri e tradizionali della natia Olanda, per incorporare le tonalità più vibranti degli Impressionisti. Inoltre utilizzò, quasi solamente in questo periodo, un’altra tecnica filo-Impressionista, cioè il disegno puntigliato. Inoltre proprio a Parigi in questo periodo cominciò ad interessarsi all'arte Giapponese. van Gogh iniziò a collezionare un gran numero di stampe Giapponesi su matrici di legno e i suoi dipinti di questo periodo riflettevano sia l'uso del colore Impressionistico sia nitidi ipertoni Giapponesi (vedi, La giapponesina). In questo periodo iniziò anche a disegnare i mazzi di fiori, soggetto che continuò a raffigurare per tutta la sua carriera, fino al mese prima della morte (Mazzo di fiori in un vaso)
Il 1887 a Parigi rappresentò per Vincent un altro anno di evoluzione artistica, ma il brutto tempo dei mesi invernali lo lasciò irritabile e depresso. Ormai egli aveva  acquisito nell’arte quello che cercava, quindi decise di lasciare Parigi e di seguire il sole e il suo destino, andando al Sud.

Lo Studio del Sud (1888 – 1889)

Vincent van Gogh si trasferì ad Arles sul principio del 1888 alla ricerca del caldo sole della Provenza. Inoltre il suo sogno era stabilire una "comune" di artisti ad Arles dove i suoi compagni di Parigi avrebbero trovato rifugio e dove avrebbero potuto lavorare assieme.
Van Gogh non sprecò tempo ad iniziare il suo lavoro all'aperto. Qui raffigurò queste due opere complementari: il disegno Paesaggio con sentiero e alberi spuntati e il dipinto Sentiero attraverso un campo con salici. Il disegno fu eseguito in marzo, e gli alberi e il paesaggio appaiono spogli al termine dell'inverno. Nel dipinto, eseguito un mese dopo, si notano i primi germogli primaverili sulle piante. In questo periodo Vincent dipinse una serie di frutteti in fiore.
I mesi che seguirono furono felici. Il pittore all’inizio di maggio prese in affitto la famosa “Casa Gialla”, per poi trasferircisi solo a settembre. Vincent lavorò diligentemente per tutta la primavera e l'estate ed iniziò a spedire a Theo i suoi lavori.
Comunque non perse mai la speranza di costituire la comune degli artisti e inizio un'opera di convincimento per incoraggiare Paul Gauguin ad unirsi a lui nel Sud. Quando a fine luglio lo zio di van Gogh morì e lasciò un lascito a Theo, questo fu in grado di finanziare il trasferimento di Gauguin ad Arles. Theo sperava inoltre che i dipinti che avrebbe ricevuto da Gauguin in cambio del suo appoggio finanziario gli avrebbero procurato qualche profitto, infatti Gauguin, al contrario di van Gogh, aveva già un discreto successo. Paul arrivò il 23 ottobre. I due mesi successivi furono fondamentali sia per Vincent van Gogh che per Paul Gauguin. All'inizio, i due pittori si trovarono bene assieme, dipingendo nei dintorni di Arles, discutendo della loro arte e delle diverse tecniche. Ma col passare delle settimane il tempo volse al brutto e i due si trovarono costretti a stare in casa sempre più spesso e la loro depressione aumentò. Però Vincent si trovò incoraggiato e stimolato da una serie di ritratti che aveva intrapreso.
La relazione tra van Gogh e Gauguin si deteriorò, comunque, in dicembre: le relazioni tra i due peggiorarono in contemporanea allo stato di salute mentale di Vincent. Infatti il 23 dicembre questo, in un attacco irrazionale di follia, si automutilò del lobo del suo orecchio sinistro con un rasoio. Dopo aver spedito un telegramma a Theo, Gauguin partì immediatamente per Parigi, e, in seguito, non avrebbe mai più visto van Gogh. Durante il tempo trascorso in ospedale, Vincent si trovò sotto le cure del Dr. Felix Rey. Verso la fine di dicembre si ristabilì quasi del tutto.
Le prime settimane del 1889 non furono facili per van Gogh. Dopo essersi ristabilito, egli tornò alla sua Casa Gialla. Era incoraggiato dai progressi fatti dopo il crollo, ma i suoi problemi economici continuavano ed era particolarmente depresso. Vincent fu artisticamente alquanto produttivo per tutto gennaio e i primi di febbraio, dipingendo alcune delle sue opere più conosciute, come I girasoli. Il 7 febbraio, comunque, egli patì un altro attacco, nel corso del quale si immaginò di venire avvelenato. Vincent venne nuovamente ricoverato sotto osservazione, ma fu tenuto in ospedale solo dieci giorni.
Però i concittadini del pittore, preoccupati per l’accaduto, firmarono una petizione attraverso la quale van Gogh fu di nuovo ricoverato all'ospedale. Le sei settimane li trascorse furono un periodo produttivo artisticamente, ma scoraggiante dal lato emotivo. Come già aveva fatto un anno prima, Vincent tornò a dipingere i frutteti in fiore attorno ad Arles. Ma anche se stava producendo alcune delle sue opere migliori, capiva che la sua posizione era precaria e acconsentì a farsi confinare volontariamente in un manicomio a Saint-Rémy-de-Provence. Van Gogh lasciò Arles l'8 maggio, e con esso il periodo artistico più fruttuoso della sua vita, durante il quale disegno molti soggetti diversi (ritratti, paesaggi, case..), con tecniche altrettanto differenti.

