Sangue e linfa

 


 

Sangue e linfa

 

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Sangue e linfa

 

  1. il sangue e la linfa

 

 

INTRODUZIONE

 

Il sangue è formato da:

  • elementi figurati 45%: piastrine, eritrociti, leucociti
  • plasma 55%: componente liquida.

 

In un adulto di 70 kg circa, il sangue occupa 1/12 della massa corporea, ovvero 5 o 6 litri.

 

Il rapporto tra la componente plasmatica e quella figurata è detto ematocrito, e valuta la massa circolante di eritrociti in condizioni normali.

 

Gli elementi figurati del sangue hanno una vita relativamente breve, vengono continuamente prodotti all’interno degli organi emopoietici:

  • sacco vitellino fegato e midollo osseo nell’adulto per il feto e l’embrione
  • solamente nel midollo osseo per l’adulto.

 

Al termine del loro ciclo, vengono degenerati dagli organi ematocateretici, presenti principalmente nella milza.

 

Le concentrazioni degli elementi figurati nel sangue sono le seguenti:

eritrociti

4,5-5 106 per mm3

Leucociti

6000-9000 per mm3

piastrine

200000-300000 per mm3

 

Gli eritrociti svolgono la loro funzione all’interno dei vasi sanguiferi:

  • hanno il compito di trasportare ossigeno alle cellule di tutto il corpo e di riportare l’anidride carbonica ai polmoni

 

I leucociti appartengono al tessuto linfoide e svolgono la loro funzione immunitaria nel connettivo perivasale

 

Le piastrine (o trombociti) svolgono la loro funzione quando il sangue esce dai vasi, formando il coagulo:

  • al processo di coagulazione, oltre alle piastrine operano anche molecole proteiche di fibrinogeno.

 

Quando la coagulazione di un campione di sangue viene inibita (con fattori anticoagulanti come eparina o citrato di sodio) si assiste ad una sedimentazione degli elementi figurati del sangue:

  • la velocità di eritrosedimentazione è la velocità con cui avviene questo processo.
  • Questa velocità (VES) può notevolmente aumentare nel corso di malattie infiammatorie e infettive.

 

Il plasma sanguigno contiene numerosissime sostanze con solubilità, peso molecolare e proprietà fisiche differenti:

  • ha una fluidità tale da consentire gli scambi metabolici attraverso le pareti dei capillari.

 

Il pH del sangue è mediamente di 7,3, leggermente basico:

  • la pressione osmotica è determinata dal contenuto di elettroliti nel sangue
  • la pressione oncotica o colloidosmotica è legata al contenuto proteico del plasma sanguigno.
  • Queste due pressioni sono regolate dagli organi osmoregolatori, quali reni, ghiandole sudoripare.

 

Il peso specifico oscilla da 1048 a 1066 g/l.

 

Le funzioni del sangue sono:

  • trasporto di ossigeno e anidride carbonica
  • trasportare e cedere ai vari tessuti le sostanze nutritizie
  • raccogliere le sostanze di rifiuto trasportandole negli organi che prevedono l’eliminazione (ghiandole sudoripare, reni, intestino).
  • Trasporto di cellule immunocompetenti.

 

 

PLASMA SANGUIGNO

 

Una delle principali funzioni del plasma sanguigno è quella di trasportare le sostanze nutritive e l’osigeno assorbite a livello dell’intestino e dei polmoni:

  • la composizione proteica e ionica devono assicurare pressioni osmotiche e oncotiche adatte per attuare questi scambi di acqua e metaboliti con i tessuti circostanti

 

Il plasma è un fluido leggermente alcalino con un colorito giallo chiaro:

  • peso specifico di 1030 g/l circa
  • viscosità di 1,8/2 volte superiore a quella dell’acqua distillata
  • il pH è leggermente alcalino (7,3).

 

Il plasma è costituito prevalentemente di acqua (per il 90%) e per il 10% di sostanza secca, che comprende:

  • 9% di sostanze organiche
  • 1% di sali minerali sottoforma di ioni disciolti.

 

Per quanto riguarda gli ioni riscontrabili a livello del plasma i principali:

  • cloruro
  • sodio
  • ioni bicarbonato
  • K+
  • Ca++
  • Fosfato
  • Solfato
  • magnesio
  • Ferro, però insieme a glicoproteine

 

La componente organica comprende:

  • glucidi: glucosio,
  • lipidi: acidi grassi, colesterolo, trigliceridi, fosfolipidi, lecitina
  • proteine, lipoproteine e glicoproteine: albumina, globulina, fibrinogeno
  • ormoni: tutti gli ormoni riversati da ghiandole endocrine.
  • Composti azoto (azotemia): acido urico, urea, amminoacidi, creatina e creatinina.

EMOPOIESI.

 

Tutti gli elementi figurati del sangue derivano da una cellula staminale pluripotente, che è in grado di produrli tutti con diverse strade di differenziamento molto complesse.

 

Nel corso dello sviluppo, al sede degli organi emopoietici varia:

  • sacco vitellino nei primi tre mesi
  • nel fegato dal 3° al 7° mese
  • nel midollo osseo dal 7° mese in poi

 

Dalla cellula staminale pluripotente derivano sostanzialmente due linee cellulari staminali:

  • linea mieloide: progenitrice delle piastrine, dei globuli rossi, dei monociti e mastociti, dei granulociti.
  • Linea linfoide: è la cellula progenitrice dei linfociti (B, T, NK).

 

Il differenziamento è reso possibile grazie a fattori di crescita della famiglia delle citochine.

