Faust di Goethe riassunto

 

 

 

Faust di Goethe riassunto

 

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Faust di Goethe int. F.V

 

Il titolo: Faust  significa “il favorevole”, ma anche, in tedesco, “il pugno” e gia’ nel significato duplice e contraddittorio del titolo (favorevole-pugno = benevolo-colpo di mano) ritroviamo la contrapposizione Bene-male la cui conciliazione rappresenta il problema fondamentale dell’uomo, legato al perché dell’esistenza, della sofferenza e della conoscenza. Faust personaggio mitico che simboleggia la ribellione ai limiti dell’umana natura, l’aspirazione all’eterna giovinezza e l’avidita’ di conoscere ogni cosa, nasce nei primi decenni del 1500 probabilmente da un personaggio storico originario del Wurttemberg, tale Johann Faust, studioso, ricercatore, teologo, astrologo e matematico ma anche tenebroso mago, e sicuramente, almeno in parte, ciarlatano, unito al “principe del male” da un patto di sangue.
Goethe (1749-1831)  fa suo il mito gia’ esaltato dalla leggenda e visitato dal commediografo Christopher Marlowe (1564-1593) e dal poeta inglese George G. Byron (1788-1824) e, in piu’ riprese, lo completa in circa 60 anni (1773-1832), pubblicandone la prima parte nel 1808; la seconda parte viene pubblicata postuma nel 1832.

Volume 1
Prologhi

Prologo in teatro: colloquio tra il Direttore, il Poeta e il Comico. Il Direttore è avido di guadagno, deve mettere in scena cio’ che piace al publico e divertirlo; l’Autore, il Poeta, difende i diritti del genio e l’Attore, il Comico,  ha simpatia per l'improvvisazione.
Prologo in cielo: Raffaele, Gabriele, Michele glorificano il Signore. Egli si accorda con Mefistofele (v. Gb. 1, 6-12): Mefistofele può tentare come vuole Faust, ma il Signore è sicuro che non riuscirà a farlo suo.

I due prologhi sintetizzano nella loro schematica semplicita’ il tema dell’opera piu’importante di Goethe; gia’ in questa prima sintesi ritroviamo nei personaggi che vi compaiono tutte le componenti psichiche di Goethe: sulla sua “terra”, sul suo Malkuth dell’Albero cabalistico, abbiamo il Direttore, che rappresenta la sua necessita’ di divertire insegnando: e’ costui l’impresario, cioe’ quello che decide di mettere in scena lo spettacolo per trarne un beneficio personale e un divertimento collettivo; poi c’e’ l’Autore, il Poeta, che svela con la sua arte i segreti degli dei, e che deve scrivere il copione, infine c’e’ il Comico che deve recitare le varie “parti” e che suggerisce in poche parole l’essenza dello spettacolo che sta per essere offerto: “…Chiarezza poca, scene pittoresche,  mille errori e un lampo di verita’ …”. All’interno di questa triade ed in corrispondenza  del “cielo”, (Briah dell’Albero cabalistico di Goethe come Poeta-Autore) c’e un’altra triade in cui compare il Signore (un Signore che ci mostra il concetto del “Signore” di Goethe) nella sua triplice Gloria (Raffaele, Gabriele, e Michele, potenze divine): Egli rappresenta Daath, la Coscienza di Goethe, Egli e’ il Direttore celeste del “teatro” della  sua vita; questa seconda triade e’ formata poi da Mefistofele, la componente astro-mentale rivolta agli interessi egoistici; Mefistofele (= colui che non ama la luce, sinboleggia la specchiatura nera di Goethe-mente) e’ il poeta autore, quello che ha l’idea di fare l’esperimento sugli uomini; infine completa la triade il personaggio Faust (Goethe-personalita’): l’oggetto dell’esperimento, l’attore, il comico, il burattino,cioe’ colui che agisce nel mondo, nel teatro della vita e, in senso lato, l’uomo, la creatura umana che aspira all’azione, al godimento e alla conoscenza senza limiti.  

 

Albero prologo 1 Assiah, Terra di Goethe          Albero prologo 2 (Briah di terra) del Poeta.