Internamento (maggio 1889 – maggio 1890)

Al suo arrivo in manicomio, van Gogh venne posto sotto le cure del Dr. Peyron, che si convinse che il suo paziente soffriva di una forma di epilessia. Col passare delle settimane, lo stato mentale di salute di Vincent rimaneva stabile e gli fu concesso di riprendere a dipingere: a metà giugno van Gogh disegnò il suo quadro più famoso, Notte stellata
Però a metà luglio, durante un altro attacco Vincent cercò di ingerire i suoi stessi tubetti di colore e gli venne negato l'accesso ai suoi materiali. Era scoraggiato per essere stato privato dell'unica cosa che gli procurava piacere e distrazione: la sua arte. Dopo un'altra settimana, il Dr. Peyron cedette ed acconsentì che Vincent riprendesse a dipingere. Questo coincise con un miglioramento del suo stato di salute mentale. Per due mesi van Gogh non fu in grado di lasciare la sua stanza ma, finito questo periodo, superò le sue ansietà e riprese a dipingere. Nel frattempo Theo, mentre metteva su casa con la sua nuova moglie, organizzò una mostra a Bruxelles, Les XX, nell'ambito della quale sarebbero stati esposti anche sei quadri di Vincent, il quale, entusiasta dell'impresa, rimase assai produttivo in tutto questo periodo.
Il 23 dicembre 1889, un anno esatto dopo l'incidente del taglio dell'orecchio, Vincent ebbe un altro attacco che durò circa una settimana, ma si ristabilì abbastanza velocemente e tornò a dipingere. Però eseguiva principalmente copie di opere di altri artisti, essendo stato confinato all'interno sia per il suo stato mentale di salute che per le condizioni del tempo. Van Gogh soffrì ulteriori attacchi per tutti i primi mesi del 1890, proprio quando le sue opere stavano finalmente cominciando a ricevere acclamazioni dalla critica.
Theo si convinse che il miglior modo di procedere sarebbe stato quello di far tornare Vincent a Parigi e di porlo sotto le cure del Dr. Gachet, un terapista omeopatico che viveva ad Auvers-sur-Oise, vicino a Parigi. Il 16 maggio 1890 Vincent van Gogh lasciò il manicomio.

"La tristezza durerà per sempre . . . ." (1890)

Tre giorni dopo l’arrivo a Parigi, van Gogh, non abituato alla vita cittadina, optò per la sua più tranquilla destinazione: Auvers-sur-Oise. Vincent si incontrò col Dr. Gachet poco dopo il suo arrivo a Auvers. I pittore riuscì a trovare una camera in una piccola locanda e iniziò subito a dipingere i dintorni di Auvers-sur-Oise.
Vincent era compiaciuto di Auvers-sur-Oise, che gli offriva la libertà che gli era stata negata a Saint-Rémy, mentre allo stesso tempo gli forniva ampi soggetti per i suoi dipinti e disegni: sembrava del tutto ristabilito, mentalmente e fisicamente. Per tutto giugno Vincent rimase pieno di entusiasmo e fu assai produttivo, dipingendo alcune delle sue opere più note (La chiesa di Auvers). Durante questo periodo Vincent fu più o meno felice e dipinse alcuni brillanti paesaggi durante tutto luglio. Il 27 luglio 1890 van Gogh si avviò, col suo cavalletto e i materiali da disegno, attraverso i campi. Là giunto, estrasse una pistola e si sparò nel petto. Poi riuscì a tornare barcollando alla locanda dove crollò sul letto. Venne subito chiamato il Dr. Mazery e il Dr. Gachet, il quale scrisse una lettera urgente a Theo, che arrivò il pomeriggio seguente.
I due fratelli rimasero assieme durante le ultime ore di vita di Vincent, durante le quali Theo si accorse che il fratello era rassegnato al pensiero della morte e non dispiaciuto. Una delle ultime frasi che disse fu “La tristezza durerà per sempre”. Vincent van Gogh morì all'una e trenta del mattino del 29 luglio 1890. La chiesa Cattolica di Auvers non permise la sepoltura di Vincent nel suo cimitero, poiché questi aveva commesso suicidio. La vicina cittadina di Méry, comunque, acconsentì alla sepoltura.

