Tipi di recensioni

 

 

 

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Tipi di recensioni

 

 

  1. Tipi di recensioni (excursus)

[Memento]

L'arte del riassunto è importante e utilissima, e la si impara facendo molti riassunti. Fare riassunti insegna a condensare le idee. In altre parole insegna a scrivere. (...) Un tipo particolare di riassunto è il riassunto di un romanzo. E' chiaro che non si può riassumere tutta la trama. Scegliere non significa solo selezionare dei fatti, ma pronunciare implicitamente un giudizio critico. Quindi il riassunto di un romanzo non è mai un caso di semplice informazione: è un atto critico. (...) Talora un buon riassunto potrebbe dire di più su un romanzo che un libro di duecento pagine.

 

(Umberto Eco, Elogio del riassunto, in "L'Espresso", 10.X.1982, pp.90-92)

 

(completo-informativo)

Forster E. M., Camera con vista, Rizzoli.      L'Italia: questo il paese che per tanto tempo Lucy Honeychurch ha sognato di visitare, e una camera con vista è senz'altro il modo più affascinante per ammirare quel pittoresco insieme di case che è la città dove la giovane alberga: Firenze. Ma Lucy è una ragazza timida e riservata e assolutamente impreparata al vortice di domande, sentimenti e sensazioni che quel viaggio di piacere insieme all'insopportabile cugina farà nascere in lei; il viaggio cambierà totalmente il corso della sua vita.  La società inglese dell'inizio del secolo e i suoi pregiudizi sociali e culturali sono descritti con minuziosa precisione e con una semplicità di stile che rende il romanzo ancora più fresco e scorrevole, piacevolissimo da leggere. Nella ricerca interiore di Lucy riguardo i suoi veri desideri, il lettore riesce a riconoscerne la propria, a vivere le vicende raccontate nelle pagine del romanzo con assoluta, pacata naturalezza, a calarsi completamente nell'ambiente un po' frivolo e cupo della provincia londinese. (Ester Massa, III F, a. s. 1994-95).

(sovrabbondante, allusivo)

Forster E.M., Casa Howard, Garzanti.      Da molti considerato il capolavoro di Forster, il libro narra di tre famiglie, conosciutesi per caso, che intrecciano i loro destini e i loro diversi stili di vita. Lo stile è semplice, alquanto descrittivo, e rende il libro interessante e avvincente, crea intrecci con un apprezzabile carattere di novità. Lo sfondo è una Londra che è ogni giorno più mondana, ricca di circoli culturali, in pieno progresso industriale, mentre la campagna, insieme alle sue tradizioni, scompare. Lo stesso titolo (molto più significativo in inglese: "Howard's End") non è ben facile da far corrispondere con il contenuto del romanzo. E' proprio questo il libro delle contraddizioni (è meglio campagna o città?, innovazione o tradizione?). Come dice la Woolf (a lei e a sua sorella Vanessa è ispirato il libro) è "il conflitto fra le cose che importano e quelle che non importano, fra la realtà e la falsità, fra la verità e la menzogna". (Marika Magnani, II F, a. s. 1992-93).

  1. Confronto fra due percorsi:

1= dal contesto al particolare

  1. 2= andirivieni

Balzac H. de, La ragazza dagli occhi d'oro, Garzanti.      La società parigina dell’'800 è lo scenario del libro, dal quale vengono messi in evidenza gli usi e gli atteggiamenti della popolazione la cui vita trascorre fredda e monotona. Però in questa realtà nasce una singolare storia d'amore fra Henry e Paquita, le cui vite sono arricchite dalla passione e dal desiderio, aumentato dall'impossibilità di potersi frequentare alla luce del sole. I loro incontri sono ostacolati dalla presenza di una donna spagnola che accompagna Paquita in ogni sua uscita dalla casa in cui è costretta a passare le sue giornate. La vicenda si conclude in modo tragico, con la scomparsa di uno dei protagonisti, ma risulta in fondo meno dolorosa in seguito a una rivelazione davvero inaspettata. (Chiara Belletti, II F, a. s. 1995-96).

  1.  

Balzac H. de, La ragazza dagli occhi d'oro, Garzanti.      Il racconto è intriso di mistero e di colpi di scena. Si narra dell'amore di un giovane parigino, Enrico de Marsay, per Paquita, una donna misteriosa, ma proprio per questo estremamente attraente. Balzac si serve del racconto per descriverci minuziosamente la società parigina dell’'800, ma allo stesso tempo non risparmia al lettore colpi di scena che si incontrano fino alle ultime pagine. Quello di Enrico de Marsay sembra un amore impossibile, ma proprio quando, nonostante tutto, egli sta per scoprire la personalità nascosta della donna amata e conquistarla per sempre un improvviso avvenimento ostacola l'avverarsi del suo sogno. Ormai non c'è più nulla da fare... (Antonella Viola, I F, a. s.1992-93).

