Malattie delle piante

 

 

 

Malattie delle piante

 

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Malattie delle piante

 

LE CURE PRIMAVERILI E LA DIFESA  BIOLOGICA

DELLE PIANTE DA FRUTTO ED ORNAMENTALI

 

Premessa

 

Ci si accorge delle malattie delle piante solamente nel periodo in cui queste più spesso si manifestano, in primavera-estate. Ma adottando un'adeguata strategia di prevenzione nel periodo invernale, molti parassiti e malattie potrebbero essere evitati, ed altri si presenterebbero in forma meno aggressiva. Di questo si è parlato in un corso precedente.

Come si è visto, i parassiti animali e vegetali delle piante sono esseri viventi e, come le stesse piante da essi attaccate, hanno l'esigenza di superare nel migliore dei modi la stagione sfavorevole, rifugiandosi in nascondigli al riparo dai rigori invernali e rivestendosi di barriere naturali contro il freddo.

Dobbiamo ripartire da questo punto per non farci cogliere impreparati. Siamo tutti coscienti che l'arrivo della stagione favorevole porterà con sè, insieme ai colori e ai profumi della vegetazione primaverile, anche la sgradita presenza dei parassiti delle piante coltivate, e li attendiamo al varco con la rassegnazione dei trattamenti che saremo costretti a fare. Ma deve essere proprio così?

Con queste brevi dispense, inizieremo a mettere in pratica alcuni dei consigli offerti nei corsi introduttivi. Lì si è detto di approfondire la "storia naturale" cioè il ciclo biologico di entrambi i protagonisti di questa lotta senza quartiere, da un lato le piante ornamentali, dall'altro i parassiti. Dicemmo che solo conoscendo, almeno per grandi linee, le esigenze di ENTRAMBI si può gestire al meglio la protezione delle piante. Ma, mentre il materiale informativo sulle esigenze di coltivazione sono abbondanti e abbastanza facili da reperire, lo è un po' meno quello sui cicli dei parassiti, specialmente in un'ottica di controllo biologico o integrato. L'argomento è vasto ed è per questo che il nostro vivaio ha pensato di offrire una serie di appuntamenti.

Questa volta approfondiremo il ciclo biologico di alcuni dei principali parassiti primaverili dei nostri giardini e terrazzi, sempre nell'ottica di attuare delle opportune strategie di contrasto limitando al minimo l'impiego di prodotti chimici dannosi alla salute e all'ambiente.

 

I parassiti fungini sono più infettivi durante i mesi primaverili e autunnali

Come abbiamo visto nei corsi precedenti, la maggior parte delle malattie di origine vegetale è costituita da particolari tipi di funghi che attaccano le foglie, i giovani rametti, e i frutti. Vi ritroviamo ad esempio la Ticchiolatura, la Peronospora, l'Oidio, le Ruggini e la Monilia (marciume molle dei frutti). Si è anche visto come la parte vegetativa principale di un fungo è a noi invisibile, ed è costituita da filamenti microscopici che pervadono l'interno della foglia, il micelio.

I funghi parassiti svernano con particolari strutture adatte allo scopo: alcuni, come la peronospora, producono una specie di spora dalle pareti ispessite destinata a trascorrere l'inverno in una fase di quiescenza. In altri le spore sono conservate all'interno di particolari strutture di conservazione. Queste possono trovare riparo nelle foglie morte cadute a terra, nelle screpolature della corteccia, o nei frutti rinsecchiti che rimangono appesi ai rami dell'albero. Ed è proprio da qui che l'anno seguente ripartono le infezioni. Le prime infezioni primaverili si verificano ad opera delle spore svernanti e sono dette infezioni primarie. In seguito dai corpi fruttiferi che si formano nel tessuto fogliare, fuoriescono spore adattate alle condizioni primaverili, che producono le infezioni secondarie.

Le spore sono di dimensione microscopica e hanno forma sferica. Essendo estremamente leggere volano via facilmente alla minima brezza di vento, quindi si depositano su una foglia e in presenza di una sufficiente umidità iniziano l'infezione.

L'atmosfera negli immediati dintorni delle piante infette dall'anno precedente, pullula letteralmente di queste spore microscopiche, per questo abbiamo insistito sull'importanza della pulizia e dei trattamenti invernali. Tuttavia, perchè abbia effettivamente inizio l'infezione occorre che venga raggiunto il giusto livello per due parametri climatici molto importanti: la temperatura e soprattutto l'umidità. Infatti perché avvenga la germinazione delle spore, è assolutamente determinante la presenza di una sottilissima lamina di acqua (umidità) sulla superficie fogliare per un certo numero di ore. Questa esigenza che è alla base della possibilità di attacco per tutte le forme fungine è quella più sfruttata per contrastare l'attacco. Dobbiamo quindi generare le condizioni più asciutte possibili all'interno e nelle immediate vicinanze delle nostre piante. Possiamo ad esempio posizionare i vasi in luoghi asciutti e arieggiati e aumentare la circolazione dell'aria all'interno della chioma con leggere potature verdi mirate, cospargere il terriccio alla base delle piante con materiale drenante come cortecce sminuzzate, erba secca, paglia, sabbia di fiume. I giorni di nebbie persistenti e di pioggia fina e intermittente con tempo variabile e senza vento sono i più favorevoli per gli attacchi. In questo caso è bene effettuare al più presto un trattamento con prodotti rameici che, oltre ad essere meno tossici per l'uomo, sono validi per quasi tutte le malattie fungine. Una accortezza da osservare è di non smaltire  assolutamente i residui contenenti del rame nei lavandini e corsi d'acqua, o nei fossi, perché sono altamente tossici per i pesci e tutte le forme di vita animali acquatiche. Meglio versare i residui, se si tratta del fondo del contenitore, nel terreno e sempre in luoghi diversi e interrare leggermente i residui stessi, oppure chiuderli in boccette e conferirli agli appositi raccoglitori per farmaci delle farmacie.

I cicli di vita dei funghi parassiti si differenziano tra loro solo per poche caratteristiche, non occorre quindi per i nostri scopi studiarli molto approfonditamente ed è sufficiente seguire le poche regole già dette. Al contrario le forme di vita animale di insetti e acari si sono differenziate enormemente durante l'evoluzione, perciò per una difesa efficace è consigliabile saperne di più.

 

Forme di vita dei parassiti animali e attacchi primaverili

In questo corso iniziamo ad approfondire i cicli di qualcuno dei parassiti animali più comuni dei nostri giardini, usando alcuni termini e concetti già visti nei corsi precedenti, ai quali si rimanda.

Svernamento di insetti ed acari

Qui ricordiamo solo che i parassiti animali possono superare l'inverno sotto forma di uovo, larva, pupa (ninfa, crisalide) oppure adulto. Alcune specie più adattabili possono affrontare l'inverno indifferentemente nell'una o l'altra di queste, ma per lo più una specie presenta la propria forma di svernamento caratteristica. Inoltre, i principali siti di svernamento possono essere situati sulla pianta: anfrattuosità della corteccia, spazi tra le perule delle gemme, ascelle delle foglie, inserzione dei rami; fori o crepe sui tutori o su altri manufatti vicini, o, infine, nel terreno.

Alla fine dell'inverno, anche se saremo stati diligenti nei trattamenti invernali, non saremo comunque riusciti ad eliminare del tutto l'inoculo e dobbiamo attenderci l'arrivo delle forme di propagazione pronte ad avviare nuove infestazioni. E' molto utile sapere, per ogni parassita, da dove può venire e in quali condizioni può scatenarsi un attacco. Qui daremo alcuni esempi e metteremo a fuoco le notizie veramente fondamentali che dovremo cercare quando ci informeremo da soli.

 

Esempi di forme e siti di svernamento, e di forme di propagazione

 

Forma di svernamento

Propagazione primaverile

Ticchiolatura

spore (in acervuli) nelle foglie

a 24°C e 6 h di bagnatura fogliare

Oidio

micelio e cleistoteci nelle foglie

ascospore da Cleistoteci nelle foglie

Peronospora

oospore nelle foglie

oospore dalle foglie "regola  dei tre 10"

t=10°C - 10 mm pioggia - 10 cm germogli

Ruggini

spore durevoli nelle foglie

spore di propagazione

Monilia

spore e micelio nei frutti (mummie)

spore dai frutti

 

 

 

Afidi

(Macrosiphum rosae)

come uovo alla base delle gemme

nascita  delle fondatrici che raggiungono glia apici dei germogli

Cocciniglie

(Planococcus citri)

neanide di II età screpolature corteccia o alla base del colletto

diffusione delle neanidi in primavera

Bruchi:

Licenide minatore  del Geranio

(Cacyreus marshalli)

come larva o crisalide in luoghi riparati

farfalle diurne adulte

Oziorrinco

come larva nel terreno

adulti dal terreno nel mese di giugno

Tentredini

prepupa in un bozzolo nel terreno

adulti dal terreno ai primi di aprile

Minatrice serpentina degli agrumi

come larva o crisalide nelle gallerie delle foglie

adulti dalle foglie a maggio

 

Oltre alle modalità di svernamento, è poi utile sapere altre caratteristiche del ciclo biologico utili per  sceglier i tempi più efficaci per gli interventi. In particolare è utile sapere il numero di generazioni annue del parassita.

 

REGOLA FONDAMENTALE DEL CORSO SULLE MALATTIE PRIMAVERILI DELLE PIANTE

Vorrei trasmettere, con queste dispense sugli attacchi primaverili, un concetto fondamentale, un'unica regola più importante, una vera e propria strategia di difesa da seguire nel terrazzo e nel giardino che è la seguente:

Poichè gli attacchi sono più virulenti alla prima fuoriuscita dai ricoveri invernali, poi decrescono di intensità, e poichè all'inizio i predatori naturali dei parassiti animali (anche chiamati parassitoidi, antagonisti, o ausiliari) non sono presenti, ma vengono fuori in un secondo momento, da questi due fatti deduciamo la nostra strategia di difesa che è fatta di 2 passaggi:

1 passaggio: conteniamo gli attacchi iniziali con  trattamenti localizzati, cioè direttamente sulle parti della pianta dove è presente il parassita, non su tutta la pianta e non sulle piante non attaccate. Preferiamo prodotti biologici, perchè si degradano in pochi giorni lasciando la pianta pulita da residui chimici velenosi per gli ausiliari.