 

Fonte: http://www.studenti.it/download/scuole_medie/Van%20Gogh.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

Vincent Van Gogh vita e opere

STORIA DELL'ARTE:     Vincent van Gogh
Nato il 30 marzo 1853 a Groot Zundert, nel Brabante olandese, è avviato dal padre, pastore protestante, alla carriera di mercante d'arte: lavora dal '69 al '73 nella succursale della Galleria Goupil all'Aja, poi in quella londinese dal 1873 al 1875, infine nella sede centrale di Parigi. Appassionato di pittura, nutre però un profondo disinteresse per il mestiere di mercante: così all'inizio del 1876 lascia d'improvviso l'impiego. Ma non sa ancora quello che vuole; legge moltissimo, spesso disegna , talora è preso da crisi religiose.
E' a Ramsgate, nel Kent, come insegnante di lingua, poi aiuto predicatore a Isleworth, presso Londra, impiegato di libreria a Dordrecht, studente di teologia ad Amsterdam e frequenta dei corsi di predicazione a Bruxelles. Finalmente nel gennaio del '79 ottiene l'incarico di predicatore libero nei bacini minerari del Borinage, dove vive gli stenti e le privazioni dei minatori. Di qui egli esce con un esaurimento da cui non si riprenderà più: pure è nel Borinage che egli scopre definitivamente nella pittura la sua vocazione, dopo un profondo esame di coscienza compiuto nell'estate del 1880 e testimoniatoci da una lettera al fratello Theo, fin da allora prodigo di aiuti, anche economici all'amato Vincent. Lasciato il Borinage, dove aveva riempito i suoi taccuini di disegni ispirati alla vita dei minatori, Van Gogh si trasferisce dapprima a Bruxelles, studiandovi anatomia e prospettiva, poi nella nuova residenza famigliare di Etten. Nel dicembre del 1881 si reca all'Aja, dove sotto la guida del cugino Mauve, compie le prime esperienze pittoriche. Dopo un soggiorno a Nuenen, presso la famiglia (1883-85) , e ad Anversa (1885-86) , si ricongiunge a Parigi con l'amato fratello Théo. A Parigi frequenta l'atelier Cormon, dove conosce altri giovani come Toulouse - Lautrec e Anquetin, partecipa alle vivaci discussioni che seguono la crisi dello Impressionismo, parteggia per i divisionisti e i sintetisti, incontra artisti come Pissarro, Gauguin, Seurat, Signac e Bernard. Ed è con Gauguin che più si lega; quando va ad Arles per ritirarsi a lavorare prega con insistenza l'amico di raggiungerlo. Questi arriva il 20 ottobre del 1888 e i due mesi che seguono sono per entrambi fertili di lavoro: ma la diversità dei loro temperamenti e le continue discussioni logorano i fragili nervi di Van Gogh che nella sera del 23 dicembre tenta armato di rasoio, di aggredire l'amico e poco dopo per punirsi, volge l'arma su se stesso e si taglia un orecchio. E' la prima violenta crisi di una serie che travaglia i suoi ultimi anni. Nel maggio del 1889 entra nell'ospedale psichiatrico di Saint Remy de Provence per sottoporsi a cure più assidue: dopo un anno si trasferisce ad Auvers sur Oise, dove il dottor Gachet si prende cura di lui.
Tutto sembra andare per il meglio; ma solo due mesi più tardi, in un giorno in cui le allucinazioni più assediano la sua mente, si spara un colpo di rivoltella al cuore in aperta campagna. E' il 27 luglio del1890: due giorni dopo muore assistito da Théo e dall'amico Gachet.

 

   CAMPO DI GRANO CON VOLO DI CORVI


Campo di grano con volo di corvi è un dipinto ad olio su tela,realizzato nel 1890 da Vincent van Gogh.E' conservato al Van Gogh Museum di Amisterdam.
Questo è uno degli ultimi quadri che Vincent dipinse prima di suicidarsi.In qualche modo, questo quadro traccia una sorta di testamento per Van Gogh, è tangibile, osservando il cielo turbolento e il volo minaccioso dei corvi, il tormento e la pateticità della vita dell'artista. Inoltre il dipinto è ricco di forti simboli, prima di tutto il grano, che indica la fertilità, e quindi la vita. Poi la stradina, così tortuosa, proprio come è stata la vita del pittore. In fondo, il cielo minaccioso di tempesta ed i corvi neri, funerei portatori di morte che avanzano verso il pittore (e chi osserva).Notevole è, quindi, la forte contrapposizione dei colori, violentemente riportati sulla tela, che non possono non tramutarsi, in parole, nella contrapposizione della vita con la morte. Proprio questo campo è riconoscibile come quello in cui Van Gogh si suicidò, tant'è vero che per molto tempo si è creduto che questo fosse stato l'ultimo suo quadro, dipinto il giorno stesso del suicidio.

 

fonte: http://skuola.tiscali.it/sezioni/tesine/tesina-dolore-noia-esperienze.doc

autore: Puci Simone

 

Vincent van Gogh

Nel periodo del soggiorno del pittore ad Arles il rapporto con Gauguin, giunto infine anch’egli in Provenza, culmina nell’incomprensione e nel dramma, con notevoli conseguenze sull’animo del pittore. Notevolissime sono le esperienze più propriamente artistiche, che conducono ad una serie di numerosi ed immortali capolavori.Tra questi si trova il dipinto “Notte stellata sul Rodano” del 1888, che nasce dalla creatività del maestro  in un periodo in cui lo stesso soddisfa il proprio desiderio di dipingere dal vivo (en plein air). Solo pochi giorni dopo dipinge “Terrazza del caffè in Place du Forum ad Arles la sera”, opera che offre molto spazio al cielo notturno. Mentre in quest'ultima, tuttavia, van Gogh pone la sua attenzione soprattutto sulle luci a gas dei lampioni e sul loro modo di “poggiarsi” sulle cose, alla cui artificialità il maestro contrappone proprio lo scintillare delle stelle, nel dipinto “Notte stellata sul Rodano” il cielo è il protagonista, proprio l’elemento che suscita nell'autore le emozioni più forti. Nell’aprile del 1888 aveva scritto :


“Un cielo stellato,ad esempio. Questa è una cosa che mi piacerebbe provare a fare. […]. Ma come posso farlo se non a casa mia, con la mia immaginazione?”.

