Finanza pubblica riassunto

 

 

 

Finanza pubblica riassunto

 

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Finanza pubblica riassunto

 

CARATTERI E NOZIONI DELLA FINANZA PUBBLICA – cap 1
L’attività finanziaria pubblica è l’attività di gestione, da parte dello Stato, delle entrate pubbliche, che vengono impiegate per realizzare scopi di interesse pubblico. I soggetti che fanno parte di quest’attività, oltre allo Stato, sono: gli enti territoriali (regioni, province, comuni) e altri enti istituzionali che gestiscono specifici interessi pubblici (Inps, Inail ecc.).
Evoluzione
Nei sistemi liberali ottocenteschi, lo Stato doveva soltanto garantire una situazione di sicurezza e tranquillità; lo stato liberale ha una politica economica secondo la quale le attività economiche di produzione e scambio di beni dovevano essere lasciate alla libera iniziativa dei privati senza che i pubblici poteri potessero intervenire; secondo questa politica il mercato sarebbe riuscito a realizzare automaticamente una situazione di equilibrio (finanza neutrale). Nei primi anni del ‘900 si ebbero i primi interventi dello Stato nella sanità, nell’istruzione ecc. Dopo il crollo di Wall Street Keynes criticò il liberismo economico e dimostrò che il libero gioco delle forze economiche non riesce sempre a realizzare l’equilibrio, ma può addirittura portare a forti squilibri. à Stato moderno
Politica finanziaria e i suoi obiettivi
La politica finanziaria negli stati moderni tende a soddisfare i bisogni pubblici (interessi collettivi), assicurare lo sviluppo e l’equilibrio del sistema economico. Per assicurare lo sviluppo lo Stato, in paesi arretrati, cercherà di accumulare capitali e far decollare le attività produttive, mentre nelle economie più mature si tende ad assicurare un incremento del reddito nazionale proporzionale alla crescita demografica. Per mantenere l’equilibrio del sistema economico, lo Stato si basa su manovre economico-finanziarie a breve-medio termine, che agiscono sulla domanda; quando si hanno fasi di recessione lo Stato cercherà di aumentare la domanda globale, incrementando la spesa pubblica per ampliare la disponibilità di reddito dei privati da consumare o investire. Nelle fasi di espansione si tende a frenare la domanda mediante la diminuzione della spesa pubblica o l’aumento dei prelievi, per ridurre i consumi e gli investimenti dei privati.
Altro obiettivo dello Stato è ridistribuire in maniera equilibrata il reddito; per far ciò lo Stato aumenterà il prelievo ad alcune categorie considerate avvantaggiate diminuendo la ricchezza, e incrementerà il reddito di altre attraverso sussidi, sgravi fiscali ecc.
TEORIE ECONOMICHE DELL’ATTIVITA’ FINANZIARIA – cap 2
Le più antiche teorie economiche sono:

  • Teoria del consumo: secondo l’economista francese J.B.Say non era giusto l’inserimento dello Stato in un sistema di libero mercato, poiché il suo ruolo era ritenuto improduttivo rispetto all’efficienza dei privati. (‘800)
  • Teoria dello scambio: elaborata della scuola inglese, vedeva tra lo Stato e i cittadini  uno scambio di prestazioni e controprestazioni,ossia la spesa pubblica e i tributi.
  • Teoria della produzione: elaborata dalla scuola tedesca sostiene, con Wagner che la finanza crea utilità per i cittadini mediante la produzione di servizi, mentre con Lorenz Von Stein, che lo Stato, tutelando la proprietà e il lavoro, crea le premesse affinché i privati possano produrre; quindi l’attività finanziaria è considerata indirettamente produttiva.

Le teorie volontaristiche si basano sul principio che le decisioni dello Stato rispecchiano il volere dei cittadini e sono:

  • Teoria dell’utilità relativa: formulata da Pantaleoni e Sax, afferma che i bisogni individuali e quelli collettivi sono diversi; quindi i cittadini ripartiscono, secondo il principio dell’utilità marginale, la loro ricchezza fra bisogni individuali e collettivi in base alla rispettiva intensità e urgenza; ai primi provvedono direttamente i cittadini, mentre i secondi li soddisfano tramite lo Stato mediante il pagamento dei tributi.
  • Teoria dello Stato cooperativo: compara lo Stato a una cooperativa, che produce servizi pubblici per la collettività e ne ripartisce i costi fra i suoi componenti.
  • Teoria della votazione delle scelte: afferma che lo strumento più idoneo a rilevare la volontà dei cittadini è il voto; con esso i cittadini non votano le singole scelte finanziarie, ma votano il programma che a loro giudizio è migliore.

Nelle teorie politico-sociologiche lo Stato effettua scelte che non rispecchiano necessariamente le preferenze della collettività, ma le ideologie dei partiti politici o della classe predominante; sono:

  • Teoria politica-giuridica: l’attività finanziaria è una manifestazione di sovranità, e perciò gli obbiettivi dello Stato sono esclusivamente politici.
  • Teoria delle illusioni finanziarie: la classe dominante compie scelte finanziarie tenendo di conto dei propri interessi; essa fa scelte finanziarie in modo da rendere minimo il dissenso dei contribuenti e far passare per bisogni pubblici, quelli che in realtà sono interessi di parte.
  • Teoria delle scelte pubbliche: la scuola delle scelte pubbliche analizza l’attività dello Stato, considerando innanzitutto che essa è svolta da esseri umani e come tali possono sbagliare;inoltre essi sono mossi dalle loro aspirazioni, come il successo, la ricchezza ecc.; le loro decisioni possono essere condizionate da vincoli istituzionali, ma anche dall’esterno, in conclusione le scelte di finanza pubblica non sono sempre legate alla razionalità economica.

