Riassunto il fu Mattia Pascal di Pirandello

 


Riassunto il fu Mattia Pascal

 

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RIASSUNTO
Mattia Pascal, bibliotecario in un paesino ligure di analfabeti chiamato Miragno, racconta come il destino poté cambiargli la vita facendolo morire per ben due volte.
Suo padre era un marinaio che riuscì ad arricchirsi giocando a carte con un capitano inglese; la fortuna accumulata fu subito investita in case, ma il padre non poté goderne perché morì all'età di trentott' anni.
La madre si sentì sperduta e non seppe badare né ai suoi figli, Mattia e Roberto, né ai possedimenti, che furono affidati in custodia al Malagna, un amministratore poco fidato.


Dal Malagna si trasferiscono anche la vedova Pescatore e sua figlia Romilda, nipote del padrone di casa; la giovane è oggetto del desiderio di Pomino, amico di Mattia: questo va spesso in casa del Malagna, corteggia Romilda da parte dell'interessato e finisce per innamorarsene lui stesso.
Mattia intraprende una relazione con lei ed è costretto a sposarla, perché ben presto Romilda partorisce due gemelle. Con gli sposi convive la vedova Pescatore, che con i suoi discorsi ossessiona Mattia; la casa si trasforma in un inferno, muoiono entrambe le figlie di Mattia. Questi parte all'insaputa di tutti per Montecarlo, dove con numerose puntate fortunate guadagna una grande somma di denaro.
Sul treno di ritorno per Miragno, egli legge sul giornale l'annuncio del suo suicidio, avvenuto secondo i parenti presso il molino di una sua proprietà: in realtà essi, che non lo vedevano da qualche giorno, avevano riconosciuto il suo volto in quello di un forestiero che si era tolto la vita in quei giorni.
Adriano Meis si costruisce un finto ma credibile passato, cambia il suo aspetto lasciandosi crescere i capelli (ma di Mattia rimane un occhio storto) e inizia a viaggiare, visitando le più belle città europee; dopo un anno di libertà sconfinata, Adriano si stabilisce a Milano e poi a Roma.
I suoi rapporti con la gente lo vedono sempre costretto a mentire; Adriano non sa più chi è veramente e soprattutto è schiavo di quella che all'inizio pareva libertà.
A Roma il signor Meis si stabilisce in affitto presso Anselmo Paleari, che divide la casa con sua nipote Adriana e con la signora Caporale.
L'ospite appare riservato e solo dopo qualche mese si decide a conversare con le signore di casa.Una sera a casa Paleari arriva il cognato di Adriana Papiani, questo spera di sposarsi con lei.


Tra i due c'è di mezzo Adriano Meis, che ha compreso tutto e per di più è amato dalla ragazza.Adriano si sottopone a un'operazione all'occhio, che dopo quaranta giorni è perfettamente guarito durante i quali si svolgono sedute spiritiche.
Le sedute spiritiche somigliano sempre di più a sedute di spirito, poiché Papiano, con l'aiuto di suo fratello, si prende gioco di Meis e ne approfitta per sottrargli del denaro. Il rapporto con Adriana non può continuare, bisogna dirle la verità, ammettere che Adriano Meis non esiste. Per non farla più soffrire, decide di farla ingelosire, di modo che lei smetta di amarlo.
Giunge ad un ponte e... dopo due anni, termina la vita di Adriano Meis. A morire non è un uomo, ma un bugiardo che non aveva potuto vivere davvero. Lasciando nel fiume alcuni oggetti di riconoscimento e un bigliettino, Mattia Pascal si libera di quell'ombra e, morendo per la seconda volta, decide di reincarnarsi.
Dopo una breve sosta a Pisa, dove riacquista il suo aspetto originario, Mattia parte per Oneglia, da suo fratello Roberto. Roberto previene il fratello sul fatto che Romilda si è risposata con Pomino e da lui ha persino avuto un figlio; Mattia si rallegra al pensiero di non dovere più condividere nulla con quella e con la ossessiva vedova Pescatore. Purtroppo però la legge, ancora una volta, gli è nemica: il secondo matrimonio si annulla se il primo coniuge si ripresenta al cospetto della moglie.
Mattia raggiunge Miragno, ma non c'è nessuno che lo riconosce; egli si reca a casa di Pomino.
L'arrivo del morto provoca scompiglio nella famiglia; Pomino si agita alla notizia che il matrimonio andrebbe annullato, Romilda sviene per la sorpresa, la Pescatore urla contro tutti i presenti.Per lui alla fine sarà sufficiente passare il resto dei suoi giorni nel paese natale.
L'unico a riconoscere le sue sembianze è don Eligio, l'altro bibliotecario a cui tanto era affezionato; tutti i paesani vengono finalmente a sapere che Mattia è vivo e accorrono per rivederlo. Egli continua la sua attività nella biblioteca di Miragno, scrive la sua incredibile storia con l'aiuto di don Eligio e ogni tanto si reca alla sua tomba, a vedersi morto e sepolto laggiù...


