Petrarca

 

 

 

Petrarca

 

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Francesco Petrarca (1304-1374)

La vita

 

Nasce ad Arezzo nel 1304 dal padre Petracco, guelfo bianco. Scappano da Firenze dopo il colpo di stato. Il padre possedeva dei poderi e molte proprietà e quindi non avevano mai avuto problemi economici.
Si hanno moltissime informazioni da lui stesso tramandate, dove si mette sempre al centro dell’attenzione come uomo. Ebbe una vita da pellegrino, e nel 1312 si trasferì a Carpentras, nei pressi di Avignone (dove in quegli anni risiedeva il papa).
Inizialmente seguì un indirizzo giuridico, ma componeva già versi. Nel 1326 morì il padre e dovette rinunciare agli studi. Lui e suo fratello ebbero una vita molto popolare, erano protetti dai Colonna ed ereditarono i manieri del padre. Gli mancava solo la sua donna, che incontrò nel 1327, che chiamò Laura. E’ una ragazza veramente esistita, ma Petrarca l’ha “schermata”.
Il fratello, nel 1343, entrò in convento e lui prese gli ordini minori, che gli procuravano benefici ecclesiastici che gli permettevano l’attività letteraria. L’unica obbligazione era il celibato, che però non rispettò. Viaggiò e studiò molto.
Va alla ricerca dei testi antichi e fece quella che si può definire la prima edizione critica del “Ab Urbe Condita” (la storia di Roma). E’ quindi anche un filologo.
Prima dell’incoronazione come poeta a Roma in Campidoglio, si sottopose ad una prova sconosciuta. Si allontanò dai Colonna grazie alla sua fama e si trasferì a Valchiusa.
Comincia a riscoprire testi antichi (Cicerone) e a scrivere le prime bozze di quel che sarà il “Canzoniere”. Nel 1353 lascia la Provenza e si stabilisce a Milano, dove prese posizione per la pace a Genova. Qui ebbe rapporti con Boccaccio.
A causa della peste dovette trasferirsi prima a Padova e poi a Venezia. Qui conobbe Francesca, da cui ebbe due figli, ma uno morì di peste. Trascorse i suoi ultimi anni a Padova. Nel 1370 andò a Roma, ma si sentì male e tornò indietro.
Nel 1374 morì poche ore dopo aver finito di tradurre in latino il Decamerone.

 

Il primo umanista

 

Petrarca cita l’antichità classica come modello insuperato per ricostruire una vera cultura, affermandosi così uno dei primi umanisti.

 

La politica

 

L’Italia non è ancora uno stato unificato, è infatti teatro di battagli e il papa non risiede neanche a Roma, ma ad Avignone.
Cola di Rienzo cercò di formare una repubblica scacciando i nobili di Romna, ma non ebbe successo e venne ucciso.
Con Petrarca la vita politica e civile non può fare a meno degli uomini di cultura; la situazione durerà a lungo e sarà fondamentale per l’Umanesimo.

 

Lo stile

 

Classico = opera in cui si possono ancora trovare risposte, attuale

Petrarca diventa un poeta di livello europeo grazie alle lodi a Laura. Cerca la pace, che non trova da nessuna parte. Supera il suo dolore scrivendo poesie. E’ malinconico e triste.
Per il poeta l’acqua era l’esempio di un tipo di poesia.

 

Rerum Vulgarium Fragmenta

 

= frammenti di cose volgari (o Canzoniere)

E’ una raccolta di una vita intera, infatti sono 366 testi scritti in quarant’anni di vita.

  1. 317 sonetti
  2. 29 canzoni = divisa in stanze, non strofe, a loro volta divise in tre: piede, fronte e sirma)
  3. 9 sestine = sei versi endecasillabi in rima (ABABCC)
  4. 7 ballate = forma particolare di canzone
  5. 4 madrigali = piccolo sonetto di dieci versi

La bipartizione tra rime in vite (1-263) e rime in morte (264-366) di Laura è solo simbolica. Petrarca è il vero protagonista del Canzoniere.
Ci sono chiare allusioni a Laura, sia lessicali che stilistiche (lauro, l’aura,…).