 

                                                               Direttore     -------------------      Signore

 

Briah (aria di terra)

 

                                                                           

 

Yetzirah (acqua di terra)

 

                                             

 

Assiah (terra di terra)                                                       Goethe

 

 


Parte I 
E’ notte: Faust si rende conto di non sapere nulla; desidera  reagire alla conoscenza razionale per avviarsi verso una conoscenza intuitiva e per svelare l'essenza della natura. Vuole arrivare alla chiarezza. Invoca lo Spirito della Terra, ma il suo anelito si  tramuta in un senso di sconfitta perché egli sente ancor più dolorosamente la distanza tra l'uomo e le potenze divine, tra la creatura finita e l'infinito e avverte anche l’inutilita’ della sua presunzione. Tenta il suicidio, ma il suono delle campane di Pasqua col ricordo dell’infanzia, lo salva…

Goethe-Faust inizia il suo viaggio interiore di notte;ad esso lo spinge l’insoddisfazione e l’ansia di ricerca; ma quando, cercando di trasferire la sua coscienza dal mondo materiale al mondo sottile (colloquio con lo Spirito della Terra) in un primo tentativo di scalata verticale e diretta dell’Albero (per la conoscenza del Bene e del male), scopre la sua incapacita’ di gestire l’impresa, allora, preso dalla disperazione, tenta di darsi la morte. Ma Goethe autore non puo’ far morire il suo Faust proprio ora, prima di aver partorito il famoso Faust di Goethe, quindi subito gli (si)manda gli angeli (= i messaggeri del Signore)perché provvedano al suo primo salvataggio.

Di ritorno da una passeggiata Faust vede un cane nero e l’accoglie in casa; sa bene che questo cane non e’ un comune cane, pertanto lo costringe a manifestarsi; Mefistofele gli si presenta come un diavolo come tutti gli altri e gli propone un patto: “Io mi impegno a servirti quaggiu’ ad un tuo cenno sempre e subito. Quando di la’ noi ci ritroveremo dovrai fare altrettanto con me”. Faust accetta, ma, convinto di non poter essere soddisfatto, inserisce una clausola importante che trasforma l’accordo in una scommessa con se stesso: “Dovessi dire all’attimo: <Ma rimani! Tu sei cosi’ bello!> allora gettami in catene, allora accettero’ la fine”.

La simbologia del cane  e’ duplice: al “bianco” rappresenta la fedelta’ la sincerita’ e l’obbedienza, ma al “nero”, ovviamente, tutto il contrario, cioe’: l’infedelta’, la menzogna, la ribellione. Questo cane nero, che e’ lo stesso Mefistofele, e’un diavolo come tutti gli altri, un Satana (= un Avversario, un Ostacolo), un Tentatore, cioe’ colui che tenta, che “mette alla prova” il discepolo sul Sentiero, in un certo senso e’ un “istruttore”, ma della peggiore specie. Il significato letterale di “Mefistofele” = “colui che non ama la luce”, lo identifica come il maestro dell’Ombra. Faust-Goethe, benche’ dottore e gia’ anziano e’ ancora all’inizio della sua carriera di discepolo, tanto deve imparare e, scendendo a patti con la sua componente nera, decide di imparare attraverso la sofferenza e il dolore. Egli non fa altro che posporre la scalata diretta dell’Albero bianco; scende nel suo inferno interiore non per meditare sui suoi errori e correggerli (il “rectificando” del “visita interiora terrae…ecc.”) ma per crogiolarsi in essi. La sua  egoistica avidita’ di conoscenza diventa cosi’ direttamente proporzionale alla sua capacita’ di sofferenza; impara soffrendo e facendo soffrire le sue componenti psichiche  piu’ delicate (v. Margherita e la sua famiglia) poiche’ il suo distorto concetto di “bello”  (vera Bellezza coincide sempre con Amore e Saggezza) sfocia in quello di  prigione (catene) e  morte (fine).

Concluso il patto, Faust deve firmarlo col sangue, poi i due partono a bordo del mantello spiegato di Mefistofele verso la nuova vita di realizzazione dei desideri di Faust.
La prima tappa del viaggio e’ una cantina a Lipsia, un ambiente studentesco. Arrivano, Faust quasi non parla, il diavolo, su richiesta dei presenti, prodigiosamente fa scaturire il vino dal tavolo, raccomandando di non versarlo ma, quando inavvertitamente uno studente lo fa cadere per terra, il vino si trasforma in fiamme. Vanno. La seconda tappa del viaggio e’ la Cucina della strega, la signora della magia nera. “Quest’arte, amico mio e’ vecchia e nuova, sie’ usato in tutti i tempi coll’Uno il Tre, col Tre e con l’Uno, diffondere invece del vero, l’errore. Cosi’ si chiacchiera e si insegna indisturbati”.  Qui Faust beve un filtro magico e ringiovanisce, da questo momento egli diventa  il personaggio principale.

