Vincenzo Monti

 


 

Vincenzo Monti

 

Nato ad Alfonsine il 19 febbraio 1754, muore a Milano il 13 ottobre 1828, godendo di larga fama sia in Italia che all'estero. È il poeta più significativo del Neoclassicismo italiano ed è uno degli scrittori su cui si appunta la critica moderna che cerca di mettere a fuoco un autore in possesso di una personalità che, accanto ad indubbie qualità artistiche e sitilistiche, presenta anche una scarsa interazione tra contenuti della poesia e contenuti politico-ideali. Questa scarsa interazione è dovuta secondo alcuni a un carattere timido e passivo, secondo altri a cinismo e ad atonia morale, secondo altri ancora a una chiara mancanza di impegno intellettuale che porta alla incapacità di cogliere gli aspetti fondamentali della storia del suo tempo insieme al valore e al significato morale e civile che la sorregge, dedicandosi alla creazione di immagini  belle ed armoniose, spesso derivanti dalla mitologia classica anche quando si tratta di svolgere tempi tratti dalla più stringente attualità, ma che mai sono stimolanti ad affrontare le grandi passioni della vita quotidiana.
Dopo aver compiuto i suoi primi studi a Fusignano e nel seminario di Faenza, studia all'Università di ferrara, interrompendo presto gli studi per dedicarsi alla "vocazione" letteraria. La sua attività si svolge in un periodo di profonde trasformazioni, dovute a fatti storici eccezionali, di cui le sue opere celebrano gli aspetti più appariscenti e suggestivi, senza scendere in profondità. Il Monti, nella convinzione che il poeta abbia il compito di decorare la realtà, che altrimenti rimarrebbe vuota e arida, celebra ed abbellisce i fatti del suo tempo; inoltre è sempre intento a non rimanere in ombra, pronto ad offrire ai suoi lettori motivi di interesse e di ammirazione. Nel periodo romano (1778-1797) il Monti appare conservatore in politica e in letteratura, come il vero interprete del gusto aristocratico della società che gravita intorno alla corte papale. Svolge pertanto una poesia di occasione, decorativa, comunque quasi sempre priva di spunti lirici, lontana dai problemi sociali. Ciò appare in opere come La bellezza dell'universo, gli Sciolti al principe don Sigismondo Chili, la Bassvilliana, le tragedie (Aristodemo, Galeotto Manfredi, Caio Gracco).
Nel secondo periodo (1778-1815) cambiano i temi per effetto di una maggiore adesione ai fatti. Il fermento rivoluzionario, acutizzato dalla campagna napoleonica del 1796, allarma il Monti, il quale, abbandonata Roma il 3 marzo 1797, si trasferisce prima a Firenze e quindi a Bologna e Milano, operando un brusco cambiamento dei contenuti della sua opera poetica in senso anticattolico e democratico-rivoluzionario, come confermano i canti Il fanatismo, La superstizione, Il pericolo, e soprattutto Il Prometeo, in esaltazione di Napoleone. Per questa attività ricevette dai Francesi cariche ed onori. Al ritorno degli Austriaci fu esule in Francia, a Parigi e cantore infiammato dell'Italia liberata nella celebre canzone Bella Italia amate sponde, scritta al tempo della vittoria di Marengo. In questo periodo traduce la Pulcelle di Orleans di Voltaire e l'Iliade di Omero (1810) che testimonia una profonda conoscenza della classicità, e compone la Mascheroniana, la tragedia Gaio Gracco, l'azione drammatica Teseo musicata dal Paisiello, Il bardo della selva nera.
Con la caduta di Napoleone ed il ritorno degli Austriaci a Milano abbiamo l'ultimo atto del trasformismo montiano con l'esaltazione del nuovo reglime. È la fase della Restaurazione, quella meno varia e che rappresenta il declino dell'autore, ormai vecchio e rattristato da lutti e delusioni familiari e tutto teso e impegnato particolarmente nelle polemiche letterarie, di cui è frutto, tra l'altro, il Sermone sulla mitologia, dove alle cupe immagini della fantasia nordica e romantica sono contrapposte quelle luminose delle favole classiche, nonché la Feroniade, opere a cui si aggiunge qualche componimento non privo di sincerità (es. Per il giorno onomastico della mia donna, Teresa Pickler). Come poeta, il Monti difetta di autenticità, anche se è convinto quando celebra fatti grandi. I suoi pregi essenziali sono la fantasia esuberante e l'eleganza, che fu per lo più imitata dai primi poeti dell'Ottocento.