SPAZIO E LO SPAZIO
Nonostante il gran numero di luoghi citati, l'autore non si sofferma mai a descriverli, lasciando che sia il lettore a immaginarli.
Mancano del tutto riferimenti cronologici precisi; si può però dedurre, dalle notizie che Mattia legge su un giornale, che la vicenda si svolga tra la fine del secolo scorso e i primissimi anni del nostro.
Come per i luoghi, Pirandello non ha intenzione di dire il tempo in cui si svolgono i fatti, perché questa vicenda può accadere in qualsiasi epoca e paese. Come lo stesso autore ribadisce in una nota alla fine del libro, anni dopo la stesura de Il fu Mattia Pascal un uomo, che era stato rinchiuso in carcere, quando fu liberato scoprì che per legge egli era morto, riconosciuto nel cadavere di un suicida, e nel frattempo sua moglie si era risposata...


NARRAZIONE
La narrazione è condotta in prima persona; a raccontare è Mattia Pascal, che scrive, su invito di don Eligio, la sua biografia sotto forma di diario, rivolgendosi direttamente al lettore, dialogando persino con lui.


STILE
Il suo stile di raccontare mi ha meravigliato, tenendomi incollato dalla prima all'ultima pagina.Conduce la storia arrivando al contatto diretto col lettore, creando in ogni periodo attesa per ciò che segue. Il suo stile molto originale, rende una storia che già di per sé è interessante ancora più stimolante per il lettore; accanto ai semplici fatti ci sono le battute di spirito. In quest'opera si muovono personaggi reali, che ciascuno di noi potrebbe interpretare: tutti potrebbero immedesimarsi in Mattia, perché non si sa mai che cosa la vita ci può dare, e l'abilità dell'autore sta proprio nell'eliminare ogni barriera tra Mattia e il lettore, facendone un unico personaggio.


PERSONAGGI
In questo libro ho contato circa trenta personaggi, ciascuno diverso dagli altri, ciascuno con un modello diverso di vita; molti compaiono solo per una pagina, ma restano ugualmente negli occhi del lettore, perché sono descritti in un modo davvero originale e, il più delle volte, intervengono per ravvivare il racconto con battute di spirito. Il protagonista è Mattia Pascal, uno di noi, uomo normale che vive un caso eccezionale, morendo formalmente per due volte e scoprendo sulla sua pelle la nullità dell'uomo. La sua presentazione è diretta e molto originale; dopo aver detto il suo nome, per lui cosa non da poco, si descrive fisicamente.
COMMENTO
Il libro mi è piaciuto, anzi mi ha entusiasmato.Mi ha colpito lo stile dell'autore, capace di animare le sue marionette fino a renderle umane. Così il caso di Mattia è vero perché nella vita tutto può succedere: la storia di quello sventurato già citato in precedenza, nel 1921, conferma la tesi dello scrittore.
Le riflessioni all'interno del libro sono numerose e riguardano l'uomo.
L'opera di Pirandello è una lunga favola, che attraverso le avventure di numerosi personaggi vuole lanciare un messaggio, una morale; l'autore intende evidenziare proprio l'insignificanza della figura umana e la sua impossibilità di lottare con la sorte: nessuno può essere artefice del proprio destino, né capace di interpretarlo, bensì siamo tutti delle marionette manovrate dal destino con delle maschere che servono per adattarci alle situazioni in cui ci troviamo coinvolti.


