Latino lezioni

 


 

Latino lezioni

 

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Latino lezioni

 

Il latino e la sua storia
Il latino è una lingua indoeuropea del gruppo delle lingue italiche, parlata a Roma (Roma anche in latino), città ancor oggi capitale d’Italia, e nel Lazio (regione in cui la città si trova) almeno dagli inizi del I millennio a.C.
Questo vuol dire che il latino appartiene all’ampio gruppo delle lingue “sorelle” (sanscrito, iranico, slavo, greco, lingue italiche, lingue germaniche, ecc.) derivanti dall’indoeuropeo, che non rappresenta un concetto etnico, cioè legato ad una stirpe, ma essenzialmente linguistico. Con il termine indoeuropeo si intende infatti la  protolingua preistorica non attestata da testimonianze scritte, ma unicamente ricostruita, da cui si ritiene abbia avuto origine la maggior parte delle lingue antiche e moderne diffusesi in gran parte dell'Europa, dell'Iran, dell'India e in alcune regioni dell'Anatolia, dell'Asia centrale, fino ai confini della Cina occidentale. La nozione di indoeuropeo deriva appunto dalla fusione dei nomi delle due regioni estreme dell'area considerata, cioè l'Europa e l'India.
Il “protolatino” sarebbe penetrato nella penisola italica dal Nord e sarebbe rapidamente arrivato a stabilirsi nel Lazio, dove nell’VIII sec. a C. (per tradizione il 753) fu fondata la città di Roma, che rapidamente estese il suo potere sulle regioni confinanti e successivamente nei secoli ampiamente in Europa e nell’area mediterranea.
Nella storia della lingua latina si possono individuare varie fasi, che vanno da quella più antica (latino pre-letterario e arcaico, fino al 240 a.C., quando per convenzione inizia la letteratura latina) a quella più matura ( latino letterario e classico, dal III sec. a.C. al I d.C.) a quella già declinante (latino imperiale, dal I sec. d.C. alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel V sec. d.C.), per finire all’epoca della trasformazione della lingua in forme progressivamente modificate, che passano attraverso il latino post-classico, il latino cristiano e quello medievale.
Anche in epoca classica il latino conobbe due varietà di registri espressivi, che si possono individuare in una lingua d’uso, nota come “latino volgare”, usato nel parlare quotidiano, a noi poco conosciuto perché documentato da scarsissime testimonianze scritte, e una lingua letteraria, usata dagli scrittori latini, ampiamente documentata dalla vasta produzione letteraria di numerosissimi scrittori di grande valore artistico e culturale.
L’espansionismo politico dei Romani comportò la diffusione della lingua d’uso quotidiano, quella parlata normalmente sia dai legionari, cioè dai soldati, sia dall’enorme apparato burocratico che seguiva le conquiste, nonché da tutti coloro che  si introdussero in queste zone per esercitare attività mercantili. Iniziava pertanto a diffondersi nell’impero una lingua romana parlata, lingua che i vinti dovevano imparare per tenere i contatti con i conquistatori, e che a poco a poco, penetrava più o meno a fondo nelle diverse aree geografiche, ma che avrà comunque conseguenze linguistiche e culturali importantissime nei secoli successivi.
Il latino divenne pertanto importante come lingua ufficiale dell'Impero romano, usato come lingua franca in particolare nella parte occidentale dell’Impero. In quella orientale, tale idioma si diffuse fra il I e il IV secolo nella penisola balcanica (in particolare in Dacia, ricostituitasi come provincia nella seconda metà del III secolo a sud del fiume Danubio, in Mesia, e anche nella Macedonia settentrionale) e in alcune zone dell'Asia. Tuttavia non riuscì a scalzare la koinè diàlektos, cioè la lingua greca usata al di fuori dalla penisola Ellenica, come lingua di cultura e d'uso nel Mediterraneo orientale, neppure a Costantinopoli, città nella quale il latino, piuttosto diffuso soprattutto fra le classi più elevate fino al 450 circa, andò sempre più retrocedendo davanti al greco che divenne, nel terzo decennio del VII secolo, la lingua ufficiale dell'Impero Romano d'Oriente, o Impero bizantino, che durerà fino al 1453, quando cadrà sotto la dominazione ottomana.
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.) e il conseguente insediamento delle popolazioni barbariche (Franchi, Goti, Vandali, ecc.) in quelli che erano stati i territori dell’Impero Romano, in particolare nei secoli VII e VIII, il latino subì un progressivo imbarbarimento, ma rimase l’unica lingua colta usata in tutta Europa, che successivamente venne anche ripristinata durante la “Rinascita carolingia”, voluta da Carlo Magno (tra l’VIII e il IX sec. d.C.), che chiamò le menti migliori del suo tempo per  risanare una cultura che sembrava ormai precipitare nell’imbarbarimento.
In questo periodo il latino della letteratura fu salvaguardato dalla Chiesa, che da un lato salvò letteralmente, specie nei monasteri, una parte del patrimonio letterario antico, e dall’altro adattò la lingua latina ai propri fini liturgici e sacrali, facendone una lingua particolare, universale e sacra ad un tempo, grazie anche agli arricchimenti che provennero dal greco e dall’ebraico.
Il latino, però, venne ancora usato per molti secoli come unica lingua scritta nel mondo che era stato romano. Nelle cancellerie dei re, nella curia romana, nella liturgia della Chiesa cattolica, nella produzione dei libri l'unica lingua era il latino; ma era un latino sempre più corrotto e sempre più influenzato dal linguaggio parlato. Infatti in un periodo difficile da stabilire con precisione tra il tardo impero e l'alto Medioevo il latino volgare aveva incominciato a differenziarsi dando origine prima al protoromanzo e poi alle prime fasi di quelle che sono le attuali Lingue romanze o neolatine.
Infatti verso l’anno Mille, mentre la lingua latina scritta proseguiva la sua strada fatta di un sostanziale recupero delle forme regolari e di un rinnovato interesse per i migliori scrittori antichi ,  il latino cosiddetto “volgare”, ovvero parlato, andava ormai trasformandosi nelle varie parlate nazionali, di cui abbiamo le prime testimonianze, in Francia e in Italia, tra il IX e il X sec. d.C.
Sono queste appunto le lingue romanze o neolatine (italiano, francese, spagnolo, portoghese e rumeno, oltre a lingue a diffusione locale, come il ladino, parlato in una zona delle Alpi Orientali, e il sardo, parlato nell’isola della Sardegna) che derivano direttamente dal latino volgare.
Dopo il Mille nacquero le università (la prima fu quella di Bologna), e l'insegnamento, per persone che giungevano da tutta l'Europa, era rigorosamente in latino: un latino certo che non poteva più dirsi la lingua degli antichi Romani. I dotti delle università elaborarono un latino particolare, detto scolastico, adatto ad esprimere i concetti astratti e ricchi di sfumature elaborati dalla filosofia dell'epoca, chiamata appunto scolastica.
Il latino conobbe una nuova e felice stagione in età umanistico-rinascimentale, cioè a partire dal Quattrocento in Italia, per poi diffondersi con il Cinquecento anche in altri paesi soprattutto dell’Europa Occidentale, con un ritorno alla classicità, molto ideale e limitato all’ambito letterario.