 

ERITROCITI O GLOBULI ROSSI.

 

MORFOLOGIA E STRUTTURA

 

Gli eritrociti, o emazie, o globuli rossi, sono gli elementi corpuscolari più numerosi nel sangue (concentrazione pari a 5 x 106):

  • hanno la funzione di trasportare l’ossigeno e parte dell’anidride carbonica
  • hanno forma di una lente biconcava,
  • sono, nei mammiferi, privi di nucleo.

 

La forma biconcava di un disco eritrocitario permette di ampliare la superficie, mentre l’assenza del nucleo permette maggiori molecole di emoglobina:

  • in questo modo è migliorata e facilitata la diffusione dell’ossigeno all’interno della cellula.

 

I globuli rossi hanno un diametro di 6,5-7,5 µm e sono meno spessi nella parte centrale:

  • si colorano con coloranti acidi (acidofili)
  • Il citoplasma è omogeneo, privo di granuli e altri organuli citoplasmatici
  • L’assenza degli organuli citoplasmatici è data dal fatto che le emazie contengono quasi esclusivamente emoglobina.

 

Gli eritrociti non presentano la struttura citoscheletrica classica delle cellule nucleate:

  • il citoscheletro, responsabile della forma è dato dalla membrana plasmatica stessa.
  • Le strutture citoscheletriche sono annesse alla membrana plasmatica stessa.
  • Il carattere di elasticità e plasticità che i globuli rossi hanno nei vasi è dovuto all’organizzazione della membrana plasmatica stessa.

 

L’analisi chimica della componente proteica interna al plasmalemma eritrocitario rivela che:

  • 75% delle proteine è dato dal tetrametro spectrina
  • il restante 25% da altre proteine quali actina, tropomiosina, anchirina,  e altre che non hanno nemmeno un proprio nome.

 

La struttura risulta una rete sottomembranosa di spectrina, rinforzata a livello dei nodi da molecole di actina e di tropomiosina.

 

Sulla membrana sono presenti glicoproteine come la glicoforina A e la glicoforina C.

 

Sono presenti sulla membrana esterna degli specifici recettori che fungono da antigeni di istocompatibilità, come per esempio il fattore ABO o il fattore Rh.

 

 

 

CARATTERISTICHE FISIOLOGICHE DELL’ERITROCITO.

 

La membrana plasmatica dell’ertrocito presenta spiccate proprietà osmotiche, con una permeabilità selettiva ad alcuni ioni come il sodio e il potassio.

 

L’ambiente interno del globulo rosso ha la medesima pressione osmotica del plasma sanguigno (isotonici):

  • se il plasma aumenta la concentrazione ionica l’eritrocita cede acqua e si raggrinzisce
  • se il plasma si presenta ipotonico (minore concentrazione ionica del citoplasma eritrocitario) gli eritrociti si gonfiano di acqua fino a scoppiare (processo di emolisi).

 

L’ossigeno molecolare, a livello dei polmoni, diffonde atraverso la membrana degli eritrociti e si lega labilmente ad una molecola di emoglobina.

 

L’anidride carbonica solo per il 20% si lega alla coda N-terminale delle globine:

  • l’80% viene trasportata nel plasma sotto forma di carbonati.

 

RETICOLOCITI

 

Sono i globuli rossi neosintetizzati, poiché:

  • possiedono ancora ribosomi liberi che stanno sintetizzando emoglobina
  • si colorano con coloranti basici vitali (blu brillante di cresile) che evidenziano all’interno dei granuli basofili uniti a dei filamenti.
  • Nell’arco di 24 ore questi diverranno eritrociti maturi a tutti gli effetti.

 

La presenza di granuli e filamenti basofili è dovuta a RNA e ribosomi liberi nel citoplasma.

 

CICLO VITALE E CARATTERISTICHE BIOLOGICHE DELL’ERITROCITO.

 

Si è potuto dimostrare, con marcatori radioattivi, che i globuli rossi hanno una vita media di 120 giorni:

  • al termine della loro vita vengono sequestrati dal sistema reticoloendoteliale e fagocitati da macrofagi
  • la fagocitosi delle emazia invecchiate avviene inizialmente nella milza e viene completata nel fegato dalle cellule di Kupfer e dai sinusoidi epatici.

 

Con la scomparsa dei ribosomi, l’eritrocito perde la capacità di sintetizzare le proteine:

  • hanno inizio progressive alterazioni che terminano con la distruzione della cellula

 

è molto importante la porzione oligosaccaridica della glicoforina della membrana degli eritrociti:

  • la carica negativa presente sulle catene contenenti acido sialico impedisce ai globuli rossi di agglomerarsi e coagulare
  • gli eritrociti alla fine del ciclo vitale contengono porzioni molto inferiori di acido sialico

 

Il meccanismo che permette ai macrofagi di riconoscere le emazie invecchiate, prevede l’esposizione di galattosio per la rimozione dell’acido sialico dalla superficie dell’eritrocita.

 

EMOGLOBINA.

 

L’emoglobina è una molecola proteica contenuta nei globuli rossi in grandi quantità:

  • vi sono circa 280 milioni di molecole di emoglobina per ogni globulo rosso.
  • Costituisce il 95% delle proteine citoplasmatiche di un eritrocita

 

L’emoglobina è formata da:

  • un gruppo prostatico (non proteico) detto gruppo eme, che conferisce il colore rosso al sangue
  • 4 catene polipeptidiche uguali a due a due, avvolte su se stesse a formare le globine.
  • Ciascuna globina è associata ad un gruppo eme.