La firma col sangue rientra nella logica del patto: il sangue e’ il liquido peculiare a cui si lega la vitalita’ e di conseguenza l’astrale-acqueo dell’individuo, il mantello del diavolo poi e’ il mezzo mentale-aereo attraverso il quale l’arte magica si attua.  La discesa agli inferi ormai e’ iniziata: la cantina rappresenta il luogo dove si beve il vino per il gusto di berlo (non come nutrimento necessario, ne’ tantomeno come liquido sacrificale offerto alla Divinita’); Mefistofele produce un vino improprio facendolo uscire dal “tavolo”, della cantina di Lipsia (= citta’ delle labbra), se questo vino si versa, diventa “fiamma infernale” e brucia cio’ che tocca: questo vino distillato dal legno dell’albero della seduzione (le labbra di Mefistofele), “versato in terra”, puo’ corrispondere all’incosciente uso della droga,  vizio che brucia il legno che lo ha prodotto e poi la “cantina” stessa. La “Cucina della strega” invece risulta essere luogo adatto per un’esperienza di livello piu’ approfondito, dove il filtro magico, la droga, viene cucinata e servita direttamente da crogiolo a coppa, con cerchi e numeri elaborati dall’ arte diabolica della strega, componente femminile di Mefistofele, e il risultato per Faust e’: “trent’anni di meno”; il numero trenta e’ relativo all’archetipo del “Sacrificio” togliersi “il trenta”  significa estirpare da se’ la capacita’ di sacrificarsi e quindi acquisire la totale egoicita’. Il vino prodotto dal tavolo era per i principianti (per gli studenti), l’elisir, invece e’ per i “maestri” come Faust ed  ora egli e’ pronto ad operare, da maestro nero, al male. 

Per la strada Faust incontra Margherita e, attratto dalla sua innocente bellezza, chiede a Mefistofele di poterla sedurre quella notte stessa. Faust e Mefistofele vanno a casa di Margherita, e’ un ambiente impregnato di castità e purezza. Il desiderio sessuale di Faust si tramuta in amore. I due lasciano li’ un cofanetto pieno di gioielli.. Margherita lo trova. Poi Mefistofele racconta a Faust che la madre, intuita la diabolica provenienza delle gioie, ha donato il cofanetto al parroco. Mefistofele fa trovare un altro cofanetto di gioielli a Margherita e questa volta la ragazza lo porta da Marta, una vicina.  Arriva Mefistofele, che mentendo, comunica a Marta la morte di suo marito e le fa la corte; poi poco dopo in strada egli rassicura  Faust sulla riuscita dell’impresa: " In breve tempo Margherita sarà vostra ". Nel giardino di Marta le due coppie conversano. Il dialogo tra Margherita e Faust si fa sempre più caldo fino ad arrivare alla dichiarazione d'amore. Poi da solo, nel bosco Faust innalza una preghiera di ringraziamento allo Spirito della terra che, attraverso il finito, il terreno (l'amore per Margherita), ha costruito un legame con l'infinito. Faust avrebbe raggiunto equilibrio, dato dalla conoscenza e fusione con la natura se non lo turbasse la compagnia di Mefistofele, cui ormai è legato Sopraggiunge Mefistofele che cerca di tramutare l'amore in passione, Faust si rende conto che non la può frenare e vi si abbandona. Distrugge in sé ciò che vi era di grande e nobile e distrugge anche l'ingenuità di lei. Nel giardino di Marta: Margherita ha ormai deciso di darsi a Faust, sente che quello è il suo destino. Ma sente il bisogno che la loro unione sia dello spirito e della carne e s'informa sulla religiosità di lui. La religiosità di Faust è una religiosita’ di natura. Margherita ha i primi dubbi sulla natura di Mefistofele. Faust le dà delle gocce da mettere nella bevanda della madre affinché dorma. “… Ecco qui una bocetta. Tre gocce nel suo bicchiere e le verra’ gradito un sonno profondo alle membra”. Le tre gocce di sonnifero date alla madre risultano essere veleno mortale. La famiglia di Margherita, inizia a disgregarsi: dopo la madre muore il fratello Valentino, ucciso da Faust in duello. Infine lei stessa uccide il figlio avuto da Faust.