2 passaggio: nei successivi attacchi lasciamo lavorare gli ausiliari controllandone la presenza e l'azione, magari con l'aiuto di una lente di ingrandimento. La presenza dei parassiti dovrebbe diminuire e i danni dovrebbero ridursi di intensità. Se ciò non avviene e se non si nota la presenza di ausiliari, trattare con prodotti biologici.

 

Fonte: citazione per uso didattico da http://www.hortidiveio.it/newhorti/wp-content/uploads/2012/04/Horti-di-Veio-CORSO-Malattie-e-parassiti-primavera-1-e-2.doc

Sito web da visitare: http://www.hortidiveio.it

Autore del testo: M. Quaranta

Parola chiave google : Malattie delle piante tipo file : doc

 

Malattie delle piante

PRINCIPALI PARASSITI DELLE PIANTE

 

CRITTOGAME:

Le Crittogame, nella classificazione di Linneo(1700), costituivano la classe delle piante prive di organi riproduttori visibili.
Le crittogame comprendevano le felci, i muschi, i licheni, le epatiche, gli sfagni.


INSETTI:

Questi infestanti danneggiano le piante, distruggono le colture e fanno scempio di parchi e giardini. Alcune delle specie più diffuse non solo aggrediscono le vostre piante, ma vi trascorrono l'intera vita.


Coleottero delle cortecce

Maggiolino

Carabidi

Calandra della vite

Ragnetto rosso

Ragno rosso

Acaro del trifoglio

Tripidi

Calandra da giardino

Pseudococco

Afide verde del pesco


 

BATTERI:

Il regno bacteria, dei batteri (sing. batterio) o eubatteri, comprende microrganismi unicellulari, procarioti, in precedenza chiamati anche schizomiceti, di dimensioni di solito dell'ordine di pochi micrometri, ma che possono variare da circa 0,2 µm dei micoplasmi fino a 30 µm di alcune spirochete. Secondo il sistema tassonomico proposto da Robert Whittaker nel 1969, insieme alle cosiddette "alghe azzurre" o "cianoficee" e oggi più correttamente chiamate cianobatteri, costituivano il regno delle monere. La classificazione (2004) proposta da Thomas Cavalier-Smith riconosce due domini: Prokaryota (comprendente i regni archaea e bacteria) ed eukarya (comprendente tutti gli eucarioti, sia monocellulari che pluricellulari).

 

NEMATODI:

Il Phylum Nematoda è costituito da circa 90.000 specie di animali triblastici, pseudocelomati, vermiformi a simmetria bilaterale. I Nematodi sono chiamati anche vermi cilindrici perché presentano un corpo cilindrico a sezione trasversale circolare, differendo così dai platelminti (o vermi piatti) i quali mostrano uno schiacciamento dorso-ventrale.

La classe comprende sia specie conducenti vita libera che parassiti.

Le specie libere sono numerose nei terreni umidi, nei sedimenti dei fondali acquatici e nelle sorgenti termali. I nematodi sono rappresentati in ciascun livello trofico della rete alimentare degli organismi eterotrofi. Alcune specie libere sono erbivore, altre fungivore o batterivore. Altre specie sono invece carnivore e si nutrono di microrganismi, piccoli invertebrati e di altri nematodi, compresi individui della stessa specie (cannibalismo).

I nematodi parassiti infestano un gran numero di animali e di piante. Alcuni nematodi vivono sulla superficie di organismi acquatici e molti riescono ad infestare i vertebrati terrestri, compreso l'uomo, insinuandosi nel sistema digerente, in quello circolatorio o incistandosi nell'apparato muscolare. Altri parassiti sono dotati di un apparato boccale, provvisto di stiletti, atto alla perforazione delle pareti cellulari delle radici delle piante, in modo da potersi alimentare dei succhi vegetali; sulle piante possono provocare deperimenti, ingiallimenti e appassimenti delle foglie, formazione di galle sulle radici. La loro attività è causa della perdita di numerosi raccolti; in particolare, le colture agrarie possono subire attacchi da nematodi Tilenchidi, Heteroderidi, Pratilenchidi, Afelenchoididi e Longidoridi.

ACARI:

Gli Acari sono degli artropodi (dal greco "artros = articolazione" e "pos = piedi", animali invertebrati col corpo protetto da un dermoscheletro di natura chitinosa, diviso in segmenti e con appendici articolate) di piccolissime dimensioni (da pochi micron a qualche millimetro), forniti di quattro paia di zampe allo stato adulto.

Appartengono alla classe degli "Aracnidi" e pertanto non sono degli insetti (che al contrario appartengono alla classe degli "Insetti" e sono provvisti di soli tre paia di zampe allo stato adulto), come erroneamente si pensa.

Molte specie di Acari sono parassiti di animali (come ad esempio l'Acaro della scabbia) e di vegetali, che pungono con le appendici boccali, dette CHELICERI che unendosi e allungandosi formano un vero e proprio stiletto, svuotando poi le cellule del loro contenuto.

Come conseguenza si formano soprattutto sulle foglie e sulle gemme, delle malformazioni e delle galle, nonchè ingrossamenti anomali dei peli provocati da sostanze emesse dall'acaro.

COME SI RIPRODUCONO

Negli acari i sessi sono separati e la maggioranza delle specie sono ovipare ma ci sono anche casi di viviparia e di ovoviviparia in certi acari zoofagi.

Le uova sono in genere bianche, opache, lisce o con sculture ma esistono anche casi di uova variamente colorate di rosso, arancio o verde.

Il ciclo è molto semplice: dall'uovo nasce la larva con sei zampe (tranne alcuni casi in cui ne troviamo 2) ed al massimo con tre stadi intermedi (pupe,  ninfe o neanidi) per arrivare all'adulto. 

 

CONDIZIONI CLIMATICHE FAVOREVOLI ALLO SVILUPPO

I cicli e le popolazioni di acari sono fortemente influenzate dai fattori climatici: sono favoriti dalle alte temperature; umidità relativa intorno al 60% (umidità più alta per diversi giorni deprime le popolazioni per la morte nel periodo della muta, rallentamento nell'ovideposizione e minore longevità); durante la stagione estiva sono fototropici positivi mentre durante l'inverno sono fototropici negativi (le femmine svernanti).

C'è da tenere presente che gli acari fitofagi hanno un tegumento sottile per cui sono poco protetti dalle condizioni climatiche conseguentemente si assiste spesso a vere e proprie migrazioni sulla pianta alla ricerca di microclimi più favorevoli (gemme o altri anfratti protetti) oppure in alcune specie la creazione di galle (malformazioni che creano nella pianta) dove proteggersi oppure ancora entrano in diapausa vale a dire in uno stadio particolare in cui entrano in quiescenza fino a quando le condizioni non saranno ritornate ottimali.

 

SINTOMI SULLE PIANTE DI UN ATTACCO

I sintomi più evidenti del loro attacco sono costituiti da clorosi e avvizzimento delle foglie; alcuni di essi, i Tetranichidi o "ragnetti", producono una tela biancastra che forma una massa farinosa o fioccosa come protezione delle uova, in genere sulla pagina inferiore delle foglie.

LOTTA

I fitofarmaci utilizzati nella lotta contro gli acari dannosi, detti appunto ACARICIDI, possono agire per contatto, per ingestione, per asfissia. Esistono anche formulati efficaci contro le uova. E' importante intervenire prima possibile, quando l'infestazione è ancora limitata.

Alcune specie di acari sono però utili all'uomo in quanto parassite di altri acari e insetti dannosi e come tali possono essere utilizzati nella lotta biologica a difesa delle piante di interesse agrario.

 

VIRUS:

I virus (o vira, virales, virii a seconda degli schemi tassonomici ed ambiti di indagine) sono entità biologiche con caratteristiche di parassita obbligato, la cui natura di organismo vivente o struttura subcellulare è discussa, così come la trattazione tassonomica. Per tale ragione sono considerati l'anello di congiunzione tra composto chimico e organismo vivente. La singola particella virale viene denominata virione.

Possono essere responsabili di malattie in organismi appartenenti a tutti i regni biologici: esistono infatti virus che attaccano batteri (i batteriofagi), funghi, piante e animali, compreso l'uomo.

Sono mediamente circa 100 volte più piccoli di una cellula e consistono di alcune strutture fondamentali.

  • tutti posseggono un relativamente piccolo genoma costituito da DNA o RNA, che trasporta l'informazione ereditaria;
  • tutti posseggono, quando all'esterno della cellula ospite, una copertura proteica (capside) che protegge questi geni; entità simili ma prive del capside appartengono ai viroidi.
  • alcuni posseggono un ulteriore rivestimento che si chiama pericapside, di natura lipoproteica;
  • alcuni posseggono strutture molecolari specializzate ad iniettare il genoma virale nella cellula ospite.

Il loro comportamento parassita è dovuto al fatto che non dispongono di tutte le strutture biochimiche e biosintetiche necessarie per la loro replicazione. Tali strutture vengono reperite nella cellula ospite in cui il virus penetra, utilizzandole per riprodursi in numerose copie. La riproduzione del virus spesso procede fino alla morte della cellula ospite, da cui poi dipartono le copie del virus formatesi.

LOTTA CHIMICA

La lotta con mezzi chimici consiste nell'utilizzo di principi attivi, inorganici oppure organici, naturali o di sintesi, per prevenire e combattere le malattie ed i parassiti delle piante; tali prodotti prendono il nome di prodotti fitosanitari o Fitofarmaci, denominati anche antiparassitari o pesticidi.