 

Sonetto proemiale

 

Chiarimento lessicale

Il testo è diviso in due parti:

  1. l’esperienza giovanile dell’autore
  2. il Petrarca maturo

Il sonetto proemiale appare per la prima volta nella seconda metà delle nove relazioni del Canzoniere, quindi è una sorta di introduzione, ma anche una conclusione, perché è stato scritto da Petrarca maturo. Inoltre afferma di non aver conosciuto Dante, anche se i riferimenti sono più che evidenti nei suoi scritti.

Nel testo Petrarca si rivolge a tutti coloro che hanno provato l’amore. Il suo sentimento per Laura non è corrisposto e si descrive come un uomo che fa pena alla gente (chiaro segno di debolezza).
La sintassi riproduce il tortuoso percorso interiore del poeta, infatti niente è casuale, tutto assume un valore espressivo.
Il bilancio del sonetto è un confronto tra passato e presente, che si rispecchia nella morfologia. Si deduce che il passato è il tempo dell’errore e il presente della presa di coscienza di quell’errore. I tempi verbali fanno sentire la distanza tra l’io che scrive e l’io che ha vissuto l’esperienza nel passato.

 

Analisi del testo

 

E’ un’opera in cui il poeta fa un bilancio esistenziale e poetico. Si volge indietro a valutare la sua esperienza. Nello stesso tempo fa un bilancio della sua vita poetica. Fa quindi un’introspezione, tipica delle sue poesie, quasi come chi vuole mettere a nudo le sue vergogne. E’ quindi un bilancio negativo.

 

Incoerente oscillazione

 

Petrarca ha nutrito il cuore di sospiri amorosi, ma è stato un errore, perché l’ha portato a oscillare tra speranza e dolore, una dispersione tra cose vane. Può trarre un bilancio, perché ora è un altro uomo, anche se non ha completamente superato l’errore.
Non è solo una condanna morale del suo comportamento, ma anche del suo stile: oscilla tra vari temi senza organicità.

 

Le rime sparse

Sono il frutto dell’oscillazione. L’esperienza morale e letteraria si fendono e sono coinvolte in un unico giudizio.
Il titolo fa cogliere una minore importanza rispetto alle opere latine. Preferisce le opere latine perché ha la necessità di comunicare con gli intellettuali del tempo.
Per lui il volgare è la lingua letteraria, il latino è la lingua di comunicazione.

 

La speranza di trovare pietà

 

Petrarca vuole trovare compassione e perdono tra i lettori, quelli che hanno provato un’esperienza amorosa. Il passato non è cancellato, ma vive in stretto rapporto con il presente. La speranza cade quando si accorge di essere stato deriso. Si sente un leggero rimpianto del passato.

 

La vergogna

 

La vergogna accompagna sempre l’autore, rendendo il discorso amaro. L’amore secondo lui è stato vano, ha portato solo vergogna e quindi nasce un sentimento di vergogna.

 

La vanità del tutto

 

Si rende conto che tutto è breve e svanisce. Nell’ultimo verso rieccheggia una sentenza di un testo biblico (l’Ecclesiasta): “vanitas vanitatum et omnia vanitas” (= vanità delle vanità e tutto è vanità). Significa che tutte le cose sono effimere, finiscono.
Vengono chiamati in causa aspetti tipici del Medioevo, pessimistici.

 

Gli aspetti formali

 

Livello sintattico

C’è una netta separazione tra quartine e terzine, segnata dalla fine del periodo. Il “voi” iniziale è un vocativo, senza verbo.
Il sonetto poggia su un’architettura sintattica molto rigorosa (come tutti i suoi testi).
Le quartine sono un intero periodo con una struttura molto complessa, ricca di subordinate. Nella seconda quartina si forma un chiasmo, perché il verbo di riferimento (spero) è alla fine. Il chiasmo si riproduce in varie dittologie (coppie di parole o di verbi).
Nel linguaggio poetico nulla è casuale: tutto assume un valore espressivo. La sintassi riproduce quindi il tortuoso percorso mentale del poeta.
Le terzine invece presentano una struttura molto più secca, un tono più duro e un secco MA di contrapposizione, che include un polisindeto (tante congiunzioni).

 

Livello metrico

 

Nelle quartine ci sono rime vocaliche (-ono / -ore), mentre nelle tre ci sono rime consonantiche (-utto / -ente).