Margherita (= la perla) rappresenta la “donna” di Faust, la sua “perla” interiore, unendosi a lei in Amore, Saggezza e Potere, Faust potrebbe compiere l’Opera e reintegrarsi, invece, per le caratteristiche nere acquisite con Mefistofele (patto ed elisir di giovinezza) il suo approccio alla donna diventa errato, egoico: vuole farla sua solo per possederla, usarla e gettarla via, anche se poi in realta’ se ne innamora. Margherita, pur essendo pura, si lascia “comperare” dai gioielli di Mefistofele, maestro di  corruzione, e attraverso Marta (= signora della casa), accetta di essere contaminata, contravvenendo al precetto  materno che le imponeva il rifiuto dei gioielli di origine  peccaminosa. Da questo momento anche la caduta di Margherita e’ inevitabile, essa non puo’ sottrarsi all’amore del sua controparte maschile. Lentamente il suo amore per Faust le fa superare tutte le barriere: la differenza sociale, il contrasto religioso e il ritegno morale per una notte d'amore senza matrimonio.

 

 

 

Per poter capolvolgere la valenza dell’energia di Margherita, della “perla’, occorre ucciderne la “madre”, Geburah (la Forza) dell’Albero,  Faust non lo sa e crede solo di addormentarla, invece Mefistofele ha gia’ preparato il veleno adatto allo scopo e attua il suo proposito per mano di Margherita. Dopo la caduta, Margherita non c’e’ piu’, ora il suo nome e’ Gretchen, (= Gretel): Margherita ha perso la radice Mar (Marte, forte) per restare “gherita”, perla senza piu’ “Luce”. Morta la madre, anche il fratello Valentino (= valente) che, andando a combattere, ha assunto il ruolo di “padre”, Chesed (la Giustizia) dell’Albero, deve essere eliminato: Mefistofele spinge Faust a trafiggerlo con la spada. La stessa Gretchen poi uccide (affogandolo) il figlio natole da Faust (il figlio dell’amore peccaminoso tra il Bene e il male astrale non puo’ che essere reso all’acqua che lo ha prodotto), cosi’ la famiglia della “perla”, l’Albero bianco di Faust,  sta per essere totalmente distrutto.

Sogno della notte di Valpurga: festa sensualmente pagana. Mefistofele vi conduce Faust nella speranza che questi conosca la lussuria e vi si abbandoni, ma Faust non vi si perde totalmente perché a richiamarlo a sé c'è l'immagine di Margherita, simbolo della donna-amore che egli vede in carcere e condannata al patibolo. Faust scopre cosi’ che Margherita è in prigione e vuole farla fuggire, offuscando i sensi del carceriere.  Si reca nel carcere per il suo dovere di uomo e per pietà, ma non più per amore. Soddisfatta la sua passione, egli vuole riprendere la sua ricerca. Gretchen, tornata Margherita, lo capisce. In lei comincia ad affiorare il senso dell'errore commesso, percio’rifiuta di  seguirlo e dichiara la sua volontà di espiazione. Così, accettando la morte, si salva. Vede Mefistofele alle spalle di Faust e sente che lui è perduto. Ecco la sua invocazione finale:  “Heinrich, Heinrich!”