 

Fonte: http://appunti.studentville.it/appunti/letteratura_italiana-14/vincenzo_monti-225.htm

 


 

Vincenzo Monti

Julia Matulewicz III rok, gr. 1

 

 

VINCENZO MONTI e la caratteristica della sua poesia

 

 

“Cameleone”, “difensore del classicismo”, “Dante redivivo” - Vincenzo Monti nacque vicino a Ravenna nel 1754 come figlio dei proprietari terrieri. Ricevette l’educazione ottima; a Ferrara studiò la giurisprudenza e medicina. Siccome fu stato ammesso all’Accademia dell’Arcadia, cominciò a scrivere seguendo le regole arcadiane. Incoraggiato dal cardinale Scipione Borghese, Monti si trasferì a Roma, dove fece il poeta ufficiale della curia romana. In questo tempo furono create le opere di tematica religiosa, amorosa, con motivi biblici ed encomiastici. Papa Pio VI che sopportava gli studi ed opere di tematica storica fu sicuramente molto contento leggendo “Prosopea di Pericle” dove Monti paragonò la Roma dell’epoca di Pio alle Atene di Pericle ovvero il tempo dello sviluppo. Lodare il proprio datore di lavoro sarà tratto caratteristico della carriera di Monti.

 

Osservando il gran successo del teatro alfieriano, Monti sperimentò le proprie forze nel campo teatrale. Scrisse alcune tragedie fra quali “Aristodemo” fu più nota. L’autore s’ispirò alla tradizione greca, storia dell’Impero Romano e quella medievale, mostrando la propria appartenenza alla corrente neoclassicistica. Tentò la creazione di un nuovo tipo di tragedia: priva di solennità, con la trama più facile da seguire e capire dal lettore borghese.

 

Dopo lo scoppio della Rivoluzione Francese, gli eventi politici sempre influiranno la creazione letteraria di Monti. Nel 1793, riferendosi ad un evento autentico, Monti cominciò a scrivere “In morte di Ugo Bassville” un grande poemato antirivoluzionario. L’autore descrive la storia del impiegato francese Ugo Bassville che, arrivato a Roma, viene ucciso dalla folla e poi, prima di andare al purgatorio, osserva tutta la situazione tragica di Francia. Nonostante l’attitudine contraria ai movimenti rivoluzionari, presentata in alcune sue poesie come “La Musogonia”, Monti scoprì in sè la simpatia verso la democrazia. Dopo aver fuggito a Milano divenne il celebratore della Repubblica Cispadana e Cisalpina e di Napoleone stesso nella persona di cui trovò il liberatore mitico e trionfatore sopra la tirannia. Una dei più belle opere dell’epoca fu la canzone “Per la liberazione d’Italia”.

 

Dopo la caduta delle Repubbliche, Monti dovette trasferirsi ancora una volta nella sua vita, stavolta a Parigi, dove cominciò una serie dei successi e degli onori più grandi della sua carriera. Napoleone li fece il poeta di corte, divenne lo storico ufficiale del Regno d’Italia, poi il professore di retorica all’Università di Pavia. Si mise anche in polemica con Accademia della Crusca mostrando il suo lato d’illuminista-mediatore fra la cultura classica e moderna. Secondo lui le regole grammaticali troppo rigorose limitano lo sviluppo della lingua. Negò il ruolo principale dell’italiano toscano sottolineando il bisogno di creare unica versione della lingua. Progressista per quanto riguarda la lingua parlata, Monti rimase conservatore nel campo della lingua letteraria che secondo lui dovrebbe essere ricercata, alta, priva degli influssi dialettali. Alla fine della sua vita difese appassionamente la poetica classica e propone delle novità nella “Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca”.Doveva padroneggiare perfettamente sia l’italiano che alcune lingue straniere perché interpretò "La pulcella d'Orleans" di Voltaire e “L’Iliade” che venne percepita come suo capolavoro. Monti mantenne l’armonia classica ma impose la lingua elegante, cortigiana.

 

Affrontando l’epoca di Restaurazione, Monti, volendo mantenere la propria posizione del massimo poeta italiano, non esitò di cambiare l’orientazione politica di nuovo e scrisse qualche opera proaustriaca. La decisione gli portò dei nemici anche se non volle impegnarsi troppo nell’attività dell’amministrazione asburgha – rinunciò ad esempio il posto di caporedattore di una rivista culturale sempre controllata dagli austriaci. Morì abbandonato nel 1828.

