Dizionario enciclopedico termini con lettera iniziale E parte 3

 

 

 

Dizionario enciclopedico termini con lettera iniziale E parte 3

 

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Dizionario enciclopedico termini con lettera iniziale E parte 3

 

Eleonòra d'Èste (Ferrara 1537-1581) Sorella di Alfonso II, duca di Ferrara. Ospitò e protesse il Tasso; alcuni ipotizzano anche un amore non corrisposto tra la principessa e il poeta, che sarebbe stato la causa della sua follia.

Eleòtridi Famiglia di Pesci Perciformi tipici dei mari caldi. Vi appartengono specie che usano depositarsi sul fondo immobili.

elètta, sf. 1 Gruppo scelto. 2 Scelta.

elettivaménte, avv. In modo elettivo.

elettività, sf. Proprietà di alcune sostanze di fissarsi su determinati elementi cellulari.

elettìvo, agg. 1 Che si sceglie per libero atto di volontà. 2 Nominato per via di elezione.

elètto, agg. e sm. agg. 1 Scelto. ~ pregiato. <> scartato. 2 Preferito. ~ privilegiato. <> emarginato.
sm. 1 Chi è stato scelto a qualche ufficio. 2 Al plurale sono coloro che Dio ha scelto da destinare alla gloria del paradiso.
 sm. e sf. elected.

elettoràle, agg. Che si riferisce a elezione.
 agg. election, electoral.

elettoralìsmo, sm. Il finalizzare le scelte politiche soprattutto al conseguimento di risultati elettorali vantaggiosi.

elettoralìstico, agg. (pl. m.-ci) Relativo all'elettoralismo.

elettoràto, sm. 1 Il complesso degli aventi diritto a voto. 2 Il diritto di eleggere o di essere eletto.
 sm. electorate.

elettóre, sm. (f.-trìce) Chi ha diritto di voto alle elezioni.
 sm. 1 voter, elector. 2 (di collegio elettorale) constituent.

Elèttra Personaggio mitologico, figlia di Agamennone e Clitennestra. Non poté impedire l'assassinio del padre a opera della madre e del suo amante Egisto, ma in seguito aiutò Oreste a uccidere entrambi.
Elettra
Tragedia di Sofocle (ca. 425 a. C.). È una delle 7 tragedie di Sofocle conservate (delle oltre 100 attribuitegli). L'opera è concentrata sul desiderio di Elettra di eliminare il male morale impersonato da sua madre Clitennestra e dal di lei amante Egisto, che hanno assunto il potere ad Argo dopo l'uccisione del re Agamennone. Elettra realizza il suo scopo con il ritorno lungamente atteso del fratello Oreste. Il tono di vittoria della scena finale ha turbato numerosi critici. Esso resta tuttavia perfettamente coerente con la severità, l'intransigenza e la purezza del panorama morale di Sofocle.
Elettra
Tragedia di Euripide (ca. 413 a. C.). È una delle 19 tragedie di Euripide conservate (delle circa 90 attribuitegli). L'opera, che narra gli stessi avvenimenti della tragedia omonima di Sofocle, disegna un ritratto più realistico dei protagonisti. L'arrivo inatteso del fratello Oreste fa passare Elettra da un'iniziale rassegnazione al desiderio di vendetta. Oreste uccide Egisto senza tentennamenti, ma è assalito dall'orrore al momento di colpire la madre. In Euripide, gli eroi impassibili di Sofocle si sono tramutati in uomini comuni che nell'agire sono continuamente costretti a fare i conti con la loro coscienza.
Elettra
Dramma di H. von Hofmannsthal (1903).
Elettra
Opera di poesia di G. D'Annunzio contenuta in Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi (1903).
Elettra
Opera in un atto di R. Strauss, libretto di H. von Hofmannsthal (Dresda, 1909).
Elettra
Film drammatico, greco (1961)
Regia Michael Cacoyannis. Interpreti: Irene Papas, Yannis Fertis, Aleka Catseli. Titolo originale: Elektra

Elettra o la caduta delle maschere Dramma di M. Yourcenar (1954).

elettràuto, sm. invar. 1 Negozio per la vendita di materiale elettrico per autoveicoli. 2 Officina per la riparazione di impianti elettrici di automobili. 3 Addetto a tali riparazioni.
 sm. invar. 1 workshop for car electrical repairs. 2 (persona) car electrician.

elettricaménte, avv. Dal punto di vista elettrico.

elettricìsta, sm. (pl.-i) Chi si occupa di apparecchiature o impianti elettrici.
 sm. electrician.

elettricità, sf. 1 Insieme dei fenomeni e delle proprietà fisiche cui partecipano le cariche elettriche sia in quiete che in moto. 2 Tensione. ~ irrequietezza. <> tranquillità.
 sf. electricity.
Il termine elettricità indica anche la proprietà fondamentale della materia che si evidenzia a livello macroscopico con fenomeni attrattivi e repulsivi. L'elettricità può essere statica o dinamica.
Fenomeno osservato fin dall'antichità, ma confuso con il magnetismo, l'elettricità fu riconosciuta e separata da quest'ultimo solo nel XVI sec. con W. Gilbert; nel secolo successivo vennero scoperte la conduzione (S. Gray) e le due forme positiva e negativa (C. F. du Fay), fino alle enunciazioni quantitative di H. Cavendish (1771) e di C. A. Coulomb (1789). Alla fine del XVIII sec. con gli esperimenti di L. Galvani e A. Volta, lo studio dell'elettricità si spostò dall'elettrostatica all'elettrodinamica. La circolazione dell'elettricità venne formalmente definita da G. S. Ohm e G. R. Kirchhoff grazie anche all'introduzione del concetto di potenziale (C. F. Gauss, 1840). A partire dai primi anni del XIX sec., gli studi di H. C. Oersted e in seguito quelli di A. M. Ampère, M. Faraday e soprattutto di J. C. Maxwell, ricongiunsero le teorie sull'elettricità e sul magnetismo aprendo la strada all'elettromagnetismo
Elettricità animale
Bioelettricità.
Elettricità negativa
Propria di corpi in cui gli elettroni sono in eccedenza (ottenibile strofinando materiali come l'ebanite).
Elettricità positiva
Propria di corpi che hanno ceduto elettroni (ottenibile strofinando materiali come il vetro).
Elettricità terrestre
Il complesso delle cariche e dei fenomeni elettrici che si manifestano tra la superficie terrestre e l'atmosfera che è sede di un campo elettrico a potenziale positivo crescente verso l'alto. I temporali compensano la corrente ascendente attraverso i fulmini, riequilibrando il sistema terra-atmosfera.

elèttrico, agg. e sm. (pl. m.-ci) agg. 1 Relativo all'elettricità. 2 Mosso da elettricità. 3 Di colore azzurro vivo. 4 Nervoso. ~ teso. <> calmo.
sm. Lavoratore dell'industria elettrica.
 agg. electric.
Organi elettrici
In zoologia gli organi, produttori di energia elettrica, di alcuni animali con i quali possono scaricare forti correnti e stordire la preda.

elettrificàre, v. tr. Sostituire la forza motrice elettrica a una di un altro tipo.

elettrificazióne, sf. L'elettrificare o l'effetto.

elettrizzàbile, agg. Che può elettrizzarsi o che può essere elettrizzato.

elettrizzànte, agg. Entusiasmante. ~ eccitante.
 agg. exciting, thrilling.

elettrizzàre, v. tr. 1 Suscitare nei corpi l'elettricità. ~ caricare. <> esaurire, scaricare. 2 Rendere irrequieto, eccitare. ~ entusiasmare. <> smorzare.
rifl. 1 Caricarsi di elettricità. 2 Entusiasmarsi.
 v. tr. to electrify.

elettrizzàto, agg. 1 Che ha subito un processo di elettrizzazione. 2 Eccitato. ~ euforico.

elettrizzazióne, sf. L'elettrizzare o l'effetto.
 electrification.

elèttro, sm. 1 Lega naturale o artificiale di oro e di argento. 2 Ambra.

elettroacùstica, sf. Studio della ricezione e riproduzione di suoni per mezzo di apparecchi elettrici.

elettroanàlisi, sf. Metodo chimico di analisi che consiste nell'elettrolisi di una soluzione di un sale con separazione di un metallo.

elettrobìsturi, sm. Apparecchio chirurgico che incide i tessuti coagulando contemporaneamente il sangue.

elettrocalamìta, sf. Pezzo di ferro che diventa calamita quando è avvolto in un filo di rame per cui passi una corrente elettrica.

elettrocardiografìa, sf. Registrazione grafica dei fenomeni elettrici collegati con l'attività cardiaca.

elettrocardiògrafo, sm. Apparecchio per la registrazione degli impulsi elettrici del cuore. Fu inventato nel 1887 dal tedesco Augustus Waller e fu perfezionato successivamente dal fisiologo William Einthoven.

elettrocardiogràmma, sm. (pl.-i) Tracciato ottenuto mediante l'elettrocardiografo, apparecchiatura che registra l'attività del cuore tramite elettrodi applicati in diversi punti del corpo. Il grafico elettrocardiografico normale è composto da tre onde positive e da due negative, che corrispondono alle singole attività di sistole e diastole di atri e ventricoli del miocardio. La registrazione dell'elettrocardiogramma può avvenire a riposo o sotto sforzo. Nel primo caso il grafico può evidenziare patologie delle coronarie, alterazioni del ritmo cardiaco e della conduzione dell'impulso elettrico. Con l'elettrocardiogramma da sforzo è invece possibile ottenere un tracciato dinamico in grado di evidenziare cardiopatie latenti, nonché di stabilire i limiti dell'attività fisica per i pazienti affetti da scompensi coronarici.
 sm. electrocardiogram.

elettrochìmica, sf. La parte della chimica che studia i rapporti tra i fenomeni chimici e quelli elettrici.

elettrochìmico, agg. e sm. (pl. m.-ci) agg.¤ ¤Relativo all'elettrochimica.
sm. Studioso di elettrochimica.

elettrochoc => ¤elettroshock¤

elettrocoagulazióne, sf. Termine che designa una tecnica elettrochirurgica volta a eliminare le strutture cellulari con il calore; viene utilizzata anche nel trattamento delle neoplasie. L'elettrocoagulazione viene effettuata per mezzo dell'elettrobisturi, dell'ago diatermico e dell'ansa diatermica. Le stesse tecniche sono utilizzate anche nella depilazione totale. ~ diatermocoagulazione.

elettrocromatografia, sf. Sinonimo di microelettroforesi su carta.

elettrodébole, agg. Relativo alle interazioni elettrodeboli che comprendono sia le interazioni deboli che quelle elettromagnetiche.

elettrodiagnòstica, sf. Studio delle reazioni di nervi e muscoli a stimolazioni elettriche.

elettrodiàlisi, sf. Dialisi nella quale si utilizza l'effetto accelerante prodotto da un campo elettrico creato nella soluzione. Viene sfruttato per separare i sali dell'acqua di mare.

elettrodinàmica, sf. Parte dell'elettrologia che studia le relazioni reciproche di circuiti percorsi da correnti elettriche.

elettrodinàmico, agg. (pl. m.-ci) Dell'elettrodinamica.

elèttrodo, sm. Ciascuno degli estremi di un circuito elettrico da cui entra o esce corrente.

