I troll

 

 

 

I troll

 

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I troll

 

A qualcuno potrebbe essere capitato di sentire l’espressione “stupido come un troll delle caverne” associata a qualche persona dotata di alta statura ma di scarsa brillantezza di intelletto. E di fatto, il troll, la creatura “tutta muscoli e niente cervello” in questione era spesso molto alta, incredibilmente forte e facilmente abbindolabile dalle astuzie di qualche eroe molto più basso di lui, ma decisamente più scaltro.

I troll sono imparentati, per dimensioni, con i giganti (o i nani) presenti nella maggior parte delle culture, e, per la spesse volte riscontrata attitudine gastronomica di cibarsi di carne umana, con gli orchi mangia-bambini delle favole. Queste particolari figure della mitologia e del folclore nordico vivono nelle grotte scandinave, e fisicamente hanno la peculiarità di avere un naso sproporzionatamente grosso e una capigliatura irsuta e filamentosa.

Sebbene possano raramente apparire come creature benigne, i troll sono soventemente associati a fatti deprecabili come il rapimento dei neonati, la loro sostituzione in culla con un piccolo di troll e la già citata antropofagia.

In alcuni casi i troll possono apparire anche come creature piccole dalle dimensioni di un nano; una ridimensionamento abbastanza tipico del mondo delle fiabe e della mitologia, in cui, a causa della tradizione orale delle vicende a loro connesse, le creature possiedono raramente genesi e connotati ben definiti.

Secondo l’Oxford English Dictionary i troll sono “nella mitologia scandinava, una delle razze di esseri soprannaturali che si pensa abitino in caverne o in dimore sotterranee, prima concepiti come giganti, poi, in Danimarca e Svezia, come nani o folletti ”.

Una trattazione sui troll che comprenda anche l’analisi dettagliata di giganti, orchi, ciclopi e creature simili, potrebbe riempire pagine e pagine; basti pensare alla mitologia greca e agli scontri fra dei e titani, o soltanto ai giganti biblici e agli orchi delle fiabe presenti nel folclore di qualsiasi cultura. In questa sede però ci limiteremo soltanto a rasentare una tale indagine, concentrandoci maggiormente sulle figure dei troll norvegesi, dei giganti germanici e degli orchi/giganti delle fiabe che hanno contribuito maggiormente a sviluppare i troll tolkieniani.

 

I giganti germanici

 

Nella mitologia norrena i giganti rappresentavano i nemici per eccellenza degli dei e degli uomini, e le forze distruttive del caos che sfuggono persino al controllo divino.

Paradossalmente secondo la stessa mitologia norrena gli dei vennero generati da una vacca gigante, mentre il mondo venne creato proprio a partire dal cadavere di un gigante, nato dallo scontro della gelida brina con l’aria calda. Così viene descritta nell’Edda poetica la creazione del mondo seguita all’assassinio di Ymir da parte degli dei:

<<Dalla carne di Ymir    la Terra fu creata

e i monti dalle ossa

il Cielo dal Cranio      del gigante gelido di brina

e dal sangue il Mare >>.

 

E fu sempre Ymir a dare origine a tutta la stirpe dei giganti, che nacquero dal sudore prodotto dalle sue ascelle.

I giganti della roccia e del ghiaccio vivevano confinati nel mondo di Jotunheimr, separato dalla terra degli uomini e degli dei dal recinto di Midhgardhr, generato con le sopracciglia di Ymir.

Gianna Chiesa Isnardi definisce i giganti germanici come la “manifestazione e l’esuberanza delle forze della terra e della materia, le quali, se private della potenza ordinatrice dello spirito, sconfinano in eccesso e travolgono anche se stesse ”.

I giganti norreni erano sostanzialmente avversi agli dei, e non è un caso che il maligno dio Loki (da alcuni considerato proprio un gigante) fosse solito accoppiarsi con le gigantesse per generare i mostri giganti che nel Ragnarok causeranno la morte degli Asi e la distruzione del vecchio mondo.

Il paladino degli dei nella difesa di Asgardhr dai giganti era Thor, che grazie al martello Mjolnir ne era l’acerrimo nemico, nonché lo sterminatore.