Per tutte queste ragioni parole di origine latina si trovano spesso anche in molte lingue moderne di altri ceppi, soprattutto nell’inglese, per il fatto che, anche dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, per più di un millennio il latino fu, nel mondo occidentale, la lingua franca della cultura, della scienza e dei rapporti internazionali, e come tale influì sulle varie lingue locali. Quando venne meno questa sua funzione, dopo la Rivoluzione Francese, alla fine del Settecento, essa fu assunta dalle lingue vive europee del tempo e, in ambito letterario  e nella diplomazia, dal francese. Quest'ultima, essendo una lingua romanza, continuò a promuovere parole di origine latina negli altri idiomi fino alla metà del Novecento, quando si andò gradualmente imponendo in Europa e nel mondo, come lingua franca, l'inglese, che pur essendo di ceppo germanico presenta, come abbiamo detto, soprattutto nel lessico, un gran numero di termini di origine latina.
La Chiesa Cattolica mantenne sempre il latino in tutte le pratiche e le celebrazioni religiose (eccetto che per la predicazione e la confessione personale), fino al Concilio Vaticano II (1962-1965).
In seguito alla scoperta dell'America (1492) e soprattutto alla politica coloniale degli stati europei, alcune lingue romanze (francese, spagnolo e portoghese) insieme ad altri idiomi dell'Europa occidentale, in cui l'impronta latina era forte, fra cui l'inglese, si erano poi diffuse in gran parte del mondo.
La lingua latina si è sviluppata grazie anche al contributo di tutte le lingue dei popoli con cui è entrata in contatto durante l'epoca romana, ed in particolare con gli idiomi italici e con quelli parlati nel Mediterraneo orientale (greco soprattutto). Attualmente le lingue con maggiore somiglianza al latino sono il sardo per la pronuncia, l'italiano per il lessico, il rumeno per la struttura grammaticale.
Il latino ecclesiastico formalmente rimane la lingua della Chiesa cattolica romana ancora oggi ed è la lingua ufficiale della Santa Sede, benché lo Stato della Città del Vaticano usi come lingua corrente l’italiano, riservando l’uso del latino ai documenti ufficiali.
Il latino è usato per designare i nomi nelle classificazioni scientifiche degli esseri viventi.
La storia della lingua latina è quindi lunga e varia nel tempo. Per questo esistono in tutto il mondo una grandissima quantità di testi scritti in latino in epoche diverse e di argomenti molto differenti tra di loro, sono testi letterari, religiosi, storici, filosofici, teologici, giuridici, scientifici ed altri ancora. Si calcola che la maggior parte dei documenti (libri, manoscritti, epigrafi, ecc.) prodotti in lingua latina non risalgano al periodo classico, il cui patrimonio di testi ammonta a circa 600 unità, dato che moltissimi sono andati perduti, bensì ai periodi successivi, cioè al Medioevo e all'età moderna. Studi recenti hanno, infatti, rivelato l'esistenza di un patrimonio letterario che conta oltre 18000 testi accertati, la maggior parte dei quali resta tuttora inedita
Il latino è a tutt'oggi materia di studio obbligatorio in Italia nei licei classici, scientifici, linguistici, sociopsicopedagogici, mentre in molti altri paesi è lingua facoltativa. (Il latino è ancora lingua ufficiale della Santa Sede, benché lo Stato della Città del Vaticano utilizzi come lingua corrente l'italiano, riservando l'uso del latino ai documenti ufficiali.)