 

LOTTA BIOLOGICA

La lotta biologica è una tecnica che sfrutta i rapporti di antagonismo fra gli organismi viventi per contenere le popolazioni di quelli dannosi. Questa tecnica si è evoluta a fini agronomici e in genere si applica in campo agroalimentare per la difesa delle colture e delle derrate alimentari, ma per estensione si può applicare in ogni contesto che richieda il controllo della dinamica di popolazione di un qualsiasi organismo.

 

METODI MENO NOTI CHE SFRUTTANO IL RAPPORTO PREDA-PREDATORE E FORME DI PARASSITISMO

 

Metodo inondativo

Questo metodo consiste nella liberazione di un numero elevato di esemplari di un predatore o un parassitoide in modo tale da alterare sensibilmente i rapporti numerici fra la popolazione del fitofago e quella dell'antagonista. Questo metodo presuppone la possibilità che l'antagonista possa essere allevato e moltiplicato in un allevamento massale.

Per le sue prerogative si colloca a metà strada fra la lotta biologica propriamente detta e la lotta biotecnica e presenta molte analogie con la lotta microbiologica in quanto si pone l'obiettivo di ridurre in tempi brevi la popolazione del fitofago.

Il metodo inondativo è stato spesso oggetto di critiche e polemiche per diversi motivi. A prescindere dagli elevati costi che possono riguardare gli allevamenti massali, spesso il metodo inondativo ha dato risultati inferiori alle aspettative o contraddittori. Una delle applicazioni di maggiore portata si ebbe fra gli anni venti e gli anni quaranta nella difesa della canna da zucchero contro i Lepidotteri. Si avviò l'allevamento massale di alcune specie di Trichogramma, Imenotteri predatori oofagi, e per diversi anni questi ausiliari furono liberati nelle coltivazioni di canna da zucchero in un areale che si estendeva dagli Stati Uniti d'America del sud fino alle Antille e alla Guyana. A parte la vastità del territorio, è impressionante la densità dei lanci, in quanto si procedeva con la liberazione di 300.000 esemplari ad acro ogni mese. Questa iniziativa fu ampiamente contestata per la procedura adottata, a causa delle limitate conoscenze sulla determinazione tassonomica all'interno dei Trichogramma [6].

Le principali critiche a questo metodo vertono su due punti fondamentali. Da un lato esiste il rischio di allevamento di specie o razze o tipi genetici differenti da quelli realmente attivi nell'ambiente naturale. Questo aspetto fu messo in evidenza dalle polemiche nate contro il Trichogramma method, al quale s'imputava una non adeguata caratterizzazione sistematica degli ausiliari impiegati in relazione alla morfologia, alla biologia, all'etologia. L'altra critica verte sull'impatto ecologico sulla popolazione dei tipi selvatici derivante dall'immissione di una grande quantità di tipi genetici specifici isolati e moltiplicati su larga scala in laboratorio: secondo le critiche, questa pratica incrementa la consanguineità e altera la distribuzione naturale dei geni, con conseguenze negative sulla variabilità genetica della specie [7].

 

LOTTA INTEGRATA

La lotta integrata è una pratica di difesa delle colture che prevede una drastica riduzione dell'uso di fitofarmaci mettendo in atto diversi accorgimenti. Tra i principali, si ricordano:

  • l'uso di fitofarmaci poco o per niente tossici per l'uomo e per gli insetti utili;
  • la lotta agli insetti dannosi tramite la confusione sessuale (uso di diffusori di feromoni);
  • fitofarmaci selettivi (che eleminano solo alcuni insetti);
  • fitofarmaci che possono essere facilmente denaturati dall'azione biochimica del terreno e dall'aria;
  • la lotta agli insetti dannosi tramite le tecniche di autocidio, come la tecnica dell'insetto sterile (SIT);
  • la previsione del verificarsi delle condizioni utili allo sviluppo dei parassiti, in modo da irrorare con fitofarmaci specifici solo in caso di effettivo pericolo di infezione e non ad intervalli fissi a scopo preventivo.
  • la lotta agli insetti dannosi tramite l’inserimento di altri che siano loro predatori naturali e che non siano dannosi alle coltivazioni (lotta biologica);
  • l’uso di varietà colturali maggiormente resistenti;
  • l’uso della rotazione colturale;
  • particolare attenzione ed eliminazione di piante infette.

FEROMONI

Feromone è il nome dato a sostanze chimiche, segnali attivi a basse concentrazioni, prodotte ed escrete in particolar modo da insetti, che sono in grado di suscitare delle reazioni specifiche di tipo fisiologico e/o comportamentale in altri individui della stessa specie che vengono a contatto con esse.

Un esempio sono i feromoni sessuali che vengono scambiati per contatto o per stimolo olfattivo e che provocano interesse sessuale in un altro individuo.

 

I feromoni vengono distinti generalmente in quattro classi a seconda dell’effetto provocato:

  1. feromoni traccianti (trace) che rilasciati da un individuo vengono seguiti da appartenenti alla stessa specie come una traccia
  2. feromoni di allarme (alarm) che vengono emessi in situazioni di pericolo, inducendo un maggiore stato di vigilanza in quanti li captano
  3. feromoni innescanti o scatenanti (primer) che inducono nel ricevente modificazioni comportamentali e/o fisiologiche a lungo termine
  4. feromoni liberatori o di segnalazione (releaser) che scatenano comportamenti di aggressione o di accoppiamento nell'animale che li capta.

Nelle api ad esempio i feromoni dell'ape regina inibiscono lo sviluppo degli organi riproduttori delle operaie.

 

Fonte: http://ecogeop3f.wikispaces.com/file/view/Lotta+ai+parassiti+delle+piante+di+Cigana+Marco+e+Pessot+Alberto.doc

Sito wev da visitare: http://ecogeop3f.wikispaces.com/

Autore del testo: Cigana Pessot

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Malattie delle piante

ACARI

LOTTA

I fitofarmaci utilizzati nella lotta contro gli acari dannosi, detti appunto ACARICIDI, possono agire per contatto, per ingestione, per asfissia. Esistono anche formulati efficaci contro le uova. E' importante intervenire prima possibile, quando l'infestazione è ancora limitata.

Alcune specie di acari sono però utili all'uomo in quanto parassite di altri acari e insetti dannosi e come tali possono essere utilizzati nella lotta biologica a difesa delle piante di interesse agrario.

 

AFIDI

Per avere successo nella lotta contro questi insetti bisogna regolarsi caso per caso. Innanzitutto, scegliere il momento giusto per intervenire, valutando la consistenza delle prime colonie e l'eventuale potenziale danno che possono arrecare. Inoltre bisogna controllare la presenza di insetti predatori e parassiti e valutare se è il caso d'intervenire con prodotti chimici.
       

Prodotti chimici selettivi

    È importante, infine, utilizzare prodotti chimici selettivi capaci cioè di colpire gli afidi e di risparmiare gli insetti utili. Infine, bisogna sempre alternare i prodotti chimici da utilizzare per il fenomeno della resistenza.

 

COCCINIGLIE

LOTTA ALLE COCCINIGLIE

Nel caso di infezione purtroppo frequenti nelle piante d'appartamento, si sconsiglia la lotta chimica in quanto spesso gli insetticidi da utilizzare sono velenosi per l'uomo ed inoltre perchè possono essere tenuti sotto controllo armandosi di un po' di pazienza, un batuffolo di cotone e dell'alcool. Imbevete di alcool il batuffolo di cotone e ad uno ad uno eliminateli, vengono via facilmente. La pianta va tenuto sotto controllo e devono essere eliminati ogni qualvolta si ripresentano.

Nel caso di infestazioni nei giardini o in pieno campo, occorre intervenire chimicamente. I trattamenti vanno eseguiti sui soggetti giovani in quanto gli adulti sono per lo più invulnerabili in quanto protetti dai loro scudetti.

In ogni caso i principi attivi possono essere diversi a seconda della specie contro la quale si vuole intervenire e più o meno specifici. Infatti è fondamentale individuare esattamente la specie contro la quale si vuole intervenire ed agire in base sia ai fattori climatici ed allo stadio di sviluppo della pianta.

 

ALEURODIDI

 

LOTTA

La lotta contro gli Aleurodidi è molto difficile perchè si riproducono molto velocemente e quindi su una stessa pianta normalmente si trova l'insetto in tutti i suoi  stadi di sviluppo comprese le uova che sono le più difficili da combattere perchè protette da uno strato ceroso che le rende resistenti ai comuni antiparassitari.

In natura hanno numerosi antagonisti naturali come Ditteri Cecidomidi, Drosofilidi, Coleotteri Coccinellidi ed Imenotteri Afelinidi del genere Encarsia.

La lotta si presenta difficile anche perchè nel giro di poche generazioni gli insetti acquistano resistenza agli antiparassitari.

Un primo sistema di lotta semplice ed ecologico da attuare a casa è quello di usare trappole cromotropiche di colore giallo, cosparse di vischio entomologico dalle quali questi insetti sono attratti e dove rimangono attaccati. Se però il loro numero inizia a non poter essere più sotto controllo, allora occorre intervenire con sostanze chimiche alternando diversi principi attivi con diverso meccanismo d’azione. I prodotti che si consigliano sono a base di Piretroidi (quali ad esempio la Permetrina), Pymetrozine,  Piretrine,  Aftametrina ed Imidacloprid.

LOTTA CHIMICA

 

La lotta con mezzi chimici consiste nell'utilizzo di principi attivi, inorganici oppure organici, naturali o di sintesi, per prevenire e combattere le malattie ed i parassiti delle piante; tali prodotti prendono il nome di prodotti fitosanitari o Fitofarmaci, denominati anche antiparassitari o pesticidi.