elettrodomèstico, agg. e sm. (pl. m.-ci) Di apparecchio a uso domestico fatto agire elettricamente, o l'apparecchio stesso.
 agg. e sm. domestic appliance.

elettrodótto, sm. Condotto per il trasporto a distanza dell'energia elettrica.

elettroencefalografìa, sf. Tecnica volta a registrare l'attività elettrica cerebrale.

elettroencefalogràmma, sm. (pl.-i) Tracciato ottenuto dalla registrazione dell'attività cerebrale mediante un'apparecchiatura (l'elettroencefalografo) in grado di amplificare e registrare, per mezzo di elettrodi opportunamente collocati sul cuoio capelluto, le variazioni spontanee di potenziale elettrico fra due punti del cranio. L'elettroencefalogramma è un valido strumento diagnostico per alcune patologie cerebrali, come l'epilessia e il morbo di Alzheimer-Perusini, ma viene anche utilizzato come mezzo di ricerca per lo studio dei meccanismi del sonno e, più in generale, per l'analisi delle funzioni del cervello. Dall'analisi dei tracciati elettroencefalografici sono state individuate quattro diverse bande di frequenza o ritmi cerebrali: il ritmo alfa (con una frequenza tra 8 e 13 Hz), il beta (da 12 a 14 Hz), il delta (da 0 a 3 Hz) e il theta (compreso tra i 4 e i 7 Hz). Questi ultimi due ritmi costituiscono la naturale attività del cervello di un individuo molto giovane (dalla nascita fino all'adolescenza) mentre una persona adulta in stato di riposo può essere considerata normale quando emette quasi esclusivamente ritmi alfa.

elettrofisiologìa, sf. La parte della fisiologia che tratta dell'elettricità applicata agli organismi viventi o dei fenomeni elettrici che si svolgono in essi.

elettroforèsi, sf. Reazione chimica per cui avviene una migrazione di ioni in una soluzione in cui si stabilisca un campo elettrico tramite due elettrodi. Viene distinta in cataforesi, quando la migrazione di ioni avviene verso il catodo, e anaforesi, se si compie verso l'anodo. Esistono due tecniche per eseguire la reazione: l'elettroforesi in fase libera e quella in fase stabilizzata. L'elettroforesi viene utilizzata per scindere sostanze con legami molto forti che, a causa delle cariche e delle dimensioni delle singole particelle, hanno una diversa velocità di migrazione. Questo procedimento risulta particolarmente utile per eliminare le impurità presenti in alcuni composti o, in biologia, per separare le sostanze proteiche da analizzare.

Elettrofòridi Famiglia di Pesci Actinopterigi Cipriniformi che comprende l'elettroforo e l'anguilla elettrica. Tali pesci hanno organi elettrici posti nella regione caudale.

elettròforo, sm. Macchina elettrostatica elementare.

elettrogenètica, sf. Studio delle mutazioni indotte nei vegetali tramite l'azione di campi elettromagnetici.

elettrògeno, agg. Che produce elettricità.

elettrolìsi, sf. invar. Reazione chimica provocata dal passaggio di una corrente continuata tra due elettrodi immersi in una soluzione o in una massa fusa. L'elettrolisi serve per la produzione di elementi e composti, per la raffinazione dei metalli e nei trattamenti galvanici.

elettrolìtico, agg. (pl. m.-ci) Che si riferisce all'elettrolisi.

elettrolìto, sm. Sostanza capace di sciogliersi in soluzione acquosa.

elettrologìa, sf. Parte della fisica che studia l'elettricità e i fenomeni a essa relativi.

elettrològico, agg. (pl. m.-ci) Che concerne l'elettrologia.

elettromagnète, sm. Elettrocalamita.
 da elettro-+ magnete.

elettromagnètico, agg. (pl. m.-ci) Relativo all'elettromagnetismo.

elettromagnetìsmo, sm. Parte della fisica che studia in generale le relazioni tra elettricità e magnetismo e, in particolare, i fenomeni d'induzione elettromagnetica, gli effetti magnetici determinati da una corrente elettrica e gli effetti determinati da un campo magnetico su di una corrente elettrica. Attualmente si preferisce usare il termine elettrodinamica, in quanto ciò che un tempo veniva definita proprietà magnetica della materia sono in realtà campi generati dalle forze di interazione tra le cariche elettriche in movimento. Fu Hans Christian Oersted, attorno al 1820, a scoprire che una corrente che scorre in un conduttore produce attorno a esso un campo magnetico di intensità direttamente proporzionale all'intensità della corrente stessa. Analogamente, se a un conduttore percorso da una corrente si avvicina un campo magnetico, quest'ultimo esercita delle forze sulle cariche in movimento.

elettromeccànica, sf. Parte dell'elettrotecnica che si occupa delle macchine.

elettromeccànico, agg. e sm. (pl. m.-ci) agg. 1 Si dice di qualsiasi macchina in cui avvenga una trasformazione di energia meccanica in energia elettrica e viceversa. 2 Relativo all'elettromeccanica.
sm. Operaio specializzato nella costruzione o manutenzione di macchine elettriche.
 da elettro-+ meccanico.

elettromedicàle, agg. Relativo alle apparecchiature elettriche impiegate in medicina.

elettrometallurgìa, sf. Parte dell'elettrochimica che si occupa della lavorazione dei metalli mediante elettricità.

elettrometrìa, sf. Scienza che si occupa della misurazione delle grandezze elettriche.

elettròmetro, sm. Strumento per misurare il potenziale di una corrente elettrica.

elettromiografìa, sf. Registrazione dell'attività elettrica dei muscoli usata a scopo diagnostico per stabilire i rapporti funzionali tra nervi e muscolo.

elettromotóre, agg. e sm. agg. (f.-trìce) Capace di mettere in movimento cariche elettriche.
sm. Motore elettrico.

elettromotrìce, sf. Vettura ferroviaria o tranviaria azionata da motore elettrico.

elettronarcòsi, sf. Tecnica di terapia psichiatrica praticata applicando tensioni elettriche più deboli per un tempo superiore a quello dell'elettroshock.

elettrondonatóre, agg. Relativo a un gruppo atomico capace di respingere gli elettroni di legame col carbonio di una molecola organica assumendo una carica positiva.

elettróne, sm. Particella di carica negativa, la prima a essere identificata e studiata (J. K. Thompson, 1897). La carica elettrica dell'elettrone pari a 1,60206 · 10-19 coulomb è la più piccola carica esistente. Gli elettroni sono costituenti fondamentali dell'atomo, in cui uno o più elettroni formano la nube di particelle cariche negativamente che circonda il nucleo positivo e che determina tutte le proprietà chimiche dell'elemento.
 sm. electron.
Elettroni di conduzioni
Sono gli elettroni più esterni degli atomi di un metallo che, messi in moto da un campo elettrico, determinano un passaggio di corrente nel conduttore.
Elettrone di valenza
Elettroni più esterni di un atomo e in grado di partecipare alla formazione di un legame chimico.

elettronegatività, sf. L'essere elettronegativo.

elettronegatìvo, agg. 1 Di elemento che tende ad acquistare elettroni. 2 Di ione che nell'elettrolisi si porta verso il polo positivo.

elettrònica, sf. Parte della fisica e dell'elettrotecnica che studia le proprietà, la produzione e l'utilizzazione degli elettroni, nel vuoto, nei gas, nei metalli e nei semiconduttori. La nascita dell'elettronica risale al 1883, in seguito ai risultati ottenuti da Edison durante gli studi sulle lampade a incandescenza. La svolta fondamentale fu impressa da L. De Forest nel 1906 con l'invenzione del triodo che fu impiegato nei radioricevitori nel 1923. Lo sviluppo dell'elettronica proseguì con le prime applicazioni dei semiconduttori (J. Bardeen, W. H. Brattain, W. Shockley, 1947) e l'invenzione del transistor (1948-1949). Nel 1962 apparvero i primi circuiti stampati mentre si svilupparono le prime applicazioni laser. Oltre alla miniaturizzazione sempre più spinta dei computer, dove si riesce a concentrare nei pochi millimetri quadrati di un chip di silicio circa 20.000 componenti elettronici, l'altro settore di enorme sviluppo dell'elettronica è costituito dalle applicazioni alle telecomunicazioni nel campo dei satelliti e delle fibre ottiche. Negli anni '80 i progressi delle applicazioni dell'elettronica nel campo dell'informatica e delle telecomunicazioni hanno favorito la nascita della telematica.
 sf. electronics.

elettronicaménte, avv. Con modalità elettronica.

elettrònico, agg. (pl. m.-ci) Che si riferisce all'elettrone o all'elettronica.
 agg. electronic.
Calcolatore (o elaboratore) elettronico
Macchina capace di eseguire elaborazione sui dati.
Configurazione elettronica
Ripartizione in vari orbitali degli elettroni nell'atomo, a ciascuno dei quali è associato un livello energetico definito.
Musica elettronica
Musica realizzata tramite apparecchiature elettriche o elettroniche (generatori di frequenze, modulatori ecc.), mediante i quali il compositore può ascoltare immediatamente le sonorità sperimentate, con un lavoro di taglio e montaggio dei vari nastri incisi. I primi esperimenti di musica elettronica risalgono ai primi del Novecento, ma cominciò a essere applicata sistematicamente dal 1951 con la fondazione del Groupe de Recherches de Musique Concrete di Parigi diretto da P. Schaeffer e dello Studio für elektronische Musik di Colonia, fondato e diretto da H. Eimert nel 1953. Composizioni celebri di musica elettronica sono state Désert di E. Varèse (1954) e Gesange der Jünglinge di K. Stochausen (1956). Nel 1955 L. Berio e B. Maderna fondarono a Milano lo studio di fonologia musicale della RAI. Da allora, sono sorti numerosi centri di musica elettronica, tra i quali sono da ricordare quelli della radio di Varsavia (1957), della Columbia Princeton University di New York (1959), dell'Institut de Recherche et de Coordination Acoustique-Musique (IRCAM) di Parigi, fondato da P. Boulez presso il Centre Pompidou (1976). Dagli anni '70 la musica elettronica è composta principalmente tramite il calcolatore elettronico (computer music) dotato di specifici dispositivi periferici (interfaccia MIDI, convertitori analogico-digitali ecc). I campi di utilizzazione del computer a scopo musicale sono molteplici: composizione assistita e automatica, sintesi del suono, registrazione, esecuzione ed elaborazione dei suoni, stampa delle partiture e analisi del suono. Tra le macchine progettate per l'esecuzione musicale dal vivo di suoni sintetizzati, si ricorda il Sistema 4X (1980).

elettronoaccettóre, agg. Relativo a un atomo o gruppo atomico in grado di attirare gli elettroni di legame col carbonio di una molecola organica assumendo una carica negativa.

elettronvòlt, sm. invar. Unità di misura con la quale in fisica nucleare e subnucleare si indica la massa e l'energia cinetica delle particelle; è pari all'energia cinetica che un elettrone acquista per effetto della differenza di potenziale di 1 V. Vale l'equivalenza 1 eV = 1,602 · 10-19 J.

elettroòttica, sf. Sinonimo di ottica elettronica.

elettropómpa, sf. Pompa azionata da un motore elettrico.
 da elettro-+ pompa.

elettropositività, sf. L'essere elettropositivo.

elettropositìvo, agg. 1 Di elemento che tende a cedere elettroni. 2 Di ione che nell'elettrolisi si porta verso il polo negativo.