 

Alcuni caratteri morfo-sintattici della lingua latina

        La lingua latina (lingua latina  in latino) è piuttosto complessa per quanto riguarda i caratteri morfo-sintattici, per cui li apprenderemo poco per volta, gradualmente. Fissiamo per ora alcune questioni fondamentali.
La lingua latina è una lingua del tipo SOV, in cui cioè la struttura fondamentale della frase è data dal soggetto che compie l’azione, dall’oggetto su cui ricade l’azione e dal verbo che esprime l’azione stessa (La mamma picchia il bambino), quando il verbo è transitivo; quando il verbo è invece intransitivo la strutttura base è composta dal soggetto che compie l’azione da un complemento indiretto e dal verbo (La mamma parla al bambino); a queste strutture di base si possono aggiungere molte altre indicazioni, che possono riguardare il luogo e il tempo in cui l’azione avviene, il modo e la ragione per cui avviene ed altre ancora. La lingua latina inoltre è anche una lingua flessiva, per cui per indicare le funzioni logico-grammaticali di sostantivi, aggettivi e pronomi si serve dei casi e di cinque declinazioni. Questo vuol dire che, mentre in italiano, in spagnolo, in francese, in portoghese, per esprimere le funzioni logico-grammaticali usiamo le preposizioni (a, di, per, con, tra, ecc.), in latino si modifica la parte finale dei sostantivi, degli aggettivi e dei pronomi con la desinenza che riguarda i vari casi, questione che apprenderemo a poco a poco, con gradualità. La flessione, nell’ambito delle lingue romanze o neolatine è rimasta solo nel romeno, ma è una caratteristica presente in lingue del gruppo germanico, come il tedesco, e nelle lingue slave (russo, bulgaro, ceco, ecc.).
Ogni parola latina è un vocabulum (al plurale vocabula).Il sostantivo in latino è nomen (al plurale nomina; l’aggettivo è nomen adiectivum, al plurale nomina adiectiva, a cui vanno aggiunti anche i numeri (numeri o nomina numeralia), il pronome è pronomen, al plurale pronomina. Il genere (genus) dei  nomina può essere maschile (masculinum), femminile (femininum) e neutro (neutrum). Per cui possiamo dire che in latino i generi (genera) dei nomi sono tre.Inoltre il numero (numerus) può essere singolare (singularis) o plurale (pluralis). Per cui in latino possiamo dire che abbiamo due numeri (numeri).
Oltre il nomen, il nomen adiectivum e il pronomen il latino ha altre parti del discorso che sono il verbo (verbum), l’avverbio (adverbium), il participio (participium),la congiunzione (coniunctio), la preposizione (praepositio) e l’interiezione (interiectio).