Il concetto di antiparassitario, ulteriormente modificato nel 1988, viene così interpretato: sono considerati pesticidi i preparati pronti all'impiego nella forma in cui sono forniti all'utilizzatore, destinati ai seguenti scopi:

1) distruggere gli organismi nocivi alle piante ed ai prodotti vegetali o prevenirne l'azione.

2) favorire o regolare la produzione vegetale, quando non si tratti di concimi o di altre sostanze destinate al miglioramento del terreno.

3) conservare i prodotti vegetali, compresi quelli che servono a proteggere il legno, quando non esistono particolari disposizioni in materia di conservanti, eccettuati i prodotti per i rivestimenti che non contengano nessuna sostanza conservante che penetri nel prodotto vegetale.

4) distruggere le piante indesiderate.

5) distruggere talune parti di piante o impedirne uno sviluppo indesiderato.

6) rendere inoffensivi e distruggere gli organismi nocivi diversi da quelli che attaccano le piante, nonchè gli organismi importuni, od impedirne l'azione.

 

Lotta biologica nel giardino: usiamo le piante comuni

 

I disciplinari di agricoltura biologica impongono l’utilizzo di mezzi di lotta naturali. Capita così che si senta il bisogno di avere un piccolo allevamento di insetti utili. Il classico esempio è la coccinella che, oltre a portare fortuna, è un ottimo aiutante e tiene a bada gli afidi. Ma come è possibile avere a disposizione questi artropodi sempre pronti all’uso?In commercio esistono delle scatole al cui interno sono contenute le larve o le uova di svariate specie, ma qualcosa possiamo farlo pure noi coltivando le piante che attirano gli insetti utili. Prendiamo la classica coccinella: possiamo utilizzare le carote, il finocchio, l’achillea, l’aneto, l’Anthemis tinctoria, la potentilla, il tagete, il tarassaco, la veronica o la veccia; tutte specie facilmente reperibili.Un’altra specie utile è la crisopide, un insetto che certamente avrete visto e che dovrebbe aver attirato la vostra attenzione grazie ad un colore verde intenso, “grandi” ali e lunghe antenne. Anche in questo caso la lista di piante è lunga e, oltre a quelle sopra citate compaiono anche il coriandolo ed il girasole (non quello coltivato).Concludiamo con i ditteri sirfidi: sono delle mosche che utilizzano il mimetismo per apparire più pericolose e somigliare alle vespe. Da queste tuttavia sono facilmente distinguibili per il volo a zig zag caratteristico delle mosche e ovviamente per il fatto che non pungono. Anche questa specie si principalmente di afidi e tra le essenze che ne favoriscono la presenza troviamo anche la menta, la melissa, il sedum, il grano saraceno, il timo.Non vi resta che adornare qualche angolo di giardino con queste piante per contrastare al meglio gli odiati afidi. Ricordiamoci anche che sarebbe importante consentire a queste specie di ovideporre o di svernare lasciando, magari, delle foglie secche accumulate in un angolo. Le vostre rose vi ringrazieranno.

 

Lotta integrata

 

La lotta integrata è una pratica di difesa delle colture che prevede una drastica riduzione dell'uso di fitofarmaci mettendo in atto diversi accorgimenti. Tra i principali, si ricordano:

  • l'uso di fitofarmaci poco o per niente tossici per l'uomo e per gli insetti utili;
  • la lotta agli insetti dannosi tramite la confusione sessuale (uso di diffusori di feromoni);
  • fitofarmaci selettivi (che eleminano solo alcuni insetti);
  • fitofarmaci che possono essere facilmente denaturati dall'azione biochimica del terreno e dall'aria;
  • la lotta agli insetti dannosi tramite le tecniche di autocidio, come la tecnica dell'insetto sterile (SIT);
  • la previsione del verificarsi delle condizioni utili allo sviluppo dei parassiti, in modo da irrorare con fitofarmaci specifici solo in caso di effettivo pericolo di infezione e non ad intervalli fissi a scopo preventivo.
  • la lotta agli insetti dannosi tramite l’inserimento di altri che siano loro predatori naturali e che non siano dannosi alle coltivazioni (lotta biologica);
  • l’uso di varietà colturali maggiormente resistenti;
  • l’uso della rotazione colturale;
  • particolare attenzione ed eliminazione di piante infette.
Feromone (dal greco antico φέρω phero "portare" e ὁρμή orme "eccitamento") è il nome dato a sostanze chimiche

 

Fonte: http://ecogeop3f.wikispaces.com/file/view/lotta%20ai%20parassiti%20delle%20piante%20wu%20e%20rudy.doc/281816786/lotta%20ai%20parassiti%20delle%20piante%20wu%20e%20rudy.doc

Autore del testo: Wu e Rudy

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Malattie delle piante

Nel valutare le problematiche di un impianto con specie arboree ornamentali, uno dei maggiori rischi è quello che la vitalità delle piante, o l'aspetto estetico, siano compromessi da "malattie", ovvero, da processi fisiologici anormali che impediscono alle piante di esprimere al meglio il loro potenziale genetico (http://www.forestpathology.org/concepts.html).

 

Queste anomalie (malattie) possono essere dovute a cause abiotiche, di origine edafico-ambientale, o biotiche, di tipo infettivo. In questo ultimo caso, nella patologia vegetale delle piante arboree, si considerano principalmente quelle provocate da agenti fungini, seguite da quelle di origine batterica e virale (http://www.unifi.it/unifi/agraria/botanica/funghieprotisti.htm).

 

Affrontando i problemi fitopatologici di questi impianti, si dovrà tenere conto anche del fatto che la presenza di un "parassita" (organismo che si nutre a spese di altri esseri viventi), non necessariamente significa che si potrà avere una "malattia" che consiste nella diminuzione della funzionalità di un organismo (pianta-ospite). Difatti, ad esempio, le maculature e necrosi sulle foglie del tiglio causate da Apiognomonia tiliae (vedi link illustazioni), seppure provocate da un parassita fungino, possono essere tollerate dalle piante senza apparente danno per quanto riguarda la funzionalità dell’albero.

 

Il problema della presenza di parassiti in un determinato ambiente, dovrà essere definito sotto vari aspetti individuando, oltre all’agente patogeno, la gravità del danno (porzione di chioma, fusto, rametti, fiori, colpiti) e l'incidenza del fenomeno (numero di individui colpiti / superficie - ha). Si potrà inoltre valutare, dal punto di vista economico, il valore attuale del popolamento, e il costo delle cure o di eventuali interventi di ripristino.

 

A questo proposito poiché le piante arboree ornamentali vivono spesso in un contesto urbanizzato si deve tener conto dell'impatto che qualsiasi tipo di intervento potrà avere sull'ambiente. Per questo motivo l'ideale sarebbe quello di prevenire le malattie piuttosto di fermarle quando sono diffuse.

La facilità e la frequenza di movimento di materiale di propagazione fra varie nazioni, aumentano il rischio di importazione di patogeni in luoghi dove gli ospiti non hanno sviluppato resistenza.

 

 

Talvolta questi patogeni sono causa di gravi epidemie, come è accaduto nel 20° secolo nel caso di Seiridium cardinale, agente del cancro del cipresso (di origine nord Americana), di Ophiostoma ulmi, agente della grafiosi dell'olmo (origine asiatica ed americana), Ceratocystis fimbriata fs platani, agente del cancro colorato del platano (origine americana) e di Cryphonectria parasitica, agente del cancro corticale del castagno (origine asiatica).

 

Con l'applicazione di norme legislative di quarantena, l'ispezione fitosanitaria, la certificazione (passaporto verde) e l'applicazione della lotta obbligatoria  si riduce il rischio di introduzione e diffusione di patogeni estranei all'ambiente  (http://www.arpat.toscana.it/fitosanita/fi_importa.html; http://www.arpat.toscana.it/fitosanita/fi_lotta_obbligatoria.html  http://www.arpat.toscana.it/fitosanita/fi_dove.html ).

 

Nel caso di presenza di patogeni indigeni, i pericoli di danni e di malattie potranno essere ridotti anche mediante la scelta di un ambiente favorevole alle piante (evitando la piantagione in zone contaminate dalla presenza di un determinato patogeno, anche su specie spontanee) e l'utilizzo di materiale sano (semi di origine certificata, materiale da innesto di origine certa, olmi esenti da fitoplasmi e nematodi).

 

Qualora, invece, si debba intervenire in seguito alla manifestazione di malattie infettive, si dovrà innanzi tutto dedicare del tempo al riconoscimenti gli agenti di danno  e a valutarne il grado di pericolosità, cercando poi di pianificare gli interventi in modo da ridurre la possibilità che si verifichino eventi epidemici. (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/Taxonomy/Browser/wwwtax.cgi )

 

Il riconoscimento della natura della malattia viene fatto generalmente in base ai sintomi osservati in campo e/o con l'aiuto di tecniche di laboratorio. Nel caso delle piante arboree ornamentali e del vivaismo, tale attività, considerati gli investimenti, dovrà essere particolarmente accurata (http://www.arpat.toscana.it/fitosanita/index.html

http://www.arsia.toscana.it/meta/default.htm )

 

Una volta diagnosticata la causa della malattia e valutato l'esito nel tempo, si può stabilire un eventuale rimedio o una cura (intervento terapeutico) tenendo conto che negli impianti arborei spesso l'esigenza primaria è quella della salvaguardia dell'intero popolamento e non solo di un singolo individuo.

 

Nel caso di malattie causate da agenti infettivi i sintomi potranno riguardare parti specifiche di una pianta (solo una porzione o un organo) e mostrare una progressione nell'invasione dei tessuti; l'intensità dei sintomi potrà essere assai varia fra individui in relazione alla loro variabilità genetica.

 

Sugli organi colpiti potranno svilupparsi fruttificazioni dovute agli agenti causali e la concentrazione dell'inoculo sarà maggiore attorno alle piante malate o morte.

