Tessuti epiteliali

 


Tessuti epiteliali riassunti

 

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Tessuto Epiteliale

 

I tipi di Tessuto Epiteliale

 

 in base a criteri funzionali si distinguono :

epiteli di rivestimento,

epiteli ghiandolari,

epiteli sensoriali.

 

EPITELI DI RIVESTIMENTO

 

Gli epiteli di rivestimento hanno funzione protettiva o protettiva e di assorbimento.

 

La classificazione degli epiteli di rivestimento è basata: sul numero degli strati di cellule che compongono la lamina epiteliale e sulla forma delle cellule che costituiscono la lamina epiteliale stessa.

classificazione

Se consideriamo il numero degli strati di cellule che compongono  un epitelio di rivestimento questo  si dice:

semplice quando è costituito da un  solo strato di cellule che prendono tutte rapporto con la membrana basale.

 

composto quando è costituito da più strati di cellule sovrapposte e solo quelle dello strato più profondo prendono rapporto con la membrana basale.

 

 

classificazione

-  Se consideriamo la forma delle cellule che compongono l'epitelio questo viene indicato come :

pavimentoso:  le cellule sono appiattite (prevale l'asse longitudinale parallelo alla superficie di impianto);

 

cubico: le cellule hanno l'asse trasversale e l'asse longitudinale pressoché uguali;

 

cilindrico: le cellule sono più sviluppate nel senso dell'altezza (prevale l'asse longitudinale cioè quello diretto perpendicolarmente alla superficie d'impianto).

 

Tipi di epiteli di rivestimento

 

EPITELI SEMPLICI :

epitelio pavimentoso semplice, (nelle membrane sierose, negli alveoli polmonari, nella cavità del timpano, nelle cavità mastoidee, nel labirinto membranoso  dell'orecchio interno, nel foglietto parietale della capsula del BOWMAN del glomerulo renale, nella porzione sottile dell'ansa di HENLE del tubulo renale, nei tubuli retti e nella rete testis del testicolo, nei condotti escretori più piccoli di alcune ghiandole, nell'endotelio dei vasi)

epitelio cubico semplice, (sulla superficie dell'ovaio, nei condotti escretori delle ghiandole, in punti di passaggio tra tipi diversi di epiteli)

epitelio cilindrico semplice. (stomaco, intestino cistifellea, tuba uterina, utero tubuli contorti prossimali e distali del rene)

Epitelio cilindrico semplice pseudostratificato (vie respiratorie: trachea bronchi)

 

 

 

EPITELI  COMPOSTI

epitelio pavimentoso  composto

pavimentoso composto umido (nella bocca, nell'orofaringe, nell'esofago, in parte del canale anale, nella vagina, nella cornea, nella parte terminale dell'uretra maschile e femminile, nelle corde vocali)

pavimentoso composto secco, (nella pelle)

epitelio cubico composto

epitelio cilindrico composto

epitelio polimorfo o di transizione (nella vescica urinaria e nelle vie escretrici del rene)

 

epitelio pavimentoso composto secco

 

L' epitelio pavimentoso   composto secco o corneificato in corrispondenza della superficie libera presenta uno strato di cellule disidratate che costituiscono una sorta di membrana protettiva più o meno spessa chiamata " strato corneo".

Le cellule dello strato corneo sono sprovviste di nucleo, perchè morte anche se sono funzionalmente attive

L'esempio più caratteristico di questo tipo di epitelio lo ritroviamo nell'epidermide

L'epidermide è un tessuto protettivo caratterizzato da grande stabilità strutturale e da notevole resistenza chimica. Ha anche funzioni emuntorie (provvede ad eliminare sostanze dall’organismo per mezzo della desquamazione superficiale)

Costituisce uno strato continuo dello spessore di circa 0,1 mm che ricopre tutto il corpo

L'epidermide è costituita da cellule epiteliali disposte in strati fra loro strettamente connessi in cui si trovano sparsi anche altri tipi cellulari

i vasi sanguigni sono sempre assenti, l'epidermide riceve infatti le sostanze nutrizie per diffusione dal derma, il tessuto connettivo su cui poggia l’epidermide con l’interposizione della membrana basale

Al microscopio ottico si possono riconoscere nell'epidermide cinque strati di cellule detti (procedendo nell'ordine dal più profondo al più superficiale) strato basale, spinoso, granuloso, lucido e corneo.

Nel contesto dell’epidermide si possono riconoscere più tipi cellulari:

Cheratinociti: sono le cellule epiteliali che dallo strato basale al corneo modificano il loro assetto e diventano scagliette cornee ricche di cheratina e prive di nucleo

Melanociti: sono le cellule deputate alla produzione di melanina, il pigmento che aumenta con l’esposizione ai raggi ultravioletti (abbronzatura)

Cellule dendritiche (di Langehrans): sono cellule dotate di attività fagocitaria e partecipano alle difese dell’organismo


 

Specializzazioni degli epiteli di rivestimento


Della superficie libera

 

Microvilli : ad esempio nelle cellule dell’epitelio cilindrico semplice dell’intestino tenue; svolgono il ruolo di ampliare la superficie assorbente

Ciglia vibratili: ad esempio nell’epitelio delle vie respiratorie; svolgono il ruolo di promuovere con il loro movimento l’estromissione di muco e particelle estranee presenti nell’aria (pulviscolo, batteri, pollini ecc.)

 

Delle superfici laterali

 

Zonula occludens: sigilla le membrane di cellule adiacenti; impedisce la penetrazione di sostanze negli interstizi esistenti tra cellula e cellula.

Zonula adherens: stabilizza i rapporti tra cellula e cellula al fine di mantenere la forma cellulare e le distanze tra le cellule costanti.

Desmosoma: permette l’aggancio tra punti di una cellula con quelli di un’altra adiacente; impedisce scollamenti nelle lamine epiteliali.

Nexus o gap junction: è costituita da proteine transmembrana che hanno al loro interno un canalicolo congeniato in maniera da permettere la comunicazione tra l’interno di una cellula con l’interno di una cellula adiacente. Consente il passaggio di ioni e secondi messaggeri cellulari.


 

Epiteli ghiandolari

 

  1. abitualmente si parla di epiteli ghiandolari anche se  cellule appartenenti ad altri tessuti possono avere ugualmente capacità secretorie
  2. le cellule ad attività ghiandolare sono specializzate ad elaborare e secernere sostanze che possono essere riversate all'esterno  del corpo o nei liquidi circolanti
  3. le ghiandole esocrine riversano il loro secreto sulla superficie  esterna del corpo (ghiandole sudoripare, sebacee, lacrimali, mammarie) o in cavità che comunicano con l'esterno attraverso orifici naturali (ghiandole salivari, gastriche, intestinali, pancreas esocrino, fegato)
  4. le ghiandole esocrine sono  munite di condotti escretori
  5. le ghiandole endocrine sono sempre sprovviste di condotto escretore e riversano il loro prodotto di secrezione (ormoni) nel connettivo interstiziale e da qui gli ormoni si diffondono a tutto il corpo attraverso il sangue, la linfa e i liquidi biologici

 

LE GHIANDOLE ESOCRINE

 

CLASSIFICAZIONE DELLE GHIANDOLE ESOCRINE
le ghiandole esocrine possono essere costituite  da una sola cellula o da un aggregato di cellule per cui sono suddivisibili in Ghiandole unicellulari e Ghiandole pluricellulari

 

GHIANDOLE UNICELLULARI
 

alle ghiandole unicellulari appartengono le cellule mucipare o caliciformi

le cellule mucipare o caliciformi sono intercalate alle cellule di rivestimento di epiteli cilindrici come nell'intestino, nella trachea, nell'utero ecc.

sono dette mucipare, perchè producono muco derivato dalla  idratazione del mucinogeno (Il mucinogeno a contatto con acqua si trasforma nelle mucine che compongono il muco)

le mucine sono costituite da mucopolissaccaridi acidi e neutri e da glicoproteine

 

Caratteristiche morfologiche delle cellule mucipare

 

le cellule mucipare sono anche dette cellule caliciformi per la loro  somiglianza con un calice

nel terzo inferiore della cellula mucipara sono localizzati il nucleo, i mitocondri, il reticolo endoplasmatico rugoso ed il complesso del Golgi

nella parte distale della cellula mucipara si accumula il secreto costituito da grosse vescicole contenenti mucinogeno che svasa la cellula facendola somigliare alla coppa di un calice

la secrezione avviene con la contemporanea emissione di più vescicole di secrezione  (a fiotto)

il muco delle cellule mucipare è PAS positivo e metacromatico

 

EPITELI DI RIVESTIMENTO AD ATTIVITA' SECERNENTE

 

in questo caso la componente secernente è rappresentata dall'epitelio di rivestimento stesso

un esempio è dato dall'epitelio cilindrico semplice della mucosa gastrica)

è costituito dalle cellule che secernono muco e sono dette cellule mucoidi

il mucinogeno elaborato dalle cellule mucoidi si raccoglie in piccole vescicole di secrezione che vengono continuamente espulse dalla superficie distale delle cellule, per cui la cellula non si  svasa, come avviene nelle cellule mucipare, e ciò consente di mantenere inalterata la forma cellulare (cilindrica)

il muco  forma una protezione dell'epitelio stesso contro l'azione di enzimi ad attività proteolitica contenuti nel succo gastrico

il muco delle cellule mucoidi è formato da polisaccaridi neutri per cui è PAS positivo e non è metacromatico

 

 

GHIANDOLE  PLURICELLULARI

 

La classificazione delle ghiandole esocrine pluricellulari può prendere in considerazione:

la forma  dell'adenomero e in questo caso si riconoscono ghiandole:

tubulari

acinose

alveolari

 

2.   la forma del condotto escretore e in questo caso si riconoscono ghiandole

semplici

semplici ramificate

composte

 

3.  la modalità di secrezione delle ghiandole e in questo caso si riconoscono ghiandole:

olocrine

apocrine

merocrine

 

4.  Le ghiandole merocrine sono ulteriormente classificate in base alla natura del secreto in:

sierose

mucose

miste

 

 LA FORMA DELL'ADENOMERO


ADENOMERI TUBULARI

     le cellule secernenti che costituiscono l'adenomero si trovano a delimitare una struttura a forma di tubicino o dito di guanto

ADENOMERI ACINOSI

     l'adenomero assume l'aspetto di un chicco d'uva con  un sottile lume al suo interno

ADENOMERI ACINOSI DI TIPO ALVEOLARE
 l'adenomero acinoso (chicco d'uva) presenta un ampio lume che ripete la forma esterna dell'adenomero

 

CONFIGURAZIONE DEL CONDOTTO ESCRETORE

la ghiandola si dice semplice quando il condotto escretore non subisce divisioni e rimane unico ed inoltre  è collegato ad un solo adenomero

la ghiandola è semplice ramificata quando all'unico condotto escretore  sono collegati più adenomeri

la ghiandola è detta composta quando il condotto escretore è suddiviso in tanti rami ciascuno dei quali riceve più adenomeri


 

 MODALITA' DI SECREZIONE 

 

olocrine 

la ghiandola olocrina presenta alla periferia dell'adenomero cellule staminali le quali dopo divisione cariocinetica vanno incontro ad un processo di trasformazione al termine del quale vengono eliminate come prodotto di secrezione. (esempio: ghiandola sebacea)

apocrine

la ghiandola apocrina raccoglie il prodotto di secrezione nella parte distale della cellula, la membrana cellulare tende a restringersi a clessidra al di sotto del secreto  determinando l'estrusione e caduta della parte distale della cellula

con questo meccanismo viene allontanato il secreto, gli organuli cellulari compresi nella parte distale della cellula e la membrana citoplasmatica distale

la parte prossimale della cellula con il nucleo e la massima parte degli organuli mantiene la sua vitalità e riprende l'attività secretoria

il lume di questi adenomeri è frastagliato in quanto sono contemporaneamente presenti cellule rigonfie di secreto, cellule in attività secretoria e cellule che hanno da poco perduta la parte distale

merocrine

le ghiandole merocrine eliminano il prodotto di secrezione con un meccanismo di esocitosi, per cui le cellule che compongono l'adenomero non modificano la loro forma

 

Le ghiandole merocrine in base alla natura del secreto vengono ulteriormente classificate in sierose, mucose e miste

 

le ghiandole sierose elaborano un secreto chiaro, fluido contenente enzimi. Il lume dell'adenomero è sottile. Gli acini sierosi sono spesso forniti di cellule mioepiteliali (cellule epiteliali che hanno assunto gli aspetti istiofisiologici delle cellule contrattili)

le ghiandole mucose producono il mucinogeno che a contatto con acqua forma il muco 

gli adenomeri delle ghiandole miste sono costituiti da cellule mucose in vicinanza del condotto escretore mentre sul fondo degli adenomeri si trovano cellule sierose che formano una mezza sfera più scura.