 

La vita di Monti rappresenta bene lo stato in cui si trovavano gli artisti italiani dell’epoca – disorientati, incerti, privi di un’ideologia concreta da seguire. La capacità di adattarsi in quest’epoca di crisi era un pregio, soprattutto per Monti, che era un artista ambizioso e amava gli onori e vita spettacolare. Purtroppo, proprio per questo motivo è stato rigettato dai romantici che non accettavano il conformismo. Anche lui non capiva per niente e non accettava la loro nuova poetica.

 

Nonostante tutto l’unica cosa che non si può rinunciare a Monti è come badava agli aspetti tecnici e unità formale delle proprie opere. Essendo neoclassicista tipico, si basò sulla tradizione umanistica ma sempre unì diverse forme letterarie. In corso di sua attività letteraria elaborò il proprio stile con il ritmo, armonia e vocabolario caratteristici. Più che per motivi personali, usava gli eventi politici come un pretesto per la sperimentazione letteraria e per ostentare proprio virtuosismo ed erudizione. Probabilmente per questo i suoi versi sono privi delle emozioni profondi, la sua poesia pare superficiale e serve all’autore da mezzo di farsi sentire nella società mondana. Chi cerca nella poesia l’ispirazione morale e la spinta alle riflessioni non sara soddisfatto con le opere di Vincenzo Monti che fu soprattutto un poeta stratega, formalista, fedele alle regole fisse della poetica. Il che può essere una virtù nel permissivo mondo di oggi.

 

 

 

 

Bibliografia:

1)      H. Kralowa, P. Salwa, J. Ugniewska, K. Żaboklicki „Historia literatury włoskiej”, tom 2 str. 99-101, wyd. Semper, Warszawa 2002

2)      J. Heistein „Historia literatury włoskiej”, str. 153-156, Zakład Narodowy Ossolińskich 1987

3)      www.italialibri.net

4)      http://it.wikipedia.org

 

fonte: http://docs8.chomikuj.pl/2675790,0,1,Vincenzo-Monti.doc

 

 Contesto storico e culturale 1600
Nel '600 troviamo la più grande decadenza sociale, politica ed economica della società Italiana, soggetta da un lato all'Egemonia Spagnola, mentre dall'altro all'affermazione della Controriforma Cattolica: quest'ultima determinerà il rigido controllo della chiesa su tutta la vita intellettuale e letteraria italiana.
I seguenti sono alcuni punti che caratterizzano questo secolo:
- Alla corte signorile isolata si sostituisce un’area culturale più estesa, caratterizzata da una precisa attività intellettuale, o da un preciso genere letterario. Tuttavia, la letteratura e la poesia non conosceranno alcun vero nome di spicco.
- In questo secolo, con Galilei, si pongono le basi della scienza moderna sperimentale, ma nel contempo si diffonde enormemente la superstizione e il culto semplicemente esteriore-formale della religione, nonché l’uso massiccio del tribunale dell’inquisizione.
- Si pone agli intellettuali il problema di un pubblico nuovo,assai più vasto e meno raffinato di quello delle corti rinascimentali, ma la letteratura che gli intellettuali offrono è spesso di evasione, per un pubblico spesso assai arretrato culturalmente.
- Gli intellettuali tendono a considerarsi superiori agli antichi scrittori greci e latini, per cui rifiutano il culto dell’autorità dei modelli classici (come invece nel ‘400-‘500), e tuttavia questa rivendicazione di libertà-autonomia spessi si traduce in una vera preoccupazione a stupire e meravigliare il pubblico.
-L’insieme di forme e realizzazioni artistiche (architettura,pittura,musica,letteratura) prende il nome di Barocco (altro nome è concettismo). In questo fenomeno la forma vuole essere cosi raffinata da apparire strana e stupefacente, mentre il contenuto vuole essere esteriormente grandioso. Gli intellettuali avvertono che il Rinascimento è giunto a un tale grado di perfezione oltre il quale non è più possibile andare se non appunto perfezionando le forme. Di qui i tentativi di rinnovare le parole, rendendole più retoriche e artificiali. Si inizia cosi ad abusare dell’immagine o Metafora, dietro la quale non esiste alcun vero sentimento.
Per quanto riguarda la scienza grazie a Galilei si ha la creazione del metodo induttivo-sperimentale: nasce la scienza moderna. Galilei affermava che l’esperienza è più valida degli antichi testi; che Dio parla all’uomo attraverso la Natura oltre che la Bibbia, per cui ciò che viene dimostrato dall’esperienza non può essere negato alla Bibbia. Per queste ragioni Galilei venne processato, costretto a ritrattare e condannato al carcere.
In questo secolo nasce il Barocco che è interessato non all’armonia e all’ordine della natura quanto piuttosto all’anomalia, all’eccezione e al difetto. S'apprende l'esistenza di nuovi continenti, s'incontrano popoli e razze diversi dagli Europei. Si scopre che la terra gira intorno al sole e non viceversa e che non è affatto al centro dell'Universo, e si nota che la luna è geologicamente simile al nostro pianeta e non è un elemento divino e distante. L'intero sistema conoscitivo entra in crisi e il vuoto viene colmato attraverso la ricerca e la sperimentazione, in un clima di tensione e dubbio che stimola la riflessione critica e cerca nuove basi per le certezze individuali e collettive. Lo scrittore formula analogie,metafore e simboli che si trasformano nei fondamenti delle nuove coordinate conoscitive: s’affida all’analogia perché permette all’artista di intuire ciò che i sensi e la ragione non sanno decifrare e usa frequentemente il simbolo in quanto adeguato a spiegare fenomeni sfuggenti. La metafora è una figura retorica antichissima che trova un largo impiego nel linguaggio barocco,ma che si discosta dall’uso tradizionale e classico: lega infatti tra loro ambiti semantici che non sono sentiti come particolarmente vicini, e che vengono congiunti in maniera insolita e arbitraria, allo scopo di divertire e meravigliare. Trai i principali esponenti della lirica barocca, è opportuno citare la figura di Giovan Battista Marino