 

I danni da cause edafico-ambientali, invece, potranno riguardare vari ospiti spesso non aventi alcuna relazione fra loro ed essere caratterizzati da sintomi che riguardano differenti parti della pianta.

 

La metodologia di diagnosi prevede di esaminare la pianta in campo nel suo insieme, rilevando le caratteristiche stazionali, prelevando solo successivamente campioni dalle parti sintomatiche.

(http://www.agr.unifi.it/materialedidattico/manualew7.pdf

(http://www.forestpathology.org/silvback.html )

 

Nel caso di danni alla chioma, su foglie e branche potranno essere osservati tessuti necrotici e/o presenza di strutture del patogeno.

(http://www.forestpathology.org/foliage.html#general )

 

Problemi radicali si ripercuotono invece sulla funzionalità di tutta la pianta: in questo caso le condizioni e la consistenza delle radici vengono esaminate rimuovendo il terreno alla base della pianta, rilevando l’eventuale presenza di essudati o resina e prelevando piccole porzioni di corteccia per valutarne la consistenza e la vitalità.

(http://www.forestpathology.org/root.html#types )

 

Il rischio che un agente patogeno si diffonda rapidamente su vari individui in una area estesa, causando "epidemie", dipende essenzialmente dall'interagire di tre fattori: la pianta-ospite, il parassita e l'ambiente.

 

Ospite, parassita, ambiente: aumentando la conoscenza di queste componenti aumenta la capacità di predire la possibilità di diffusione di una epidemia e di controllarla.

 

Per ciò che riguarda l'ospite sono da considerarsi variabili importanti:

  1. il livello di resistenza o di suscettibilità a un determinato patogeno,
  2. il grado di uniformità genetica della popolazione,
  3. il tipo di coltivazione e
  4. l'età delle piante.

 

Molte epidemie si diffondono piuttosto lentamente nelle popolazioni naturali, mentre i popolamenti più suscettibili sono quelli artificiali derivanti da propagazione vegetativa (cloni).

 

Va inoltre considerato che la suscettibilità in fase giovanile è di solito maggiore che non in fase adulta: nel caso di ruggini (malattie da funghi basidiomiceti) e di virus, le piante giovani possono essere suscettibili e quelle adulte resistenti.

 

Fra le caratteristiche del parassita si valutano, invece:

  1. il livello di virulenza,
  2. il tipo di riproduzione,
  3. la quantità di inoculo prodotta nei pressi dell'ospite
  4. le modalità di diffusione dell’inoculo.

 

Infatti spesso i patogeni più virulenti, capaci di infettare rapidamente l'ospite, producono masse di inoculo più velocemente dei patogeni poco virulenti. Maggiore sarà la quantità di inoculo in vicinanza dell'ospite, più alto sarà il tasso di diffusione di un epidemia; organismi che svolgono più cicli in una stagione vegetativa causano una maggiore diffusione della malattia.

 

Altri aspetti riguardano l'ecologia del patogeno. Le ruggini, gli oidi e gli agenti di malattie fogliari che disperdono l'inoculo per via anemofila, possono coprire distanze molto ampie e diffondere gravi epidemie.

Seguono, per l'importanza dei danni, i parassiti che si affidano a vettori alati (virosi, fitoplasmi, batteri).

Hanno una diffusione locale, invece, i parassiti che si affidano a correnti aeree umide (goccioline di pioggia) come gli agenti di antracnosi (seccume delle foglie e dei rametti) e i batteri.

 

Patogeni che vivono nel suolo o su radici, causano epidemie locali, anche gravi, ma di lenta diffusione.

 

Fra i fattori ambientali hanno un ruolo importante:

  1. l'umidità e
  2. la temperatura

che possono favorire o meno lo sviluppo di processi infettivi, influenzando le attività sia del patogeno che della pianta ospite e le loro interazioni come è avvenuto di recente in occasione di prolungata siccità estiva

(link = www.arsia.toscana.it/meta/News/Siccità/siccità.htm )

 

L'umidità abbondante e prolungata favorisce lo sviluppo di tessuti succulenti nell'ospite, aumenta la sporulazione nei funghi, la moltiplicazione dei batteri, la mobilità dei nematodi e delle spore batteriche e la germinazione di queste ultime.

 

L'assenza di umidità, al contrario, riduce o arresta la diffusione delle epidemie. Anche virus e fitoplasmi risentono indirettamente dell'umidità, che può influenzare la vita dei vettori.

 

Le alte temperature, invece, causano stress e riducono il livello di resistenza delle piante; anche i patogeni sono sensibili alle variazioni di temperatura durante vari stadi della patogenesi, in particolare durante le fasi di germinazione delle spore e della penetrazione nell'ospite.

 

Tenendo presente che il controllo delle malattie si attua principalmente attraverso la prevenzione, i metodi di lotta possono essere vari ed articolati.

 

Una volta evidenziati i fattori che consentono lo sviluppo di una malattia infettiva si potrà intervenire, anche attraverso le normali pratiche colturali, su:

  1. l'ospite, rendendolo meno suscettibile,
  2. l'ambiente, modificando le condizioni favorevoli allo sviluppo della malattia,
  3. il patogeno, riducendone le possibilità di diffusione.

 

Gli interventi sull'ospite comprendono, generalmente una maggior cura delle condizioni di vita delle piante. Nel realizzare nuovi impianti si potranno invece considerare i risultati delle ricerche di miglioramento genetico per la resistenza verso i patogeni, che offrono alcune soluzioni interessanti nel campo delle fitopatie delle piante arboree ornamentali con provenienze, varietà o cloni resistenti a determinati patogeni.

Gli sforzi compiuti in questa direzione hanno portato alla produzione cloni di olmo resistenti alla grafiosi, cloni di cipresso tolleranti verso il cancro e  di cloni di pioppo resistenti alle defogliazioni.

(http://www.fi.cnr.it/ipaf/ricerca.htm#linea3 )

 

Si potrà creare un ambiente sfavorevole al patogeno favorendo la circolazione dell'aria attraverso le chiome, realizzando sesti di impianto adeguati o successivamente con diradamenti. L'esecuzione delle potature in tempi e modi corretti, evitano lo sviluppo di cancri dei rami e del fusto.

 

Ridurre, poi, il tenore di umidità, aumentando la ventilazione e l'illuminazione delle parti verdi, diminuisce il rischio di sviluppo di malattie della chioma. Nello stesso modo, un adeguato drenaggio del terreno riduce le possibilità di diffusione di Armillaria su piante poco tolleranti dei ristagni di umidità.

 

Nel caso di gravi rischi di diffusione di epidemie a partire da focolai di infezione di accertata pericolosità, si consiglia in genere di eliminare tutte le piante, anche sane, che possono diventare possibili ospiti. Questa pratica, di fare "terra bruciata", è raccomandata soprattutto nel caso della diffusione del cancro colorato del platano e della grafiosi dell’olmo.

 

Nello stesso modo, le ripuliture periodiche, la rimozione delle piante morte, l'eliminazione di ceppaie colonizzati da agenti carie o di marciume radicale. e/o delle branche secche, riducono la quantità di inoculo nell'ambiente.

 

Varie sono invece le possibilità di intervento in vivaio. Qui si potranno considerare ad esempio, le metodiche di conservazione del materiale vegetale (piantine, talee, materiale per innesti) in ambiente asciutto, tramite disidratazione o refrigerazione, pratica che rallenta i processi metabolici, diminuendo le occasioni di infezione dei microrganismi.

 

In questo contesto, anche le "rotazioni", o l'avvicendamento fra varie specie, costituiscono una pratica molto utile nel prevenire il diffondersi di malattie dovute a organismi che colonizzano i residui dei turni precedenti (apparati radicali), sui quali molti funghi, producono organi di conservazione.

Al contrario, monocoltura, impiego ripetuto della stessa specie o varietà, alti livelli di concimazione azotata, mancata lavorazione, irrigazione dall'alto, e poche cure sanitarie aumentano i rischi di epidemie.

 

Negli ultimi anni, fra i metodi che eradicano o riducono l'inoculo, vengono indicati sempre più spesso quelli biologici.

La maggior parte delle applicazioni riguarda l'ambiente vivaistico e quello della arboricoltura. E’ noto che i funghi micorrizici proteggono le piante dai funghi del suolo, conferendo loro maggior vigoria e maggior resistenza verso i patogeni. In vivaio sono da qualche tempo in uso i terreni repressivi, terricci con torba acida contenenti microrganismi antagonisti verso i patogeni agenti del dampig-off. Bacillus subtilis viene impiegato con successo nella concia del seme e nella protezione degli innesti (http://www.fi.cnr.it/ipaf/bmastice.htm ).

 

La lotta contro le malattie attraverso l'impiego di fitofarmaci, è una pratica che riguarda in gran parte l'ambiente vivaistico, ed ha lo scopo di proteggere le piante, anche attraverso l'impiego di trattamenti al terreno con prodotti chimici, di eradicare i patogeni o ridurne la carica d'inoculo.

 

La distribuzione di anticrittogamici, negli impianti arborei ornamentali, non è un evento ordinario e comunque non può prescindere da una attenta valutazione:

  1. dell'incidenza della malattia nel popolamento (numero di piante o porzioni di pianta ammalate o con sintomi),
  2. della gravità dei danni (porzioni di tessuti infetto),
  3. delle perdite economiche stimate per il diffondersi dell'eventuale patogeno e, non ultimo,
  4. delle conseguenze sull'ambiente dovute alla dispersione di prodotti chimici.

 

Riferimenti Bibliografici

 

Agrios G.N., 1998. Plant Pathology. 4th Edition. Academic Press, UK., 635 pp.

Manion P. D., 1981. Tree disease concepts. Prentice-Hall Inc., Englewood Cliffs, New Jersey, 399 pp.

Moriondo F. 1999. Introduzione alla Patologia forestale. 2 ed. UTET., Torino, 218 pp.