Fonte: http://web.tiscalinet.it/ads/archivio/mattia%20pascal.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

Riassunto il fu Mattia Pascal

 

 “IL FU MATTIA PASCAL”
PIRANDELLO

 

“Una notte di giugno caddi come una lucciola sotto un gran pino solitario in una campagna d’olivi saraceni, affacciata agli orli di un altipiano di argille azzurre sul mare africano…Per uno spavento che s’era preso a causa di questa grande moria, mia madre mi metteva al mondo prima del tempo previsto, in quella solitaria campagna lontana dove si era rifugiata. Un mio zio andava con un lanternino in mano per quella campagna in cerca di una contadina che aiutasse mia madre a mettermi al mondo…Raccattata dalla campagna, la mia nascita fu segnata nei registri della piccola città situata sul colle.”
Nel 1903, frana la miniera di zolfo del padre; di conseguenza, crollo finanziario della famiglia e crisi psichica della moglie di Pirandello, costringeranno Luigi ad una vita più sacrificata e ritirata, fino al “vietarsi tutto”. E’ in questo periodo che nasce il fu Mattia Pascal.
Il romanzo trae le sue origini.
La trama del libro : un uomo e due vite. La narrazione del fu Mattia Pascal segue il procedimento del racconto retrospettivo. E’ lo stesso protagonista che ripropone la sua strana storia, dalla quale si considera ormai estraneo: tale estraneità, viene riaffermata anche nel corso della narrazione, così che abbiamo in realtà “persone” diverse davanti a noi: Mattia Pascal nella prima parte, Adriano Meis nella seconda, e il “fu Mattia Pascal” nella terza.
Una delle poche cose, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che  mi chiamavo Mattia Pascal.”. Questa frase, apparentemente considerata banale e priva di importanza, è secondo me il punto focale del libro: infatti, nelle sue semplici parole racchiude invece il significato dell’intera narrazione; la sola cosa di cui si è veramente certi nella vita è la propria identità. E lui non era sicuro neanche di ciò; spesso noi ci sovraccarichiamo di un’esistenza ricca di interrogativi, di problemi, di tipiche consuetudini quotidiane, e altrettanto spesso vorremmo sfuggire da tutto ciò, forse per  poter condurre una nuova vita, senza pensieri, obblighi, affetti.
Ed è proprio questo che tenterà di fare il nostro protagonista. “CARPE DIEM”: forse è una delle frasi più citate, forse una delle più giuste, due parole, un profondo significato. La vita di Mattia Pascal, a mio parere, ruota intorno a questo concetto.
Miragno, dove lui fa il bibliotecario, è un paese ligure dalle caratteristiche molto siciliane.
La famiglia Pascal possedeva beni e case, conduceva una vita benestante e senza problemi, fino a quando Mattia, il fratello Roberto e la madre non subiscono l’amministrazione e le ruberie di Batta Malagna, che li porta all’impoverimento con un successivo sovraccarico di debiti. Con Malagna, Mattia avrà contrasti anche per causa di donne… finchè il nostro eroe non “maturerà”, come ironicamente dice il titolo del V capitolo: Mattia entrerà in contrasto con la famiglia della moglie, oltre che con quella dell’amministratore, e vivrà alcuni anni di sofferente agonia: gli muoiono le due gemelle, gli muore la madre. Niente più lo lega a Miragno…vorrebbe cominciare una nuova vita, magari altrove.
Finchè, di passaggio a Montecarlo, non gli capita una grossa vincita, che gli fa assaporare una nuova vita e la libertà. Successivamente, dal giornale apprende la notizia del suo suicidio, avvenuto nella gora del mulino di sua proprietà; approfittando di questa opportunità per dare una svolta alla sua grigia esistenza, dopo alcuni viaggi, si stabilisce a Roma con il nome di Adriano Meis. Pervenendo qui, ha modo di sperimentare diversi tipi di umanità, diversi modi di pensare, differenti modi di condurre la vita: attraverso colloqui più o meno filosofici, decide di operarsi all’occhio strabico e si innamora persino di una dolce donna di nome Adriana, ma sente che non potrà vivere questa esperienza fino in fondo.
E questo sentimento della vita era appunto come un lanternino che ciascuno di noi porta in sé acceso; un lanternino che ci fa vedere sperduti sulla terra, e ci fa vedere il male e il bene; un lanternino che proietta tutt’intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l’ombra nera, l’ombra paurosa che non esisterebbe, se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che noi dobbiamo pur troppo creder vera, fintanto ch’esso si mantiene vivo in noi…