Rispetto alla successiva e ben più celebre “Notte stellata” (Saint-Rémy, 1889), con i suoi affascinanti astri rutilanti, il dipinto “Notte stellata sul Rodano” sembra essere una rappresentazione più realistica del cielo notturno. Qui prevale una visione poetica della natura: il pittore è affascinato dalla luce notturna, soprattutto dalle stelle. L'artista è colpito dalla gamma dei blu che scopre nel cielo meridionale, e sfrutta il comprimario giallo per esaltare le qualità espressive e simboliche.

 

 Evidentemente solo più tardi aveva deciso di cogliere la scena dal vivo, spinto dal desiderio di confrontarsi con i relativi problemi, come si legge in una lettera al fratello del settembre 1888.

Terrazza del caffè in Place du Forum ad Arles la sera

                                                                                                     

 

 


“Notte stellata sul Rodano”

  




“Notte stellata”

  

Notte Stellata fu realizzato nel giugno del 1889 a Saint Rémy de Provence, dove Van Gogh si trovava nel mese di maggio. Dopo il taglio dell'orecchio , che risale al dicembre 1888, ed una lunga degenza nell'ospedale di Arles, il pittore si era spontaneamente fatto ricoverare nella casa di cura per malati mentali  "Saint Paul de Mausole".In Notte Stellata Van Gogh persegue il distacco dalla pura osservazione del reale, la tela nasce infatti da un ricordo nostalgico dei paesaggi del nord. La memoria del pittore è rivolta ai paesi della sua Olanda, ai campanili che si elevano svettanti a sfidare il cielo ed alla serenità delle case circostanti, assorte nel ritmo regolare della vita. Il silenzio notturno del villaggio viene sconvolto dall'incendio pirotecnico del cielo e dai cipressi fiammeggianti. Struttura compositiva: all'interno dell'immagine si può distinguere una cesura in senso diagonale, una linea che sancisce la divisione netta tra il realismo che pervade la parte inferiore della tela e il decorativismo astratto che si impone nel cielo. I tre quarti del quadro sono infatti dominati dal ritorno di forme circolari in un moto ondoso, mentre la concretezza del paesaggio acquista solidità con ricorso a sagome geometriche più stabili. Ecco allora la corrispondenza dei due triangoli rettangoli in cui si iscrivono le sagome del campanile e dei cipressi.Il paese: il campanile costituisce per il pittore un ricordo dei paesi olandesi, il paesaggio del Nord tanto descritto anche nelle lettere. Come i cipressi , si eleva affilato a sfidare il cielo e rappresenta l'unico punto di stabilità plastica del quadro. Anche le case dai tetti spioventi scompaiono nel blu della campagna, sebbene le loro sagome ortogonali, con le piccole luci gialle, si impongano in una dominante di linee e di curve. La luna: Van Gogh gioca con l'immaginazione e trasforma il reale in visione sfolgorante. A causa del suo alone e di un inusuale colore arancio, la falce di luna assume l'aspetto di un sole. Tra turbini d'aria che attraversano il cielo, le stelle appaiono altrettanti vortici di luce. Sembra di assistere ad un divenire cosmico che coinvolge gli astri in un flusso incessante, quasi a cogliere il dinamismo di forze primordiali. Stelle infuocate: il moto ondoso che pervade il quadro è una sorta di vortice di natura, un dinamismo che fa pensare alla circolarità dell'universo. E' proprio di questo periodo lo sviluppo dell'astronomia siderale, cioè dello studio delle stelle, ad opera dell'astronomo F.W.Herschel. Fino ad allora le stelle erano considerate solo globi incandescenti. Herschel osservando il cielo con grandi telescopi scopre il pianeta Urano e circa duemila nebulose, inoltre, esamina la distribuzione apparente delle stelle sopra la sfera celeste ricavando le prime nozioni sulla forma dell'universo sidereo. Ma è soprattutto verso la metà del XIX secolo che si raggiungono le maggiori conquiste sul campo. Si determina la natura chimica delle sostanze contenute nell'atmosfera delle stelle, la loro temperatura e la velocità radiale degli astri. E' anche in questo ambito di fermenti e scoperte che va visto l'interesse di Van Gogh per le stelle. L’onda: attraversa il cielo stellato come una forza sconosciuta che si protrae fino a coinvolgere il paesaggio. L'attesa di un evento cosmico ma anche esistenziale. Il tema spiraliforme lo ritroviamo in altri dipinti, come "Autoritratto" del 1890 in cui gli effetti dinamici sono espressione di precarietà esistenziale.

