Feuerbach e Marx

 

 

 

Feuerbach e Marx

 

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Feuerbach e Marx

 

I seguaci immediati di Hegel vengono distinti in due schieramenti, Destra e Sinistra hegeliane, a causa delle loro differenti posizioni in tema di religione e di politica.
In questo contesto emergono Feuerbach e Marx, che rovesciano alcuni dei capisaldi del pensiero hegeliano.

 

Sommario

  • Destra e sinistra hegeliane
  • Dall’idealismo al materialismo
    • Feuerbach e il rovesciamento del rapporto hegeliano finito-infinito
    • Marx e la ripresa di Feuerbach: mantenere la dialettica e spiegare le origini dell’alienazione

La concezione materialistica della storia di Marx e la rivoluzione proletaria

 

  • Destra e Sinistra hegeliane
  • I seguaci immediati di Hegel vennero distinti dal filosofo e teologo tedesco David Strauss (1808-1874) in due schieramenti: Destra e Sinistra hegeliane, che divergevano in particolare su due problemi:
  • interpretazione della religione in Hegel: conservarla (Destra) o eliminarla (Sinistra)?
  • interpretazione dell’assetto politico-sociale del mondo in Hegel: conservatore (Destra) o rivoluzionario (Sinistra)?
  • Alcuni nomi dei più importanti esponenti dei due schieramenti:
  • Destra:  I. H. Fichte, Conradi
  • Sinistra:  lo stesso Strauss (autore della classificazione tra Destra e Sinistra hegeliane) e Ruge, Bauer, Feuerbach, Marx

 

 “Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza.” (Marx)

“l'uomo è ciò che mangia” (Feuerbach)

 Dall’idealismo al materialismo

 

 

    • Feuerbach (1804-1872), il maggior filosofo della Sinistra hegeliana, e il rovesciamento del rapporto hegeliano tra finito e infinito attraverso l’analisi della religione

 

Feuerbach
German philosopher and anthropologist whose major work, The Essence of Christianity (1841), maintains that religion and divinity are projections of human nature.

  

 

 


  • Scritti: L’essenza del cristianesimo (1841), L’essenza della religione (1845)
  • La sua posizione filosofica può essere riassunta nei due seguenti punti:

 

  • Feuerbach critica l’astrattezza della filosofia hegeliana: il compito della filosofia è di porre l’infinito nel finito rovesciando il rapporto tra soggetto e predicato.

Anzitutto, Feuerbach critica l’astrattezza della filosofia hegeliana: Hegel sbaglia, in quanto attribuisce realtà allo spirito negandola alla materia, vedendo in quest'ultima nulla più che una manifestazione imperfetta di quello. Mentre la realtà vera è proprio la materia.
Così, mentre per Hegel è l'Idea, il Pensiero che produce la materia, per Feuerbach è la materia a produrre il pensiero. Mentre Hegel fa della materia un predicato del soggetto, che è il Pensiero, per F. è il pensiero ad essere un predicato del vero soggetto, della vera realtà fondamentale e originaria, che è la Materia .

“l'essere è il soggetto, il pensiero è il predicato”

In questo senso, nei Principi della filosofia dell'avvenire F. scrive che il compito della filosofia è di porre l’infinito nel finito:

“il compito della vera filosofia non è quello di riconoscere l'infinito come finito, bensì quello di riconoscere il finito come non finito, come infinito; cioè non di porre il finito nell'infinito,ma l'infinito nel finito".

 

  • Il compito della filosofia si realizza nell’analisi della religione.

Il compito di porre l’infinito nel finito si realizza nell’analisi che Feuerbach compie della religione. Pur aderendo alla posizione di Hegel che fa della religione una forma di sapere inferiore a quello concettuale, Feuerbach rovescia uno dei cardini della speculazione hegeliana: non si deve risolvere il finito nell’infinito ma viceversa (bisogna rovesciare il rapporto tra soggetto e predicato) mostrando che non è Dio che crea l’uomo, ma l’uomo che crea Dio:

  • Al rovesciamento del caposaldo hegeliano Feuerbach giunge attraverso un’analisi della genesi della religione, che ha alla base una visione dell’uomo come essere dotato di un’essenza infinita (ente generico).
  • L’essenza dell’uomo è infinita perché egli appartiene ad un genere universale, cioè l’umanità. L’uomo è un ente generico (Gattungwesen), che cioè necessariamente si relaziona ad altri uomini e sente di appartenere a qualcosa di più grande della propria individualità.  L’animale ha solo il sentimento di sé come individuo, l’uomo invece sente di appartenere al genere umano e dunque capisce che il limite della natura umana non coincide con i limiti delle esistenze individuali, perché l’umanità è formata dall’insieme di tutti gli esseri umani nel corso del tempo.
  • L’uomo però, portato a pensare in termini individualistici, non è immediatamente e chiaramente consapevole di questa sua essenza infinita, pur essendo in lui la traccia e il desiderio di questa infinità. Dunque, nella prima forma di autocoscienza che ha di sé, che è una forma ancora infantile e inadeguata di autocoscienza, egli concepisce la propria essenza infinita come un oggetto esterno in cui proietta tutte le perfezioni (Feuerbach sostiene che questa proiezione nasce dal cuore: Dio è una proiezione del desiderio di infinito che è nel cuore dell’uomo). Nasce così la religione perché questo oggetto esterno che rappresenta l’immagine speculare dell’uomo è Dio.

La religione, quella cristiana almeno, è l'atteggiamento che l'uomo ha nei confronti di se stesso, o, più esattamente, nei confronti della propria essenza (soggettiva); atteggiamento, però, che tratta la sua essenza come se fosse diversa da lui. L'essenza divina non è altro che l'essenza umana, o, più esattamente, l'essenza dell'uomo purificata e liberata dai termini dell'uomo individuale, oggettivata, cioè mirata e venerata come se fosse un'altra essenza, una essenza diversa da lui, con propri caratteri - tutte le determinazioni dell'essenza divina sono quindi determinazioni umane.
(L. Feuerbach, L'essenza del cristianesimo, 1841, pp. 194-196)

  • La religione è dunque secondo Feuerbach una forma di alienazione delle caratteristiche umane più nobili in un altro essere (aliud, da cui “alienazione”), di carattere sovrumano. Questo processo di alienazione comporta però l’impoverimento dell’uomo: per mettere in risalto l’infinità di questo essere l’uomo deve infatti accentuare la sua diversità da Dio e degradarsi, impoverirsi, proiettando tutte le perfezioni in Lui (l’uomo arricchisce Dio di perfezioni mediante il degradamento di se stesso a essere inferiore).
  • Questo processo di alienazione e di degradazione di se stesso ha termine solo quando l’uomo riesce a prendere coscienza di sé senza la mediazione fantastica della religione: l’uomo perciò – secondo Feuerbach – giunge a maturazione se riesce a prendere  coscienza che Dio è solo una costruzione umana, trasformando la teologia (=studio di Dio) in antropologia (=studio dell’uomo). L’uomo così riesce a rovesciare il rapporto tra soggetto (Dio) e predicato (= l’ uomo, che è predicato in quanto esiste solo in funzione del soggetto) prendendo coscienza che non è l’infinito (Dio) che crea il finito (l’uomo) ma viceversa.

Tutto questo è avvenuto nell’età moderna:

Il compito dell'età moderna fu la realizzazione e l'umanizzazione di Dio - la trasformazione e la dissoluzione della teologia nell'antropologia.
(L. Feuerbach, Princìpi della filosofia dell'avvenire)

 

Marx, Karl 1818-1883.  
German philosopher, economist, and revolutionary. With the help and support of Friedrich Engels he wrote The Communist Manifesto (1848) and Das Kapital (1867-1894). These works explain historical development in terms of the interaction of contradictory economic forces, form the basis of all communist theory, and have had a profound influence on the social sciences.

 Marx  (1818-1883): la ripresa di Feuerbach (mantenere la dialettica e spiegare le origini dell’alienazione) e l’elaborazione del  materialismo storico

 

 

 

  • Opere: Il manifesto del partito comunista (1848), Il capitale (1867-1894)
  • Marx critica la Destra hegeliana per i suoi tentativi di conciliare la filosofia di Hegel con i dogmi cristiani, e si sente più vicino alla Sinistra per il suo tentativo di adeguare meglio gli istituti storici alla razionalità. Riprende Feuerbach e lo integra con due critiche:
  • Come Feuerbach, Marx sostiene che bisogna rovesciare il rapporto che Hegel istituisce tra infinito e finito, senza però abbandonare la visione dialettica della realtà