Vocalico = suonano aperto
Consonantico = a sillaba chiusa, con uno scontro di consonanti

Questo conferma la bipartizione del test. Il suono duro corrisponde alla vergogna. C’è una cesura (v.4) che sottolinea una frattura con il passato.

 

Livello lessicale

Ci sono alcuni aggettivi. Tutti hanno una connotazione negativa. La gioventù è un continuo vaneggiare. C’è anche la ripresa tematica del “vaneggiare”.

 

Livello retorico

Le allitterazioni (vv. 10-11) mettono in risalto la vergogna, perché è l’unica non allitterata

Livello morfologico (come sono formate le parole)

C’è una netta divaricazione tra i verbi al passato e al presente. Il passato è il tempo dell’errore, mentre il presente è quello della consapevolezza.
Il tempo dà all’uomo un senso di precarietà. La frase finale è al presente, come se fosse sempre valida e indicasse una verità universale.

 

Livello fonico

 

Fonema = unità che non puoi dividere, che esprime un suono

Il /v/ mette in risalto il vaneggiare, che ricorre molto spesso.

Solo et pensono i più deserti campi (XXXV)

 

Incipit = inizio
Explicit = fine

 

Le rime

 

Sono legate tra loro, creando la “musica” del sonetto, che però è un po’ sottotono.

L’amore

Il tema della segretezza del proprio amore è atto alla difesa delle due persone implicate, e non per nascondere l’amore in sé. In questo contesto la segretezza non serve, perché Petrarca non vive più a corte.

Erano i capei d’oro a l’aura sparsi (XC)

Sentenza = frase sintetica al verso 14

Vago = bello (lume degli occhi)

Non sa se era un’impressione, magari si è illuso che Laura era innamorata di lui.
Ora, nel romanticismo, viene messo al primo posto il sentimento, al contrario di ciò che succedeva ai tempi.
Laura è una figura solida, vera, con però attributi celesti (capelli d’oro, luminosità solare, camminata divina).

Senahl = immagini usate dai trovatori per nascondere il nome della donna amata, che però la rappresentano

 

Temi

 

  1. Il ricordo (erano…)
  2. La bellezza di Laura resa in termini convenzionali
  3. L’angelicazione
  4. Il tempo che passa / la costanza dell’amore

 

Laura è nel cuore, all’interno di Petrarca, e quindi i cambiamenti esterni, del corpo, non influiscono sull’amore che lui prova nei confronti della donna.

 

Era il giorno ch’al sol si scoloraro

 

Il livello metrico

  1. sonetto
  2. 14 versi endecasillabi
  3. lo schema delle rime è ABBA, ABBA, CDE, CDE
  4. c’è armonia, equilibrio e linearità tra le parole
  5. le rime sembrano fra loro assonanti e consonanti

 

Il profilo sintattico

La poesia ha tre frasi una per quartina e una per le due terzine.

Livello fonico

Nel poema vi è la prevalenza dei suoni r e m; confrontandolo con il primo sonetto possiamo affermare che anche qui vi è un’insistenza allitterativa e di rime.

Parafrasi

Era il giorno il sole si oscurò per pietà verso Dio (venerdì Santo), quando io fui catturato mentre non ero in guardia e i vostri begli occhi mi legarono.
Non mi sembrava il momento di prendere precauzioni contro l’amore perciò me ne andai senza preoccuparmi e da quel momento nel dolore comune iniziarono i miei guai. [è colmo dio riprese dantesche]
L’amore mi trovò disarmato a resistergli e trovò aperta la via verso il cuore attraverso gli occhi perciò secondo me non fu un’impresa onorevole colpirmi mentre ero in quella situazione e a voi (Laura) invece armata di virtù non mostrare neanche l’arco (l’amore non corrisposto).