 

La funzione dell’emoglobina è quella di legare labilmente ossigeno molecolare:

  • ne assume la massima quantità possibile a livello degli alveoli polmonari
  • la cede tutta ai tessuti

 

Il legame dell’ossigeno ad un gruppo eme favorisce il legame di ossigeno agli altri tre gruppi della molecola: è un legame cooperativo.

 

Sono esistenti differenti emoglobine:

  • nell’adulto: si ha per la totalità emoglobina A, costituita da due catene a e da due catene b
  • nel feto: si ha emoglobina F (HbF), formata da due catene g e due catene a.

 

PIASTRINE

 

MORFOLOGIA E STRUTTURA

 

Le piastrine sono elementi figurati del sangue che si specializzano in particolari funzioni appartenenti ai processi che impediscono la perdita di sangue in caso di lesioni vasali.

 

Prendono parte al processo di coagulazione del sangue.

 

Le piastrine sono piccoli elementi figurati che si trovano nel sangue ed hanno una vita media  di 10 gg.

 

La loro concentrazione, a meno di casi patologici, è di 200’000-300'000 unità per mm3.

 

Sono frammenti di citoplasma che derivano dalla frammentazione dei megacariociti, cellule che si trovano negli organi emopoietici:

  • Hanno dimensioni di 2-4 µm
  • Sono prive di nucleo
  • Nei vasi integri hanno forma tondeggiante.

 

Con i normali metodi di fissazione, al microscopio ottico si presentano con forma grossolanamente stellata, presentando:

  • Una zona centrale granulare
  • Una zona esterna quasi ialina.

 

A livello ultrastrutturale:

  • la membrana plasmatica presenta numerose introflessioni che formano un sistema canalicolare aperto
  • la MP è rivestita da proteoglicani e lipoproteine costituenti i fattori piastrinici e plasmatici della coagulazione
  • sotto la MP vi è una fitta rete di microtubuli, che formano una impalcatura che conferisce alla piastrina la particolare forma.
  • La proteina citoplasmatica di gran lunga maggiore è l’actina, talvolta complessata con la profilina.

 

Nella piastrina sono presenti:

  • mitocondri
  • granuli di glicogeno
  • ribosomi
  • Granuli densi
  • Granuli a,
  • RNA
  • ATP
  • Lisosomi.

 

La piastrina presenta delle sviluppate attività metaboliche, la cui principale è quella di sviluppare energia, che viene utilizzata per l’attività contrattile.

 

La caratteristica morfologica saliente, è data dalla presenza di numerosi granuli delimitati da membrana, il cui contenuto viene riversato all’esterno quando le piastrine sono stimolate.

Il primo tipo di granuli è costituito dai Granuli a, che contengono:

  • fibrinogeno
  • fattore IV piastrinico (antieparinico)
  • fattore VIII/von Willerbrandt
  • trombospondina
  • PDGF

 

I granuli densi, sono meno numerosi e presentano al loro interno:

  • serotonina
  • ioni calcio
  • ADP
  • ATP

 

RUOLO FUNZIONALE DELLE PIASTRINE.

 

Quando il sangue viene esposto all’aria, dopo una decina di minuti si forma il coagulo, una massa gelatinosa.

 

Dopo un’ora dal coagulo esce un liquido giallognolo detto siero:

  • è estromesso tramite il fenomeno di retrazione del coagulo, che avviene ad opera delle piastrine

 

Il composto che solidifica è il fibrinogeno, che viene trasformato in fibrina grazie all’enzima trombina:

  • la trombina è già presente a livello plasmatico nelle piastrine sottoforma di protrombina, che viene attivata alla formazione del coagulo
  • la rete di filamenti di fibrina trattiene globuli rossi e bianchi e piastrine
  • successivamente le piastrine si contraggono e si ha la retrazione del coagulo.

 

In vivo, quando si ha la rottura di un vaso, si assiste al processo di emostasi, cioè all’arresto del sanguinamento che avviene nelle seguenti tappe:

  • rottura del vaso
  • si ha una vasocostrizione
  • si forma un tappo piastrinico, grazie all’apposizione temporanea delle piastrine
  • si forma un coagulo rosso
  • si ha la retrazione del coagulo, con la conseguente eliminazione del siero
  • si ha la fibrinolisi, ovvero la scissione delle fibrine
  • in seguito può iniziare la ricostruzione del vaso.

 

Quando il vaso viene leso le piastrine si aggregano al collagene esposto:

  • questa interazione scatena una serie di reazioni a catena.
  • Altre piastrine aderiscono a quelle che si sono legate al collagene (aggregazione piastrinica)
  • Le piastrine liberano granuli ma mantengono la loro membrana e la loro forma, con dei prolungamenti dendritici
  • L’aggregazione forma il tappo emostatico

 

Il tappo emostatico viene poi consolidato dai filamenti di fibrina, grazie all’interazione di protrombina e fibrinogeno.

 

LEUCOCITI O GLOBULI BIANCHI

 

INTRODUZIONE

 

I leucociti, o globuli bianchi, sono cellule incaricate alla difesa dell’organismo contro l’attacco di eventuali agenti patogeni.

 

La difesa si attua su due livelli:

  • immunità naturale o aspecifica: mediata da granulociti e monociti e lincofiti NK
  • immunità adattativi o specifica: i responsabili sono i linfociti B e T

 

I globuli bianchi sono prodotti negli organi emopoietici ed hanno una vita piuttosto breve:

  • muoiono per apoptosi al di fuori del circolo sanguigno.

