Poesie

 

 

 

Poesie

 

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Il mondo
il mondo è grande e nessuno sà dove finirà....
se un giorno me ne andrò non sò dove finirò
non mi cercate non mi troverete perchè il mondo è grande....
e se un giorno me ne andrò solo dio mi cercherà e mi troverà
perchè dio è più grande del mondo....e quando mi troverà con amore mi perdonerà...
quando il mondo finirà non sò come finirà....

 

Andare vià
andare via o restare non sò che fare mi sento confusa....
la vita è difficile non solo x me ma x tutti...
cosa scegliere andare vià o restare mi sento tanto sola e non
sò se qualcuno maì mi verrà a cercare...come finirà la mia vita ?
una voce mi dice di restare ma io rispondo devo andare non mi fermare....
devo andare non mi fermare...
lasciami andare non mi fermare devo andare stò tanto male....

 

Un ringraziamento da Larapedia all' autrice Velardi Pasqualina

 

 

LE CARATTERISTICHE DELLA POESIA
Il verso è l’unità minima della poesia
LE PAROLE NELLA POESIA
La denotazione è il significato letterario della parola; la connotazione è la caratteristica del testo letterario e soprattutto della poesia ed è il significato che l’autore o il lettore danno ad una certa parola interpretandola a proprio modo.
IO LIRICO ED INTERLOCUTORE
Come nella narrativa, vanno distinti l’autore reale e l’io narrante: l’autore reale è l’artefice reale della poesia mentre l’io lirico è il narratore.
L’”io” della lirica si rivolge spesso ad un “tu” immaginario, l’interlocutore che è l’oggetto della poesia; non sempre l’interlocutore è un !”tu” generico ma può essere una persona particolare o un’entità astratta.
VERSI E STRUTTURA GRAFICA
Il calligramma è una composizione poetica in cui la disposizione grafica delle parole crea una figura.
IL SIGNIFICATO: LINGUAGGIO FIGURATO
IL SIGNIFICATO CONNOTATIVO
Le parole-chiave raggruppano intorno a sé le tematiche più importanti della poesia. Quando le parole-chiave non sono evidenti, il lettore deve prestare attenzione all’organizzazione del lessico in aree di significato comune cioè ai campi semantici che sono un insieme di parole affini per significato o appartenenti alla stessa categoria grammaticale.
FIGURE RETORICHE DI SIGNIFICATO
Antitesi: contrapposizione di concetti o parole contrastanti    Pace-guerra
Iperbole: esagerazione
Metafora: similitudine senza il come
Metonimia: associazione di due termini per relazioni qualitative (effetto per causa, astratto per concreto, contenente per contenuto, materia per oggetto)
Ossimoro: accostamento di 2 parole i cui significati si contraddicono    amore odioso
Similitudine: mette in relazione due immagini collegate tra loro da avverbi di paragone o lucuzioni avverbiali    Carlo è furbo come una volpe
Sineddoche: associazione di due termini per relazioni di quantità (parte per il tutto, genere per la specie, singolare per plurale)
Sinestesia: accostamento di 2 termini che si riferiscono a campi sensoriali diversi    Urlo nero
FIGURE RETORICHE DELL’ORDINE
Anafora: ripetizione di una parola o di un gruppo di parole all’inizio dei versi successivi
Anadiplosi: ripetizione di una parola o di un gruppo di parole alla fine di un verso e all’inizio di quello successivo.
Chiasmo: disposizione incrociata di elementi in frasi corrispondenti    Tra questa immensità (c. di luogo) s’annega (pv) il mio pensiero (sogg), il naufragar (sogg) m’è dolce (pv) in questo mare (c. di luogo)
Climax:  ordine basato sulla crescente intensità del significato di una parola
Climax discendente: ordine basato sulla decrescente intensità del significato di una parola
Epifora: ripetizione di una parola o di un gruppo di parole alla fine dei versi successivi
Inversione: alterare parzialmente o totalmente l’ordine sintattico della frase    A Roma andrò domani
IL SIGNIFICANTE: VERSI, SUONI, STROFE
LA METRICA
Il verso è l’unità fondamentale della poesia; ha due unità di misura: le sillabe che lo compongono (schema metrico) e il ritmo, ossia l’andamento imposto dalla posizione degli accenti e dalle cesure, ossia dalle pause interne (schema ritmico).
Sinalefe: due sillabe si possono unire in una sola quando una parola finisce per vocale e la successiva inizia per vocale
Sineresi: due vocali interne ad una parola possono unirsi in una sola sillaba
Dialefe: due parole che finiscono e iniziano per vocale non applicano la sinalefe quando la sillaba della prima parola ha la vocale accentata
Dieresi: due vocali all’interno di una parola solitamente unite in una sola sillaba possono formare due sillabe distinte e la scissione è indicata da due punti posti sopra la prima vocale.
Le parole che hanno l’accento tonico sulla penultima sillaba si chiamano piane, quelle con l’accento sull’ultima sillaba tronche e quelle con l’accento sulla terz’ultima sdrucciole; anche i versi si dicono piani, tronchi o sdruccioli a seconda che sia piana, tronca o sdrucciola la loro ultima parola.
Verso binario, ternario, quaternario, quinario, senario, settenario, ottonario, novenario, decasillabo, endecasillabo.
IL RITMO E L’ACCENTO
Si ha l’enjambement quando una frase inizia in un verso e continua in quello successivo.
La cesura è una pausa interna al verso che ne rallenta il ritmo e lo divide in due emistichi, unità più piccole
RIME E SUONI
La rima è l’identità di suono tra 2 parole a partire dall’ultima sillaba tonica; può essere:
-       baciata: AABB CCDD
-       alternata: ABAB
-       incrociata: ABBA CDDC
-       incatenata: ABA BCB CDC
Non sempre la rima si trova a fine verso ma può stare anche al suo interno:
-       si chiama rimalmezzo una rima tra parole interne ai versi
-       si chiama rima interna una rima tra l’ultima parola del verso e un’altra che si trova all’interno del medesimo verso
-       si ha una rima ipermetra quando una parola piana rima con una sdrucciola
Si dicono versi sciolti i testi poetici che hanno versi della stessa misura ma nessuno schema prestabilito di rime; si dicono versi liberi quelli che non hanno nè uno schema di rime nè una stessa misura.