LA SPESA PUBBLICA – cap 3
La spesa pubblica è l’insieme dei mezzi monetari che lo Stato e gli altri enti pubblici erogano per il raggiungimento dei fini di pubblico interesse.
Aumento spesa pubblica: la tendenza all’espansione della spesa pubblica era già stata studiata dagli economisti ottocenteschi: Wagner affermò che l’incremento della spesa pubblica era superiore a quello della popolazione (legge di Wagner). Le ragioni dell’aumento della spesa pubblica sono molteplici: le crescenti aspettative di benessere dei cittadini, l’assunzione da parte dello stato di nuove funzioni, il potenziamenti quelle tradizionali, lo sviluppo tecnologico,ecc.
Effetti della spesa pubblica sull’equilibrio del sistema economico
Il sistema economico nazionale è in equilibrio quando l’offerta globale (reddito nazionale) è uguale alla domanda globale (consumi + investimenti).
Teorie classiche
Gli economisti classici ritenevano che il libero gioco delle forze di mercato fosse in grado di realizzare in ogni caso, automaticamente l’equilibrio. Infatti la legge degli sbocchi, formulata da Say, affermava che ogni offerta genera un flusso di domanda uguale e corrispondente.
Teoria keynesiana
A questa concezione ottimistica si contrapposero le critiche di Keynes; egli mostrò che la formazione del risparmio e dell’investimento fanno capo a due operazioni diversi (famiglie e imprese) che agiscono sulla base di motivazioni diverse: le imprese tendono a investire se il tasso d’interesse è inferiore al rendimento atteso dall’investimento (efficienza marginale del capitale), mentre la propensione delle famiglie a risparmiare dipende dal reddito di cui dispongono, poiché famiglie con un reddito basso avranno uno scarso margine di risparmio.
Può accadere che una certa parte di reddito non sia consumato o investito; la domanda sarà così inferiore all’offerta. In questa situazione di disoccupazione, la spesa pubblica va ad aggiungersi alla spesa delle famiglie e delle imprese portando all’equilibrio del sistema economico, dato dall’equazione:   Y (reddito nazionale) = C (consumi) + I (investimenti) + S (spesa pubblica)
Effetti negativi di un’eccessiva espansione della spesa pubblica:

  • l’aumento della domanda globale non seguito da un adeguato aumento dell’offerta, provoca un rialzo dei prezzi, cioè l’inflazione;
  • l’intervento pubblico in ambiti che avrebbero potuto essere impiegati dai privati, ha un effetto di spiazzamento nei confronti del privato;
  • il timore che lo Stato entri in concorrenza con il privato o lo sostituisca fa diminuire gli investimenti;
  • la spesa deve essere coperta in molti casi da un prestito, aumentando i rischi per lo Stato.

Tipi di spese

  • Spese di produzione: sono spese relative all’acquisizione di fattori produttivi (es: spese relative alla costruzione delle strade); tali spese vanno ad aumentare il reddito nazionale;
  • Spese di trasferimento: sono erogazioni, che lo Stato senza contropartita, corrisponde a determinate categorie di soggetti (es: pensioni);esse aumentano reddito nazionale;
  • Spese correnti: sono le spese destinate alla produzione e al funzionamento dei servizi statali nel breve periodo e alla redistribuzione dei redditi per fini non direttamente produttivi;
  • Spese in conto capitale: spese destinate alla formazione di nuovi mezzi di produzione (es: edifici, finanziamenti alle imprese) che svolgono la loro funzione nel medio-lungo periodo;
  • Spese finali: somma spese correnti e in conto capitale;
  • Spese strumentali: spese per coprire i precedenti prestiti.

Sotto il profilo giuridico e amministrativo ci sono:

  • Spese obbligatorie: stabilite da norme sia nell’oggetto sia nella scadenza e nell’ammontare;
  • Spese discrezionali: stabilite da norme, ma possono essere sostenute quando lo Stato vuole;
  • Spese di governo: finalizzate allo svolgimento delle funzioni istituzionali dello Stato;
  • Spese d’ordine: sostenute per il conseguimento delle entrate (gestione patrimonio, riscossione tributi ecc.);
  • Spese ordinarie: spese ricorrenti in ogni esercizio;
  • Spese straordinarie: spese sostenute in casi eccezionali (es: calamità naturali).

LA SICUREZZA SOCIALE – cap 4
La sicurezza sociale ha lo scopo di garantire alle persone adeguate condizioni di vita; le forme di tutela tipiche sono la previdenza sociale, l’assistenza sociale e la tutela della salute. La previdenza consiste nel versamento di contributi per far fronte al rischio di determinati eventi futuri, come la vecchiaia, l’invalidità, gli infortuni. L’assistenza consiste nell’erogazione di prestazioni gratuite dirette a soddisfare bisogni economici o sociali personali e familiari. La tutela della salute si attua tramite servizi per la prevenzione e la cura delle malattie. Il diritto alla protezione sociale è tutelato e garantito dall’Onu e dall’UE e in Italia dell’art.32 e 38 della Costituzione;l’intervento pubblico in campo sociale comporta un alto onere finanziario,che determina gravi situazioni di indebitamento.
Fonti di finanziamento
La previdenza sociale è posta a carico delle categorie interessate e il mezzo di finanziamento sono i contributi; l’onere grava in gran parte sui datori di lavoro e in minima parte sui lavoratori. I contributi possono essere gestiti secondo il metodo della capitalizzazione o della ripartizione:

  • Capitalizzazione: le somme raccolte vengono in parte accantonate e in parte investite;
  • Ripartizione: i contributi pagati dalla generazione attiva in un dato periodo servono a finanziare le generazioni che hanno smesso di lavorare.

L’assistenza sociale soddisfa indirettamente i bisogni primari, con l’erogazione di somme di denaro (pensioni, sussidi ecc.) oppure direttamente con la prestazione di servizi pubblici gratuiti; la fonte di finanziamento è ottenuto grazie alle entrate fiscali.
Gli Enti previdenziali sono:

  • INAIL (Istituto Nazionale di Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro);
  • INPS (Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale) per i lavoratori del privato;
  • INPDAP per il settore pubblico.

L’Inail gestisce l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali; in caso d’infortunio corrisponde un’indegnità giornaliera, una rendita ai superstiti in caso di morte o una rendita in caso di invalidità permanente. Essa è completamente a carico del datore di lavoro.
L’Inps gestisce principalmente le pensioni; la pensione di vecchiaia è corrisposta a coloro che hanno versato contributi per almeno 20 anni e raggiunto i 65 anni per gli uomini e 60 per le donne; con 40 anni di contributi non conta nessun limite di età.
Altre prestazioni gestite dall’inps sono, oltre le pensioni:
1) l’assegno di disoccupazione per i lavoratori che hanno perso il loro lavoro non per cause loro; 2) la cassa integrazione per i lavoratori momentaneamente sospesi; 3) l’indegnità o l’assegno di maternità, corrisposta alla madre lavoratrice o al padre; 4) l’assegno per il nucleo familiare,per le famiglie con un reddito inferiore a quello stabilito dalla legge; 5) l’indegnità di malattia, a carico del datore di lavoro per i primi 3 giorni; 6) l’assegno per il congedo familiare.
Il servizio sanitario nazionale è tutelato all’art.32 della Cost.; i caratteri del servizio sono: la globalità, perché le prestazioni riguardano qualsiasi malattia; l’universalità, poiché l’assistenza è estesa a tutti i residenti; la parità di trattamento; i servizi sono gratuiti negli ospedali.
Le strutture operative sono le Asl, enti regionali con propria personalità giuridica organizzati sottoforma di azienda; viene finanziato in parte dalle regioni e in parte dallo Stato.