 

Nel sangue sono normalmente presenti con una concentrazione pari a 5000-7000 unità per mm3:

  • un aumento del loro numero è detto leucocitosi
  • una diminuzione rispetto alle condizioni normali è detto leucopenia.

 

I leucociti sono distinti in due grandi categorie:

  • granulociti: detti anche leucociti polimrfonucleati (PMN) sono cellule caratterizzate dalla presenza di granuli nel citoplasma. Comprendono i granulociti neutrofili, eosinofili e basofili.
  • Agranulociti: sono anche dette cellule mononucleate hanno un nucleo tondeggiante o reniforme. Comprendono i leucociti e i monociti.

 

Le loro percentuali relative nel sangue umano costituiscono la formula leucocitaria, con i seguenti valori:

 

granulociti neutrofili

50-70 %

Granulociti basofili

0,5-1 %

Granulociti eosinofili

2-4 %

Linfociti

20-40 %

Monociti

3-8 %

 

GRANULOCITI POLIMORFONUCLEATI (PMN)

 

I granulociti PMN sono cellule caratterizzate dalla presenza di granuli nel citoplasma, e vengono classificati in base alle affinità tintoriali acido-base di questi granuli:

  • eosinofili: i granuli si colorano con coloranti acidi (eosina)
  • basofili: i granuli assumono colorazioni basiche (ematossilina-blu di Metilene)
  • neutrofili: I granuli non assumono alcun colorante e rimangono di colore grigio chiaro.

 

Una seconda caratteristica dei granulociti è quella di avere un nucleo polilobato:

  • le lobature sono unite da ponti di cromatina
  • i neutrofili hanno lobi più numerosi

 

Per quanto riguarda i granuli si notano differenze tra i neutrofili ed eosinofili e basofili:

  • neutrofili: granuli più piccoli e sparsi uniformemente nel citoplasma
  • basofili e eosinofili: hanno granuli di  maggior dimensione e sono distribiti nel citoplasma in maniera meno omogenea.

 

I granulociti sono cellule differenziate allo stadio terminale, quindi hanno perso la capacità di dividersi, per svolgere le loro funzioni:

  • fagocitosi per quanto riguarda gli eosinofili e i neutrofili
  • secrezione per quanto riguarda i basofili

 

Al contrario, i linfociti hanno ancora la capacità di proliferare e dividersi quando la loro funzione è stimolata.

 

  • Granulociti neutrofili

 

I granulociti neutrofili sono cellule tondeggianti con un diametro di 9-10 µm  e sono i più frequenti componenti della popolazione leucocitaria (50-70%).

 

Hanno un nucleo lobato le cui lobature sono unite da ponti eterocromatinico:

  • la cromatina si presenta nella forma addensata (eterocromatina)
  • i granulociti neutrofili di sesso femminile hanno un cromosoma X visibile come un distaccamento di una lobatura dal nucleo, detto corpo di Barr.

 

Alle colorazioni d Giemsa-Wright il citoplasma non si colora molto e i granuli assumono un aspetto grigio chiaro.

 

I granuli presenti nel citoplasma dei granulociti neutrofili sono:

 

  • granuli primari: sono detti anche granuli azzurrofili ed hanno una grandezza media di 0,5 µm. Contengono idrolasi acide, ß-galattosidasi, proteasi,collagenasi, elastasi ecc… poiché sono granuli di tipo lisosomiale, e rappresentano il 15% dei granuli totali.
  • Granuli secondari o specifici: hanno dimensioni inferiori rispetto ai primari e forma ovoidale. Non sono granuli di tipo lisosomiale e contengono sostanze battericide (lisozima, fagocitina, fosfatasi alcalina, catalasi)
  • Granuli terziari: hanno un diametro molto piccolo e sono la classe più numerosa. Appartengono ad un’unica classe dal punto di vista funzionale.

 

I granuli azzurrofili (primari) e in parte anche quelli secondari contengono numerose perossidasi, che svolgono un ruolo fondamentale negli eventi iniziali della fagocitosi.

 

Il citoplasma contiene anche:

  • piccolo complesso golgiano
  • piccolo RER
  • mitocondri
  • accumuli di glicogeno.

 

Dal punto di vista funzionale, i granulociti neutrofili svolgono un ruolo fondamentale nei processi di infiammazione:

  • se un corpo estraneo o un agente infettivo o uno stimolo fisico colpiscono una regione del corpo e nel tessuto connettivo si sviluppa una infiammazione, i granulociti vengono subito richiamati dal circolo interstiziale al tessuto
  • I granulociti, tramite il processo di diapedesi, si fanno strada nell’endotelio e giungono nel connettivo in cui è presente l’infiammazione.
  • L’emissione di uno pseudopodio, che rende possibile il movimento è dovuta alla presenza nella zona infiammata di sostanze chemiotattiche, prodotte localmente da linfociti e monociti, che prendono il nome di chemiochine.
  • Il movimento e l’emissione dello pseudopodio è dovuto alla presenza di un citoscheletro microtubulare composto da actina e miosina con altre proteine regolatrici.

 

Il movimento ameboide dipende da:

  • actina: permette l’emissione dello pseudopodio
  • proteine accessorie e miosina: permettono la contrazione dei microfilamenti e quindi il movimento ameboide.

 

Una volta che giunge nel focolaio infiammatorio, il granulocita neutrofilo esplica la propria funzione fagocitando il materiale estraneo.

