Filippo Tommaso Marinetti vita opere biografia
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Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d'Egitto, 22 dicembre 1876 - Bellagio, Como, 2 dicembre 1944); poeta, romanziere, drammaturgo ed editore italiano del Novecento.
È conosciuto soprattutto come il fondatore del movimento futurista, la prima avanguardia storica del Novecento.
Emilio Angelo Carlo Marinetti trascorre i primi anni di vita ad Alessandria d'Egitto, dove il padre (Enrico Marinetti) e la madre (Amalia Grolli) convivono. L'amore per la letteratura emerge sin dagli anni del collegio: a 17 anni fonda la sua prima rivista scolastica; i gesuiti lo minacciano di espulsione per aver introdotto a scuola gli scandalosi romanzi di Émile Zola. È inviato così dalla famiglia a diplomarsi a Parigi, dove ottiene il Baccalaureato nel 1893. Si iscrive alla facoltà di legge di Pavia, insieme al fratello maggiore Leone.
La morte di quest'ultimo, appena ventunenne, è il primo vero trauma della vita di Marinetti, che dopo aver conseguito la laurea (1899), decide di abbandonare la giurisprudenza e assecondare la sua vocazione letteraria. Da questo momento non cesserà di sperimentare incessantemente in ogni campo della letteratura (poesia, narrativa, teatro, parole in libertà). Nel 1902 ha un altro grave lutto familiare: muore la madre, Amalia Grolli, che da sempre lo aveva incoraggiato a praticare la poesia.
Le sue prime poesie in lingua francese, pubblicate su riviste poetiche milanesi e parigine, vengono notate soprattutto in Francia. In questo periodo Marinetti compone versi liberi di stampo simbolista o liberty, che risentono dell'influenza di Stéphane Mallarmé e soprattutto di Gabriele D'Annunzio.
Il suo rapporto con D'Annunzio è sin dall'inizio ambivalente: nella scena parigina i due poeti italiani sono visti come rivali, ma il successo di D'Annunzio oscura quello del più giovane collega. La produzione di Marinetti si distingue da quella dannunziana per il particolare gusto per l'orrido e il grottesco.
Tra il 1905 e il 1909 dirige la rivista milanese Poesia, di cui è fondatore e principale finanziatore. All'inizio si tratta di una rivista eclettica, che ha il merito di proporre in Italia alcuni autori simbolisti ancora sconosciuti. Solo nel 1909 essa diventa il primo organo ufficiale di un nuovo movimento poetico: il Futurismo.
Amante della velocità, nel 1908 Marinetti è ripescato in un fossato fuori Milano in seguito a un banale incidente: per evitare due ciclisti era uscito di strada con la sua automobile. L'episodio viene trasfigurato nel Manifesto del futurismo, composto nel 1908 e pubblicato nel febbraio dell'anno successivo sulla prima pagina del più prestigioso quotidiano francese, Le Figaro. Il Marinetti che viene estratto dal fossato è un uomo nuovo, deciso a liberarsi degli orpelli decadentisti e liberty, e che detta ai suoi compagni un programma fortemente rivoluzionario: occorre chiudere i ponti col passato, "distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie", e cantare "le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa"; "glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore del liberatori, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna".
Il Manifesto viene letto e dibattuto in tutta Europa, ma le prime opere 'futuriste' di Marinetti non hanno la stessa fortuna. Nel 1910 il suo primo romanzo, Mafarka il futurista viene assolto dall'accusa di oltraggio al pudore. Ma in quello stesso anno Marinetti trova alleati inattesi: tre giovani pittori (Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo) decidono di aderire al Movimento. Insieme a loro Marinetti lancia le serate futuriste: spettacoli teatrali in cui i futuristi declamano i loro manifesti davanti a una folla che spesso accorre per il solo piacere di colpirli con ortaggi vari. Nel 1911 scoppia la Guerra Italo-Turca, e Marinetti, bellicista convinto, non si tira indietro: parte per la Libia come corrispondente di un quotidiano francese.