 

Entrate Pubbliche – cap 5
Le entrate pubbliche si dividono in 3 categorie:

  • i Prezzi: sono i proventi derivati da beni e servizi appartenenti allo Stato o altri enti pubblici. Sono entrate originarie in quanto derivano dal settore pubblico (non coattive);
  • i Tributi: sono prelievi coattivi a carico dei cittadini. Sono entrate derivate, poichè derivano dal reddito dei privati;
  • i Prestiti: sono entrate derivate, non coattive, perchè lo Stato li contrae corrispondendo un interesse ai risparmiatori.

Il Prezzo può essere:

  • Privato, quando lo stato si comporta come un privato e mira ad ottenere utili;
  • Quasi privato, quando il prezzo è stabilito dal mercato, ma lo Stato vende quando ne ha bisogno, e non quando più gli conviene;
  • Pubblico, quando lo Stato fa il prezzo solamente per coprire i costi;
  • Politico, quando non mira neanche a coprire i costi.

Il termine generico “tributo” indica tutti i prelievi coattivi di ricchezza a carico dei contribuenti; ci sono 3 categorie: le tasse, i contributi e le imposte.
1-la tassa è un prelievo coattivo nei confronti di chi richiede un servizio, che soddisfa sia le esigenze dell’individuo che collettive. È coattiva, perchè solo lo Stato può fornire quel servizio a quelle condizioni.
2-il contributo è un prelievo coattivo di ricchezza imposto a coloro che traggano individualmente vantaggio da opere o servizi pubblici di utilità generale (es: strade).


3-l’imposta è un prelievo di ricchezza a carico dei cittadini per far fronte a fini di interesse collettivo.

La pressione tributaria è il rapporto tra il livello del prelievo (tot. Tributi) e il reddito nazionale.


La pressione finanziaria è il rapporto fra tutte le entrate (tributi + prestiti) e il reddito nazionale.

Effetti economici del prelievo tributario
L’aumento della pressione tributaria se non è troppo elevato, può portare a effetti positivi, in quanto riduce l’inflazione da domanda. Se è molto elevato, questo aumento porterà le imprese ad aumentare i prezzi per scaricare gli oneri dei tributi e le famiglie richiederanno un reddito maggiore.
Curva di Laffer
Mette in relazione l’aliquota e il gettito (prelievo dello Stato). La funzione matematica aliquota/gettito non è una curva, ma dovrebbe essere una retta crescente fino ad aliquota 100 per poi precipitare a 0. Questa è una curva empirica: secondo essa all’aumentare dell’aliquota aumenta anche il gettito fino a un certo punto,per poi decrescere ( a causa di diversi fattori, tra cui l’evasione). La curva non è dimostrata.
Gli elementi dell’imposta – cap 6
Gli elementi dell’imposta sono:

  • il presupposto, cioè il fatto o la situazione che si ricollega a una fattispecie prevista da una legge tributaria;
  • il soggetto, che può essere attivo, cioè lo Stato che impone l’imposta, e passivo, ossia i contribuenti. In alcuni casi non è il contribuente che deve pagare, ma un suo sostituto, il sostituto d’imposta (es:datore di lavoro) o un responsabile d’imposta (es:notaio);
  • l’oggetto, cioè l’elemento su cui grava l’imposta;
  • la base imponibile, ossia l’oggetto espresso in valuta monetaria;
  • l’aliquota, espressa in percentuale; è il rapporto fra la base imponibile e l’importo dell’imposta.

Le imposte dirette colpiscono che è in possesso di ricchezza e si distinguono in:

  • imposte sul reddito, che hanno come oggetto il reddito di un contribuente in un dato momento;
  • imposte sul patrimonio, che hanno per oggetto il valore dei beni posseduti dal contribuente;

Le imposte indirette colpiscono l’utilizzo di una ricchezza, che fa desumere indirettamente la disponibilità di reddito o di un patrimonio e si distinguono:

  • imposte sui consumi;
  • imposte sui trasferimenti e sugli affari.

Tipi di imposta

  • le imposte generali sono le imposte applicabili a tutti i tipi di reddito,patrimonio e settori economici;
  • le imposte speciali sono le imposte che si riferiscono a determinati tipi di redditi, patrimoni e settori;
  • le imposte personali si basano sul reddito complessivo del contribuente e tiene di conto di particolari situazioni personali e familiari che influiscono sull’entità del prelievo;
  • le imposte reali, che colpiscono un particolare bene (es: imposta sul reddito dei fabbricati).

Imposta proporzionale, progressiva e regressiva
L’imposta è proporzionale quando l’aliquota è costante qualunque sia la base imponibile. È progressiva quando l’aliquota aumenta all’aumentare della base imponibile, mentre è regressiva quando l’aliquota diminuisce all’aumentare della base imponibile.
La distribuzione del carico tributario – cap 7
Principi giuridici dell’imposta
I criteri adottati per l’imposizione dei tributi devono essere coerenti con il principio di eguaglianza, che prevede pari trattamento giuridico a chi si trova in eguali condizioni e inoltre lo Stato deve rimuovere gli ostacoli che di fatto possono impedire l’eguaglianza. Sulla base di tale principio abbiamo due ulteriori principi: l’universalità e l’uniformità.
Il principio di universalità prevede che tutti sono assoggettabili alle imposte; sono assoggettabili tutti i cittadini, intesi come membri della società civile, e quindi anche gli stranieri.
Il principio di uniformità prevede che le imposte debbano essere distribuite equamente secondo la situazione economica di ciascun contribuente.
Principi economici dell’imposta

  • le teorie del beneficio considerano l’imposta come un compenso che i cittadini pagano in relazione al beneficio creato dallo Stato. Il beneficio viene rappresentato dal reddito posseduto dal singolo; lo Stato viene considerato come un fattore produttivo, in quanto tale beneficio è stato reso possibile dall’attività dello Stato;
  • le teorie del sacrificio considerano il sacrificio come la perdita dell’utilità che un soggetto avrebbe potuto ottenere, se fosse rimasta nelle sue mani, la somma prelevata dallo Stato. Esse si distinguono in sacrificio uguale,se l’imposta è equa quando il sacrificio è uguale per tutti, sacrificio proporzionale, quando il prelievo ha per tutti la stessa incidenza percentuale, e sacrificio minimo (l’imposta deve essere la minima possibile, ossia si deve tassare prima chi possiede i redditi più alti).

