Sintagma verbale e nominale definizione e significato

 

 

 

Sintagma verbale e nominale definizione e significato

 

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Sintagma verbale e nominale definizione e significato


Il sintagma avverbiale

 

1. Generalità

Il sintagma avverbiale, in it. ant. come in it. mod., può essere costituito dalla sola testa, l’avverbio, eventualmente modificata da un altro avverbio, oppure può reggere un argomento (v. par. 7). Se la struttura interna del sintagma è semplice, la semantica degli avverbi è eterogenea, e grande è la varietà delle posizioni sintattiche che possono occupare nella frase.
Gli avverbi possono essere:

a) modificatori di un sintagma verbale (e talvolta anche argomenti del verbo);
b) modificatori di frase;
c) modificatori di aggettivo/avverbio.

Oltre alle tre funzioni principali a-c, almeno due altri gruppi ristretti di formazioni, con caratteristiche peculiari, possono essere considerati avverbi: i focalizzatori e gli avverbi connettivi. I focalizzatori hanno proprietà sintattiche diverse dagli altri avverbi: possono infatti fungere da modificatori di qualunque costituente, anche di sintagmi nominali e preposizionali. Tra i connettivi rientrano quegli avverbi che, pur legati sintatticamente a una data frase, non ne modificano propriamente il contenuto (nei vari sensi possibili), ma operano a livello del testo, dando coerenza testuale a una sequenza di frasi, con un ruolo funzionalmente simile a quello delle congiunzioni (cfr. Cap. MOLINELLI).
Nei parr. 2-6 descriveremo le caratteristiche sintattiche e semantiche proprie di ciascuna delle cinque sottoclassi di avverbi sopra menzionate, indipendentemente dalla loro struttura morfologica, anche se per gli ess. si attingerà soprattutto alla classe lessicale aperta degli avverbi in -mente. Al termine del capitolo saranno brevemente trattate la struttura interna del sintagma avverbiale (par. 7) e le sue possibilità di coordinazione con altri sintagmi (par. 8).
Non si tratteranno in questo capitolo alcune sottoclassi di parole che le grammatiche tradizionali spesso fanno rientrare negli avverbi, ma che qui trovano collocazione in altri capitoli (cfr. capp. 15 (negazione), 20, 29 (avverbi interrogativi), 33 (profrasi)).

1.1. Morfologia dell’avverbio

Dal punto di vista morfologico, gli avverbi possono essere: parole semplici (come sempre, bene); univerbazioni idiosincratiche (come tuttavia, infine, adagio,da tutta via, in fine, ad agio); formazioni derivate da aggettivi con il suffisso -mente; conversioni da aggettivi, dove per conversione si intende il cambiamento di categoria sintattica di una parola senza l’intervento di un suffisso (v. cap. 41, 2.1.1): alto, basso (per es. Dante, Purgatorio,20, v. 118 [1321]), ratto ‘rapidamente’ (per es. Dante, Purgatorio,24,v. 85 [1321]) (per altri ess. in coordinazione con avverbi in -mente si veda oltre al par. 8). In it. ant. esiste inoltre un altro suffisso derivazionale, non più produttivo in it. mod., e cioè -one/-oni, che forma un limitato numero di avverbi di maniera a partire da nomi o da verbi, come ginocchioni (per es. Brunetto Latini, Rettorica, p. 156, r. 18) o carpone, da carpare ‘afferrare’ (per es. Dante, Inferno,29,v. 68 [1321]).
La regola di formazione degli avverbi in -mente in it. ant. (cfr. anche cap. 41, 3.1-2) non coincide esattamente con quella dell’it. mod., in quanto la cancellazione della -e finale negli aggettivi in -le, -re è andata affermandosi gradualmente nella storia dell’italiano: nel Duecento c’erano ancora umilemente (per es.  Brunetto Latini, Tesoretto, v. 2404) e maggioremente (per es. Bono Giamboni, Orosio, libro 3, cap. 2, p. 135, r. 17) accanto a umilmente e maggiormente. La vocale tende ad essere conservata soprattutto con basi aggettivali accentate sulla terzultima sillaba. L’it. ant. presenta inoltre un limitato numero di formazioni in -mente non deaggettivali come insiememente (per es. Compagnia di San Gilio, p. 44, r. 3), imprimamente (per es.  Brunetto Latini, Tesoretto, v. 591).

 

Fonte: http://gps.alotspace.com/konyv/19avverbi.doc

Sito web da visitare: http://gps.alotspace.com/konyv/

Autore del testo: D. Ricca

 

Sintagma verbale e nominale definizione e significato

 

Frase minima

Formula di Lattuca: F = Vx xArg

‘la frase minima è formata da un verbo V e da un numero x di argomenti pari alla valenza di V’

Gli argomenti sono sintagmi.