Mefistofele conduce Faust alla festa della notte di Valpurga.  La santa Valpurga (779 d.C.)
E’ invocata in Germania contro l’epilessia, la peste, l’idrofobia ecc.; il suo compito e’ quello di “purgare la valle” da ogni male. La notte di Valpurga e’ la sua parte oscura, la sua “ombra” e produce cio’ che la Luce della santa dovrebbe allontanare. Nel caos di personaggi magici che vi compaiono  Faust scorge Gretchen, la sua Gretchen che non ha dimenticato e che ora sa prigioniera e condannata a morte per i suoi peccati. Convinto Mefistofele ad adoperare le sue arti per strapparla al suo destino, si reca nel carcere il giorno prima dell’esecuzione. Ma la Gretchen dell’albero nero e’ come impazzita (la pazzia del male si tramuta in Bene) vorrebbe recuperare il suo amore perduto ma la vista del diavolo che  sollecita la coppia a partire, usufruendo dei suoi poteri, la riconduce alla Fede e alla Salvezza: “A Te mi son rimessa, giudizio di Dio!” Cosi’ decide di espiare al sua colpa, pur chiamando l’amato col  nome che gli e’ proprio: “Enrico, Enrico (= capo di casa, mio signore)!” E’ questa la sua promessa d’amore dopo la morte.
Per  Goethe-Faust la morte di Margherita e’ la conclusione negativa del tentativo di scalare l’Albero della conoscenza del Bene e del male. Il primo libro termina cosi’: Goethe-Faust rinuncia a raggiungere la Meta che si e’ prefissa e  rinvia ad altra incarnazione (= dopo la morte) le Nozze Mistiche tra lo Sposo e la Sposa. Tuttavia, novello Ulisse, negli ultimi 20 anni della sua vita continua a porsi il tema della Ricerca come fondamentale scopo dell’esistenza, ecco dunque la sofferta stesura del secondo volume della tragedia.

 

Secondo volume
Atto Primo
Ridente contrada: è passato uno spazio di tempo indeterminabile. Faust si ridesta in mezzo alla natura serena e ridente. Sul tormento si posa la natura ristoratrice e rinasce a nuova vita, dimentica il passato. La voglia e la gioia di vivere lo salvano dal rimorso. Tutti vogliono fargli dimenticare quanto è successo. Cambia la sua visione della vita, non si slancia più verso l'infinito, ma accetta i limiti del reale, del finito, della conoscenza. L'uomo, pur aspirando al divino, deve limitarsi a goderne quanto di esso si manifesta in terra e vivere ed agire entro i limiti concessi all'umana natura.
Palazzo imperiale, sala del trono: Goethe giudica il mondo di corte con ironia, i suoi difetti, il suo falso splendore, le sue debolezze, senza che il rispetto per l'autorità venga meno. Mefistofele prende il posto del buffone.
Gran salone: mascherata di carnevale a corte, non ha un significato particolare, ma ha solo lo scopo di divertire. Faust appare vestito da Pluto, il dio della ricchezza come mezzo di creazione e attività umana, e Mefistofele da Avarizia. L'imperatore è vestito da Pan. Faust fa sgorgare un fiume d'oro dalla sua cassa, la barba dell'imperatore prende fuoco, Faust e Mefistofele dominano le fiamme e appaiono come salvatori.
Giardino di svago: con le sue arti magiche, Faust si è guadagnato i favori dell'imperatore. Grazie a lui i debiti dell'impero vengono salvati e si produce carta moneta.
Galleria oscura: è la prima delle tre scene che culmineranno con l'invocazione di Elena. Elena si trova in un mondo che non è quello di Mefistofele perché quest'evocazione non dipende dalla magia. Lei è l'idea della pura bellezza e risiede in un mondo al di fuori di quello di Mefistofele, presso le Madri. Elena sarà colei che apre a Faust un nuovo mondo e lo avvia verso una nuova esperienza ed in essa lo accompagnerà. Goethe considera il loro amore come un amore altissimo, nel quale anima e sensi formano un'unità inscindibile. Le Madri la forma originaria e primitiva di ogni forma vivente (mito creato da Goethe).
L'imperatore vuole che Faust invochi Elena e Paride, ma deve scendere dalle Madri e Mefistofele gli dà la chiave. La sua impresa è vera e grande magia, non di formule, ma di volontà d'animo. Entra in un mondo fuori del tempo, il mondo dell'assoluto. Ritorna diverso, ha inizio qui il suo viaggio verso il divino mondo della bellezza, che finirà con la morte di Elena.
Sale riccamente illuminate: intermezzo. Mentre Faust è dalle Madri, Mefistofele opera miracolose guarigioni.
Sala dei cavalieri: Faust torna, appaiono sul palco Elena e Paride. Frivoli commenti della folla egli vuole Elena, ma per poter arrivare a questa bellezza, dovrà compiere la lunga educazione estetica in Grecia. Nel suo rapimento, dimentica che tra il mondo della magia e quello della realtà esiste un abisso invalicabile, si illude di poter dominare con la chiave entrambi i mondi. Ma è un errore perché confonde il mondo degli spiriti con quello terreno. Faust nel voler difendere Elena dal ratto di Paride e nel volerla fare sua, viola questa legge. La catastrofe è inevitabile.