Letteratura Barocca
L'Italia è la prima a proporre in letteratura i primi esempi dell'innovazione barocca, che trova nella poesia la sua espressione più piena e caratteristica. Se il Manierismo aveva rappresentato l'inizio dello sgretolamento di un sistema di regole non più giustificato dall'esperienza di vita e dagli orientamenti profondi degli scrittori, il Barocco letterario nasce e si definisce come consapevole e volontaria rottura con quegli ideali di equilibrio e di composizione delle tensioni che la realtà generale del mondo rende sempre meno credibili e praticabili. Ciò che il polemista barocco non intende fare è non rispettare le regole del buongusto. I maggiori esponenti del poema barocco furono Francesco Bracciolini, Girolamo Graziani, Alessandro Tassoni e Giovan Battista Marino.

I generi letterari più significativi

  • Letteratura scientifica. Grazie a Galilei si ha la creazione del metodo induttivo-sperimentale (dal particolare al generale): nasce la scienza moderna. Netto distacco da teologia e filosofia. La scienza afferma propria autonomia di metodo, di contenuto, di mezzi per la ricerca e sperimentazione. Galilei affermava che l'esperienza è più valida degli antichi testi; che bisogna adattare la filosofia (aristotelica) all'esperienza del mondo e della natura; che Dio parla all'uomo attraverso la Natura oltre che la Bibbia, per cui ciò che viene dimostrato dall'esperienza non può essere negato dalla Bibbia; che l'ipotesi eliocentrica di Copernico è migliore di quella geocentrica di Tolomeo. Per queste ragioni Galilei venne processato, costretto a ritrattare e condannato al carcere perpetuo (pena poi mitigata con la libertà vigilata a causa dell'età e della salute). Opere più importanti: Dialogo dei massimi sistemi e Il Saggiatore.

    - Come si è arrivati a tutto ciò? Ideologia umanistica, laico-razionale del '400-'500; valorizzazione della tecnica; collaborazione tra tecnici e scienziati; invenzione del cannocchiale; trasformazione dell'artigiano in borghese; scoperte geografiche e astronomiche...