I giganti norreni, a differenza dei giganti delle fiabe e delle leggende successive, non vengono descritti come esseri stupidi, anzi in alcuni casi la loro furbizia riesce a prevalere anche sul potere divino. Lo stesso Thor, in uno dei suoi viaggi in Jotunheimr, venne deriso e ingannato dalla magia del gigante Utgardha-Loki, che lo sottopose a prove impossibili e magicamente mistificate con lo scopo di umiliarlo. Nell’occasione Thor, che non riuscì a bere tutta la birra del boccale che il gigante gli pose, nè riuscì a sollevarne il gatto o a sconfiggere nella lotta la donna più anziana del regno, accettò ogni sfida sottopostagli, senza sapere che il boccale di birra non era altro che un tubo immerso nell’oceano, che il gatto era l’immenso drago-serpente che circondava il mondo, e che l’anziana signora era in realtà la vecchiaia a cui nessuno può opporsi.

Gli dei, salvo poche eccezioni, non riuscirono mai a prevalere in astuzia sui giganti, e per farlo dovettero quasi sempre ricorrere agli scaltri piani di Loki, molto più simile ai giganti che agli dei. Fu quindi di Loki l’idea di far travestire Thor da donna per recuperare il martello Mijolnir rubato dal re gigante Thrymr, sempre grazie a una furberia di Loki gli dei guadagnarono le loro magiche armi, e fu ancora una volta in virtù di un’astuzia del dio che gli Asi furono sollevati dal dover dare il Sole, la Luna e la dea Freyia a un gigante che aveva chiesto tali doni come compenso per costruire le mura di Asgardhr.

 

I troll norreni

 

I giganti della mitologia germanica, una volta entrati nelle saghe scandinave divennero di dimensioni ridotte, pur rimanendo molto più alti dei comuni esseri umani, e presero l’abitudine di perseguitare i villaggi e i reami, con incursioni atte sterminarne gli abitanti, cibandosi, non di rado, con la carne dei malcapitati.

Le loro abitazioni, dai palazzi “civili” di Jotunheimr, divennero rozze caverne e grotte marine o lacustri; la loro astuzia si tramutò via via in semplice istinto animalesco ispirato da una malvagità congenita.

Nelle saghe scandinave e anglosassoni questi giganti di nuova generazione furono chiamati “troll” o, più semplicemente, con il processo di rielaborazione cristiana delle leggende pagane, “mostri”, “orchi” o “demoni”. Creature rappresentanti la massima deformazione fisica e morale degli uomini, che debbono la loro inconvertibile tensione al male all’illustre progenitore biblico di tutti i cattivi: Caino il fratricida.

Il celebre mostro che Beowulf affronta nell’omonimo poema anglosassone è un perfetto esempio di troll scandinavo. Alto, brutto, dotato di una forza sovraumana, spietato, mangia-uomini e sfrenatamente violento. Con le seguenti parole viene descritto il demone danese Grendel nel Beowulf:

 

        Così, felicemente,

la gente di corte    viveva di gioie e di musiche,

fin quando Uno si mise   a commettere crimini:

un Nemico Infernale.   Aveva nome Grendel,

quell’Orco feroce:   infame vagabondo

della marca, infestava putrescenti acquitrini,

terraferma e paludi .

 

        La Creatura sacrilega,

feroce, rapace   si mosse rapida:

selvaggia, crudele,   strappò dai letti

trenta vassalli.   E poi se ne andò via,

trionfante del suo furto:   se ne tornò a casa sua,

carico di cadaveri,   si rifugiò nella tana .

 

Altri due esempi di troll considerati analoghi di Grendel si trovano in due saghe norrene del XIV secolo, la Grettis saga e la Orms Thattr Storolfssonar . Nella prima, l’eroe Grettir si trova a dover affrontare Glamir un mostro umanoide incredibilmente grosso e alto fino al soffitto, mentre nella seconda è presente un gigante di nome Brusi, descritto come “un enorme troll mangia-uomini, che le persone pensavano non potesse mai essere sconfitto dagli esseri umani ”.