Le parole in libertà sono una tecnica poetica espressiva del tutto nuova, in cui è distrutta la sintassi, abolita la punteggiatura e si ricorre anche ad artifici verbo-visivi. Diversi colleghi che avevano aderito al futurismo restano disorientati dalla nuova proposta di Marinetti. A partire dal 1912 il futurismo conosce il momento di massimo proselitismo, anche grazie al sostegno della rivista fiorentina Lacerba diretta da Giovanni Papini e Ardengo Soffici. In questo periodo Marinetti compone Zang Tumb Tumb, reportage della guerra bulgaro-turca redatto in parole in libertà. Nel 1914 compie anche un importante viaggio a Mosca e a Pietroburgo, dove farà la conoscenza dei futuristi russi.
Dopo l'attentato di Sarajevo, Marinetti non esita a schierarsi a favore dell'intervento contro l'Austria e la Germania: verrà arrestato per aver bruciato bandiere austriache in Piazza Duomo a Milano. Quando l'Italia entra in guerra, Marinetti si arruola volontario, partecipa sia alla rotta di Caporetto che alla trionfale avanzata di Vittorio Veneto, al volante di un autoblindo.
Esaurita l'esperienza politica, Marinetti ritorna alla letteratura con alcune opere che ottengono un discreto successo. A sostenerlo c'è la sua nuova compagna di vita, Benedetta Cappa, scrittrice e pittrice. Durante una vacanza al mare, i due inventano una nuova forma d'arte tattile: il Tattilismo, concepito come un'evoluzione multi-sensoriale del Futurismo. Ma ancora una volta i colleghi futuristi restano interdetti. Anche a Parigi, Marinetti non è più accolto come la "caffeina d'Europa", portatrice di eccitanti novità: l'avanguardia che va per la maggiore è Dada, che si fa beffe dei futuristi-tattilisti e della loro pretesa di "moltiplicare la sensibilità umana".
Deluso dall'accoglienza parigina, Marinetti si riaccosta al Fascismo e a Mussolini, che nel frattempo ha preso il potere. Il regime lo ripaga dedicandogli importanti onoranze nazionali (1924). Nel 1929 lo stesso Mussolini vorrà Marinetti nell'Accademia d'Italia appena fondata. Nel frattempo il futurismo si è trasformato da movimento di rottura in scuola poetica, coi suoi congressi, le sue dispute, i suoi generi codificati. La sua posizione di accademico gli consente comunque alcune timide prese di posizione critiche nei confronti del regime: nel 1938 escono, sulla rivista futurista Artecrazia, alcuni articoli contro l'antisemitismo e le leggi razziali.
Muore a Bellagio, sul Lago di Como, il 2 dicembre 1944, in seguito a una crisi cardiaca: aveva appena scritto la sua ultima pagina, il Quarto d'ora di poesia della X Mas.
Il manifesto del futurismo:
1. NOI VOGLIAMO CANTARE l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino a oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un'automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia.
5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7. Non v'è bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere conseguita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra — sola igiene del mondo —, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta. È dall'Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il Futurismo, perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologhi, di ciceroni e d'antiquarii.
Fonte: http://depositocompiti.altervista.org/files/filippo_tommaso_marinetti.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Filippo Tommaso Marinetti vita opere biografia
Marinetti
Filippo Tommaso Marinetti, nato ad Alessandria d'Egitto nel 1876, è poeta e scrittore e, in primo luogo, fondatore del Futurismo. Il Manifesto futurista, pubblicato sul francese Figaro il 20 febbraio 1909, è un inno alla modernità in tutti i suoi aspetti, e una condanna del passato, dell'accademia, della tradizione. Nel 1910 scrive il Manifesto della Letteratura futurista, in cui sostiene le poetiche adatte a rendere il senso del movimento e della materia, attraverso il rovesciamento delle regole della sintassi e della punteggiatura, e le parole in libertà disposte senza regole nello spazio della pagina. Le Parole in libertà furono anche trattate come composizioni letterario-artistiche, esposte alla Galleria Angelelli di Roma nel 1915. Tra i suoi testi futuristi bisogna ricordare il romanzo Mafarka il futurista (1910), e la poesia Zaff Tumb Tumb. Adrianopoli, ottobre 1912 (1914). Le sue opere letterarie giovanili rivelano anche l'influsso della poetica simbolista e decadente, mentre in quelle più tarde si coglie l'eco surrealista. Marinetti tuttavia è soprattutto un grande agitatore culturale
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Manifesto del futurismo*
1. Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6, Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7. Non v'è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori o polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.