    - La nuova scienza viene esposta in volgare non in latino, perché Galilei e altri avevano bisogno dell'appoggio della borghesia e della collaborazione dei tecnici della nazione. Anche all'estero si cominciano a scrivere testi filosofici e scientifici in volgare.
  • La commedia dell'arte. Un genere veramente nuovo della civiltà barocca. E' detta anche commedia a soggetto o improvvisata. Generalmente una commedia in 3 atti, recitata da comici di professione, riuniti in compagnie sotto la direzione di un capocomico, che si spostavano da una città (o nazione) all'altra. L'autore di una commedia (poteva anche essere uno degli attori) stendeva dei canovacci o scenari (trame di carattere generale) di cui poi gli attori si servivano improvvisando sulla scena il dialogo. Altri elementi di questa commedia erano i lazzi (gag), cioè scene comico-mimiche (quasi mute) intercalate al dialogo, e le maschere tipologiche, nelle quali si erano fissati i tipi comici presenti nella commedia latina e nel teatro rinascimentale, anche se le più famose sono quelle che caratterizzavano gli abitanti di una regione o città (Pulcinella, Arlecchino, Brighella, Pantalone...).
  • Il melodramma. Altro genere nuovo. E' detto anche dramma musicale (oggi: l'opera). Si voleva una tragedia come quella greca, accompagnata dalla musica (recitar cantando). La musica sarà sempre superiore al libretto.
  • Il romanzo. Nasce e si diffonde nel '600, come in Francia. E' più ampio e più complesso della novella, destinato al vasto pubblico. E' una specie di riduzione in prosa del vecchio poema avventuroso: una letteratura evasiva e patetica, da sostituire a quella cavalleresca ed eroica.
  • Poema eroicomico. Inventato da Alessandro Tassoni (nato a Modena). Con La secchia rapita (1621) canta in forma eroica argomenti comici. La trama deriva dalla fusione di due guerre tra modenesi e bolognesi. Nella seconda i modenesi, dopo aver sconfitto i bolognesi, tolgono loro, come trofeo di guerra, il secchio di un pozzo. Molti degli eventi narrati non sono storici. Fine dell'opera: 1) contro il municipalismo-campanilismo delle città italiane del tempo (fonte, per lui, di una fiacca resistenza all'egemonia spagnola), 2) contro la moda dei poemi epici, che in effetti dopo la pubblicazione della sua opera ebbero scarsa fortuna. Tuttavia se il Tassoni mise in ridicolo la figura degli eroi, non riuscì a creare dei personaggi più umani e realistici.
  • Poesia satirica. Gli scrittori satirici evitano i temi politici e religiosi (si scagliano però contro gli eretici e i liberi pensatori). Ridicolizzano i difetti delle corti, ma senza andare troppo a fondo. Trattano molto dei vizi, ma senza riferimenti precisi a fatti e persone. Salvator Rosa, in particolare, polemizza contro quanti imitano Petrarca e Boccaccio, e quanti usano metafore strampalate.
  • Nella storiografia Paolo Sarpi, che scrisse Storia del concilio di Trento, sostiene che i risultati raggiunti dalla Chiesa furono più formali che sostanziali. Per le sue idee laiche e anticlericali fu fatto uccidere dal papato.
  • Nella Critica letteraria va segnalato il poema di Boccalini, Ragguagli di Parnaso, che è una satira allegorica contro Aristotele, Guicciardini, i gesuiti e gli spagnoli. E' l'antesignano della letteratura antispagnola.

 

  Contesto storico e culturale 1800

I primi anni del XIX secolo vedono il dominio incontrastato di Napoleone Bonaparte, che riuscì a creare un impero simile a quello romano, sia per forma che per vastità. Alla caduta del suo impero, nel 1815, ha inizio l'età della Restaurazione. Poiché era impossibile svolgere attività politica alla luce del sole poiché era vietatissimo criticare il sovrano, le forze di opposizione dovettero incontrarsi in segreto e nacquero così le prime società segrete. In Italia, in particolare, si ebbe la Carboneria. La rivoluzione industriale provoca grandi cambiamenti sul piano sociale, cambiandone il modo di produrre con l'invenzione della macchina a vapore a opera di Thomas Newcomen e perfezionata da James Watt. Nell'800 si sviluppa il Romanticismo, nato dal movimento tedesco dello Sturm und Drang ( impeto e assalto) . I romantici si individuano come creatura limitata, sentono il bisogno di Dio e affermano la superiorità del sentimento sulla ragione, contrapponendosi all'Iluminismo. In letteratura, emersero Leopardi, con il suo pessimismo che da individuale diventa cosmico, Manzoni, che scrisse il primo romanzo storico con carattere seicentesco insieme a Walter Scott con Ivanhoe, Foscolo, Tolstoj, Dostoevskij, mentre nella musica si affermano Beethoven, Schubert e Chopin. Nel 1800 Volta inventa la pila, Stephenson la prima locomotica a vapore e Edison la lampadina. Anche la medicina, con Koch e Pasteur, fa passi avanti.
L’assetto nato dalla Restaurazione viene lentamente
modificato e poi travolto dal movimento risorgimentale, che
porta nel 1860, dopo tre “Guerre d’Indipendenza”, all’unità
territoriale.  Il processo risorgimentale viene nel complesso
gestito dalle forze "moderate", viene realizzato con le tre
attività diplomatiche di Cavour e con la “guerra regia” e non
con l’intervento popolare. La presenza di questo contrasto di
forze e disorientamenti è testimoniata dal dibattito politico,
che vede la teorizzazione dell’iniziativa popolare di Mazzini.
E' tuttavia al “popolo" che la cultura ufficiale dedicò
attenzione, e il dibattito sul ruolo del popolo e
sull’educazione popolare ha molto interesse nel contesto
politico-culturale dell’Ottocento.