elettropuntùra, sf. Metodo terapeutico che consiste nel pungere punti cutanei specifici con un ago sottoposto a un potenziale elettrico. ~ galvanopuntura.

elettroscòpio, sm. Dispositivo che serve per indicare se un corpo è elettrizzato o no. Fu inventato nel 1747 dal fisico francese Antoine Nollet.

elettroshock, sm. invar. Tecnica terapeutica per malattie nervose e mentali; ideata dagli psichiatri italiani Cerletti e Bini nel 1938 e consistente nel provocare violenti convulsioni di tipo epilettoide attraverso l'applicazione di corrente elettrica sul cranio del paziente. È un metodo di terapia oggi messo in discussione.

elettroshockterapìa, sf. Cura mediante elettroshock.

elettrosincrotróne, sm. Acceleratore di elettroni ad alta energia.

elettrostàtica, sf. Parte dell'elettrologia che studia i fenomeni dell'elettricità in quiete.

elettrostàtico, agg. (pl. m.-ci) Relativo all'elettrostatica.

elettrostrizióne, sf. Deformazione subita da un dielettrico per azione di un campo elettrico.

elettrotècnica, sf. Arte o tecnica della produzione dell'elettricità e delle sue varie applicazioni pratiche.

elettrotècnico, agg. e sm. (pl. m.-ci) agg. Relativo all'elettrotecnica.
sm. Operaio specializzato nell'elettrotecnica.

elettroterapìa, sf. Cura delle malattie tramite l'elettricità.

elettrotermìa, sf. Trasformazione di energia elettrica in energia termica.

elettrotèrmico, agg. (pl. m.-ci) Relativo o basato sull'elettrotermia.

elettrotrazióne, sf. Trazione elettrica di mezzi ferrotranviari.

elettrotréno, sm. Treno a trazione elettrica che raggiunge alte velocità.
 sm. electric train.

elettrovàlvola, sf. Valvola la cui apertura e chiusura è governata da un elettromagnete.

elettuàrio, sm. Medicamento a uso interno utilizzato nella cura di varie malattie; il più noto è la teriaca.

Elèusi Antica città dell'Attica (20.000 ab.) di fronte all'isola di Salamina. In onore di Demetra vi si celebravano i misteri eleusini, riti religiosi greci legati alla fertilità della terra e all'agricoltura. Avevano luogo ogni anno al tempo della semina ed erano rigorosamente riservati agli iniziati. Praticati anche da alcuni imperatori romani, i culti furono soppressi da Teodosio. La città fu rasa al suolo nel 396 d. C. dai goti di Alarico. Scavi archeologici hanno portato alla luce, nel 1882, le rovine del tempio, di epoca micenea, che sorgeva sull'Acropoli, i resti dell'antica cinta muraria di epoche diverse e di alcuni edifici legati al culto, tra cui il Telesterion (l'edificio dove si celebravano i riti), opera dell'architetto Ictino, i Grandi Propilei (II sec. a. C.) e i Piccoli Propilei (I sec. a. C.).

eleusìno, agg. Relativo alla città greca di Eleusi.

eleutèrie 1 Feste greche per la commemorazione della liberazione di una città. 2 Manifestazioni di gioia degli schiavi in seguito al loro affrancamento. 3 Feste di Siracusa dopo la cacciata dei tiranni Diomenidi.

Eleutèrio (-Roma 189) Santo e papa dal 174 al 189. Si oppose al montanismo e stabilì il primo regolamento relativo alla Pasqua. Accolse Ireneo che recava una lettera sul montanismo da parte dei martiri di Lione.

Eleuterozòi Sottotipo della classificazione del regno animale, tipo degli Echinodermi, gruppo dei Deuterostomi, sottoregno dei Metazoi. Vengono suddivisi nelle classi Oloturoidei, Echinoidei, Ofiuroidei, Asteroidei.

elevaménto, sm. 1 L'elevare o l'effetto. 2 Elevazione. ~ rialzo.

elevàre, v. tr. 1 Portare in alto. ~ alzare. <> abbassare. 2 Innalzare a una carica. ~ nobilitare. <> svilire. fu elevato al soglio pontificio. 3 Migliorare. <> peggiorare. lavorava per elevare la propria condizione economica. 4 In matematica calcolare la potenza di un numero. 5 Innalzare, costruire. ~ alzare, edificare, erigere. <> abbassare, abbattere, demolire. elevare un argine.
rifl. 1Salire in alto. ~ innalzarsi. <> crollare, cadere. cerca sempre di elevarsi nella scala sociale. 2 Spiccare. in quella moltitudine di candidati in pochi riuscirono a elevarsi.
 v. tr. 1 to elevate, to raise. 2 (erigere edificio) to erect.
 lat. elevare, comp. da ex-+ levare.

elevatézza, sf. L'essere elevato. ~ dignità.

elevàto, agg. 1 Nobile. ~ eccellente. <> infimo. 2 Alto. ~ rialzato. <> basso.
 agg. 1 elevated. 2 (alto) high.

elevatóre, agg. e sm. agg. (f.-trìce) Che o chi eleva.
sm. 1 Montacarichi e altre macchine simili per sollevare a diversa altezza. ~ ascensore. 2 Meccanismo che porta la cartuccia nella canna.
Muscolo elevatore
Termine anatomico che designa genericamente quei muscoli che agiscono alzando una parte del corpo.

elevazióne, sf. 1 L'atto di elevare. elevazione a potenza, in matematica, è il calcolo della potenza di un numero. 2 Luogo elevato. 3 Slancio verso l'alto di un atleta nelle specialità sportive di salto, calcio e pallacanestro. 4 Inclinazione verticale data a un'arma da fuoco. 5 Altezza di un astro sull'orizzonte. 6 L'atto del sacerdote che nella Messa alza l'ostia e il calice dopo la consacrazione. 7 Costruzione. l'elevazione di un edificio.
 lat. elevatio,-onis.

elevóne, sm. Piano mobile di governo di un aeromobile che funziona da alettone e da timone di quota. Impiegato in particolar sugli aerei senza coda.

elezióne, sf. 1 L'atto dell'eleggere; scelta di una tra più cose o persone. ~ designazione. 2 L'eleggere a una dignità. ~ nomina.
 sf. election.
Si definiscono elezioni politiche quelle per la designazione dei membri della camera e del senato; elezioni amministrative quelle per eleggere i membri dei consigli comunali, provinciali e regionali. Regolamentate fin dall'antichità, la prima organica legislazione fu elaborata in Francia nel 1788. In Italia la legge elettorale piemontese del 1848 fu estesa agli stati annessi con la legge del 1859. Una riforma del 1882 allargò la base elettorale a tutti i cittadini in possesso della licenza elementare e introdusse il sistema elettorale maggioritario, che fu abbandonato nel 1891. La riforma elettorale del 1912 allargò il diritto di voto a tutti i cittadini maschi con più di trent'anni di età; nel 1918 fu esteso a tutti i maggiorenni. Con le prime elezioni libere (Costituente, 1946) dopo il periodo fascista, si introdusse il suffragio universale maschile e femminile e il sistema proporzionale.

èlfo, sm. Nella mitologia germanica è il genietto della foresta.

Elgar, Edward (Broadheat 1857-Worcester 1934) Compositore inglese. Tra le opere numerosi oratori e pezzi sinfonici (tra cui le Variazioni su un tema originale-Enigma op. 36, 1899).

Elgin, Thomas Bruce (Parigi 1766-Londra 1841) Politico britannico. Riuscì ad asportare da Atene alcune sculture famose, oggi custodite al British Museum, tra i cui i frontoni e i fregi del Partenone.

Elgon Vulcano (4.322 m) spento, tra Kenya e Uganda.

Elìa (IX sec. a. C.) Il primo grande profeta ebreo. Lottò contro l'idolatria introdotta dal re Acab e dalla regina Gezabele nel regno d'Israele. Secondo la tradizione venne rapito da un carro di fuoco e sparì in cielo: è ricordato nel Corano come profeta e taumaturgo.

eliàco, agg. (pl. m.-ci) 1 Relativo al sole. 2 Che ha luogo all'alba o al tramonto.

Eliade, Mircea (Bucarest 1927-Parigi 1986) Storico delle religioni. Tra le opere Trattato di storia delle religioni (1949) e Il sacro e il profano (1956).

eliambulànza, sf. Elicottero attrezzato per il trasporto di feriti o malati.

Eliana e gli uomini Film commedia, francese (1956). Regia di Jean Renoir. Interpreti: Ingrid Bergman, Mel Ferrer, Jean Marais. Titolo originale: Eléna et les hommes

eliàntemo, sm. Genere di piante legnose quasi cosmopolite. Appartiene alla famiglia delle Cistacee.

Elias Portolu Romanzo di G. Deledda (1903).

Elias, Norbert (Breslavia 1917-1990) Sociologo. Tra le opere La civiltà delle buone maniere (1939) e La società di corte (1969).

èlibus, sm. Elicottero che fa servizio di linea per il trasporto di passeggeri su percorsi brevi.

èlica, sf. 1 Propulsore costituito da due o più pale disposte intorno a un mozzo rotante. 2 Linea spirale che si avvolge intorno a un cilindro o un cono incontrando tutte le generatrici secondo un angolo costante (inclinazione dell'elica).
 sf. propeller.
Passo dell'elica
La distanza tra due punti dell'elica e su una stessa generatrice del cilindro.
In tecnica organo meccanico rotante, a due o più pale calettate su un mozzo centrale che, ruotando velocemente nell'aria o nell'acqua, genera una spinta propulsiva. È utilizzata come organo propulsore di navi e aerei.
Doppia elica
Configurazione spaziale del DNA.
Elica alfa
Disposizione tipica delle proteine, assunta in seguito a interazione fra gli amminoacidi della loro catena.

Èlice Comune in provincia di Pescara (1.751 ab., CAP 65010, TEL. 085).

élice, sf. Termine anatomico che designa il margine del padiglione auricolare.

elicène, sm. Composto che presenta assi di rotazione semplice.

elicicoltùra, sf. Allevamento di chiocciole commestibili.

Elìcidi Famiglia di Molluschi Gasteropodi polmonati terrestri o di acque dolci cui appartiene la chiocciola.

elicoidàle, agg. Dell'elica o a forma di elica.

elicòide, agg. Elicoidale.

elicotterìsta, sm. e sf. (pl. m.-i) Pilota di elicotteri.

elicòttero, sm. Aeromobile che si sostenta sfruttando le forze aerodinamiche prodotte dalla rotazione di un sistema di eliche (rotori) poste sulle parte superiore dell'apparecchio. Con il variare dell'inclinazione delle pale, l'elicottero può spostarsi anche in senso orizzontale. Data la facilità di decollo e atterraggio e la possibilità di fermarsi in aria, è usato in molti settori civili e militari. I primi cenni sull'elicottero si trovano in antichi scritti cinesi e in Archimede, ma il prototipo può essere considerato il disegno di Leonardo da Vinci (1483) raffigurante l'apparecchio di volo a superficie elicoidale. I primi modelli risalgono al 1842 (W. H. Phillips) e al 1877 (E. Forlanini).
 sm. helicopter.

elicrìso, sm. Genere di piante erbacee coltivate per gli ornamentali capolini. Appartiene alla famiglia delle Composite.