Come sostiene Feuerbach, bisogna rovesciare il rapporto tra il soggetto e il predicato (tra l’astratto e il concreto, l’infinito e il finito: esistono prima le mele e poi il concetto di mela); in una parola, la filosofia di Hegel va fatta camminare sui piedi e non sulla testa. La dialettica di Hegel cammina sulla testa anziché sui piedi, perché parte dall’astratto anziché dal concreto, dalla Ragione anziché dalla realtà. Marx capovolge la posizione hegeliana: bisogna procedere dal concreto all’astratto, dalla realtà naturale all’Idea, dalla materia allo spirito (materialismo). Tuttavia, pur negando questo caposaldo del pensiero di Hegel, Marx è convinto che si debba mantenere la concezione dialettica della realtà che Hegel ha elaborato. La dialettica hegeliana è uno strumento imprescindibile di analisi della realtà concreta, storica e sociale, perché – come scrive lo stesso Marx – “Dovunque e sempre in ogni cosa vi sono delle contraddizioni”.
Un solo esempio potrà servire a illustrare la differenza di prospettiva che questo rovesciamento delle idee di Hegel produce: per Hegel le forme di organizzazione sociale e lo Stato sono manifestazioni dello Spirito, che è il vero soggetto della Storia; per Marx sono in realtà prodotti dell’uomo.

 

Il rovesciamento della dialettica hegeliana operato da Marx; l’esempio del rapporto tra gli uomini e lo Stato

Hegel

Marx

lo Stato viene ontologicamente prima degli individui concreti

sono gli individui concreti, con i loro bisogni materiali, che creano lo Stato

lo Stato ha una realtà in sé ed è considerato come lo stadio finale e più alto dell'umanità, quello nel quale viene assunto un modo di convivenza razionale

lo Stato non ha una realtà in sé, ma è una particolare forma di organizzazione politica determinata dai bisogni materiali, ed è destinato ad estinguersi quando questi lo consentiranno

la Storia è opera dell’Assoluto che si incarna nello Stato

la Storia è opera degli uomini che lottano per la loro sopravvivenza
(la prima azione storica dell’uomo è produrre i mezzi per sopravvivere)

la Società civile (= sfera dei bisogni materiali) è un momento inferiore dello Stato, considerato il culmine dell’Eticità

la Società civile non è un momento inferiore, ma anzi la base che genera lo Stato; è più importante dello Stato perché è da essa che dipende la forma che assume lo Stato (e addirittura la sua presenza, visto che nella società comunista lo Stato scompare)

 

In altri termini, bisogna rovesciare Hegel perché si deve partire dall’analisi delle concrete condizioni di vita degli uomini per capire come si formino lo Stato e le istituzioni spirituali entro le quali l’uomo vive. Nel passo seguente, Marx sottolinea questo rovesciamento e mostra come la Società civile (= la sfera dei bisogni materiali) di cui parla Hegel non sia un momento inferiore rispetto allo Stato, considerato il culmine dell’Eticità, ma in realtà la base su cui nasce lo Stato, che ne è un derivato secondario. Lo Stato non è perciò nient'altro che un prolungamento della Società civile, privo di reale autonomia rispetto alla base economica della società, destinato anzi - come vedremo in seguito - a scomparire allorché verranno meno i suoi presupposti materiali :

La mia ricerca arrivò alla conclusione che tanto i rapporti giuridici quanto le forme dello Stato non possono essere compresi per se stessi, né per la cosiddetta evoluzione generale dello spirito umano, ma hanno le loro radici, piuttosto, nei rapporti materiali dell'esistenza, il cui complesso viene abbracciato da Hegel, seguendo l'esempio degli Inglesi e dei Francesi del secolo XVIII, sotto il termine di «società civile»; e che l'anatomia della società civile è da cercare nell'economia politica (...) Il risultato generale al quale arrivai e che, una volta acquisito, mi servì da filo conduttore nei miei studi, può essere brevemente formulato così: nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L'insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza.
(K. Marx, Per la critica dell'economia politica, 1859, Roma, Editori Riuniti, 1974. Prefazione, pp. 4-5). 

Marx però sottolinea anche che si deve comunque tenere presente la lezione di Hegel, il quale ci ha insegnato che la realtà procede per contrasti e contraddizioni, cosa che emerge ad esempio nell’analisi marxiana della storia, che viene vista come lotta di classi:

La storia di ogni società finora esistita è storia di lotte di classi.
Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri di corporazioni e garzoni, insomma oppressori e oppressi, sono stati sempre in reciproco antagonismo, conducendo una lotta senza fine, a volte nascosta, a volte dichiarata, che portò in ogni caso o a una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o alla totale rovina delle classi in competizione.
(Marx, Manifesto del partito comunista, 1848)

Il rapporto di Marx con Hegel è dunque di critica ma anche di riappropriazione del suo pensiero. E’ in questo senso che si capisce appieno il senso della formula “la filosofia di Hegel deve camminare sui piedi e non sulla testa”: l’analisi dialettica approntata da Hegel è adeguata, solo che bisogna rovesciarne i termini: non più partire dall’astratto per giungere al concreto, ma viceversa.