 

Vocaboli da ricordare

Singularis                                                                         Pluralis
lingua
Latina
vocabulum                                                                        vocabula
nomen                                                                               nomina
nomen adiectivum                                                            nomina adiectiva
numerus                                                                            numeri
nomen numerale                                                               nomina numeralia
pronomen                                                                           pronomina
genus                                                                                 genera
masculinum
femininum
neutrum
verbum
adverbium
participium
coniuctio
praepositio
interiectio

Compito (Pensum)

Eseguite ora il compito (pensum), rispondendo alle domande. Nella prossima lezione troverete il compito corretto, così potrete confrontare con il vostro e fare l’autocorrezione.

  1. come fa al plurale nomen?
  2. come fa al plurale nomen adiectivum?
  3. come fa al plurale pronomen?
  4. quali sono in latino i genera?
  5. quali sono in latino i numeri?
  6. Quali sono in latino le altre parti del discorso, oltre i nomina, i nomina adiectiva e i pronomina?

 

Il nostro metodo

   Il metodo che noi intendiamo usare è quello dell’apprendimento diretto per induzione. Si partirà quindi subito dalla lettura di testi latini, seppure molto semplici e sarete quindi indotti a comprendere il significato delle parole e delle locuzioni dal contesto stesso ed eventualmente anche grazie alle immagini. Di conseguenza pure le caratteristiche morfosintattiche della lingua verranno  prima assimilate induttivamente grazie al riconoscimento di strutture e costrutti ricorrenti; successivamente saranno organizzate sistematicamente, per poter poi essere definitivamente memorizzate. Per questo ogni lezione si comporrà di un testo in latino, che introdurrà sempre nuovi vocaboli e nuove forme grammaticali e sintattiche, pur riprendendo quelle precedenti, per facilitare la memorizzazione, poi si elencheranno i nuovi vocaboli introdotti e si preciseranno le nuove forme morfosintattiche. Seguiranno tre tipi di esercizi: il primo servirà ad apprendere il vocabolario; il secondo, all’assimilazione delle strutture grammaticali e il terzo, a verificare la comprensione del testo. In questo modo l’apprendimento avviene “naturalmente”, attraverso la comprensione, la ripetizione e la conseguente memorizzazione. In questo modo il procedere del corso dovrebbe risultare facile ed immediato a tutti, con un costante arricchimento del patrimonio lessicale e delle strutture grammaticali che deve permettere di usare progressivamente quasi solo la lingua latina stessa come lingua di comunicazione del corso stesso, così da renderlo fruibile a discenti di qualunque lingua materna.

Ogni lezione si compone quindi di quattro parti: 1) testo da leggere ad alta voce, la cui comprensione dovrebbe risultare immediata, anche grazie a cartine, disegni o immagini, con a fianco sulla destra i vocaboli nuovi; 2) elenco dei vocaboli (vocabula) che di volta in volta si aggiungono e che vanno fissati nella memoria,  3) regole di Grammatica Latina, che anche queste vanno apprese molto bene, 4) compito (pensum) per verificare l’apprendimento e la comprensione. Bisogna stare molto attenti al fatto che a mano a mano che nelle varie lettura verranno aggiunti vocaboli nuovi, questi verranno spiegati nel disegno o nell’immagine, oppure a fianco sulla destra della pagina, con segni diversi, a seconda che si tratti di o un sinonimo (=), o di un contrario (<->), o che venga chiarito grazie ad una derivazione (>) o tramite una perifrasi.
Per ora occorre aver appreso bene il lessico grammaticale di base, che abbiamo indicato precedentemente e che ci permetterà di usare progressivamente sempre più la lingua latina anche per le spiegazioni.