Èlide Nomo (174.000 ab.) della Grecia, capoluogo Pýrgos.

elìdere, v. tr. 1 Levar via. ~ rimuovere. 2 Sopprimere la vocale di fine parola perché non formi uno iato con la vocale successiva e sostituirla con un apostrofo (da non confondere con il troncamento, che può eliminare una intera sillaba anche davanti a parole inizianti per consonante e che, in genere, non si segna con l'apostrofo).
rifl. Annullarsi reciprocamente. ~ distruggersi.

elièa, sf. 1 Massimo collegio giudicante di Atene costituito da cittadini di tutte le classi. 2 Nelle città greche era il nome dell'assemblea popolare.

elìgere e derivati => ¤eleggere¤

eligìbile e deriv. => ¤eleggibile e deriv.¤

eligio, sm. acc. Altro nome dell'eringio.

eliminàbile, agg. Che può essere eliminato.

eliminàre, v. tr. 1 Rimuovere. ~ escludere. <> aggiungere. 2 Sconfiggere un avversario in una gara eliminatoria. <> perdere. 3 Uccidere. ~ sopprimere.
 v. tr. to eliminate.
 lat. eliminare.

eliminatòria, sf. Gara che serve a eliminare parte dei concorrenti di un torneo per ammettere alle fasi successive solo i migliori.
 sf. heat, eliminating round.

eliminatòrio, agg. 1 Che vale a eliminare. 2 Nelle competizioni sportive dicesi di gara preliminare per ammettere alle gare solo i concorrenti migliori.

eliminazióne, sf. 1 L'eliminare o l'effetto. per eliminazione, per esclusioni successive. 2 Cancellazione, abrogazione. ~ soppressione. <> inclusione. 3 Omicidio. ~ assassinio. doveva procedere all'eliminazione del padrino della cosca avversaria.
 sf. elimination.
 franc. elimination, deriv. dal lat. eliminare.

Èlini Comune in provincia di Nuoro (526 ab., CAP 08040, TEL. 0782).

elinvar, sm. invar. Denominazione di varie leghe con percentuali variabili di ferro, nichel, cromo e con aggiunta di poco tungsteno. Sono utilizzate nelle spirali degli orologi.

elio- Primo elemento di parole composte avente significato di sole.

èlio, sm. Elemento chimico con numero atomico 2, peso atomico 4,003 e simbolo He. Scoperto con l'analisi spettroscopica della fotosfera solare da P. G. C. Janssen durante l'eclisse solare del 1868 e da W. Ramsey nel 1895 nel minerale clevite, è considerato l'elemento più abbondante nell'universo dopo l'idrogeno. Non essendo infiammabile, è usato per riempire dirigibili, come gas di protezione nella saldatura ad arco, per il raffreddamento di reattori nucleari. Bolle a-269 °C e solidifica a-272 °C.
 sm. helium.
Elio liquido
Stato del 4He al di sotto di 3,2 °K. Ne sono state individuate tre forme, a temperature sempre più vicine allo zero. L'elio liquido II si comporta come un liquido con una viscosità di 1/1.000 più piccola di quella dell'idrogeno gassoso e di conducibilità termica ed elettrica molto elevata (800 volte quella del rame). L'elio liquido I è utilizzato negli studi della superconduttività e in criofisica.

Èlio Personaggio mitologico, dio greco del sole. Venne identificato con Febo Apollo e spesso rappresentato su di un cocchio di fuoco che percorre ogni giorno la volta celeste da est verso ovest.

eliocèntrico, agg. (pl. m.-ci) Che ha il proprio centro nel sole.

eliocentrìsmo, sm. Il sistema astronomico proposto da Nicolò Copernico, secondo il quale i sistemi ruotano intorno al sole.

elioelèttrico, agg. (pl. m.-ci) Relativo all'elettricità ottenuta dall'energia solare.

eliofanògrafo, sm. Strumento che serve per registrare le ore di irradiazione solare.

eliofilìa, sf. Caratteristica di certe piante che tendono a vivere in ambienti molto illuminati.

eliòfilo, agg. Che ama la luce.

eliofobìa, sf. Malattia degli occhi per la quale non viene sopportata una luce troppo viva come quella del sole.

eliòfobo, agg. Che ha paura della luce.

Eliogabalo Opera di poesia di S. George (1892).

Eliogabalo o l'anarchico incoronato Romanzo di A. Artaud (1934).

eliografìa, sf. Riproduzione grafica ottenuta mediante luce solare o artificiale.

eliogràfico, agg. (pl. m.-ci) 1 Che riguarda la posizione di un punto sul disco apparente del sole. 2 Relativo alla tecnica dell'eliografia.

eliògrafo, sm. Telegrafo ottico che trasmette segnali luminosi riflettendo la luce del sole in un sistema di specchi.

Eliolìtidi Gruppo di Antozoi noti solo allo stato fossile.

eliòmetro, sm. Antico strumento utilizzato per misurare il diametro apparente del sole e dei pianeti e delle distanza celesti.

elióne, sm. Nucleo dell'atomo di elio detto anche particella alfa.

Eliopòridi Famiglia di Antozoi Ottocoralli cui appartiene il genere Heliopora.

Eliornìtidi Famiglia di Ucceli Ralliformi; hanno dita con larghi lobi natatori.

elioscòpio, sm. Strumento astronomico che viene impiegato nell'osservazione del Sole; è formato da un oculare montato sul telescopio, grazie al quale è possibile analizzare il disco solare senza che una gran quantità di luce colpisca l'occhio e da prismi a riflessione o polarizzatori.

eliosfèra, sf. Zona dello spazio compresa tra i 1200 e i 3200 chilometri d'altezza; è costituita di ioni di elio.

eliòstato, sm. Tipo di celostato, utilizzato nell'osservazione del Sole e del suo moto apparente; se viene applicato su un telescopio, rende l'osservazione più stabile e completa.

Eliot, George (Arbury Farm 1819-Londra 1880) Pseudonimo di Mary Ann Evans, scrittrice inglese. Autodidatta, cresciuta nell'ambiente conservatore della campagna, in seguito al trasferimento a Coventry e a Londra, maturò il suo distacco dalla religione. Dopo aver diretto la Westminster Review (1851-1853), debuttò nella narrativa con Scene di vita clericale (1858), seguito dai romanzi Adam Bede (1859), Il mulino sulla Floss (1860), Silas Marner (1861), dove compì un attento studio psicologico sui personaggi, unitamente alla mirabile rappresentazione dell'ambiente rurale. Approfondì l'analisi delle problematiche sociali con i romanzi Felix Holt (1866), Middlemarch (1872), suo capolavoro, e Daniele Deronda (1876), scritto in difesa degli ebrei.

Eliot, Thomas Stearns (Saint Louis 1888-Londra 1965) Poeta, drammaturgo e critico statunitense. Studiò ad Harward, poi si trasferì definitivamente in Inghilterra dove divenne amico di E. Pound; svolse attività editoriale dirigendo la rivista Criterion e ottenne la cittadinanza britannica nel 1927, anno in cui si convertì all'anglicanesimo. Nella sua poesia esprime la crisi dell'uomo e di una società senza più radici e valori tradizionali. Crisi spirituale ed esistenziale che assume, dopo la sua conversione, caratteri di un'ansiosa attesa di liberazione. Premio Nobel nel 1948, varia e importante è la sua produzione letteraria (poesia, saggistica, teatro): Prufrock e altre osservazioni (1917), Poesie (1920), che comprende Gerontion, La terra desolata (1922), Gli uomini vuoti (1925), Tradizione e talento individuale (1914), Bosco sacro (1920), Saggi elisabettiani (1914), Assassinio nella cattedrale (1935) e i drammi borghesi La riunione di famiglia (1939) e Cocktail Party (1950).

elioterapìa, sf. Cura mediante l'esposizione della parte malata all'azione dei raggi solari.

elioteràpico, agg. (pl. m.-ci) Relativo all'elioterapia.

eliotipìa, sf. Procedimento utilizzato in passato per ottenere mediante la luce solare più copie da un negativo fotografico o da un lucido. Oggi è sostituita dalla fototipia.

eliotìpico, agg. (pl. m.-ci) Relativo all'eliotipia.

eliotròpio, sm. 1 Nome generico di piante i cui fiori si volgono verso il sole. 2 Varietà di diaspro di colore verde cupo con macchie rosse.

eliotropìsmo, sm. Facoltà degli organi di alcune piante di incurvarsi in varie dimensioni sotto l'azione dei stimoli luminosi.

eliplàno, sm. Velivolo che ha le ali fisse come l'aeroplano per il volo orizzontale ed elica orizzontale come l'elicottero per il volo verticale.

elipòrto, sm. Aeroporto per elicotteri.
 sm. heliport.

ELISA Sigla di Enzyme Linked ImmunoSorbent Assay (prova di immunoassorbimento legata all'enzima).

Elìsa Bonapàrte (Ajaccio 1777-Sant'Andrea 1820) Sorella di Napoleone. Nel 1797 sposò Felice Baciocchi; abile politica e amministratrice, fu nominata dal fratello prima principessa di Lucca e Piombino (1805-1809) e in seguito granduchessa di Toscana (1809-1814).

Elisabethville Città (765.000 ab.) dello Zaire (ex Congo belga) capoluogo dello Shaba, al confine con lo Zambia. Vi si trovano industrie meccaniche, alimentari, del legno e metallurgiche (lavorazione di cobalto e rame). Fu fondata nel 1910.

Elisabètta (Isabella) di Frància (Fontainebleau 1545-Madrid 1568) Figlia del re di Francia Enrico II e di Caterina de' Medici. Dapprima promessa in sposa a Edoardo VI d'Inghilterra, poi a don Carlos, figlio del re di Spagna Filippo II ed erede al trono, si unì invece in matrimonio allo stesso Filippo II, vedovo di Maria Tudor, nel 1559, a seguito del trattato di Cateau-Cambrésis. Tra i figli avuti, la maggiore, Isabella d'Austria, tentò di far valere la propria discendenza materna per i diritti al trono di Francia. Morì, come sembra, di parto; ma la morte quasi contemporanea di don Carlos in prigione fece sorgere voci di una vendetta di Filippo II contro una presunta relazione di Elisabetta con l'erede al trono.

Elisabètta (medaglia) Decorazione costituita da un nastro grigio-azzurro contornato di amaranto, istituita in Belgio nel 1916 in onore della regina Elisabetta e conferita in ricompensa alle donne che si erano prodigate in aiuto delle vittime della prima guerra mondiale.

Elisabètta (ordine) Ordine fondato nel 1898 in Austria da Francesco Giuseppe in memoria dell'imperatrice Elisabetta, uccisa il 10 settembre di quello stesso anno dall'anarchico italiano Luigi Luccherini. L'emblema di questo ordine consisteva in una croce contornata di rose e da un nastro bianco con i bordi di colore rosso.