Uno degli argomenti è il soggetto.

La frase minima può costituire il primo enunciato di una conversazione.

Postilla di Rizzo: V deve concordare morfologicamente col soggetto e, in particolari casi, anche con altri argomenti.

Postilla di Messina: V può essere sostituito da una interiezione.

 

Struttura argomentale

In una frase minima, ciascun argomento richiesto da V è realizzato mediante il tipo di sintagma indicato dalla Struttura argomentale di V, secondo l’ordine ivi specificato.

 

Sintagma

Il sintagma è un insieme di parole che intrattengono tra loro un legame più stretto che con le rimanenti parole dell’enunciato.

Un sintagma può essere costituito anche da una sola parola.

È possibile che un sintagma contenga più sintagmi.

La frase è costituita da uno o più sintagmi.

 

Testa del sintagma

Ogni sintagma ha una testa e, facoltativamente, degli argomenti e degli aggiunti.

La testa è una parola, mentre argomenti e aggiunti sono dei sintagmi. Ogni sintagma, dunque, contiene sempre una parola (la testa), accompagnata opzionalmente da uno o più sintagmi.

Gli aggiunti sono sintagmi non obbligatori, mentre gli argomenti sono sintagmi obbligatori.

La testa è la parola più importante del sintagma. Essa stabilisce la sintassi esterna dell’intero sintagma. Infatti, il sintagma verbale (il sintagma che ha come testa un verbo), ad esempio, si comporta, nel complesso, come se fosse un unico verbo. Il sintagma nominale si comporta come se fosse un unico sostantivo, il sintagma aggettivale come un unico aggettivo. Identificare la testa del sintagma equivale a individuare il tipo di sintagma.

 

Test per l’identificazione del tipo di sintagma

Dato un sintagma S, appartenente a una frase F, S è

a) un sintagma verbale se è possibile sostituire S con un singolo verbo monovalente, debitamente concordato, ottenendo una nuova frase F’ benformata;

b) un sintagma nominale se è possibile sostituire S con un singolo sostantivo, debitamente concordato, ottenendo una nuova frase F’ benformata;

c) un sintagma aggettivale se è possibile sostituire S con un singolo aggettivo, debitamente concordato, ottenendo una nuova frase F’ benformata.

d) un sintagma avverbiale se è possibile sostituire S con un singolo avverbio, ottenendo una nuova frase F’ benformata.

Dato un sintagma S, appartenente a una frase F, S è un sintagma preposizionale se la prima parola non facoltativa di S è una preposizione.

 

Test di costituenza

 

1. Test del Movimento

Data una frase-campione F, una sequenza di parole S appartenente a F costituisce un sintagma se è possibile spostare S in posizioni diverse all’interno di F, senza togliere né aggiungere parole, e senza alterare il significato e la modalità (dichiarativa, esclamativa, interrogativa) della frase.

 

2. Test dell’Enunciabilità in isolamento

Data una frase-campione F, una sequenza di parole S appartenente a F costituisce un sintagma se è possibile enunciare S in isolamento, ad esempio come risposta a una domanda D. Tale domanda deve essere ricavata da una trasformazione di F, e non deve, pertanto, veicolare informazioni difformi dalla semantica di F.

Postilla di Corsaro: il test non è valido se è condotto su un piano metalinguistico. Non è valido, cioè, se si fa riferimento alle parole in quanto tali piuttosto che alle entità cui rimandano. Metalinguisticamente, ogni parola, indipendentemente dalla parte del discorso cui appartiene, può costituire un sintagma (nominale).

Postilla di Messina: se il test è condotto su un singolo verbo (es. S = tornare) che ricorre in F con valenza 2, ma che possiede anche una valenza 1, è possibile ottenere un falso positivo. La domanda artificiale D che abbia come risposta possibile il singolo verbo in questione, infatti, presenterebbe il verbo secondo la valenza 1 e non secondo la valenza 2. Il cambiamento della valenza ha come conseguenza un cambiamento, anche minimo, di significato, e, dunque, una difformità semantica tra D e F.

Generalizzazione di Trovato: (in base alla postilla di Messina) il verbo costituisce sempre sintagma assieme ai suoi argomenti interni (indipendentemente dai risultati di eventuali test di costituenza).

 

Legge di Vittorio-Trovato: Una sequenza di parole S costituisce un sintagma se e solo se supera entrambi i test di costituenza.

 

Fonte: http://salvomenza.files.wordpress.com/2006/10/laboratorio-di-grammatica.doc

Laboratorio di grammatica

Prof. S. Menza

Sito web da visitare: http://salvomenza.files.wordpress.com/

Autore del testo di origine: Menza

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