È dall'Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il «Futurismo», perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologhi, di ciceroni e d'antiquarii.
Già per troppo tempo l'Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagl'innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri innumerevoli.
Musei: cimiteri!... Identici, veramente, per la sinistra promiscuità di tanti corpi che non si conoscono. Musei: dormitori pubblici in cui si riposa per sempre accanto ad esseri odiati o ignoti! Musei: assurdi macelli di pittori e scultori che varino trucidandosi ferocemente a colpi di colori e di linee, lungo le pareti contese!
Che ci si vada in pellegrinaggio, una volta all'anno, come si va al Camposanto nel giorno dei morti... ve lo concedo. Che una volta all'anno sia deposto un omaggio di fiori davanti alla Gioconda, ve lo concedo... Ma non ammetto che si conducano quotidianamente a passeggio per i musei le nostre tristezze, il nostro fragile coraggio, la nostra morbosa inquietudine. Perché volersi avvelenare? Perché volere imputridire?
E che mai si può vedere, in un vecchio quadro, se non la faticosa contorsione dell'artista, che si sforzò di infrangere le insuperabili barriere opposte al desiderio di esprimere interamente il suo sogno?... Ammirare un quadro antico equivale a versare la nostra sensibilità in un'urna funeraria, invece di proiettarla lontano, in violenti getti di creazione e di azione.
Volete dunque sprecare tutte le forze migliori, in questa eterna ed inutile ammirazione del passato, da cui uscite fatalmente esausti, diminuiti e calpesti?
In verità io vi dichiaro che la frequentazione quotidiana dei musei, delle biblioteche e delle accademie (cimiteri di sforzi vani, calvarii di sogni crocifissi, registri di slanci troncati! ... ) è, per gli artisti, altrettanto dannosa che la tutela prolungata dei parenti per certi giovani ebbri del loro ingegno e della loro volontà ambiziosa. Per i moribondi, per gl'infermi, pei prigionieri, sia pure: - l'ammirabile passato è forse un balsamo ai loro mali, poiché per essi l'avvenire è sbarrato... Ma noi non vogliamo più saperne, del passato, noi, giovani e forti futuristi!
E vengano dunque, gli allegri incendiarii dalle dita carbonizzate! Eccoli! Eccoli!... Suvvia! date fuoco agli scaffali delle biblioteche!... Sviate il corso dei canali, per inondare i musei!... Oh, la gioia di veder galleggiare alla deriva, lacere e stinte su quelle acque, le vecchie tele gloriose!... Impugnate i picconi, le scuri, i martelli e demolite senza pietà le città venerate!
I più anziani fra noi, hanno trent'anni: ci rimane dunque almeno un decennio, per compier l'opera nostra. Quando avremo quarant'anni, altri uomini più giovani e più validi di noi, ci gettino pure nel cestino, come manoscritti inutili. Noi lo desideriamo!
Verranno contro di noi, i nostri successori; verranno di lontano, da ogni parte, danzando su la cadenza alata dei loro primi canti, protendendo dita adunche di predatori, e fiutando caninamente, alle porte delle accademie, il buon odore delle nostre menti in putrefazione, già promesse alle catacombe delle biblioteche.
Ma noi non saremo là... Essi ci troveranno alfine - una notte d'inverno - in aperta campagna, sotto una triste tettoia tamburellata da una pioggia monotona, e ci vedranno accoccolati accanto ai nostri aeroplani trepidanti e nell'atto di scaldarci le mani al fuocherello meschino che daranno i nostri libri d'oggi fiammeggiando sotto il volo delle nostre immagini.
Essi tumultueranno intorno a noi, ansando per angoscia e per dispetto, e tutti, esasperati dal nostro superbo, instancabile ardire, si avventeranno per ucciderci, spinti da un odio tanto più implacabile inquantoché i loro cuori saranno ebbri di amore e di ammirazione per noi.
La forte e sana Ingiustizia scoppierà radiosa nei loro occhi. - L'arte, infatti, non può essere che violenza, crudeltà ed ingiustizia.