Elisabètta (sante) Nome di sante.
Elisabetta
Personaggio biblico, parente della Vergine Maria, moglie di Zaccaria e madre di Giovanni Battista. È stata oggetto di molte opere d'arte figurative che illustrano l'episodio evangelico della visita resale da Maria (Visitazione) che ella accolse gioiosamente con il saluto, poi inserito nell'Ave Maria, "Benedetta sei tu più di tutte le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? '' (Vangelo di Luca cap. 1, 39-45). Maria rispose con le espressioni di esultanza, note come Magnificat, dall'espressione iniziale in latino (L'anima mia magnifica il Signore...). La sua festa si celebra il 5 novembre.
Elisabetta o Isabella di Portogallo o d'Aragona
(Saragozza 1271-Estremoz, Évora 1336) Figlia di Pietro III d'Aragona e Costanza III di Sicilia e nipote di Santa Elisabetta, regina d'Ungheria. Nel 1282 andò sposa a Dionigi il Giusto, re del Portogallo. Durante la guerra civile tra Dionigi e il figlio Alfonso (il futuro Alfonso IV) si adoperò efficacemente per la riconciliazione, ma venne accusata di favoreggiamento ed esiliata ad Alenquer. Dimostrata la propria innocenza e rimasta vedova, nel 1325 entrò a far parte dell'ordine terziario francescano dedicandosi alla vita monastica. Fondò a Coimbra un monastero dedicato a Santa Chiara. Venne santificata da papa Urbano VIII nel 1625. La sua festa si celebra l'8 luglio.
Elisabetta o Isabella di Francia
(Parigi 1225-Longchamp 1270) Beata. Sorella di Luigi IX, rinunciò al matrimonio con il figlio dell'imperatore Federico II, Corrado e si dedicò alla vita monastica nel convento delle clarisse di Longchamp da lei stessa fondato nel 1259. La sua festa si celebra il 31 agosto.
Elisabetta di Schönau
(Renania 1129-Schönau 1165) Scrittrice e mistica medievale. Di nobile famiglia, divenne suora dell'ordine delle benedettine di Schönau. Nel 1157 divenne superiora del convento di Schönau, presso Bingen. Famose le sue visioni che descrisse in tre libri (tra i quali il Liber viarum Dei e il Liber revelationum sanctae Ursulae et sociarum). È anche autrice di numerose lettere in cui denuncia la decadenza morale della chiesa. La sua festa si celebra il 18 giugno.
Elisabetta d'Ungheria (o di Turingia)
(Presburgo 1207-Marburgo, Assia 1231) Principessa, figlia del re Andrea II d'Ungheria, si unì in matrimonio nel 1221 con Luigi IV di Turingia. Si distinse per le opere di carità durante la carestia del 1225. Morto Luigi nel 1227 durante la V crociata, ebbe la signoria di Marburgo, dove si dedicò a una vita di ascesi e di carità. Entrò a far parte del terzo ordine delle francescane, ritirandosi dapprima nel monastero di Kitzingen e poi in quello di Bamberga. Nel 1228 divenne terziaria francescana e devolvette le proprie ricchezze in opere di beneficenza. Si prodigò soprattutto nell'aiuto dei malati presso l'ospedale di Marburgo da lei fondato. Venne canonizzata nel 1235 da papa Gregorio IX. È considerata la patrona del terzo ordine francescano. La sua festa si celebra il 19 novembre.

Elisabètta (sovrane) Nome di sovrane.
Danimarca Elisabetta o Isabella, arciduchessa d'Austria
(Bruxelles 1501-Gand 1526) Sorella di Carlo V, divenne regina di Danimarca sposando nel 1514 re Cristiano II.
Inghilterra Elisabetta di York
(Westminster 1465-Londra 1503) Regina d'Inghilterra. Figlia maggiore di re Edoardo IV ed Elisabetta Woodville, divenne regina d'Inghilterra, sposando nel 1486 Enrico VII Tudor, della dinastia Lancaster. Il matrimonio della discendente degli York con il discendente dei Lancaster pose fine alla cosiddetta guerra delle due rose (dalle insegne araldiche delle due casate: rosa rossa dei Lancaster, rosa bianca degli York). Morì di parto.
Elisabetta Woodville
(ca. 1437-Berdmondsey 1492) Figlia di Sir Richard Woodville, sposò dapprima sir John Grey che morì nel 1461 e poi in gran segreto nel 1464 Edoardo IV, divenendo regina d'Inghilterra. Tra i figli avuti da questo matrimonio, la primogenita Elisabetta di York diverrà regina d'Inghilterra, sposando nel 1486 Enrico VII Tudor. Rimasta nuovamente vedova nel 1483, dovette ritirarsi dalla vita pubblica perché Riccardo III duca di Gloucester dichiarò nullo il suo matrimonio, usurpando il trono, cui era destinato il figlio Edoardo V, fatto assassinare nel carcere della Torre di Londra.
Elisabetta I
=> ¤Elisabetta I d'Inghilterra¤
Elisabetta II
(Londra 1926-) Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. Figlia maggiore di Giorgio VI d'Inghilterra, nel 1947 sposò il duca d'Edimburgo, Filippo di Mountbatten. Dal 1952 succedette al padre sul trono inglese. Ebbe quattro figli: Carlo (1948, erede al trono), Anna (1950), Andrea (1960) ed Edoardo (1964). Elisabetta rivelò nel non facile compito di regina una personalità duttile, politicamente completa, capace di destare una larga simpatia popolare. Nonostante la ridotta importanza politica della sua funzione, Elisabetta II ha rappresentato l'unità nazionale britannica. A questo scopo numerosi furono i viaggi compiuti nel Commonwealth (1953 e 1954), in Canada (1959 e 1964), in Francia (1957), negli Stati Uniti d'America (1959) e in Italia (1961).
Polonia Elisabetta di Polonia
(1300-Buda 1381) Figlia del re di Polonia, Ladislao VI il Breve, nel 1320 divenne regina d'Ungheria sposando Carlo Roberto d'Angiò. Unica reggente per il figlio Luigi I il Grande, alla morte del marito, nel 1370, regnò anche sulla Polonia. Nel 1376, per il crescente malumore popolare, fu costretta a rientrare in Ungheria.
Sacro Romano Impero Elisabetta o Isabella
(Lisbona 1503-Toledo 1539) Imperatrice del Sacro Romano Impero. Figlia di Manuel I di Portogallo, andò sposa (1526) al cugino Carlo V (Carlo I di Spagna) imperatore del Sacro Romano Impero (dal 1519), cui diede sette figli, tra i quali il futuro Filippo II di Spagna (1527-1598).
Spagna Elisabetta Farnese
(Parma 1692-Madrid 1766) Regina di Spagna. Figlia di Odoardo Farnese e nipote del duca di Parma, Ranuccio II. Nel 1714 sposò, grazie all'intervento del cardinale Giulio Alberoni, ambasciatore di Parma a Madrid, Filippo V di Borbone, rimasto vedovo per la morte di Maria Luisa di Savoia. Politicamente impegnata, fece nominare ministro il cardinale Alberoni con il quale instaurò una linea politica tesa a far recuperare territori italiani destinati ai propri figli. Trascinò la Spagna, reduce dalla guerra di successione, in un nuovo conflitto contro Inghilterra, Austria, Francia e Province Unite. Nel 1719 la guerra si concluse con la pace stipulata all'Aia. Nel gennaio del 1724, Filippo V abdicò a favore del figlio Luigi; quest'ultimo però nel settembre dello stesso anno morì ed Elisabetta costrinse il marito a ritornare sul trono. Tra i figli avuti, Filippo divenne duca di Parma e Piacenza, Carlo re di Napoli e Sicilia e successivamente re di Spagna.
Ungheria Elisabetta di Bosnia e d'Ungheria
(1330 ca-Novigrad, Croazia 1387) Regina d'Ungheria. Figlia di Stefano Kotromanic, bano di Bosnia, sposò nel 1353 il re Luigi I (il Grande) d'Ungheria. Ebbe due figlie: Maria ed Edvige. Alla morte del marito (1382), assunse la reggenza dell'Ungheria per la figlia minorenne Maria, provocando la divisione tra Ungheria e Polonia e lo smembramento della stessa Ungheria. Dopo essere riuscita a sedare temporaneamente la ribellione delle province meridionali, guidata da Carlo III di Durazzo, venne assassinata nel 1387 da un sostenitore di Carlo.

Elisabètta Carlòtta di Bavièra (Heidelberg 1652-Saint Cloud 1722) Figlia di Carlo Ludovico, elettore palatino del Reno, venne per questo chiamata la Principessa Palatina. Nel 1671 divenne duchessa d'Orléans sposando Filippo I d'Orléans, fratello di Luigi XIV, re di Francia. Di religione protestante, trovò per questo un ambiente di corte ostile.

Elisabètta Carlòtta d'Orléans (Parigi 1676-Commercy, Mosa 1744) Figlia del duca d'Orléans Filippo (fratello di re Luigi XIV) e di Elisabetta Carlotta di Baviera (detta la Principessa Palatina). Nel 1698, sposò il duca di Lorena, Leopoldo. Nel 1729, alla morte del marito, divenne reggente e fu nominata principessa di Commercy, fino al 1736 quando la Lorena passò a Stanislao Leszczynski.

Elisabètta d'Àustria o Elisabètta d'Asbùrgo (Vienna 1554-1592) Figlia di Massimiliano II e nipote di Carlo V. Nel 1570 sposò il re di Francia Carlo IX. Tenuta dalla suocera Caterina de' Medici lontana dalla vita politica, assistette con orrore alla strage degli Ugonotti intervenuti per i festeggiamenti, ordinata da Caterina de' Medici, alla vigilia delle nozze della figlia Margherita con il calvinista Enrico di Navarra (futuro re di Francia con il nome di Enrico IV), il 244 agosto 1572 (notte di San Bartolomeo). Nel 1574, rimasta vedova, rientrò a Vienna e fece costruire il monastero di Santa Maria degli Angeli, nel quale si ritirò per dedicarsi alla redazione di una storia della Francia del suo tempo.

Elisabètta di Boèmia (Heidelberg 1618-Herford 1680) Figlia del re di Boemia Federico V e principessa palatina. Durante la guerra dei Trent'anni, si rifugiò con la madre all'Aia, dove conobbe e frequentò il filosofo e matematico Renato Cartesio. Nel 1661 si ritirò nel monastero di Herford dove fondò un'associazione di studiosi ispirata ai principi propugnati da Cartesio.

Elisabètta di Frància (Versailles 1764-Parigi 1794) Sorella di re Luigi XVI, ne seguì le vicissitudini di corte trasferendosi a Parigi e influenzandone le decisioni. Nell'agosto del 1792 venne rinchiusa insieme al fratello nel Tempio. Dopo l'uccisione della cognata Maria Antonietta avvenuta il 16 ottobre 1793, si prese cura della nipote, la futura duchessa d'Angoulême. Nel maggio 1794 venne trasferita alla Conciergerie dove venne processata e condannata al patibolo. L'esecuzione avvenne il 10 maggio 1794.
Elisabetta di Francia
(Fontainebleau 1602-Madrid 1644) Figlia del re di Francia Enrico IV e di Maria de' Medici. Nel 1615 sposò il futuro re di Spagna, Filippo IV. Politicamente impegnata, favorì la caduta del ministro Olivares. La figlia maggiore di Elisabetta, Maria Teresa, sposò Luigi XIV re di Francia.

Elisabètta di Görlitz (?-Treviri 1451) Figlia del duca di Görlitz, Giovanni di Lussemburgo, nel 1409 sposò Antonio di Borgogna. Nel 1415, lo zio Wenzel le affidò il ducato di Lussemburgo. Rimasta vedova nello stesso anno, si risposò tre anni dopo, nel 1418, con Giovanni di Baviera. Nel 1424 rimase nuovamente vedova e nel 1441 per contrastare le rivolte interne al ducato, fu costretta a cederlo a Filippo di Borgogna, ritirandosi a vita privata.