 

La fagocitosi, è mediata da numerosi recettori sulla membrana del granulocito:

  • FcR: recettore per la porzione Fc delle IgG
  • Recettori CR1 e CR2 per il complemento: favoriscono la fagocitosi di batteri opsonizzati.

 

Il processo di fagocitosi avviene nelle seguenti tappe:

  • adesione: inizialmente la fagocitosi inizia con l’adesione della particella alla superficie del granulocito. Se la particella o il batterio sono stati opsonizzati con specifici anticorpi o proteine del complemento l’adesione è favorita dalla presenza dei recettori sulla membrana plasmatica del granulocito
  • internalizzazione: la particella viene fagocitata e internalizzate con la formazione del fagosoma.
  • Formazione dei fagolisosomi e digestione: i fagosoma si fondono con i granuli azzurrofili e con i granuli specifici. Avviene la digestione del materiale fagocitato mediante gli enzimi litici e le sostanze antibatteriche.

 

La vita media di un granulocito è di 6-7 ore, per cui, vengono prodotti ad altissima velocità da parte del midollo osseo.

 

La morte avviene per apoptosi all’interno dei tessuti.

 

 

  • Granulociti basofili

 

I granulociti basofili sono cellule tondeggianti di dimensioni simili a quelle degli altri granulociti (10-12 µm) e raramente presenti negli strisci di sangue, poiché sono solamente l’1-0,5% della popolazione leucocitaria.

 

Il nucleo ha una forma irregolare con due o tre lobi connessi da ponti di cromatina:

  • è quasi completamente mascherato dalle granulazioni specifiche che lo circondano
  • non sono visibili nucleoli.

 

Il citoplasma appare intensamente basofilo, con la colorazione di Giemsa o di Wright:

  • granuli voluminosi a contenuto acido
  • i granuli contengono una porzione granulosa e una membranosa e sono circondati da una membrana unitaria.

 

Si è dimostrato che il contenuto solubile dei granuli dei basofili è prevalentemente di:

  • eparina: è un glicosamminoglicano a carattere polianionico
  • istamina: potente vasodilatatore che aumenta la permeabilità dei capillari. È rilasciato nel focolaio infiammatorio con la degranulazione.

 

Sono molto simili ai mastociti del tessuto connettivo:

  • identico contenuto dei granuli
  • identica funzione

 

Come i granulociti neutrofili, anche i granulociti basofili e i mastociti (che contengono eparina e istamina) possono essere causa di gravi conseguenze per l’organismo:

  • le IgE sono una particolare classe di anticorpi prodotti dalle plasmacellule in seguito alla stimolazione di linfociti B da parte di determinati antigeni.
  • le IgE si localizzano sui recettori presenti sulla membrana di mastociti e granulociti basofili.
  • Se nell’organismo viene introdotto il medesimo antigene che ha portato i linfociti B a stimolare le plasmacellule a produrre le IgE, questo si lega al complesso anticorpale (recettore-IgE) presente sulle membrane dei mastociti e dei granulociti basofili.
  • Ciò causa una degranulazione con rilascio massivo di istamina,
  • Il rilascio di istamina causa una vasodilatazione che comporta una caduta della pressione sanguigna molto rapida causando lo shock anafilattico.

 

  • Granulociti eosinofili

 

I granulociti eosinofili sono granuli tondeggianti con dimensioni comuni a quelle degli altri granulociti.

 

Il nucleo si presenta plurilobato con meno lobature rispetto ai neutrofili (in genere 1,2 o 3).

 

Il citoplasma si colora, con metodi di Giemsa-Wright con la porzione acidofila:

  • i granuli di grosse dimensioni (0,4-0,7 µm) hanno un contenuto di proteine basiche.
  • I granuli sono ricoperti da membrana singola e presentano al loro interno un cristalloide, che a livello substrutturale ha una periodicità lineare di 3 o 4 nm.

 

Nel citoplasma si possono osservare:

  • granuli di glicogeno
  • microtubuli e microfilamenti al di sotto della MP
  • maggiori mitocondri rispetto ai neutrofili
  • complesso di Golgi di dimensioni discrete

 

La matrice dei granuli contiene:

  • per ossidasi
  • enzimi lisosomiali

 

Il cristalloide, invece, è formato da:

  • proteina basica maggiore (MBP)
  • proteina cationica degli eosinofili (ECP)

 

entrambe queste proteine del cristalloide hanno funzione tossica per agenti patogeni e parassitari.

 

In condizioni normali, i granulociti eosinofili sono il 2-4% della popolazione leucocitaria:

  • in caso di malattie allergiche e infestazioni di parassiti si ha un aumento degli eosinofili, quindi una eosinofilia.

 

I granulociti eosinofili compiono movimenti ameboidi, per portarsi sui siti di infiammazione dove:

  • fagocitano il complesso antigene-anticorpo
  • secernono sostanze tossiche (ECP e MBP) per gli agenti patogeni

 

L’azione degli eosinofili è modulata da fattori che agiscono sulla maturazione, sulla produzione e secrezione di fattori eosinofili e eosinofilotattici:

  • il loro accumulo nei tessuti è dovuto al rilascio di sostanze chemiotattiche prodotte da linfociti, granulociti basofili e mastociti.

 

LEUCOCITI MONONUCLEATI.

 

  • Linfociti

 

I linfociti sono cellule che popolano:

  • sangue
  • organi e tessuti linfoidi
  • linfa

 

Nel sangue sono nella forma inattiva, presentandosi come cellule di piccole dimensioni, con elevato rapporto nucleo/citoplasma.