 

  • L’uomo non può liberarsi dell’alienazione religiosa se prima non si è liberato di quella economica.

Feuerbach ha spiegato che la religione ha origine dall’uomo, ma non ha spiegato in modo adeguato perché l’uomo crei l’alienazione religiosa. Ciò avviene – sostiene Marx – perché l'uomo si sente già alienato nella vita terrena, oppresso da un'iniqua situazione sociale. L’alienazione religiosa deriva dalle condizioni concrete in cui l’uomo si trova a vivere, ovvero dall’alienazione economica. Per alienazione economica Marx intende quelle situazioni in cui l’uomo – necessariamente impegnato in tutte le epoche storiche a procurarsi i propri mezzi di sussistenza con il lavoro – è costretto a lavorare e produrre in modi disumani, che rendono l’uomo stesso alienato, disumano. Lo stato di alienazione caratterizza in particolare la sua condizione nella società industriale capitalistica.

Marx perciò si propone di indagare scientificamente le dinamiche che producono l’alienazione economica e in questa direzione elabora la sua visione della Storia:

  • per capire le dinamiche della Storia, occorre tenere presente che “La prima azione storica dell’uomo è la produzione dei mezzi per il soddisfacimento dei propri bisogni, la produzione stessa della vita materiale.”
  • Nel compiere questa azione, mediante il lavoro, l’uomo entra in relazione:
  • con la natura, che lavora e trasforma per ottenere le risorse necessarie alla sua sopravvivenza
  • con i suoi simili, con i quali si organizza per sfruttare la natura e creare una società ripartita in classi sociali
  • I rapporti tra gli uomini e tra le classi sociali sono chiamati RAPPORTI DI PRODUZIONE; l’insieme delle tecniche produttive di cui l’uomo dispone ad un dato momento storico, sono chiamate FORZE DI PRODUZIONE
  • La Storia è scandita essenzialmente da questi due elementi, secondo due grandi principi:
  • ad un certo grado di sviluppo delle forze produttive corrisponde un certo tipo di rapporti di produzione (es. se la tecnologia è limitata, si ricorre al lavoro umano e si crea l’istituto giuridico della schiavitù).
  • i rapporti di produzione si conservano finché sono funzionali alle forze produttive; quando entrano in conflitto con esse, scompaiono (es. la società industriale tende a liberarsi dei vincoli feudali che non sono più funzionali al proprio sviluppo).

à Marx ha una visione dialettica della Storia perché essa viene vista come percorsa dai conflitti tra le classi (la Storia è lotta di classi)
à La filosofia di Marx è detta da Engels materialismo storico perché l’essenza dell’umanità, la storia delle sue attività e lo sviluppo della società, sono determinati dalle condizioni materiali della vita, rovesciando la prospettiva hegeliana secondo la quale la Storia è il divenire dello Spirito.
à Connessa a questa analisi dell’evoluzione delle società è anche la distinzione marxiana fra struttura e sovrastruttura: la struttura è la struttura economica di una certa società; la sovrastruttura è l’insieme delle idee, delle credenze e delle visioni del mondo che si diffondono in una certa società.
Il rapporto tra la struttura e la sovrastruttura è molto complesso, ma in generale si può dire che è la struttura economica che determina la sovrastruttura ideologica. Ad es. una società schiavista tenderà a produrre idee, libri, concezioni che giustifichino  la schiavitù. Ed anche questo è un buon esempio del rovesciamento di prospettiva rispetto a Hegel: non è lo Spirito il protagonista della storia, ma la struttura economica à materialismo storico. Un esempio molto chiaro di questo determinismo economico marxiano può essere l’interpretazione dell’abolizione della schiavitù in America a metà dell’800.

 

I concetti di struttura e sovrastruttura nel pensiero di Marx

 

  • Che cosa sono la struttura e la sovrastruttura

Struttura

Sovrastruttura

Forze di produzione

Rapporti di produzione

Campo delle idee, del sapere, dei modi di pensare e delle concezioni giuridiche, delle leggi, ecc.