Elisabètta di Nassau-Saarbrücken (1397-Saarbrücken 1456) Figlia del duca di Lorena, sposò il reggente della contea, Filippo di Nassau-Saarbrücken. Scrittrice, si ispirò alle chansons de geste del periodo carolingio scrivendo, tra il 1500 e il 1515, quattro romanzi di avventure cavalleresche ambientati in Germania: Loher und Maller, Herpin, Sibille e Hug Schapler (Ugo Capeto). Rimasta vedova, sostituì il marito alla reggenza della contea per circa dieci anni.

Elisabètta di Rùssia (Karlsruhe 1779-Belev, Tula 1826) Principessa di Baden, nel 1793 sposò Alessandro Pavlovic, granduca di Russia. Convertita alla religione ortodossa, cambiò il proprio nome da Maria Luisa Augusta in Elisabetta. Nel 1801, alla morte del suocero, Paolo I, divenne imperatrice di Russia. Scrisse un importante Diario della sua vita.

Elisabètta di Wied (Neuwied, Renania-Palatinato 1843-Bucarest 1916) Regina di Romania e scrittrice. Principessa di Wied, sposò nel 1869 Carlo di Hohenzollern che nel 1881 divenne re di Romania. Con lo pseudonimo di Carmen Sylva scrisse numerosi romanzi, novelle, liriche, drammi e tradusse in tedesco la raccolta di Poesie romene (1880) e in francese Pensieri di una regina (1882).

Elisabètta di Wittelsbach (Possenhofen, Baviera 1837-Ginevra 1898) Imperatrice d'Austria. Figlia del duca di Baviera Massimiliano Giuseppe II, nel 1854 andò sposa a Francesco Giuseppe, imperatore d'Austria. Dal matrimonio ebbe quattro figli: Sofia, Gisella, Maria Valeria e Rodolfo. Di essi, Rodolfo, destinato al trono e divenuto arciduca nel 1858, morì nel 1889, forse suicida, nel castello di Mayerling in circostanze misteriose, segnando profondamente la vita dell'imperatrice. Impegnata politicamente, sostenne l'autonomia ungherese che nel 1867 portò all'Ausgleich che sanciva la pace tra l'Ungheria e l'imperatore. Oltre al suicidio del figlio, altri tragici eventi si susseguirono: nel 1867 la fucilazione del cognato, l'imperatore Massimiliano del Messico; nel 1886 la scomparsa improvvisa e misteriosa del cugino Luigi II di Baviera e nel 1897 la morte della sorella, la duchessa d'Alençon, perita in un incendio a Parigi; la follia della cognata Carlotta. Per le proprie idee politiche e i dispiaceri legati ai tragici avvenimenti, entrò in contrasto con Sofia, la regina madre, si allontanò dalla corte di Vienna e visse errabonda per l'Europa. Dal 1880 si ritirò nel suo palazzo di Corfù chiamato Achilleion. Il 10 settembre 1898, venne uccisa a Ginevra dall'anarchico italiano Luigi Luccheni, mentre si apprestava a imbarcarsi.

Elisabètta I di Russia (Kolomenskoje 1708-Pietroburgo 1762) Elisabètta Petrovna. Imperatrice di Russia, figlia di Pietro il Grande e di Caterina I. Durante il regno di Anna Ivanovna (1730-1740) e la reggenza di Anna Leopoldovna (1740-1741), fu tenuta sotto sorveglianza, in quanto si temeva che potesse, quale unica e legittima erede al trono, avanzare rivendicazioni che avrebbero trovato consensi nella nobiltà russa. Infatti, approfittando del malcontento nei confronti dei favoriti tedeschi dominanti nel governo, Elisabetta, con l'appoggio del reggimento Preobrazenskij, attuò un colpo di stato nel 1741. L'imperatore Ivan Antonovic (designato al trono da Anna Ivanovna, sotto la reggenza del duca di Curlandia E. J. Biron) venne arrestato. Condannato a morte, fu in seguito graziato ed esiliato a Riga. Un tentativo compiuto nel 1764 di liberare Ivan dalla fortezza dov'era custodito, portò all'uccisione del giovane zar da parte di una guardia. Con l'avvento al potere di Elisabetta vennero messi da parte i consiglieri tedeschi ormai diffusi a corte e nel governo. Elisabetta scelse unicamente collaboratori russi, tra i quali Aleksej Petrovic Bestuzev-Rjumin diplomatico e cancelliere, i fratelli Pietro e Ivan Suvalov, il diplomatico M. I. Voroncov e i fratelli Razumovskij. Durante il regno di Elisabetta vennero aboliti la pena di morte e i dazi doganali interni; fu istituita una banca commerciale; venne fondata l'università di Mosca (1755) per iniziativa dello scienziato e letterato M. V. Lomonosov; fu inaugurata l'Accademia di belle arti di Pietroburgo (1757); furono inoltre poste le basi del teatro nazionale russo (inaugurazione del primo teatro pubblico nel 1756) e vennero fondati nuovi istituti per la diffusione dell'istruzione e della cultura. In senso opposto ai provvedimenti di modernizzazione, sono da considerare le misure prese per ampliare i privilegi della nobiltà, che provocarono la definitiva istituzione della servitù della gleba. Infatti con il decreto del 1746 i nobili ottennero il diritto esclusivo di possedere terre e contadini. Successivamente, venne loro legalmente consentito il commercio dei servi (1747) e concesso il diritto di inviarli in esilio in Siberia (1760). Sul piano della politica internazionale, nel 1743 venne sconfitta la Svezia e la Russia, con il trattato di Abo, ottenne parte della Finlandia meridionale. Nella guerra dei sette anni contro la Prussia (1756-1763), la Russia si alleò con la Francia e l'Austria ottenendo successi, come l'occupazione temporanea di Berlino (1760).

Elisabètta I d'Inghiltèrra (Greenwich 1533-Richmond 1603) Regina d'Inghilterra. Figlia di Enrico VIII e della sua seconda moglie Anna Bolena. Visse un'infanzia non priva di pericoli, per gli interessi dinastici che si concentrarono sulla sua persona. Anna Bolena fu condannata a morte e decapitata nel 1536 sotto l'accusa di adulterio, ed essendo stato annullato il matrimonio con Enrico VIII, Elisabetta si trovò in posizione di figlia illegittima. Tuttavia per decisione di Enrico, ratificata da un atto del parlamento, venne dichiarata erede al trono dopo Edoardo (1537-1553, re con il nome di Edoardo VI dal 1552 al 1553) e Maria (1516-1558, detta Maria la Cattolica o Maria la Sanguinaria, regina dal 1553 al 1558). Rimase nell'ombra durante il regno del fratello. Gli intrighi e i sospetti che la circondavano fin dall'infanzia contribuirono a formare una personalità astuta, capace di cavarsela nel mare agitato delle vicende politiche del tempo. Così quando salì al trono la sorellastra Maria la Cattolica, Elisabetta si affrettò a fare una professione di fede cattolica e a sostenere i diritti al trono di Maria contro quelli di Lady Jane Grey (1537-1554) che venne imprigionata e successivamente condannata a morte e giustiziata. Venne imprigionata nel 1554, prima nella Torre di Londra e poi nel castello die Woodstock, con l'accusa di complotto, in coincidenza con la rivolta di Sir Thomas Wyatt che si proponeva di metterla sul trono; fu liberata per mancanza di prove del coinvolgimento nella rivolta. Morta la sorellastra per cause naturali, le succedette sul trono nel 1558. Contraria a ogni posizione estremista, seguì una politica di pacificazione religiosa e politica. Fin dall'inizio adottò il metodo di accantonare i problemi che non presentavano un pericolo immediato. Circondatasi di abili collaboratori, tra cui W. Cecil e R. Dudley, concluse la disastrosa guerra con la Francia. Negli affari esteri seguì una politica opportunista sfruttando le rivalità esistenti tra Francia e Spagna, tra ugonotti francesi e cattolici, tra i protestanti tedeschi e l'Impero, tra i protestanti dei Paesi Bassi e Filippo II. Tale politica assicurò all'Inghilterra circa trenta anni di pace. Pur non impegnandosi in guerre dirette ufficialmente dichiarate, incoraggiò i conflitti privati sui mari contro i nemici tradizionali dell'Inghilterra a scopo commerciale. Vennero autorizzati il contrabbando e il traffico di schiavi tra l'Africa e l'America; venne incoraggiata la guerra di corsa contro la flotta spagnola sulle coste dell'America centrale, nella quale si distinsero uomini come J. Hawkins e F. Drake che diedero inizio al predominio inglese dei mari. In campo religioso seguì un programma moderato, confermando tuttavia la separazione della chiesa anglicana da quella di Roma. Consolidò l'anglicanesimo, mantenendo la struttura episcopale della chiesa britannica e la subordinazione alla corona. Con l'Act of Uniformity (1559), impose il Book of Common Prayer (Libro della preghiera comune), che ufficializzava la nuova liturgia in lingua inglese e affermò definitivamente i principi fondamentali dell'anglicanesimo tramite la promulgazione dei Trentanove articoli di fede anglicana. Con l'Act of Supremacy (Atto di supremazia, 1563) confermò l'abolizione di ogni potere pontificio sull'Inghilterra, riservando al sovrano la repressione delle eresie e degli abusi. Mantenendo le strutture organizzative e il rituale esistente, veniva costruita la nuova chiesa anglicana con una gerarchia di nomina regia ormai sottratta all'autorità di Roma. Per quanti rifiutassero di assistere alle cerimonie della chiesa di stato, erano previste severe sanzioni. La rivolta scozzese del 1559 gli consentì di intervenire in Scozia e di ottenere la rinuncia al trono inglese da parte di Maria Stuarda, la quale successivamente (1567) le chiese addirittura ospitalità. Dopo la scomunica irrogatale da Pio V (1570), fu costretta a inasprire le persecuzioni contro i cattolici e a considerare ogni cattolico un traditore potenziale. Nel 1573 venne organizzata una speciale polizia incaricata di reprimere le forze ostili che tramavano contro Elisabetta. Un tentativo di rivolta promosso dai gesuiti nel 1580 venne represso severamente. Anche i puritani e i calvinisti dovevano essere costantemente tenuti sotto controllo, in quanto critici nei confronti dell'autoritarismo. Elisabetta si valse però del consenso entusiasta di nobili e borghesi attratti dalle opportunità che si offrivano nello sviluppo del commercio marittimo. I metodi utilizzati dai marinai inglesi per il raggiungimento dei loro obiettivi di espansione erano pirateschi e violenti, come del resto i rapporti internazionali prevalenti a quel tempo. Si ebbe un'importante novità: la stessa Elisabetta autorizzò le azioni dei corsari e investì direttamente in queste imprese, partecipando ai profitti che ne derivavano. Per anni Elisabetta permise che Maria Stuarda restasse in vita, pur sapendo che era il punto di riferimento dei complotti orditi contro di lei, più per calcolo politico che per tolleranza. Restando in vita Maria Stuarda, Filippo II non poteva avanzare pretese sul trono, che da più parti nei paesi cattolici veniva contestato a causa della sua nascita illegittima. Nel 1584, a seguito dell'aiuto dato da Elisabetta ai protestanti olandesi, si ebbe la rottura dei rapporti diplomatici con la Spagna. Quando nel 1586 si verificò il complotto cattolico di Antony Babington contro Elisabetta, mentre Filippo II si apprestava ad attaccare l'Inghilterra, Maria Stuarda venne processata e giustiziata (1587). La spedizione di Filippo II si risolse in un disastro per la flotta spagnola (la cosiddetta Invencible Armada), che venne quasi completamente distrutta dalla tattica dei marinai inglesi comandati da Thomas Howard, diretta ad evitare lo scontro frontale, e dalle tempeste naturali. Con questo fallimento militare, la Spagna perdette il predominio sui mari. La vicenda fu un trionfo per la regina Elisabetta che aveva utilizzato contro gli spagnoli proprio i metodi e le forze della guerra da corsa di F. Drake e J. Hawkins. Con Elisabetta, l'Inghilterra assurse al ruolo di grande potenza marittima e commerciale. Il suo governo diede al Paese il massimo impulso nelle iniziative atte a favorire lo sviluppo delle industrie navali, tessili, minerarie, mercantili (venne costituita la Compagnia delle Indie Orientali) e coloniali (Walter Raleigh completò la conquista della Virginia tra il 1585 e il 1590). Questo consacrò il prestigio della regina e la supremazia dell'Inghilterra sul mare, dando inizio all'impero coloniale inglese. Il periodo del suo regno (età elisabettiana) fu caratterizzato da una straordinaria vitalità culturale. Alla morte di Elisabetta, avvenuta a Richmond il 244 marzo del 1603, molte situazioni, come ad esempio il dissesto delle finanze e il conflitto tra Parlamento e Corona, restavano non risolte, in parte per la politica di moderazione adottata da Elisabetta, ma l'Inghilterra era ormai avviata verso un avvenire di grandezza. Prima di morire, designò come successore al trono il figlio di Maria Stuarda, Giacomo Stuart (Giacomo VI di Scozia).

