Facebook

 


 

Facebook

 

I riassunti, le citazioni e i testi contenuti in questa pagina sono utilizzati per sole finalità illustrative didattiche e scientifiche e vengono forniti gratuitamente agli utenti.

 

 

SOCIAL NETWORKS DIGITALI: IL FENOMENO

 

 

Ringraziamenti agli autori della presente ricerca :      

Paola Muggia
Barbara Roldo
Chiara Nicodemo

 

        

PARTE 1

A cura di Paola Muggia

 


CAPITOLO 1. I SOCIAL NETWORKS

 

1.1 Cosa sono i social networks digitali e le loro principali caratteristiche

 

Ciascun individuo, nel corso della sua esistenza, è immerso costantemente in relazioni, che influenzano il suo comportamento sociale e gli permettono di interagire con il mondo che lo circonda. Tali relazioni, chiaramente diverse per contesto –ad esempio lavorativo, familiare, sportivo, scolastico - e tipologia di persone coinvolte – parenti, amici, colleghi di lavoro-, devono essere percepite come un qualcosa di particolarmente complesso ed in continuo divenire; possono mantenersi più o meno inalterate per tutta la vita o esistere solo per un lasso di tempo più o meno breve, possono infatti nascere in un particolare momento dell’esistenza della persona (si pensi ad esempio ai rapporti con i compagni di classe, che non sempre si protraggono dopo la conclusione degli studi) o per ovviare ad un particolare problema (caso estremo: associazione degli alcolisti anonimi). I rapporti sociali si modificano, si cancellano, si ricreano.
Come afferma Watzlawick per l’uomo è impossibile non comunicare e attraverso le diverse forme di relazione con gli altri egli ha la possibilità di scambiare e mettere in comune il proprio sapere con quello di chi lo circonda, in una o più spesso in numerose reti di relazioni. Ed è proprio di rete sociale che potremo parlare, nell’accezione di Barnes che così la definisce:

“Ogni persona è, per così dire, in contatto con un numero di altre persone, alcune delle quali sono in contatto l’una con l’altra mentre altre non lo sono. Similmente ogni persona ha un numero di amici che, a loro volta, hanno altri amici; alcuni degli amici di una persona si conoscono l’uno con l’altro, mentre altri non si conoscono. Trovo utile parlare di un campo sociale di questo tipo come di un network. L’immagine che ho è quella di un insieme di punti alcuni dei quali sono collegati da linee. I punti rappresentano gli individui, o talvolta i gruppi, e le linee indicano quali persone interagiscono fra loro. “ (Barnes, 1954) 

L’individuo all’interno della società può appartenere a diverse reti contemporaneamente, assumendo eventualmente in ciascuna un ruolo diverso, ad esempio quello di madre/padre, collega di lavoro, amico.


Nel panorama così complesso e variopinto delle relazioni umane si inseriscono oggi in modo prepotente le nuove tecnologie e l’evoluzione di Internet nel web 2.0 , che hanno rivoluzionato il nostro modo di pensare e di rapportarci con il prossimo. Oggi basta veramente poco per essere collegato con il mondo intero e senza grossi dispendi di denaro o competenze tecniche particolari si può restare in contatto con persone vicine e lontane grazie agli innumerevoli servizi che la Rete mette a disposizione, come la messaggistica istantanea, le e-mail e perfino programmi per telefonare utilizzando il computer.


E così si è notevolmente modificato ed evoluto lo scambio di informazioni e sono andate a crearsi forme nuove di aggregazione sociale, come i social networks digitali, reti di milioni di persone che interagiscono e collaborano online, si scambiano idee e propongono soluzioni nuove per migliorare i networks stessi, oppure perché no, ne creano degli altri maggiormente adatti alle loro esigenze. È così che i social networks si evolvono di continuo e accettano le migliorie che gli utenti stessi propongono, in un continuum di innovazioni “dal basso”. Così la Rete viene sempre di più intesa come luogo di scambio e di relazione.
Uno degli elementi che ha permesso alle reti sociali digitali di ottenere un gran successo di pubblico è la loro democraticità, cioè il permettere a tutti di comunicare con tutti senza alcun tipo di barriera, in modo semplice e immediato. Anche secondo Giddens , grazie alle tecnologie della cosiddetta “high modernity”, è avvenuto uno sradicamento delle relazioni sociali che, da contesti locali di interazione, si espandono potenzialmente all’intera società –nei limiti del suo accesso alla Rete-, abbattendo confini geografici e barriere temporali; il carattere transnazionale dei social networks permette di conoscere persone molto distanti geograficamente ma affini a noi ad esempio per gusti o modo di pensare.


Il contatto fisico qui non è più obbligato ma possibile solamente in un secondo momento , sostituito da un tipo di contatto per via telematica, in “non luoghi” virtuali della Rete.
Sono soprattutto i giovani i più entusiasti e i maggiori frequentatori di social networks digitali ed alcune recenti ricerche affermano che un individuo in più al secondo si aggiunge alla schiera di persone che possiede un canale personale di pubblicazione, per distribuire e condividere testi, filmati audio e video ; i networks permettono infatti la condivisione delle risorse tra gli utenti.

Un limite però dei social networks è la loro capacità mimetica: infatti ad una persona che non si conosce nella vita reale ma solo in quella “digitale” potremmo far credere di essere qualcosa che in realtà non siamo (perfino spacciarci per uomo anche se si è una donna, ingannare sull’età etc.) senza poter essere mai smascherati. A tal proposito è rimasta famosa una vignetta del “New Yorker” in cui sono raffigurati due cani davanti al computer dove uno dice all’altro:
Su Internet nessuno sa che sei un cane”.         

 

Mayfield ha cercato di suddividere i social networks digitali in 5 classi:

  • Networks espliciti,se riuniscono interessi dichiarati dai membri stessi, come ad esempio Ryze ;
  • Networks fisici, se favoriscono incontri nel mondo reale, come MeetUp ;
  • Networks privati, per trovare nuove amicizie come Friendster o come LinkedIn , che utilizza lo stesso principio di Friendster applicato però al mondo lavorativo;
  • Networks conversazionali (i weblogs), che stabiliscono relazioni in base alla comunicazione;
  • Networks virtuali, vale a dire una sorta di universi persistenti nei quali una persona assume un ruolo anche del tutto fantastico e si amministra una vita virtuale in un mondo parallelo.

A questa sua classificazione dovremmo però aggiungere nuove tipologie di network, come quelli adottati grazie ai cosiddetti Mo.So.So. (Mobile Social Software), che interagiscono con le reti della telefonia cellulare .
Perché i social networks digitali si sono così sviluppati ed evoluti? Probabilmente il fatto che i costi d’accesso si siano abbassati ha contribuito alla diffusione della conoscenza dei servizi digitali, poi l’assenza di burocrazia permette a ciascun individuo di poter contribuire alla soluzione di un problema e a migliorare i servizi, grazie ad una continua collaborazione e condivisione di idee e risorse con gli altri utenti.
La partecipazione alle comunità digitali aumenta costantemente ormai da 10 anni e questo trend probabilmente continuerà, sia per fattori interni, come la performance sociale dei networks che migliora costantemente, che per fattori esterni, vale a dire interessi economici e anche politici, che contribuiranno a loro volta a diminuire i costi d’accesso e ad ampliare ulteriormente la loro diffusione. 

 

1.2 I social networks digitali più conosciuti

 

: è un sistema chiuso, un programma che permette di chiacchierare in diretta vedendo chi dei nostri contatti e-mail registrati su MSN o Hotmail è collegato in quel momento e poi accetta di parlare con noi. Esistono diversi tipi di Messenger ma il più comune è quello della Microsoft, appunto MSN. Si può passare il tempo con i giochi disponibili, inviare e ricevere file. Windows Live Messenger si è evoluto nel corso degli anni da strumento di sola chat a programma completo: non solo messaggistica istantanea ma anche chiamate voce tra utenti, videochiamate con webcam e invio di sms a telefoni cellulari.

 

, ma anche di chattare e videochiamare. La tecnologia VoIP permette una comunicazione sicura, con crittografia a chiave asimmetrica e firma digitale, che impedisce a terzi di intercettare la conversazione e/o manipolarla; la chiave è infatti nota soltanto al mittente e al destinatario. È attualmente il programma leader per la telefonia via Internet, grazie al fatto che la qualità delle chiamate è ottima e l’uso del programma è molto semplice. Si aggiungono contatti tramite una ricerca di nome e cognome o tramite l’indirizzo e-mail e mediamente sono collegate in tutto il mondo 12 milioni di persone in ogni momento della giornata.
È possibile chiamare anche i telefoni fissi ed i cellulari, ma questa operazione prevede un costo, anche se contenuto.

 

. Nel 2005 il sito è stato acquistato dalla compagnia News Corporation di Rupert Murdoch per 580 milioni di dollari.
La versione italiana, Myspace Italia, è partita in versione beta il 15 dicembre 2006 ed è stata lanciata ufficialmente nel maggio 2007. Il tasso di crescita è strabiliante, parliamo infatti di 4500 nuovi profili al giorno, vale a dire uno ogni 5 secondi. È stato calcolato poi che gli italiani su Myspace trascorrono molto più tempo degli utenti americani, nell’ordine di 64 minuti al giorno a fronte dei 39 minuti degli statunitensi.

WINDOWS LIVE SPACES (WLSpaces) : piattaforma gratuita di blog della Microsoft lanciata nel 2004 a cui possono accedere tutti gli utenti registrati su MSN. Questo programma permette all’utenza di creare in modo abbastanza semplice ed intuitivo un proprio spazio personale dove inserire immagini, video, commenti sulla propria vita o su argomenti in generale, per farsi conoscere meglio dai propri contatti e non solo (infatti chiunque può accedere al blog di una persona anche se non inserita nei suoi contatti Messenger). Con Space Microsoft è entrata in competizione con altre piattaforme, quali ad esempio Myspace o Bebo.

e anche on demand, oltre alla possibilità di creare un proprio blog. È molto intuitivo e semplice da utilizzare e da poco è stata inserita anche la versione in italiano.
Un particolare servizio offerto consiste nella mappa della “Bebo Nation”, una sorta di mondo parallelo abitato dagli utenti iscritti, dove ciascuno acquista un terreno nel quale risiedere virtualmente.

I SOCIAL NETWORKS PER NEONATI: si stanno moltiplicando negli Stati Uniti in maniera esponenziale, riscontrando un notevole successo. Consistono in normali social networks digitali ideati come una sorta di “diario virtuale” (un blog) dove i protagonisti sono però dei neonati inconsapevoli, dei quali vengono inseriti profili, storia, foto e video dai propri genitori, che vogliono condividere esperienze, dubbi e informazioni “personali” sui propri piccoli.
Negli Stati Uniti questi siti si sono sviluppati soprattutto negli ultimi anni e vedono già qualche migliaio di iscritti.
Aspetti positivi di questa idea ce ne sono, come ad esempio la possibilità di mettere tra loro a contatto giovani genitori con poca esperienza di bambini, che possono scambiarsi consigli e suggerimenti, ma d’altra parte sembra quantomeno rischioso e insensato mettere alla mercé di tutti informazioni personali sul proprio figlio, soprattutto in una società in cui le storie di pedofilia sono all’ordine del giorno.  