Il troll delle saghe scandinave sebbene attaccasse individualmente non era prettamente un essere solitario. Spesso, dopo aver distrutto villaggi e divorato qualche uomo, faceva tranquillamente ritorno alla propria caverna dove lo attendeva un’altrettanto orribile, disgustosa, ma a suo modo apprensiva madre, pronta a vendicarne un eventuale insuccesso o decesso. Seguono le descrizioni di alcune celebri troll femmina o madri di troll della letteratura nordica:

 

La madre di Grendel in Beowulf

La madre di Grendel,

una Donna Mostruosa,   rimuginava i suoi mali.

Era costretta a abitare   gli orrori delle acque,

le freddi correnti,   da quando Caino

aveva ucciso di spada    il suo unico fratello…

 

La madre del troll Brusi nella Orms Thattr Storolfssonar

Era anche peggio avere a che fare con sua madre – era una gatta nera come il carbone, così grande come un sacro bue, che era il più grande fra i buoi .

 

Hrimgerdhr affrontata da Helgi nell’Edda poetica

Come ti chiami,   strega ghiotta di cadaveri?

Dì il nome di tuo padre, mostro!

Nove leghe     ti meriteresti di sprofondare,

ti cresca orzo nel petto! >>

 

Mi chiamo Hrimgerdhr     Hati si chiamava mio padre,

un gigante lo sapevo oltremodo possente;

molte fanciulle       rapì dalle loro case

finché Helgi venne a ucciderlo>>

 

Troll femmina che affronta Gestr (Grettir) nella Grettis saga

Successivamente avvenne che un grande troll femmina irruppe nella stanza; aveva un mastello in una mano e un pugnale abbastanza grande nell’altra. Come entrò si guardò attorno, guardò dove giaceva Gestr, e si fiondò verso di lui ;

 

 

I troll, gli orchi e i giganti delle fiabe

 

Nelle saghe nordiche termini come “troll”, “gigante”, “orco” (Grendel è spesso chiamato così), “orchessa”, “strega” e “demone” vennero spesso utilizzati come sinonimi. Così una distinzione fra queste creature, anche se superficiale e impastata con alcune peculiarità ereditate dalla mitologia, venne effettuata con il passaggio dal mondo delle saghe a quello delle fiabe. Ruth Manning-Sanders nell’introduzione della sua antologia A book of Ogres and Trolls propone un’analisi delle differenze sostanziali fra queste due creature:

 

Qual è la differenza fra un orco e un troll? Tanto per iniziare gli orchi sono tutti creature giganti, mentre i troll, sono dipinti con la stessa frequenza molto grandi oppure molto piccoli, come nani. Gli orchi vivono solitamente in un castello; i troll abitano le caverne o i tumuli erbosi, e vivono nelle terre del nord del pianeta, in Islanda, Norvegia e Danimarca. Non troverete mai un troll spingersi troppo a sud, e nemmeno un orco troppo a nord, perché gli orchi e i troll non vivono mai negli stessi paesi .

 

Le fiabe hanno poi consentito ai troll e ai giganti di abbandonare in parte la malvagità inguaribile di origine biblica che possedevano nelle saghe, trasferendola per lo più agli orchi. Di fatto, sebbene la maggior parte dei giganti e dei troll siano “cattivi”, e abbastanza facile trovare nella loro famiglia anche degli esseri “buoni”; casualità che invece divenne via via molto più rada tra gli orchi, al cui sostantivo venne pressoché sempre accostato l’aggettivo composto “mangia-bambini.”

Nell’antica Roma venivano chiamati “orcus” il dio degli inferi Plutone e la morte stessa . La peculiarità del dio romano di vivere in un regno tenebroso e di cibarsi dei defunti, associò alla figura dell’orco mangia-bambini fiabesco (quello di “ucci ucci sento odor di cristianucci” di Jack and the Beanstalk di Joseph Jacobs, per intenderci) la paura del buio e della morte, che modellarono la forma dello spauracchio dei piccoli per eccellenza: l’uomo nero. 

Come scriveva Marina Warner “l’orco – la cosa selvaggia –non apparve più come il gigante cannibale presente nel mito classico, nel Beowulf o nel racconto di Jack the Giant-Killer , ma divenne molto più chiaramente l’alter ego dei bambini ”.