Queste due teorie non offrono un criterio concretamente attuabile per la determinazione del prelievo a livello individuabile, poichè il beneficio nella prima e l’utilità nella seconda sono difficilmente individualizzabili. Per essere più oggettivi è stato introdotto il concetto di capacità contribuiva.
Gli indicatori della capacità contributiva
La capacità contributiva, cioè la capacità economica di sostenere il peso delle imposte; essa è determinata sia dall’ammontare (discriminazione quantitativa) sia dalla natura del reddito posseduto (discriminazione qualitativa). La discriminazione quantitativa implica che i redditi più elevati vengano colpiti da aliquote più alte; a seconda del tipo di reddito, a parità di ammontare, la capacità contributiva è maggiore per i redditi patrimoniali e minore per i redditi derivati dal lavoro, poichè questo tipo di reddito può cessare o diminuire in qualsiasi momento.
Incidono sulla capacità contributiva particolari spese necessarie (istruzione, spese mediche ecc.) e l’esistenza di familiari a carico.
Le agevolazioni tributarie
Le agevolazioni tributarie consistono nel non tassare, o nel tassare in misura ridotta, un determinato imponibile. Le agevolazioni hanno lo scopo di tutelare soggetti economicamente più deboli o di attribuire rilevanza al particolare interesse sociale e collettivo di determinate attività oppure di incentivare la produzione e gli investimenti. Sotto il profilo giuridico, sono oggetto di riserva di legge, ossia devono essere previste e regolate dalla legge.
Le agevolazioni si distinguono in:

  • Esenzioni, che consistono nell’escludere dall’imposizione, completamente o in parte, un sogg
  • Riduzioni d’imposta, che consistono nella riduzione dell’imposta per una certa misura dopo averla calcolata sull’imponibile;
  • Regimi speciali o sostitutivi, disposti dal legislatore in sostituzione al normale sistema d’imposizione.

 

L’applicazione delle imposte  - cap 8
Principi amministrativi delle imposte
L’applicazione delle imposte deve attuarsi secondo 3 principi:

  • il principio di certezza: l’imposta deve essere certa, ossia il tempo, il modo e la somma da pagare devono essere chiari per il contribuente;
  • il principio di comodità: il contribuente non deve essere appesantito da procedure complesse di pagamento dell’imposta;
  • il principio di economicità: lo Stato deve sottrarre il meno possibile dai contribuenti, quindi deve evitare inefficienze, sprechi nella gestione delle entrate;

Metodi di accertamento
L’accertamento dell’imposta coinsiste nell’insieme delle operazioni dirette a individuare l’esistenza del presupposto e a determinare l’ammontare dell’imposta. La determinazione della materia imponibile può avvenire tramite:

  • l’accertamento analitico: è basato sulla rilevazione e l’analisi di tutti gli elementi che compongono la base imponibile secondo i criteri stabiliti dalla legge;
  • l’accertamento induttivo: si basa su indizi certi che fanno desumere l’esistenza di una b.i.;
  • l’accertamento d’ufficio: in questo metodo, prevalente in passato, il fisco provvedeva direttamente a individuare l’esistenza dell’imponibile e a determinare l’entità (es:catasto);
  • la dichiarazione verificata: è il metodo più usato, nel quale il contribuente è obbligato a rivelare la sua materia imponibile, presentando una dichiarazione con le modalità e le forme previste dalla legge; se il contribuente non la presenta, si precede all’accertamento d’ufficio.

Per determinare l’ammontare dell’imposta si fa:

  • la tassazione, dove l’imposta si calcola applicando l’aliquota alla base imponibile accertata (se il contribuente stesso fa il calcolo si parla di autotassazione);
  • la liquidazione, dove all’importo risultante dalla tassazione vengono applicate eventuali detrazioni previste dalla legge.

Metodi di riscossione
La riscossione può avvenire tramite:

  1. la ritenuta alla fonte, che può essere diretta o indiretta: la prima trova attuazione quando lo Stato, nel pagare al contribuente i compensi che gli sono dovuti, ne trattiene una parte a titolo d’imposta (contabilmente c’è un’entrata, anche se un movimento effettivo di denaro non c’è), mentre quella indiretta (con rivalsa) viene effettuata da un sostituto d’imposta allo Stato.
  2. il versamento diretto: il contribuente è obbligato a effettuare il versamento di propria iniziativa, senza che sia necessaria una formale richiesta di pagamento dell’ente impositore.
  3. l’iscrizione nei ruoli, ossia chi è nell’elenco dei soggetti, con domicilio in uno stesso comune, è obbligato al pagamento dell’imposta.

La gestione delle riscossioni può essere affidata a privati, con gli esattori che riscuotono per conto dell’ente impositore, oppure può essere svolta dalla Pubblica amministrazione, mediante il servizio di riscossione.
Altri metodi di riscossione sono la riscossione per regia (l’imposta viene riscossa dallo stesso ufficio fiscale che ha provveduto all’accertamento) e quella per bollo. La riscossione per bollo può essere ordinaria (per l’acquisto di un bene), straordinaria(attraverso l’applicazione della marca da bollo) o virtuale (se è online).
Effetti economici dell’imposta – cap 9
L’introduzione di un’imposta può provocare diverse reazioni da parte del contribuente:
- Evasione: il contribuente viola l’obbligo tributario mediante l’occultamento, totale o parziale, della materia imponibile. Nei casi più gravi, svolge un’attività fraudolenta; per combattere l’evasione fiscale gli Stati adottano un sistema di sanzioni.
- Elusione: è l’uso illecito di uno strumento lecito, cioè il contribuente aggira la legge con atti di per sè leciti, ma che vengono attuati per ottenere una riduzione del carico tributario.
- Rimozione: il contribuente rinuncia a svolgere, in parte o completamente, la sua attività per ridurre l’imposta (attività lecita);tale comportamento viene indicato con il termine rimozione negativa. La rimozione è positiva, se il contribuente cerca di produrre di più per compensare la riduzione di reddito dovuto al peso dell’imposta.
- Traslazione: il contribuente che ha subito il prelievo riesce a trasferire, completamente o parzialmente, l’onere economico su altri soggetti mediante un aumento del prezzo del bene a cui il tributo si riferisce. Il soggetto che subisce l’imposta (percosso) è il contribuente di diritto, mentre l’altro soggetto (inciso) è il contribuente di fatto, perchè su di lui ricade economicamente il peso dell’imposta. La traslazione può essere:

  • in avanti = l’imposta colpisce il produttore,e questo riesce a trasferire il peso sugli acquirenti;
  • all’indietro = l’imposta si applica direttamente sui consumatori, ma la paga di fatto il produttore;
  • laterale = l’imposta incide su altri settori.