Tainter F. H., Baker, F.A., 1996. Principles of forest Pathology. John Wiley & Sons, Inc. NY, 805 pp.

 

Siti di patologia forestale

 

Immagini

 

http://www.arsia.toscana.it/meta/Tree%20diagnosis/indice.htm

http://www.forestryimages.org/

http://www.forst.tu-muenchen.de/EXT/LST/BOTAN/LEHRE/PATHO/krankhei.htm

 

Interesse generale

 

http://www.forestpathology.org

http://host.ipp.cnr.it/

http://www.fi.cnr.it/ipaf/ipaf.htm

 

http://www.unifi.it/unifi/agraria/botanica/dispense.htm

http://www.agr.unifi.it/materialedidattico/manualew7.pdf

 

http://www.arsia.toscana.it/meta/

 

Fonte: citazione per uso didattico da http://www.agr.unifi.it/materialedidattico/percorsostudio.doc

Sito web da visitare: http://www.agr.unifi.it

Autore del testo:P. Capretti

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Malattie delle piante

Acaro

 

Questi parassiti fitofagi, appartenenti alla famiglia degli artropodi, sono riscontrabili sulla gran parte delle piante ornamentali ed orticole; in genere si insediano sulla pagina superiore delle foglie.


Afide

Detti anche pidocchi delle piante, questi insetti appartengono alla famiglia dei rincoti, e ne esistono di circa una ventina di specie, spesso distinguibili per il colore; il piccolo corpo, lungo 1-3 millimetri, è ovale, con corte zampe, esistono sia forme alate, che si possono spostare per decine di chilometri, sia forme senza ali. Hanno un apparato boccale pungente-succhiatore, attraverso il quale perforano la superficie di foglie, piccoli rami e germogli, per succhiare la linfa delle piante. In genere si sviluppano su gran parte delle piante coltivate, dalle orticole, alle piante ornamentali; molto diffusi sono gli afidi delle rose e gli afidi del tabacco.

 

Bruco americano, Iphantria

Questo lepidottero (fam. Arctiidae) è una specie di origine nord-americana (Stati Uniti, Canada), è stata introdotta in Europa nel 1940 e in Italia tra il 1975 e il 1977. Partendo dalla Val Padana, si è diffusa rapidamente in tutta l'Italia settentrionale e centrale, attraverso i mezzi di trasporto, causando gravi danni alle latifoglie presenti nelle aree verdi urbane, lungo le strade e le linee ferroviarie.

 

Cicalina

Sono così chiamati alcuni insetti succhiatori (Zygina rhamni, Stichtocephala bisonia, Empoasca flavescens, Scaphoideus titanus) della famiglia dei cicadellidi, di piccole dimensioni, circa 2-3 mm, di colore vario, dal verde chiaro al marrone al giallo, che infestano le piante da frutto e ornamentali, colonizzando in particolar modo le pagine inferiori delle foglie, in luogo lontano dalla luce diretta del sole. Si possono trovare sia nello stadio larvale, sia in quello adulto, in questo caso presentano ali, e si muovono appena si cerca di toccare la pianta. In genere producono tre o quattro generazioni all'anno; gli adulti della prima generazione, in primavera tendono a spostarsi su altre piante; gli esemplari adulti trascorrono l'inverno su piante sempreverdi.

 

Batteri:

 BATTERIOSI, BOTRITE O MUFFA GRIGIA, CANCRI,CARBONI E RUGGINI , FUSARIORI E VERTICILLOSI.

NEMATODI:

I nematodi parassiti infestano un gran numero di animali e di piante. Alcuni nematodi vivono sulla superficie di organismi acquatici e molti riescono ad infestare i vertebrati terrestri, compreso l'uomo, insinuandosi nel sistema digerente, in quello circolatorio o incistandosi nell'apparato muscolare. Altri parassiti sono dotati di un apparato boccale, provvisto di stiletti, atto alla perforazione delle pareti cellulari delle radici delle piante, in modo da potersi alimentare dei succhi vegetali; sulle piante possono provocare deperimenti, ingiallimenti e appassimenti delle foglie, formazione di galle sulle radici. La loro attività è causa della perdita di numerosi raccolti; in particolare, le colture agrarie possono subire attacchi da nematodi.

 LOTTA CHIMICA

La lotta con mezzi chimici consiste nell'utilizzo di principi attivi, inorganici oppure organici, naturali o di sintesi, per prevenire e combattere le malattie ed i parassiti delle piante; tali prodotti prendono il nome di prodotti fitosanitari o Fitofarmaci, denominati anche antiparassitari o pesticidi.

LOTTA BIOLOGICA 

La lotta biologica è una tecnica che sfrutta i rapporti di antagonismo fra gli organismi viventi per contenere le popolazioni di quelli dannosi. Questa tecnica si è evoluta a fini agronomici e in genere si applica in campo agroalimentare per la difesa delle colture e delle derrate alimentari, ma per estensione si può applicare in ogni contesto che richieda il controllo della dinamica di popolazione di un qualsiasi organismo.

LOTTA INTEGRATA

La lotta integrata è una pratica di difesa delle colture che prevede una drastica riduzione dell'uso di fitofarmaci mettendo in atto diversi accorgimenti. Tra i principali, si ricordano:

  • l'uso di fitofarmaci poco o per niente tossici per l'uomo e per gli insetti utili;
  • la lotta agli insetti dannosi tramite la confusione sessuale (uso di diffusori di feromoni);
  • fitofarmaci selettivi (che eleminano solo alcuni insetti);
  • fitofarmaci che possono essere facilmente denaturati dall'azione biochimica del terreno e dall'aria;
  • la lotta agli insetti dannosi tramite le tecniche di autocidio, come la tecnica dell'insetto sterile (SIT);
  • la previsione del verificarsi delle condizioni utili allo sviluppo dei parassiti, in modo da irrorare con fitofarmaci specifici solo in caso di effettivo pericolo di infezione e non ad intervalli fissi a scopo preventivo.
  • la lotta agli insetti dannosi tramite l’inserimento di altri che siano loro predatori naturali e che non siano dannosi alle coltivazioni (lotta biologica);
  • l’uso di varietà colturali maggiormente resistenti;
  • l’uso della rotazione colturale;
  • particolare attenzione ed eliminazione di piante infette

 

FOROMONI

Feromone è il nome dato a sostanze chimiche, segnali attivi a basse concentrazioni, prodotte ed escrete in particolar modo da insetti, che sono in grado di suscitare delle reazioni specifiche di tipo fisiologico e comportamentale in altri individui della stessa specie che vengono a contatto con esse.

Un esempio sono i feromoni sessuali che vengono scambiati per contatto o per stimolo olfattivo e che provocano interesse sessuale in un altro individuo.

I feromoni vengono distinti generalmente in quattro classi a seconda dell’effetto provocato:

  • feromoni traccianti (trace) che rilasciati da un individuo vengono seguiti da appartenenti alla stessa specie come una traccia
  • feromoni di allarme (alarm) che vengono emessi in situazioni di pericolo, inducendo un maggiore stato di vigilanza in quanti li captano
  • feromoni innescanti o scatenanti (primer) che inducono nel ricevente modificazioni comportamentali e/o fisiologiche a lungo termine
  • feromoni liberatori o di segnalazione (releaser) che scatenano comportamenti di aggressione o di accoppiamento nell'animale che li capta.

Nelle api ad esempio i feromoni dell'ape regina inibiscono lo sviluppo degli organi riproduttori delle operaie.

Impiego: Vi sono tre modalità d'impiego dei feromoni:
- catture-spia
- catture massali
- confusione

1) Catture spia

Nelle moderne pratiche di difesa è ampiamente contemplato, oggi, l'uso di trappole per la cattura degli insetti appartenenti ad una determinata specie per evidenziare la loro presenza in campo. Un tempo, erano impiegate le trappole luminose che sono risultate poco selettive nei confronti della specie; tuttavia, quelle oggi in uso consentono un'osservazione non completa in quanto basata solo sulla cattura dei maschi (i soli sensibili al feromone utilizzato). Il loro fine è quello di permettere di seguire, tramite più osservazioni ripetute, l'evolversi della presenza numerica del parassita e stimare grossolanamente il momento di potenziale pericolo.

2) Catture massali

Questo metodo si propone attraverso la cattura intensiva di maschi di ridurre, nel contesto della popolazione del parassita, le occasioni di accoppiamento. Non sempre si ottengono risultati apprezzabili. Infatti, per una buona riuscita dell'azione, la popolazione non deve essere troppo elevata, non vi devono essere casi di partenogenesi nell'ambito della specie ed i maschi non devono essere troppo attivi. E' ancora da segnalare la difficoltà derivante dalle variabili condizioni climatiche. Il ciclo della specie in oggetto può infatti subire lievi variazioni o irregolarità rendendo sempre più improbabile un'azione di cattura proporzionalmente efficace.

 

Fonte: http://ecogeop3f.wikispaces.com/file/view/ricerca%20parassiti%20scudeler%20e%20conforto.doc/281817482/ricerca%20parassiti%20scudeler%20e%20conforto.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Malattie delle piante

Lotta ai parassiti delle piante

Crittogame CHE COSA SONO? Come si diffondono? ESEMPI DI

CRITTOGAME Le crittogame si possono genericamente considerare "Piante inferiori" in quanto non sviluppano mai gli organi particolari che sono il fiore ed il frutto, i quali invece caratterizzano le "Piante superiori" (Fanerogame o Spermatofite). Al di là di questo carattere generale, le crittogame sono molto varie in quanto alcune non possiedono organi nè tessuti differenziati, sono cioè Tallofite, mentre altri gruppi come le felci sono più evoluti e cominciano a presentare tessuti ed organi simili a quelli delle Piante superiori (tessuti vascolari, radici, foglie, etc.).

 

INSETTI

come si diffondono?