Erano questi i colloqui più o meno filosofici sulla vita, condotti dal Paleari, uomo anziano che per tutta la vita aveva creato le proprie teorie filosofiche, che riempivano la vita del protagonista, pur essendo a volte eccessivamente noiose e complesse.
Durante la permanenza a Roma, viene anche derubato di una congrua cifra, ma  non può sporgere denuncia…perché non esiste.
Sente allora che l’unico modo per uscire da questa situazione è quello di distruggere il personaggio che ha cercato di creare, e inscena un finto suicidio, quello di Adriano Meis; si sentiva ormai perseguitato da un’ombra, che era lo spettro della sua “precedente” vita: “Ma aveva un cuore,  quell’ombra, e ciascuno poteva rubarglieli; aveva una testa, ma per pensare e comprendere ch’era la testa di un ombra, e non l’ombra di una testa. Proprio così. Allora la sentii come cosa viva, e sentii dolore per essa, come il cavallo e le ruote del carro e i piedi de’ viandanti ne avessero veramente fatto strazio. E non volli lasciarla più lì, esposta, per terra. Passò un tram, e vi montai.”
Se ne torna a Miragno, col proposito di vendicarsi di quanti lo hanno fatto soffrire, ora che è ricco e che non ha nulla da perdere. Ma la tenerezza suscitatagli dalla nuova figlia della sua ex moglie lo induce a rimanere nell’ombra, consapevole di essere sempre il “fu Mattia Pascal”.
Pirandello delinea il personaggio Mattia Pascal con molta precisione dal punto di vista fisico: una faccia flaccida e stizzosa, con la barba rossastra, la fronte spaziosa, un naso piccolo, un piccolo mento appuntito, grandi mani. Mattia ha anche un occhio storto, “un occhio che tendeva a guardare per conto suo, altrove…”; è il suo tormento fin da ragazzo, tanto che per  correggere tale difetto, indossa grossi occhiali rotondi.Anche quando Mattia diverrà Adriano Meis, quest’occhio continuerà a essere il suo supplizio, l’unico e ultimo legame con il vecchio personaggio, tanto che si lascerà convincere a farsi operare, per cambiare definitivamente la propria identità.
Mattia Pascal possiede tutti i connotati dell’uomo senza qualità, è un personaggio, si può dire, vincolato dall’angoscia della sua solitudine ma, allo stesso tempo, pervaso da un tragico umorismo. Egli è sempre occupato nella continua ricerca di sé, prigioniero della propria identità, ma al tempo stesso è impegnato ad abbattere il muro della sua solitudine.
Molti sono i personaggi che caratterizzano il racconto; Manuel Bernandez, pittore e amico di casa Giglio, la signora Candida, Silvia Caporale, la quale, anch’essa, come Mattia, abita in casa Paleari, affittandone una stanza; essa, arrabbiata e delusa dall’amore, si è data all’alcool, e spesso si riduce in uno stato deplorevole con frequenti crisi depressive. Compare poi Batta Malagna, amministratore della famiglia Pascal; egli ha un aspetto piuttosto buffo: “Scivolava tutto: gli scivolavano nel lungo faccione, di qua e di là, le sopracciglia e gli occhi; gli scivolava il naso sui baffi menolensi e sul pizzo; gli scivolavano dall’attaccatura del collo le spalle; gli scivolava il pancione languido, enorme quasi fino a terra…”. E’ soprannominato la talpa, poiché scavava a tutti la fossa sotto i piedi.
Una delle caratteristiche fondamentali di un libro è sicuramente il linguaggio, il quale risulta ai miei occhi chiaro e semplice, i quali attributi hanno reso la lettura scorrevole e interessante.

Riferendoci a questo libro, possiamo affermare che per Pirandello nella vita vi sono tre momenti fondamentali. Il primo momento è caratterizzato dal contatto col mondo che circonda l’uomo. I rapporti sociali sono impostati sul contrasto fra le apparenze esteriori e la realtà di ognuno; il secondo momento è quello della reazione: vi è una puntigliosa ricerca delle cause del contrasto forma-contenuto. Il terzo momento è rappresentato dal tentativo di ricostruzione, per cui l’uomo è costretto a ricercare una fede, rifugiandosi nei miti della fede, dell’arte, della famiglia.
Per cui, come espresso anche nel fu Mattia Pascal,per lui la condizione umana è triste, dolorosa; ma nonostante questa evidenza gli uomini si illudono. Pirandello allora li deride, mettendo in risalto il contrasto tra ciò che l’uomo è e quello che vuole apparire.
Il protagonista è il tipico testimone del contrasto fra apparenza e realtà. Casualità e convenzioni sociali, non gli permettono di trovare una spiegazione alle vicende che gli succedono.

 

Fonte: http://spazioinwind.libero.it/zanzibarre/download/pascal1.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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