La traslazione può essere sistematica, quando è prevista dal legislatore od occasionale, quando dipende dal mercato.
- Ammortamento: esso riguarda le imposte che hanno per oggetto il reddito di beni patrimoniali (terreni fabbricati ecc.) e consiste nella riduzione del prezzo del bene quando questo è oggetto di compravendita. L’imposta grava sul bene, ma sul reddito che provoca. I risparmiatori saranno disposti all’acquisto se il rendimento del bene sarà superiore al valore dell’imposta. (Es: reddito annuale=5000 tasso 5% valore bene=(5000*100)/5=100000).
Presupposti della traslazione
La traslazione può avvenire soltanto se l’imposta è di tipo indiretto sui consumi e sugli affari, o più in generale, se colpisce beni destinati allo scambio. Inoltre la traslazione non può attuarsi quando i prezzi sono rigidi e immodificabili.
La diffusione
Modificandosi, per effetto di un’imposta, il prezzo di un prodotto, le persone sono indotte a modificare le loro scelte; infatti il soggetto che sopporta l’incidenza dell’imposta, trovandosi con un reddito ridotto, non è portato a ridurre proporzionalmente tutti i suoi consumi precedenti, ma modifica le proprie scelte, sostituendo alcuni beni con altri.

 

BILANCIO DELLO STATO cap - 10

Il bilancio dello Stato è un unico prospetto contabile, che espone tutte le entrate e le spese dell’amministrazione statale relative a un determinato periodo di tempo. Ha una serie di funzioni :

  • Contabile, cioè è un documento contabile che permette di conoscere la situazione attuale dell’ente e prevederne una futura;
  • Di Garanzia, in quanto il governo ha meno possibilità di arbitrio quando deve rispettare le voci di bilancio, garantendo così i cittadini;ù
  • Di controllo politico, poichè il governo, per l’approvazione del bilancio, ha bisogno della fiducia del parlamento;
  • Giuridica, ossia il bilancio ha forza di legge e vincola l’attività della Pubblica Amministrazione;
  • Economica, in quanto permette di valutare gli effetti dell’attività finanziaria sull’economia e di effettuare i diversi interventi di politica monetaria.

La normativa
Nel nostro ordinamento i principi fondamentali in materia di bilancio sono contenuti nell’art.81 Cost., che riserva al parlamento l’approvazione dei bilanci e dei rendiconti presentati dal governo ogni anno e vieta di stabilire nuovi tributi e spese con la legge di approvazione del bilancio. L’art. 75 Cost. dichiara inammissibile l’abrogazione per referendum delle leggi di bilancio. L’art. 100 attribuisce alla Corte dei conti il controllo sull’esecuzione del bilancio.
Contabilità nazionale
Il conto economico delle risorse e degli impieghi riporta nell’attivo, il valore dei beni e servizi prodotti all’interno (PIL) e delle importazioni, mentre nel passivo, il valore dei consumi,degli investimenti e dell’ esportazioni. Ogni ente pubblico ha un proprio bilancio, distinto e separato da quello statale, però devono essere redatti secondo gli stessi principi stabiliti dalla contabilità di stato. Il sistema della finanza pubblica è realizzato mediante il consolidamento dei conti pubblici: predismosti dalla Ragioneria dello Stato, sono conti finanziari redatti a consuntivo con il criterio di cassa e registrano gli incassi e i pagamenti effettuati dalle amministrazioni dello Stato e dei suoi enti. Il conto economico consolidato delle Amministrazioni pubbliche viene redatto dall’Istat in sede consultiva con il criterio di competenza economica.
Anno finanziario ed esercizio finanziario
In Italia l’anno finanziario inizia il 1° gennaio e termina il 31 dicembre (anno solare). Può accadere che alla chiusura dell’anno finanziario vi siano operazioni in corso; in tal caso, le entrate accertate non ancora riscosse sono i residui attivi, mentre le spese impegnate ma non ancora pagate costituiscono i residui passivi. I residui vengono iscritti nel bilancio di previsione dell’anno successivo, in corrispondenza delle voci di entrata o di spesa alle quali si riferiscono.
Tipi di bilancio
Il bilancio di previsione è un documento finanziario che registra, in termini previsionali, le entrate e le spese relative al periodo che sta per iniziare. Il bilancio consultivo o rendiconto espone i risultati della gestione del periodo trascorso. Esso permette di valutare l’operato della Pubblica Amministrazione e di accertare eventuali responsabilità politiche o giuridiche; sotto il profilo economico indica in quale misura gli obiettivi pubblici sono stati attuati.
Il bilancio può essere impostato secondo il criterio di competenza finanziaria o secondo quello di cassa: il bilancio di competenza registra le entrate e le uscite nel momento in cui, giuridicamente, si acquista il diritto all’entrata o si assume l’obbligo della spesa. Il bilancio di cassa registra le entrate e le uscite nel momento in cui, materialmente, si verifica il trasferimento della somma.
In relazione all’estinzione del periodo considerato, il bilancio può essere annuale o pluriennale, se riguarda un periodo non inferiore a tre anni (il pluriennale non ha valore giuridicamente vincolante, ma è guida).
Principi di Bilancio

  1. annualità, stabilito dall’articolo 81 della Costituzione;
  2. universalità: tutte le operazioni che danno luogo a entrate o a spese devono risultare in bilancio;
  3. integrità: le entrate e le spese devono essere iscritte in bilancio per l’intero ammontare;
  4. unità: le entrate devono affluire a un unico fondo, che serve a finanziare le spese;
  5. specificazione: le voci di entrata e di spesa devono essere analiticamente determinate per limitare la discrezionalità della Pubblica amministrazione e consentire un controllo sulla gestione;
  6. Veridicità: non sono ammesse sopravvalutazioni delle entrate o sottovalutazioni delle spese;
  7. Pubblicità: la legge di bilancio deve essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.

Struttura del Bilancio
-Entrate-
Le entrate dello stato si suddividono in unità previsionali di base, titoli, categorie e capitoli. Le unità previsionali di base attuano il principio di specificazione ai fini dell’approvazione parlamentare e sono costituite dall’insieme delle entrate che ciascun centro di responsabilità ha il compito di accertare. Esse si ripartiscono in Titoli; questi distinguono le entrate secondo il tipo di fonte e sono quattro:

  • entrate tributarie, costituite dalle imposte e dalle tasse;
  • entrate extratributarie (es: rimborsi);
  • entrate per alienazione e ammortamento di beni patrimoniali ed entrate per riscossione di crediti, che rappresentano il valore dei beni appartenti allo Stato e dalla restituzione dei finanziamenti concessi dallo Stato a enti pubblici o privati;
  • entrate per accensione di prestiti, che provengono dall’emissione dei titoli del debito pubblico.