(inizio e fine con citazione)

Böll H., Opinioni di un clown, Mondadori.      "Sono un clown. Definizione ufficiale: attore comico, non pago tasse per nessuna Chiesa, ho ventisette anni", "e mi servo dei testi e delle melodie liturgiche per motivi terapeutici". Il clown è Hans Schnier, discendente di casata industriale che decide di abbandonare l'alveo paterno della città di Bonn, spinto dalla sua profonda passione artistica. Ancora giovanissimo, egli "precipita, più in fretta di un operaio ubriaco che cada da un tetto", in una grave crisi artistica e psicologica. Ormai incapace di lottare, abbandonato da Maria, la sua unica "guarigione duratura" che ama invece respirare "aria cattolica". Non riesce nemmeno a difendersi da quella vanità, quel perbenismo ottuso, quell'amara ipocrisia che contraddistingue il mondo che l'ha cresciuto e che lo circonda. Böll, in quest'opera deride, con la grande eloquenza delle sue maschere grottesche e disperate, la società borghese della Germania Federale in cui vive. Ma come può Hans affermare: "Quello che non era più un clown, era un morto che recitava la parte di un morto"?  (Maria Lucrezia Schiavarelli, II F, a. s. 1994-95).

(dialogo col lettore)

Brontë Ch., Jane Eyre, Mondadori.      Jane non è bella: non secondo i canoni ottocenteschi della femminilità, e forse nemmeno secondo quelli attuali; non è ricca, non è modesta, umile, servile, come si addice alle donne per bene, non ha nemmeno i genitori, e gli unici parenti che le sono rimasti la giudicano vile, meschina e bugiarda. Jane passa dalla miseria più nera alle soddisfazioni più desiderate, dalla felicità più completa alla tristezza più dolorosa. Viene illusa, delusa, presa in giro, insultata, perfino picchiata. Eppure Jane non perde mai ciò che ha di più prezioso, di più importante della bellezza e della ricchezza: il suo orgoglio, la sua volontà, di ferro, incrollabile, che travolge ogni ostacolo, e che non si ferma mai davanti a niente, se non di fronte all'amore. (Caterina Cinti, II E, a. s. 1995-96).

(dialogo col lettore)

Dostoevskij F.M., Povera gente, Sansoni.      Forse, fino ad ora, non avete riflettuto abbastanza sull’importanza della corrispondenza epistolare... Ebbene, in questa corrispondenza fra Varvàra e Makar viene messa in risalto la povertà del popolo di Mosca, ma anche la ricchezza interiore di quella gente, capace di trovare in ogni piccola novità un’infinita felicità. Questo rapporto epistolare offre ai due personaggi, e dà loro la possibilità di esprimere la ricchezza e la profondità del loro animo. Cominciano ad innamorarsi della lettura, al contrario invece dell’importante uomo d’affari pietroburghese Bykon, che detesta la lettura, e la ritiene corruttrice della gioventù. Leggendo questo lungo racconto, se siete disposti ad apprezzare le novità, proverete emozioni insolite: non sarete voi ad immedesimarvi, ma sarà l’autore ad assorbirvi, ad assimilarvi, diventando partecipi della loro felicità. Se vorrete, potrete anche distaccarvene, e scoprire alla fine che quella felicità è la vostra, e presto l’assumerete come unica, vera, assoluta. (Elisa Bonazzi, II E, a. s. 1995-96).

  1. (narrativo)
  2.  

Calvino I., Il sentiero dei nidi di ragno,  Garzanti      Pin, il protagonista, era un bambino che viveva con la sorella, una prostituta, in un piccolo villaggio di provincia. Era un bambino piuttosto particolare: anziché giocare con i suoi coetanei, trascorreva le giornate al bar in compagnia degli ubriaconi del paese. Pin, un giorno, rubò la pistola ad un "cliente" della sorella e la nascose in un sentiero lontano dal paese dove, secondo lui, i ragni andavano a nidificare. Purtroppo venne scoperto, ma la pistola e il suo misterioso nascondiglio rimasero segreti. Venne arrestato, ma riuscì a fuggire dal carcere grazie a Lupo Rosso, un organizzatore delle rivolte partigiane. In seguito fu accolto dai partigiani, i quali lo accettarono per quello che era senza giudicarlo, ma rimase pur sempre un bambino vittima della guerra, che lo aveva privato dei suoi giochi e in parte dei suoi sogni. (Fabiana Pallotti, II E, a. s. 1994-95).

  1.  
  1. (tutto sospeso)
  2.  

Camus, A., Lo straniero, Garzanti.      E’ la storia di Meursanet, un piccolo impiegato che vive ad Algeri, e che conduce, come tanti altri, un’esistenza chiusa, immersa in uno squallido conformismo. Un giorno, quasi per caso, uccide un arabo; viene arrestato, processato e infine condannato a morte. Accetta senza difendersi la condanna, quasi con indifferenza. Chi è dunque questo personaggio? Uno spietato assassino, un folle o un ribelle? La vita e la morte si trovano su uno stesso piano, quasi su confondono, come possiamo rilevare già dalle parole con cui viene presentato nell romanzo: ”non era nemmeno sicuro di essere in vita dato che viveva come un morto”. (Greta Musiani, IV F, a. s. 1996/97).

  1.  

(indeciso, insufficiente)

Cernyscevskij N.G., Che fare?, Garzanti.      Il romanzo fu scritto nel 1862, mentre l’autore era in carcere ingiustamente. Dietro una storia d' amore tesa e intricata tra persone comuni della Russia zarista si nasconde in realtà il carattere eccezionale dei personaggi, che riassumono tutte le idee sociali e rivoluzionarie del secolo scorso. Il romanzo, scritto in modo essenziale, delinea il carattere di ogni personaggio comunicandone le idee e i pensieri. (Daniele Zanoli, II F, a. s. 1992-93).

  1.  
  1. (a tesi)
  2.  