Si può notare come il Canzoniere si propone come diario intimo in cui il poeta annota i suoi stati d’animo e i momenti più significativi della storia d’amore.
Ciò che è descritto in questa poesia, ossia il primo incontro, è il giovanile errore del primo sonetto.
Vi è il mischiarsi del dolore comune a tutti religioso e di quello profano.
Petrarca riprende il linguaggio degli stilnovisti e della scuola siciliana (letteratura cortese).
C’è un rimanda a Paolo e Francesca Inf.V.
Nelle terzine c’è il sopravvento dell’amore profano ed il Dio amore è personificato nelle vesti dell’arciere. L’amore, però, è stato sleale perché non ha obbedito alle leggi della cavalleria e Petrarca lo ha subito.
Nel V sonetto vi è un gioco di parole per dire LAU-RE-TA, di Laura non si conosce niente tanto che molti dicono che non sia mai esistita.
Petrarca diventa un poeta a livello europeo e dopo di lui si vengono a conoscere i siciliani e gli stilnovisti inoltre egli crea un linguaggio amoroso.

 

Movesi il vecchierel canuto et bianco (XVI)

Vi sono immagini desunte dalla letteratura o dalla Bibbia; vi è nuovamente un tema religioso il pellegrinaggio che si mischia a un tema profano.

Parafrasi

Un vecchio pallido in viso si muove dal luogo dove ha passato la sua vita e la famiglia vede il padre partire per un viaggio (Bonifacio VIII indice un giubileo), quindi trascinando il suo vecchio corpo attraverso le ultime giornate della sua vita rotto dagli anni e stano dal cammino viene a Roma seguendo il desiderio di vedere l’immagine di Cristo che spera di vedere in Cielo (Veronica); così io misero a volte cerco nelle altre donne l’immagine vera della vostra forma.
Il poeta cerca nelle altre donne il volto di Laura che è quasi assimilato a quello di Gesù.

 

La vita fugge e non s’arresta una hora (CCLXXII)

Dove collochi il sonetto?

Il sonetto è una rima in morte di Laura e lo si vede dal fatto che gli occhi di lei sono spenti, privi di luce (v.14).

Si analizzi il sonetto dal punto di vista stilistico (tutti i livelli)

Il sonetto è diviso in due periodi. Il lungo periodo che occupa le quartine tratta del rapporto dell’io lirico con il tempo che fugge. Della struttura sintattica della frase si può dire che vi sono dei polisindeti che formano delle coppie contrastive o sinonimiche. Nelle due terzine vi è la metafora della nave; il rapporto con il tempo spinge il poeta a fare un bilancio della propria vita attraverso una metafora. La vita del poeta è un navigare che è soggetto a degli ostacoli (venti, tempeste,…) inoltre c’erano le stelle che lo guidavano (gli occhi di Laura) che ora sono spenti.

Parafrasi

La vita scorre e non si ferma un attimo e la morte ci insegue rapidamente e le cose presenti e passate mi tormentano e anche quelle future; e il ricordare e l’aspettare mi angosciano da una parte e dall’altra così che in verità se non fosse per la pietà che nutro verso me stesso mi sarei già liberato da queste angosce dandomi la morte.
Mi ritornano in mente gli istanti di dolcezza se mai qualcuno con il cuore angosciato ne ebbe e poi vedo dall’altra parte il mio navigare (la mia vita) in balia dei venti; vedo la tempesta (il destino) in porto (la morte) ed è stanco colui che guida (la ragione) e spezzati gli alberi (la virtù, la fortezza) le sartie (funi) e i bei occhi privi di luce, quegli occhi che solevo guardare.
Il tempo non da pace al poeta perché né presente né passato né futuro gli danno affidamento.

 

Autore: non indicato nel documento di origine
Fonte: http://www.myskarlet.altervista.org/Scuola/Francesco%20Petrarca.doc

 

 

Petrarca

 

Piccola biografia

Petrarca nasce nel 1304 ad Arezzo ed ha un fratello (Gherardo); nelle sue opere vi sono molti dettagli della sua vita tanto che a volte mette se stesso al centro del discorso.
Uno dei suoi maestri è stato Convenevole da Prato ma Petrarca è andato all‘università di Montpelier e di Bologna poi a causa della morte del padre è costretto a lasciare gli studi.
La donna cantat da Petrarca è Laura; non si sa se sia realmente esistita, anche se lui afferma di averla incontrata il 6 aprile 1327 nella Chiesa di Santa Chiara, perché c‘era una tradizione che vietava di dichiarare il proprio amore.
Per lui l‘unica possibilità per dedicarsi solo alla scrittura è stata quella di prendere gli ordini minori (che davano l‘obbligo del celibato, però ha avuto un figlio) per vivere di rendita.
Petrarca è uno dei primi che si occupa del recupero dei classici; il medioevo viene detto periodo dei secoli bui perché i testi sono stati nascosti nelle biblioteche chiuse al pubblico e nelle cantine. Egli è anche un filologo perché ha raccolto tutte le edizioni dell‘Ab urbe condita e ha cotruito la prima edizione critica (testo più vicino all‘originale) di Tito Livio.
L‘otto aprile 1341 è incoronato poeta in Campidoglio; la fama che ne deriva gli permette di prendere le distanze dai Colonna (suoi protettori e finanziatori) e dal Papa.
Nel 1348 (anno del Decameron) Laura muore a causa della peste.
Petrarca muore la notte fra il 18 e il 19 luglio del 1374.