Volume II

Atto Secondo
Stretta stanza gotica con alte volte: Faust è presente solo con il corpo, ma la sua mente è altrove. L'evocazione di Elena e il tentativo di Faust di impadronirsene, mettono Mefistofele di fronte a nuovi problemi. Lo riporta nello studio dove strinsero il patto e, mentre Mefistofele si diverte con Wagner, ormai dottore inorgoglito e con il Famulus di lui, Faust sogna Elena.
Laboratorio: Wagner cerca di creare artificialmente un uomo. Wagner mette insieme gli elementi, Mefistofele gli soffia la vita Homunculus. Eredita da Mefistofele il piacere dello scherzo, da Faust il desiderio di fare. Ma per essere veramente vivo egli ha bisogno di una propria individualità, ha bisogno di divenire, di formarsi. E in questa ricerca di vita troverà la sua fine. L'anima di Faust è immersa nel mondo della classicità e non in quello nordico medievale.
Notte di Valpurga: questa scena costituisce il ponte necessario tra il laboratorio di Faust e l'esperienza con Elena, non più ombra evocata ma creatura viva. Faust, per arrivare a questo, dovrà passare per il terribile mondo mitologico greco. Vi è qui un dramma nel dramma.
Scena: Homunculus, Faust e Mefistofele giungono sui campi di Farsaglia.
Scena: Sfingi, Grifoni e Sirene li accolgono nel loro mondo.
Scena: lungo il Peneio inferiore, Faust ha la visione della nascita di Elena e si incontra con Manto, una Sibilla, che gli permette la discesa all'Orco.
Scena: lungo il Peneio superiore, Mefistofele si trasforma in Forciade, così può entrare ed essere accettato, nel mondo classico.
Scena: tra le rocce del mar Egeo si compie il destino di Homunculus. Egli vuole vivere una vita concreta, uscire dal vetro dove conduce una vita artificiale. Assetato di amore e bellezza si slancia verso la dea Galatea ma, nell'impeto, infrange il cristallo e muore. Homunculus sacrifica la sua vita spirituale e da questo sacrificio scaturirà la vera essenza della fusione corpo / spirito. Egli muore per diventare perché per vivere la sua assoluta spiritualità deve fondersi con la realtà. Anche nell'esistenza degli uomini, lo spirito per vivere e per dare vita, deve incatenarsi. Morire e diventare attraverso questo spirito sono la via alla vita.
Il Goethe espone qui le teorie sull'origine del mondo (polemica vulcanisti e nettunisti) e quelle sull'origine della vita. I vulcanisti ritengono che la crosta terrestre sia effetto dell'azione dei vulcani, i nettunisti che sia effetto dell'azione dell'acqua. Goethe inclinava verso i nettunisti Vi sono in queste scene, tre azioni singole e parallele.

Atto Terzo
Davanti al palazzo di Menelao a Sparta: Elena appare sulla scena avvolta da un'aura tragica, come un personaggio di Euripide. Goethe, scrivendo questo atto, pensava a una seconda grande esperienza d'amore di Faust, un'esperienza che fosse felice conquista spirituale della classicità e della bellezza, amore che fosse armonia di anima e corpo. Assistiamo qui ad una nuova vita di Elena e Faust in Grecia e, nella loro unione, vi è una simbolica unione del mondo classico-mediterraneo con il mondo nordico-romantico. Mefistofele-Forciade (rappresenta il mondo cristiano-occidentale) deve creare in Elena il desiderio spontaneo di seguirlo e rifugiarsi da Faust, per sfuggire alla vendetta di Menelao. Così Mefistofele e Faust appaiono come salvatori. Elena si avvia verso il castello, ciò vuol dire avviarsi verso un'altra vita e un altro tempo.
Cortile interno del castello: Faust e Elena si avviano alla loro fusione. Faust ha superato il suo stato d'inquietudine e si presenta in nobile compostezza e sicurezza di sé (ideale greco di Goethe). Ha compiuto la sua educazione estetica. Il suo spirito nordico ha preso possesso della sua grecità, di cui se ne arricchisce e non vi si perde, ma grazie allo spirito e non alla grecità, torna a vivere nuove forme. L'unione di Faust e Elena è l'unione del mondo umano e del mondo divino. Conducono uno stile di vita libero, secondo natura, fuori dalle convenzioni. Nuovo Faust è sicuro di sé. Vivono fuori del tempo e nella natura eternamente giovane. Arcadica felicità, ma Faust non potrà rimanere fermo a lungo.
Bosco ombroso (in Arcadia): il personaggio principale è Euforione, figlio di Faust e Elena. Del padre ha lo slancio verso l'infinito, il desiderio dell'amore, dell'azione e, della madre ha la bellezza. Ma in lui non è armonia, titanismo faustiano e classicità non sono in lui fusi in un tutto equilibrato. Predomina in lui l'elemento dionisiaco. questa sua natura è la causa fatale della sua morte (si ispira al Byron, quindi muore nella guerra di liberazione della Grecia, cioè volto verso l'azione, ma fermato dal suo tragico destino). Il suo destino determina quello degli altri, Elena muore, il coro si disperde e Faust muove verso le ultime esperienze.