Coleridge S.T., La ballata del vecchio marinaio, Newton.      Deve l'uomo affrontare Dio? Lo può fare impunemente? Cosa gli accadrebbe? A queste domande saprebbe rispondere il vecchio marinaio che, avendo ucciso un uccello divino durante un viaggio per mare, si trovò a vivere al di là del limite umano, della sua Linea, per riscattare il proprio peccato. Il marinaio dovette continuare in quell'apocalisse sopra la sua nave, spinto da forze soprannaturali, in mezzo a spiriti e mostri che brulicavano, angeli che apparivano, fino alla sua terra natìa, dopo dure prove. Dio voleva vendetta o forse espiazione? Cessata la sua maledizione, il marinaio fu però segnato per sempre da quell'esperienza, che gli insegnò l'amore di Dio e il timore per esso. Dice il marinaio: "Io vado, come la notte, da una terra all'altra; ho uno strano potere di parlare; nel momento in cui io vedo la sua faccia, conosco l'uomo che deve ascoltarmi: a lui racconto la mia storia" (Giampaolo Capelli, II E, a. s. 1995-96).

  1.  

(tipo: quarta di copertina)

Conan Doyle A., Il mastino dei Baskerville, Mondadori.      Uno strano cane (ma è un cane?) si aggira nella brughiera inglese; è forse il mastino dei Baskerville, animale demoniaco di cui si parla nella famosa leggenda? Sherlock Holmes, il celebre investigatore, assieme al fido Watson, sarà chiamato a risolvere questo intricato mistero. L'ambiente stesso è enigmatico e impressionante, così i personaggi che abitano ai margini dell'allucinante brughiera, il complesso, e rischiosissimo sistema che alla fine il famoso detective adotterà per scoprire dal vivo il tremendo e soprannaturale fenomeno. (Stefano Melchioni, II E, a. s. 1994-95).

(con spunto critico, polemico)

Defoe D., Lady Roxana, Garzanti.     Il romanzo si presenta sotto forma di diario: la protagonista è l'oggetto dell'oppressione della società piena di pregiudizi e ingiusta del '700 inglese, ma rappresenta anche la posizione di Defoe, scrittore anch'egli perseguitato da quella società. Dal libro emergono con evidenza la posizione della donna in quell'epoca, costretta a combattere per conservare un poco di dignità, e anche i privilegi dell'uomo, che la comanda e la ricatta, come marito o come amante. Confrontandolo con altri libri di Defoe, si può notare che quando il protagonista è un uomo, il libro affronta temi filosofici di valore universale, mentre quando la protagonista è una donna i temi che emergono sono sempre quelli sociali. (Cecilia Modolon, I E, a. s. 1994-95).


(confronto)

Dostoevskij F., Il giocatore, Garzanti.     Il gioco: si vince, si perde, è un rischio. Due dimensioni differenti: la rabbia, la sofferenza, l'annullamento se si perde; la felicità, la ricchezza, la dignità se si è vinto. E' una roulette che decide il destino delle persone, e che con il suo fascino attrae. I giocatori nutrono speranza e paura, soprattutto un morboso desiderio, una dipendenza, un voler possedere tutto e subito, che si intreccia coi rapporti d'amicizia e d'amore. Tutto dipende dal gioco, la stessa posizione sociale dei giocatori. Sanno che la vita significa rischiare, ma sanno anche che questo continuo salire e scendere, esistere e non esistere si può e si deve interrompere per poter iniziare realmente a vivere. (Elena Montaguti, II E, a. s. 1995-96).

Dostoevskij F., Il giocatore, Garzanti.      Siamo verso la fine dell’800, e Ivanovic, giovane russo, si trova in Francia presso una nobile famiglia per ritrovare, con il gioco, una certa prosperità economica. Anche la vita è un gioco, e come tale si vince e si perde, ma alla fine la morte libera l’anima da ogni vincolo. Attratto da ogni casinò, Ivanovic finisce col dedicare l’intera vita alla roulette e a tutti quei giochetti che paralizzano l’intelletto umano. Nel romanzo viene dedicata una grande importanza alle donne: strani "esseri", che con una nefasta influenza agiscono sulla vita degli uomini. Ma qual è la soluzione dell’amaro ricordo della vita passata? La stessa domanda se la pone Ivanovic e la risposta... la risposta è in ognuno di noi. (Mauro Guidotti, II F, 1993-94).

Confronto

(accento lirico femm.)
Dostoevskij F., Le notti bianche, Einaudi (vedi anche Racconti, Garzanti).      Nell'immenso spazio della vuota Pietroburgo, avvolta dal chiarore delle notti bianche, non è affatto difficile perdersi nei sogni. E c'è qualcuno che vive quasi da sempre rifugiato nelle sue fantasie, che lo difendono dalla grettezza di un mondo meschino e scialbo. E solo quando su una nuda scenografia di una ringhiera di un canale incontra Nasten'ka, giovane prigioniera di un tempo che la tiene lontana dal suo unico amore, riesce ad uscire da questo mondo, superando quella timidezza sempre più grande. Mantenendo tutta la sua purezza morale pur negli impulsi più appassionati, il sognatore passa ore incantate di fragile felicità, poi tornerà di nuovo a perdersi nel labirinto dei sogni. Si era forse intromesso solamente in una parentesi di tempo, in una vita non sua? (Cecilia Modolon, II E, a. s. 1995-96).

  1.  