 

Umanista

 

Petrarca considera l‘antichità classica come un modello insuperato per costruire una cultura.
à Aspetto politico:

  • l‘Italia non è unitaria
  • il Papa è ad Avignone
  • l‘Italia è ambita dai popoli stranieri
  • vi erano delle idee repubblicane; Cola di Rienzo ad esempio voleva scacciare tutti i Baroni romani per far diventare il popolo sovrano (finirà male)
  • con Petrarca la vita politica e civile non può fare a meno degli uomini di cultura (quest‘idea durerà a lungo).

Müssinger: coloro che cantano l‘amore (tedeschi).
Petrarchismo: coloro che cercano di imitare Petrarca, fenomeno a livello europeo.

 

Rerum Volgarium Fragmenta

 

Il Canzoniere è composto da 366 testi:

  • 317 sonetti (testo poetico composto da 14 versi endecasillabi, due terzine e due quartine)
  • 29 canzoni (testo poetico composto da stanze che sono divise in fronte, sirma e piede)
  • 9 sestine (composizione poetica formata da sei versi endecasillabi, normalmente hanno ABABCC come schema delle rime)
  • 7 ballate (una forma di canzone più libera)
  • 4 madrigali (componimento poetico formato da dieci versi endecassillabi e settenari)

Spesso nel RVF vi sono delle parole cifrate.
Vi sono le rime in vita (1-263) e in morte (264-366) di Laura.
L‘io del poeta è il protagonista.
In tutto il testo si gioca attorno alla parola Laura (lauro, l‘aurea, l‘aureo).

Fonte: http://www.myskarlet.altervista.org/Scuola/Petrarca.doc
Autore: non indicato nel documento di origine del testo

 


 