In una sezione si osserva  una mezza luna o semiluna del Giannuzzi


LE GHIANDOLE ENDOCRINE

 

le ghiadole endocrine producono secreti che sono stati definiti "Ormoni"

gli ormoni trasportati dal sangue e dai liquidi biologici influenzano organi situati a distanza. Questi organi sono detti organi bersaglio

gli ormoni interagiscono con i loro recettori specifici ed inducono nelle cellule bersaglio un evento fisiologico che costituisce la risposta delle cellule a quell'ormone specifico

tutte le ghiandole a secrezione interna sono caratterizzate dalla presenza di una ricca rete capillare sanguigna

le cellule endocrine sono separate dal connettivo dalla membrana basale

le ghiandole endocrine si distinguono in ghiandole endocrine a cordoni e ghiandole endocrine a vescicole

 

le ghiandole endocrine a cordoni  sono formate da ammassi cellulari 

 

le ghiandole endocrine si dicono a vescicole quando l'epitelio ghiandolare forma piccole vescicole chiuse contenenti il secreto (unico esempio è la tiroide)

 

fonte: http://www.med.unipi.it/morfologia/istologia/istolembmed/SMOTlez/06%20Tessuti%20Epiteliali.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

  • Tessuti epiteliali: costituiti da strati contigui di cellule formano un rivestimento. I tessuti epiteliali possono essere divisi in squamoso cubico e cilindrico a seconda della forma. Possono essere formati da uno strato di cellule o da più strati: epitelio semplice o composto. Una superficie dello strato epiteliale è attacca ad uno strato connettivo detto membrana basale composta da polisaccaridi e proteine fibrose. Alcuni tessuti epiteliali secernono muco per lubrificare le superfici. Altre cellule epiteliali sono raggruppate per formare ghiandole che producono sostanze da riversare all’esterno. L’insieme di cellule che formano un tessuto è unito tra loro da uno strato appiccicoso di polisaccaridi e proteine e le cellule comunicano per mezzo di strutture chiamate giunzioni comunicanti. Altri tipi di giunzione come i desmosoni e le giunzioni occludenti saldano tra loro cellule. I desmosoni sono placche di materiale fibroso avvolte da fascette di filamenti di citoplasma che entrano ed escono dalle cellule adiacenti; essi si trovano in tutti i tessuti che soggetti a sollecitazioni muscolari. Le giunzioni occludenti hanno la funzione di far aderire strettamente le cellule in modo da non far passare niente.

Fonte: http://www.terzof.altervista.org/cap24.doc

autore: Federico Ferranti

 

Tessuti epiteliali

  1. Il tessuto epiteliale

 

Il tessuto epiteliale è costituito quasi esclusivamente da cellule, a differenza del connettivo in cui vi è una larghissima dispersione di matrice extracellulare.

Le cellule formano lamine cellulari, tubuli e cordoni solidi, che si suddividono in:

  • epiteli di rivestimento: sono fatti a lamine, rivestono la superficie esterna e le superfici interne degli organi cavi
  • epiteli secernenti o ghiandolari: sono formati da cellule secernenti. Le cellule dell’epitelio secernente derivano sempre da un epitelio di rivestimento.

 

Un tessuto epiteliale svolg sostanzialmente queste funzioni:

  • rivestimento (es. epidermide)
  • assorbimento (es. epitelio gastrico e intestinale)
  • secrezione (ghiandole)

 

    1. Epiteli di rivestimento

 

Sono formati da cellule strettamente unite tra di loro, con una scarsa matrice extracellulare amorfa.

 

Si dispongono a lamine che poggiano su di una membrana basale, adatte a rivestire superfici esterne o cavità interne.

 

Svolgono numerose funzioni:

  • rivestono la superficie esterna del corpo o le cavità interne
  • proteggono i tessuti sottostanti da danneggiamenti di varia natura (chimici, fisici, meccanici, ecc..)
  • proteggono dall’invasione microbica
  • riducono la perdita d’acqua
  • attuano cambi con l’esterno (metabolici, gassosi)
  • permettono la ricezione degli stimoli sensoriali.

 

Ha origine da tutti e tre i foglietti embrionali primitivi:

  • ectoderma: epidermide e epitelio della cornea
  • endoderma: epiteli che rivestono le vie digerenti e le cavità respiratorie
  • mesoderma: epiteli delle vie urogenitali, pareti ovariche, epitelio che tappezza le cavità sierose

 

Le cellule degli epiteli hanno una forma ben definita, che li caratterizza ed è strettamente correlata alle loro funzioni:

  • cellule pavimentose: sono molto appiattite, molto sottili con un nucleo schiacciato
  • cellule cubiche o isoprismatiche: sono di forma cubica, o comunque non particolarmente disomogenea
  • cellule cilindriche: sono molto più alte. Il nucleo si trova spesso più in basso a causa di un apparato di Golgi e di un reticolo endoplasmatico molto sviluppato.

 

Tutte le cellule epiteliali poggiano su una membrana basale che le separa dal connettivo sottostante, con cui attuano scambi metabolici.

 

Le cellule epiteliali di rivestimento sono spesso unite tra di loro mediante giunzioni occludenti e desmosomi, mentre legate alla membrana basale mediante emidesmosomi.

 

Generalmente un epitelio è privo di vasi sanguigni:

  • per gli epiteli semplici lo scambio di sostanze avviene dal connettivo sottostante
  • per gli epiteli composti lo scambio avviene mediante propaggini epiteliali (creste) a cui si interpongono le papille connettivali.

 

 

Caratteri generali

 

Le cellule epiteliali hanno una forma geometrica regolare e ben definita, si uniscono tra di loro per formare lamine cellulari di rivestimento.

 

Talvolta, a seconda della funzione che svolgono, presentano caratteristiche peculiari.

 

  • polarità morfo-funzionale

 

Alcune cellule presentano una polarità morfo-funzionale molto spiccata, nel senso che la superficie apicale differisce sensibilmente dalla superficie basale:

  • specializzazioni della membrana plasmatica
  • disposizione degli organuli citoplasmatici.

 

Queste specializzazioni sono molto evidenti negli epiteli che hanno funzione di assorbimento o secrezione.

 

Sulla superficie apicale, in relazione a specifiche funzioni, possono esservi:

  • microvilli
  • stereociglia
  • ciglia vibratili

 

La superficie basale è legata alla membrana basale attraverso specifici complessi proteici di giunzione detti emidesmosomi che talvolta sono espansi nel citoplasma in maniera profonda con delle radichette.

 

Nelle cellule che tappezzano i tubuli renali, nelle ghiandole salivari e nei dotti escretori (dove avviene il riassorbimento) sono presenti delle profonde introflessioni della membrana plasmatica che penetrano in un citoplasma ricco di mitocondri:

  • è il labirinto basale che ha la funzione di ampliare la superficie di contatto e di assorbimento

 

 Per quanto riguarda gli organuli:

  • nelle cellule cilindriche il complesso di Golgi si trova al di sopra del nucleo (spesso ha funzione secretoria)

 

La polarità funzionale delle cellule appare meno evidente negli epiteli stratificati (solitamente hanno pura funzione protettiva).

 

  • impalcatura interna

 

Come tutte le cellule, anche quelle epiteliali possiedono un citoscheletro che ha tra l’altro funzione di sostegno. È costituito da:

  • microtubuli: oltre a formare la forma sono anche mezzo di trasporto per le vescicole,
  • filamenti intermedi: nello strato laterale sconvengono verso i desmosomi (giunzione) e nello strato spinoso si associano dando luogo alle tonofibrille
  • microfilamenti: costituiti principalmente da actina, si trovano al di sotto della membrana plasmatica o a livello della trama terminale

 

Con il termine trama terminale si intende uno strato di filamenti addensati al di sotto della membrana plasmatica apicale:

  • una parte è addensata alla periferia della cellula, formando la fascia aderente,
  • un’altra parte si estende a costituire lo scheletro dei microvilli

 

I microvilli (costituiti da filamenti intermedi), possono ritrarsi grazie ad una interazione con una proteina a base di miosina presente nella trama terminale.

 

  • specializzazioni della superficie libera delle cellule (apicale)

 

Le specializzazioni della membrana plasmatica libera sono costituite da:

  • microvilli
  • stereociglia
  • ciglia vibratili
  • crosta

 

Al MO, si può osservare una cuticola ispessita sulla membrana plasmatica di alcuni epiteli, che pare un orsetto a spazzola. Al ME si può capire che questi sono i microvilli:

  • estroflessioni digitiformi della membrana plasmatica
  • è presente una forte attività ATP-asica che indica presenza di trasporto attivo
  • sulla superficie delle cellule dell’epitelio intestinale è presente un glicocalice che ha funzioni di protezione e enzimatiche (facilitano l’assorbimento)
  • hanno un diametro compreso tra i 50 e i 100 nm e servono per aumentare la superficie di assorbimento

 

Le strutture microvillari sono percorse da microfilamenti che si legano alla base alla trama terminale.

 

Sono percorsi da 30-40 filamenti di actina, che formano un fascio, stabilizzato da due tipi di proteine: fibrina e fascina.

 

Le ciglia vibratili caratterizzano le cellule che rivestono le vie respiratorie e le vie genitali femminili:

  • nelle vie respiratorie servono per espellere particelle estranee immesse insieme all’aria
  • nelle vie genitali femminili facilitano la progressione della cellula uovo verso l’utero.

 

Le stereociglia hanno una funzione non ancora ben definita:

  • sono ciglia lunghe fino a 30 micron
  • rivestono il canale dell’epididimo e il dotto deferente
  • sono simili a microvilli, ma più  lunghe e più sottili.

 

La crosta è una zona della membrana plasmatica che contiene vescicole lenticolari:

  • presente in cellule cupoliformi dell’epitelio di transizione della vescicola urinaria,
  • quando l’organo è vuoto queste vescicole si ripiegano su sé stesse
  • quando l’organo si riempie si estendono
  • rappresenta una riserva di membrana plasmatica.

 

  • specializzazione della superficie basale

 

Le cellule dello strato basale, presentano spesso delle introflessioni ed un aspetto sinuoso:

  • servono ad ancorarsi meglio al connettivo sottostante
  • utili per aumentare la superficie di scambio

 

Dove è necessaria una funzione di riassorbimento queste introflessioni si accentuano formando il labirinto basale, in prossimità del quale sono presenti numerosi mitocondri.

 

Per l’ancoraggio al connettivo sottostante negli epiteli pavimentosi pluristratificati si trovano molti emidesmosomi nello strato basale.

 

  • meccanismi di giunzione

 

Cfr. membrana plasmatica.

 

  • membrana basale

 

Le membrane basali si trovano in tutti gli epiteli tra il derma (connettivo sottostante l’epitelio) e l’epidermide.

 

Si trovano anche:

  • sotto singole fibrocellule muscolari lisce
  • alla base dell’endotelio dei capillari
  • altri tipi cellulari

 

Possono essere visualizzate con specifici metodi di trattamento per matrice extracellulare, ad esempio la colorazione PAS o quella argentica.

 

Al MO appare come una banda con elettrodensità variabile di spessore di 100 nm.

 

Di strutture e funzioni se ne riparla.

 

CLASSIFICAZIONE DEGLI EPITELI DI RIVESTIMENTO.

 

La classificazione degli epiteli di rivestimento si basa su:

  • morfologia cellulare
  • numero di strati che compongono l’epitelio

 

EPITELI SEMPLICI

 

Si dice che un epitelio sia semplice quanto è formato da un solo strato di cellule.

 

EPITELIO PAVIMENTOSO SEMPLICE

 

L’epitelio pavimentoso semplice è costituito da cellule appiattite disposte in un unico strato.

 

Nelle sezioni perpendicolari alla superficie le cellule appaiono estremamente sottili ed appiattite:

  • è presente un rigonfiamento solo in prossimità del nucleo
  • il nucleo sporge verso l’esterno ed è sempre sferico o ovoidale
  • i limiti cellulari presentano una forma poligonale e sono ben evidenti se colorati con sali d’argento.

 

L’epitelio pavimentose semplice non è più di tanto idoneo a ricevere delle sollecitazioni meccaniche. Pertanto le sue funzioni sono:

  • regolare la diffusione
  • copertura

 

Nell’uomo sono parecchio frequenti. Si trovano infatti in prossimità di:

  • presente negli alveoli polmonari dove regola lo scambio di gas (Ossigeno e anidride carbonica)
  • presente nell’apparato urinario a livello del neurone
  • si trova anche in alcune parti dell’orecchio
  • è il tessuto di rivestimento dei dotti escretori di alcune ghiandole
  • mesotelio, di origine mesodermica, riveste le cavità sierose (pleura, pericardio, peritoneo)
  • endotelio: deriva dal mesenchima e riveste il lume dei vasi sanguigni e linfatici, nonché le cavità del cuore.

 

EPITELIO CUBICO O ISOPRISMATICO SEMPLICE.

 

L’epitelio cubico semplice è costituito da cellule poliedriche disposte in un unico strato.

 

Nelle sezioni perpendicolari alla superficie dell’epitelio le cellule appaiono di forma cubica.

 

Nelle sezioni parallele sono di forma irregolarmente pentagonale o esagonale. I margini delle cellule sono ben evidenti (terminal bar). Il nucleo è sferico e presente al centro della cellula.

 

Alcuni epiteli cubici semplici possono essere cigliati, presentando microvilli o ciglia vibratili.

 

Se sono sottoposti a sollecitazioni meccaniche, alcuni di questi epiteli possono trasformarsi in cilindrici.

 

Talvolta questo genere di epitelio può avere anche una funzione secretoria:

  • esempio le cellule che rivestono il lume delle vescichette seminali.