(accento lirico masch.)
Dostoevskij F., Le notti bianche, Newton.     Notti bianche, candide come l’amore fra Nasten’ka ed il suo giovane amico, caro, fedele. Un turbine di domande fa sì che i due protagonisti si conoscano a fondo, fino a nutrire amicizia e amore l’uno per l’altra. A turbare e allo stesso tempo a rendere sempre più forte questo sentimento c’è l’ombra dell’amore che la giovane prova nei confronti di un suo inquilino, trasferitosi ora in un’altra città per un anno. L’incertezza della continuità di questo amore è causa di smarrimento, di tensione, di tante lacrime e di altrettante parole di conforto. Pur non essendoci una descrizione dei personaggi riusciamo ad individuarne i connotati, per lo meno morali, grazie ai lunghi dialoghi, che avvengono in una Pietroburgo magica, ideale nido d’amore, in cui per dare la felicità ad un sognatore basta una parola. (Luca Ferriani, IIIE, a. s. 1996-97).


Confronto

(da quinta, saggistico)

Goethe W., I dolori del giovane Werther, Einaudi.      Werther è un giovane inquieto, problematico e di grande sensibilità, eternamente in contrasto con le opinioni dominanti, quasi sradicato dalla società. Egli vede in Lotte l’incarnazione della sua spirazione più alta, figura di fanciulla armoniosamente compiuta e attiva nella società, che ha conservato le sue caratteristiche più genuine e positive. Ma, in termini più generali, Lotte è figura della forza nuova della Germania, in contrasto con l’aristocrazia e la borghesia cittadina, contro le convenzioni, le regole, i conformismi della società tedesca, nella quale il giovane Werther comprende di non riuscire ad inserirsi, se non a discapito della propria dignità umana e della coerenza con se stesso. La sua sfida alla società si conclude allora tragicamente, con l’unica soluzione rimasta per la piena realizzazione di sé, ma trionfalmente: non la sua morte, ma la completa alienazione rispetto alla società stessa, repressiva e annientatrice, rappresenterebbe la vera sconfitta. (Elena Pennica, V C, a. s. 1996-97).

(sentimentale, fino ad essere aspecifico)

Goethe J. W., I dolori del giovane Werther, Einaudi.      Carlotta… amarla contro il destino o dimenticarla? In entrambi i casi il risultato sarebbe lo stesso: la pazzia. Già, perché amare un angelo può essere più difficile che dimenticarlo, soprattutto se devi tenerlo nascosto a tutti quando vorresti farlo sapere anche ai prati che ti circondano. E così Werther, logorato da qualcosa che sente di non poter più controllare, arriva ad alienarsi da se stesso. A questo punto però, protagonista di una vita non più sua, cosa potrà mai fare? (Manuela Gargiulo, V C, a. s. 1997-98).

(sentimentale, pure)

Goethe J. W., I dolori del giovane Werther, Mondadori.     Il suo petto è straziato dal dolore, la sua anima irrequieta è ricolma di un vuoto inesorabile, la sua mente è guidata dall'angoscia e  dall'agitazione… e tutto perché il suo giovane cuore è innamorato. L'amore che Werther prova per Carlotta è un sentimento, puro, dolce e profondo, ma purtroppo non ricambiato dalla giovane, già fidanzata e promessa sposa. Werther cerca invano di dimenticare il suo grande amore, intraprendendo lunghi viaggi di lavoro, pellegrinaggi al paese natale e passeggiate fra la natura contaminata. Ma ormai la sua mente è presa nel ricordo incancellabile di Carlotta, ogni sua preghiera è destinata a lei, ogni suo pensiero è per lei e ogni suo atteggiamento è in rapporto a lei. Werther sente di non riuscire a sopportare l'idea di non poter possedere l'amata e sente di averla persa per sempre, a causa della sua insistenza: perciò decide una volta per tutte di uccidersi per dare respiro al suo cuore oppresso. (Chiara Gagliardi, III C, a. s. 1997-98).

 

 

(confronto)

più essenziale

Lewis M.G., Il monaco, Einaudi.      Ambrosio, monaco spagnolo molto devoto e avviato alla santità, incontra nel suo convento un falso monaco, Rosario, ma sotto il saio di quest'ultimo si nasconde una splendida e ambigua "fanciulla", Matilda, che porterà Ambrosio a compiere atti sempre più irrazionali. Il libro delinea l'aspetto psicologico dei personaggi e il mutamento di carattere e di comportamento del protagonista, che, poco alla volta, verrà trascinato in un vortice irresistibile. (Christian Nuvoli, I E, a. s. 1994-95).

più ricco

Lewis M.G., Il monaco, Einaudi.      Ambrosio, un famoso monaco spagnolo, considerato da alcuni un santo, si reca a Madrid. Nella folla venuta ad ascoltarlo ci sono Lorenzo e Antonia, che, incontrandosi, iniziano una relazione amorosa. Poco dopo Ambrosio scopre che un novizio a lui caro, Rosario, si chiama in realtà Matilde, ed è una bellissima fanciulla che si confessa innamorata di lui. Ambrosio, tentato dalle grazie della donna, rompe il suo voto di castità. Poi, stancatosi di Matilde, il monaco cerca altri piaceri in Antonia e, indotto da Matilde, si rivolge al diavolo per aumentare i propri poteri. Scoperto, viene imprigionato dall'Inquisizione. Ma le avventure non sono finite: nel carcere, in un finale assolutamente delirante, scoprirà chi è veramente Matilde. (Giovanni Zanoli, I E, a. s. 1994-95).