Petrarca

Petrarca
Petrarca. Può essere considerato il fondatore della lirica moderna. Fu proprio lui infatti a scoprire una forma di interiorità nuova rispetto al medioevo, caratterizzata da conflittualità interna e ambivalenza. Così la lirica si afferma come uno dei principali generi letterari.
A Petrarca. Può essere attribuita la fondazione di un nuovo tipo di intellettuale, escluso dalla vita politica e sociale e che quindi dedica il suo tempo esclusivamente alla cultura che nelle signorie è considerata un’attività separata. Petrarca darà vita a un gruppo di intellettuali la cui condizione sarà quella di esiliati, come esiliato era stato lui sin dalla nascita. Proprio per questo spesso nelle opere di petrarca si vede chiaramente la ricerca di rifugi da parte del poeta. Al contrario di dante, la nuova poesia non si occupa di rappresentare aspetti della vita reale ma si basa sulla coscienza e l’interiorità, e si proclamo separata e superiore alle altre.
C’è infatti la contrapposizione tra lo sperimentalismo di dante e il classicismo di petrarca.
Petrarca anche a causa del degrado civile e sociale si distacco sempre di più dalla vita praica cercando con la sua attività culturale una forma artistica non realistica e quanto più possibile armoniosa e duratura.
Vita
Il padre di Francesco petrarca venne esiliato da Firenze nel 1302, solo due anni dopo lui e la moglie diedero vita a Francesco.
Petrarca assunse inizialmente il patronimico “petracchi” che solo in seguito modificherà in petrarca. Quando la sua famiglia si trasferì ad Avignone il poeta ebbe come guida negli studi Convenevole da prato. Petrarca inizio i suoi studi giuridici a Bologna, ma la morte del padre lo costrinse a ritornare ad Avignone. Durante la sua permanenza decennale ad Avignone petrarca ebbe il primo incontro con Laura. Nel 1330 petrarca decise di prendere gli Ordini minori grazie ai quali dovette viaggiare in molte città d’Europa ed infine a Roma dove il suo amore per il mondo classico crebbe.
Al rientro in Provenza decise di ritirarsi in campagna dove si rifugerà per coltivare gli studi.
Intanto nacque il figlio Giovanni. Nel 1340 gli giunsero gli inviti di Roma e Parigi per ricevere la corona poetica, e recatosi al Roma nel 1341 venne incoronato grande poeta.
Nel 1343 nasce la figlia Francesca ed in questo periodo egli inizia a comporre il secretum.
Lungo gli anni successivi petrarca si spostò continuamente in diverse città di Italia, e giunto a Verona le lettere di Cicerone gli daranno lo spunto per le sue Epistole.
Nel 1348 gli giunge la notizia della morte di Laura, successivamente a Padova ottiene un canonicato ma continua a viaggiare in tutta Italia. Giunto a Firenze stringe amicizia con lo stesso boccaccia e si sposta successivamente a Milano dove gli viene offerta una cattedra all’università e protezione da parte dei Visconti. Per sfuggire alla peste nel 1361 il poeta si spostò a Padova, intraprendendo poi diversi viaggi e cambiando diverse volte dimora, fermatosi ad Arquà si dedica alla revisione del cansoniere e muore nel 1374.
La formazione culturale
A differenza di coma avveniva solitamente la formazione culturale di petrarca dipese più da letture private che da frequentazione di maestri.
La biblioteca di petrarca era molto vasta, superava probabilmente i duecento codici, tra cui alcuni di grande rarità. Gia da giovane ricevette dal padre i primi testi latini che contribuirono a accentuare e formare la sua predilezione per la bibliografia. Facevano parte dei codici del poeta diversi libri di Virgilio e molti altri importanti autori latini e padri della chiesa, come ad esempio Agostino. La biblioteca di petrarca era inoltre ricca di classici greci, come le opere di diversi filosofi quali Platone e Aristotele. L’amore di petrarca per i libri si manifesta come l’amore per le fonti originali della produzione letteraria. È proprio per questo che la sua ricerca di opere sconosciute incoraggio l’attività culturale base dell’umanesimo. Petrarca aveva inoltre una particolare predilezione per la lingua latina, che con l’aiuto delle opere degli scrittori classici ripulì da ogni forma di volgare riproponendo quindi una lingua prestigiosa usata dagli intellettuali di tutta Europa.
Il poeta inoltre non solo si occupava di recuperare i testi classici, ma cercare anche di ritrovare la loro tradizione manoscritta, seguendo tecniche simili alla filologia testuale. Nasce quindi in petrarca l’esigenza di riordinare storicamente il mondo classico. Meno ricca era la sezione della biblioteca dedicate alle nuove letterature romanza, nonostante fossero presenti i testi dei maggiori autori italiani, francesi e provenzali. Nonostante il poeta si sia cimentato nella composizione in volgare solamente nel Canzoniere e nei Trionfi, e nonostante egli ritenga di maggiore eleganza e prestigio la lingua latina, curò molto anche i testi volgari del canzoniere.
Infine il bilinguismo tipico di petrarca segna una divisione di competenze tra latino e volgare senza svalutare nessuna delle due lingue. Il latino è per il poeta la lingua degli intellettuali, il volgare è invece una lingua privata, una lingua dell’interiorità e della coscienza.

 