 

Nell’uomo si trova in:

  • superficie dell’ovaio (epitelio germinativo)
  • follicoli tiroidei
  • dotti escretori ghiandolari
  • tubuli contorti e collettori del rene (nefrone).

 

EPITELIO CILINDRICO O BATIPRISMATICO SEMPLICE.

 

L’epitelio cilindrico semplice è costituito da un unico strato di cellule cilindriche.

 

In sezione perpendicolare alla superficie dell’epitelio le cellule appaiono alte, simili a colonne. Il nucleo situato quasi sempre in posizione basale, comunque nella parte inferiore della cellula.

 

In sezione parallela l’epitelio presenta un aspetto a mosaico.

 

Questo epitelio è molto frequente nei dotti umani:

  • nel tubo digerente, dal cardias all’ano
  • nella cistifellea e nei grossi dotti biliari
  • nei dotti escretori di molte ghiandole.

Quando questi epiteli hanno funzioni di assorbimento o di trasporto le superfici apicali delle cellule sono fornite di microvilli o stereociglia o ciglia vibratili.

 

Tra queste cellule, ad intervalli regolari, sono solitamente presenti delle cellule caliciformi  che hanno funzioni mucipare.

 

La forma delle cellule di questo tipo di epitelio è in relazione alle funzioni che svolge:

  • nei dotti ghiandolari sono presenti cellule dello stesso tipo
  • nei dotti che hanno funzione di assorbimento o secrezione vi sono cellule adibite all’assorbimento e cellule adibite a secrezione.

 

Nel caso delle cellule dell’intestino vi sono:

  • cellule cilindriche dotate di microvilli adibite all’assorbimento
  • cellule secernenti muco, che serve da protezione per le cellule intestinali.

 

Altri epiteli molto simili sono presenti:

  • nell’esofago
  • nel canale cervicale dell’utero

 

Un epitelio cilindrico semplice cigliato si trova:

  • nell’apparato respiratorio
  • nell’utero
  • nella tuba uterina (unito a cellule secernenti)

 

EPITELIO PSEUDOSTRATIFICATO O A PIU’ FILE DI NUCLEI.

 

L’epitelio pseudostratificato è una variazione dell’epitelio cilindrico poiché non tutte le cellule raggiungono la superficie libera:

  • quelle che raggiungono la superficie libera si stringono sensibilmente
  • quelle che sono legate alla lamina basale hanno una struttura molto fusata nella parte superiore e una base piuttosto larga.

 

I nuclei sono sfasati, non in fila, ma danno l’aspetto di un falso epitelio stratificato:

  • tutte le cellule aderiscono con porzioni più o meno grosse alla lamina basale
  • non tutte le cellule raggiungono la superficie libera

 

La superficie apicale, può essere munita di microvilli o ciglia:

  • le cellule delle vie respiratorie possiedono sulla porzione apicale delle ciglia vibratili
  • le cellule che rivestono il canale dell’epididimo sono munite di stereociglia

 

Le cellule dell’epitelio pseudostratificato sono spesso intercalate da cellule caliciformi mucipare con funzione secretoria.

 

Questo epitelio si trova anche:

  • nei genitali maschili
  • nelle vie respiratorie (cavità paranasali)
  • dotti escretori di alcune ghiandole.

 

EPITELI COMPOSTI

 

Si parla di epiteli composti facendo riferimento a quegli epiteli che presentano più strati di cellule sovrapposte, per cui si dicono anche pluristratificati.

 

Hanno solitamente funzioni di rivestimento e protezione.

 

In alcuni di questi epiteli composti si aprono i dotti escretori di ghiandole esocrine presenti nel connettivo sottostante.

 

L’osservazione per classificare gli epiteli composti va compiuta sugli strati superficiali, poiché nelle cellule situate alla base ve ne sono sempre di prismatiche o cubiche.

 

 

EPITELIO CUBICO STRATIFICATO.

 

L’epitelio cubico o isoprismatico stratificato è costituito da due o più strati di cellule sovrapposti, delle quali le superficiali sono cubiche.

 

Questo tipo di epitelio è sempre privo di ciglia vibratili.

 

È molto raro nell’organismo umano adulto:

  • si trova nei dotti di alcune ghiandole esocrine

 

EPITELIO CILINDRICO (O BATIPRISMATICO) STRATIFICATO.

 

L’epitelio cilindrico o batiprismatico stratificato è un tipo di epitelio scarsamente rappresentato.

 

Gli strati superficiali sono formati da cellule che appaiono cilindriche, molto spesso provviste di ciglia vibratili. Le cellule inferiori sono poliedriche.

 

Nell’organismo degli umani è riscontrabile in:

  • grossi dotti escretori di ghiandole esocrine
  • faringe
  • laringe
  • uretra del maschio

 

Generalmente questo epitelio si trova in zone di transizione tra epitelio pseudostratificato e epitelio pavimentose stratificato.

 

EPITELIO DI TRANSIZIONE O POLIMORFO DELLE VIE URINARIE.

 

L’epitelio di transizione (o polimorfo delle vie urinarie) riveste le vie urinarie ed ha una morfologia che è soggetta al cambiamento di volume degli organi che tappezza:

  • nella vescica la forma che assume è data dal grado di estensione dell’organo

 

Nello strato basale le cellule hanno un aspetto cubico o cilindrico.

 

Lo strato intermedio è formato da due o più strati di cellule clavate o piriformi:

  • inviano i loro prolungamenti nelle cellule dello strato sottostante

 

Lo strato superiore di questo tessuto è composto da cellule cupoliformi, spesso binucleate, con una superficie libera larga e convessa:

  • sono spesso rivestite da un glicocalice formato da placche di natura glicoproteica

 

Quando la vescica è piena l’epitelio si assottiglia e gli ordini di cellule diminuiscono:

  • le cellule piriformi si incuneano tra quelle dello strato basale
  • le cellule cupoliformi si distendono a coprire 2-3 cellule piriformi

 

Dal punto di vista fisico questo tipo di tessuto presenta una elevata plasticità e un’alta capacità di adattarsi alle modificazioni subite dai cambiamenti di volume:

  • è probabile che nel momento della distensione dell’organo, queste cellule aumentino la propria superficie membranale a seguito di fusione di vescicole provenienti dal citoplasma

 

EPITELIO PAVIMENTOSO STRATIFICATO.

 

È un tipo di epitelio molto diffuso nell’organismo umano, presente in due tipologie:

  • epitelio pavimentoso stratificato non cheratinizzato
  • epitelio pavimentoso stratificato cheratinizzato

 

Epitelio pavimentoso stratificato non cheratinizzato.

 

L’epitelio pavimentoso stratificato non cheratinizzato è mediamente composto da 5-10 ordini di cellule che si dispongono in tre differenti strati.

 

La porzione più profonda presenta molto spesso delle creste epiteliali che si innestano nel tessuto connettivo sottostante, che forma le papille connettivali laddove si interpone al tessuto epiteliale:

  • conferisce maggiore aderenza al connettivo
  • facilita la diffusione di sostanze trofiche dai capillari situati nel connettivo

 

In alcuni epiteli stratificati pavimentosi non cheratinizzati, come ad esempio l’epitelio anteriore della cornea non sono presenti creste epiteliali, ma la porzione inferiore è liscia.

 

In profondità le cellule si presentano cubiche o cilindriche, formando un solo ordine di cellule.

 

Man mano che si sale le cellule si fanno via via più appiattite:

  • in superficie si trovano cellule estremamente appiattite

 

Le cellule dello strato basale:

  • sono molto indifferenziate
  • hanno un metabolismo molto attivo
  • hanno attività proliferativa
  • nucleo tondo e ben visibile.

 

Le cellule degli strati superiori:

  • hanno un metabolismo lento
  • perdono capacità proliferativa poiché sono estremamente differenziate.
  • Sono appiattite con un nucleo abbastanza evidente.
  • Sono ricche di glicogeno a seconda dell’attività funzionale che svolgono.

 

Nello strato basale le cellule sono fortemente ancorate allo strato intermedio mediante desmosomi, mentre negli strati superiori le cellule si distaccano facilmente.

 

Si suddivide in tre strati, partendo dall’osservazione dell’epitelio dell’esofago:

  • strato basale
  • strato spinoso
  • strato superficiale

 

Le cellule dello strato basale:

  • sono ricche di desmosomi
  • sono cellule indifferenziate,
  • sono cellule staminali ed anno la funzione di riprodurre la popolazione.

 

Lo strato spinoso presenta cellule ricche di desmosomi, con un ampio sistema di tonofibrille all’interno del citoplasma.

 

Lo strato superficiale è caratterizzato da cellule appiattite che:

  • hanno pochi desmosomi
  • hanno una membrana apicale ispessita priva di microvilli
  • sono ricche di glicogeno

 

L’epitelio stratificato pavimentoso non cheratinizzato si trova in:

  • alcuni tratti dell’apparato digerente
  • nella vagina
  • nell’uretra
  • nella superficie anteriore della cornea
  • nella congiuntiva bulbare e palpebrale

 

Solitamente questo tessuto è affiancato a ghiandole che secernono un secreto che funge da velo di protezione per le cellule pavimentose superficiali.

 

Epitelio pavimentoso stratificato cheratinizzato (epidermide)

 

L’epidermide è un tipo di epitelio pavimentoso stratificato che subisce il processo di cheratinizzazione, che consiste nella trasformazione in lamelle cornee delle cellule desquamanti (quelle morte):

  • formano una barriera protettiva che protegge da agenti patogeni
  • protegge da danni di natura chimica, fisica e meccanica
  • riduce l’evaporazione di liquidi tissutali.

 

Come in tutti gli epiteli pluristratificati, le cellule basali fungono da cellule staminali:

  • danno origine a nuove cellule che modificano la loro struttura e risalgono in superficie
  • vanno a rimpiazzare le lamelle cornee che si desquamano continuamente
  • portandosi in superficie esprimono la cheratina, che è un costituente dei loro filamenti intermedi.

 

Nello strato basale agiscono stimoli attivatori della proliferazione, mentre le cellule degli strati superficiali (altamente specializzate) non si riproducono più:

  • lo strato corneo va incontro ad un processo di apoptosi
  • queste cellule subiscono un processo di cheratinizzazione, si desquamano e si portano in superficie.
  • Le lamelle cornee appiattite (cellule desquamate) si disperdono poi in superficie.

 

Il tempo normale affinché una cellula prodotta nello strato basale arrivi in superficie è di circa 30 gg, ma può diventare enormemente breve in seguito a traumi:

  • esiste un costante equilibrio tra cellule che si desquamano e cellule che vengono germinate nello strato basale

 

L’epitelio ha uno spessore medio tra 30 µm e 1,5/2 mm e varia nelle diverse regioni del corpo.

 

Nell’epidermide si distinguono cinque strati:

  • strato basale
  • strato spinoso
  • strato granuloso
  • strato lucido
  • strato corneo

 

Le cellule presenti sono:

  • cheratinociti: sono le cellule che subiscono il processo di cheratinizzazione
  • melanociti: incaricati di produrre melanina
  • cellule di Langerhans.

 

La cheratina è una proteina fibrosa, che nell’organismo si presenta sotto due differenti forme:

  • cheratina molle: ricopre la cute in tutta la sua estensione
  • cheratina dura: è presente solamente negli epiteli che formano annessi cutanei (peli e unghie)

 

Strato basale

 

Lo strato basale è lo strato più profondo  di cellule staminali che si legano alla membrana basale che li separa dal derma.

 

Le cellule sono alte (cubiche o cilindriche) e hanno un nucleo ovoidale che occupa gran parte della cellula:

  • presenti moltissimi poliribosomi liberi (sintetizzano le cheratine)
  • poco sviluppati il RER e l’apparato di Golgi
  • presentano una rete di tonofilamenti di cheratina molto sviluppati

 

Le cheratine che vengono espresse dai cheratinociti sono di tipi differenti e ogni tipo viene espresso in un particolare stadio.

 

I meccanismi di giunzione:

  • emidesmosomi: si legano alla membrana basale e sono sulla superficie inferiore della cellula. Proteine della famiglia delle integrine.
  • Desmosomi: uniscono la cellula lateralmente alle altre. Proteine della famiglia delle caderine.

 

Contengono parecchi grani di melanina al di sopra del nucleo.

 

Le cellule dello strato basale hanno funzione di cellule staminali:

  • una cellula rimane nello strato basale, l’altra viene spinta a differenziarsi
  • il differenziamento inizia con la perdita delle integrine che formano gli emidesmosomi che giuntano la cellula alla membrana basale.

 

Strato spinoso

 

Le cellule dello strato spinoso sono cellule che sono immediatamente al di sopra di quelle dello strato basale. Presentano una forma  poliedrica leggermente appiattita:

  • nuclei rotondi
  • presentano numerosi desmosomi di giunzione con le altre cellule che gli conferiscono un aspetto spinoso (sono unite da tonofilamenti di cheratina).
  • Sono separate da ampi spazi intracellulari ove circolano liquidi interstiziali

 

Sono cellule che hanno un carattere fortemente basico:

  • presentano numerosi poliribosomi liberi nel citoplasma
  • sono numerosi i granuli di melanina

 

Durante il processo di cheratinizzazione, già a partire dallo strato spinoso, si nota una diminuzione di fluidità del plasmalemma, che progressivamente si ispessisce.