Confronto

(note di stile, letto in inglese in orig.)

Melville H., Moby Dick the White Whale, Mc Millan.      La lettura di questo libro in lingua originale, anche se in edizione ridotta, fa compiere alcune osservazioni particolari che completano il giudizio sull'intero romanzo. Alcuni brani arrivano a una speciale suggestione, forse dettata da un linguaggio molto ritmico, forse anche dalla maggiore attenzione richiesta dal lettore straniero. Varie forme di gerundio, contratte o in inglese antico hanno l'aspetto di un sistema calcolato. E' sorprendente il fatto che l'autore indica l'odio con la maiuscola, per mettere meglio in luce il sentimento che Achab nutre verso la balena, non di vendetta, ma di odio interminabile, proiettato sul mondo intero, un mondo marcio, su una società coloniale che si fonda sui "pagani", i quali sono forse i veri civili (Mirko Marcato, II E, a. s. 1995-96).

  1.  
  2. equilibrato
  3.  

Melville H., Moby Dick, Garzanti.      Non si tratta di un banale resoconto di una caccia a dei capodogli, ma di un racconto che nasconde messaggi più profondi. La balena bianca rappresenta una cosa diversa per ognuno dei numerosi personaggi (ma anche per ciascun lettore); è avvolta dal mistero, è irraggiungibile. Molti sono i presagi e gli eventi funesti che preannunciano al lettore l'esito finale del racconto. Moby Dick compare infatti solo alla fine del romanzo, ma la sua esistenza è, fin dall'inizio, manifestata da segni drammatici del suo passaggio, e dalla distruzione di tutto ciò che le si oppone. La balena, con la sua spettrale e terribile bianchezza non è quindi un normale capodoglio, ma è qualcosa di sacro e inviolabile. Di questa "sacralità" il capitano Achab è il coraggioso esploratore e profanatore. (Federico Natali, II E, a. s. 1995-96).


(a tesi: a sostegno, prolungamento del testo in un testo proprio)
personalissimo

Nizan P., Aden Arabia, ed. Fahrenheit 451 o Savelli.      Rabbia che ti brucia dentro, che ti consuma, che ti impedisce di capire quali sono le origini della tua sofferenza, che stritola gli altri tuoi sentimenti, fino a renderli un unico omogeneo istinto all’alienazione, alla non-vita, alla fuga. La Francia-Europa-Occidente ti immobilizza, ti seduce con le sue finte felicità, ti avvelena con il suo approccio alla vita insulso e inutile. Il viaggio-fuga è il primo disperato tentativo di reagire. Lontano dalla patria si ha la lucidità necessaria per smontare e analizzare ogni simbolo osceno, ogni istituzione assurda che prima ti soffocava. Il ritorno è la vittoria, è la derisione di una società agonizzante. Le ragioni del disagio ora sono chiare, i nemici sono stati individuati. Nizan fa saltare in aria le maschere meschine dei nemici degli uomini. Mostra i volti di chi ogni giorno ti causa paura, paralisi, di chi ti dice come vivere, di chi dà un prezzo alle tue braccia, al tuo cervello. L’oppressione perpetrata dai fantasmi della nostra società si ritorce contro loro stessi, perché il dolore di chi non vuole essere sottomesso si converte in una forza rivoluzionaria esplosiva. Nizan sceglie l’odio: nessuna pietà per i nemici degli uomini che ancora si possono definire vivi. (Agostino Di Tommaso, V C, a. s. 1996-97).

idem

Orwell G., 1984, Mondadori.      Benvenuto nel futuro. Sei sano, sereno e hai tutto ciò di cui hai bisogno: casa, lavoro, caffè, sigarette e un ruolo preciso nella società. E così rimarrà, se vivrai diligentemente seguendo le regole del Partito. Il Partito ti controlla a ogni momento, in ogni luogo, per assicurarsi la tua fedeltà, la tua obbligata prontezza a tradire qualsiasi sentimento di amore o di affetto per servire lo Stato, il tuo odio verso i mai identificati nemici del paese, e la tua estremamente spontanea rinuncia a qualsiasi pensiero autonomo o di critica. E chi tradisce, sparisce. Bisogna imparare ad amare il Partito. Perché è il Partito che gestisce tutto. Non soltanto la tua vita e la vita degli altri suoi sudditi, tutta la storia. Se il Partito dice che è così, è così. E' così, era così e sarà così. Controlla tutto. Winston è innamorato di Julia. Ma ci hanno rinunciato. Anche loro hanno imparato a rivolgere il loro amore verso il Partito. E anche tu lo farai. Obbedire non basta. Anche tu imparerai ad amare il Partito che ti governa. Inevitabilmente. (Stefania Kregel, III A, a. s. 1994-95).


  1. (confronto)
  2.  
  3. (tassonomico)

Poe E. A., Racconti, Garzanti.      Il libro contiene una serie di racconti che l'autore scrisse durante tutta la sua vita. I racconti sono lo sviluppo della fantasia di Poe insieme a ragionamenti di difficile interpretazione, derivati da personali esperienze, spesso allucinanti. I racconti si dividono in tre principali categorie: dell'orrore, generalmente fantastici ma non irreali; racconti gialli, aggrovigliati ma  facilmente comprensibili; e infine racconti vari, quelli più realistici e più adatti ai gusti moderni. La lettura è rapida e piacevole. (Stefano Calzolari, I F, a. s. 1992-93).