1.3 I blogs

 

            Abbiamo prima accennato ai weblogs (o blogs) nella suddivisione in classi dei social networks digitali fatta da Mayfield. Questo particolare tipo di comunità digitale merita un paragrafo a sé, essendo diventato un vero e proprio fenomeno che ha avuto una notevole espansione nell’ultimo decennio, contagiando milioni di persone in tutto il mondo che hanno iniziato a scrivere sul web e a condividere le proprie idee e opinioni, in uno scambio continuo con gli altri.
Negli Stati Uniti il boom è iniziato nel 2001, in Italia nel 2002, vedendo una crescita addirittura del 3000% negli ultimi anni.
Il blog è uno spazio gratuito in Rete dove l’utenza può organizzare, condividere e pubblicare contenuti ed informazioni in modo semplice, senza dover conoscere linguaggi di programmazione né possedere competenze specifiche in campo informatico. Secondo Peter Kaminski un blog è un’applicazione del network sociale che rappresenta l’elemento singolo del sistema: l’individuo .
Dato che i contenuti sono organizzati in modo tale che l’intervento più recente si posizioni in alto, c’è chi identifica il primo blog con il primo sito web realizzato, ossia la pagina costruita da Tim Berners-Lee del CERN (Comité Européen pour la Recherche Nucléaire).
Oggi, grazie all’evoluzione e alla diffusione dei servizi della Rete, è possibile per chiunque aprire un proprio canale di pubblicazione personale. La condivisione di risorse, elemento fondamentale dei social networks digitali, viene promossa grazie al fatto che nei vari blogs, nel momento in cui viene messa in piedi una discussione da uno o più utenti, al lettore/possibile interlocutore vengono forniti i vari links per accedere ad altri siti o blogs pertinenti all’argomento trattato, per avere una panoramica più completa di ciò di cui si discute. Ciascun individuo può lasciare un commento, che verrà letto e a sua volta probabilmente commentato, sviluppando delle interessanti e vivaci relazioni assolutamente spontanee.
È stato calcolato che circa ogni 5,8 secondi viene creato un nuovo blog che, se ben collegato con altri, ha la possibilità di divenire famoso e molto “cliccato”; dobbiamo infatti ricordare che questi spazi di pubblicazione personale non hanno ragione di esistere se non riescono ad ottenere visibilità e l’attenzione degli utenti.      


CAPITOLO 2. IL FENOMENO FACEBOOK

 

2.1 Cos è Facebook?

 

            , con un bacino di utenza di 100 milioni di persone a livello mondiale.
Nato quasi per gioco e senza particolari obiettivi, se non quello di collegare tra loro gli studenti di un’università statunitense, dal luglio 2007 è entrato nella Top 10 dei siti più visitati al mondo ed è al primo posto negli Stati Uniti come sito per numero di foto pubblicate, con ben 60 milioni di immagini caricate ogni settimana.
In base alla suddivisione dei social networks vista nella prima parte, si potrebbe dire che Facebook sia una commistione di tutti i tipi di networks, in quanto può essere classificato come network esplicito, poiché prevede la possibilità della formazione di gruppi in base a differenti interessi, come network fisico , come network privato per fare nuove amicizie , ovviamente come network conversazionale con il proprio spazio blog e perché no anche come network virtuale .
Il suo valore di mercato secondo gli analisti si attesta ad oltre 16 miliardi di dollari, con una crescita settimanale impressionante del 3%, pari a circa 100 mila nuovi iscritti alla settimana.
Teoricamente in questa piattaforma virtuale la vita reale e quella digitale coincidono o possono farlo, dato che ci si iscrive registrando il proprio nome e cognome per rendersi più facilmente rintracciabili, come in una sorta di elenco telefonico digitale, anche se appunto niente e nessuno vieta all’utenza di iscriversi con un nome fittizio o comunque non il proprio. Si parla in questo caso di “furto della personalità”, un fenomeno dilagante nei social networks ed in particolare su Facebook a causa della sua popolarità, tanto che oggi si tende a parlare di Fakebook (fake = falso). È facile infatti trovare tra gli utenti iscritti al sito nomi di un certo calibro, appartenenti alla vita politica o al mondo dello spettacolo, italiano e non, che molto spesso non corrispondono a suddetti VIP ma ad individui che si spacciano per loro.

            Da dove deriva il nome Facebook? L’appellativo si riferisce agli annuari di alcuni college e scuole americane che presentano le foto di ogni singolo studente - appunto in inglese facebooks - che vengono pubblicati all’inizio dell’anno scolastico/accademico .

 

2.2 Storia di un successo

            Facebook venne fondato il 4 febbraio 2004 da Mark Zuckenberg, all’epoca studente universitario diciannovenne di Harward. Programmatore brillante, già ai tempi della scuola superiore era stato contattato sia dalla Microsoft che dalla AOL (America On Line) per un progetto di pirateria informatica, ma decise infine di declinare l’offerta di lavoro e di proseguire gli studi, iscrivendosi appunto ad Harward. Lì egli iniziò a dedicarsi più attivamente a vari prototipi di social networks online, il primo dei quali fu Coursematch, che permetteva agli studenti della stessa università di visionare la lista completa dei nomi di tutti i colleghi di studio iscritti allo stesso anno.
Facemash.com, un progetto più avanzato, lo mise però nei guai: fu online infatti per sole quattro ore prima di essere bloccato dagli amministratori di Rete dell’Università, che accusarono Zuckenberg di aver attentato alla sicurezza dei computer dell’Ateneo e di aver violato le regole sulla privacy in Internet e sulla proprietà intellettuale, portandolo di fronte al consiglio universitario che lo giudicò colpevole.
Il passo successivo lo portò al successo e a diventare uno dei giovani più ricchi al mondo , appunto la creazione di Facebook. Il sito venne lanciato dalla sua stanza all’interno del dormitorio universitario il 4 febbraio 2004 e divenne subito un successo ad Harward, con l’iscrizione di ben 2/3 degli studenti nelle prime due settimane. Visto lo strepitoso e repentino successo, Zuckenberg decise di esportare la sua idea anche al di fuori del college, promuovendo l’adozione di Facebook anche in altre università e scuole superiori americane; questo ambizioso progetto non poteva però essere portato avanti da solo, così chiese la collaborazione del suo amico e compagno di stanza Dustin Moskovitz e di Chris Huges. Così il sito fece la sua comparsa anche nelle università di Stanford, Columbia e Yale e poi in altri college e scuole della zona di Boston. Il successo anche qui fu immediato, se si pensa tra l’altro che per l’inizio di quell’estate il social network era entrato in ben 45 scuole.
Zuckenberg e compagni decisero poi di trasferirsi a Palo Alto, in California, durante l’estate del 2004, con l’intenzione di tornare ad Harward in autunno. Questa pausa di tre mesi dagli studi si trasformò poi in un anno sabbatico, che però continua tutt’oggi. Sempre durante quell’estate Zuckenberg incontrò un primo finanziatore, Peter Thiel, che decise di investire il suo denaro in questa giovane compagnia, che oggi è arrivata a possedere sette edifici in centro a Palo Alto definiti dai fondatori di Facebook “un campus urbano”. Di recente poi vi è stato un ulteriore investimento di capitale nell’azienda di 750.000 dollari.
Non tutte le applicazioni proposte su Facebook dal suo creatore sono state apprezzate dagli utenti: ad esempio News Feed, lanciato il 5 settembre 2006. Dava la possibilità a chiunque di essere a conoscenza dell’attività che ciascun utente stava svolgendo sul sito stesso. Tre giorni dopo il lancio e le numerose critiche mossegli, Zuckenberg si scusò con gli utenti con una lettera aperta, difendendo però allo stesso tempo la sua idea come “un necessario flusso libero di informazioni”; realizzò quindi delle nuove opzioni per la privacy che permettevano di bloccare le notizie verso gli utenti che non erano inseriti nella propria lista di contatti.
Il 6 novembre dello stesso anno Zuckenberg ideò un nuovo sistema di social advertising, Beacon, che venne presentato ad un evento a New York; questo programma permetteva agli utenti di condividere con i propri contatti diverse informazioni sulle loro attività, presenti su altri siti. Ad esempio un utente che operava come venditore su Ebay poteva far sapere su Facebook che cosa metteva in vendita. Anche qui le lamentele per la violazione della privacy non tardarono ad arrivare e anche questa volta alle scuse ufficiali di Zuckenberg seguirono le istruzioni per dissociarsi in modo semplice dal servizio.  
Il grande successo di questa piattaforma virtuale ha calamitato l’attenzione di molte importanti aziende che lavorano nel campo dell’informatica, come Yahoo! e Microsoft. Nell’ottobre 2007, con una spesa di ben 250 milioni di dollari, è stata proprio quest’ultima impresa ad acquisire una quota minoritaria, l’1,6%, del sito di social network, ottenendo in cambio l’inserimento del suo motore di ricerca Microsoft Live Search su Facebook. Così finalmente anche Microsoft è entrato nel business dei social networks, dopo Google su Myspace e Yahoo! su Bebo.
L’ennesima prova della popolarità di Facebook è il progetto di un film che Aaron Sorkin intende girare sulla sua storia. Di certo il giovane Mark Zuckenberg non avrebbe mai pensato di arrivare così lontano.    

 

Alcuni dati riassuntivi su Facebook:

NOME

Facebook

TIPOLOGIA DI SITO

Privato (?)

FONDATO

Cambridge, Massachussets

 

4 febbraio 2004

HEADQUARTERS

Palo Alto, California

 

Dublino, Irlanda (per Europa, Africa e Medio Oriente)

FONDATORE E COLLABORATORI

Mark Zuckenberg, fondatore e CEO
Dustin Moskovitz, co-fondatore
Chris Hughes, co-fondatore

NUMERO DI IMPIEGATI

500

ANNUNCI PUBBLICITARI

Banner

REGISTRAZIONE

Richiesta

DISPONIBILE IN

Catalano, Cinese, Ceco, Danese, Olandese, Inglese, Americano, Francese, Finlandese, Tedesco, Italiano, Giapponese, Coreano, Norvegese, Polacco, Portoghese, Russo, Spagnolo, Svedese, Turco, Gallese

Fonte: http://www.wikipedia.org

 

2.3 L’utenza. Italia - USA a confronto

 

            Facebook, da social network creato per gli studenti universitari, è diventato in soli quattro anni una community popolata da utenti di tutte le età. Negli Stati Uniti rimane comunque molto in voga negli atenei, riunendo ben 2000 università e l’85% degli studenti. Di quelli iscritti circa il 60% accede quotidianamente al sito, l’85% almeno una volta alla settimana e il 93% almeno una volta al mese . Perfino il nome Facebook è diventato tra i giovani un modo di dire e lo utilizzano come verbo: to facebook indica infatti “ogni azione condotta sull’omonimo portale online”. Anche le associazioni studentesche americane, le famose “confraternite” utilizzano il sito per coordinare le loro attività.