 

Fonte: http://www.matematicamente.it/tesine/M.cristina_Baglio-A_che_tante_facelle_._lo_stupore_dell.uomo_di_fronte_alle_meraviglie_del_cosmo.doc

Autore del testo: M.cristina Baglio

 

 

La radioaudizione „Vincent van Gogh”

di Giordano Bruno Guerri              Radio 2

 

Al giorno d’oggi tutti concordano nel sostenere che Vincent Van Gogh fu il pittore di grande talento . Pochi però si accorgono come dolorosa e piena di travaglio era la sua vita. Guardando i dipinti di Van Gogh vediamo solo un genio che riusciva a creare un’arte che malgrado il passar del tempo è unica, meravigliosa e affascinante. Nella radioaudizione di Giordano Bruno Guerri possiamo conoscere un uomo in carne e ossa che come ognuno di noi aveva sia  pregi che difetti.

 

Puntata 1 funziona come l’introduzione al racconto sul Van Gogh. Ci sono messi gli argomenti che saranno presentati nelle puntate successive ed alcuni dati riguardanti la vita e la personalità. Vincent vam Gogh nacque il 30 marzo 1853 a Zundert . Fin da giovanissimo aveva dei problemi coll’adattamento e per questo era disgraziato e pieno di infelicità. Non apprezzato per tutta la vita si uccise nel 1890, a 37 anni. Successivamente ci sono presentati i dettagli legati alla vita personale. Il padre di Vincent svolgeva a Zundert le mansioni del pastore. Parlando di questo Guerri accenna alla tomba di fratello del van Gogh che era nato morto esattamente una anno prima della nascita del pittore. A causa del fatto che il fratello era chiamato lo stesso nome piccolo Vincent poteva avere sensazione di passare accanto la propria tomba. Tale esperienza faceva malissimo alla mente di un bambino ed aveva cattiva influenza sulla vita da grande. Per quanto riguarda la personalità van Gogh era un tipo chiuso in se stesso, poco socievole e di carattere irritabile. Gli piaceva passare il tempo leggendo e facendo dei piccoli disegni. A 15 anni van Gogh abbandonò gli studi e cominciò di lavorare per la casa d’arte Goupil. Proprio lì si sviluppò l’amore di Vincent per l’arte e questo gli spinse a sviluppare gli interessi artistici.

 

Puntata 2 riguarda il tempo del lavoro nella casa d’arte Goupil. Il periodo dell’attività lavorativa è ben documentato grazie alla corrispondenza con fratello minore Theo.

Dopo qualche anno le mansioni spinsero Vincent al trasferimento a Londra dove si sarebbe innamorato per la prima volta. Van Gogh si affezionò alla figlia della proprietaria della pensione in cui alloggiava. Purtroppo essendo già fidanzata la ragazza lo respinse.

Questo fatto ebbe avuto delle conseguenze fatali perchè caduto in una crisi depressiva Van Gogh iniziò a trascurare il lavoro e in seguito lo lasciò. Poi si interessò della religione e dopo aver frequentato il corso della evangelizzazione iniziò l’attivita di predicatore. Gli anni successivi passò dedicandosi ai poveri minatori.

 

Puntata 3

Continuando la missione religiosa Van Gogh non tralasciava gli interessi artistici, cercava a visitare i musei ad a esercitarsi nel disegno. Decise di dedicare la sua vita alla pittura.

La sua dedizione ai poveri apparve eccessiva al clero che molto presto gli avrebbe tolto l’incarico. Conseguentemente Vincent smise ogni pratica religiosa e cominciò a odiare i sacerdoti. Fallimento nella pratica religiosa spinse Van Gogh verso l’espressione artistica.

Le prime prove non riscuotevano nessun successo, il pittore si impegnò prima di tutto a ritrarre e cintadini e gli operai della regione. Delluso e depresso nel 1881 fece il ritorno presso la famiglia.

 

Puntata 4

In questa puntata Guerri ritorna all’argomento della pazzia di Van Gogh e riflette sul fatto se il pittore era veramente pazzo. Non si può negare il fatto che Vincent abbia avuto certi problemi psicologici. Al giorno d’oggi gli esperti spesso discutono su questo problema. Alcuni dicono che il pittore abbia sofferto di schisofremia, epilessia oppure crisi maniacale, altri sostengono che abbia avuto demenzia, psicopatia oppure eccitazioni maniacale. Da questo si può dedurre che Guerri non sia d’accordo con il concetto della follia. Secondo l’autore per quanto riguarda i problemi psicologici la più importante era troppa sensibilità e mancanza del calore familiare.

 

Puntata 5

Tornato presso la famiglia Van Gogh disegnava moltissimo. Ritraeva sopratutto la gente di campagna. Intanto si innamorò perdutamente di una figlia della sua sorella maggiore. Essendo respinto di nuovo si ustionò volontariamnete alla fiamma di una lampada. Da questo momento le uniche donne nella sua vita sarebbero state le prostitute. A 29 anni incontrò una ex-puttana chiamata Sien con cui viveva per qualce tempo trattandola come una modella. Sien era prima donna con cui Vincent aveva un rapporto stabile.