  1.  
  2. (dialogico)

Poe E.A., Racconti del terrore, Einaudi.      Siete pronti a tuffarvi in un mondo dove ossessioni, allucinazioni, omicidi, follie, vendette, prigioni infestate dai topi e uomini deformi sono all'ordine del giorno? Allora, leggendo questi racconti di Poe, potrete vivere davvero avventure che vi lasceranno senza fiato, vi stupiranno, terranno i vostri occhi incollati al libro. In questa raccolta il "padre" dell'investigatore Dupin si avvale della sua grande capacità descrittiva e di suspence per mettere in luce le sfaccettature più oscure dell'animo umano, presentando non quel terrore gratuito a cui siamo abituati, ma una primordiale fobia, confinante con la pazzia. (Elisabetta Bracci, I F, a. s. 1995-96).

(con allusione, invogliante)
Poe, E. A., Racconti, Garzanti.      Descrizioni agghiaccianti di situazioni irreali, circondate da un alone di mistero, stimoleranno il vostro spirito impavido, mettendovi di fronte ai segreti della mesmerizzazione... Un oscuro gorgo, con un diametro superiore al miglio, il Maelstrom, vi farà provare le stesse sensazioni di pazzia del protagonista. Tutti i racconti sono caratterizzati da frasi interpretabili a seconda del proprio stato d’animo; seguono tutti la regola secondo la quale Baudelaire definisce un racconto del mistero: “Non c’è racconto degno di questo nome se dalla prima parola non suscita l’interesse del lettore che deve arrivare all’ultimo rigo per comprendere la soluzione finale”. (Luca Xerri, I F, a. s. 1995-96).


  1. (confronto)
  2.  
  3. Icastico-basato sulle citazioni

 

Steinbeck J., Furore, Bompiani.      “L’arteria sessantasei è il calvario dei popoli in fuga, di gente che migra per salvarsi dalla polvere e dall’isterilimento della terra, dal rombo della trattrice e dall’avarizia dei latifondisti, dai venti devastatori che nascono nel Texas e dalle inondazioni che invece di arricchire il suolo lo defraudano della poca ricchezza che ancora possiede”. Nell’odissea della famiglia Joad, in penosa marcia, come migliaia e migliaia di Americani verso gli aranceti dell’Ovest, è ripercorsa la storia delle grandi, disperate migrazioni interne lungo la Highway 66. Ed ecco che negli abitanti dell’Ovest si diffonde il panico, ora che questi “sudici, ignoranti, questi maledetti Okies” vanno sempre più moltiplicandosi. “Sulle strade la gente formicola in cerca di pane e lavoro e in seno ad essa serpeggia il furore, e fermenta”.(Maria Lucrezia Schiavarelli, IV F, a. s.1996/97).

Descrittivo con qualche spunto personale

Steinbeck J., Furore, Bompiani.      Lo scrittore, attraverso questo romanzo, ci fa rivivere l'odissea di una famiglia americana che tenta di sopravvivere, durante gli anni '30, tra la depressione e il New Deal, quando, negli Usa, il numero dei disoccupati oscillava fra i dodici e i quindici milioni. Questa famiglia, molto numerosa, parte dalla costa orientale per raggiungere la California, la "terra promessa". Si credeva, infatti che in questa zona si potesse trovare molto più lavoro, e facilmente, grazie alle immense coltivazioni, non considerando però che già tutti i disoccupati erano immigrati in questi territori. Questa speranza disperata era tuttavia mantenuta con tenacia. (Valentina Zanetti, II F, a. s. 1992-93).


(due “di sensibilità”,
ma nota la femmina, che è più dura,
mentre il maschio si mette dal punto di vista del bambino James)

Woolf V., Gita al faro, Garzanti.      Descrizione di una gita in barca  fino al faro, compiuta solo dieci anni dopo essere stata decisa, quando ormai ha perso tutto il fascino e l'emozione che aveva per il piccolo James. Ma al posto di queste sensazioni, ne sono sorte altre differenti, quindi imparagonabili. L'autrice riesce a rappresentare il dualismo del tempo cronologico e interiore. Nel romanzo, anche i più comuni posti ed oggetti riescono a suscitare ricordi e pensieri totalmente in contrasto con la realtà. (Daniela Candini, II F, a. s. 1992-93)

Woolf V., Gita al faro, Garzanti.      E' un romanzo molto diverso da quelli dell’'800: la trama è quasi inesistente, cosicché il romanzo è basato sugli elementi di introspezione. Infatti, di ogni personaggio si conosce a fondo la personalità e i pensieri, ma non se ne conosce l'aspetto esteriore. Il bambino James è costretto a rinunciare ad una gita ad un faro alla quale teneva molto; dopo dieci anni viene effettuata, ma ormai ha perso ogni fascino. Lo stile è elevato e molto curato. (Daniele Zanoli, II F, a. s. 1992-93).

(due con spunti saggistici)
Woolf V., Gita al faro, Garzanti.      Tratta della storia della famiglia Ramsay, che è in vacanza all'isola di Skye. Il figlio più piccolo dei Ramsay, James, desidera da tempo andare a un faro che sta di fronte all'isola, ma il padre non vuole, a causa del cattivo tempo. La gita verrà poi fatta dieci anni dopo, ma senza lo stesso entusiasmo. C'è quindi un costante riferimento al tempo, scandito dalla prova di una calza a James da parte della madre. (Matteo Volta, II F, a. s. 1992-93).