I più anziani fra noi hanno trent'anni: eppure, noi abbiamo già sperperati tesori, mille tesori di forza, di amore, d'audacia, d'astuzia e di rude volontà; li abbiamo gettati via impazientemente, in furia, senza contare, senza mai esitare, senza riposarci mai, a perdifiato... Guardateci! Non siamo ancora spossati! I nostri cuori non sentono alcuna stanchezza, poiché sono nutriti di fuoco, di odio e di velocità!... Ve ne stupite?... E logico, poiché voi non vi ricordate nemmeno di aver vissuto! Ritti sulla cima delmondo, noi scagliamo una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!
Ci opponete delle obiezioni?... Basta! Basta! Le conosciamo... Abbiamo capito!... La nostra bella e mendace intelligenza ci afferma che noi siamo il riassunto e il prolungamento degli avi nostri. - Forse!... Sia pure!... Ma che importa? Non vogliamo intendere!... Guai a chi ci ripeterà queste parole infami!...
Alzare la testa!...
Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!...
* Leggi tutto, ma ricordati in particolare le parti sottolineate
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martinetti e la letteratura futurista
F.T. Marinetti Da: "8 anime e una bomba"
L'apporto maggiore del futurismo alla letteratura del Novecento consiste soprattutto nella teoria e nella pratica delle "parole in libertà". Questa teoria viene da Marinetti definita in tre successivi manifesti: Manifesto tecnico della letteratute futurista, Distruzione della sintassi-Immaginazione senza fili-Parole in libertà e Lo splendore geometrico e meccanico e la sensibilità numerica (1912-1914). Nel paloriberismo vi è una tendenza espressionistica, dadaista e surrealista e apre sviluppi futuri alla poesia del Novecento. Un'esempio ibrido tra poema e paroliberismo è Zang Tumb Tumb (1914) scritto da Marinetti. Lo stesso si cimentò in seguito con successo anche in alcuni sorprendenti "collages tipografici". Il paroliberismo lo si può considerare senza dubbio il più rude assalto compiuto ai danni dell'istituto linguistico della poesia. Le stesse "tavole parolibere" furono definite dal fondatore del futurismo "tavole sinottiche di poesia o paesaggi di parole suggestive".
Fonte: http://scuolareport.files.wordpress.com/2008/06/marinetti.doc |
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Futurismo
Nasce per iniziativa di Filippo Tommaso Marinetti, il quale il 20 febbraio 1909 pubblicò il Manifesto del Futurismo sul quotidiano francese Le Figarò. È un appello di violenza (“è dall’Italia che lanciamo questo appello incendiario”), contro il provincialismo e la stagnazione della cultura italiana rispetto a quella francese. In tutti gli ambiti, dalla letteratura alla pittura, l’arte in Italia si era ridotta ad una stanca ripetizione, ad un’arretratezza dalla quale non accennava di uscire. Particolarmente evidente era il vuoto di una letteratura nazionale, dipendente innanzitutto dal problema della lingua, il quale era dovuto alla disunità interna e aggravato dal vasto analfabetismo.
Marinetti dichiara necessario scardinare ed abbattere tutti i meccanismi di questo sistema ormai in rovina che impediscono il rinnovamento dell’arte. I punti fondamentali del manifesto erano:
- Cancellare il passato: l’Italia è un paese di morti, di sepolcri che fanno da modello alle accademie, e si da valore all’arte solamente se si confronta con i canoni accademici;
- Esaltare la velocità; e con essa la trasformazione, le macchine, il dinamismo, le innovazioni; tutti gli elementi che indicano all’arte l’estetica della velocità come strada da percorrere;
- Rifiuto delle regole; partendo da quelle della lingua: sconvolgere la grammatica, violare la sintassi, non coniugare i verbi, via punteggiatura e avverbi, e dare valore all’espressività del carattere tipografico
- "Ciò che è necessario è il servirsi dell'aggettivo il meno possibile e in un modo assolutamente diverso da quello usato fino ad oggi. Bisogna considerare gli aggettivi come segnali ferroviari o semaforici dello stile, che servono a regolare lo slancio, i rallentamenti e gli arresti della corsa, delle analogie. Si potranno cosí accumulare anche 20 di questi aggettivi semaforici.
Io chiamo aggettivo semaforico, aggettivo-faro aggettivo-atmosfera l'aggettivo separato dal sostantivo isolato anzi in una parentesi, e diventato così una specie di sostantivo assoluto, più vasto e più potente di quello propriamente detto. L'aggettivo semaforico o aggettivo-faro, sospeso in alto della gabbia invetriata della parentesi, lancia lontano tutt'intorno la sua luce girante."