Le categorie consentono di individuare la natura economica del cespite dal quale proviene l’entrata. I capitoli distinguono le voci di entrta secondo l’oggetto.
-Spese-
Le spese dello Stato sono ripartite in funzioni-obiettivo, unità previsionali di base e capitoli. Le funzioni-obiettivo indicano la funzione della spesa con riferimento agli obiettivi di carattere generale. Le unità previsionali di base attuano il principio di specificazione e sono oggetto di votazione da parte delle camere. Gli stanziamenti previsti per le singole unità previsionali costituiscono un limite vincolante per la gestione della spesa. Le unità sono raggruppate in macroaggregati :

  • le unità di spesa corrente riguardano le spese finalizzate ad assicurare il regolare svolgimento dell’attività amministrativa e a soddisfare i bisogni attuali della collettività;
  • le unità di spesa in conto capitale comprendono le spese volte a incrementare le risorse produttive (investimenti, partecipazioni azionarie e i conferimenti);
  • le unità di spesa per rimborso di prestiti comprendono le spese per l’estinzione dei titoli del debito pubblico alla scadenza.

La somma delle unità di spesa in conto corrente e in conto capitali costituiscono le spese finali.
I capitoli in cui si articola ciascuna unità previsionale mettono in evidenza l’oggetto della spesa e il suo contenuto economico e indicano se si tratta di spesa obbligatoria o discrezionale.
Risultati differenziali
Il risultato differenziale è costituito dalla somma fra le entrate e le spese esposte in bilancio; sono 4:

  1. Risparmio pubblico: rappresenta il saldo di parte corrente, cioè il saldo fra il totale delle entrate correnti (tributarie e extratributarie) e quello delle spese correnti.
  2. Saldo netto da finanziare: è il saldo fra il totale delle entrate finali e il totale delle spese finali. Rappresenta il disavanzo o l’avanzo di bilancio.
  3. Indebitamento netto: è il saldo fra le entrate finali e spese finali con l’esclusione di tutte le voci che si riferiscono a operazioni di finanziamento (le entrate per restituzione di crediti; le spese per anticipazioni, partecipazioni azionarie, conferimenti).
  4. Ricorso al mercato: è dato dal saldo fra il totale di tutte le spese, comprese quelle per il rimborso dei prestiti, e le entrate finali. Se negativo, indica il disavanzo globale che deve essere coperto mediante prestiti pubblici, cioè ricorrendo al mercato del risparmio.

Problema del pareggio e la politica di bilancio
A seconda del modo in cui viene concepito il ruolo della finanza pubblica, il bilancio si distingue in:

  • Bilancio neutrale: nella finanza di tipo neutrale, lo stato è visto come un’azienda che, in ogni esercizio, deve coprire con le entrate il costo dei servizi pubblici. L’avanzo non è concepito, poichè lo Stato non ha l’obiettivo di realizzare utili, mentre il disavanzo è giustificato soltanto in circostanze straordinarie (guerre, calamità ecc.).
  • Doppio Bilancio: questo bilancio, studiato da economisti scandinavi e americani, rappresenta il primo tentativo di superare l’impostazione tradizionale (anni ’30). Si basa sulla distinzione fra bilancio corrente e quello in conto capitale. Il bilancio corrente si chiude ogni anno con un pareggio o un avanzo. Nel bilancio in conto capitale le spese per investimenti possono dar luogo alla formazione di un disavanzo, che viene fronteggiato con il ricorso a prestiti pubblici. Il disavanzo è considerato un investimento per lo sviluppo dell’economia nazionale.
  • Bilancio ciclico: la teoria del bilancio ciclico e stata elaborata da economisti tedeschi a seguito della grande crisi. Afferma che lo Stato deve correggere le fluttuazioni cicliche; quindi lo Stato si propone l’obiettivo del pareggio di bilancio, ma non in relazione all’esercizio, bensì in riferimento al ciclo economico.
  • Bilancio funzionale: a teoria del bilancio funzionale è stata elaborata dagli economisti anglossassoni degli anni Quaranta. Impostazione, spesa e debito pubblico sono considerati come strumenti da usare in vista degli effetti che si producono sul sistema economico; una nuova imposta può essere introdotta non perchè siano necessarie nuove entrate, ma per scoraggiare i consumi; prestiti pubblici possono essere contratti per influiresul mercato del risparmio; la spesa può essere finalizzata a espandere il reddito di determinate categorie.
  • Bilancio di piena occupazione: formulata dagli statunitensi negli anni Sessanta, la teoria del bilancio in piena occupazione, costituisce un esempio di bilancio funzionale. Il deficit di bilancio viene considerato un mezzo per favorire la piena occupazione quando l’iniziativa economica ristagna. Con il ricorso al prestito il risparmio non investito dai privati viene assorbito dallo Stato e rimesso in circolazione creando una domanda aggiuntiva rispetto a quella già esistente; l’espanzione della domanda dovrebbe stimolare le iniziative economiche e favorire un aumento della produzione fino alla piena occupazione delle risorse. Questa impostazione, tuttavia, implica il rischio di portare a situazioni di deficit che possono diventare molto gravi e assumere carattere permanente.
  • Teoria di Haavelmo: secondo questa teoria, quando lo Stato, nei periodi di recessione, programma una maggiore spesa pubblica, può finanziarla mediante l’applicazione di nuove imposte senza con ciò  far diminuire la domanda dei privati sul mercato; il prelievo tributario, infatti, assorbirebbe quella parte di reddito risparmiato che i privati, dato il ristagno dell’economia, non sarebbero disposti a investire. In questo modo lo Stato alimenta i consumi e gli investimenti dei privati in misura maggiore rispetto a quanto avrebbero fatto spontaneamente i privati, mantenendo così il bilancio in pareggio.
  • Ritorno ai principi classici: Buchanan ha messo in evidenza come il continuo cumularsi di elevati deficit di bilancio finisca con il porre a carico delle generazioni future il costo dei beni forniti dal settore pubblico alla generazione presente. Sostiene quindi di tornare ai principi classici.