 

Il metodo che noi usiamo, quello induttivo-contestuale, che si basa sulla lettura di testi graduati e numerosi esercizi di vario tipo, è il frutto e la sintesi della migliore eredità didattica della tradizione umanistica e di numerosi studi, recenti e recentissimi, di glottodidattica e di psicologia cognitiva.
E’ stato introdotto in Italia dall’Accademia e Casa Editrice VIVARIUM NOVUM alle cui iniziative e al cui ricco catalogo rimandiamo:

www.vivariumnovum.it/edizioni

 

Pensum

Ubi est domina Fortunata?
Domina Fortunata in domus suae peristylio est.

Ubi domina Fortunata sedet?
Domina Fortunata in sella sedet.

Quid domina Fortunata in peristylio facit?
Domina Fortunata in peristylio papyrum suum legit.

Quas domina Fortunata appellat?
Ancillas suas domina Fortunata appellat.

Ubi Lucia ivit?
Lucia in ecclesiam ivit.

Ubi Marius ivit?
Marius in scholam ivit.

Quid Marcus facit?
Marcus in cubiculo suo dormit.

Quo colore soccos domina Fortunata hodie vult?
Hodie domina Fortunata soccos nigros vult.

Ubi est aqua?
Aqua in amphora est.

Ubi lintea alba sunt?
Lintea alba in cista sunt.

Cur domina Fortunata laeta est?
Domina Fortunata laeta est quod bonae ancillae ei semper parent.

 

CAPITULUM TRIGESIMUM SECUNDUM (XXXII)

 

In triclinio

Domi triclinium est cubiculum ubi familia ad mensam sedet. In
triclinio multae et magnae fenestrae sunt. Lucia et Marius cum
parentibus suis Lucio et Fortunata in triclinio ad mensam sedent.
Etiam canis cui nomen Ater est apud mensam est. In mensa poma
et nuces, cucurbitae, olera et caepae sunt.
Lucia dicit:- Mihi gratum est nucibus ludere non eas edere-. Mater
Luciae dicit:- Necesse est etiam nuces edere, quod nuces bonae sunt-.
Marius dicit:- Mihi poma grata sunt, non nuces!- Mater sua Mario
dicit:- Necesse est te quoque nuces edere!- Lucia et Marius antea
poma, postea nuces edunt. Fortunata mater et Lucius pater etiam
cucurbitas, olera et caepas edunt. Lucia et Marius cucurbitas, olera
et caepas non edunt quod eis grata non sunt. Pater Lucius et mater
Fortunata vinum cum aqua poculis suis bibunt, Lucia et Marius solum
aquam poculis suis bibunt. Postea Lucia et Marius in hortum eunt et
cum amicis suis pupa et pila ludunt, sed mater eos appellat quod eis
necesse est legere, scribere, numerare et computare. Lucia et Marius
domum veniunt et quod discipuli boni sunt in tabellis suis scribunt,
papyros legunt, recte computant et numerant. Mater Luciam interrogat:

  • Lucia, flia mea, dic mihi primos decem numeros- Lucia matri suae

Fortunatae dicit: - Unus, una, unum, duo, duae, tres, tria, quattuor, quinque,
sex, septem, octo, novem et decem- . Fortunata mater filiam suam Luciam
laudat quod recte decem numeros dixit. Postea Fortunata mater Mario
filio suo interrogat et ei dicit: - Dic mihi, Marii fili mi, Romane in Italia
an in Graecia est?- Marius matri suae Fortunatae respondit Romam in
Italia esse et mater eum quoque laudat quod recte respondit.

Pensum

Ubi est triclinium?

Paucaene an multae fenestrae in triclinio sunt?

Ubi familia ad mensam sedet?

Ubi est canis Ater?

Gratane an non poma Mario sunt?

Nucesne edere an nucibus ludere Lucia vult?

Aquamne an vinum Lucia et Marius bibunt?

Ubi Lucia et Marius scribunt?

Quae Lucia et Marius legunt?

Laudatne an vituperat Fortunata liberos suos?

Cur Fortunata liberos suos laudat?

Genuane in Italia an in Graecia est?

 

Pensum

 

Quid famuli Claudii nomen est?      
Claudii famuli Marinus nomen est.

Unde venit Marinus nomen?
Marinus nomen e mare venit.

Ubi est urbs Genua?
Urbs Genua in Italia est.