Atto Quarto
Alta montagna: perduta Elena, Faust tende alla potenza e all'azione, alla realtà e alla vita. Come l'amore per Margherita, anche quello per Elena ha avuto fine. Dolorosa anche questa esperienza, ma più alta. Si chiude un momento della sua esistenza. Egli prende congedo dalla vita amorosa e, senza rimpianti e con virile decisione, inizia l'ultima esperienza, quella della vita attiva per sé e per gli altri. Mefistofele pensa alla gloria a vantaggio di chi la consegue. Faust persa a una grande azione fine a se stessa e Mefistofele non lo comprende. Faust è molto cambiato, un tempo la natura si identificava con il divino, ora egli vede nella natura un'energia che l'uomo può domare e rendere proprio strumento esperienza dell'azione e creazione. " L'azione è tutto, la gloria nulla ".
Sui contrafforti: Faust partecipa alla guerra tra imperatore e antimperatore. Con l'aiuto delle arti magiche di Mefistofele combattono per l'imperatore schiere di spiriti e gli procurano la vittoria.
Tenda dell'antimperatore: l'imperatore sa benissimo che deve la vittoria alle arti magiche dei suoi due alleati, ma fa finta di credere che sia merito dei quattro principi e si affretta a ricompensarli. Faust viene investito del litorale dell'impero. L'imperatore nota che il suo impero è in declino, ha una forma di governo che crolla e i suoi principi lo derubano e non ha la forza di reagire. Ma Faust sta per iniziare quell'azione che creerà una nuova forma di vita sociale, un nuovo stato.