 

 Letteratura 1800
Il neoclassicismo fu quello di Vincenzo Monti e, in ambito più ristretto, di Pietro Giordani, scrittori convinti che l'essenza dell'arte consistesse nel dare un sapore antico alle cose nuove, e perciò inevitabilmente condannati a peccare per eccesso di eloquenza e per sostanziale freddezza. Perciò tanto grandeggia sul principio del XIX sec. l'opera di Ugo Foscolo. In lui, le esperienze profondamente sofferte dell'età rivoluzionaria e napoleonica trovarono non il cronista eloquente, quale fu Vincenzo Monti, ma il poeta altamente commosso. Il tumulto di natura romantica espresso nelle giovanili Ultime lettere di Jacopo Ortis, nate dal doppio dramma dell'amore infelice e della patria tradita, non venne mai rinnegato dal Foscolo, e se la sua poesia, attraverso le odi, i sonetti e i Sepolcri, volle giungere alla purezza assoluta delle Grazie, non fu per un intiepidirsi della sua ispirazione ma per il proposito tenacemente perseguito di sublimare le passioni nella pura atmosfera della contemplazione artistica. Foscolo poté essere maestro ai letterati della nuova generazione dei romantici: Silvio Pellico, Giovanni Berchet, Ludovico di Breme, Pietro Borsieri. Nel Manzoni, la conversione al Romanticismo coincise con la conversione religiosa, e pertanto la poesia della sua maturità, dagli Inni sacri ai Promessi sposi, ebbe più profonda motivazione morale. Il suo itinerario di creatore dopo le geniali prove delle liriche, specie gli Inni sacri, e delle tragedie si concluse nella prosa del romanzo, in quel realismo psicologico nutrito di profonda meditazione morale e religiosa. Diversa da quella del Manzoni ma non meno rappresentativa del rinnovamento romantico fu la contemporanea opera del Leopardi. Egli approdò a una visione tragica della vita: all'idea che il dolore è la legge del creato, e che all'uomo che voglia affermare la propria dignità altro non resta che soffrire in solitaria ed eroica fermezza. Nacquero da questa sua concezione opere come i Canti, le Operette Morali e lo Zibaldone. I narratori più rappresentativi della generazione postmanzoniana furono Giovanni Ruffini e Ippolito Nievo. Ma con costoro, e più ancora con Giovanni Prati e Aleardo Aleardi il Romanticismo italiano toccò le sue punte estreme e si esaurì. Nella seconda metà dell'Ottocento non senza l'influsso della filosofia positivistica, la letteratura accentuò le tendenze realistiche che erano già state tanto forti nel Romanticismo lombardo. Il bisogno del concreto e del reale fu affermato con sempre più chiara coscienza da Francesco De Sanctis. Ma la corrente nella quale la letteratura del secondo Ottocento diede a pieno la misura dei suoi nuovi ideali fu il verismo. Il verismo si volse soprattutto a interpretare l'ambiente delle nostre province, e la Sicilia ebbe i suoi autori in Verga, Capuana, De Roberto; Napoli ebbe la Serao e Di Giacomo; la Toscana Mario Pratesi e Fucini; la Lombardia De Marchi e Rovetta. Il Carducci tenne una posizione ben sua, che non può essere ricondotta senza forzature nella corrente del verismo, né può essere vista quale anticipazione del decadentismo. Per il Carducci vale la definizione data dal Croce: «ultimo poeta classico d'Italia», e per la funzione pure cospicua che esercitò come critico ed erudito egli non può essere staccato da quella cultura di stampo positivistico e ancor ricca di ideali romantici.

 

Fonte: http://files.splinder.com/aaacdfe275bfa31e9da5cf0481cc0f0c.doc

 

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