Sempre secondo Marina Werner la parola ogre venne importata nel francese dall’italiano, esattamente da Il Pentamerone, o Lo Cunto de li Cunti, scritto dal napoletano Giambattista Basile e pubblicato fra il 1633 e il 1636 . Questa era la descrizione che l’eroe Antuono fece dell’orco nel racconto in questione:

 

Era costui un nanerottolo, uno sterpo da fascina, aveva la testa più grossa di una zucca d’India, la fronte bitorzoluta, le sopracciglia unite, gli occhi storti, il naso ammaccato con due froge che sembravano due chiaviche maestre, una bocca quanto un palmento, dalla quale uscivano due zanne che gli arrivavano fino ai malleoli; il petto peloso, le braccia setolose, le gambe ricurve, i piedi piatti a papera: insomma pareva un diavolo, un parasacco, un brutto pezzente e una malombra spiccata che avrebbe fatto impaurire un Orlando…

 

Dopo Basile, il primo scrittore di fiabe famoso che introdusse l’”orco cattivo” in un racconto per bambini fu Charles Perrault, che nel 1697 pubblicò Les Contes de ma Mère l’Oye e utilizzò per la prima volta la parole “ogre”.

Tra orco, troll e gigante la differenza è quindi più che altro fisica. Il gigante è solitamente molto più gigante degli altri due suoi parenti, ed è sicuramente meno brutto. Il troll e l’orco invece appaiono pressoché sempre deformi e possono assumere dimensioni più a portata d’uomo. Giganti e orchi vivono spesso in castelli fatti su misura, locati in posti fantastici, mentre i troll sono associati sostanzialmente ai boschi e alle montagne. Sebbene tutti e tre si rivelino in alcune circostanze cannibali, gli orchi lo sono spesso e i giganti un po’ meno. Gli orchi appaiono più nei racconti dell’Europa centromeridionale, i giganti sono di casa nelle isole britanniche e in Francia, mentre i troll vagabondano per lo più in Scandinavia.

Qualche notizia in più sui troll ci viene raccontata in una novella svedese riproposta da Cyrus Granér con il titolo The four big trolls and little Peter Pastureman :

 

Tutto ciò avvenne, molto molto tempo fa, quando le montagne oscure e le grandi foreste brune erano abitate soltanto dai troll. Ogni fessura aveva il suo vecchio troll che viveva in una caverna o in un buco sotto le radici serpentine degli alberi giganti. Alcuni troll vivevano soli; altri avevano una moglie e un figlio. C’erano troll grandi e troll piccoli, e naturalmente i troll grandi pensavano di essere superiori rispetto ai troll piccoli .

 

Troll, orchi e giganti sono spesso molto brutti, burberi, scontrosi e soprattutto… molto affamati. Seguono alcune descrizioni di troll, giganti e orchi particolarmente brutti o ostili agli uomini:

 

Troll da Porridge with a Troll

Aveva appena dato con difficoltà un primo colpo all’albero quando un grande, brutto troll dalle lunghe braccia, apparve, e disse “Hey, tu muscoli mosci: abbatti un solo albero di questa foresta e io ti spezzo in due parti uguali

 

Il gigante Cormoran della Cornovaglia, da Jack the Giant-Killer

Cormoran viveva in una caverna su un’isola rocciosa, ed era un affamato, affamato, AFFAMATO gigante. Mangiava ragazzi e ragazze, uomini e donne, mucche e pecore, maiali e cavalli. Procedeva verso la riva, agitando una mazza chiodata, e schiacciando e afferrando, e rubando questo, quello e quell’altro se ne tornava alla propria caverna .

 

L’orco di The Ogre di Andrew Lang

Egli aveva una testa enorme e delle ciglia raggrinzite – sopracciglia che incontravano occhi strabici, un naso piatto e grosso, e un grosso squarcio come bocca con due grosse zanne che sporgevano fuori. La sua pelle era ricoperta di peli, le sue braccia enormi, le sue gambe come lame di spada, e i suoi piedi tanto piatti come quelli delle papere. In breve, era la cosa più abominevole e deridibile del mondo .