Epistolario
L’epistolario di petrarca conta circa 500 lettere in latino divise in 5 raccolte suddivise in numerosi libri. La guarda ricchezza di questa opera ne farà una delle guide per gli intellettuali umanisti.
L’epistolario, iniziato a comporre sin da giovane, e finito solo negli ultimi mesi di vita testimonio l’intero percorso della vita del poeta, dando numerosi elementi sulla sua vita, sulle riflessioni e sulle vicende psicologiche e affettive del poeta.
Le lettere di petrarca tendono alla semplicità e allo sfogo esplicito, ma è anche visibile una forte di ricerca di equilibrio e di perfezione. Il poeta concepisce le lettere come vere opere letterarie, ed è per questo che ne prosegue la correzione anche dopo lunghi periodi di tempo. Spesso petrarca nelle sue lettere tende a fornire un’ interpretazione delle vicende personali e della propria personalità, tende quindi a fornire un’ interpretazione su di sé e sulla propria vita. Le lettere di petrarca oltre a permettere un buona conoscenza dell’autore stesso hanno portato ad una visione completa della trasformazione alla quale era soggetta la società del tempo dalla quale è ben visibile la nascita della nuova mentalità umanistica.
L’epistolario è composto da 5 raccolte, 4 messe insieme dall’autore, e una composta dopo la sua morte.. la raccolta maggiore è quella delle Familiares (familiari), essa comprende 350 lettere divise in 24 libri scritte tra il 1325 e il 1361, nonostante siano presenti anche lettere degli anni successivi. L’ultimo libro comprende lettere rivolte ai grandi scrittori dell’antichità.

19 delle lettere scritte in questo periodo furono pubblicate però in un’altra raccolta con il titolo “Sine Nomine” poiché non avevano destinatario ed erano dedicate a questioni politiche.

Dopo il 1361 petrarca organizzò le lettere che scriveva volta per volta in un’opera intitolata “Seniles” (senili, ossia riguardanti la vecchiaia), ma l’autore non arrivò a darle una forma definitiva e l’opera restò incompiuta. Essa è formata da 17 libri per un totali di 125 lettere.
Il poeta avrebbe voluto che l’opera fosse completata con l’epistola “Ad Posterom” contenente il racconto della propria vita ma la lettera rimase in incompiuta.

La quarta raccolta venne realizzata dopo la morte del poeta con il titolo di “Variae”.

Per quanto riguarda la 5° raccolta essa comprende le 66 epistolae metricae (lettere in versi), divise in 3 libri. Si tratta infatti di lettere scritte in esametri che trattano principalmente dell’amore per Laura.

 

Autore: non indicato nel documento di origine del testo
Fonte: http://www.sunfire.altervista.org/Materie/Julia/Italiano/Letteratura/Petrarca.doc

 

FRANCESCO PETRARCA

Petrarca come nuova figura di intellettuale
Petrarca non fu più un intellettuale comunale, legato alla città natale, ma un intellettuale cosmopolita abituato a viaggiare senza radici in una tradizione municipale (= senza radici di tradizione della città, cosmopolita significa cittadino del mondo). Francesco non è più un intellettuale-cittadino, che partecipa attivamente alla vita politica del suo comune, ma un intellettuale-cortigiano, che accetta la nuova istituzione della Signoria e sceglie di sostenerla con il suo prestigio e scrivendo opere in cui canta anche i Signori. Petrarca per conservare la sua autonomia intellettuale, accetta incarichi di grande prestigio,  ma ne rifiutò altri fin troppo vincolanti al potere, come quello di segretario papale. Francesco anticipò la figura dell’intellettuale chierico, colui che trae le rendite da benefici ecclesiastici, avendo così possibilità di potersi dedicare agli studi; grazie a queste rendite Francesco condusse una vita tranquilla ed agiata, avendo la possibilità di disporre di tutti i libri che volesse. Per Petrarca la letteratura è la più alta manifestazione dello spirito umano; il letterato infatti con i suoi studi fa rivivere il mondo antico e inoltre ne assicura l’immortalità della fama presso i posteri. Per Petrarca l’attività letteraria è un’attività disinteressata che non deve avere fini politici, nonostante il fatto che l’attività intellettuale non abbia fini pratici è comunque costruttiva perché con la vera riflessione ci porta alla vera conoscenza del nostro animo. Francesco anticipa la concezione dell’Umanesimo.