 

Le generazioni di Facebook in Italia e negli USA:

ETÀ

ITALIA

% ITALIA

STATI UNITI

% STATI UNITI

0 - 18

35.160

6,1%

6.914.020

24%

19 – 24

196.340

34,2%

12.293.940

42,7%

25 – 29

179.880

31,4%

4.531.140

15,7%

30 – 35

106.840

18,6%

2.394.880

8,3%

36 -

54.520

9,5%

2.656.220

9,2%

TOTALE

572.740

100%

28.790.200

100%

 

            Dal grafico soprastante possiamo notare che, rispetto agli Stati Uniti, in Italia il numero di utenti con età inferiore ai 19 anni sono un’assoluta minoranza, messi a confronto con le altre fasce d’età, mentre oltreoceano rappresentano ben il 24% del totale utenza. In Italia la maggioranza degli iscritti è raccolta nella generazione tra i 19 e i 29 anni, mentre negli Stati Uniti soprattutto entro i 24 anni.
Anche questa tabella quindi evidenzia un trend di cui abbiamo già parlato in precedenza, vale a dire che Facebook rimane oltreoceano un sito utilizzato in special modo dagli universitari e dagli studenti in generale, mentre nel nostro Paese il suo utilizzo è maggiormente distribuito.
Vediamo ad esempio che in Italia viene mantenuta una percentuale alta anche tra gli over 30, mentre negli USA, dopo i 29 anni, decresce in modo esponenziale attestandosi ad un modesto 8-9%.
Dai 36 anni in poi l’andamento è pressoché uguale nei due Paesi. 

 

Lo sviluppo in Italia:


ETÀ

LUGLIO 2008

SETTEMBRE 2008

% DI CRESCITA

0 – 18

35.160

60.440

+ 72%

19 – 24

196.340

324.940

+ 65%

25 – 29

179.880

327.180

+ 82%

30 – 35

106.840

215.360

+ 102%

36 -

54.520

109.120

+ 100%

TOTALE

572.740

1.037.040

 

 

Guardiamo ora più da vicino la situazione presente in Italia (vedi tabella). Grazie ai dati messi a disposizione da Facebook Ads, possiamo notare il boom d’iscrizioni che il sito ha raggiunto in soli due mesi, raddoppiando in brevissimo tempo il suo bacino di utenza. Se infatti a luglio 2008 il totale degli iscritti si aggirava attorno alle 573.000 unità, due mesi dopo si è arrivati ad un totale che ha superato il milione. C’è stata una crescita molto forte in tutte le fasce d’età, ma il maggior aumento lo si è avuto tra gli utenti dai 30 anni in su, con un +102% e un +100%. È inoltre cambiata la fascia di italiani più numerosa, che dai 19-24 anni è passata a quella successiva, tra i 25 e i 29 anni, grazie ad una crescita di utenti dell’82%. Resta invece fissa la considerazione fatta in precedenza sul poco utilizzo di Facebook tra i giovanissimi, che rimangono ancora una volta ultimi in una nostra ipotetica classifica, pur mostrando di seguire il trend generale di crescita (+72%).
Considerando poi che, secondo un’indagine effettuata da Feltrinelli sulla base dei dati raccolti da tre istituti di ricerca- Nielsen, Forrester e Simmaco-, degli 8 milioni di utenti italiani che utilizzano quotidianamente Internet quasi 5 milioni sono membri di un social network, possiamo giungere alla conclusione che più del 20% degli amanti dei social networks digitali fanno parte di Facebook. Un ottimo risultato se si pensa oltretutto che solo nel 2008 è stata aggiunta la versione italiana del sito.

 

Vediamo ora un grafico che rende chiara l’ascesa improvvisa di Facebook rispetto ad altri importanti social networks online:

Si noti il sorpasso di Facebook sugli altri networks a settembre 2008 ed il suo continuo picco in crescita, in contemporanea con un arresto ed una successiva lieve ripresa delle altre comunità online. A settembre così anche il grande e popolarissimo Myspace è stato superato dalla creatura di Zuckenberg, 132 milioni di visitatori contro i 117,5 milioni del sito di Murdoch. Se andiamo poi a vedere la crescita annua di questi due “colossi” la distanza è addirittura impressionante: parliamo infatti di una crescita pari al + 153% per Facebook, contro solo un + 3% per Myspace .    

 

2.4 Come spiegare tanto successo?

 

Il successo arrivato così repentinamente e l’espansione continua di Facebook possono essere spiegati nella semplicità di utilizzo, nella facilità di caricare foto e video e nella possibilità di poter conoscere milioni di persone in tutto il mondo. Poi la sua popolarità ha fatto sì che del sito se ne parli spesso anche fuori dal web, tanto che persone estranee ai meccanismi dei social networks possono avvicinarsi a questo fenomeno; il cosiddetto ”passaparola” quindi potrebbe anche aver contribuito in maniera molto forte allo sviluppo di Facebook.
Un altro elemento importante è che, seppur virtualmente ognuno può decidere di partecipare ad uno o più gruppi presenti o crearne di nuovi, seri o bizzarri che siano, ed entrare quindi in contatto con altre persone che la pensano allo stesso modo o perché no, in modo totalmente opposto, scontrandosi e confrontandosi in modo costruttivo. È anche questo un modo per relazionarsi con il prossimo, per aprire la mente verso opinioni diverse, ma che comunque meritano rispetto.
Come accennato poc’anzi esistono anche gruppi più leggeri e frivoli in cui si discute di argomenti meno seri, come ad esempio la community contro la fastidiosa suoneria del gattino Virgola o il gruppo Aboliamo Gigi D’Alessio da questo mondo, uno dei più numerosi in Italia, con oltre 113.000 iscritti.
Esistono gruppi legati ai gusti musicali, community che riuniscono gli studenti attuali e gli ex studenti di un istituto scolastico o università, le squadre di calcio, i gruppi cittadini ed anche casi del tipo Che mi aggiungi a fare su Facebook se poi per strada non mi saluti - oltre 53.000 iscritti-, un gruppo che la dice lunga sulla particolarità delle relazioni in Rete.
È sembrato opportuno qui dare spazio agli stessi utenti di Facebook, che spesso si sono interrogati sui motivi di tanto successo. Ecco qui di seguito riportati i post più interessanti:

“Sicuramente l’inizio del boom è da attribuire alla localizzazione del sito in lingua italiana, ma non basta. Il boom è dovuto a qualcos’altro, un’idea che mi è balzata in mente ieri è che possa aver contribuito molto l’inserimento nella sezione “Trova Amici” del tool per cercare/invitare i propri contatti di Windows Live Messenger (…) credo che inserire questa funzionalità possa aver dato una forte accelerata alla diffusione di Facebook. Poi sicuramente anche il passaparola estivo anche offline ha influito, una serie di fattori concomitanti.”
“Mi sembra evidente che in questo momento (parlo solo dell’Italia ovviamente) FB sia entrato nella fase di hype, così come era accaduto lo scorso anno con Second Life. Ora se non sei su FB sei “out”, e se non puoi mostrare più di 200 amici (o presunti tali) allora sei ancor più sfigato!”

“Non è un caso che la mia ex classe di liceo si sia radunata per una cena dopo ben 10 anni dalla fine del liceo proprio grazie a FB, che ha permesso di rinvigorire i contatti, anche quelli apparentemente più “deboli”.”

“Io ieri ho passato più tempo su Facebook con mia sorella in un giorno che negli ultimi 9 mesi; non so però se sia da vantarsene o dolersene.”

“Il boom mi è apparso evidente proprio dall’incredibile numero di nuovi amici che mi sono ri-fatto da giugno in avanti, e dal loro profilo. Gente molto poco digitale, che non sentivo da una vita.”

“Secondo me c’è solamente lo zampino dei “classic media”, non molto tempo fa sono stati mandati dei servizi televisivi sull’argomento. Anche perchè chi sta sulla Rete da un po’ più di tempo comincia a chiedersi insistentemente a cosa serva davvero FB.”

“Non so quanto c’entrino i “classic media” perchè nell’ultimo periodo non ne hanno parlato molto o meglio ne hanno parlato riferendosi alla “fuga da Facebook”…effetto contrario?”

“Secondo me il boom deriva dal fatto che è semplice e inconfigurabile. Questo gli dà una facciata di serietà che Myspace non ha. Su MySpace ci vuole un genio dell’html solo per cambiare una virgola del profilo.”

“Ovvio, per lavoro non è Linkedin, ma se si espande così la sua base-utenti diventa utile pure professionalmente in determinati settori (a partire da chi lavora nei media).”

 

2.5 L’altra faccia della medaglia

 

Facebook è di certo un sito di grande successo, molto popolare e frequentato da milioni di persone ogni giorno. Perfino il grande Bill Gates, fondatore di Microsoft, era iscritto a questo social network, ma i circa 8 mila sconosciuti di media che gli chiedevano ogni giorno di poter entrare nella sua lista di contatti, uniti a diversi gruppi creatisi all’interno di Facebook che in un modo o nell’altro lo prendevano in giro, gli hanno fatto prendere la decisione di cancellare il suo account.
Gates è solo il più famoso dei “delusi” da Facebook. Si tende infatti a parlare dei grandi numeri relativi all’espansione del sito e non degli abbandoni, che però sono parecchi: Le Figaro riporta che tra dicembre 2007 e gennaio 2008 circa 20 mila utenti francesi e 23 mila spagnoli hanno eliminato il loro account. Questo perché molte persone sono infastidite dal fatto di dover rendere note agli altri proprie informazioni personali, sono stufe di far sapere agli altri che cosa stanno facendo in quel momento, stufe ancora degli innumerevoli inviti a partecipare a gruppi bizzarri o alla compilazione di test.
Cancellare definitivamente il proprio account era fino a poco tempo molto difficile se non impossibile, tanto che su Facebook un giovane svedese ha creato un gruppo di discussione su come distruggere permanentemente il tuo account, che in poco tempo ha riunito ben 4300 persone. Infatti mettere “in stand by” l’account, senza la possibilità di cancellarlo una volta per tutte, faceva sì che le informazioni inviate dall’utente in precedenza rimanevano sul sito per un tempo considerevole.
Tutto questo perché il sito di social networking guadagna vendendo alle aziende di marketing informazioni demografiche e di comportamento online, che raccoglie in modo anonimo ed aggregato dai profili dei propri utenti.
Dopo innumerevoli lettere di protesta si è giunti finalmente alla soluzione del “caso” ed oggi è possibile o la disattivazione (ma non cancellazione totale) o la cancellazione definitiva.
Anche alcune università statunitensi non sono entusiaste di Facebook, come ad esempio la Concordia University a Montreal (Canada), che ha bandito il social network dai suoi computer per proteggerli dagli attacchi degli hacker e dallo spam; infatti i tecnici dell’Università hanno constatato un aumento nei tentativi di entrare nella rete del college per mezzo delle informazioni depositate sui siti di social networks, tra cui appunto quello qui in esame. Tutto ciò perché gli studenti rendono pubblici i propri indirizzi e-mail e numeri di telefono, che vengono poi usati dagli hacker per entrare nel sistema dell’Ateneo.

Altri sono poi i problemi che recentemente hanno investito in prima persona l’inventore di Facebook, Mark Zuckenberg, mettendo a rischio la reputazione della sua creatura.
Tre suoi compagni di università ad Harward, Divya Narendra, Cameron e Tyler Winklevoss hanno dichiarato di averlo assunto – e poi licenziato perché “poco produttivo”- per finire il codice di programmazione del loro sito web, ConnectU e che lui ha rubato loro l’idea. La parte lesa ha richiesto un risarcimento monetario, accusando la controparte di violazione del contratto, appropriazione indebita di segreto industriale e violazione del copyright. La causa, inizialmente archiviata dal tribunale distrettuale del Massachussetts il 28 marzo 2007 perchè ritenuta senza fondamento, di recente è stata riammessa dalla Corte Suprema dello Stato ed il giudice ha sentenziato che parti della loro lamentela non erano sufficientemente fondate, dando però loro la possibilità di ripresentarsi. Alla fine il 25 giugno 2008 Facebook ha poi accordato un risarcimento monetario rimasto segreto nell’entità e la disputa è stata chiusa.
Nel 2006 un altro compagno di classe di Zuckenberg, Aaron Greenspan, ha poi fatto ricorso all’Ufficio dei Marchi e Brevetti USA per far annullare l’assegnazione del nome Facebook concessa nel 2005 a Zuckenberg. Greenspan infatti afferma di essere stato lui il primo ad utilizzare questo nome per un altro sistema di network, da lui inventato circa sei mesi prima del sito di Zuckenberg.  Greenspan ha dichiarato di essere in possesso di alcuni documenti, comprese alcune email, che possono provare che Zuckerberg era a conoscenza del nome Facebook già utilizzato dal suo compagno di università. La lite è tuttora in corso.