 

Strato granuloso

 

Lo strato granuloso è formato da cellule che derivano dallo stato spinoso, che salendo si appiattiscono ulteriormente:

  • 2-6 ordini di cellule
  • i nuclei cominciano a presentare evidenti alterazioni
  • sono ricchi di granuli di cheratoialina associata a tonofilamenti.

 

Viene secreta la filagrina (che è una proteina tra i maggiori componenti della cheratoialina), che unisce i tonofilamenti di cheratina in macrofibrille.

 

Strato lucido.

 

Lo strato lucido è uno strato che non è distinguibile in tutto l’epidermide:

  • è presente negli epiteli della mano o del piede, dove lo strato corneo è particolarmente ispessito
  • è uno strato sottile di cellule molto appiattite che appare come una esile linea chiara

 

In queste cellule sono scomparsi gli organuli:

  • sono rimasti i tonofilamenti impacchettati (ad opera della filagrina) che si dispongono paralleli alla cute
  • lo spazio intracellulare è ricco di granuli rivestiti da membrana o cheratinosomi.

 

Strato corneo.

 

È costituito da uno strato che presenta uno spessore notevolmente variabile a seconda della sede anatomica in cui si trova:

 

  • le cellule dello strato granuloso e lucido si sono modificate progressivamente formando cellule lamellari molto appiattite ormai prive di nucleo
  • le lamelle cornee non contengono più né nucleo né organuli
  • contengono filamenti impacchettati di cheratina
  • le membrane cellulari sono notevolmente ispessite

 

Lo strato superficiale dello strato corneo è detto strato disgiunto:

  • strato che appare ormai staccato dall’epidermide

 

CELLULE NON AUTOCTONE.

 

Sono cellule che non nascono nell’epidermide (origine a distanza), ma  vi migrano in seguito.

 

Tra queste cellule, le principali sono:

  • melanociti
  • cellule di Langerhans
  • cellule di Merkel

 

Melanociti.

 

I melanociti  sono cellule che hanno origine ectodermica, nascono nelle creste neurali, nella cute e migrano nello strato basale dell’epidermide.

 

Sono cellule dalla morfologia caratteristica:

  • presentano numerose ramificazioni citoplasmatiche
  • per questo sono dette cellule dendritiche.
  • Non formano desmosomi
  • Non possiedono cheratina

Queste cellule producono un particolare pigmento di colore marrone scuro, la melanina, che viene raccolta in granuli detti melanosomi:

  • ha la funzione di proteggere le cellule dello strato basale dai raggi ultravioletti
  • la sua assenza (come nel caso dell’albinismo) è data dall’incapacità di produrla, non dall’assenza di melanociti
  • quando i melanociti si raggruppano in zone circoscritte hanno origine le lentiggini o efelidi.
  • Aumenta in seguito all’esposizione ai raggi solari.

 

Queste cellule hanno un apparato di Golgi parecchio sviluppato e un RER molto articolato:

  • producono vescicole dette melanosomi, in cui è presente una matrice interna lamellare
  • nei melanosomi avviene l’ossidazione da tirosina a melanina.
  • Quando sono prodotti i melanosomi, passano nei prolungamenti citoplasmatici e vengono trasmessi allo strato basale

 

Cellule di Langerhans.

 

Le cellule di langerhans si trovano negli strati sovrabasali dell’epidermide:

  • hanno lunghi prolungamenti irregolari
  • ha moltissimi poliribosomi liberi, un RER e un REL poco sviluppati e un apparato di Golgi  ben visibile
  • nel citoplasma sono presenti organuli specifici a forma di racchetta dette cellule di Birbek.
  • Non presentano dispositivi di giunzione.

 

Sono cellule che derivano da precursori monociti/macrofagi, ed hanno sostanzialmente una funzione di difesa.

 

Sono in grado di riconoscere, captare e rielaborare gli antigeni di cellule estranee e presentarle poi alle cellule immunocompetenti:

  • possono trasportarli ai linfociti T del derma ad esempio
  • inibiscono gli antigeni presenti su cellule estranee
  • una volta migrati ai linfonodi regionali, esauriscono il loro compito immunitario.

 

EPITELI SENSORIALI

 

Tutti gli epiteli sono innervati da fibre nervose amieliniche di piccole dimensioni, che sono ramificazioni terminali di fibre nervose sensitive:

  • sono generalmente considerate come recettori del dolore
  • alcune possono rispondere anche a stimoli tattici e termici

 

In alcune sedi, tra le cellule epiteliali vi sono delle particolari cellule dette cellule sensoriali, che sono in grado di ricevere stimoli di varia natura:

  • queste trasmettono poi gli stimoli alle cellule nervose adiacenti
  • gli stimoli vengono poi convogliati ai centri nervosi

 

Gli epiteli sensoriali sono costituiti da cellule specializzate per la ricezione degli stimoli che provengono dall’esterno:

  • sono dette cellule sensoriali secondarie (le primarie sono quelle periferiche)

 

Le cellule sensoriali secondarie sono cellule cilindriche che presentano:

  • ciglia, stereociglia e chinociglia nel polo apicale, che hanno funzione di recepire gli stimoli
  • giunzioni con sinapsi o giunzioni citoneuronali al polo basale, che servono per trasmettere gli stimoli

 

Intercalate alle cellule sensoriali, che hanno la funzione di recepire gli stimoli, vi sono cellule di supporto, con il compito di sostenere sia in termini trofico-molecolari che strutturali le cellule sensoriali.

 

Le cellule sensoriali comprendono le cellule:

  • gustative: con il compito di recepire i sapori
  • acustiche: ricevono i suoni
  • dell’apparato vestibolare: percepiscono le variazioni di gravità e accelerazione.

 

CELLULE GUSTATIVE

 

La lingua è  rivestita da un epitelio cheratinizzato in cui sono intercalate numerose cellule mucipare:

  • presenta delle formazioni ovoidali che hanno la funzione di recepire lo stimolo gustativo, i calici gustativi.

 

Nei calici gustativi sono presenti tre tipi di cellule:

  • basali
  • gustative (sensoriali)
  • di sostegno.

 

Le cellule gustative sono 4-20 nella lingua e sono elementi di forma allungata con:

  • una porzione basale rigonfia, occupata prevalentemente dal nucleo e sede della giunzione citoneurale
  • nella parte apicale il corpo cellulare è ricco di mitocondri e presenta dei peli gustativi sulla membrana apicale.

 

I peli gustativi sporgono nel calice sulla superficie più esterna e sono stimolate dalle sostanze sapide:

  • percepiscono dolce, amaro, salato e acido.

 

Le cellule di sostegno sono distinte tra:

  • cellule a pilastro: disposte ala periferia del calice
  • cellule a bastoncello: disposte in stretto rapporto con le cellule gustative.

 

Le cellule basali sono situate alla base del calice ed hanno funzione di cellule staminali, per sostituire gli altri elementi.

 

Anche l’olfatto è dato dai calici gustativi:

  • si trovano anche nella faringe nella laringe e nell’istmo
  • olfatto e gusto sono strettamente collegati.

 

Anche le cellule olfattive presentano quindi cellule sensoriali dotate di peli o microvilli che percepiscono gli odori e sono in stretto contatto con fibre nervose.

 

CELLULE ACUSTICHE

 

Sono cellule situate nella parte interna dell’orecchio (spinale), incaricate di recepire gli stimoli sonori.

 

Vengono distinte, a secoda della posizione occupata nell’organo in:

  • interne
  • esterne

 

Le cellule acustiche esterne:

  • sono circa 15000 disposte su 2-3 ordini
  • hanno forma cilindrica
  • la porzione basale è rigonfia e contiene il nucleo
  • la porzione intermedia ha scarsi organuli citoplasmatici
  • la porzione apicale ha numerosi organuli e un ispessimento cunicolare
  • la superficie apicale ha 50-100 stereociglia disposte a U o a W lunghe 1 o 2 µm (peli acustici).

 

Le cellule acustiche interne:

  • hanno forma cilindrica, ma non sono rigonfie a livello basale
  • sono circa 3500
  • possiedono solamente 20 stereociglia, ma con la medesima disposizione di quelle esterne

 

Entrabi i tipi di cellule sono in relazione a due tipi di terminazioni sinaptiche, con le quali formano giunzioni citoneurali:

  • le terminazioni del primo tipo si dicono afferenti (conducono impulsi dalla cellula acustica alle cellule nervose del ganglio spirale), hanno scarsi mitocondri e poche vescicole sinaptiche
  •  le terminazioni del secondo tipo sono più grandi e formano una coppa. Possiedono numerosi mitocondri e vescicole sinaptiche. Sono cellule efferenti (ricevono impulsi dal tronco encefalico per modulare l’attività delle cellule acustiche).

 

 

CELLULE SENSORIALI DELL’APPARATO VESTIBOLARE (ORECCHIO).

 

Sono cellule sensoriali situate a livello dell’orecchio, nell’apparato vestibolare, che ricevono impulsi a riguardo delle accelerazioni rotazionali e gravitazionali che subisce l’organismo e le trasmettono ai centri nervosi.

 

Le cellule delle macule sono di due tipi:

  • cellule del primo tipo: forma di fiasco, situate nella parte centrale delle macule
  • cellule del secondo tipo: sono situate in periferia rispetto alle cellule del primo tipo. Hanno forma regolarmente cilindrica.

 

Le cellule del primo tipo:

  • ha forma di fiasco poiché ha la porzione basale allargata dalla presenza del nucleo
  • nella parte apicale possiede un centinaio di stereociglia
  • è presente un chinociglio, una struttura motoria provvista di assonema e di corpo basale che è il principale responsabile della ricezione dello stimolo
  • possiede una giunzione citoneurale afferente, che abbraccia quasi tutta la cellula
  • sono presenti piccole giunzioni citoneurali efferenti.

 

Le cellule del secondo tipo:

  • hanno giunzioni citoneurali che si collegano solamente nella porzione basale della cellula
  • è presente una terminazione afferente e alcune efferenti
  • hanno forma cilindrica
  • sulla superficie apicale sono presenti stereociglia e il chinociglio

 

I peli acustici dei due tipi cellulari (stereociglia + chinociglia) sono immersi in una matrice gelatinosa detta membrana otolitica, che è composta da:

  • proteoglicani solforati
  • cristalli romboidali di carbonato di calcio detti otoconi.

 

Le cellule delle macule sono stimolate dal movimento della membrana otolitica che grava sui peli acustici.

 

Le cellule capellute delle creste ampollari sono cellule sensoriali dell’apparato vestibolare che presentano peli sensoriali particolarmente lunghi:

  • immersi in una sostanza gelatinosa (cupola ampollare) priva di otoliti.
  • Sono stimolate dal movimento della matrice della cupola, che si muove a causa dei movimenti di traslazione.

 

FOTORECETTORI DELL’OCCHIO

 

Anche nell’apparato visivo sono presenti cellule epiteliali modificate chiamate fotorecettori, distinte in coni e bastoncelli:

  • sono neuroni d’integrazione della retina (la retina è un epitelio pluristratificato).
  • la retina è posta sul fondo oculare.

 

 

 

EPITELI PARTICOLARMENTE DIFFERENZIATI

 

In alcuni casi, il tessuto epiteliale si differenzia notevolmente durante la fase prenatale, dando origine a particolari struture che hanno funzione specifiche:

  • smalto dentario: riveste la corona del dente
  • cristallino: uno dei mezzi diottici del bulbo oculare
  • peli, unghie e capelli: componenti particolarmente differenziati.

 

SMALTO DENTARIO

 

Lo smalto è un secreto prodotto da particolari cellule epiteliali dell’organo dello smalto:

  • ameoloblasti: producono smalto (formato da un reticolo cristallino metallico 97%, sostanze organiche e acqua 3%)
  • costituiscono un epitelio cilindrico semplice con funzione secretoria.

 

Lo smalto viene secreto nell’organo dello smalto (che forma una specie di coppa) mediante vescicole dagli ameloblasti e va a coprire la dentina sul dente in formazione.

 

La dentina è un materiale che circonda il dente ed è ricoperto dallo smalto:

  • è immersa in un tessuto connettivale che è molto ricco di terminazioni nervose

 

CRISTALLINO

 

Nel corso dello sviluppo fetale, l’ectoderma si invagina in prossimità delle cavità  oculari:

  • questo tessuto si chiude in una vescicola che costituisce l’abbozzo del cristallino
  • al termine dello sviluppo si ha la formazione del cristallino.

 

Il cristallino ha una forma di lente biconvessa che ha la funzione di mettere a fuoco le immagini sulla retina, mediante variazione del proprio raggio di curvatura. È costituito da:

  • epitelio cubico semplice
  • fibre del cristallino
  • capsula o cristalloide

 

Le fibre del cristallino sono strutture che percorrono tutta la lunghezza del cristallino e hanno forma di prismi esagonali:

  • nel citoplasma si intravvedono mitocondri e piccole vescicole
  • i nuclei sono situati all’equatore del cristallino in una zona detta “dei nuclei”
  • le strane interdigitazioni tra le fibre sono probabilmente meccanismi di giunzione correlati al movimento funzionale delle fibre

 

Al centro del cristallino mancano invece i nuclei, che vengono perduti dalle cellule fibrose più interne.