Maurizio Calvesi, critico, considera il manifesto futurista un po’ generico, ma la componente davvero rivoluzionaria è il linguaggio. Contiene concetti di forte impatto “uccidiamo Venezia e il chiaro di luna” – “il tempo e lo spazio morirono ieri” (da ricordare negli anni precedenti: 1905 teoria della relatività, e 1907 bergson). Inoltre l’immaginario a cui si fa riferimento è del tutto inedito: ponti come enormi ginnasti, fabbriche appese con il fumo alle nuvole. Si esalta l’automobile, ma al maschile: " ..Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia. ......... Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.."; riprendendo probabilmente l’Inno A Satana di Carducci, il quale esaltava il treno come simbolo di modernità.
L’attenzione verso il carattere tipografico è un esempio di come il contenuto può modificare il contenente. Il arte viene distrutta la prospettiva e l’armonia coloristica in favore del contrasto simultaneo.
Purtroppo è immediatamente evidente che mirando a distruggere le regole ne costruiscono di nuove.
Gli artisti futuristi provengono da esperienze divisioniste.
Altri manifesti seguirono a quello di Marinetti, fissando le modalità degli artisti dei vari campi dell’agire creativo, e mettendo in risalto la caratteristica globale dell’avanguardia futurista. 1910, Manifesto dei pittori futuristi, e 1912, Manifesto della scultura futurista: firmati da Boccioni, Carrà, Russolo, Severini e Balla. 1914, Manifesto dell’architettura, di Antonio Sant’Elia.
Un artista rivoluzionario nell’ottica futurista non può destinare la sua opera ad un’elite. Perciò vanno utilizzati tutti i mezzi di comunicazione di massa disponibili: dai giornali, appunto, alle serate futuriste, nelle quali si recitavano poesie folli alle orecchie del pubblico, che tirava ortaggi e uova ai quali gli artisti erano ben felici di rispondere. Le serate erano il principale veicolo dell’ideologia futurista: L’unico obiettivo era creare scompiglio, movimento: la sfida, la provocazione erano il concetto delle serate, il successo era stabilito dal disordine. Si portò la violenza nelle serate milanesi, la gente veniva arginata dalla polizia.
I futuristi volevano bruciare i musei, distruggere le accademie, licenziare i professori di storia dell’arte: per il tempo la provocazione era fortissima. Il futurismo fu un movimento realmente rivoluzionario. Avevano capito che l’efficacia dipende dalla diffusione, dalla visibilità, e non esitarono a sfruttare radio e stampa. Orchestrarono campagne di diffusione vastissime, che coprivano tematiche anche non prettamente culturali: da ricordare la loro posizione ferma sulla guerra. L’interventismo in Italia è stato fortemente condizionato dai futuristi e le loro idee di belligeranza. Tuttavia il loro messaggio politico è contraddittorio, in quanto contiene elementi di rivoluzione e di anarchismo (come gesto distruttore libertario) ma anche di nazionalismo e reazionarismo; tra le varie posizioni il disprezzo per le donne. C’è solo una donna futurista, Valentine De Saint-Point, autrice di due manifesti: il Manifesto della Donna e il Manifesto della Lussuria Futurista, dove con toni polemici afferma l’amore libero proprio in funzione dei principi enunciati da Marinetti.
Marinetti è amico di Vladimir Majakovskij, finirà in lite: erano due visioni rivoluzionarie troppo distanti tra loro per essere conciliabili.
Manifesto del futurismo
"Le Figarò" 20 Febbraio 1909
1-Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
2-Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3-La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità penosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4-Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità
5-Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6-Bisogna che il poeta si prodichi con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7-Non vi è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro.
8-Noi siamo sul patrimonio estremo dei secoli! poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.
9-Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore
10-Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria
11-Noi canteremo le locomotive dall'ampio petto, il volo scivolante degli aeroplani. E' dall'Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo
Queste le parole con cui Filippo Tommaso Marinetti fonda il 20 Febbraio 1909 a Parigi il movimento futurista.
Fonte: http://files.splinder.com/ac2ffe6d41d018c3b3990df149f50cb5.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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