 

Parte 2

A cura di Barbara Roldo


CAPITOLO 1. COME FUNZIONA FACEBOOK

 

1.1 La creazione di un nuovo profilo

Facebook come molti siti internet e come tutti i social networks richiede all’utente di iscriversi per poter utilizzare i servizi che esso offre.
Procedere nell’operazione è piuttosto semplice: basta accedere alla homepage www.facebook.com e immettendo negli appositi spazi il nostro nome e cognome, l’indirizzo mail, la data di nascita e scegliendo la password che riusciamo a ricordare meglio si può iniziare la procedura.
Accettando di iscriverci diamo per scontato di accettare tutta l’informativa sulla privacy e tutte le condizioni d’uso che sono piuttosto indicative di quanto sarà pubblico il profilo che andiamo a compilare: è possibile compilare un unico profilo per indirizzo mail.

 

Poi dopo aver completato questo passo ci viene chiesto di fare il controllo in modo tale da verificare che non sia un programma esterno a mettere dentro i dati ma piuttosto una persona

 

Completato quest’ultimo passo ci arriverà una mail presso la nostra casella di posta e da lì potremo procedere all’attivazione dell’account.

 

 

1.2 La compilazione del profilo

 

Innanzitutto è necessario considerare i cosiddetti “box” prima della compilazione del nostro profilo.
Le informazioni, su Facebook, vengono disposte all’interno della stessa pagina web in riquadri (richiudibili e/o espandibili) con un proprio titolo e un proprio contenuto e la peculiarità dei box è che si possono spostare come si vuole nella pagina dandogli spazio nella colonna centrale dei contenuti o “relegandoli” nella colonna di sinistra, più stretta.
E questo è l’unico modo di personalizzare la “forma” della propria pagina personale, che per il resto è tutta basata sui contenuti.
Tornando alla compilazione del nostro profilo il primo passo importante della vita in un social network è farsi conoscere e immettere nel proprio profilo le informazioni personali che desideriamo gli altri visualizzino: è a nostra completa discrezione il grado di privacy che vogliamo mantenere all’interno di questo sito.
Quindi si possono immettere le informazioni personali andando alla voce “informazioni generali” all’interno della nostra homepage.
Si può personalizzare il profilo immettendo un’immagine che gli altri utenti possano vedere in modo tale che gli amici capiscano se il nome corrisponde realmente alla persona (per evitare le omonimie).
Facebook dà la possibilità, inoltre, ai propri utenti di vedere chi accede alle nostre news facendo sì che solo gli amici possano accedere ad informazioni più personali (es. il numero di cellulare) e l’utente può decidere chi mettere tra gli utenti amici.
All’interno di un social network è di fondamentale importanza ricercare i nostri amici e Facebook ne dà la possibilità sotto diverse forme:

  • Ricercando gli amici già presenti nella rubrica
  • Ricercando i compagni di classe immettendo nome dell’istituto di appartenenza
  • Ricercando i colleghi di lavoro semplicemente immettendo l’azienda
  • La ricerca per nome e cognome
  • Possiamo anche importare i nostri contatti MSN o Skype al fine di utilizzare la mail dei nostri amici per scovarli nuovamente su Facebook o per esortarli ad iscriversi.

 

Dopo aver completato questi primi passi e avendo un account attivo con degli amici che lo possano vedere si può passare con tranquillità al passo successivo:

  • Visitare il profilo dei propri amici
  • Visitare le novità dal menù “Home” vale a dire saper cosa stanno facendo in quel dato momento i nostri amici
  • È possibile iscriversi ad una rete (come quella dell’università o del lavoro)
  • Caricare degli album di fotografie e decidere se li possono vedere solo i miei amici o tutti gli utenti di Facebook
  • Si possono tenere informati i nostri amici sui nostri pensieri e sulle nostre attività

  • Condividere interessi comuni iscrivendoci a dei gruppi per poi discutere degli argomenti che più sentiamo vicini.

La Modificazione del profilo può essere fatta anche condividendo i links e video con gli altri utenti.

 

1.3 I sei gradi di separazione

 

È una delle ipotesi più interessanti che coinvolgono l’utilizzo dei social networks ed in particolare Facebook.
Questa teoria è stata elaborata nel 1929 da uno scrittore ungherese Frigyes Karinthy secondo questa idea ogni persona può essere collegata al mondo con un numero non superiore di 5 intermediari; essa è stata poi rielaborata in tempi più recenti
Nel 1967 il sociologo americano Stanley Milgram elaborò un nuovo sistema per testare questa teoria, che egli definì "teoria del mondo piccolo".
Prese come campione casuale un gruppo di americani del Midwest e chiese loro di mandare un pacchetto ad un estraneo che abitava nel Massachusetts, a diverse migliaia di chilometri di distanza. Ognuno di essi conosceva il nome del destinatario, la sua occupazione, e la zona in cui risiedeva, ma non l'indirizzo preciso. Fu quindi chiesto a ciascuno dei partecipanti all'esperimento di mandare il proprio pacchetto a una persona da loro conosciuta, che a loro giudizio avesse il maggior numero di possibilità di conoscere il destinatario finale. Quella persona avrebbe fatto lo stesso, e così via fino a che il pacchetto non venisse personalmente consegnato al destinatario finale.
I partecipanti si aspettavano che la catena includesse perlomeno un centinaio di intermediari, e invece ci vollero solo (in media) tra i cinque e i sette passaggi per far arrivare il pacchetto.
Le scoperte di Milgram furono quindi pubblicate in Psychology Today e da qui nacque l'espressione sei gradi di separazione.
Più recentemente nel 2001 Duncan Watts, un professore della Columbia University, riprese la ricerca su Internet per testare se anche in questo caso la teoria dei sei gradi di separazione era verificabile.
Watts usò un messaggio e-mail come "pacchetto" che doveva essere consegnato e, sorprendentemente, dopo aver analizzato i dati ottenuti dagli invii effettuati da 48.000 differenti persone residenti in 157 stati diversi, nei confronti di 19 "bersagli", Watts trovò che il numero medio di intermediari era effettivamente sei. La ricerca di Watts apparve su Science nel 2003 e l'avvento dell'era del computer, permisero l'applicazione della teoria dei sei gradi di separazione anche in aree differenti,
Nel 2006 due ricercatori di Microsoft, sfruttando i log delle conversazioni attraverso MSN Messenger, hanno ricavato che in media fra due utenti del programma vi sono 6,6 gradi di separazione secondo un noto logaritmo che aveva elaborato Milgram.

 

1.4 Facebook lo spione

 

C’è da chiedersi se tutto questo pubblicare informazioni personali possa voler dire cedere alla socializzazione un po’ della nostra  privacy e delle nostre informazioni personali.
Ma quali sono gli strumenti che più servono per pubblicare le informazioni personali?

  • GLI AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE: questo specifico menù ci consente di sapere quali sono state le ultime attività dei nostri amici: quali amici si sono fatti di recente, a quale gruppo si sono iscritti o a quale dei giochi on line stanno partecipando.
  • LA SEZIONE BACHECA: è totalmente pubblica: noi possiamo commentare gli stati, salutare i nostri amici in forma pubblica e in questo modo tutti gli utenti che hanno accesso a quel determinato profilo potranno sapere che cosa è stato scritto nella bacheca di quel determinato profilo. Questo tipo di attività di interscambio di informazioni viene denominato MICROBLOGGING: vale a dire la comunicazione di messaggi di contenenti un massimo di 140 caratteri oppure anche di video e musica che noi, nei Social Networks, possiamo decidere di rendere pubblici a tutti oppure solo alla nostra ristretta community di nostri conoscenti. Questo servizio è stato lanciato nel 2006 da uno dei tanti social networks presenti nella rete e questo si chiamava Twitter.
  • INSERIMENTO DEGLI EVENTI A CUI PARTECIPO: informa i nostri amici su eventi interessanti presenti su Facebook ed inoltre segnala quante delle persone vi partecipano e chi dei nostri amici si è aggiunto ai partecipanti.
  • VISUALIZZARE LE FOTO ALTRUI: ogni utente è libero di decidere chi potrà vedere le foto pubblicate sul proprio profilo, possiamo decidere di farle vedere alla nostra ristretta cerchia di amici, agli amici di amici (e ci fermiamo al primo stadio della teoria dei sei gradi di separazione) oppure possiamo decidere di rendere le nostre foto completamente pubbliche e visibili a tutti.

Il meccanismo della visualizzazione delle foto è ancora più complesso perché ci è  possibile “taggare” (to tag in inglese significa marchiare) i nostri amici anche sulle foto altrui e la foto taggata comparirà tra le immagini personali del profilo così taggando ci possono essere dei riferimenti incrociati di persone che non conosciamo ma che hanno in comune con noi alcuni dei nostri amici. In sostanza mediante il tasto share possiamo condividere foto di amici non nostri con i nostri amici basta che i primi abbiano dato il consenso alla visualizzazione delle foto da parte di “amici di amici”.

 

1.5 Le applicazioni di Facebook

 

Ma torniamo al nostro profilo. Una volta aggiunti gli amici, si comincerà a visitare le loro pagine, e si noteranno una serie di box finora sconosciuti.
Sono le cosiddette Facebook applications, piccoli widget di terze parti che possono essere inseriti e spostati qua e là nella propria pagina personale.
Ad esempio, ci sono applicazioni che “inglobano” in Facebook altri strumenti sociali: c’è l’applicazione per Twitter, quella per Last.fm quella per Anobii, quella per Flickr e ci sono perfino applicazioni che replicano in Facebook il feed rss del proprio blog o dei post condivisi dei blog che ci piace seguire.
Poi ci sono applicazioni più ludiche, come il mega-smiley dell’umore, la mappa interattiva dei paesi visitati, la citazione del giorno o le dichiarazioni di fandom. Ma soprattutto ci sono le applicazioni ludiche di gruppo: sono i vari vampiri, zombie e lupi mannari di cui spesso si sente parlare, per cui un utente “morde” un amico e lo contagia facendogli vivere una vita parallela da mostro.
Esistono applicazioni che hanno l’unico scopo di mantenere in contatto le persone un po’ come lo “squillo” senza risposta su cellulare,e in Facebook si traducono con un morso di licantropo o un poke (una “toccatina”). Non dicono nulla, se non che il canale “è aperto”.
Se si desidera inserire un’applicazione sulla propria pagina in Facebook basta selezionarla e installarla (c’era un vero e proprio procedimento che presenta anche alcune opzioni e descrive l’utilizzo dell’applicazione ma con il nuovo Facebook tutto questo è stato soppiantato).
Parlare di Facebook come un semplice social network dove si scambiano foto e si ritrovano persone di cui avevamo perso le tracce da tempo sarebbe un po’ riduttivo: in effetti all’interno di questo network sono fiorite diverse applicazioni che hanno sempre al centro del loro interesse l’utente:
Eccone le principali:

  • SI POSSONO FARE TEST la maggior parte da annoverarsi tra i test semiseri: si propongono di delineare la nostra personalità sulla base della risposta di poche domande a volte davvero goliardiche un esempio è “qual è la tua reale origine geografica!”
  • SI POSSONO FARE DEI REGALI inviando delle immagini ai nostri contatti amici e la peculiarità di questa applicazione è che più regali invio ai miei amici più immagini mi si sboccano dal profilo per cui posso spaziare tra molte e più differenti possibilità.