 

I linfociti dei tessuti linfoidi sono invece nella forma attiva, e sono attivati da:

  • linfochine, sostanze attivatici prodotte dai linfociti stessi
  • stimolazione antigenica

 

I linfociti attivati presentano:

  • dimensioni maggiori
  • modificazione della cromatina
  • modificazione nella struttura e nella distribuzione degli organuli.

 

Nel sangue, i linfociti rappresentano il 20-40% dei leucociti circolanti.

 

Hanno una forma tondeggiante con un diametro di circa 7-8 µm.

 

Il nucleo dei linfociti è tondeggiante e talvolta presenta una in dentatura che gli conferisce la classica forma “a fagiolo”:

  • la cromatina si trova fortemente allo stato condensato ed è intensamente colorata
  • il nucleo occupa gran parte della cellula

 

Il citoplasma presenta, al MO, granuli azzurrofili molto scarsi, che formano un orletto intoro al nucleo.

 

Nel piccolo linfocita, al ME si possono osservare:

  • membrana plasmatica irregolare con presenza di alcuni microvilli
  • nucleo compatto con contorni irregolari
  • rari mitocondri
  • centrioli ben visibili
  • complesso di Golgi poco sviluppato
  • RER quasi assente
  • Pochi lisosomi
  • Parecchi poliribosomi liberi.

 

Nei grandi linfociti si può osservare:

  • nucleo con in dentatura più accentuata
  • ingrandimento delle cisterne del RER
  • apparato di Golgi più sviluppato
  • numero maggiore di mitocondri e lisosomi

 

I linfociti non sono cellule differenziate al loro ultimo stadio:

  • possiedono la capacità proliferativa
  • possono differenziarsi in elementi effettori e produrre cellule dotate di memoria che possono persistere per decenni.

 

Si è dimostrato che esistono differenti tipi di linfociti:

  • linfociti B
  • linfociti T
  • linfociti NK

 

I linfociti T sono cellule che possiedono antigeni cellulari, mentre i linfociti B possiedono antigeni solubili:

  • queste due classi sono responsabili dell’immunità specifica o acquisita.

 

I linfociti B e T, quando incontrano l’antigene:

  • si attivano e iniziano a moltiplicarsi
  • possono dare origine a cellule-memoria

 

I linfociti NK, (natural killer), sono cellule con attività citotossica, che appartengono all’immunità naturale, o aspecifica:

  • non sono cellule capaci di memoria
  • hanno solo attività citotossica aspecifica.

 

I linfociti NK rappresentano generalmente il 20% della popolazione linfocitaria, contro il 10% dei linfociti B e il 70% dei linfociti T.

 

I linfociti NK esocitano vescicole lisosomiali che uccidono la cellula bersaglio tramite:

  • perforine (proteine che perforano la membrana plasmatica)
  • enzimi che uccidono la cellula.

 

Il modo con cui un NK aggredisce una cellula dipende dalla presenza di eventuali recettori o meno. Vi sono quindi due modalità:

  • antobody dependent cellular cytotoxicity (ADCC): il linfocita NK riconosce il recettore per l’Fc
  • natural cytotxic receptor (NCR): riconosce recettori che attivano ligandi sulle cellule tumorali.

 

Sulla membrana della cellula NK sono presenti numerosi recettori di istocompatibilità:

  • se il linfocita NK riconosce gli antigeni di istocompatibilità sulla cellula bersaglio non la distrugge
  • se non vi sono antigeni di istocompatibilità, la cellula bersaglio viene distrutta.

 

Le cellule tumorali tendono generalmente a alterare la composizione degli HLA (Ag di istocompatibilità), quindi sono riconosciute come dannose dagli NK.

 

 

  • Monociti

 

I monociti sono cellule di grandi dimensioni che sono presenti nel sangue:

  • sono i precursori dei macrofagi del tessuto connettivo
  • sono il 3-8% della popolazione leucocitaria
  • hanno dimensioni maggiori rispetto ai linfociti, benché la morfologia sia simile
  • il diametro è di 14-17 µm
  • hanno forma variabile,
  • spesso hanno contorni irregolari per la presenza di pseudopodi che gli permettono i movimenti ameboidi.

 

Dal punto di vista morfologico, se colorati con la colorazione Giemsa-Wright presentano:

  • citoplasma abbondante colorato in grigio-azzurro
  • contengono numerosi granuli azzurrofili
  • nucleo con un aspetto reniforme o di forma irregolare ed è unico.

 

I granuli presentano positività a perossidasi e a fosfatasi acide, quindi sono stati considerati come lisosomi.

 

I monociti sono prodotti dal midollo osseo e immersi nel flusso sanguigno:

  • rimangono nel sangue per 24/72 h massimo
  • dopo essere stati in circolo migrano nei tessuti divenendo macrofagi.
  • Nei tessuti circostanti i vasi vi risiedono per mesi.

 

In presenza di un focolaio infiammatorio migrano nel tessuto infiammato divenendo macrofagi e iniziano una intensa attività fagocitarie:

  • giungono successivamente rispetto ai granulociti neutrofili.

 

Molti monociti che si sono trasformati in macrofagi risiedono stabilmente in alcuni tessuti e sono detti macrofagi residenti:

  • assumono un nome particolare a seconda del tessuto in cui risiedono.

 

L’attività fagocitarie dei macrofagi non è l’unica funzione, ma questi svolgono anche una importante attività secretoria:

  • secernono proteasi neutre e idrolasi acide, capaci di attaccare anche proteine extracellulari
  • secernono anche citochine, che modulano l’attività di altre cellule nella risposta immunitaria.