"Nella produzione sociale delle loro esistenze, gli uomini inevitabilmente entrano in relazioni definite, che sono indipendenti dalle loro volontà, in particolari relazioni produttive appropriate ad un dato stadio nello sviluppo delle loro forze materiali di produzione. La totalità di queste relazioni di produzione costituisce la struttura della società, il vero fondamento, su cui sorge una… à

 

à sovrastruttura politica e sociale ed a cui corrispondono forme definite di coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona il processo generale di vita sociale, politica ed intellettuale. “
(Marx, Per la critica dell’economia politica, 1859)

Le forze produttive sono tutte le risorse che in una data epoca si possiedono per garantire la sopravvivenza degli uomini.

I rapporti di produzione sono il modo in cui gli uomini si organizzano tra loro per sfruttare le risorse.
Questi rapporti non sono creati volontariamente dagli uomini, ma obbediscono alla logica della sopravvivenza.

La sovrastruttura è data dalle idee e dalle istituzioni in cui si rispecchia la struttura economica di una società. Le idee e le istituzioni non sono che immagini speculari della struttura economica, non hanno vita propria e si limitano a rifletterla.
Fanno parte della sovrastruttura le istituzioni politiche e giuridiche, le credenze religiose, le idee filosofiche e letterarie, ecc. che circolano in una data epoca e attraverso le quali gli uomini hanno coscienza di se stessi. Esse rispecchiano, nella sfera del pensiero e delle idee, l’organizzazione produttiva di una data epoca.

Ad es., nel medioevo, in cui predomina un’economia agricola, le forze di produzione sono: la terra, l’aratro, i buoi, ecc.

Ad. es. nel medioevo i rapporti tra gli uomini sono impostati come rapporti tra un proprietario fondiario che possiede la terra e dei contadini che la coltivano.

Questa organizzazione è funzionale allo sfruttamento della terra ed ha una logica: serve a ottimizzare l’utilizzazione delle risorse.
Poiché, infatti, non circola denaro, la terra è l’unico bene e si cerca di preservarlo dalla frammentazione, concentrandolo nelle mani di un unico proprietario. E dato che la terra non varrebbe nulla se non ci fosse una forza lavoro per coltivarla, i contadini sono legati ad essa e la seguono se viene venduta.

Ad es., nel medioevo si crea l’istituto giuridico del maggiorascato per fare in modo che la terra non si frammenti nel giro di poche generazioni.

Ad es., si crea l’istituzione giuridica della servitù della gleba, che lega i contadini alla terra. La servitù della gleba è l’espressione giuridica del rapporto che lega i contadini alla terra.

Dal punto di vista culturale, nascono ad es., teorie, idee, credenze che giustificano il carattere gerarchico dell’ordine sociale e ne sottolineano l’immutabilità: è giusto che ci siano padroni e servi, perché l’ordine sociale rispecchia l’ordine celeste (così come nei cieli c’è un unico signore, così in terra c’è un unico signore o padrone) ecc.

  • Una precisazione sulla difficoltà di identificare gli elementi che appartengono alla struttura e quelli che appartengono alla sovrastruttura

 

Non è semplice identificare, nella spiegazione di Marx, quali siano gli elementi che appartengono alla struttura e quali alla sovrastruttura, come fa notare il sociologo R. Aron nel suo testo intitolato Le tappe del pensiero sociologico (Milano, Mondadori, 1984, 1° ed. 1965):

“Sembra, grosso modo, che si debba chiamare struttura l’economia, in particolare le forze di produzione, cioè l’insieme delle attrezzature tecniche di una società, compresa l’organizzazione del lavoro. Ma l’attrezzatura tecnica di una civiltà è inseparabile dalle sue conoscenze scientifiche, e queste sembrano appartenere al campo delle idee e del sapere, elementi che dovrebbero rientrare, sembra, nella sovrastruttura, almeno nella misura in cui il sapere scientifico è, in numerose società, intimamente legato ai modi di pensare e alla filosofia (…). E parimenti, le forze di produzione dipendono, come l’attrezzatura tecnica, anche dall’organizzazione del lavoro comune, che a sua volta dipende dalle leggi sulla proprietà. E queste appartengono al dominio giuridico. Ma, almeno secondo alcuni testi, il diritto è una parte della realtà statale, e lo stato appartiene alla sovrastruttura. Di nuovo ci imbattiamo nella difficoltà di distinguere realmente ciò che è struttura da ciò che è sovrastruttura.” (p. 182-3)

  • Secondo Marx la struttura determina la sovrastruttura e non viceversa.