Un esempio è l’applicazione “parla come te magni” che all’inizio partiva da tre piatti base inviabili per poi articolarsi in nuovi elementi sbloccati se inviavo gli elementi precedenti ad un minimo di 10 amici.
Con questo tipo di applicazione possiamo offrire dei drink oppure fare degli scherzi (es. esiste l’applicazione gavettoni).

  • ADERIRE A DELLE CAUSE. In generale sono buone cause o comunque gruppi di beneficenza, si può decidere di aderire con la nostra semplice iscrizione al gruppo oppure dando delle vere e proprie donazioni di soldi alla causa in questione.

Comunque se io partecipo come semplice utente del gruppo ed invito persone ad aderire il mio impegno va comunque ad arricchire la causa grazie a delle pubblicità presenti sul sito della causa in questione.

  • PUBBLICARE ANNUNCI non di rado lo strumento del Social Network viene utilizzato al fine di cercare di comprare o vendere oggetti oppure offrire servizi e competenze: un po’ come l’odierno Mercatino che ci consente di mettere in contatto diversi tipi di offerte.

Qualsiasi annuncio può essere letto e successivamente condiviso con altri amici e/o inserito nella propria pagina personale per dargli più risonanza. Inserire un nuovo annuncio è ancora più semplice: basta cliccare su Add a new listing e seguire le istruzioni (ci sono anche modelli predefiniti di annuncio). Per gli eventi la procedura è simile (c’è il tasto Create an event), e si può decidere se l’evento è aperto a tutti, a un network particolare o a una lista chiusa di amici di Facebook. Molto convenientemente, ogni volta che si riceve un invito, c’è la possibilità “RSVP” di segnalare subito la propria presenza o assenza

  • PARTECIPARE A GIOCHI ON LINE: all’interno di Facebook ci sono mille modi diversi per distrarsi e, se vogliamo, perdere del tempo uno dei modi più gettonati è partecipare ai giochi che possono essere di abilità (come Word Challenge o Geo Challenge) oppure possono essere dei giochi di ruolo (come Pet Society o Blood Goods) in ognuno di questi giochi troviamo la situazione dei nostri amici che possiamo anche decidere di sfidare direttamente oppure singolarmente possiamo dedicarci a superare i loro migliori punteggi.

Ma la maggior parte delle applicazioni servono a potenziare le possibilità di condivisione del nostro Network tra le applicazioni considerate più utili dai maggiori siti di settore ci sono:

  • FRING: programma che ha il fine ultimo di rendere disponibile il nostro account di Facebook sul cellulare.
  • FACEBOOK EXPORTER che ci consente di scaricare filmati senza l’ausilio di un programma aggiuntivo installato sul Pc.
  • BLIP: utile per ascoltare dal nostro profilo della musica in streaming (ovvero collegandoci ad un server che trasmette quel tipo di musica: oggi è molto in voga vedere anche dei film in streaming senza scaricare nessun file nel nostro computer ma solamente accedendo ad un determinato link).

 

1.6 Il marketing all’interno di Facebook

 

Spesso si dice che grazie a Facebook molti utenti possono fare i soldi; questa non è una leggenda metropolitana dal momento che spesso accade che utenti offrano dei drink virtuali ad altri utenti che ricambiano.
In tutto questo esiste un limite oltrepassato il quale i drink in più si devono pagare; un’altra applicazione che si chiama Pets permette di simulare l’adozione di un piccolo animale da compagnia: ma la compravendita di questi “animali virtuali” si effettua con soldi veri oppure vi è la possibilità di comprare amici su Facebook.
In verità la tecnica di marketing più usata da questo network è la strategia del passaparola: il Viral Marketing.
Inoltre per tutti gli sviluppatori di giochi in Internet Facebook può essere considerato una vera e propria miniera d’oro dal momento che prima si invoglia l’utente ad utilizzare svaghi gratuiti e poi, raggiunto un certo tetto di utenza si può considerare la possibilità di lanciare una versione PRO del gioco e metterla a pagamento.
Uno degli aspetti più interessanti da rilevare in epoca di crescita e sviluppo dei Social Networks è proprio l’aspetto che riguarda la possibilità di fare pubblicità e poi arricchirsi tramite questi nuovi elementi di condivisione.
Molte aziende sfruttano la possibilità di formare gruppi di interesse per promuovere le proprie attività: allora all’interno del nostro network troviamo aziende che si occupano di arredo bagno (es. Axolute srl) che fondano gruppi di interesse sul quel particolare tipo di design informando periodicamente su fiere del settore a cui loro partecipano o altri eventi di interesse, tra cui un contest creativo riservato a designers, e creando un link con sito dinamico www.axolutedesign.com con il quale l’utente può accedere ai differenti servizi.



Oppure il gruppo I’m Crazy for Travel che apparentemente è un gruppo che accoglie tutti gli appassionati di viaggi ma in realtà è anche un mezzo per promuovere viaggi low cost via Facebook e periodicamente arriva una newsletter con le nuove proposte per gli iscritti al gruppo.
Sembra che si stia sedimentando un B2C con una mira precisa del proprio Target di riferimento.

 

 

Il marketing non è costituito solamente dalle aziende che sono iscritte su Facebook ma anche del network stesso infatti esso è molto legato ai suoi utenti dal momento che il sito guadagna vendendo informazioni demografiche e di comportamento online alle aziende di marketing. Le informazioni sono anonime, aggregate, ma comunque preziose.
Più schedature quindi (anche di utenti non attivi) significano più soldi perché sono costituite da più contatti: molte aziende infatti pagano per quantitativo di utenti.
Oggi comunque è possibile uscire da questo circolo vizioso disattivando il proprio profilo dal menù informazioni.
Ma tutti gli utenti che sono ancora on line contribuiscono con la loro presenza ad incrementare il fatturato di Facebook perché per qualsiasi applicazione a cui noi decidiamo di prendere parte solo per potervi partecipare noi consentiamo al trattamento dei nostri dati personali dal parte di terzi.
Si arriva addirittura a casi in tribunale come per esempio:
C'è il procuratore texano che, per provare la colpa di un guidatore che ha ucciso un uomo in un incidente d'auto, allegherà le pagine in cui dichiara "non sono un alcolista: sono un iper-alcolista".
27 dipendenti dell'Automobile Club della Southern California licenziati per messaggi offensivi nei confronti di colleghi. Regolarmente scambiati - e letti - attraverso il sito.
Stando a un sondaggio recente di Viadeo, un altro social network, il 62% dei datori di lavoro britannici darebbero ormai un'occhiata alle pagine di Facebook e simili prima dei colloqui. (naturalmente se il nostro profilo è pubblico e fruibile da tutti) solo un quarto degli utenti di Facebook utilizzi i controlli per graduare quante informazioni sul proprio conto gli altri possano consultare.
Una circostanza che non impedisce a Facebook di crescere impetuosamente. "Mario Rossi added you as a friend..." è una delle intestazioni più frequenti nel nuovo spam che intasa le nostre caselle elettroniche.
Davvero tutto ciò non ci può far a meno di pensare che la nostra privacy è in pericolo.. Ma la maggior parte degli utenti non se ne cura nemmeno.

 

1.7 Le differenze tra il nuovo e il vecchio Facebook

 

Sono passati pochi mesi da quando infuriava la grande contesa tra il vecchio e il nuovo Facebook il cui debutto ha subito anche una variazione che è datata il 27 di settembre.
Il nuovo Facebook si vuole conformare ad altri social networks quali FriendFeed o Twitter e vuole proporre una grafica più essenziale e chiara .
Le novità sono molte a partire dalla pagina principale, più pulita e razionale. Nuova è la barra del menu; la casella «bio» e la possibilità di scattare foto o girare video con la propria webcam aggiungendoli poi alla collezione sulla «wall» degli amici.
Stop invece alla proliferazione delle «spam app» (così come le definisce il blog GeekMarketing) e largo alla gestione delle attività dell'utente che torna al centro del servizio. Il rapporto con i contatti diviene più stretto e interattivo; la gestione dei flussi di informazioni è stata potenziata e il servizio diventa nel complesso più veloce e snello con pochi refresh e più applicazioni web interattive grazie alla tecnica di sviluppo web Ajax.
Inoltre, la nuova funzione chiamata «live feed» (aggiornamenti in tempo reale) propone un flusso di informazioni sui propri contatti, aggiornato in tempo reale.
Il colore del sito resta sempre lo stesso tra il bianco e l’azzurro ma il contenuto è più schematico e soprattutto si evitano i sovraffollamenti di informazioni all’interno della nostra home page per gli utenti inesperti che lasciavano sovrabbondare le informazioni all’interno della homepage.
Il 35 per cento degli oltre 100 milioni di utenti registrati su Facebook, rileva Compete, non avrebbe ancora cliccato neppure una volta sul nuovo design.
Insomma, la lotta che si sta combattendo all'interno del social network è tra «il nuovo» e «il vecchio». Nei vari blog di discussione molti sono i commenti a favore, altri definiscono la versione beta «disordinata», «confusa», o «complicata».
Ma il problema più rilavante riguarda i WIDGET: ovvero i risultati dei nostri test che ora per rendere la grafica più lineare sono stati relegati ad un menù a parte denominato “Riquadri”
A segnalare il declino di queste applicazioni è stato il blog non ufficiale di Facebook: www.allfacebook.com prendendo per esempio il widget che segnala le ore di presidenza di Bush e questo è l’andamento del suo traffico negli ultimi mesi.

 


 

Parte 3

A cura di Chiara Nicodemo


CAPITOLO 1. IL POPOLO DI FACEBOOK: l’utente e il gruppo

 

1.1. Il ruolo centrale dell’utente

La rete sociale è un insieme di individui (nodi) che sono collegati fra di loro da un qualche tipo di relazione (Wikipedia, Social Network, Messenger, ecc.). È quindi l’individuo, nel suo ruolo di utente, alla base del funzionamento delle reti sociali e di conseguenza delle loro analisi.
Possiamo distinguere tre livelli di analisi:

  • Lo studio dell’individuo come elemento sia attivo che passivo della rete
  • Lo studio delle sue relazioni primarie (ovvero le persone a lui più vicine)
  • Lo studio dell’effetto della rete sulle sue attività e decisioni

Il motore del network è quindi proprio l’utente, considerato sistema sociale e psicologico.
La rete “vive” dei suoi utenti e con i suoi utenti, nascono fra essi relazioni e addirittura la rete diventa parte della vita di chi la frequenta, influenzando tutte le altre attività e decisioni quotidiane.