 

Puntata 6 descrive la convivenza con Sien. Dopo qualche tempo Van Gogh decise di sposarla contro il volere della famiglia. Purtroppo anche in questo caso l’amore per la pittura si rivelò molto più forte - Vincent lasciò Sien e partì per l’Olanda. Il pittore si comportò in quel modo anche per la pressione della famiglia che non poteva sopportare la sua volontà di sposare una prostituta (il fratello minore Theo decise perfino di non mandargli più soldi). Dopo esser tornato nel paese natale viaggiava moltissimo ritraendo la povera gente – gli operai,

i contadini e la natura. Nel 1883 si trasferì in campagna dove da qualche tempo viveva già sua famiaglia.

 

Puntata 7

A Neunen Vincent si sfogava sul Theo accusandolo dei propri fallimenti. Dopo poco avevano raggiunto un accordo secondo cui in cambio del stipendio ottenuto dal fratello Van Gogh avrebbe dovuto mandargli tutti i suoi quadri. Grazie a questo Theo ne diventò proprietario ma per tanto tempo non riusciva a vendere nemmeno uno.  Questo si può spiegare con il fatto che alla gente non piaccevano i temi dei dipinti di Vincent – poveri contadini distrutti dal lavoro, nidi minacciosi, campi tristissimi ecc. Il pittore non si scoraggiava perchè la sua volontà di raffigurare la gente povera era più forte. A 32 anni dipinse il suo primo capolavoro

“ I mangiatori di patate” che rappresentava la compassione verso gli umili. Intanto Vincent aveva tantissimi scontri non il padre che non poteva rassegnarsi con la vita condotta del figlio.

Dopo si innamorò di una vicina di casa – Margot Begemann e la volle sposare. Purtroppo la famiglia di essa si oppose e Vincent un altra volta rinuncia alla felicità famigliare scegliendo l’amore per la pittura.

 

Puntata 8

Trasferitosi in Anaversa cominciò a disegnare i primi autoritratti. Nel 1886 raggiunse il fratello Theo , impiegato presso una galleria d’arte a Parigi. Qui conobbe  le opere dei pittori impressionisti per esempio Claude Monet e Camille Pisarro. Affascinato dal loro stile, modificò la sua pittura in direzione di una maggiore luminosità. In quel periodo Vincent Van Gogh dipinse molti capolavori tra cui autoritratti. Con questi ultimi quadri il pittore faceva vedere la sua complicata personalità. Gli ultimi ritratti furono fatti a manicomio.

 

Puntata 9 riguarda il tempo passato con fratello a Parigi. Ci sono messi in evidenza i loro rapporti che non erano sempre facili: pur volendosi molto bene, entrambi soffrivano di disturbi nervosi. Il carattere, generoso ma imprevedibile e collerico di Vincent, non gli rendeva agevole mantenere durevoli rapporti di amicizia.Lui si rendeva conto di non riuscire a non esprimere direttamente i propri sentimenti e a non manifestare con violenza le proprie opinioni. A Parigi Vincent espose suoi dipinti nella bottega di colori di père Tanguy e, insieme con il gruppo del Petit boulevard di Anquetin, Bernard, Gauguin e Toulouse-Lautrec. Si incontrarono nel café Tambourin, gestito dall'ex-modella di Degas, l'italiana Agostina Segatori, con la quale, per qualche mese, Van Gogh ebbe una relazione.

 

Puntata 10

La vita a Parigi non gli piaceva tanto ma essendosi reso conto che la capitale francese era il centro della cultura mondiale la sopportava. Molto di più gli piaceva vivere in campagna.

Molto presto la convivenza con il fratello divenne insopportabile sia per l’uno che per l’altro e Vincent decise di trasferirsi ad Arles.

 

Puntata 11

Ci sono presentati i motivi per cui Van Gogh si e’ trasferito as Arles. Il piu’ significativo e’ il fatto che fratello non poteva piu’ sopportare il comportamento del pittore che era molto instabile e suscettibile. Anche se fra di loro c’era un grande amore fraterno Theo era felice di poter liberarsene. La decisione per la partenza per il Sud e’ stata dettata anche per le voci che correvano dopo la morte del padre. Si diceva che infarto cardiaco per cui era morto il genitore era un effetto delle preoccupazioni per il figlio. In conseguenza Vincent lasciava il Nord essendo in un cattivo stato d’anima. Ci ha trovato tanti paessaggi a dipingere, voleva raffigurae la forza e la potenza della natura.

 

Puntata 12

La maggioranza dei  ritratti era dedicata sopratutto per la gente semplice e povera perche soltanto essa aveva voglia e tempo per fargli da modello. In quel periodo Vincent si e’ affascinato dal giallo e nella sua pittura hanno acquistato grande importanza tutti gli oggetti di questo colore. Qua bisogna sottolineare che la sfumatura di tutte le cose dipinte si caratterizzava di grande intensita’ e profindita’. In quel periodo Van Gogh viveva un tipo del delirio creativo in cui attivita pittoresca era la piu’ importante e tutto il resto non contava tanto. Forse per questo proprio allora ha dipinto la maggioranza dei suoi capolavori.