 

Nell’iconografia fantasy coesistono due tipi di troll, quello tonto ed enorme di carnagione grigia o verdastra e quello di dimensioni nane che ricorda una sorta di piccolo cavernicolo dai capelli scompigliati e il naso enorme. Sempre con l’avvento dell’era fantasy, cambiò anche la figura dell’orco, che al posto di sdoppiarsi come quella del troll, si fece minuta e si fuse con il goblin e il folletto maligno, dando origine all’orco fantasy di tolkieniana paternità.

“troll”, Oxford English Dictionary ,Oxford University Press (1989), traduzione mia.

Il canzoniere eddico, Garzanti (2004) traduzione di P. Scardigli e M. Meli, Vafthrúdhnismál, stanza 21

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Beowulf, Einaudi (1992), traduzione dall’anglosassone di Ludovica Koch, versi 99-104

Ibid., versi 120-125

Una versione della Grettis saga (Ed. R.C. Boer, 1900) è presente fra i libri che Tolkien ha donato alla Facoltà di Inglese di Oxford.

La saga di Grettir

Storia breve di Orm Storolfsson

Grettis saga e Orms þáttr Stórólfssonar, tradotte in inglese da Denton Fox e Hermann Palsson in G.N. Garmonsway, Jaqueline Simpson, Hilda Ellis Davidson, Beowulf and his analogues, J.M. Dent & Sons (1981) p. 310, 316

Beowulf, Einaudi (1992), traduzione dall’anglosassone di Ludovica Koch, versi 1258-1261

Orms þáttr Stórólfssonar, tradotta in inglese da Denton Fox e Hermann Palsson in G.N. Garmonsway, Jaqueline Simpson, Hilda Ellis Davidson, Beowulf and his analogues, J.M. Dent & Sons (1981) p. 316

Il canzoniere eddico, Garzanti (2004) traduzione di Piergiuseppe Scardigli e Marcello Meli, Helgakvidha Hundingsbana in fyrri, stanze 16, 17

Grettis saga, tradotta in inglese da Denton Fox e Hermann Palsson in G.N. Garmonsway, Jaqueline Simpson, Hilda Ellis Davidson, Beowulf and his analogues, J.M. Dent & Sons (1981) p. 312

Un libro su Orchi e Troll.

Ruth Manning-Sanders, A book of Ogres and Trolls, Methuen Children’s Books (1972), p.7

“orco”, Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana,  Francesco Bonomi  (2004)

Jack e il fagiolo magico

Jack l’ammazza giganti

Marina Warner, No go the Bogeyman, Chatto & Windus (1998), p.150

Orco.

Ibid. p.304

Da Giambattista Basile, Il Pentamerone, o Lo Cunto de li Cunti, estratto riportato in  Marina Warner, No go the Bogeyman, Chatto & Windus (1998), p.306

I racconti di Mamma Oca.

I quattro grandi troll e il piccolo pastore Peter

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Porridge con un troll

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Interviste

 

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Larrington Carolyne (docente di norreno e anglosassone presso il St. John’s College di Oxford), intervista rilasciatami presso il St. John’s College (2008).

Lee Stuart D.  (docente di anglosassone e lingua inglese della facoltà di inglese di Oxford, direttore del Computing Systems and Services dell’Università di Oxford), intervista rilasciatami presso la Bodleian Library di Oxford (2008).

O’Donoghue Heather (docente di norreno e anglosassone presso ilLinacre College di Oxford), intervista rilasciatami presso la Facoltà di inglese dell’Università di Oxford (2008).

Phillips Courtney (Emeritus Fellow del Merton College, professore di chimica), intervista rilasciatami nella Common Room del Merton College di Oxford (2008).

Shippey Tom (docente di inglese presso la Saint Louis University degli USA), contributi fornitimi per corrispondenza (2009)

Solopova Elizabeth (docente di anglosassone e medio inglese della facoltà di inglese di Oxford, membro della Bodleian Library), intervista rilasciatami presso la Bodleian Library di Oxford (2008).

Tolkien JRR intervista effettuata dalla BBC nel 1968.

 

Fonte: http://www.marcodinoia.it/wp-content/uploads/2011/03/TESI.doc

Sito web da visitare: http://www.marcodinoia.it

Autore del testo: Marco Andrea di Noia

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