Atto Quinto
Paesaggio aperto: Goethe riprende l'episodio delle Metamorfosi di Ovidio, in cui Giove e Mercurio percorrono la Frigia e trovano ospitalità presso due coniugi Filemone e Bauci. A dimostrare la loro gratitudine ne cambiano la modesta casa in tempio e concedono loro la grazia di poter morire contemporaneamente. Filemone si trasforma in quercia e Bauci in tiglio. In questo episodio, un viandante naufragato venne salvato dai due. Torna a ringraziarli, ma al loro posto vi trova un'oasi di pace. Si nota come vi è un presagio di catastrofe, un nuovo mondo assale l'antico.
Palazzo: ormai la sua spiaggia è divenuta fiorente. Ma Faust è irritato perché di fronte al suo mondo creato dal nulla, meccanico, fabbricato e non divenuto, sta quello di Filemone e Bauci, idillico, sereno, lentamente divenuto. Il desiderio del possesso è più forte di lui, Mefistofele non capisce le sue inquietudini. Faust chiede a Mefistofele di far cambiare residenza a due vecchi, ma in cambio ha distruzione e morte. Vengono uccisi e sente che la colpa di ciò ricade su di lui. Viene colto da senso di colpa e pentimento. Mefistofele ha portato alle estreme conseguenze il suo desiderio di possesso. E così il titano Faust si fa uomo. Ritrova, ripudiando la magia, la sua umanità, i limiti della sua umanità e la sua libertà. Ora Faust può morire.
Notte profonda: Faust canta le lodi della vita e si esalta nella bellezza del mondo. Un'affermazione d'amore verso la vita. Notare quanto sia forte il contrasto con la descrizione dell'incendio, della distruzione e della morte con lo stato d'animo di Faust. Vi è la sua prima incertezza interiore. Il senso di colpa, il rimorso, il pentimento. Tuttavia si riprende.
Mezzanotte: la crisi di Faust si sta sviluppando, si sta allontanando dalla magia e lo conduce ad una reazione di fronte a Mefistofele e alle sue arti magiche perché si accorge che viene quasi sempre trascinato dove non avrebbe dovuto e voluto arrivare. Sente il desiderio di essere libero. La sua volontà di uomo si sostituirà al potere della magia. Ma non gli è possibile tornare com'era prima del patto lo assale un senso di tragica solitudine. Gli passa davanti la visione della sua vita, vita di cui non si pente. Il suo progredire interiore e il suo non appagarsi mai non si è placato e Faust riconferma il superamento del patto con Mefistofele. Le forze misteriose e demoniache che agiscono sull'individuo e ne turbano l'armonia sono anche fonte di grandi azioni. Gli uomini che hanno vissuto sotto il dominio della cura sono stati ciechi tutta la loro vita. Faust che non l'ha conosciuta le si oppone. Sarà ora cieco, ma è cecità solamente esteriore. Faust ha saputo vincere la cura perché per reazione, dentro brilla una luce. E lo spirito raddoppia le sue energie e tende all'azione con impeto giovanile. Con un abbandono alla vita pieno di fiducia e gioioso. Accetta la vita come un inevitabile susseguirsi di bene e di male, nei loro fatali limiti imposti a ciò che si può desiderare e volere. Di fronte ad esse l'uomo, pur accettandole, è libero e non cessa mai di guardare lontano, di tendere, di salire, di progredire nell'alterna vicenda di tormento e felicità. Così la vittoria di Faust sulla cura non sta nel respingerla o nell'ignorarla, ma nell'accogliere entro di sé questa accettazione della realtà senza che, spenta la luce degli occhi, si spenga quella dell'anima.
Grande cortile antistante al palazzo: dopo che Faust si è staccato da lui, Mefistofele è divenuto solo sorvegliante. L'ultimo Streben del vegliardo, creare uno stato dove vi regni e lo governi una libera cooperazione di uomini liberi, lietamente operosi uno stato del XIX secolo à l'uomo del XVIII secolo (titanico, egocentrico, estetico) cede di fronte a questo nuovo uomo. Quest'ultimo Faust è più completo, più equilibrato e maturo nei suoi rapporti con gli altri uomini.
Mefistofele è sconfitto perché Faust si è salvato in virtù dello Streben , che annulla in lui l'errore e lo incita a non fermarsi mai. Mefistofele lo fa morire perché crede di aver vinto il patto. Ma ancora una volta dimostra di non aver compreso le ultime parole di Faust, che non esprimono, come lui crede, il desiderio di attaccarsi a qualcosa di terreno, ma nascono da una visione disinteressata e altruistica.
Sepoltura: Faust è morto. Il dissidio in lui (due anime nel suo petto) e quello simbolico (contrasto con Mefistofele) è finito. Il suo destino non è più entro i limiti della terra, ma oltre. Mefistofele non prende sul tragico la sconfitta. Si rassegna e deride la sua sciocchezza.
Gole montane: progressività del purificarsi e affinarsi, nel volo degli spiriti, un salire verso l'alto. Gli angeli che portano l'immortale Faust sono i più perfetti. La morte è il primo passo verso la spiritualità, che si compirà per gradi. Affinché l'ultimo resto della sua doppia natura cada e svanisca, è necessaria l'azione dell'amore divino e questo si manifesta per tramite di Margherita. Così si apre all'immortale di Faust la via alle sfere più alte. L'esperienza di Faust non si è compiuta, ma ne è cominciata una nuova, oltre i limiti della terra. Uno Streben purificato. Faust aveva raggiunto in terra il grado estremo del progredire, non poteva più andare oltre, la natura gli deve concedere un'altra forma di esistenza, una forma adatta a quell'implacabile Streben.
Si chiude con il Chorus Mysticus, che sembra dileguarsi verso regioni al di là della terra, dove l'uomo può elevarsi non con i suoi sensi ma solo con un volo dell'anima.

 

Fonte: http://www.giugenna.com/Faust.doc

Grazie a tommaso giovanni
. http://www.skuola.net/tedesco/faust_goethe.htm

e al “Faust di Goethe” a cura di Franco Fortini (Oscar Mondadori)

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

Faust di Goethe riassunto

 

 

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