Elisabètta II o principèssa Tarakanova (Germania 1750-Kronstadt 1775) Avventuriera, detta la Falsa in quanto sosteneva di essere la figlia di Elisabetta Petrovna (figlia di Pietro il Grande e di Caterina I). Conosciuta in Francia, Turchia e Persia, riuscì con l'appoggio di aristocratici italiani e polacchi, a sostenere il ruolo della principessa Tarakanova. Caterina II, preoccupata della crescente fama di Elisabetta II, la fece uccidere dal favorito Orlov.

Elisabetta regina d'Inghilterra Dramma per musica in due atti di G. Rossini, libretto di G. Schimdt (Napoli, 1815).

Elisabètta Stuart (Falkland 1596-Londra 1662) Figlia di Giacomo I, re d'Inghilterra, sposò nel 1613 l'elettore palatino Federico V da cui ebbe tredici figli. Nel 1619 divenne regina di Boemia, ma, a seguito della distruzione dell'esercito boemo, fu costretta a fuggire nelle Province Unite. Nel 1648, nonostante la restaurazione dello stato del Palatinato, non poté farvi ritorno e solo nel 1661 riuscì a far rientro in Inghilterra. La figlia Sofia, sposando il duca di Hannover diede origine all'attuale dinastia reale britannica.

Elisabètta Terèsa di Lorèna (1711-1741) Figlia di Leopoldo Giuseppe di Lorena, nel 1737 sposò Carlo Emanuele III di Savoia, vedovo, divenendo regina di Sardegna. Ebbero tre figli: Benedetto Maria Maurizio, Maria Vittoria Margherita e Francesco Maria, il futuro duca d'Aosta.

Elisabètta Valèria di Bavièra (Possenhofen, Baviera 1876-Bruxelles 1965) Figlia di Carlo Teodoro, duca di Baviera. Nel 1900, sposò Alberto I, futuro re del Belgio. Assai nota per le iniziative benefiche e culturali (Fondation médicale Reine Élisabeth e Fondation Égiptologique). Durante la prima guerra mondiale si prodigò per le popolazioni vittime della guerra. Fra i figli avuti, Maria José divenne la consorte del principe di Piemonte, Umberto II di Savoia. Rimasta vedova, nel 1934 si dedicò al mecenatismo nel settore musicale (Fondation musicale). Ideologicamente vicina alle idee socialiste, venne soprannominata la Regina Rossa per i suoi numerosi viaggi nella Cina Popolare e in Russia.

Elisabètta, Càpo Nome dell'estremità settentrionale dell'isola di russa di Sachalin, nel mare di Okhotsk (Mys Jelizavety).

elisabettiàno, agg. Che riguarda la regina d'Inghilterra Elisabetta I.
Letteratura elisabettiana
Per letteratura elisabettiana, si intende il complesso delle opere letterarie scritte durante il regno di Elisabetta I e, in particolare, a partire dal 1580. Questo periodo storico, durante il quale l'Inghilterra godette di un notevole sviluppo culturale e commerciale, è indicato anche come rinascimento inglese, per indicare una fioritura eccezionale di opere e di autori, comparabile a quello che si era verificato nel rinascimento italiano. Il rinascimento inglese si distingue da quello italiano per lo spirito protestante e puritano che impedirà le manifestazioni paganeggianti nella letteratura, pittura e scultura. Per opera di T. Wyatt e di H. Howard venne introdotta nella letteratura inglese la forma letteraria del sonetto, derivandola dai lavori di Francesco Petrarca e dei poeti petrarchisti, che avrebbe avuto notevole successo con W. Shakespeare, Ph. Sidney e altri minori. In questo periodo operarono una serie di autori, tra i quali R. Ascham (1515-1568) autore dell'operetta Toxophilus e del trattato pedagogico Il maestro di scuola; R. Greene (1558-1592) autore di romanzi di ambientazione classica come Pandosto e Menaphon; T. Nashe (1567-1601) autore di satire, tra cui L'anatomia dell'assurdità e la Supplica al diavolo di Pietro Senzaunsoldo; J. Lyly (1554-1606) del quale si ricorda il romanzo filosofico Euphues; F. Bacone (1561-1626) filosofo noto per numerosi lavori, tra i quali si ricorda il Novum Organum nel quale illustra il metodo induttivo e sperimentale da lui propugnato; E. Spenser (1552-1599) celebrato poeta del quale si ricordano il Calendario del pastore, gli Amoretti, l'Epithalamion e La regina delle fate; Ph. Sidney (1554-1584) autore della raccolta di sonetti Astrophel e Stella e del romanzo Arcadia; T. Sackville (1536-1608) collaboratore dell'antologia poetica Lo specchio dei magistrati e coautore, insieme a T. Norton, della tragedia in versi Gorboduc; F. Greville (1554-1628) noto per la raccolta di sonetti Caelica e le due tragedie Alaham e Mustapha; C. Marlowe (1564-1593) autore del poemetto Ero e Leandro, oltre ai numerosi drammi di successo; W. Shakespeare (1564-1616) autore di oltre 150 sonettie di alcuni poemetti, tra cui Venere e Adone e Il ratto di Lucrezia, oltre che delle celebri tragedie e commedie.
Musica elisabettiana
Per musica elisabettiana, si intende il tipo di musica che si diffuse tra l'inizio del regno di Elisabetta I d'Inghilterra e il 1642, anno in cui scoppiù la guerra civile. Si ispirò alla religione anglicana che andò consolidandosi sotto il regno di Elisabetta I. L'interesse degli inglesi per la Bibbia risale a questo periodo. È da notare che la musica con testi inglesi non soppiantò il mottetto latino, ma si affiancò a esso. In quegli anni la musica inglese consisteva principalmente in madrigali e canti accompagnati da liuto. Nell'età elisabettiana (1558-1603) si assisté alla fioritura della musica strumentale sacra e profana. Tipici di questo periodo sono le composizioni strumentali per archi e fiati, le composizioni per virginale, i madrigali, le composizioni per liuto, che ebbero diffusione e successo in tutta l'Europa. Tra gli autori di musica concertisticainglese per complessi strumentali omogenei e misti da due a otto archi e strumenti a fiato, si citano W. Byrd e O. Gibbons Tra i compositori di madrigali, si citano T. Morley, T. Weelkes, W. Byrd, O. Gibbons. Insuperato autore di raffinati pezzi per liuto fu J. Dowland. Dopo il 1610, abbandonati i madrigali e i canti con liuto, gli elisabettiani si dedicarono alla composizione di musica per viola e virginale; tra questi si segnalano, in primo luogo W. Byrd (1543-1623), T. Morley (1557-1602), J. Bull (1562-1628), oltre ad A. Ferrabosco (1543-1588), T. Weelkes (1575-1623), J. Wilbye (1574-1638), O. Gibbons (1583-1625) e J. Dowland (1562-1626). Il compositore più importante e originale di questo periodo è considerato W. Byrd. Fu organista della cappella reale a Londra. È autore di numerose composizioni religiose e profane, tra cui circa 100 pezzi per virginale. Scrisse inoltre tre messe, 80 mottetti da tre a nove voci e circa 100 graduali da tre a sei voci, da molti ritenuti il suo capolavoro.
Teatro elisabettiano
Per teatro elisabettiano, si intende sia la struttura architettonica nella quale si davano le rappresentazioni teatrali nel periodo elisabettiano sia il complesso delle opere teatrali scritte nello stesso periodo (compreso tra il 1576, anno di inaugurazione del primo teatro londinese, e il 1642, anno in cui per legge tutti i luoghi di spettacolo furono chiusi). I teatri della Londra elisabettiana sono costituiti di una costruzione prevalentemente in legno che circonda una platea scoperta a pianta circolare o simile. La costruzione presentava all'esterno alcune finestre e conteneva all'interno da due a cinque file di gallerie sovrapposte intercomunicanti. Nella parte centrale, sullo sfondo del palcoscenico, le gallerie ospitavano un locale a più livelli, utilizzato come spazio di servizio per arredi di scena, attori in attesa di entrare in scena e strumentisti. Il palcoscenico, dove si svolgeva l'evento teatrale, era sopraelevato e si estendeva in profondità in mezzo alla platea. Con i provvedimenti puritani del 1642 i teatri elisabettiani scomparvero. Successivamente si sarebbe affermato in tutta Europa il modello di teatro italiano, che avrà la caratteristica di sfruttare al meglio gli spazi disponibili. Il pubblico si disponeva nelle gallerie laterali e attorno al palcoscenico. Il teatro è la forma letteraria in cui si rispecchia più di ogni altra il periodo elisabettiano, nella quale si espressero i problemi e le speranze dell'epoca. Il teatro divenne il punto di incontro di tutta una società, esclusi i puritani che se ne astennero per ragioni di carattere moralistico. In questo periodo operarono soprattutto gli autori che scrissero per il teatro; tra tutti spicca William Shakespeare. Nonostante l'ostilità dei puritani, la popolarità delle rappresentazioni teatrali fece in modo che nel 1600 i teatri londinesi in esercizio divennero ben otto. Numerose furono le compagnie teatrali; tra le più famose si ricordano i King's Men (compagnia del re), diretti da R. Burbage, quella dei Lord Admiral's Men (compagnia del Lord Ammiraglio), diretta da E. Alleyn e i Lord Chamberlain's Men (compagnia del Lord Ciambellano). Tra gli autori del periodo, si citano Robert Greene (1558-1592) autore di romanzi e della commedia Frate Bacone e frate Bungay; Thomas Kyd (1558-1594) autore del quale si ricorda la Tragedia spagnola, un modello delle tragedie di vendetta; John Lyly (1554-1606) autore delle commedie Alessandro e Campaspe, Endimione, La donna della luna, George Peele (1556-1596) autore delle due commedie Il giudizio di Paride e Il racconto delle comari; Cyril Tourneur (1575-1626) a cui sono attribuiti due lavori teatrali Tragedia del vendicatore e Tragedia dell'ateo; Thomas Middleton (1580-1627) del quale si ricordano La sessione autunnale, Un trucco per accalappiare il vecchio, Donne diffidate delle donne; Francis Beaumont (1584-1616) e John Fletcher (1579-1625) amici e collaboratori, dei quali si ricordano Filastro, Re e non più re, La tragedia della fanciulla; John Marston (1576-1634) autore de La vendetta di Antonio, Poetaster, Il malcontento, Via verso est; Thomas Dekker (1572-1632) autore di fortunate commedie, come La festa dei calzolai, Il vecchio fortunato e L'onesta cortigiana; Thomas Heywood (1574-1641); John Webster (1580-1625); Christopher Marlowe (1564-1593) autore dei drammi Tamerlano il grande, La tragica storia del dottor Faust, L'ebreo di Malta, La strage di Parigi, Edoardo II; John Ford (1586-1640) autore di opere tratrali di successo come La strega di Edmonton, Peccato che sia una sgualdrina, Cuore infranto, Il sacrificio d'amore, Perkin Warbeck; Philip Massinger (1583-1640) autore delle tragedie La vergine martire, La fanciulla onorata, L'attore romano e delle commedie Un nuovo modo di pagare vecchi debiti e La signora di città; James Shirley (1596-1669) autore delle tragedie Il traditore e Il cardinale e delle commedie Hyde Park e Donna di piacere. La stagione del teatro elisabettiano si concluse nel 1642, quando i puritani ottennero da Oliver Cromwell, capo del parlamento, una legge che sancì la totale chiusura dei teatri, considerati "luoghi di perdizione". Sarebbero stati riabilitati solo con la Restaurazione del 1660. La personalità più celebre del periodo elisabettiano e della letteratura inglese è indubbiamente William Shakespeare (1564-1616), autore di numerose tragedie e opere teatrali, tra le quali si ricordano Enrico VI (1590-1592), Riccardo III, La bisbetica domata, I due gentiluomini di Verona, Pene d'amor perdute, Romeo e Giulietta, Riccardo II, Sogno di una notte di mezza estate, Re Giovanni, Il mercante di Venezia, Enrico IV, Molto rumore per nulla, Enrico V, Giulio Cesare, Come vi pare, La dodicesima notte, Amleto, Le allegre comari di Windsor, Tutto è bene quel che finisce bene, Misura per misura, Otello, Re Lear, Macbeth, Antonio e Cleopatra, Coriolano, Timone di Atene, La tempesta, Enrico VIII (1613). Si tratta di opere nate nel periodo elisabettiano, ma che per la loro natura ed estensione di temi risentono solo superficialmente del clima elisabettiano. Per esempio, la numerosa schiera dei drammi storici rientra nella scelta di temi cari allo spirito nazionale inglese (la produzione di Shakespeare si apre e si chiude con una tragedia tratta dalla storia inglese), ma non rappresenta mai un'esaltazione acritica della monarchia o della storia inglese. Nei numerosi drammi tratti dalla storia nazionale, oltre alla modellazione dei caratteri e ai drammi privati, non rifugge dal presentare gli aspetti più crudi dell'assolutismo, come la violenza dell'esercizio della potestà regia sulla vita e sulla morte dei sudditi e la conseguente ipocrisia dei rapporti sociali o la commistione della politica con la religione. Come in tutte le opere del tempo (ad esempio in Gargantua e Pantagruel di F. Rabelais), essendo severamente sanzionate le contestazioni esplicite, ogni denuncia deve essere necessariamente mascherata e indiretta.