 

L’idea centrale nei testi di Marx: la società determina le idee. Secondo Marx non sono le idee a condizionare la realtà ma viceversa.  
Ad esempio, non è perché gli uomini siano convinti che esista una gerarchia di esseri nell’universo, che sono portati a strutturare le proprie società secondo delle gerarchie. Avviene piuttosto il contrario: è perché (per ragioni dovute alla sopravvivenza) essi trovano funzionale strutturarsi in una gerarchia che si fanno l’idea, e credono, che esista una gerarchia nell’universo.
Altro esempio. Non è perché gli uomini credono che la donna sia inferiore all’uomo, che esiste una subordinazione della donna all’uomo nella società, ma è perché (per ragioni di sopravvivenza) gli uomini trovano funzionale strutturarsi in rapporti di subordinazione tra i sessi (l’uomo è capofamiglia, si occupa del lavoro, ecc.; la donna sta a casa, cura i figli, ecc.), che credono, cioè si fanno l’idea, che la donna sia inferiore all’uomo.
Ancora un altro esempio. Non è perché gli uomini siano convinti (sulla base di bizzarre convinzioni) che il primogenito sia il figlio più importante che gli lasciano tutto in eredità, ma è perché lasciare tutto ad un unico figlio è più funzionale alle esigenze di sopravvivenza (il patrimonio resta intatto e non si frammenta nel giro di poche generazioni), che essi elaborano l’idea giuridica che il primogenito debba ereditare tutto.
E così via. 
La fecondità di quest’idea nello studio dei fatti culturali: l’esempio dello studio delle religioni. L’idea di Marx si è rivelata molto feconda nello studio delle credenze, delle idee, delle opere letterarie e artistiche, cioè di tutte le produzioni spirituali che si ritrovano nelle varie epoche storiche.  
Un esempio degli studi di questo genere, riferito alle credenze religiose, è costituito dal volume dello storico delle religioni Ambrogio Donini, Breve storia delle religioni, Roma, Newton Compton, 1991. La religione in quest’opera viene considerata un fenomeno assolutamente umano, che non ha nulla di soprannaturale, e che è espressione delle esigenze e dei bisogni materiali, storicamente determinati, dell’uomo. Alle società tribali corrisponde perciò un certo tipo di religione animistica che riflette le relazioni sociali che la caratterizzano; alle società più complesse e schiavistiche corrisponde un altro tipo di religione, ecc. La prova che vi siano delle connessioni tra la struttura sociale e il tipo di religione, secondo Donini, sta nel fatto che nelle più lontane società del mondo, mai entrate in contatto tra loro, a forme sociali simili corrispondono credenze religiose simili.
Donini però (come del resto ha fatto lo stesso Marx) ha rifiutato un’interpretazione troppo ingenuamente deterministica dei rapporti tra la società e le credenze religiose, sottolineando che “le variazioni che intervengono nei rapporti sociali si riflettono nelle credenze religiose; ma le idee, una volta entrate a far parte della sovrastruttura, si muovono poi seguendo una loro linea autonoma di sviluppo, che prescinde dalle condizioni di fatto, in cui sono sorte”. Resta comunque il fatto che l’elemento più importante nell’interpretazione della cultura di una certa epoca storica o di una certa società è la sua struttura economica.
La critica alle posizioni di Marx: le teorie sociologiche di Weber. La critica più nota alla concezione materialistica della storia di Marx e alla sua impostazione dei rapporti fra la struttura e la sovrastruttura  si deve al  sociologo tedesco Max Weber (1864-1920), nell’opera intitolata L'etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-05).
Secondo Weber non i soli interessi economici determinano il divenire storico, il movimento delle classi e le grandi correnti sociali, ma anche e principalmente motivi di carattere psicologico e religioso. Da questa posizione generale Weber fu indotto a ricercare nella storia delle religioni le origini del capitalismo, giungendo alla conclusione che il capitalismo è l’erede del calvinismo e del puritanesimo.
Queste confessioni religiose, infatti, trasformano il lavoro in preghiera, esaltando l’operosità del credente, il quale ha il dovere di lavorare per la gloria di Dio e di creare il regno di Dio su questa terra. E’ il rovesciamento delle idee di Marx: in questo caso non è l’economia che determina le idee religiose, ma sono le idee religiose all’origine della struttura economica della società protestante.

  • Partendo da questi presupposti, Marx individua nella Storia sei epoche, scandite dallo sviluppo e dall’intreccio di forze produttive e rapporti di produzione
  • Società primitiva (comunismo)
  • Società asiatica (forme di comunismo)
  • Società antica (schiavistica)
  • Società feudale (agricoltura)
  • Società borghese-capitalistica (accumulo del capitale)
  • Società socialista (che si instaurerà dopo la rivoluzione comunista)
  • Dal comunismo primitivo (lavoro collettivo; non esisteva la proprietà privata) si è passati alle civiltà antiche, basate su un’economia schiavistica, in cui è nata la proprietà privata e lo sfruttamento del lavoro altrui.