 

1.2. Il numero di Dunbar

 

Il NUMERO DI DUNBAR, conosciuto anche come la regola dei 150, afferma che le dimensioni di una vera rete sociale sono limitate a circa 150 membri. Questo numero è stato calcolato da studi di sociologia e soprattutto di antropologia, sulla dimensione massima di un villaggio (in termini più attuali meglio definibile come un ecovillaggio). Viene teorizzato nella psicologia evoluzionista che il numero potrebbe essere una sorta di limite superiore all'abilità media degli esseri umani di riconoscere dei membri di un gruppo e tenere traccia dei loro avvenimenti emotivi mantenendo  quindi relazioni sociali attive.
Il valore si basa sulla ricerca dell’omonimo scienziato inglese (Dunbar, 1992) che utilizzò un’equazione di regressione sui dati raccolti su 38 generi di primati per ricavare il valore di 147,8, con una probabilità del 95% che ricadesse tra 100 e 230. Dopo aver ricavato questo valore, Dunbar l’ha confrontato con i gruppi sociali umani e ha verificato che era un valore accettabile. Infatti tutti i gruppi umani, fin dalla preistoria, tendono ad assestarsi al massimo intorno alle 200 persone.
Il numero massimo comunque viene raggiunto in determinate situazioni, quando vi è una forte pressione a rimanere uniti. Anche in tal caso comunque Dunbar ha stimato che una grossa parte del tempo dovesse essere dedicata alle relazioni sociali (circa 42%).

È importante però calare la stima di Dunbar all’interno di un contesto sociale moderno e soprattutto interconnesso tramite le nuove tecnologie. Possiamo infatti stimare che il concetto di “relazione sociale attiva” sia cambiato con questi nuovi media e sia diventato più elastico, abbassando la soglia necessaria a considerare vicino qualcuno.
Questo significa che il numero è plausibilmente più elevato nell’ambito del social network, anche se al momento non vi è alcuno studio a riguardo per tentare di stimare quale sia la media delle relazioni attive tenute via web.

 

1.3. Attività giornaliere e desiderio di aggregazione

 

Nel tentare di capire come è davvero strutturata una rete e come funziona, si riscontrano difficoltà nell’identificare quali sono i fattori che:

  • Portano persone ad usare una particolare infrastruttura tecnologica,
  • Creano relazioni sociali,
  • Creano contenuti collaborativi.

È importante, innanzitutto, capire come il servizio della rete si inserisce all’interno delle giornate degli utenti. Quale sarà la percentuale di tempo dedicata dall’utente al social network, quanto sarà partecipe attivamente ad esso, quante relazioni attive sarà in grado di far nascere e mantenere.
Insomma, quanto la rete stessa diventerà parte integrante della vita dell’utente, e che posto essa occuperà nella lista delle sue attività giornaliere: fare colazione, andare al lavoro, aggiornare il profilo su Facebook….
Facendo una semplificazione a fine esplicativo, possiamo assumere che la giornata di ciascuno di noi è definita secondo un flusso di piccole e grandi attività in sequenza che sono stabilite secondo alcune gerarchie di valori diverse: importanza, interesse, dovere, facilità, ecc. questo è appunto il flusso di attività giornaliero.
L’intervallo di tempo è giornaliero perché le 24 ore contengono l’unità minima di abitudini rispettive che vengono compiute dalle persone (sveglia, colazione, vestirsi, controllo mail, ufficio, pranzo, ecc.)
Il flusso di attività giornaliero è importante perché è un lasso di tempo definito all’interno del quale varie attività competono per essere eseguite e la persona quindi dovrà scegliere cosa è più importante fare fra varie alternative: il tempo è limitato, le attività no.
Si parte dalla premessa che vi sono dei bisogni funzionali da soddisfare, ma bisogna anche fare in modo che risulti naturale per le persone inserire questo tipo di strumento all’interno della giornata.
Identifichiamo quindi quattro indici che possono portare una persona a dare priorità ad un’attività X:

  • Motivazione: l’attività X è più importante di ogni altra attività in quel momento e quindi viene fatta.
  • Leggerezza: l’attività X è talmente facile a farsi che basta un piccolo interesse per rubare qualche istante alle altre attività adiacenti.
  • Località: l’attività X è più facile da farsi dopo aver fatto l’attività Y, perché spazialmente o mentalmente inerente.
  • Efficacia: l’attività X è più utile a raggiungere lo scopo rispetto ad altre attività (X’,X’’,X’’’) che potrebbero realizzarlo.

Inoltre è importante considerare le pulsioni aggreganti, quello cioè che ci spinge a sentire il desiderio di sentirsi parte di un gruppo, di avere qualcosa in comune, qualcosa da condividere.
Ovvero la dimensione personale della rete sociale, le motivazioni che portano il singolo ad aggregarsi agli altri.
Una pulsione aggregante è una motivazione di natura semplice, istintuale, reattiva che viene facilmente innescata e indotta al fine di scatenare dinamiche positive, circoli virtuosi finalizzati nello specifico alla produzione di contenuti, alla partecipazione e aggregazione sociale. Si utilizza il termine “pulsione” anche se non forse del tutto corretto, per sottolineare la natura compulsiva, a volte istintuale e inconscia di questo sistema motivazionale.
Sono queste le motivazioni sulle quali agganciare il motore trainante del sistema. Seppure infatti i bisogni funzionali possano già di per sé essere sufficienti, l’inserimento di pulsioni aggregatrici relazionate profondamente nella psiche umana costituiscono un elemento estremamente forte soprattutto per il funzionamento del social network. Sono quelle in grado di scatenare il cosiddetto effetto virale o a crescita esponenziale.
Questo perché solitamente vengono sollecitate pulsioni inconsce che però vengono soddisfatte dal sito, con una attrattiva molto forte legata al piacere di soddisfare direttamente e semplicemente tale impulso.
Queste pulsioni, inoltre, determinano spesso la frequenza di ritorno dell’utente sul sito.
I networks come Facebook non funzionano solo grazie alla loro funzione esplicita e ufficiale ma in buona parte grazie alla capacità di indurre e gratificare pulsioni aggreganti penetrando al meglio nel flusso giornaliero degli utenti.
Un elenco di pulsioni aggreganti è:

  • Competizione: bisogno di imporre se stessi e/o le proprie convinzioni, gusto per la sfida, accumulo di aggressività.
  • Curiosità: bisogno di conoscenza e controllo, istinto esplorativo.
  • Appartenenza: bisogno di condivisione e di far parte di una collettività che rafforzi il proprio agire e pensare individuale, che funga anche da rifugio in cui proteggersi.
  • Narcisismo: bisogno di conferma della propria capacità ed eccellenza, bisogno di approvazione.

 

1.4. Gruppi sociali

 

In sociologia e psicologia sociale si definisce gruppo un insieme di persone che interagiscono le une con le altre in modo ordinato sulla base di aspettative condivise riguardanti il rispettivo comportamento. È un insieme di persone i cui status e i cui ruoli sono interrelati. Dato che gli esseri umani sono fondamentalmente animali portati a cooperare, i gruppi sono una parte vitale della struttura sociale. I gruppi si formano e si trasformano costantemente, non è necessario che siano autodefiniti e spesso sono identificati dall'esterno.
Entrando in una dimensione sociale, è evidente che una delle entità con cui ci si deve confrontare sono i gruppi.
Il bisogno di formare e identificarsi in gruppi, come detto, è una necessità istintiva dell’uomo in quanto animale sociale e quindi è un fenomeno imprescindibile: anche se non si progetterà un sito per favorire l’esistenza di gruppi o addirittura anche se ci si oppone, le persone riusciranno comunque a trovare un modo per associarsi.
Nell’attuale società, che mette al centro l’individuo (più libero, ma forse anche più solo) c’è un rapporto conflittuale con la necessità di appartenere ad un gruppo e il bisogno di salvaguardare la propria individualità. Questo anche perché la destrutturazione di certi modelli culturali e identitari e il proliferare di alternative rende più difficile l’identificazione a stili di vita, interessi e valori comuni. Da un lato c’è un istinto forte che spinge a ricercare una identità, aiuto e conforto dall’appartenenza a piccoli gruppi di cui il più antico e forte è la famiglia, dall’altro c’è una aspirazione tutta moderna di autorealizzazione e individuazione che rende tutto più complesso.
Definiamo quindi tre agenti che compongono le dinamiche di un social network:

  • I singoli utenti
  • I gruppi di utenti
  • La comunità nella sua totalità

CAPITOLO 2. SU FACEBOOK CI SI METTE LA FACCIA (e anche nome e cognome)

 

2.1. Dal nickname a nome e cognome

La rete sta facendo un grande salto, dal nickname al nome reale.
Fino a qualche anno fa nelle pagine personali, la vera identità dell’utente era praticamente completamente taciuta. Anzi, proprio questa caratteristica della rete consentiva di identificarla una sorta di “luogo sicuro” per essere tutte le persone che si poteva o desiderava essere.
Ora invece è superato il tabù del nome e cognome e quindi c’è sulla rete una presenza super-personale. Quindi non solo su Facebook diciamo chi siamo e che cosa facciamo, ma specifichiamo anche come ci si sente, con chi si è sposati, quali sono i nostri amici e che cosa stiamo facendo in questo preciso istante. Una iper-presenza.
Proprio su Facebook questo cambiamento è già una realtà, il suo popolo vive già presentandosi con la sua vera identità.
Pensiamo per un attimo alla possibilità presente su Facebook di “taggare” una foto con il nome della persona ritratta. Se un amico che non vediamo da molti anni e che non ci sta nemmeno simpatico, decide di pubblicare una nostra vecchia foto, primo non possiamo saperlo se non siamo anche noi presenti sul network, secondo non possiamo impedirlo se non a posteriori.
Questo significa che qualche migliaio di persone potrebbero vedere le nostre foto nelle pose più buffe e imbarazzanti, di cui ci vergogniamo, senza che noi possiamo prendere alcuna decisioni in tal senso. La cosa ha in sé una sorta di violenza.
Un’altra informazione interessante che si può modificare e rendere pubblica sul proprio profilo è la situazione sentimentale, e non solo, viene pubblicato (ovviamente) anche nome e cognome del partner di turno. Quindi una volta terminata una relazione con qualcuno, siamo in grado di sapere se il nostro ex si sta già consolando con qualcun altro, e addirittura possiamo sapere chi è, che faccia ha (dalla foto sul profilo), cosa scrivono su di lui/lei i suoi amici, quali sono i suoi interessi, ecc. Sempre che la relazione sia veritiera e non un semplice artefatto per far ingelosire l’ex partner. È come essere in un paesino di provincia, anche se ha le dimensioni di una metropoli.
Tutti sanno tutto di tutti.
Questo però, permette di trovare sulla rete le persone che già conosciamo, quindi a differenza di altri social networks, su Facebook è possibile ristabilire contatti e relazioni con persone che abbiamo perso di vista da anni ma di cui conosciamo nome e cognome. Basta eseguire una semplice ricerca per nome e cognome appunto, e richiedere l’amicizia del nostro vecchio compagno di scuola, vicino di casa, amico della vacanze. Per poi continuare a tenersi in contatto e magari riscoprire relazioni che si credevano insignificanti e/o perdute.