Gli insetti rappresentano all'incirca l'80% dell'intero regno animale; se ne conoscono più di un milione di specie ed il numero è destinato ad incrementare di giorno in giorno col procedere della ricerca entomologica. E' però vero che spesso utilizziamo il termine "insetto" in modo improprio riferendolo anche ad animali che in effetti non lo sono.

                                   

NEMATODI

I nematodi sono piccoli organismi vermiformi (0,4 -1 mm), che vivono nel terreno a spese di larve di insetti. Le specie più importanti appartengono ai generi Steinernema ed Heterorhabditis che penetrano le loro vittime attraverso le aperture del corpo od anche attivamente attraverso l'esoscheletro. Una volta dentro l'ospite, il nematode rilascia dei microrganismi simbionti che moltiplicandosi provocano la morte dell'insetto in 24-72 ore. Gli insetti uccisi diventano giallo-marroni, o rossastri a seconda della specie. L'attività dei microrganismi trasforma l'interno dell'insetto in un substrato ideale per la riproduzione del nematode il quale compie uno o due cicli riproduttivi, sino a produrre altre migliaia di larve infettive che abbandonano il cadavere ormai putrefatto dell'insetto, in cerca di nuovi ospiti. Le larve infettive dei nematodi si disperdono sia in orizzontale che in verticale, e sia attivamente che passivamente. La diffusione attiva richiede la presenza di un film liquido ed è limitata ad alcuni centimetri mentre quella passiva, ad opera di pioggia, vento, parti di suolo o insetti, può essere molto maggiore. La durata della sopravvivenza nel suolo in assenza di ospiti dipende anche dalla temperatura, dall'umidità, dall'azione dei nemici naturali e dal tipo di suolo. I nematodi oltre ad essere molto efficaci nel controllo di diverse importanti specie di insetti dannosi alle colture, sono del tutto innocui per le specie non target ed per gli animali superiori, costituendo così un importante gruppo di agenti di controllo biologico, molto utili, versatili ed in grande sviluppo applicativo. La loro applicazione è semplice e si effettua previa dispersione in acqua, che viene poi distribuita al suolo con attrezzature convenzionali nei pressi della piante

ACARI

Gli Acari sono degli artropodi (dal greco "artros = articolazione" e "pos = piedi", animali invertebrati col corpo protetto da un dermoscheletro di natura chitinosa, diviso in segmenti e con appendici articolate) di piccolissime dimensioni (da pochi micron a qualche millimetro), forniti di quattro paia di zampe allo stato adulto. Appartengono alla classe degli "Aracnidi" e pertanto non sono degli insetti (che al contrario appartengono alla classe degli "Insetti" e sono provvisti di soli tre paia di zampe allo stato adulto), come erroneamente si pensa. Molte specie di Acari sono parassiti di animali (come ad esempio l'Acaro della scabbia) e di vegetali, che pungono con le appendici boccali, dette CHELICERI che unendosi e allungandosi formano un vero e proprio stiletto, svuotando poi le cellule del loro contenuto.  

 

VIRUS

Corpuscoli microscopici in grado di trasmettere alle piante malattie (virosi) molto pericolose. Le loro infezioni vengono propagate attraverso afidi, nematodi o ferite causate nel corso delle lavorazioni. Le malattie da virus si manifestano con caratteristiche aree scolorite, note con il nomi di mosaici, ma anche con altre sintomatologie, con avvezzimenti, apici ricurvi ecc. La difesa si basa soprattutto sulla soppressione dei parassiti vettori ( in particolare afidi e nematodi) e sulla prevenzione: utilizzo di attrezzi da lavoro puliti e impiego di piantine e sementi esenti o resistenti ai loro attacchi. Per evitare la diffusione delle incurabili virosi, le piante colpite dovrebbero essere estirpate e distrutte.

 

LOTTA AI PARASSITI DELLE PIANTE

 

  • Quali sono i principali parassiti delle piante?

               I principali parassiti sono:  -ACARI

                                                                     - AFIDI

                                                                     - ANGUILLULE O NEMATODI

                                                                     - CIMICI

                                                                     - COCCINIGLIE

                                                                     - CRIOCERE

                                                                     - LIMACCE E LUMACHE  ecc..

 

                                                

 

  • Quali sono i principali sistemi di controllo dei parassiti?
  • lotta chimica:  àLa lotta con mezzi chimici consiste nell'utilizzo di principi attivi, inorganici oppure organici, naturali o di sintesi, per prevenire e combattere le malattie ed i parassiti delle piante; tali prodotti prendono il nome di prodotti fitosanitari o Fitofarmaci, denominati anche antiparassitari o pesticidi. Il concetto di antiparassitario, ulteriormente modificato nel 1988, viene così interpretato: sono considerati pesticidi i preparati pronti all'impiego nella forma in cui sono forniti all'utilizzatore, destinati ai seguenti scopi:

 

1) distruggere gli organismi nocivi alle piante ed ai prodotti vegetali o prevenirne l'azione.

2) favorire o regolare la produzione vegetale, quando non si tratti di concimi o di altre sostanze destinate al miglioramento del terreno.

3) conservare i prodotti vegetali, compresi quelli che servono a proteggere il legno, quando non esistono particolari disposizioni in materia di conservanti, eccettuati i prodotti per i rivestimenti che non contengano nessuna sostanza conservante che penetri nel prodotto vegetale.

4) distruggere le piante indesiderate.

5) distruggere talune parti di piante o impedirne uno sviluppo indesiderato.

6) rendere inoffensivi e distruggere gli organismi nocivi diversi da quelli che attaccano le piante, nonchè gli organismi importuni, od impedirne l'azione.

  • lotta biologica: àLa lotta biologica è l'elemento chiave di ogni strategia innovativa   di difesa delle colture, che rispetti l'ambiente. I suoi vantaggi fondamentali sono:

                                                                                controllo efficace delle specie dannose

                                                                      controllo di specie resistenti ai pesticidi

                                                                       massima riduzione nell'uso dei pesticidi

                                                                       nessun impatto sull'entomofauna utile selvatica

                                                                       stabilizzazione dell'agroecosistema

                                                                        nessun effetto fitotossico sulle colture

                                                                        nessun tempo di carenza

                                                                        ambienti di coltivazione sani

                                                                        produzioni agricole pulite

  • lotta integrata:  La lotta integrata è una pratica di difesa delle colture che prevede una drastica riduzione dell'uso di fitofarmaci mettendo in atto diversi accorgimenti. Tra i principali, si ricordano:
  • l'uso di fitofarmaci poco o per niente tossici per l'uomo e per gli insetti utili;
  • la lotta agli insetti dannosi tramite la confusione sessuale (uso di diffusori di feromoni);
  • fitofarmaci selettivi (che eleminano solo alcuni insetti);
  • fitofarmaci che possono essere facilmente denaturati dall'azione biochimica del terreno e dall'aria;
  • la lotta agli insetti dannosi tramite le tecniche di autocidio, come la tecnica dell'insetto sterile (SIT);
  • la previsione del verificarsi delle condizioni utili allo sviluppo dei parassiti, in modo da irrorare con fitofarmaci specifici solo in caso di effettivo pericolo di infezione e non ad intervalli fissi a scopo preventivo.
  • la lotta agli insetti dannosi tramite l’inserimento di altri che siano loro predatori naturali e che non siano dannosi alle coltivazioni (lotta biologica);
  • l’uso di varietà colturali maggiormente resistenti;
  • l’uso della rotazione colturale;
  • particolare attenzione ed eliminazione di piante infette

 

    • Che cosa sono i “feromoni” e come vengono impiegati?

Feromone à (dal greco antico φέρω phero "portare" e ὁρμή orme "eccitamento") è il nome dato a sostanze chimiche, segnali attivi a basse concentrazioni, prodotte ed escrete in particolar modo da insetti, che sono in grado di suscitare delle reazioni specifiche di tipo fisiologico e/o comportamentale in altri individui della stessa specie che vengono a contatto con esse.

La produzione dei feromoni ha un costo energetico molto basso ed è il primo sistema usato da organismi viventi per comunicare tra di loro, come il senso chimico è stato il primo da loro usato per percepire il mondo esterno. Lo scopo della produzione di feromoni è di fare pervenire un messaggio a lunga distanza dove i segnali visivi o auditivi non sono sufficienti, o per rinforzarli.

Sono tre le funzioni che i feromoni prodotti possono avere verso i loro destinatari, anche se a volte un feromone ha più di un effetto. La prima è la funzione di identificazione, la seconda di allarme e la terza sessuale:

  • I feromoni “firme olfattive” sono l’odore che permette alla madre bufala di riconoscere il suo piccolo in mezzo a migliaia di altri, ma anche alla madre umana di riconoscere dopo solo tre ore l’odore del suo bambino su una camicia in mezzo ad dieci portate da altri neonati. Nello stesso modo le formiche, le api o le termiti si riconoscono grazie alla “firma olfattiva” che rivela la loro appartenenza ad una specifica famiglia sullo stesso territorio. Gli animali territoriali come i felini, i cani o i castori li disperdono sul proprio territorio per rivendicarne il possesso.
  • I feromoni di allarme sono prodotti e diffusi nell’aria spesso insieme a segnali visivi ed acustici in caso di pericolo o di ferita. Questi feromoni non avendo una funzione di identificazione individuale sono molto semplici di struttura. In effetti diverse specie producono lo stesso identico feromone di allarme e spesso diverse specie sullo stesso territorio hanno imparato a riconoscere il segnale di altri animali in modo di incrementare la loro possibilità di sopravvivenza.
  • I feromoni sessuali hanno la funzione di favorire la riproduzione, spesso permettendo di sincronizzare la fecondazione con l’ovulazione. E’ così per molti organismi marini, crostacei o pesci ma anche per i mammiferi. Al momento dell’ovulazione la femmina produce un feromone che scatena nel maschio la produzione di sperma o il comportamento sessuale. Per molti mammiferi, se non per tutti, cavalli, ovini, cani e tanti altri, il segnale olfattivo della femmina è quello che scatena la passione del maschio.