Elisavetpol' o Jelisavetpol' Città (260.000 ab.) dell'Azerbaigian, presso le pendici settentrionali del Piccolo Caucaso, così chiamata dal 1804 al 1918. Successivamente venne chiamata Kirovabad e attualmente ha assunto il nome di Gandja. Vi si trovano industrie metalmeccaniche, chimiche e tessili.

eliscàlo, sm. Eliporto.

Elisèo (secc. IX-VIII a. C.) Profeta ebreo, successore e discepolo di Elia. Compì famosi miracoli e fu consigliere del re d'Israele. Nelle arti figurative viene spesso ritratto assieme a Elia. Esempi eccellenti sono la statua nella cattedrale di Chartes e quella nella cattedrale di Toledo.

Elìsidi Famiglia di Molluschi Gasteropodi Opistobranchi cui appartiene l'Elysia.

elìsio, agg. e sm. agg. Dell'eliso.
sm. Eliso.

elisióne, sf. L'elidere () o l'effetto riferito in particolare al senso grammaticale.
 lat. elisio,-onis, deriv. da elisus, p.p. di elidere.

elisìr, sm. invar. Liquore estratto da molte sostanze aromatiche. ~ tonico, cordiale.

Elisir d'amore Opera in due atti di G. Donizetti, libretto di F. Romani (Milano, 1832).
La storia è ambientata in un villaggio dei paesi baschi nel XVIII secolo. Adina, contadina capricciosa è contesa da Nemorino, contadino, e da Belcore, sergente. Adina respinge Nemorino per il secondo. Vistosi respinto, Nemorino, beve un presunto filtro d'amore e si mette a danzare. Adina, indispettita, celebra in tutta fretta le nozze con Belcore. Terminato l'effetto dell'elisir, il contadino è rattristato. Apprende però da voce di popolo di essere erede di una fortuna e di poter quindi comprare altro elisir. Adina, comprendendo finalmente l'amore di lui, gli confessa il proprio.

Elisir del diavolo, Gli Romanzo di E. T. A. Hoffmann (1815-1816).

eliskì, sm. 1 Elicottero attrezzato per l'atterraggio su neve o ghiaccio. 2 Forma di sci alpinismo che comporta l'uso dell'elicottero come mezzo di risalita, per avere accesso alle piste d'alta quota.

elìso, sm. Nella mitologia classica era il luogo di felicità concesso dagli dei alle anime dei buoni.

elisoccórso, sm. Soccorso medico svolto per mezzo di elicotteri.

Elìssa o Elìsa Nome di origine fenicia con il quale Virgilio nomina la regina Didone nel IV libro dell'Eneide.

Elista Città (90.000 ab.) della Russia, capoluogo della Repubblica autonoma dei Calmucchi. Le principali risorse economiche sono basate sull'industria alimentare, tessile, del legno e dei materiali da costruzione.

elistazióne, sf. Complesso delle infrastrutture di un eliporto a disposizione del pubblico e dei passeggeri.

elitàrio, agg. Di élite. ~ aristocratico. <> popolare.

elitarìsmo, sm. Atteggiamento elitario, che difende gli interessi di un'élite.

elitàxi, o elitassì, sm. invar. Elicottero che fa servizio su percorsi brevi.

élite, sf. invar. La parte più raffinata e importante di una collettività. ~ crème.
In sociologia termine usato per indicare gruppi sociali ristretti che si formano all'interno di ogni società e godono di una riconosciuta superiorità. La teoria dell'élite, come classe dirigente che detiene il potere, è stata sviluppata da V. Pareto, G. Mosca e C. Wright Mills. La moderna sociologia (Schumpeter) si è occupata dell'antitesi tra élite e democrazia, prevedendo un'alternanza nei rapporti tra élite antagoniste, organizzate in partiti di massa.

Elitis, Odysseus (Iraklion, Creta 1911-Atene 1996) Pseudonimo del poeta neoellenico Odysseus Alepudhelis. Tra le prime opere del periodo surrealista Clessidre dell'ignoto (1937), Orientamenti (1940).
Nel 1959 compose Dignum est, un'opera nella quale si fondono una profonda liricità e sentite forme di protesta sociale. Più tradizionali le opere seguenti come Monogramma (1971), Figliastre (1974) e Maria Nuvola (1979). Premio Nobel nel 1979 per la letteratura. Ultime opere Pubblico e privato (1990) e Elegia di Oxòpetra (1992).

èlitra, sf. Rivestimento duro che raccoglie e protegge le ali di alcuni ordini di insetti.

elitrasportàto, agg. Trasportato tramite elicottero.

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Elizabeth (Australia) Città (33.000 ab.) situata nello stato australiano del South Australia, a sud est vicino Adelaide.

Elizabeth (isole) Piccolo arcipelago degli USA posto presso la costa del Massachusetts.

Elizabeth (USA) Città (110.000 ab.) e porto degli Stati Uniti, nel nord est del New Jersey, è un sobborgo di Newark e di New York. Posta nella baia di Newark è collegata a Staten Island da un ponte costruito nel 1928. Elizabeth fu fondata nel 1664 su un terreno acquistato dagli indiani. Dal 1668 al 1682, la città svolse la funzione di prima capitale del New Jersey. Fu la sede iniziale della Princeton University (nel 1746 venne fondato il College of New Jersey che nel 1752 fu trasferito nella città di Princeton diventando l'odierna omonima università). Già al tempo della rivoluzione americana, Elizabeth era un porto attivo che ospitava concerie, fabbriche di birra e cantieri navali. Vi furono combattute quattro battaglie della rivoluzione americana e la città venne parzialmente distrutta. L'industrializzazione venne avviata verso la fine del XIX secolo. Città oggi altamente industrializzata, possiede cantieri navali, raffinerie di petrolio, industrie chimiche, siderurgiche e metallurgiche. Il porto offre la possibilità di attracco per navi oceaniche e possiede depositi per container tra i più vasti del mondo.

Elizavetgrad Città (278.000 ab) dell'Ucraina, chiamata dal 1939 in poi Kirovograd. Posta sul fiume Ingul, è capoluogo della provincia omonima. Vi si trovano industrie edili, metalmeccaniche, alimentari. Coltivazione di barbabietole da zucchero e ortaggi.

El-Jadida Città (82.000 ab.) del Marocco, capoluogo della provincia omonima.

élla, pron. pers. f. sing. 1 Si riferisce solo a persona e si può impiegare solo in funzione di soggetto. 2 Usato al posto di lei per persone con cui non si ha familiarità.
 pron. she.

 

 

Note:  

Definizioni, informazioni, … sono in gran parte recuperate (a partire dal 1999) da varie fonti accessibili via Internet o da altre fonti "informatiche" freeware; per molti lemmi sono state riviste e, in modo più o meno consistente, riscritte; la revisione è tuttora in corso: solo una parte delle definizioni è stata rivista (vi sono ancora errori e imprecisioni, come del resto si trovano nei dizionari cartacei, anche "famosi"). Le, eventuali, date di morte dei personaggi citati dovrebbero essere aggiornate al luglio 2009; il numero degli abitanti delle località riportate quando è stato aggiornato riporta a fianco anche la data dell'aggiornamento.

Le informazioni (storiche, geografiche, …) sono aggiornate al 1999, ma molte sono state ulteriormente aggiornate

 

     indica l'etimologia
    ~ indica un (circa, e in qualche contesto) "sinonimo"
    <> indica (in genere) un "contrario"

 

Fonte: http://dictionario.wikispaces.com/file/detail/dictionario_e.doc

sito web: http://macosa.dima.unige.it/diz/diz.htm

Autore del testo: http://macosa.dima.unige.it

 

 

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