 

La parte superficiale del cristallino è ricoperta dall’epitelio cilindrico semplice, a cui si sovrappone la capsula che è uno strato costituito da:

  • glicoproteine
  • collagene

 

PELI

 

I peli sono epiteli cheratinizzati modificati che si affondano profondamente nella cute.

 

Un pelo è formato da:

  • una porzione libera, detta fusto
  • una porzione infissa, detta radice
  • un bulbo pilifero alla cui estremità penetra una papilla connettivale con funzione trofica e neurologica

 

Il pelo è infisso in una rientranza modificata della superficie della pelle, a cui partecipano sia l’epidermide che il derma, il follicolo pilifero.

 

I peli sono costituiti da un tessuto epiteliale pavimentoso stratificato, con le opportune modifiche:

  • sono anche presenti melanociti che forniscono melanosomi al pelo o al capello
  • alla base di ogni pelo v’è una ghiandola sebacea.

 

UNGHIE

 

Le unghie sono placche di celle infarcite di cheratina dura che  derivano dall’epidermide:

  • sono ancora provviste di nucleo picnotico (che ha subito apoptosi)
  • si fondono con lo strato lucido e con lo strato granuloso dell’epidermide cutaneo a livello del vallo ungueale (ai lati dell’unghia)
  • al di sotto dell’unghia rimangono solamente gli strati germinativo e spinoso dell’epidermide.

 

 

    1. Epiteli secernenti (ghiandole)

 

GENERALITA’.

 

La secrezione è una delle caratteristiche più complesse delle cellule eucariotiche:

  • è l’elaborazione di particolari sostanze che, dopo essere state immesse nel microambiente vengono utilizzate da altre cellule o dall’organismo

 

Nonostante molti tipi cellulari elaborano sostanze specifiche che vengono secrete nel mezzo circostante, il titolo di cellule secernenti va a quelle cellule che nel corso della differenziazione si sono altamente specializzate per la funzione secretoria.

 

Gli epiteli ghiandolari sono costituiti da cellule secernenti derivate da lamine epiteliali. Le cellule secernenti si possono trovare in differenti strutture:

  • intercalate negli epiteli di rivestimento: ad esempio le cellule della mucosa gastrica e delle vie respiratorie
  • lamine epiteliali secernenti: sono ad esempio le cellule della mucosa gastrica e del rivestimento uterino o della vescichetta seminale.
  • Ghiandole: sono complessi di forma e volume maggiore d cellule secernenti. Hanno caratteristiche molto differenti.

 

La secrezione è un procedimento molto complesso che richiede l’intervento di tutte le strutture interne di una cellula:

  • RER e REL
  • Mitocondri
  • Apparato di Golgi,
  • Nucleo e nucleolo
  • Ribosomi
  • Lisosomi

 

La secrezione, in base alla frequenza con cui viene emessa e al tipo di stimolo che la attiva è distinguibile in:

  • continua: il secreto viene rilasciato appena prodotto, senza essere accumulato.
  • Discontinua: il secreto, dopo essere stato prodotto, è immagazzinato in granuli, che vengono rilasciati in seguito a precisi stimoli ormonali o nervosi.

 

Le fasi della secrezione sono:

  • assunzione di materiale da liquidi interstiziali
  • elaborazione di materiale all’interno della cellula
  • rilascio del materiale elaborato.

 

Il secreto può essere di natura differente, a cui fa riscontro uno sviluppo di precisi organuli all’interno della cellula secernente:

  • lipidica (steroidea): presentano un notevole sviluppo del REL e dei mitocondri
  • glucidica:
  • glicoproteica: le cellule hanno un voluminoso complesso del Golgi,
  • proteica: si ha un RER notevolmente sviluppato.

 

Uno dei tipi di secrezione più studiati è quello delle cellule acinose del pancreas:

  • producono i granuli di zimogeno, contenenti gli enzimi digestivi propri del succo pancreatico
  • si sono studiati con tecniche di marcatura con amminoacidi radioattivi.
  • Si è visto che in 5 minuti l’amminoacido si incorpora nella proteina di secrezione, dopo 12 minuti viene espulso.
  •  Membrana dei granuli di zimogeno è particolarmente ricca di un lipide affine alla lecitina, la lisolecitina, che è in grado di aprire dei varchi nel plasmalemma
  • più granuli possono anche incolonnarsi e formare un canale, attraverso il quale viene espulso il secreto di tutti i granuli mediante una sola fessura nella membrana plasmatica.

 

ORIGINE E DIFFERENZIAMENTO

 

Le ghiandole vengono distinte in:

  • ghiandole esocrine: sono provviste di un dotto escretore, che veicola il secreto in cavità comunicanti con l’esterno.
  • Ghiandole endocrine: non possiedono alcun dotto escretore, ma rilasciano il secreto all’esterno nel microambiente, per poi essere assorbito dai vasi sanguigni.

 

Tutte le cellule secernenti di questo tipo hanno origine da cellule epiteliali, poi differenziatesi. Le cellule differenziate si spingono nel connettivo sottostante sottoforma di cordoni o tubuli:

  • alcune restano a contatto con l’epitelio che le ha generate, formando un tubulo che diverrà il dotto escretore
  • altre perdono contatto con l’epitelio e diventano ghiandole endocrine.

 

Le cellule epiteliali differenziate in cellule secernenti costituiscono il parenchima delle ghiandole (endocrine o esocrine).

GHIANDOLE ESOCRINE

 

CLASSIFICAZIONE

 

Le ghiandole esocrine si possono classificare in base a criteri differenti:

  • numero delle cellule: ghiandole unicellulari e pluricellulari
  • sede in cui si trovano: intraepiteliali o extraepiteliali, queste divise in parietali o extraparietali
  • forma dell’adenomero: tubulare, alveolari, acinose, tubuloalveolari, tubuloacinose
  • ramificazione dei dotti escretori: semplici, ramificate, composte
  • modalità di emissione del secreto: olocrine, apocrina, merocrine.

 

Le ghiandole merocrine possono essere classificate in base alla natura del secreto in:

  • ghiandole mucose
  • ghiandole sierose
  • ghiandole miste.

 

GHIANDOLE UNICELLULARI

 

Sono le cellule caliciformi mucipare, che sono intercalate negli epiteli di rivestimento  delle vie digerenti o delle vie respiratorie:

  • sono cellule singole, secernenti di per sé, che costituiscono da sole una ghiandola

 

Sono dette mucipare, poiché secernono muco, il cui costituente principale è dato dalle mucine:

  • glicosamminoglicani
  • glicoproteine
  • proteoglicani

 

Il muco è un importante mezzo di protezione per le superfici intraepiteliali.

 

La cellula caliciformi mucipare presenta una forma a calice, con un piede più stretto della superficie apicale, la quale presenta una sommità più ingrossata:

  • alla base della cellula si trovano il nucleo, profili di RER e mitocondri
  • al di sopra del nucleo è presente un reticolo di Golgi molto sviluppato
  • nella restante porzione superiore sono presenti i granuli di mucinogeno, disseminati tra elementi citoscheletrici.

 

All’uscita dall’apparato di golgi, i granuli sono più compressi, ma man mano che salgono assorbono acqua e formano il muco, che viene liberato all’uscita dalla cellula nella porzione apicale.

 

GHIANDOLE PLURICELLULARI

 

  • Classificazione in base alla loro sede

 

Raramente le ghiandole sono situate nello spessore di un epitelio di rivestimento. Quando accade si dice che sono ghiandole intraepiteliali:

  • sono per lo più ghiandole alveolari semplici,
  • sono localizzate in distretti anatomici come l’epitelio delle cavità nasali e in alcuni tratti dell’uretra maschile

 

Quando le ghiandole si trovano all’esterno degli epiteli sono dette ghiandole extraepiteliali e si distinguono in:

  • ghiandole parietali: si trovano nella parete dell’organo a cui appartengono, situate nella lamina propria o nella sottomucosa. Sono ad esempio le ghiandole esofagee, tracheali, gastriche e intestinali
  • ghiandole extraparietali: sono ghiandole più voluminose che non sono accolte nella parete dell’organo dove sbocca il suo dotto escretore. È l’esempio del fegato, del pancreas e delle ghiandole salivari maggiori.

 

 

 

  • Organizzazione delle ghiandole pluricellulari extraparietali

 

Nelle ghiandole esocrine extraparietali, la parte del cordone della ghiandola che si immerge nel connettivo sotto l’epitelio di rivestimento si divide in cellule secernenti che costituiscono l’adenomero, ovvero la porzione secernente della ghiandola.

 

Le cellule che invece sono chiamate a convogliare gli adenomeri con la lamina epiteliale superficiali sono cellule epiteliali di rivestimento anch’esse, e si convogliano in un sistema di dotti che porta i secreti in superficie.

 

Una ghiandola esocrina è costituita da due porzioni:

  • adenomero: la porzione secernente, che forma una cavità centrale detta lume, in cui le cellule riversano il secreto.
  • Cellule di rivestimento: sono cellule epiteliali che delimitano le superfici del lume e del sistema di dotti.

 

Quando una ghiandola diventa di dimensioni rilevanti non è più sufficiente la componente epiteliale per mantenere la struttura, ma entra in gioco anche la parte connettivale.

 

Le ghiandole complesse, dunque, possiedono due strutture:

  • parenchima: costituito dagli elementi di origine epiteliale (adenomeri e dotti escretori)
  • stroma: elementi di origine connettivale, con funzioni trofiche e di sostegno

 

Le ghiandole composte sono avvolte da una capsula connettivale, da cui dipartono dei setti connettivali che dividono la ghiandola in vari lobi.

 

Anche gli stessi lobi sono delimitati da ulteriore connettivo che lo separano in lobuli, che sono ulteriormente divisi da connettivo fino a rivestire i singoli adenomeri.

 

Il connettivo che delimita i lobi e i lobuli porta con sé vasi sanguiferi, vasi linfatici e nervi, che permettono al sistema nervoso e al sistema vascolare di essere in contatto con le cellule secernenti:

  • i vasi sanguigni apportano le sostanze trofiche alle ghiandole
  • i nervi regolano l’attività secretoria

 

L’organizzazione in lobi, lobuli e adenomeri, determina la formazione di dotti escretori di vario genere, che sono distinguibili in base alla morfologia degli elementi cellulari che li costituiscono.

 

Nelle ghiandole sierose di grosse dimensioni (pancreas e parotide) ogni dotto che esce dall’adenomero confluisce in un dotto di dimensioni maggiori, il quale si fonde con altri dotti e via fino ad arrivare al dotto escretore principale della ghiandola.

 

  • Classificazione in base alla forma degli adenomeri

 

Le ghiandole extraepiteliali possono essere classificate anche in base alla forma dei loro adenomeri:

  • tubulare: l‘adenomero delimita una sorta di tubo
  • acinose: le cellule formano una sorta di adenomero sferico, ma con un lume molto ristretto.
  • Alveolare: l’adenomero forma un sacculo sferico con un lume ampio.

 

Quando la ghiandola è costituita da un solo adenomero è detta semplice (alveolare, tubulare o acinosa).

 

Nelle ghiandole tubulari semplici se il dotto escretore è avvolto su sé stesso si parla di ghiandola tubulo-glomerulare.

 

Quando due o più adenomeri (acinosi, alveolari o tubulari) confluiscono in un unico dotto si parla di ghiandola ramificata.

 

Se in presenza di un solo dotto confluiscono ghiandole di tipo differente si chiama:

  • tubuloalveolare: la ghiandola in cui in un dotto confluiscono un’adenomero tubulare e uno alveolare
  • tubuloacinosa: una ghiandola in cui in un solo dotto fluiscono un adenomero tubulare e uno acinoso

 

Le ghiandole tubuloalveolari o tubuloacinose si dicono ramificate se si è in presenza di un solo dotto escretore, composte se confluiscono in più dotti escretori.

 

Anche quando adenomeri differenti con i loro dotti escretori confluiscono in un dotto maggiore (o in più ramificazioni) si usa dire che la ghiandola è una ghiandola composta.

 

Le ghiandole alveolari semplici sono tipicamente le ghiandole cutanee degli anfibi. Nell’uomo sono presenti solo poche di queste ghiandole nell’uretra maschile e nella mucosa nasale

 

Le ghiandole acinose semplici comprendono le ghiandole sebacee, ovvero le ghiandole dei peli che elaborano un secreto di tipo lipidico.

 

Le ghiandole tubulari semplici sono le comuni ghiandole sudoripare e le ghiandole intestinali e gastriche degli epiteli di rivestimento.

 

Le ghiandole tubulari ramificate hanno una massima rappresentanza nelle ghiandole piloriche, ma possono essere presenti in alcune ghiandole sudoripare.

 

Le ghiandole acinose ramificate sono le ghiandole sebacee e le loro annesse ghiandole tarsali. Di questo tipo sono anche le ghiandole salivari minori.

 

Ghiandole tubulari composte sono rappresentate dalle ghiandole cardiali e duodenali di Brunner e le ghiandole sierose di Ebner, annesse ai calici gustativi, oltre che le ghiandole lacrimali.

 

Le ghiandole tubuloalveolari composte sono presenti nella prostata e costituiscono la ghiandola mammaria.