 

2.2. Foto, post, status: la nostra giornata minuto per minuto

 

Che cosa spinge milioni di persone a condividere incessantemente minuto per minuto la propria vita e altrettanti milioni di persone a interessarsi incessantemente minuto per minuto della vita altrui?
Gli scienziati sociali la chiamano “consapevolezza sociale” e, a quanto pare, è per molti irresistibile.
È una sorta di consapevolezza estrema del ritmo della vita di qualcun altro, un ritmo mai conosciuto prima. Si può sapere quando qualcuno sente i primi sintomi dell’influenza, se sta passando una pessima giornata, se al lavoro ha avuto soddisfazioni o rimproveri dal capo, dove si trova fisicamente o cosa sta provando e pensando.
Nel mondo reale nessuno telefonerebbe ad un amico per informarlo che sta mangiando un panino o che sta per uscire per andare a fare la spesa. L’informazione così minuta e in tempo reale si trasforma in una sorta di lettura della mente a distanza. È come se ogni contatto avesse una sorta di display collocato sulla fronte .
Inoltre c’è di più: leggendo che un contatto della nostra lista di amici sta andando al bar, al cinema o a mangiare una pizza possiamo decidere di raggiungerlo. E quando lo incontriamo, è come se fossimo stati insieme fino al momento precedente, essendo completamente al corrente di quello che è stata la sua giornata fino all’ora dell’incontro.
Si finisce talvolta per realizzare un legame sociale molto più intimo di quello che si ha con familiari e amici con cui ci si sente una volta al mese, e di cui quindi non conosciamo tutti i dettagli come dei nostri “amici” del network.

 

2.3. Navigare in un mare di informazioni private: e la privacy?

 

Il nostro profilo quindi è pieno zeppo di informazioni personali, che spesso non ci sogneremmo nemmeno di confidare chiacchierando con un amico al bar. Come ci sentiamo, dove siamo, cosa stiamo pensando, come va la nostra storia d’amore o quale sarà la metà delle nostre vacanze.
Ma in un’era dove tutti cercano di preservare la propria intimità, su un social network che fine fa la privacy? Ci siamo dimenticati tutti della privacy?
Ci lamentiamo se dal balcone del vicino si intravede il nostro divano? E poi sul nostro profilo c’è scritto per filo e per segno cosa facciamo, dove siamo, o perché abbiamo litigato con figli, mogli o mariti?
Mancano i controlli e i filtri per la diffusione di informazioni personali nei social network.
L’ennesimo giro di vite su internet per tutelare la privacy arriva dal documento finale redatto dalla trentesima Conferenza internazionale delle Autorità per la protezione dei dati personali che si tiene a Strasburgo. Sotto accusa i social networks appunto, rei di aver rivelato dati confidenziali dei propri utenti senza un adeguato consenso, e quel che è peggio con la complicità dei motori di ricerca.
Il problema è la diffusione a macchia d’olio dei dati personali una volta che essi vengono immessi su Facebook o su qualsiasi altro social network. E non si parla solo delle proprie generalità ma anche della serie di informazioni personali che si raccontano agli amici sulle loro pagine personali.
Gli utenti sono spesso inconsapevoli delle conseguenze della divulgazione di certe informazioni, e dovrebbero essere avvertiti del fatto che “al momento non esiste protezione adeguata per evitare che i dati personali vengano copiati e diffusi in modo discriminato”.
Quindi i social networks dovranno adeguarsi in sistemi di protezione, controllo e filtri per il trattamento delle informazioni personali immesse sul web dagli ignari utenti.
I social networks dovranno rendere inaccessibili ai motori di ricerca tutti i dati sensibili dei propri utenti a meno che il loro consenso non si ha chiaramente espresso.

 

2.4. La nostra carta d’identità on line (più dettagliata che mai): ricca fonte di informazione per datori di lavoro & Co.

 

Se avete un profilo su Facebook o altri social networks state all’erta: la pagina che avete aperto per rimanere in contatto con i vostri amici o per conoscerne di nuovi potrebbe rivoltarvisi contro. I datori di lavori e selezionatori di personale cercano informazioni sui futuri impiegati anche sul web.
Se in un colloquio di pochi minuti non si possono carpire informazioni troppo personali, che mai nessuno si sognerebbe di confessare ad un colloquio di lavoro, il profilo su un social network è il posto migliore dove trovarli. Luogo in cui noi aderiamo a gruppi (che possono essere discriminanti), diamo pareri su questioni sociali e/o politiche, sono pubblicati (molto spesso) anche orientamento religioso e politico ma non solo…dagli status si può capire quanto spesso una persona possa ammalarsi o arrabbiarsi, o quanta voglia di fare dimostri.
Insomma una componente “pericolosa” da un lato, molto utile dall’altro (per chi si trova alla ricerca di collaboratori).
Dall’occhio vigile della rete (sociale) non si scappa. Se fino a qualche anno fa i selezionatori di personale si limitavano a digitare il nome del candidato sui motori di ricerca, sperando che ne uscisse qualcosa di interessante, adesso hanno un’arma molto più potente, e sicuramente attendibile: ciò che ognuno di noi dice e racconta di se stesso.


CAPITOLO 3. E COSì SE NON SEI SU FACEBOOK NON SEI NESSUNO

 

3.1.Il profilo su Facebook determina il nostro ruolo nella società (virtuale)

Politici, gente dello spettacolo, manager, persone comuni fanno a gara per essere presenti sul social network più importante del mondo e si divertono anche.
Ci iscriviamo, cerchiamo vecchi amici nella rete, aggiorniamo continuamente il nostro profilo, postiamo foto, status e ci iscriviamo a gruppi di ogni genere.
Ma certamente facciamo di tutto per mantenere una certa posizione nel social network: mettiamo le foto venute meglio (tanto ci penseranno i nostri amici a postare quelle imbarazzanti), cerchiamo di mantenere relazioni con le persone più interessanti, mandiamo gift a tutti i nostri amici e controlliamo periodicamente la classifica di “nicest person” per controllare la nostra posizione.
Più persone scrivono sulla nostra bacheca più ci sentiamo al centro dell’attenzione, o quando qualcuno ci invia un gift o ci invita ad un evento.
Insomma, la nostra popolarità ha un ruolo determinante, come nella vita reale: sentiamo il desiderio (o bisogno?) di far parte del gruppo, di essere considerati, apprezzati e di avere molte relazioni, anche se la maggior parte sono superficiali e abbiamo la consapevolezza che mai saranno approfondite.

 

3.2.Vivere senza essere iscritto a Facebook

 

Se da un lato noi tutti siamo alla ricerca del senso di appartenenza, del sentirsi parte di un gruppo dell’essere accettati, facciamo pesare (e non poco) a chi non ne fa parte, di non esserlo.
La dinamica sociale dell’”essere fuori dal gruppo” è vecchia come il mondo: a scuola, nello sport, nella compagnie di amici, c’è sempre qualcuno che viene lasciato “fuori”, in disparte. Forse perché non corrisponde ai criteri per far parte di quel gruppo, forse perché non è un asso come portiere, o semplicemente perché ci sta antipatico.

Per quanto riguarda il social network, se incontriamo qualcuno che non ha il profilo su Facebook lo consideriamo automaticamente “fuori dal gruppo”. Non perché non disponga di qualche requisito, ma perché “non è su Facebook”.
Non potrà quindi vedere le nostre foto, ricevere inviti agli eventi, o essere al corrente di quello che la compagnia di amici decide di fare, anche all’ultimo momento, perché “tanto sono tutti connessi a Facebook”.
È quasi tenero vedere qualcuno sgranare gli occhi come se stesse guardando un alieno pronunciando la frase: “Coooosa?!?!?! Non hai Facebook?” che in realtà non significa niente, se non essere fuori dalla comunità di Facebook. Comunità ormai che conta milioni di utenti ed è in continua espansione.
Vediamo quindi come il far parte del gruppo nella rete rifletta in modo decisivo il fare e non fare parte del gruppo nella vita reale e non viceversa. Sì, si può essere amici al bar, a scuola, sull’autobus o all’allenamento di basket, ma non sei parte del gruppo se non hai Facebook.
Questa nuova “epidemia” ormai colpisce un po’ tutti, di tutte le fasce di età, grandi e piccini, studenti e manager impiegano una consistente parte della propria giornata ad aggiornare il proprio profilo, ad aggiornarsi sugli status e sulle notizie dei propri amici, per continuare a far parte del gruppo, per essere attori attivi di questo contesto sociale così immateriale, eppure terribilmente reale.

 

3.3.Il valore delle relazioni su Facebook: conoscere e farsi conoscere.

 

Conoscere qualcuno può voler dire molte cose e non solo in termini di profondità e quantità della conoscenza. Si possono conoscere molte cose di una persona, ma a un grado superficiale di intimità o al contrario, pochi dettagli, ma molto personali e intimi (vediamo ad esempio le conversazioni che possono avvenire fra due perfetti estranei in una chat).
Ma c’è un altro aspetto della conoscenza che può essere preso in considerazione in questo ragionamento ed è la reciprocità: io so di te quanto tu sai di me?
Sui social networks si sperimenta una quasi totale asimmetria della conoscenza: una persona può sapere moltissimo di noi senza che noi sappiamo altrettanto di lei, fino all’estremo di non conoscerla affatto.
Questo ovviamente, dipende, da utente a utente, cosa noi decidiamo di rendere pubblico di noi, cosa decidiamo di postare, quanti e quali dettagli forniamo nell’aggiornamento del nostro profilo, e anche con quanta assiduità lo aggiorniamo.
Ma quindi, si può davvero affermare che fra utenti di Facebook ci si conosca? Senz’altro sappiamo chi siamo, quali sono i nostri amici, ma cosa sappiamo realmente l’uno dell’altro?
Spesso, come precedentemente detto, le relazioni su Facebook rimangono sul piano digitale.
Non solo ritroviamo su Facebook i nostri compagni di classe o vicini di ufficio, con i quali abbiamo anche rapporti face to face, ma manteniamo anche relazioni con persone che non vediamo e non frequentiamo da anni.
In quest’ultimo caso la conoscenza è limitata alla rete, allo schermo, ai messaggi scritti in bacheca, a quello che l’altro decide di rendere pubblico di sé, quindi viene a mancare una miriade di informazioni determinanti sull’essere, sul carattere, sui sentimenti del nostro “amico”.
Se da un lato possiamo attingere ad un profilo per avere informazioni estremamente personali su una persona, pur essendo in contatto, è davvero una relazione quella che sta intercorrendo fra noi? Siamo davvero “amici”?

 

3.4.Vita sociale: on line e off line.

 

Sicuramente quello che facciamo durante le nostre giornate, andare al lavoro e parlare con i colleghi, litigare con il nostro partner, fare shopping con l’amica del cuore, uscire per l’aperitivo con gli amici appare ed entra a far parte della nostra vita sociale on line, come se fosse trasportata dal reale al web.
Ma la domanda è: quanto la vita sociale on line influenza quella off line?


Spesso sfruttiamo la rete per costruirci la vita sociale off line: per esempio essere invitati ad un evento, o vedere nello status di qualcuno che sta per uscire, o essere invitati ad un gruppo “vorrei andare al cinema, ma non trovo nessuno con cui andarci”. A quel punto si abbandona il proprio profilo per incontrarsi al bar in centro.
Esiste quindi un’esperienza uguale e contraria in cui si inizia a vivere con i propri amici un intenso rapporto telematico. Si conoscono i dettagli della loro giornata, aggiornati ogni cinque minuti, si vedono le fotografie del viaggio che hanno fatto questo weekend, o il video dell’ultimo concerto a cui sono andati, ecc, ecc.
Il pericolo che la frequentazione telematica, se si manifesta in questa forma così puntuale e saliente, induca una certa pigrizia alla frequentazione off line esiste ed è innegabile.