 

Puntata 13 parla di fascino di Van Gogh verso Paul Gauguin. Purtroppo il sentimento era reciproco. Gauguin semplicemente disprezzava Vincent considerandolo un povero pazzo di “buona volonta’”. Pero’ avevano trascorso un po’ di tempo vivendo e lavorando insieme. La loro coesistenza durava fino al giorno in cui Gauguin ha dipinto il ritratto di Vincent che lo presentava in cattiva luce. Da quel momento la loro relazione si peggiorava sempre di piu’. Per molto tempo si diceva che la notte in cui Vincent si ha tagliato il orecchio, aveva anche tentato di uccidere Gauguin.

 

Puntata 14 mostra cosa e’ successo dopo che Vincent si ha tagliato il orecchio. Dopo l’accidente Van Gogh e’ stato curato per la ferita e poi chiuso in manicomio. Nel 1889 il pittore e’ tornato ha casa. Purtroppo perfino la’ non aveva pace. La gente, considerandolo matto non voleva accettarlo fra di se’. La gente lo tormantava di continuo, veniva appartato e molto spesso insultato. Tutto questo solamente peggiorava il suo stato psico-fisico e dopo poco era rinchiuso in manicomio

 

Puntata 15 studia il caso della malattia mentale di Van Gogh. Il problema e’ stato analizzato da diversi specialisti, compresi medici, psichiatri ecc. Il caso e’ esaminato da diversi punti di vista

Puntata 16 prende in esame la creativita’ pittoresca do Van Gogh. Sono riportate le opinioni di diverse autorita’ e anche i frammenti sei scritti di Van Gogh stesso. In questa puntata ci riflettiamo a che cosa si deve il genio di Van Gogh. In conclusione sappiamo che Vincent si sentiva “rovinato dalla noia e dal dolore”

 

autore: Ewelina Kwiatkowska

fonte: http://docs4.chomikuj.pl/179467850,0,1,Van-Gogh-riassunto.doc

 

Una delle ultime e più belle opere di van Gogh è il Campo di grano con corvi, del luglio 1890, realizzata poco tempo prima del suicidio e giudicata dalla critica il suo "testamento spirituale".
 Scriverà al fratello Theo, anche a proposito di questo capolavoro: "Qui il mio pennello scorre fra le mie dita come se fosse un archetto di violino... I colpi di pennello vanno come una macchina, vengono e si succedono concatenati". In effetti riuscirà a realizzare settanta quadri in poco più di due mesi.
 Spesso si sostiene che il campo di grano ha dei toni drammaticamente cupi, accentuati dal funereo volteggiare dello stormo di corvi neri e dalle pennellate rabbiose e scomposte.
 Cupo in realtà è solo il cielo, che da un blu rassicurante passa a tonalità cromatiche sempre più scure, non il campo di grano. Cupa, se vogliamo, è l'atmosfera. L'artista infatti non vede futuro per la sua esistenza immediata, anche se la sua anima continua ad ardere di un fuoco divoratore.
 Il campo di grano è così mosso che sembra una foresta in fiamme, in cui strade vuote, che portano verso l'ignoto, cercano di farsi largo e su cui volteggiano tristi presagi: i corvi neri appunto, che sembrano arrivare come avvoltoi su un cadavere. 
 La tela è un grido di dolore, accentuato dal ritmo a strappi, vorticoso, delle pennellate.
 La strada è senza via d'uscita perché i campi, che esprimono i valori rurali del passato, nulla possono contro i nuovi valori borghesi, rappresentati da un cielo che pare un oceano in tempesta, in cui il chiaro si mescola allo scuro confondendo ogni cosa.
 In mezzo a questo cielo tenebroso macchie bianche indistinte, misticheggianti, sembrano voler indicare gli astri o nuvole minacciose, ma in realtà raffigurano la solitudine dell'artista, ripiegato su se stesso.
 Nell'ansia di cercare qualcosa che colleghi il campo di grano al cielo (e il collegamento è dato appunto dalla strada), l'artista non trova altro che se stesso, svuotato, e i corvi neri sembrano essere la conseguenza ineluttabile della devastazione: stanno per arrivare come una minaccia incombente, una tempesta della natura. Con quale lucidità, dinamismo e potenza di sintesi un uomo riesce a rappresentare così la propria fine!
 Non essendoci luminosità nel cielo, appare chiaro che i campi sono gialli soltanto perché ricevono una luce dall'interno. Stridente è il divario tra interno ed esterno: non c'è vera comunicazione tra soggetto e oggetto, ma solo ansia d'averla e disperazione di non poterla avere.
 La strada infatti non è una mediazione, ma appunto un'ansia, un desiderio oscuro, nervoso, che in questo tentativo, vano, di trasformare la realtà, si rende conto di non avere forze sufficienti. Gli orli verdi dei due viottoli forse indicano l'onestà di fondo di una ricerca personale.
 Il campo di grano è insomma l'elegia di uno sconfitto.
 La strada infatti non porta da nessuna parte ed è virtualmente percorsa da una persona, l'artista, che non sa dove andare, né cosa cercare. 
 Da notare, en passant, che prima di realizzare il quadro, van Gogh era andato a far visita al fratello Theo che viveva a Parigi ed era rimasto scosso per le difficoltà professionali di lui e per la salute cagionevole del nipotino Vincent.
 Qualche giorno dopo aver finito l'opera, van Gogh scriverà l'ultima lettera a Theo, in cui dirà espressamente che la sua morte avrebbe posto fine al travaglio della famiglia del fratello: le sue opere sarebbero aumentate di valore e Theo - insieme alla moglie e al figlioletto Vincent - avrebbero potuto condurre una vita migliore (purtroppo anche Theo si ucciderà sei mesi dopo, angosciato per la morte del fratello).
 Insomma van Gogh - se guardassimo l'aspetto contingente della sua esistenza - si sarebbe ucciso prendendo questa nota familiare come occasione per realizzare l'ultima missione della sua vita: lui che non era riuscito, in vita, a realizzare alcunché di socialmente utile, pensava di farlo da morto. In realtà l'occasione è solo un pretesto, in quanto è tipico dei folli trovare delle motivazioni etiche al proprio agire disperato. In filosofia gli esempi più classici sono Kierkegaard e Nietzsche.