 

Le ghiandole tubuloacinose composte, infine, sono le ghiandole salivari maggiori e il pancreas.

Il fegato ha una struttura tutta particolare, talora definita labirintica, e produce la bile.

 

  • Classificazione in base alle modalità di emissione del secreto

 

In base alla modalità di emissione del secreto le ghiandole si dividono in:

  • olocrine
  • apocrina
  • merocrine

 

Le ghiandole olocrine sono costituite da cellule che vengono eliminate in toto durante la secrezione insieme al secreto. La ghiandola viene poi ricostruita da uno strato di cellule staminali presenti sulla membrana basale.

 

L’esempio più calzante di ghiandole olocrine è rappresentato dalle ghiandole sebacee, ghiandole di tipo acinoso, semplici o ramificate:

  • l’epitelio degli acini si presenta stratificato
  • su una membrana basale sono presenti numerosi strati di cellule che evolvono dalla membrana basale verso il lume

 

Lo strato più profondo è formato da cellule cubiche con un nucleo sferico e centrale, ed è lo strato germinativo, in cui le cellule si riproducono per mitosi.

 

Progressivamente le cellule:

  • migrano verso il centro dell’acino
  • aumentano di volume caricandosi di gocciole lipidiche
  • presentano organuli in via di degenerazione

 

Infine, mentre il nucleo va in picnosi (apoptosi), le gocciole lipidiche occupano quasi l’intero volume:

  • la cellula è trasformata in una massa globosa con alto contenuto lipidico
  • viene degenerata ed espulsa

 

Lo strato germinativo della membrana basale assicura la presenza di nuove cellule in superficie.

 

Le ghiandole sebacee:

  • non sono vascolarizzate
  • hanno molte terminazioni nervose.

 

Le ghiandole apocrina sono cellule che nel corso dell’espulsione del secreto perdono una porzione estesa di citoplasma, ma possedendo ancora il nucleo, vengono rigenerate.

 

Un esempio di ghiandole a secrezione apocrina sono le ghiandole mammarie.

 

La secrezione merocrine è la più comune. Essa non comporta l’alterazione dell’integrità della cellula.

 

Un particolar tipo di secrezione merocrine è la secrezione eccrina, nella quale vengono liberate soluzioni di elettroliti, come ad esempio nel sudore.

 

In base alla natura del secreto, le ghiandole merocrine vengono classificate in:

  • ghiandole sierose
  • ghiandole mucose
  • ghiandole miste (sieromucose)

 

Le ghiandole sierose sono ghiandole di tipo tubulo-acinoso ed elaborano un secreto chiaro e fluido contenente enzimi.

 

Il lume dell’adenomero sieroso è poco evidente, si estende dalle porzioni apicali delle cellule mediante canalicoli intercellulari.

 

La cellula sierosa presenta la forma di una piramide tronca:

  • il nucleo è tondo e situato nella porzione basale della cellula
  • il citoplasma è generalmente basofilo, ma presenta numerosi granuli acidofili nella porzione apicale
  • il RER è composto da numerose cisterne parallele che occupano l’intera porzione profonda del citoplasma
  • l’apparato di Golgi è al di sopra del nucleo ed è molto esteso. Dal suo versante trans si distaccano le vescicole granulari che contengono gli enzimi
  • le vescicole distaccate dall’apparato di Golgi si trasformano in granuli di zimogeno, che fondendosi con la membrana plasmatica estromettono il siero enzimatico nel lume dell’acino o del tubulo.

 

Ghiandole sierose sono riscontrabili:

  • pancreas esocrino
  • ghiandole salivari maggiori
  • parotide
  • in alcune ghiandole mucose (gastrica, intestinale, respiratoria)

 

Le ghiandole mucose producono un secreto denso, la mucina, che idratandosi costituisce il muco.

 

Le cellule mucose delimitano un lume più ampio rispetto alle sierose e sono caratterizzate da:

  • nucleo schiacciato, piccolo, scuro localizzato nella porzione basale della cellula
  • citoplasma chiaro e vacuolizzato
  • la basofilia è molto meno intensa rispetto alle cellule sierose.

 

La morfologia delle cellule mucose varia notevolmente in relazione alle fasi in cui una cellula si trova. Il RER, ad esempio:

  • è molto sviluppato nelle cellule che stanno preparando il secreto
  • è pressoché assente o molto rimpicciolito nelle cellule che contengono granuli di secrezione.

 

Lo stesso avviene per l’apparato di Golgi:

  • sviluppato e attivo nella fase secretoria
  • molto ristretto quando la cellula è piena di granuli.

 

La maggior parte dei granuli mucosi è composta da una matrice omogenea, talvolta con un materiale flocculare pi o meno denso.

 

Quando sono presenti i microvilli sulle superfici apicali delle cellule sono sparsi e molto piccoli.

 

Le ghiandole miste sono ghiandole propriamente sieromucose, in cui talvolta predomina la parte mucosa e altre volte quella sierosa.

 

Sono frequenti particolari strutture in cui le cellule sierose si dispongono all’esterno delle cellule mucose formando una semiluna detta semiluna di Giannuzzi:

  • in realtà le cellule sono disposte a coppa
  • il secreto delle cellule sierose passa attraverso le superfici di contatto delle cellule mucose.

 

L‘emissione del secreto delle cellule mucose e sierose avviene nella modalità con cui avviene la secrezione negli acini pancreatici, ovvero con la formazione di granuli di zimogeno o di muco che si possono incolonnare tra loro e secernere il contenuto mediante la rottura del plasmalemma.

 

Le cellule sierose sono implicate nella sintesi, nel trasporto e nell’accumulo di sostanze proteiche, in molti casi enzimi o glicoproteine.

 

Le cellule mucose, producono per lo più glicosamminoglicani (GAG) o proteoglicani, sintetizzati a livello del Golgi.

 

 

  • Cellule mioepiteliali

 

In alcuni tipi ghiandolari, si trovano, tra lo strato epiteliale e le cellule secernenti dell’adenomero, delle cellule che sono molto simili ad elementi muscolari lisci, dette cellule mioepiteliali o a canestro:

  • i loro prolungamenti formano una specie di canestro che avvolge gli elementi secernenti.
  • Talvolta si trovano anche in presenza dei dotti escretori
  • Il loro compito è quello di favorire la progressione del secreto verso i dotti escretori

 

Sono cellule diposte con il loro asse maggiore parallelo a quello del condotto escretore, collegate tra loro mediante desmosomi, e alla lamina basale mediante emidesmosomi.

 

In prossimità del nucleo l’apparato del Golgi è poco sviluppato, mentre sono presenti notevoli miofilamenti che corrono nella parte più profonda:

  • sono presenti microtubuli perpendicolari ai miofilamenti
  • la contrazione delle cellule mioepiteliali accelera il flusso del secreto e il suo scorrere nei dotti

 

Nell’uomo si trovano:

  • associate agli adenomeri delle ghiandole sottomandibolari, delle parotidi, sottolinguali
  • nei dotti delle parotidi e delle ghiandole sottomandibolari
  • nelle ghiandole salivari minori
  • nelle ghiandole sudoripare
  • nelle ghiandole mammarie.

 

Nelle ghiandole mammarie, le cellule mioepiteliali risultano più spesse ed attive, creando una rete contrattile molto funzionale in sede di allattamento.

 

GHIANDOLE ENDOCRINE

 

Le ghiandole esocrine non possiedono dotti escretori e riversano il secreto (gli ormoni) nel torrente circolatorio:

  • gli ormoni agiscono su organi situati anche a notevole distanza dalla ghiandola, detto organi bersaglio
  • sono capaci di regolare l’attività metabolica dei vari organi.

 

L’apparato endocrino è costituito da organi o gruppi di cellule che hanno la capacità di sintetizzare ormoni.

 

Gli ormoni sono di natura:

  • oligopeptidica
  • proteica
  • glicoproteica
  • steroidea
  • lipidica
  • amine biogene o catamine

 

Gli ormoni di natura proteica hanno i recettori sulla membrana delle cellule bersaglio.

 

Gli ormoni steroidei hanno invece recettori presenti nel citoplasma, meccanismo che permette al complesso ormone/recettore di entrare nel nucleo e influenzare l’attività genica.

 

La concentrazione plasmatica degli ormoni è molto bassa e si aggira intorno a 10-7/8M.

 

Una volta raggiunto l’organo bersaglio, un ormone può agire in maniera differente, tra cui:

  • può indurre la produzione di proteine o enzimi
  • può indurre la produzione di altri ormoni (sono detti tropoormoni)

 

 Ad esempio l’ormone ipofisario THS, una glicoproteina ipofisaria che stimola  tireociti alla produzione di T3 e T4, i due principali ormoni ipofisari.

 

Mentre alcuni ormoni (es. quelli tiroidei) agiscono su larga parte dell’organismo, altri hanno solamente pochi organi bersaglio.

 

Per dare una precisa descrizione morfologica, le ghiandole endocrine possono essere classificate in base a:

  • organizzazione strutturale della ghiandola
  • organizzazione ultrastrutturale delle popolazioni cellulari che prendono parte.

 

ORGANIZZAZIONE STRUTTURALE.

 

Nelle ghiandole endocrine che costituiscono organi distinti, le cellule secernenti endocrine sono organizzate in:

  • cordoni solidi o gruppi cellulari (nidi), come nel caso dell’ipofisi, della parotide, del surrene, epifisi
  • vescicole chiuse come ad esempio i follicoli tiroidei.

 

Nel contesto di altri organi o ghiandole esocrine possono trovarsi sotto forma di:

  • gruppi ben delimitati in una ghiandola esocrina (isole di Langerhans nel pancreas)
  • cellule singole o a piccoli gruppi immerse nel connettivo (ghiandola interstiziale del testicolo o dell’ovario)
  • cellule endocrine singolarmente disperse in tessuti epiteliali di rivestimento o secernenti esocrini (sistema endocrino diffuso).

 

Le ghiandole a cordoni solidi presentano cordoni o nidi di adenomeri con una esile trama connettivale e riccamente vascolarizzati:

  • il tessuto connettivo di basso spessore assicura la coesione e l’interazione tra le cellule secernenti con una sottile rete di fibre reticolari
  • la vascolarizzazione avviene con numerosi capillari sinusoidali, che differentemente dai normali capillari ramificati, presentano un andamento sinuoso, un lume ampio e un endotelio fenestrato.

 

La rete vascolare si adegua all’andamento delle ghiandole:

  • queste possono raggrupparsi in glomeruli
  • decorrere parallele
  • formare reti tridimensionali

 

Nelle ghiandole a follicoli chiusi, gli elementi secernenti si dispongono in un’unica fila, formando la parete di vescicole tondeggianti, che contengono al loro interno una sostanza chiamata colloide.

 

Questa organizzazione è una soluzione che permette di:

  • ampliare la superficie di contatto con la rete vascolare
  • conservare gli ormoni steroidei in un deposito.

 

IPOFISI

 

L’ipofisi, o ghiandola pituitaria è una piccola ghiandola situata all’interno del cranio nella fossa ipofisaria dell’osso sfenoide.

 

Produce ormoni che stimolano le più disparate funzioni e influenzano le attività di molte altre ghiandole endocrine.

 

L’ipofisi è una ghiandola suddivisa in due compartimenti:

  • adenoipofisi: ghiandola endocrina a cordoni e nidi cellulari di derivazione ectodermica
  • neuroipofisi: formazione neurosecretoria derivata dal mesoderma encefalico.

 

L’adenoipofisi consiste di:

  • pars distalis (o lobo anteriore): formata da tipi celluladi di diversa specie che producono ormoni prevalentemente tropici (regolano l’attività di altri ormoni)
  • pars intermedia: nell’uomo è una porzione particolarmente ridotta, costituita da poche cavità cistiche rivestite di epitelio prismatico.
  • Pars tuberalis: è l’estensione nel cranio del lobo anteriore lungo il peduncolo ipofisario, composta da pochi strati di cellule cromofobe.

 

  • Adenoipofisi

 

I vari tipi cellulari sono stati classificati, a seconda delle risposte ai trattamenti istologici in cellule:

  • cromofile
  • cromofobe

 

Le cellule cromofile si suddividono a loro volta in cellule acidofile o basofile a seconda della colorazione assunta dai loro granuli.

 

Le cellule acidofile sono ricche di granuli con un secreto di natura proteica (PAS-), mentre le cellule basofile sono caratterizzate da un secreto glicoproteica (PAS+). Le cellule cromofobe sono prive di granuli.

 

Cellule acidofile.

 

Le cellule acidofile costituiscono circa il 40% delle cellule dell’ipofisi, hanno un diametro di 15-20 µm e contengono granuli acidofili piuttosto voluminosi.

 

Sono rappresentate da due principali famiglie di cellule:

  • cellule somatotrope o STH cell: cellule di forma tondeggiante con nucleo sferico e RER e Golgi molto sviluppati. Secernono l’ormone della crescita (STH) detto somatotropo. I granuli sono presenti in numero variabile, maturi hanno un diametro di circa 400 nm.
  • Cellule mammotrope (LTH cell): Sono elementi oblunghi, che rappresentano il 15-10% delle cellule ipofisarie. Contengono cisterne parallele del RER, un grande nucleo e un complesso di Golgi esteso. Possono avere grandi dimensioni e una forma piuttosto irregolare.