                  

 

Fonte: http://ecogeop3f.wikispaces.com/file/view/Lotta%20ai%20parassiti%20delle%20piante%20DUMITRAS.LEFTER%20.doc/283768402/Lotta%20ai%20parassiti%20delle%20piante%20DUMITRAS.LEFTER%20.doc

Autore del testo:     Dumitras V. Lefter A.

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Malattie delle piante

LE AVVERSITA’ DELLE PIANTE

Col termine di avversità si intendono una serie di motivi o agenti che alterano lo stato normale della pianta, il danno prodotto consiste nel progressivo deperimento della pianta fino alla sua morte o in una riduzione qualitativa o quantitativa del prodotto. Le avversità possono essere classificate come: fisiopatie (alterazioni di natura non infettiva), malattie da virus (caratterizzate da trasmissibilità), malattie crittogamiche (prodotte da batteri o funghi parassiti), infine danni da fitofagi cioè insetti o parassiti.

 

MALATTIE DI AGENTI ANIMALI

Sono numerosi gli animali che nutrendosi delle parti della pianta (foglie, linfa, ecc.) ne determinano danni di tipo strutturale e di tipo estetico. Ricordiamo principalmente tra gli insetti le larve dei lepidotteri per i danni sulle foglie, le mosche per i danni sui frutti in particolare sugli ulivi e sulle pomacee, gli afidi (pidocchi) che oltre a nutrirsi della linfa determinano le condizioni favorevoli alla nascita della fumaggine cioè di un fungo che si nutre della sua melata così come le formiche che vivono in simbiosi con loro. Alcuni di questi animali non sono visibili viste le loro dimensioni oppure perché operano al di sotto del terreno, è il caso dei nematodi. I danni risultano  molto gravi poichè spesso questi animali veicolano malattie funginee o virali.

 

MALATTIE DI NATURA INFETTIVA

Con questo termine distinguiamo principalmente i virus, i batteri e i funghi, cioè tutti quegli organismi che pur non visibili ad occhio nudo determinano deperimenti più o meno accentuati della pianta ospite. La parola virus (veleno) deriva dal latino ed era un termine anticamente usato per caratterizzare misteriosi agenti di stati morbosi. Possiamo considerarli come punto di unione tra il mondo vivente e quello non vivente, vengono infatti considerati viventi per la capacità di moltiplicarsi e per la loro patogenicità e non viventi perché hanno una struttura molecolare particolare che ne determina la forma. La malattia prodotta dai virus è detta virosi. I virus vengono indicati col loro nome volgare in inglese abbreviato (cucumber mosaic virus CMV). Molto simili ai virus sono i batteri benché essi siano formati da unità cellulari vere e proprie che muovendosi all’interno della pianta e riproducendosi molto velocemente ne determinano spesso la morte. Anche i fughi come i batteri sono incapaci di rendere organici i composti minerali e sono costretti quindi ad alimentarsi delle sostanze prodotte dalle piante. Il fungo presenta tipicamente un ciclo di sviluppo a partire da una spora che germina in condizioni di umidità e temperatura favorevoli producendo una corta ifa, essa si sviluppa allungandosi e ramificandosi. Ad un certo punto dello sviluppo il fungo inizia a fruttificare producendo spore. Possono riprodursi attraverso di esse oppure con una forma asessuata per mezzo di moltiplicazione cellulare. Le malattie funginee più diffuse sono a carico degli apparati vegetativi (foglie, fusti, frutti nonché delle radici). Spesso prosperano anche all’interno delle reti linfatiche della pianta provocando veri e propri cancri rameali con fuoriuscita della linfa. Molti funghi sono necrofagi. Da quanto detto appare evidente che è sufficiente una presenza di acqua per causare la loro diffusione.

 

IDENTIFICAZIONE DELLE MALATTIE

Oltre alla conoscenza diretta dei vari agenti patogeni allo scopo di identificare le malattie prodotte sulla pianta è necessario valutare efficacemente la fase fenologica in cui essa si trova. Molti insetti o funghi si sviluppano infatti esclusivamente durante alcune fasi fenologiche mentre sono assenti in altre. Inoltre la conoscenza dei giusti periodi permette l’uso appropriato delle difese da utilizzare evitando la fitotossicità dei prodotti.  

 

MEZZI DI LOTTA CONTRO LE MALATTIE

La lotta contro le malattie può realizzarsi di caso in caso attraverso interventi sull’ambiente (si cerca di rendere meno favorevole l’aggressività del parassita o più confacente la resistenza dell’ospite), attraverso interventi sulla pianta e sul parassita. A seconda che questi interventi vengano realizzati prima o dopo l’inizio della malattia li distingueremo in preventivi o curativi. Riguardo ai mezzi con cui realizzare gli interventi essi sono di natura fisica, chimica, agronomica, ecc. per ciò che concerne la lotta chimica essa si realizza attraverso l’uso di particolari sostanze dette fitofarmaci. Ne esistono di varia natura ed efficacia. Quelli da contatto agiscono come dice la parola esclusivamente per contatto diretto sul patogeno, quelli cititropici penetrano all’interno della parete fogliare per pochissimi micron   e vengono in contatto soltanto con le cellule superficiali di essa a differenza di quelli translaminari che attraversano  totalmente la lamina fogliare. I più resistenti e persistenti sono quelli sistemici che usano i vasi traslocatori della pianta per essere portati in ogni sua cellula. La conoscenza del patogeno ci permette di usare il prodotto più appropriato per difendere le nostre colture visto che ognuno di essi è specifico. Sulle confezioni dei prodotti vi è un’apposita etichetta che riporta dettagliatamente le caratteristiche del prodotto, ne dichiara la sua pericolosità, le istruzioni per l’uso riferite ad ogni coltura, le norme precauzionali, i tempi di carenza (periodo che deve intercorre tra il trattamento e la raccolta o consumo del prodotto), i tempi di rientro (periodo che deve intercorrere tra il trattamento e il rientro in campo dell’operatore). Negli orti domestici vengono normalmente utilizzati prodotti che fanno parte della Ppo (Prodotti per piante ornamentali), disponibili nei punti vendita non specificatamente autorizzati (ad esempio garden, supermercati ecc..). I Ppo comprendono insetticidi e fungicidi in formulazioni “pronte all’uso”, cioè che non devono essere disciolte in acqua e quindi molto facili da distribuire.

La scelta del prodotto fitosanitario riveste una grande importanza per la validità del trattamento e per contenere gli effetti collaterali indesiderabili.

La necessità di effettuare un trattamento, con uno specifico prodotto va sempre indicato da figure professionali esperte. Qualora ci si dovesse trovare di fronte alla scelta di un prodotto fitosanitario, non potendo avvalersi delle indicazioni di un tecnico esperto, i criteri da seguire e le necessario valutazioni da fare nei limiti delle proprie conoscenze tecniche/ sono:

1 ) individuare l'avversità da combattere/ in modo tale da stabilire quale tipo di antiparassitario bisogna impiegare (fungicida/ insetticida/ etc.).

2) considerare la fase di sviluppo del parassita/ uovo/ larva/ etc. se trattasi di insetti; oppure/ in caso di malattia fungina (es. peronospora della vite),se essa è in fase di incubazione (presenza della macchia d' olio) o in fase di fruttificazione (presenza di muffa bianca).

3) considerare lo stadio fenologico della coltura da difendere (fioritura, maturazione, riposo vegetativo, etc.):

- in relazione alla suscettibilità della pianta nei confronti del parassita;

- in relazione alla specificità di alcune sostanze attive e/o dei formulati da impiegare.

4) tener conto delle proprietà intrinseche dei prodotti fitosanitari, ovvero:

- dello spettro d'azione (specifico, selettivo, a largo spettro d'azione);           

- della modalità d'azione nei confronti delle avversità;                                              

- della capacità di penetrazione e traslocazione all'interno dei tessuti.

5) tener conto del tempo di carenza del prodotto fitosanitario per quella coltura.

 

Una volta fatte queste considerazioni, la scelta del prodotto fitosanitario deve essere indirizzata, ovviamente, su un prodotto autorizzato per la coltura da difendere e per l'avversità da combattere e, per quanto possibile, poco tossico per l'uomo, per gli organismi utili e per l'ambiente.

I prodotti fitosanitari, sia di libera vendita che acquistabili con il patentino,devono essere conservati in condizioni di sicurezza. In mancanza di un locale adeguato, occorre comunque prestare attenzione alla loro detenzione, in modo che non vi siano usi impropri.

 

Qualche utile accorgimento:

  1. custodire sempre gli agrofarmaci nella confezione originale assieme all’etichetta, per poterla consultare in caso di necessità;
  2. conservare la confezione possibilmente lontano dall’abitazione, in un luogo asciutto, a temperatura ambiente e al riparo dalla luce diretta. In mancanza di uno spazio adeguato si può utilizzare un armadietto chiuso a chiave, non accessibile ai bambini;
  3. non riporre gli agrofarmaci in bagno o in cucina: l'umidità può alterarli e sono alla portata dei più piccoli;
  4. non travasare mai i prodotti in contenitori diversi dall'originale, tanto meno in quelli per alimenti e bibite: si finisce per non ricordare più a cosa serve quel farmaco e la sua eventuale scadenza;
  5. non utilizzare mai i flaconi vuoti degli agrofarmcaci per riporvi altre sostanze. Questi scambi possono causare molti incidenti domestici a volte mortali, soprattutto quando non tutti i componenti della famiglia sono al corrente della sostituzione.

 

Fonte: http://carlocintoni.altervista.org/dispense/dispensa%205%202008.doc

Sito web da visitare: http://carlocintoni.altervista.org/

Autore del testo: Cintoni?

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