Solusne Marinus in Siciliam venit?
Marinus in Siciliam non solus, sed cum Claudii familia, venit.

Famuline famulaeque facere quod volunt possunt an non?        
Famuli et famulae non quod volunt facere possunt, sed quod dominus et domina volunt facere debunt.

Ubi Syriae parentes et fratres sunt?
Syriae parentes et fratres in Syria sunt.

Ubi Marini parentes et fratres sunt?
Marini parentes et fratres Genuae sunt.

Claudiusne Marini dominus bonus an malus est?
Claudius Marini dominus bonus est.

Quae domino Claudio sunt?
Claudio multae domus, multi horti, multae res, id est multae divities sunt.

Ancillisne et famulis domi multa an parva facere necesse est?
Domi ancillis et famulis multa facere necesse est.

In Claudii domo ubi servorum cubicula sunt?
In Claudii domo servorum cubicula apud peristylium sunt.

In Lucii domo ubi servarum cubicula sunt?
In Lucii domo servarum cubicula apud hortum sunt.    

Laetane an tristis ancillarum et famulorum vita est?
Ancillarum et famulorum non laeta sed tristis vita est.

Hiemene aer calida an frigida est?
Hieme aer frigida est.

Aestatene calidum vel frigidum tempus est?
Aestate tempus calidum est.

Quid tempus post hiemem venit?
Post hiemem ver venit.

Quid tempus post aestatem venit?
Post aestatem autumnus venit.

 

 

CAPITULUM TRIGESIMUM PRIMUM (XXXI)

 

Domina cum ancillis suis

 

Domina Fortunata in domus suae peristylio sola est, in sella sedet et papyrum
suum legit. Postea suas ancillas appellat et eis dicit: - Dite mihi ubi sint liberi mei.-
Ancilla Delia dominae suae Fortunatae dicit: - Filia tua Lucia in ecclesiam ivit.
Filius tuus Mariua in schola est et puerulus Marcus in cubiculo dormit-. Mater
laeta est, quod filii sui boni sunt., quod in ecclesiam et in scholam eunt. Postea
domina papyrum suum reponit in capsam quae in mensa est et e mensula speculum
manibus suis sumit. Speculum in manu dextra tenet et se mirat. In tabula sunt
quoque tabellae clausae et apertae, stylus et sacculus cum nummis. Postea domina
Fortunata Lydiam ancillam appellat et ei dicit: - Lydia, mea bona ancilla, da mihi
soccos meos-. Lydia dominae suae dicit:- Domina mea Fortunata, quo colore hodie
tibi socci grati sunt?- Domina Fortunata Lydiae ancillae suae mox respondit: -Hodie
volo soccos nigros-. Lydia ancilla dominae suae Fortunae soccos nigros mox portat
et domina Fortunata laeta est quod ancilla sua bona est. Postea domina Fortunata
ancillae suae Deliae dicit:- Delia, bona ancilla, porta mihi amphoram cum aqua!-
Ancilla Delia amphoram cum aqua sumit et Fortunatae dominae suae portat. Postea
domina Fortunata ei dicit: -Delia, sume catinum et situlam!- Ancilla Delia catinum
et situlam sumit et ea dominae suae Fortunatae portat. Nunc domina Fortunata ei
dicit:- Sume cistam cum linteis albis et eam mihi porta!- Ancilla Delia dominae
suae Fortunatae verbis paret  et domina sua laeta est quod ancillae suae bonae ei
semper parent.

Pensum

Ubi est domina Fortunata?

Ubi domina Fortunata sedet?

Quid domina Fortunata in peristilio facit?

Quas domina Fortunata appellat?

Ubi Lucia ivit?

Ubi Marius ivit?
Quid Marcus facit?

Quo colore soccos domina Fortunata hodie vult?

Ubi est aqua?

Ubi lintea alba sunt?

Cur domina Fortunata laeta est?

 

Fonti:

http://www.es.catholic.net/catholic_db/archivosWord_db/i_lezione.doc

http://www.es.catholic.net/catholic_db/archivosWord_db/iv_lezione.doc

http://www.es.catholic.net/catholic_db/archivosWord_db/lezione_xxxviii.doc

http://www.es.catholic.net/catholic_db/archivosWord_db/lezione_xxxvii.doc

 

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