L’economia schiavistica ha generato il feudalesimo, in cui è nata una nuova classe, la borghesia, che ha rovesciato il feudalesimo. Dalla borghesia è sorto il proletariato, la grande classe dei lavoratori dell’industria.

  • La società borghese nasce dallo sfruttamento e dall’alienazione economica degli operai, mediante l’accumulo del capitale da parte dei capitalisti, che possiedono i mezzi di produzione e riducono quasi in schiavitù gli operai, abbrutiti e alienati, cioè estraniati rispetto alla propria essenza ovvero costretti solo a lavorare per sopravvivere, senza poter dispiegare tutte le possibilità che l’essere uomo comporta. Per accumulare il capitale, infatti, il padrone non dà all’operaio tutta la ricompensa che gli sarebbe dovuta per il suo lavoro, ma solo un salario minimo che basti a tenerlo in vita, e tiene per sé tutto il resto del salario che toccherebbe all’operaio, ed è questo il cosiddetto plusvalore.
  • L’accumulo del capitale e questa dinamica di sfruttamento tramite l’appropriazione del plusvalore non sono evitabili, ma connaturati al sistema capitalistico (necessità storica dell’alienazione): affinché l’industria si sviluppi occorrono ingenti capitali e per accumularli è necessario che il padrone sottragga parte del salario agli operai. E’ in base a considerazioni come queste che Marx prende le distanze dai socialisti utopisti: non si può avere una società capitalistica priva di sfruttamento; non ci può essere una società capitalistica dove padroni e operai vadano d’accordo e i conflitti scompaiano. E’ la logica del capitalismo stesso, non la volontà degli attori coinvolti (padroni e operai) a determinare l’alienazione. I socialisti utopisti pensavano di risolvere i conflitti della società capitalistica attraverso mezzi come la collaborazione e la solidarietà tra padroni e operai. Tali mezzi sono impossibili se si indaga scientificamente la struttura della società capitalistica che è oppressiva e si basa necessariamente sull’espropriazione del frutto del proprio lavoro agli operai. Marx definisce perciò il proprio socialismo come “scientifico” perché è quello più realistico in quanto effettua un’analisi rigorosa delle dinamiche della società borghese e delle sue possibilità di cambiamento.
  • Secondo Marx, il cambiamento avverrà solo quando la società borghese sarà giunta ad un certo grado di maturazione: infatti, quando si sarà arrivati ad un grado di sviluppo elevato dell’economia capitalistica e dell’industrializzazione, la distinzione tra padroni e operai non sarà più necessaria alla sussistenza del capitalismo ed allora gli operai potranno appropriarsi dei mezzi di produzione e rovesciare la società capitalistica in quella socialista. Il rovesciamento avverrà con la rivoluzione (vi è dibattito tra gli studiosi sul fatto che Marx ritenesse la rivoluzione violenta l’unica forma possibile di rovesciamento della società capitalistica).
  • Rovesciato lo Stato borghese, prima di passare alla società socialista, tappa finale della rivoluzione, occorrerà instaurare una fase intermedia di dittatura, durante la quale il proletariato assumerà il controllo dei poteri dello Stato (dittatura del proletariato). Lo Stato infatti è uno strumento nato perché le classi dominanti potessero esercitare il loro controllo della società e dunque dotato di mezzi coercitivi e di controllo che possono essere utilizzati dagli stessi operai per tenere testa ai possibili colpi di coda delle classi estromesse dalla gestione del potere.
  • Superata questa fase di pericolo di una contro-rivoluzione, si instaurerà finalmente la società comunista, priva di proprietà privata e di Stato, dove ciascuno riceverà secondo i propri bisogni e darà secondo le proprie possibilità.

Concetto chiave

alienazione o estraniazione (in tedesco Entfremdung)

 

E’ un concetto fondamentale nello studio di Feuerbach e Marx, che lo riprendevano da Hegel ma con dei significati piuttosto differenti.