 

La membrana del macrofago è attrezzata per interagire con numerosi complessi differenti al di fuori della cellula. Presenta inoltre un vasto corredo di recettori, tra cui:

  • recettori per la porzione Fc delle IgG
  • recettori per il mannosio (PRR), che permettono di riconoscere i globuli rossi invecchiati e fagocitarli
  • recettori per la fosfatidilserina, che viene esposta sulle cellule apoptotiche.
  • Recettori per le chemiochime

 

 

 

 

LINFA

 

La linfa  è un liquido trasparente, alcalino, che circola nei vasi linfatici:

  • la velocità di circolazione è molto bassa, poiché il motore della circolazione linfatica sono le contrazioni muscolari
  • una contrazione determina una notevole spremitura, operando un maggiore smaltimento dei prodotti di metabolismo a livello tissutale.

 

La linfa si forma per il drenaggio del liquido presente negli spazi interstiziali negli organi e nei tessuti vari:

  • il liquido converge in capillari linfatici, solitamente a fondo cieco, passando attraverso una parete molto sottile che circonda il vaso
  • l’entrata del liquido è regolata dalla pressione osmotica.
  • I vari capillari si anastomizzano e retificano tra loro convergendo in canali di dimensioni maggiori detti collettori linfatici.
  • Lungo i collettori linfatici sono presenti delle stazioni di filtrazione detti linfonodi.

 

Tutti i collettori linfatici che incontrano i linfonodi, si accrescono convergendo tra loro, anastomizzandosi tutti nel dotto toracico:

  • attraverso questo, la linfa viene immessa nel torrente circolatorio.

 

La linfa è formata da:

  • porzione liquida
  • porzione corpuscolata

 

La componente liquida contiene:

  • pochi sali
  • colesterolo
  • lecitina
  • anidride carbonica
  • piccole quantità di ossigeno
  • altri prodotti del ricambio tissutale

 

I composti organici presenti nella componente liquida dipendono dalla zona in cui si formano.

 

La linfa contiene fibrinogeno, quindi può coagulare.

 

A livello dell’intestino, dopo il pasto, vengono confluiti nei vasi linfatici dei corpuscoli lipidici detti chilomicroni.

 

La componente corpuscolare è formata quasi esclusivamente da linfociti:

  • vengono immessi a livello dei linfonodi
  • poi vengono immessi nel torrente circolatorio.

 

  1. tessuto linfoide

 

 

INTRODUZIONE

 

Il tessuto linfoide è una varietà di tessuto connettivo che si caratterizza per a ricchezza di linfociti, che insieme ad altre linee cellulari si trovano immersi nello stroma formato da fibre reticolari.

 

Gli organi emopoietici danno vita a due linee cellulari differenti:

  • mieloide: è la linea che produce elementi figurati quali gli eritrociti, i granulociti, le piastrine e i monociti
  • linfoide: è la linea che produce tutti i linfociti

 

Il principale organo mieloide è il midollo osseo, mentre gli organi linfoidi primari, ovvero i principali siti in cui vengono differenziati i linfociti, sono due:

  • il midollo osseo: in cui si differenziano i linfociti B,
  • il timo; in cui si differenziano i linfociti T.

 

Vi sono anche degli organi linfoidi secondari o periferici, in cui i linfociti maturi migrano e svolgono la loro funzione:

  • linfonodi
  • MALT (tessuto linfoide associato alle mucose)
  • Milza

 

Al MALT appartengono:

  • i vari ordini di tonsille,
  • le placche di Peyer dell’intestino
  • l’appendice ileo ciecale

 

Negli organi linfoidi primari, si assiste alla fase in cui i linfociti si differenziano a partire dalle cellule staminali appartenenti alla linea linfoide:

  • questa tappa è detta fase antigene-indipendente poiché i linfociti non necessitano dello stimolo esterno

 

Negli organi linfoidi secondari i linfociti svolgono la loro funzione dopo essere stati attivati dall’incontro con l’antigene:

  • questa è la fase antigene-dipendente.

 

FASE ANTIGENE-INDIPENDENTE.

 

Negli organi linfoidi primari si genera la diversità immunologia:

  • nascono cellule dotate di recettori in grado di riconoscere tutti gli antigeni esistenti

 

Alla fine del differenziamento negli organi linfoidi primari si ottengono i linfociti maturi vergini:

  • sono linfociti che sono pronti a ricevere l’antigene, ma non lo hanno ancora incontrato
  • sono allo stato inattivo
  • migrano verso gli organi linfoidi periferici.

 

Ogni linfocita maturo vergine ha una specificità antigenica propria, ovvero può riconoscere un antigene differente rispetto a quella degli altri antigeni.

 

FASE ANTIGENE-DIPENDENTE.

 

Questa fase avviene negli organi linfoidi periferici:

  • inizia dall’incontro con l’antigene con la cellula linfocitaria che possiede il recettore specifico per quell’antigene

 

DIVERSITA’ E FUNZIONI DEI LINFOCITI.

 

I linfociti sono i costituenti principali del sistema immunitario, il quale è un sistema presente nei Vertebrati che è in grado di difendere l’organismo dall’attacco di agenti patogeni.

 

Ogni sostanza estranea all’organismo è definita come antigene (Ag):

  • il sistema immunitario è in grado di riconoscere gli antigeni
  • può distinguerne milioni di tipi differenti
  • può anche avere una memoria di un dato antigene per avere una risposta immunitaria più rapida e efficace all’eventuale incontro successivo.