Woolf V., Gita al faro, Garzanti.      Una progettata gita al faro di un'isola delle Ebridi è il movente narrativo attorno a cui ruota la presentazione dei personaggi. La figura centrale del romanzo è Mrs.Ramsay, in continuo confronto col marito, i figli e i conoscenti. Altro personaggio è Lily Briscoe, l'amica pittrice poco più che dilettante, che ha anche una funzione di coro. Una laica religiosità pervade l'intero romanzo, che è anche un invito a meditare sul mistero della morte e quello della vita. (Simone Bartole, II F, a. s. 1992-93).


(partecipati)
appassionati
ciascuno a suo modo

Kierkegaard S., La musica di Mozart e l’eros, Mondadori.      La musica è eros, passione, sentimento impetuoso, naturale, spontaneo e sorgivo, e così è lui, Don Giovanni. Non è un seduttore, non è un ingannatore, non ha il tempo di premeditare e organizzare il suo progetto; lui desidera, desidera costantemente, senza essere mai appagato. Proprio questo suo desiderio ha un carattere seduttore. E’ completamente infedele, “le ragazze le rende felici e infelici, ma esse non vogliono altro”. Le ama tutte contemporaneamente e allo stesso modo “le attempate le ringiovanisce, portandole nella splendida età di mezzo della femminilità, le bambine le matura quasi in un attimo: tutto ciò che è donna è preda sua, purché porti la gonnella, voi sapete quel che fa”. Il suo amore non è psichico, non è il “sussistere nel tempo”, ma è amore sensuale, “dissolversi nel tempo”. La musica è estremamente adatta ad esprimerlo, perché “è passata non appena il suono si estingue, e rinasce solamente con il suono”. (Fabio Guidi, V C, a. s. 1996-97).

Michelet J., La strega, Rizzoli.      Ironico, crudo, diretto. Questo è il Michelet dell’opera, un saggio a favore delle donne, che ne ripercorre la vita: da niente a protagonista, unica regista dell’infernale danza dei sabba. Vera martire di un dramma sociale. Un testo storico? Forse. Di letteratura? Può darsi. Ma, senza dubbio, una feroce invettiva contro la Chiesa, colpevole di aver fomentato le superstizioni della povera gente; contro l’ignoranza, la violenza, l’opprimente regime feudale. Ogni cosa, scienza, novità, tutto, in quell’epoca di fate e ombre, pareva un “delitto” di Satana; i fenomeni della natura come opera invece del soprannaturale. Ecco come ci si doveva sentire, in quella realtà: “Possedevo altri sensi, ero un altro, libero, alato, senza pesi. Momento limpido, severo, tanto puro. Mi dicevo: ‘Ma sono ancora un uomo?’ Un indefinibile azzurro (che l’alba rosa rispettava, non osava colorare), un etere sacro, uno spirito, faceva ogni natura spirito”. (Elena Del Rio, IV C., a. s. 1996-97).

Pasolini P.P., Lettere luterane, Einaudi o L’Unità      Si tratta di articoli di giornale, saggi inediti, discorsi e bozze di interventi pubblici, scritti da Pasolini nei suoi ultimi tre anni. Sono forse privi di quella organicità, che è propria di altre sue opere, ma sono altrettante incursioni polemiche, che partono dall’attualità, mettendo in luce diversi aspetti del nostro paese: dalla scuola alla televisione, dal sesso ai partiti, dal rapporto padri-figli alla droga. Costituiscono l’ultima sua accorata “bestemmia” contro l’ipocrisia, l’ansia di conformismo e consumismo, contro la corruzione e il compromesso con il potere nella società moderna italiana, gridata attraverso l’analisi dell’intellettuale, la passione del poeta, la condizione esistenziale dell’uomo Pier Paolo Pasolini. E’ un libro attuale, oggi più che mai, a distanza di vent’anni, rivelatosi a volte addirittura profetico, che non lascia spazio a scusanti, che costringe a una serrata riflessione, che macchia irrimediabilmente la coscienza, sempre che se ne possieda una... (Daniele Di Nino, IV F, a. s. 1996-97).

Sapienza D. e Fricke D., Kurt Cobain, Giunti.    Ma chi era in realtà Kurt Cobain? Un poeta, un musicista, o solo un uomo che, come gli altri, ha bisogno di comprensione ed amore? In questo piccolo libretto viene riportata al lettore l'immagine più realistica ed umana del Cobain uomo, oltre che del musicista che canta con voce straziata e suona la chitarra fino allo stremo delle forze. Il libro si apre con una biografia di Cobain e dell'evoluzione dei Nirvana dal 1985 (il gruppo si chiamava Fecal Matter), al 1995, in cui esce il primo disco dei Foo Fighters (nuovo gruppo di Dave Grohl). Molto struggente è la parte della biografia in cui si parla della veglia funebre, in cui Cobain viene ricordato dalla madre, dalla moglie, dagli amici più cari. E' la veglia più affollata dal giorno della morte di John Lennon: oltre cinquemila ammiratori vi prendono parte per porgere l'ultimo saluto al "triste, piccolo, sensibile, insoddisfatto uomo di Gesù del segno dei Pesci". (Christian Nuvoli, II E, a. s. 1995-96).