 

L’impostazione del bilancio Cap – 11

Gli obiettivi e i criteri di bilancio sono contenuti nel documento di programmazione economico-finanziaria, che il governo deve redigere ogni anno e presentare in parlamento entro il 30 giugno. Entro il 30 settembre il Ministro dell’Economia e delle Finanze presenta al Parlamento il progetto di bilancio annuale e pluriennale. Il bilancio deve essere redatto dalla Ragioneria Generale dello Stato. Le entrate sono esposte in un unico stato di previsione, mentre le spese in stati di previsione distinti, uno per ministero. Il nostro sistema ha un sistema a base zero, secondo il quale ogni anno le cifre da stanziare sono stabilite in base alle esigenze effettive e concretamente realizzabili di ciascuna amministrazione.
Legge finanziaria
Gli strumenti legislativi, che adeguano le norme vigenti alle esigenze della manovra di bilancio, sono la legge finanziaria e le leggi a essa collegate. Il disegno di legge finanziaria è presentato dal Ministro dell’Economia e delle Finanze entro il 30 settembre, mentre i disegni di legge collegati entro il 15 novembre. La legge finanziaria fissa, in termini di competenza, il livello massimo del saldo netto da finanziare (cioè il disavanzo fra le spese ed entrate finali) e quello del ricorso al mercato (cioè il deficit complessivo da coprire con prestiti). Determina inoltre: l’importo dei fondi speciali, l’importo massimo per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, gli stanziamenti per il rifinanziamento di spese in conto capitale previste da leggi in vigore e le variazioni delle aliquote di imposte. Per le spese pluriennali e permanenti, la legge finanziaria indica la quota da imputare agli anni considerati.
Il bilancio pluriennale programmatico e la relazione previsionale e programmatica
Anche questi due documenti vanno presentati entro il 30 settembre. Il bilancio pluriennale programmatico espone le previsioni pluriennali tenendo di conto degli effetti che le entrate e le spese potranno subire a seguito degli interventi economico-finanziari. La relazione previsionale e programmatica contiene il quadro economico generale e illustra gli obiettivi programmatici. Da essa deve risultare se gli impegni finanziari assunti dalla Pubblica amministrazione siano adeguati e compatibili con la situazione economica del paese e con l’entità delle risorse disponibili.
La legge di approvazione del bilancio
Entro il 31 Dicembre il Parlamento deve approvare il Bilancio, con il procedimento della legge ordinaria. Il progetto di legge, in ciascuna delle 2 camere,viene esaminato dalle commissioni per il Tesoro e per il Bilancio. Per ogni unità previsionale si procede con una votazione. Con l’approvazione di entrambe le camere il bilancio diventa legge; seguono la promulgazione da parte del Presidente della Repubblica e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Con la legge che approva il bilancio annuale viene anche approvato quello pluriennale.
Esercizio provvisorio
Se il Bilancio non viene approvato entro il 31 dicembre, per evitare la paralisi dell’attività amministrativa, si fa ricorso all’esercizio provvisorio: con esso il parlamento autorizza il governo a svolgere provvisoriamente (max 4 mesi) l’attività amministrativa ed effettuare spese in base ai dodicesimi relativi ai mesi della durata dell’es. Provvisorio.
Variazioni del Bilancio
Gli strumenti con i quali vengono fatti aggiustamenti del Bilancio,durante l’arco di tempo che intercorre fra l’approvazione e l’esecuzione di questo, sono: 1) i fondi (di riserva e speciali), cioè somme, iscritte in appositi capitoli, le quali non sono utilizzabili direttamente mediante ordinari provvedimenti di spesa, ma solo per integrare lo stanziamento di altri capitoli, quando questo si rivela insufficiente, attraverso un decreto del MEF. 2) Le assegnazioni di bialncio, ossia provvedimenti con cui viene incrementato lo stanziamento di determinati capitoli di spesa, senza che la somma occorrente venga prelevata da alcun fondo (decreto del Capo dello Stato). 3) nuove leggi speciali.
Assestamento del bilancio
Entro il 30 giugno il MEF deve presentare anche un disegno di legge per l’assestamento del bilancio. La legge di approvazione ha la stessa natura di quella che approva il bilancio di previsione. Il governo è autorizzato con essa a effettuare operazioni di entrata e di spesa secondo le nuove previsioni.
L’esecuzione del bilancio e i controlli
Entro 10 giorni dalla pubblicazione del bilancio, i ministri assegnano le risorse ai dirigenti generali titolari dei centri di responsabilità. In esecuzione del bilancio di previsione, si svolge durante tutto l’anno finaziario la gestione delle entrate e delle spese pubbliche. I controlli possono essere esterni e interni. I controlli esterni vengono esercitati dalla Corte dei conti; il controllo della CdC si esercita, in via preventiva, sui decreti del governo e in via successiva, sulla gestione e il rendiconto. Il controllo preventivo è un controllo di legittimità, che ha la funzione di assicurare che gli atti del governo vengano compiuti nell’osservanza della legge. L’esecuzione del Bilancio può avvenire solo se il controllo ha esito positivo. Alla fine dell’esercizio la Corte dei conti sottopone a controllo il rendiconto generale dello Stato predisposto dal MEF.
I controlli interni avvengono da parte degli uffici centrali di ogni ministero e dalla Ragioneria Generale, per verificare l’andamento della gestione e correggere eventuali errori.
Il rendiconto generale dello Stato
Espone i risultati della gestione di bilancio; è formato da 2 parti: il conto del bilancio e il conto del patrimonio. Il conto del bilancio fornisce il quadro completo della gestione finanziaria svolta nell’esercizio; esso è composto dalle entrate e le spese dell’es.,dai residui degli es precedenti e dalle somme versate in tesoreria e quelle pagate. Il conto del patrimonio mette in evidenza la situazione patrimoniale dello Stato; esso comprende le attività e le passività finaziarie e patrimoniali. Il rendiconto è soggetto al controllo della corte dei conti e viene approvato dal Parlamento. Il relativo disegno di legge viene predisposto dal MEF, che lo presenta alle camere entro il 30 giugno.

 

La tesoreria dello Stato Cap - 12

Il termine tesoro indica sia la provvista in denaro, i valori mobiliari e i metalli preziosi esistenti nelle casse dello Stato, sia gli organi che gestiscono il denaro pubblico. Il dipartimento del tesoro (facente parte il Ministero EF) ha diverse funzioni: elabora la programmazione economico-finanziaria, provvede alla copertura del fabbisogno finanziario e alla gestione del debito pubblico, vigila sui mercati finanziari, sul sistema creditizio e sul servizio di tesoreria dello stato. La tesoreria dello Stato è l’insieme degli uffici che provvedono al servizio di cassa delle pubbliche amministrazioni, mediante operazioni di incasso delle entrate e di pagamento delle spese. Il servizio è affidato alla Banca d’Italia, che articola gli uffici di tesoreria a livello centrale e periferico (con le filiali in ciascun capoluogo di provincia).
La gestione di bilancio comprende tutte le operazioni di cassa inerenti al versamento delle entrate e al pagamento delle spese iscritte nel bilancio. La gestione di tesoreria (o gestione extrabilancio) comprende le operazioni rivolte a ottenere disponibilità di fondi a breve scadenza, ossia inferiore ai 12 mesi (BOT). La funzione delle operazioni di tesoreria extrabilancio è di finanziare le momentanee deficenze di cassa.
Conto riassuntivo del tesoro e relazioni sulla situazione di cassa
Il conto riassuntivo del tesoro espone, mese per mese, l’andamento della gestione di cassa dello Stato; da esso risultano: il movimento generale di cassa; la situazione dei debiti e crediti di tesoreria ecc. Entro il mese di febbraio deve essere presentata una Relazione annuale sulla stima del fabbisogno statale e sul suo finanziamento. Il fabbisogno è uno dei risultati differenziali dei conti di cassa e coinsiste nel saldo fra le somme effettivamente pagate e quelle effettivamente riscosse. Entro il mese di marzo, il ministro presenta la Relazione generale sulla situazione economica del paese nell’anno precedente e le previsioni dell’anno in corso, per vedere l’andamento dell’economia nazionale. Nel primo, secondo e terzo trimestre dell’anno, il ministro deve presentare una relazione sui risultati della gestione di cassa.