 

Le cellule mammotrope, durante la gravidanza, o di trattamento con estrogeni, le cisterne del RER si ampliano e si riscontra la maggiore presenza di granuli immaturi.

 

Infatti, le cellule mammotrope secernono l’ormone luteototropo (LTH) o prolattina (PRL), che ha come effetto principale la produzione del latte materno, stimolando la ghiandola mammaria.

 

Cellule basofile.

 

Le cellule basofile rappresentano circa il 10-15% delle cellule ipofisarie e presentano dimensioni maggiori rispetto alle cellule acidofile (20-25 µm) con scarsi granuli basofili e PAS positivi.

 

Le cellule basofile sono rappresentate da differenti popolazioni cellulari:

  • celle gonadotrope (o beta)
  • cellule tireotrope
  • cellule corticotrope

 

Le cellule gonadotrope sono principali responsabili delle gonadotropine, ovvero degli ormoni FSH e LH. Producono granuli di piccole dimensioni che contengono sia FSH che LH, il cui rapporto è regolato da vari steroidi presenti negli apparati anatomici bersaglio.

 

Nei maschi:

  • FSH stimola le cellule del Sertoli alla spermatogenesi
  • LH stimola la produzione di testosterone da parte delle cellule interstiziali di Leyding

 

Nella donna:

  • FSH promuove l’accrescimento del follicolo ooforo e la produzione di estrogeni
  • LH stimola l’ovulazione e la produzione del  corpo luteo.

 

Le cellule tireotrope sono cellule che rappresentali il 5% del totale. Presentano granuli molto più piccoli rispetto alle altre cellule (100-150 nm) e producono l’ormone TSH.

 

L’ormone TSH è il principale stimolatore delle cellule dei follicoli tiroidei degli ormoni T3 e T4.

 

Le cellule corticotrope o cellule gamma, contengono piccoli granuli con distribuzione prevalentemente periferica. Rappresentano circa il 20 % delle cellule presenti nell’ipofisi.

 

Il principale prodotto delle cellule corticotrope è dato dall’ormone ACTH, che stimola il corticosurrene a produrre ormoni glicoattivi.

 

Le cellule corticotrope secernono anche più di un ormone, che appartiene ai derivati dalla sintesi della proteina POMC, prodotta nella pars intermedia e nella pars distalis:

  • MSH, stimolatore dei melanociti
  • CLIP (peptide corticotropinio-simile)
  • g-lipotrofina
  • b-endorfina.

 

Cellule cromofobe.

 

Le cellule cromofobe, nell’ipofisi, sono cellule che non presentano riscontro a livello immunocitochimico e non assumono colorazioni:

  • si ritiene che siano cellule indifferenziate di riserva.

 

Attività endocrina dell’adenoipofisi.

 

L’attività endocrina dell’adenoipofisi è regolata da ormoni RH (relasing ormons) o da prostimoline libere che agiscono sul’adenoipofiis stimolando al produzione di particolari ormoni.

 

Si possono anche produrre ormoni inibitori (IH) capaci di interrompere l’attività di topine ipofisarie.

 

Questi ormoni di attivazione sono prodotti dai neuroni dell’ipotalamo, inviati tramite l’assone alle giunzioni del circolo portale ipotalamo-ipofisario, ove vengono rilasciati per neurosecrezione e possono raggiungere gli adenomeri dell’adenoipofisi.

 

 

  • neuroipofisi

 

La neuroipofisi è un derivato mesodermico. È il territorio di secrezione degli ormoni sintetizzati da neuroni ipotalamici.

 

Gli ormoni ipofisari sono:

  • ossitocina: stimola le contrazioni della muscolatura uterina al momento del parto
  • vasopressina: ha una azione vasocostrittrice e stimola l’assorbimento di acqua a livello del rene (funzione diuretica). Il diabete insipido è dato dalla sua mancata produzione.

 

Questi ormoni sono sintetizzati dai neuroni dell’ipotalamo, migrano lungo gi assoni in vescicole secretorie e raggiungono il peduncolo della neuroipofisi.

 

Raggiunto il lobo posteriore dell’ipofisi vengono liberati ei pressi dei capillari.

 

Alcuni granuli neurosecretori possono essere orrevati anche al microscopio ottico, come ad esempio il corpo di Herring.

 

Entro i granuli di secrezione, le vasopressine e ossitocine sono legate a proteine vettrici neurofisine.

 

La neuroipofisi contiene:

  • fibre nervose (assoni amielinici che terminano in prossimità dei capillari)
  • stroma connettivale (connettivo lasso ricco di capillari).

 

PARATIROIDI

 

Sono ghiandole di piccola dimensione poste sulla parte inferiore e superiore dei due lobi della tiroide, in posizione posteriore rispetto alla tiroide stessa.

 

Sono organizzate in nidi e cordoni, separati da un connettivo lasso contenente un discreto numero di adipociti. La componente lipidica aumenta durante lo sviluppo, in modo che i cordoni si presentino in gruppi cellulari dissociati tra loro.

 

Le paratiroidi sono formate da due gruppi principali:

  • cellule principali: sintetizzano il paratormone
  • cellule ossifile: cellule di ruolo non noto con un piccolo nucleo eterocromatinico e un citoplasma acidofilo ricco di glicogeno.

 

Le cellule principali si presentano in maniera differente a seconda del loro stato di attività.

 

Quando le cellule principali sono nella forma in attiva:

  • hanno un RER e un apparato di Golgi poco sviluppati
  • ricche di glicogeno e lipofuscine citoplasmatiche

 

Nella forma attiva le cellule presentano elevati profili di RER e del complesso di Golgi e numerose vescicole di secrezione:

  • l’attività delle cellule principali è regolata dagli ioni calcio presenti in ambiente extracellulare
  • la cellula può andare incontro ad un ciclo di attività che comporta la sintesi e l’esocitosi di paratormone.

 

Il paratormone agisce su cellule bersaglio che presentano recettori di membrana localizzate:

  • nel tessuto osseo: produce un riassorbimento da parte degli osteoclasti e una elevazione della calcemia
  • a livello del rene: stimola la produzione del 1,25-diidrossicalciferolo, metaboliti attivo della vitamina D, che facilita l’assorbimento del calcio a livello intestinale.

 

GHIANDOLE SURRENALI

 

Le ghiandole surrenali sono costituite da due ghiandole endocrine con origine e funzione differente:

  • corticale
  • midollare.

 

Parte corticale.

 

La corticale del surrene è organizzata in tre zone concentriche, costituite da cordoni cellulari organizzati diversamente:

  • zona glomerulare
  • zona fascicolata
  • zona reticolare.

 

La zona glomerulare è la parte più esterna, costituita da cellule organizzate in cordoni ad anse o a gomitolo, rivestiti da una membrana basale.

Le cellule della zona glomerulare della parte corticale del surrene sono di piccole dimensioni, poliedriche con membrane interdigitate e unite tra loro da giunzioni tipo macula adhaerens:

  • citoplasma ricco di poliribosomi liberi e profili di REL
  • mitocondri con creste di aspetto lamellare

 

La zona glomerulare è implicata nella produzione di ormoni mineralcorticoidi (aldosterone), che controllano il metabolismo salino.

 

La zona fascicolata è la zona più voluminosa della corticale del surrene, occupa circa l’80%.

 

Le cellule sono organizzate in cordoni paralleli che presentano ampie sinusoidi.

 

La cellula della zona fascicolata ha:

  • abbondanti gocciole lipidiche nel citoplasma
  • mitocondri tubulari o vescicolari
  • REL assai sviluppato
  • Membrana plasmatica che presenta introflessioni microvillose

 

La zona reticolare presenta cordoni cellulari molto ristretti, con celule più piccole.

 

Il citoplasma delle cellule della zona corticale reticolare è maggiormente colorabile rispetto a quello delle cellule di altre zone, poiché contiene molti granuli di lipofuscine.

 

Sia la zona reticolata che quella fascicolata sono atti a produrre:

  • ormoni glicocorticoidi (controllano il metabolismo glucidico)
  • ormoni sessuali.

Parte midollare.

 

La parte midollare del surrene occupa a parte centrale della ghiandola surrenale ed è circondata dalla corticale.

 

È organizzata in cordoni e nidi di cellule, separati da esili stralci di stroma connettivale reticolare, con numerosi capillari e ampie vene postcapillari.

 

Le cellule che compongono la parte midollare sono di due tipi:

  • cellule simpatiche gangliari
  • cellule cromaffini

 

Le cellule cromaffini sono innervate da terminazioni simpatiche pregangliari.

 

Le cellule della parte midollare del surrene sono di due tipi e secernono mediante granuli:

  • adrenalina.
  • Noradrenalina (convertita a partire dalla dopamina tramite l’enzima dopamina beta-idrossidasi o DBH, contenuto nei granuli di noradrenalina).

 

Il rilascio dei granuli avviene per esocitosi in seguito all’impulso nervoso. I granuli hanno un contenuto di:

  • catecolamine (adrenalina e noradrenalina)
  • DBH
  • Cromatogranine
  • ATP

 

Il sangue che circola nei vasi del surrene, già particolarmente dilatati, è già carico di glicocorticoidi poiché passa prima attraverso la corticale.

 

EPIFISI

 

L’epifisi è una ghiandola il cui parenchima è di origine neuroepiteliale, organizzato in strutture cordonali.

 

È costituita di cellule dette pinealociti, che hanno una struttura dendritica, con prolungamenti che terminano nelle vicinanze dei capillari.

 

I pinealociti ricevono stimolazioni dale fibre simpatiche noradrenergiche, ed in seguito a queste secernono la melatonina.

 

La melatonina è una proteina che deriva dalla serotonina per ossi-metilazione e acetilazione. La sintesi della melatonina è in relazione ai cicli di luce-buio e sembra possa regolare le ore di sonno:

  • in presenza di luce, la retina rallenta la stimolazione dei neuroni del GCS e quindi la stimolazione dei pinealociti ovvero la produzione di melatonina
  • al contrario, il buio, stimola la produzione di melatonina.

 

Il rilascio di melatonina avviene:

  • sia nel torrente circolatorio
  • sia nel liquido cerebrospinale

 

ISOLE DI LANGERHANS

 

Le isole di Langerhans sono ammassi di cellule endocrine immerse nel parenchima esocrino del pancreas.

 

Le cellule delle isole di Langerhans sono piccole e si presentano in cordoni separati tra loro da una rete di capillari:

  • ogni singolo elemento è disposto in modo tale da essere in contatto con un vaso.
  • Le caratteristiche delle cellule sono proprie di quelle a sintesi polipeptidica (RER e Golgi ben sviluppati)

 

L’aspetto caratteristico dei differenti tipi cellulari è dato dai granuli di secrezione:

  • negli isolotti pancreatici sono presenti quattro tipi differenti di cellule che secernono ormoni diversi

 

Le cellule alfa sono circa il 20% delle cellule delle isole di Langerhans:

  • contengono granuli insolubili in alcol (soluzioni polari) di forma sferica
  • piccoli mitocondri
  • poco reticolo endoplasmatico
  • apparato di Golgi ben sviluppato

 

Le cellule alfa secernono il glucagone, che eleva la glicemia aumentando la glicogenolisi epatica.

 

Le cellule beta sono circa il 70 % delle cellule degli isolotti e presentano granuli molto variabili per forma e specie:

  • nell’uomo e in altre specie i granuli contengono cristalli romboidali molto elettrodensi
  • il reticolo endoplasmatico è meno esteso di quello delle cellule alfa
  • il complesso di Golgi è molto sviluppato
  • mitocondri di maggiori dimensioni

 

Le cellule beta producono l’insulina, una proteina che abbassa la glicemia aumentando la permeabilità cellulare al glucosio, specialmente nelle cellule muscolari, adipose e negli epatociti.

 

Un deficit di insulina può provocare il diabete mellito.

 

Le cellule delta sono solamente il 10-15% e posseggono granuli di maggiori dimensioni rispetto alle cellule alfa.

 

Il prodotto di secrezione delle cellule delta è a somatostatina, che modula il funzionamento delle cellule alfa e beta.

 

Le cellule F (PF) sono rare e possono trovarsi anche all’esterno delle isole.

 

Hanno granuli elettrodensi con un alone lucido all’esterno, infatti secernono un polipeptide pancreatico che regola la secrezione di enzimi da parte delle cellule esocrine del pancreas.

 

GHIANDOLA INTERSTIZIALE DEL TESTICOLO

 

La ghiandola interstiziale del testicolo è formata dalle cellule di Leyding, organizzate a piccoli gruppi disposti nell’interstizio tra i tubuli seminiferi.