Canzoniere
Petrarca credeva di diventare famoso attraverso le opere scritte in latino, considerava le proprie liriche in volgare nugae (=bazzecole). Nella lettera in cui discusse con Boccaccio della Commedia di Dante, Petrarca disse che:”avrebbe raggiunto un più alto livello letterario se avesse scritto in latino”. Francesco volle dimostrare che era possibile fare poesia di alto livello in volgare, e questo suo sforzo è storicamente significativo perché in epoca Rinascimentale si affermò la letteratura in volgare modellata sui classici antichi. Dante e Petrarca utilizzavano due volgari differenti: quello di Dante è multiforme e a tal proposito si parla di plurilinguismo ( utilizzava termini di diversi volgari, plebei, aulici, latini…). Il volgare di Petrarca, invece è selezionato e raffinato, che vuol essere modellato sul latino, per lui si parla di unilinguismo. Vennero ricostruite ben nove redazioni. Al Canzoniere Francesco diede il nome Rerum vulgarium fragmenta (frammenti di cose volgari) al suo manoscritto, o anche Rime sparse. Il Canzoniere è composto da 366 componimenti, quando Laura muore nel 1348, il Canzoniere venne diviso in due: le rime in vita di Laura e le rime in morte di Laura. La tematica quasi esclusiva del Canzoniere del poeta per Laura, è un amore inappagato e tormentato. Il Canzoniere si chiude con una canzone di preghiera alla Vergine, in cui il poeta esprime il desiderio di superare il dissidio interiore e di trovare finalmente la pace (ultima parola del Canzoniere), ma che non troverà mai. Sarebbe sbagliato considerare il Canzoniere come una confessione diretta di vicende come un diario, perché la vicenda raccontata nel Canzoniere non è identificabile con l’esperienza vissuta dal poeta, ma deve essere considerata una trasfigurazione letteraria che segue alcuni codici, ma si allontana dalla realtà. Gli elementi che ci fanno capire che nel Canzoniere la realtà esterna non esiste, perché l’unica realtà dominante è quella interiore, con la figura di Laura che è evanescente, di lei resta solo il profilo di una bella donna bionda, il paesaggio è stilizzato è sempre presente il topos (lo ha ripreso dai classici) del Locus amoenus (=felice, sereno). Il dissidio petrarchesco nasce dall’impossibilità di conciliare, da una parte il suo desiderio di spiritualità e dall’altro il desiderio delle cose terrene (la gloria e l’onore). Petrarca con il verso, quanto piace il mondo è breve sogno (nel sonetto che funge da proemio (=introduzione) al Canzoniere), vuole dire che tutti i piaceri e le gioie che gli uomini inseguono con affanno, per tutta la vita, sono illusioni effimere destinate a cadere col sopraggiungere della morte. Sia il Canzoniere di Petrarca  che la Commedia di Dante rappresentano il viaggio di un’anima, però Dante scrive la sua opera quando ha gia superato il suo dissidio interiore, invece Petrarca scrive il Canzoniere mentre è ancora immerso nella tempesta e non ha ancora trovato una soluzione per il suo dissidio. Il suo dissidio interiore viene ricomposto nella forma nel senso che, Petrarca utilizza un volgare raffinato, limpido, togliendo tutto ciò che vi è di grezzo e di scomposto.

 

Le altre opere
L’opera più importante di meditazione religiosa e morale è il Secretum, che venne scritta intorno il 1342-1343. Il Secretum è diviso in tre libri ed è strutturato in un dialogo tra Francesco e Sant’Agostino, il dialogo si svolge in tre giorni, alla presenza di una donna bellissima, che simboleggia la verità, ma non parla mai. Agostino rappresenta la coscienza che scruta l’anima di Francesco smontando gli alibi che trova per i suoi peccati. Francesco rappresenta la fragilità del peccatore. Nel primo libro Sant’Agostino rimprovera Francesco per la debolezza della volontà. Nel secondo libro passa in rassegna i sette peccati capitali, accusando Francesco di accidia (=pigrizia morale, inerzia morale). Nel terzo libro vengono esaminate le due colpe più gravi di Francesco, e cioè la gloria e l’amore per Laura. Alla fine del  travagliato percorso del Secretum Petrarca non giunge ad un saldo proposito di cambiare vita e non approvò ad un’autentica e definitiva conversione. Tra le opere in latino ricordiamo il “De vita solitaria” e il “De otio religioso”.

Autore: non indicato nel documento
Fonte: http://www.scuoleinrete.net/ScuoleInRete/toniolo_bz/mediateca.nsf/09189ffa6d98d629c1256b05005eb11c/d1c4d86e950cfa2ec1257274005eb7fe/Body/M2/FRANCESCO_PETRARCA.doc?OpenElement

 

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