 

Il sistema immunitario, inoltre, è in grado di:

  • regolare l’attività di alcune cellule emopoietiche
  • sorvegliare contro i tumori
  • scatenare reazioni che portano al rigetto di organi dopo il trapianto.

 

Il sistema immunitario è quindi in grado di riconoscere ciò che è proprio dell’organismo, da ciò che è estraneo:

  • in questo modo si evita un’aggressione nei confronti dei costituenti propri dell’organismo
  • se questa aggressione contro i propri costituenti si verifica, si parla di autoimmunità.

 

La presenza di due sedi di generazione dei linfociti sottintende anche la produzione di linfociti differenti, con differenti risposte immunitarie:

  • risposta umorale, o anticorpo-mediata: effettuata dai linfociti B
  • risposta cellulare o cellula-mediata: effettuata dai linfociti T.

 

 

IMMUNITA’ UMORALE

 

La risposta umorale colpisce prevalentemente agenti estranei come i batteri, le tossine e i parassiti.

 

I linfociti B sono gli effettori della risposta umorale, che comporta la secrezione di glicoproteine, della famiglia delle immunoglobuline, gli anticorpi (Ab, antibody) in seguito alla penetrazione di organismi patogeni.

 

Ogni anticorpo si lega ad una particolare regione della molecola antigenica, detta determinante antigenico o epitopo:

  • ogni anticorpo è specifico per ciascun epitopo.

 

I recettori per gli Ag delle cellule B sono le immunoglobuline, glicoproteine che hanno dei siti che possiedono la specificità per nun determinante antigenico e vengono prodotte dalle cellule B nel corso delle risposte umorali:

  • le Ig di membrana sono formate da 4 catene glicoproteiche uguali a due a due
  • vi sono due catene pesanti (H) e due catene leggere (L).
  • il sito combinatorio per l’antigene è composto da un centinaio di amminoacidi nell’estremità N-terminale
  • ogni Ig possiede due siti combinatori per l’antigene. È cioè una molecola bivalente.

 

Alle immunoglobuline, all’interno della cellula B si legano due molecole che traducono il segnale all’interno della cellula in caso di legame:

  • Iga e Igb.

 

IMMUNITA’ CELLULARE

 

L’immunità cellulare, operata dai linfociti T, attua la sua difesa contro delle cellule, che presentano all’esterno della loro membrana degli antigeni.

 

La risposta cellulare avviene contro cellule tumorali, cellule infettate da virus, cellule trapiantate non istocompatibili.

La risposta cellula-mediata avviene anche in assenza di anticorpi, con l’interazione diretta tra la cellula T e l’antigene e la successiva uccisione della cellula.

 

Le cellule T possono produrre altri effetti al riconoscimento dell’antigene:

  • possono produrre e secernere fattori regolatori solubili detti linfochine, che attivano o disattivano altre cellule
  • possono dare reazioni di ipersensibilità in ritardo.

 

Il recettore per l’antigene delle cellule T (TCR), è generalmente un eterodimeri costituito da due catene a e b, che è presente sul 95% delle cellule T.

 

A livello delle mucose è possibile riscontrare un altro tipo di TCR, formato da due catene g e d.

 

Ogni TCR è sempre legato ad un complesso glicoproteico denominato CD3, che ha la funzione di tradurre il segnale di attivazione all’interno della cellula.

 

RISPOSTA DEI LINFOCITI NK.

 

La terza popolazione lifocitaria è quella dei linfociti NK (Natural killer):

  • questi linfociti non presentano recettori, quindi svolgono funzioni di difesa indipendentemente dal riconoscimento dell’antigene
  • sono la popolazione filogeneticamente più antica.

 

La loro capacità di uccidere le cellule si porta contro:

  • cellule opsonizzate (ricoperte da anticorpi)
  • cellule infettate da virus
  • cellule neoplastiche.

 

Un’altra funzione delle cellule NK è quella di produrre una varietà di fattori che regolano la produzione di altre cellule emopoietiche come eritrociti e granulociti.

La funzione citotossica dei linfociti NK si svolge attraverso le seguenti tappe:

  • aggancio tra la cellula NK e la cellula bersaglio (target)
  • attivazione dell’NK
  • rilascio di perforane, che perforano la membrana plasmatica della cellula attaccata
  • introduzione di enzimi litici nei pori che permettono la morte della cellula infetta.

 

 

MARCATORI DEI LINFOCITI UMANI.

 

Un marcatore è un segno d’identità che contraddistingue un linfocita nell’ambito di una popolazione.

 

Marcatori, nel caso dei linfociti, sono i recettori per l’antigene, ma ora sono anche disponibili dei marker genici, che individuano cioè una sequenza di geni che codificano per i recettori di membrana.

 

I marcatori possono trovarsi in differenti località all’interno della cellula:

  • sulla membrana plasmatica
  • nel nucleo
  • nel citoplasma

 

Questo tipo di marcatori, usati per i linfociti, sono detti marcatori fenotipici, e servono per:

  • indicare l’appartenenza di un linfocita a una data popolazione
  • definirne il livello maturativi e lo stato di attivazione.

 

I marcatori specifici per le cellule B e T sono i RECETTORI PER L’ANTIGENE, espressi sulla membrana plasmatica.

 

Esistono tuttavia anche atri tipi di recettori specifici sulla loro membrana.

 

Fonte: http://www.bluejayway.it/Enrico_Colombos_Page/Medicina_files/CORSO%20DI%20ISTOLOGIA.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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