 

Il debito pubblico  Cap – 13

Quando le entrate correnti non sono sufficienti a coprire la spesa pubblica, lo Stato può ricorrere a 3 strumenti:
1)l’alienazione di beni: essa produce,sul piano dell’economia nazionale, l’effetto di ridurre l’intervento pubblico nella gestione dei beni, e contemporaneamente aumentare la proprietà dei privati (privatizzazione);
2)le imposte straordinarie: il concetto di imposta straordinaria, può essere inteso in senso amministrativo o in senso economico. Nel primo caso, l’imposta fornisce un’entrata “una tantum”, che produce gli stessi effetti di qualunque imposta sul reddito. In senso economico è quando il contribuente, per farvi fronte, deve attingere ai propri risparmi o disinvestire una parte del patrimonio colpito.
3)indebitamento.
Scelta fra l’imposizione straordinaria e l’indebitamento
Secondo la teoria classica, l’imposizione straordinaria e l’indebitamento hanno effetti sostanzialmente uguali, sia per le generazioni presenti sia per quelle future. L’imposta straordinaria preleva immediatamente a carico dei contribuenti una parte del patrimonio, mentre il prestito non ricade direttamente e subito sui contribuenti, ma questi saranno poi permanentemente sottoposti a imposte ordinarie per pagare gli interessi e rimborsare i sottoscrittori. Bisogna però considerare che l’imposizione straordinaria e il prestito pubblico hanno conseguenze diverse sulla distribuzione della ricchezza, sugli incentivi a risparmiare e a produrre e sui prezzi. Per quanto riguarda gli effetti sulla distribuzione della ricchezza, l’imposta straordinaria colpisce solo chi ha un patrimonio, mentre le imposte ordinarie necessarie per il pagamento del debito pubblico verranno a gravare su tutti. Sugli effetti sul risparmio e la produzione ci sono opinioni discordi. Per alcuni la formazione del risparmio e l’iniziativa produttiva sono scoraggiate dalla prospettiva di un’imposizione che graverà sul reddito in modo continuo e duraturo. Per altri i contribuenti non si rendono conto che l’introduzione di nuove imposte ordinarie è collegata con il prestito, mentre un’imposta straordinaria potrebbe avere un forte effetto disincentivante. Per quanto riguarda gli effetti sui prezzi, si ritiene che il prestito provochi distorsioni minori, perchè assorbe risparmio non ancora investito, mentre l’applicazione di un’imposta straordinaria implica la necessità di disinvestire i prorpri capitali.
Prestiti pubblici
I prestiti pubblici sono accesi dallo Stato mediante l’emissione di titoli di credito (dematerializzati) che vengono offerti alla massa dei risparmiatori e danno luogo alla corresponsione di un interesse. L’emissione può avvenire direttamente in Borsa (emissione diretta) o mediante l’intermediazione bancaria (indiretta). L’emissione pùò essere alla pari o sotto la pari; nel secondo caso la somma versata dal sottoscrittore è inferiore al valore nominale dei titoli.
Forme di prestito
In relazione alla forma giuridica:

  • Prestito volontario: i titoli possono essere acquistati liberamente da chiunque;
  • Prestito patriottico: lo Stato fa leva sullo spirito patriottico per fare sottoscrivere un prestito;
  • Prestito forzoso: i contribuenti sono obbligati alla sottoscrizione dei titoli (es: guerra d’Etiopia).

In relazione al mercato si distinguono in:

  • Prestito interno: all’interno della nazione, o per i paesi appartenenti all’Ue, all’interno dell’unione;
  • Prestito esterno.

Debito pubblico
Con il termine debito pubblico si intende l’ammontare complessivo delle somme di cui lo Stato e gli enti pubblici sono debitori in relazione ai prestiti contratti. Il debito pubblico si distingue in fluttuante, consolidato e redimibile. Il debito fluttuante deriva da operazioni a vista o a breve scadenza (Bot); dovrebbe avere la funzione di far fronte a temporanee esigenze di cassa, dovute a sfasature momentanee (le norme sulla contabilità di Stato non ne prevedono l’iscrizione in bilancio). Il debito consolidato, o irredimibile, è oggi praticamente scomparso; era una forma di debito senza scadenza, con cui lo Stato si obbligava a corrispondere soltanto gli interessi e non il capitale, garantendo in tal modo ai sottoscrittori una rendita perpetua (infinita). Il debito redimibile comprende tutti i prestiti a medio lungo termine (es: buoni del Tesoro poliennali); il rimborso del debito redimibile può avvennire a scadenza fissa,gradatamente o per sorteggio. Lo Stato, inoltre, può convertire il prestito pubblico, ossia modificare alcune condizioni del prestito, allungandone la scadenza o diminuendo il tasso d’interesse. La conversione è automatica quando la moneta perde di valore (l’interesse in valori reali perde a sua volta di valore); è mascherata quando lo Stato, lasciando immutato l’interesse, lo sottopone a un’imposta speciale; è forzosa, quando è attuata coattivamente; è facoltativa, quando al sottoscrittore è attribuita la facoltà di scegliere fra il rimborso immediato del titolo o la sua conversione a un interesse minore.

 

Fonti:

http://www.riassuntibuse.altervista.org/Riassunto%20finanze%20cap%201-4.doc

http://www.riassuntibuse.altervista.org/Riassunto%20finanze%20cap%205-7.doc

http://www.riassuntibuse.altervista.org/Riassunto%20finanze%20cap%208-9.doc

http://www.riassuntibuse.altervista.org/Riassunto%20finanze%20cap%2010.doc

http://www.riassuntibuse.altervista.org/Riassunto%20finanze%20cap%2011.doc

http://www.riassuntibuse.altervista.org/Riassunto%20finanze%20cap%2012.doc

http://www.riassuntibuse.altervista.org/Riassunto%20finanze%20cap%2013.doc

 

Sito web da visitare: http://www.riassuntibuse.altervista.org/

 

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