 

Le cellule di Leyding sono cellule che nell’adulto posseggono oltre 20 µm di diametro, con forma generalmente poliedrica, ma talvolta fusata o allungata:

  • sempre in stretto contatto con i capillari sanguiferi
  • si trovano in gruppi

 

le caratteristiche delle cellule interstiziali comprendono:

  • le membrane plasmatiche delle cellule di Leyding presentano piccoli microvilli
  • il nucleo è ovale o sferico e presenta uno o più nucleoli
  • eccezionalmente possono esservi due nuclei
  • citoplasma acidofilo e granulare
  • presenza di REL costituito da tubuli ramificati
  • in periferia le membrane del REL si dispongono a circolo intorno a goccioline lipidiche,
  • complesso di Golgi esteso
  • poco RER e mitocondri con creste tubulari
  • sono presenti anche granuli di pigmento e gocciole lipidiche

 

Le membrane del REL contengono gli enzimi necessari alla sintesi di androgeni, di natura steroidea:

  • testosterone: indispensabile per lo svolgimento della spermatogenesi e per il mantenimento del differenziamento del carattere seccale maschile
  • FSH: indispensabile per la spermatogenesi, poiché influisce nelle cellule del Sertoli sulla produzione di una proteina ABP (action binding protein) che si lega al testosterone e induce la spermatogenesi
  • LH

 

Sono presenti nelle cellule di Leyding dei cristalli di Reinke, formazioni particolari di cui non se ne conosce il significato. Aumentano con l’avanzare dell’età.

 

 

TIROIDE

 

È un tipico esempio di ghiandola follicolare, avvolta da una capsula di connettivo da cui partono innervature che penetrano la ghiandola trasportando vasi e nervi:

  • Dai tronchi principali si distaccano vasi che formano un sistema linfatico e vascolare nei singoli follicoli.

 

I follicoli hanno  un diametro notevolmente variabile e sono costituiti da epitelio cubico o cilindrico semplice che poggia su una membrana basale:

  • all’interno della cavità follicolare è presente la colloide, costituita da tireoglobulina.

 

La parete del follicolo è costituita da due popolazioni cellulari:

  • cellule parafollicolari o cellule C
  • tireociti.

 

Le cellule parafollicolari (cellule C) sono una popolazione molto meno numerosa dei tireociti:

  • cellule grandi con nucleo ovale
  • contengono granuli densi rivestiti da membrana
  • sono a ridosso della lamina basale
  • non entrano in contatto con la colloide.

 

Le cellule C secernono tireocalciotonina, che provoca un abbassamento della calcemia aumentando il deposito di calcio nelle ossa (azione opposta a quella del paratormone).

 

I tireociti hanno nell’uomo una forma appiattita o cubica e presentano una notevole polarizzazione morfologica:

  • Il RER si trova in posizione basale e li inizia la sintesi della tireocalciotonina.
  • La tireocalciotonina viene poi glicosilata all’interno delle cisterne
  • La glicosilazione della tireocalciotonina si completa nell’apparato di Golgi, posto al di sopra del nucleo
  • Dal Golg viene rilasciata in vescicole di secrezione che vengono poi rilasciate nel lume del follicolo
  • Sul versante apicale della membrana plasmatica si verifica la iodinazione dei residui di tirosina sulle molecole di calciotonina

 

La cavità centrale del follicolo è la sede di aumulo della tireoglobulina iodinata. L’interazione con l’ormone ipofisario TSH porta a una serie di processi che conducono alla formazione dei 2 ormoni derivati dalla tireoglobulina:

  • tiroxina (T4)
  • triiodiotironina (T3)

 

Il processo che porta alla formazione di T3 e T4 è molto complesso:

  • il tireocito fagocita ampie porzioni di colloide
  • i fagosomi si incontrano con vescicole lisosomiale contenenti enzimi che eliminano dalla tireoglobulina gli amminoacidi iodinati
  • il fagolisosoma si sposta dalla regione apicale della cellula a quella basale
  • i due prodotti (triiodiotironina e iroxina) sono rilasciati nello stroma connettivale da cui entrano nei vasi, quindi in circolo nel sangue.

 

Gli ormoni tiroidei hanno ampie funzioni soprattutto in ambio di:

  • effetti sullo sviluppo e differenziamento
  • effetti metabolici

 

Tra gli effetti del metabolismo si deve ricordare:

  • gli effetti sul consumo di ossigeno nei mitocondri (metabolismo basale)

 

Per quanto riguarda lo sviluppo e il differenziamento:

  • regolano e controllano le sintesi proteiche influenzando il tasso di accrescimento istologico
  • nell’embrione, la mancata produzione di T3 e T4 comporta un mancato sviluppo

 

ATTIVITA’ ENDOCRINA DEL RENE

 

Oltre alla principale funzione del rene, ovvero la secrezione e l’elaborazione dell’urina, il rene provvede alla produzione di importanti ormoni che riguardano:

  • eritropoiesi
  • regolazione della pressione arteriosa.

 

Regolazione della pressione osmotica

 

I reni intervengono in  maniera molto determinante nella regolazione della pressione arteriosa:

  • quando si verifica un abbassamento della pressione sanguigna i reni producono un enzima, la renina.
  • La renina agisce sull’angiotensiogeno, una proteina plasmatica prodotta dal fegato, normalmente presente nel sangue.
  • L’angiotensinogeno viene così trasformato in un decapeptide, denominato angiotensina I.
  • A livello dei polmoni si trasforma in un octipeptide, chiamato angiotensina II.
  • L’angiotensina II agisce sulla ghiandola surrenale determinando un aumento della secrezione e della liberazione dell’aldosterone.

 

Il rilascio di aldosterone da parte della corticale del surrene permette il riassorbimento di  sodio e di acqua nei tubuli distali del rene:

  • consegue un aumento di volume del sangue, quindi un innalzamento della pressione sanguigna.

 

Funzione eritropoietica.

 

I reni intervengono anche nella regolazione della formazione di globuli rossi (eritrociti) con la produzione di una proteina detta eritropoietina:

  • immessa nella circolazione giunge al midollo osseo
  • stimola la produzione di eritrociti (eritropoiesi).

 

ATTIVITA’ ENDOCRINA DELLE GONADI FEMMINILI.

 

I principali responsabili della attività endocrina a livello della gonade femminile sono:

  • i follicoli ovarici, che si trasformano in corpi lutei dopo l’ovulazione.
  • Cellule interstiziali, cellule sparse nello stroma ovarico

 

Nel corso della maturazione, attorno il follicolo è costituito da:

  • oocito bloccato nel diplotene della seconda fase meiotica
  • le cellule della granulosa circondano l’oocito
  • lo stroma connettivale si organizza in teca interna e teca esterna.

 

La teca interna è formata da cellule che presentano attività endocrina:

  • sono stimolati a proliferare dall’ormone FSH, che viene prodotto a livello della neuroipofisi
  • le cellule della teca interna sono stimolate dall’FSH a produrre ormoni estrogeni, in particolare estradiolo.

 

L’estradiolo viene sintetizzato in compartecipazione tra le cellule della teca interna e quelle della granulosa:

  • Sotto lo stimolo dell’LH le cellule connettivali della teca producono testosterone, che però non viene messo in circolo
  • Il testosterone è assunto dalle cellule della granulosa, che sotto la stimolazione dell’FSH lo trasformano, per aromatizzazione, in estradiolo.

 

In sintesi la produzione di estradiolo è favorita dalla presenza di recettori sulle cellule:

  • recettore per LH sulle cellule della teca
  • recettore per FSH sulle cellule della granulosa.

 

L’estradiolo controlla:

  • sviluppo e mantenimento dei caratteri sessuali femminili secondari
  • sviluppo della ghiandola mammaria
  • regolazione del ciclo uterino, inducendo la fase rigenerativa e proliferativa della mucosa uterina dopo lo sfaldamento della mestruazione.

 

Quando il follicolo ovarico è giunto al massimo del suo accrescimento l’ormone ipofisario LH induce le cellule della granulosa a produrre il progesterone:

  • è uno steroide che provoca la maturazione dell’oocita e quindi dell’ovulazione

 

Una volta avvenuta l’ovulazione, le cellule delle teche e della granulosa formano un corpo endocrino transitorio detto corpo luteo:

  • capace di produrre grandi quantità dei estrogeni e progesterone

 

Se non è avvenuta la fecondazione:

  • il corpo luteo regredisce (corpus albicas) e smette di produrre ormoni

 

Se, invece, è avvenuta la fecondazione, il corpo luteo diventa corpo luteo gravidico e continua la sua attività di secrezione:

  • è sostenuto e stimolato dalle gonadotropine croniche della placenta o HCG
  • il progesterone mantiene rilassata la muscolatura uterina e favorisce il mantenimento dello stato gravidico.

 

All’inizio della gravidanza, il corpo luteo gravidico produce:

  • relaxina: ormone che inibisce la contrattilità del miometrio, la muscolatura liscia uterina
  • progesterone: che in questa fase agisce sull’endometrio (mucosa uterina) per indurre le condizioni ottimali per l’annidamento della cellula uovo fecondata.

 

Anche la placenta è un organo endocrino di notevole importanza:

  • dopo un certo periodo il corpo luteo gravidico regredisce
  • la placenta assume il ruolo di produrre il progesterone.

 

CARATTERI CITOLOGICI DELLE GHIANDOLE ENDOCRINE

 

Pur con la varietà delle cellule, si possono riconoscere due modelli per le cellule con secrezione endocrina, a seconda della natura del secreto:

  • polipeptidica
  • steroidea

 

Nelle cellule a secrezione polipeptidica/amminoacidica, si nota:

  • sviluppo considerevole del RER
  • il complesso di Golgi assume un ruolo importante sia nell’elaborazione e nel deposito dell’ormone sia nello stabilire la polarità morfofunzionale alla cellula.
  • Presenza di granuli di secrezione estesi.

 

Nelle cellule con secrezione steroidea si nota:

  • notevole sviluppo del REL
  • il REL, spesso, si dispone in modo concentrico intorno a gocciole lipidiche.
  • polarità della cellula molto meno evidente
  • non si notano depositi apprezzabili dell’ormone
  • numerosi mitocondri
  • glicocalice e introflessioni microvillose della membrana plasmatica.

 

MECCANISMO D’AZIONE DEGLI ORMONI.

 

Gli ormoni sono messaggeri chimici. Per agire o stimolare un determinato complesso hanno bisogno di legarsi ad un recettore che può trovarsi:

  • sulla membrana plasmatica della cellula bersaglio
  • nel citoplasma della cellula bersaglio, che sia capace di traslocare nel nucleo

 

I recettori di membrana, quando si legano al ligando, per traslocare il segnale attivano dei secondi messaggeri all’interno del citoplasma che siano capaci di regolare l’attività genica o la risposta funzionale.

 

I recettori ormonali generalmente traducono il segnale attraverso fosforilazione del secondo messaggero, ma possono anche essere legati a meccanismi di interazione ionica.

 

Gli ormoni steroidei, invece, passano attraverso la membrana:

  • si legano a dei recettori intracitoplasmatici capaci di entrare nel nucleo
  • i recettori stimolati influiscono su determinate sequenze geniche, agendo come fattori trascrizionali.

 

Uno dei meccanismi più noti è quello legato alla via cAMP-mediata:

  • quando gli ormoni si legano a determinati recettori di membrana, tramite proteine G si attiva l’enzima adenilatociclasi
  • l’enzima converte l’ATP in adenosinmonofosfato ciclico (cAMP).
  • Il cAMP agisce da secondo messaggero, attivando enzimi della classe delle proteinchinasi, capaci di attivare vie chiave del metabolismo cellulare.

 

SISTEMA NEUROENDOCRINO DIFFUSO

 

L’apparato endocrino e il sistema nervoso sono fondamentali per l’integrazione funzionale di tutto l’organismo.

 

Sebbene a livello morfologico e funzionale siano relativamente indipendenti, presentano delle caratteristiche comuni.

 

Le peculiarità (differenze) di ogni sistema sono soprattutto a livello quantitativo, mentre a livello qualitativo si presentano delle caratteristiche comuni:

  • sono entrambi capaci di elaborare e accumulare dei secreti
  • le sostanze che secernono sono destinati a cellule bersaglio sugli stessi o su altri distretti anatomici.

 

Le differenze quantitative riguardano:

  • relazioni spazio-temporali nella trasmissione de segnale alle cellule bersaglio

 

I veicoli utilizzati distinguono il tipo di secrezione:

  • emocrina: il secreto viene trasportato nel sangue, caratteristica delle ghiandole endocrine
  • sinaptocrina: il secreto viene trasportato nello spazio intersinaptico (assone)
  • paracrina: modalità con cui il secreto viene recepito da cellule vicine, dello stesso distretto anatomico.

 

La secrezione paracrina presenta caratteristiche comuni sia alle cellule nervose che alle cellule del sistema endocrino soprattutto per la natura del secreto:

  • peptidi e amine biogene

 

I peptidi e queste ammine sono utilizzate come:

  • neurotrasmettitori per le cellule nervose
  • ormoni per le cellule endocrine
  • ormoni locali per le cellule paracrine

 

Alcune cellule che, pur non essendo veri e propri neuroni presentano sia le capacità recettoriali che quelle di secrezione endocrina sono dette paraneuroni, caratterizzate da:

  • presenza di granuli simili a vescicole sinaptiche o di tipo neurosecretorio
  • capacità sia recettoriali che secernenti
  • secrezione di neurosecreto e/o peptidi attivi.

 

Queste cellule, che fanno parte del sistema neuroendorino, sono il punto di collegamento tra i due sistemi, che rappresentano gli opposti tra i due sistemi.

 

Fonte:

http://www.bluejayway.it/Enrico_Colombos_Page/Medicina_files/CORSO%20DI%20ISTOLOGIA.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

 

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