Esiste il pericolo che incontrarsi dal vero diventi tutto sommato superfluo, perché il bisogno di socializzazione e frequentazione è in qualche modo soddisfatto. Soddisfatto dalla vicinanza telematica con l’amico in questione e soddisfatto perché “riempito” dalla moltitudine di altri legami telematici esistenti.
Naturalmente la qual cosa è interpretabile come “pericolo” se si dà per scontato che la frequentazione vis a vis sia in generale più opportuna, più sana, più completa, più.
Lo è? Si può dire che possiamo concederlo, pur senza sminuire l’intensità e la rilevanza delle frequentazioni online. Un abbraccio, un bacio o una stretta di mano non sono esattamente un dettaglio nei rapporti fra le persone, come non è un dettaglio poter condividere le esperienze, oltre che osservarsi reciprocamente mentre le si vive.


È fuori dubbio che chi ha cerchie sociali molto ristrette per motivi personali o lavorativi o logistici, possa trovare su un social network il modo di circondarsi di persone che svolgano il famoso ruolo di supporti sociali. Funzione di vitale importanza per le persone da cui dipende in definitiva la loro capacità di affrontare le vicissitudini dell’esistenza, la loro “tenuta” psicologica in termini di benessere e qualità della vita e persino la loro salute.
Un fenomeno che fa parte sia della vita sociale on che off line è il Facebook Party evento che si sta moltiplicando in tutta Italia, per conoscere nel mondo reale  i propri contatti di Facebook.
In Italia il primo party risale, probabilmente, allo scorso 16 luglio, quando a Milano, presso il Bar Bianco del Parco Sempione, migliaia di iscritti al social network bianco e blu si incontrarono.
“L’evento è nato nello stesso modo in cui è nato il turismo secoli fa: con il passaparola. Pubblicato sul network un giovedì nel tardo pomeriggio di luglio, in meno di 6 giorni, grazie agli inviti che si sono spediti gli utenti, si è arrivati a 24.000 persone aderenti per il 16 luglio. Si sono dati tutti appuntamento in Parco Sempione al Bar Bianco, già delle 19:30, un fiume di gente si è riversata nella zona saturando in brevissimo tempo la capienza del locale e del parco.”
Nel prosieguo dell’articolo, poi, Giuditta Mosca intervista gli organizzatori dell’evento.
“La primogenitura di Milano, però, appare insidiata dall’evento che si è tenuto a Roma lo scorso 11 ottobre, accreditato di oltre 3000 partecipanti su quarantamila inviti diffusi. Ma il popolo di Facebook non si ferma certo qui: party a Firenze il 23 ottobre, che si è replicata il Primo novembre, mentre a Bergamo l’evento è diventato un appuntamento fisso del mercoledì; potremmo continuare ancora, ma ci scusiamo con i moltissimi che non citiamo perché lo spazio è tiranno.”
Ma ci sono diversi pareri a riguardo: chi considera l’evento una grande occasione per partecipare anche a cause nobili, a Savona, infatti, sabato scorso sono stati raccolti 550 euro per aiutare la piccola Saida a sostenere un intervento chirurgico. Ma c’è anche chi pensa che in questo modo si rischi l’omologazione: “L’idea è stata di tre ragazzi, è bastato un giusto passaparola in rete e i tre organizzatori hanno raccolto tremila persone. Ebbene, sono andato anche io. A spingerci fuori dal social network è stata la curiosità. Solo quella perché non si sapeva praticamente nulla di cosa ci avrebbe aspettato. E cosa ci aspettava? Il nulla. Hanno presenziato all’evento tutti i Tg e i principali quotidiani italiani. Per vedere cosa? Niente. Solo ragazzi comuni trasformati per una notte in vere star, che posavano per i fotografi e rilasciavano interviste. Sorridevano davanti ai flash, felici di essere usciti dall’anonimato. Non più solo foto, nomi e un lungo elenco di amici virtuali, adesso persone vere in carne ed ossa che ballavano al ritmo del “tagga-tagga” dello speaker, del Dj Patrik del Grande Fratello, sotto una cornice di immagini di Briatore che scorrevano, didascaliche, su un mega schermo.”

Insomma, ognuno ha il suo parere. Al party di Roma hanno partecipato anche persone che non avevano mai sentito nominare Facebook, hanno sentito di una festa e si sono presentati, quasi la stessa cosa vale per i “nuovi iscritti” che nella lista dei loro amici ancora non contano grandi numeri.
C’è chi poi non ci pensa proprio di trovarsi davanti alle “foto dei profili” dovendo fingere di essere interessati alla vera vita di questi presunti amici.
Quindi, questi Facebook party, sono eventi di vita sociale on line oppure off line?
D’altro canto, gli organizzatori del mega party di Roma sono rimasti, a dire il vero, un po’ delusi: in rete avevano aderito all’iniziativa ben 40.000 persone e invece se ne sono presentate “solo” 3000. Questo dimostra che tra il dire (social network) e il fare…
Resta indubbio però che lo spazio psichico delle persone non è infinito e quanto più è saturo di update, chat, messaggi, gruppi, eventi, applicazioni e chincaglierie telematiche tanto meno ne rimane per un caffé al bar e una sana risata con gli amici.


Bibliografia:

  • Comba Valentina, Comunicare nell’era digitale, Milano, Bibliografica, 2000
  • Ferri Paolo, Diodato Roberto, Il concetto di comunità virtuale, da L'Europa multiculturale: filosofia, pedagogia, metodologia, sociologia, economia, filologia: atti del 24. Convegno internazionale di studi italo-tedeschi: Merano, 11-13 maggio 1998, pp. 425-431
  • Granieri Giuseppe, Blog generation, Roma-Bari, Editori Laterza, 2005
  • Granieri Giuseppe, La società digitale, Roma-Bari, Editori Laterza, 2006
  • La comunicazione on line: chat, webcam, blog, Skype, Mondadori informatica, 2008
  • Maistrello Sergio, La parte abitata della rete, Tecniche Nuove, Milano, 2007
  • Scalisi Raffaella, Users, Guerini e Associati, Milano, 2001

 

Webbibliografia:

http://www.aghenorblog.com/2008/10/14/facebook-garage/ 
http://www.apogeonline.it
http://www.axolute.com
http://www.corrieredellasera.it
http://www.facebook.com
http://www.giovy.it
http://www.howstuffworks.com
http://www.ilsole24ore.com
http://www.key4biz.it
http://www.kidzone.it
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http://www.magazine.liquida.it
http://www.masternewmedia.org
http://www.nytimes.com
http://psicocafe.blogosfere.it
http://www.repubblica.it
http://www.superblog.tgcom.it
http://www.trackback.com
http://www.wikio.it
http://www.wikipedia.it
http://www.wikipedia.org
http://www.yahoo.it

 

 

Watzlawick P., Jackson D. D., Beavin J. H., Pragmatic of Human Communication, New York, Norton, 1967, trad. it., Pragmatica della comunicazione umana, Roma, Astrolabio, 1971.

Il Web 2.0 è l’evoluzione del Web 1.0, vale a dire della prima “versione” del World Wide Web così come l’abbiamo conosciuto fino agli anni ’90. Il Web 2.0 rappresenta l’insieme di applicazioni che la Rete mette a disposizione degli utenti per poter interagire tra loro, come ad esempio chat, forum, weblog o siti come Youtube e Wikipedia, permettendo così un enorme balzo in avanti rispetto al passato, quando il Web offriva solo la possibilità di navigare tra siti “statici”, senza possibilità di alcuna interazione.        

Ad esempio gli stessi consumatori si scambiano informazioni in Rete.

A. Giddens, The consequences of modernity, Cambridge, UK, Polity press, 1990. Anthony Giddens è un intellettuale che ha molto influenzato Blair nella sua politica di governo.

Intendiamo sempre i social network digitali.

Spesso infatti le persone che si conoscono in Rete hanno la curiosità di incontrarsi anche nella vita reale.

Fonte: Technorati (http://www.technorati.com)

R. Mayfield, Social Networking Models, in http://radio.weblogs.com  

http://www.ryze.com. Ryze conta più di 500.000 membri in oltre 200 paesi nel mondo ed è un network per aiutare i suoi membri a crearsi contatti per il lavoro e aumentare il proprio business.

http://www.meetup.com.

http://www.friendster,com

http://www.linkedin.com. Network californiano che raccoglie più di 25 milioni di professionisti di tutto il mondo, rappresentanti di oltre 150 industrie. Essere iscritto dà la possibilità di venire contattato da colleghi, da industrie per un colloquio di lavoro, di trovare potenziali clienti o, sempre se sono io il professionista, di cercare validi candidati per un posto di lavoro.

Esiste una collaborazione tra alcune grandi aziende di telefonia mobile e alcuni tra i più famosi social networks in Rete. 

http://www.msn.com

http://www.skipe.com

Il primo tentativo del genere in Italia è stato quello di Picus, una società italiana, nel 2001. Picus offriva all’utenza telefonate gratuite in cambio di pubblicità che gli utenti ricevevano sul computer. L’intuizione era decisamente vincente, ma chiuse comunque in pochi mesi per carenza di utilizzatori.

http://www.myspace.com

Una curiosità: il numero di gruppi musicali iscritti a Myspace Italia è superiore a 70.000!

http://spaces.live.com

http://www.bebo.com

Ciascun utente in media visita 78 pagine al giorno.

La qualità dei video è di gran lunga superiore a quella messa a disposizione da altre piattaforme, come ad esempio Myspace.

Ne citiamo alcuni: http://www.topspot.com; http://www.odadeo.com; http://www.lil’grams.com; http://www.kidmondo.com; http://www.babyspot.com.

Web – log: diario “intellettuale” in Rete

http://www.peterkaminski.com

Anche se il termine fu coniato solo nel 1997 da John Barger.

Fonte: Alexa.

Facebook è il primo sito di social network in Gran Bretagna, Canada e Australia.

Vedi i Facebook Party.

Ad esempio inserendo nella lista dei propri contatti amici di amici o persone conosciute nei gruppi.

Questa è forse la classificazione più ”forzata”, ma pensiamo ad esempio al gioco di Pet society, dove si crea a proprio piacimento un animale domestico nelle fattezze desiderate, che vive in una città virtuale, ha una propria casa e può comunicare con gli animali di tutti gli altri utenti ed accumulare denaro per acquisti di ogni genere.

In Italia invece è diffusa l’usanza, per lo più nelle scuole superiori, di pubblicare un annuario a fine anno con le foto delle intere classi e non dei singoli studenti.

http://www.aol.com, AOL è il più grande Internet service provider del mondo, con ben 23 milioni di utenti.  

La rivista statunitense Forbes lo ha nominato nel 2008 “il più giovane miliardario del mondo”, con un patrimonio netto di un miliardo e mezzo di dollari. Zuckenberg, oggi amministratore delegato che possiede il 30% della compagnia, ha teoricamente in mano ben 4,5 bilioni di dollari, molti di più dei fondatori di Yahoo!.   

Fonte: TechCrunch.

Dati aggiornati a luglio 2008

Dati dell’agenzia comScore.

Ma non solo virtualmente, lo vedremo infatti parlando dei Facebook party.

“Facebook: il rovescio oscuro della medaglia.” Giulietta Capacchione

Articolo dal New York Times

Articolo dal New York Times

Giuditta Mosca, articolo su Ghigliottina

Giuditta Mosca, articolo su Ghigliottina

Carmelo Schininà, ospite a Dietro le quinte

 

fonte del testo: http://140.105.112.3/ttnm/Documenti%20condivisi/tesina_facebook.doc

 

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