(tre in confronto:

  1. uno commentativo implicito
  2. uno più puntuale

l’altro addirittura in fiction)

Schiller F., I Masnadieri, Mondadori      Il dramma è incentrato sul contrasto spietato fra due fratelli: Karl e Franz, figli del conte di Moor. Franz è un essere malvagio, che cova un profondo odio, nell’ombra, verso il fratello, verso il padre; Karl invece è un uomo coraggioso, forte e generoso, ma che, per le insidie architettate dal fratello, diviene, quasi suo malgrado, ribelle e brigante. La tragedia rappresenta un mondo in disfacimento, dominato da una violenza cieca e totale; eppure c’è sempre un principio etico profondo, un’idea morale che va al di là del razionalismo illuminista, e che ha per punto di riferimento l’elevazione dell’individuo, un esempio eroico per l’umanità. (Saverio Tamba, V C, a. s. 1996-97).

Schiller F., I Masnadieri, Mondadori      Un gruppo di giovani uomini irrompe in un convento, violenta le monache, poi incendia una città, e infine sbaraglia l’armata che è venuta per arrestarli. Hanno giurato fedeltà fino alla morte al loro capo, Karl von Moor, un nobile diventato ribelle, ma che ha ancora nel cuore l’amata Amalia e il padre, che pure lo ha rinnegato. Sono i Masnadieri, che sognano di “migliorare il mondo commettendo atrocità, e di dare saldezza alle leggi con l’illegalità!” E, per contrasto, appare il fratello Franz, il figlio “buono”, ma che in realtà è un essere “contro natura”. Nei sentimenti dei personaggi è evidente l’impeto degli “Sturmer”, la loro forza e la loro decisione, che spesso si scontra contro colossi “titanici” quali il potere incondizionato della Chiesa, dei Signori feudali, dei banchieri. (Lorenzo Isaya, V C, a. s. 1996-97).

Schiller F., I Masnadieri, Mondadori      Sire, lasciatemi cantare la romanza de “I Masnadieri”: gli uomini che, ritiratisi nelle foreste, sporcarono le loro coscienze con il sangue degli innocenti; o forse, gli uomini che compresero che la coscienza è solo un immane padrone, da ci si deve liberare, e così provarono a cambiare veramente la vita, scambiando di posto il “giusto” e l’”errore”. A loro capo, sire, vi era tale Karl Moor, il temerario, lo scellerato figlio del signore di Moor, colui che, spezzando il cuore del padre, lasciò la sua dimora per vivere di vagabondaggi e crimini; o forse, invece, era colui che amava profondamente il padre, ma che non potè frenare l’impeto del proprio animo, che lo spingeva lontano, oltre i confini del feudo, oltre se stesso. (Agostino Di Tommaso, V C, a. s. 1996-97).

  1.  

  1.  

(tre in confronto:

  1. il primo tecnico,
  2. il secondo storico

il terzo più accorato)

Verri P., Osservazioni sulla tortura, Feltrinelli      L’autore sostiene che le confessioni rese sotto tortura non sono attendibili, perché, se esiste la certezza che il delitto sia stato commesso, allora non c’è bisogno della tortura per accertarlo, mentre se c’è solo una probabilità che il delitto non sia stato commesso dall’imputato, allora non si può rischiare di tormentare un innocente, che magari si dichiarerà colpevole solo per interrompere la sofferenza. Questo è il problema più importante del libro, in cui Verri, sentendo il problema della tortura come una battaglia personale contro l’ignoranza dei giudici e di quelli che utilizzano questa barbarica pratica, smonta una per una tutte le ragioni di chi la propone, rendendola anche logicamente insostenibile, oltre che umanamente scandalosa. (Corrado Masi, V C, a. s. 1996-97)

Verri P., Osservazioni sulla tortura, Feltrinelli.     Con una convincente esposizione dei fatti, il grande intellettuale illuminista narra con voluta neutralità una situazione che era purtroppo considerata comune nell'Italia colpita dalla peste del 1630: la tortura. Questa pratica è considerata assurda e aberrante dall'autore, che non per questo ha intenzione di condizionare chi legge con idee o opinioni personali: egli si limita ad esporre una situazione in cui sono man mano coinvolte moltissime persone che nulla avevano a che fare con l'accusa loro rivolta, come nel caso dei cosiddetti "untori", ovvero uomini accusati falsamente di diffondere la peste nelle città. La vicenda principale qui riportata (la "colonna infame" a Milano) parte con il sospetto verso un pover uomo, ma termina con la tortura e la morte di molti altri individui coinvolti nell'implacabile macchina della "giustizia" dalle forzate confessioni di chi era stato torturato prima di loro. (Caterina Cinti, I E, a. s. 1994-95).

Verri P., Osservazioni sulla tortura, Feltrinelli.      Il trattato è una vera denuncia, da parte dell'autore, del potere discrezionale dei giudici che nel 1630 ricorsero alla tortura per estorcere confessioni da imputati che spesso, per il dolore, si trovavano a confessare reati mai commessi, solo per terminare lo strazio. Il libro contiene particolari drammatici, evidenziati soprattutto dal forte realismo di Verri, che a volte parla in prima persona, quasi volendo intraprendere una discussione con il lettore. Con questo trattato il giurista inizia una campagna politica contro la tortura, e si spinge anche oltre la denuncia, nella lotta per la sua abolizione. (Giacomo Savorini, II F, a. s. 1993-94).

 

Fonte: http://redman26.altervista.org/files/Tipi%20di%20recensioni.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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