  • In Hegel, l’alienazione è il processo di estraniazione della coscienza a se stessa, processo attraverso il quale essa si esprime e si esteriorizza nelle cose. Tale estraneazione non è una perdita ma il modo in cui la coscienza si sviluppa perché essa è la totalità dei propri momenti, in cui ciascuno viene tolto ma anche conservato (Aufhebung).
  • In Feuerbach, l’alienazione è il processo mediante il quale l’uomo perde il suo ente generico (o la propria essenza) e lo proietta in un essere estraneo a sé (Dio). E’ una perdita nel senso che Dio non è altro che l’essenza universale dell’uomo proiettata in un oggetto trascendente (Dio, appunto) e dunque alienata, fatta altro, sottratta all’uomo, che degrada se stesso per esaltare Dio.
  • In Marx, l’alienazione descrive la situazione disumana dell’operaio nel regime capitalistico. Egli, attraverso il lavoro disumanizzante, perde la propria essenza generica (la propria umanità) diventando estraneo a sé fino al punto di non riconoscere se stesso. E’ dunque una perdita della propria essenza e ci vuole la rivoluzione proletaria per riguadagnarla.

Il termine marxiano si è poi diffuso nel pensiero contemporaneo (anche al di fuori del marxismo) per indicare lo stato di disagio dell’uomo nella moderna società industriale.

 


Schema riassuntivo: Destra e Sinistra hegeliane- Feuerbach e Marx
Destra e sinistra hegeliane divergono su:

  • Interpretazione della religione
  • Interpretazione della politica

Feuerbach, il maggior filosofo della Sinistra

  • Inversione del rapporto hegeliano finito-infinto à il materialismo
  • Analisi della religione

Marx

  • Ripresa e critica di Feuerbach: inversione del rapporto tra finito-infinito, ma conservazione della dialettica à la visione dello Stato e la concezione materialistica della Storia
  • Connessa al punto precedente è una seconda critica a Feuerbach: per eliminare l’alienazione religiosa occorre eliminare quella economica
  • Concezione materialistica della Storia
  • La prima azione storica dell’uomo consiste nel produrre i mezzi per garantirsi la sopravvivenza
  • Attraverso il lavoro, l’uomo entra in contatto con la natura e con i propri simili: le forze produttive e i rapporti di produzione
  • Le varie epoche della storia sono scandite dal grado di sviluppo delle forze produttive, cui corrispondono determinati rapporti di produzione
  • Alla struttura (economica) di una certa società corrisponde una precisa sovrastruttura (ideologica). E’ la struttura che determina la sovrastruttura
  • I rapporti di produzione tendono a mantenersi finché non entrano in conflitto con le forze produttive. La storia è lotta di classi (visione dialettica della storia)
  • L’epoca borghese è caratterizzata dal capitalismo: accumulo del capitale mediante sottrazione del plusvalore e alienazione dell’operaio
  • Necessità storica dell’alienazione: socialismo scientifico e critica al socialismo utopistico
  • La rivoluzione proletaria, la dittatura del proletariato, l’abolizione dello Stato e il comunismo

 



Significativo è il titolo di uno scritto di Feurebach del 1862: Il mistero del sacrificio o l'uomo è ciò che mangia (“der Mensch ist was er isst”);  cioè esiste un'unità inscindibile fra psiche e corpo, per pensare meglio dobbiamo alimentarci meglio.

Da questo punto di vista Marx costituisce una rottura teorica rispetto alla tradizione del pensiero politico moderno, da Hobbes a Hegel (passando per Locke, Rousseau e Kant). Secondo questa linea di pensiero la meta della storia e del progresso umano consiste nello Stato e nel suo perfezionamento.
Lo Stato, inteso da Hegel come il culmine e la sintesi della vita etica di un popolo («il razionale in sé e per sé»), supera e ricompone ad un livello più elevato le divisioni e i contrasti che ancora sussistono nella società civile e costituisce perciò il coronamento e la forma suprema dell'esistenza sociale dell'uomo.
Marx riprende questa distinzione tra società civile e Stato, ma rovesciando il rapporto tra i due termini. Non è la società civile ad essere una sfera pre-statuale, una sotto-struttura dello Stato, bensì è lo Stato ad essere una sovrastruttura rispetto alla società civile.
Come si vede, quindi, i rapporti di produzione sono per Marx il vero fondamento della società e della storia. Essi sono ineliminabili, rappresentano l'elemento permanente lungo il corso delle vicende umane, mentre lo Stato è un prodotto storicamente determinato e quindi provvisorio, non eterno. In conclusione, mentre i filosofi della politica precedentemente citati individuano nello Stato l'orizzonte insuperabile del progresso sociale e civile dell'umanità, Marx viceversa vede il punto d'arrivo della storia coincidere col venir meno dello Stato, con la sua estinzione.

 

Fonte: http://www.webalice.it/leone.guaragna/scuola-scuola-scuola/Feuerbach%20e%20Marx.doc

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