Il cielo blu-nero, gli astri (se tali sono) sono troppo indeterminati e oscuri perché si possa pensare a un vero obiettivo da raggiungere. Qualche critico ha addirittura intravisto in quelle sagome bianche né astri né nuvole bombate, ma addirittura immagini nascoste, subliminali, come p.es. l'orecchio sinistro (quello che lui si tagliò dopo il litigio furente con Gauguin), un uccello gigante che riempie il cielo, una "presenza incombente" e un trombettiere simile all'arcangelo Gabriele entro le nubi, a testimonianza del lato mistico-irrazionale dell'artista olandese.
Forse è meglio limitarsi a quanto scritto nelle lettere a Theo: "Sono campi estesi di grano sotto cieli agitati, e non avevo bisogno di uscire dalla mia condizione per esprimere tristezza e solitudine estrema".
Infatti, chi percorre le strade del quadro non ha una meta precisa ove andare, non ha futuro, e proprio questa forte rappresentazione dell'angoscia esistenziale, così tipica nell'Europa del nord, borghese e protestante, darà al quadro un incredibile futuro. Le molte interpretazioni di quest'opera particolare sono state le più varie e complesse rispetto a quelle che si sono date di qualsiasi altra sua opera.
Peraltro, per l'uso del movimento delle forme qui si anticipa il futurismo, e per l'uso sapientissimo del colore si anticipa l'astrattismo.
L'aspetto stilisticamente meno riuscito del quadro (relativamente parlando s'intende: non dimentichiamo che l'opera è stata fatta di getto) è proprio quello che avrebbe dovuto indicare il metodo per conseguire un fine: la strada, che, a ben guardare, non è una, ma una sorta di triplice diramazione da un crocevia invisibile, il quale simboleggia, a sua volta, i vari percorsi esistenziali e professionali dell'artista, spesso condotti su direzioni diametralmente opposte e che non hanno portato da nessuna parte, se si esclude ovviamente quella artistica, che è servita come valvola di sfogo di una pentola a pressione.
Le strade, soprattutto quella centrale, sembrano indicare una prospettiva, e anche le distese dei campi; in realtà il quadro è bidimensionale, anzi monodimensionale, in quanto le strade viste dall'alto, i campi di fronte e il cielo di lontano sono tutti elementi di un unico aspetto dominante: lo scontro, senza soluzione di continuità, tra il furore del giallo (la passione interiore per l'assoluto) e l'oppressione del blu-nero, i cui toni cupi (le ambiguità o le ipocrisie del vivere sociale) impallidiscono irrimediabilmente la luce che naturalmente dovrebbe provenire dal cielo (l'esigenza del vero).
Non è ovviamente un quadro realistico, ma esprime molto realisticamente una situazione emotiva ai limiti del collasso.
Qui siamo in presenza a una sorta di icona della disperazione, dove i grandi occhi che parlano mestamente, con saggezza e conforto, nelle icone classiche, qui sono rappresentati dagli stessi campi di grano, agitati da uno spirito inquieto, equivalenti agli occhi di fuoco e alla barba ispida e ribelle nei suoi famosi autoritratti. E' stato detto che l'universo di van Gogh è un campo continuo di energie, come quello di Einstein, ma, si potrebbe aggiungere, di sicura invivibilità.
La strada è dunque il limite maggiore non tanto del quadro, ma dell'esistenza stessa di van Gogh, lacerata da percorsi travagliati, errabondi, diametralmente opposti, che l'hanno sì arricchito di molteplici esperienze, ma anche portato alla sregolatezza e infine alla follia e a una morte prematura.
La critica, in tal senso, è stata forse troppo entusiasta di questi capolavori. Il fatto che van Gogh tendesse a proiettare nella realtà se stesso, trasfigurandola secondo i suoi sentimenti; il fatto ch'egli usasse la linea come funzione espressiva, capace di trasformare il colore reale in una suggestione per l'emozione di chi osserva - tutto ciò, si dovrebbe sempre precisare, può avere un grande signifcato estetico, ma può avere un qualche valore etico solo nel limite dell'esperienza umana: la realtà non può essere soggettivizzata al punto che alla fine solo l'artista stesso vi ci si ritrova, o un folle come lui.

 

http://www.donmilanicolombo.com/Unita_Didattiche_strutturate/materiali/Cornice_campo_grano_con_corvi.doc

autore non indicato nel documento di origine del testo

 

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