FIGURE FONICHE
-       Assonanza: due parole, dall’accento tonico in poi, hanno uguali vocali ma non consonanti
-       Consonanza: due parole, dall’accento tonico in poi, hanno uguali consonanti ma non vocali
-       Alliterazione: ripetizione di suoni o gruppi di suoni uguali in parole diverse    E caddi come corpo morto cade
-       Onomatopea: parole che riproducono o suggeriscono suoni o rumori
-       Paranomasia: accostamento di parole dal suono simile
IL FONOSIMBOLISMO
Il fonosimbolismo è un procedimento poetico che sfrutta il suono delle parole per dare ulteriore significato ai messaggi.
STROFE E COMPONIMENTI
I versi si raggruppano in unità metriche più grandi dotate di senso compiuto, le strofe; uno spazio bianco segna la fine della strofa. La strofa, a seconda di quanti versi la compongono, può essere: distico, terzina, quartina, sestina, ottava. Più strofe dello stesso tipo o di tipo diverso formano un componimento metrico.
Il sonetto è formato da 14 versi endecasillabi divisi in due quartine e due terzine.
La canzone è divisa in cinque strofe dette stanze in endecasillabi e settenari seguite da una chiusura o commiato che può essere più breve; ciascuna stanza è suddivisa in
-       fronte, divisa in primo piede e secondo piede
-       sirima, indivisa o divisa in prima volta e seconda volta
chiave, che collega la fronte alla sirima

 

Fonte: http://gbvicocorsico.altervista.org/alterpages/files/2scientificoesocialeitalianoprofcaracciololapoesia.txt

Sito web da visitare: http://gbvicocorsico.altervista.org/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

 

 

Manuale di poesia

 

a cura di Maria Montagono

 


PRIMO CAPITOLO

 

COSA E’ LA POESIA

 

Quante volte avrai sentito dire : “ Puah! E questo quadro vale milioni  !?!  I disegni che fa mia nonna sono più belli!”

Chi è che decide se un quadro è un’opera d’arte o no?  In base a che cosa si decide?
E così dicasi  per un romanzo o una poesia : chi decide se un romanzo è bello o no?
NOI ! – Mi risponderete in coro.
Però per una poesia, o un quadro, o una statua è già più difficile; soprattutto per la poesia.
A volte ci piacciono poesie che hanno una bella rima e un bel ritmo; ma i critici letterari spesso le scartano, dicendo che , più che poesie, sono filastrocche; oppure, che tutt’al più possono andar bene come testi per “rappers”.
Altre volte, invece, siamo affascinati da poesie riconosciute come altissima arte, ma non capiamo perché quella poesia ci affascini.
Qualche altra volta, infine, vorremmo anche noi scrivere un testo poetico, ma non sappiamo come si fa, anche solo a scrivere un testo per canzoni di musica pop – ferme le dovute distinzioni – (Alda Merini, poetessa contemporanea, ha fornito pregiatissimi testi per famose canzoni della musica italiana; Rapetti, il famoso paroliere di Lucio Battisti negli anni ’70, è considerato da molti un poeta).

Le pagine che seguiranno ci svelano alcuni segreti su come si fa una poesia; ma prima di scoprire trucchi e segreti su come si costruisce una poesia, proviamo a capire a cosa essa serva e del perché valga la pena studiarla.

 

 

 

A COSA SERVE LA POESIA

Gabriele D’Annunzio ci suggeriva che “se la luna che nasce ha qualcosa di divino, solo la parola del poeta può evocarla”.
Se la vita ha qualcosa di magico, ha qualcosa di misterioso che vorremmo capire, solo la poesia può aiutarci in questo (anche la prosa a volte può essere altissima poesia….”Quel ramo del lago di Como…”) .

Paul Valery diceva che “la poesia è il tentativo di rappresentare*, attraverso un linguaggio, quella cosa che oscuramente tentano di esprimere le grida, le lacrime, le carezze, i baci, i sospiri…evitando di nominare direttamente le cose, ne celebra la forza, la prepotente dolcezza”.

 

FUNZIONE TERAPEUTICA DELLA SCRITTURA

*Perché sentiamo il bisogno di “rappresentare” ?

Qualcuno dice che rappresentare – anche solo mentalmente – un sentimento, o un’emozione, o una rabbia, o un desiderio, significa….viverlo.
E viverlo significa liberarsene , o sentirsi pienamente soddisfatti, come se lo avessimo vissuto realmente… ecco perché, forse , ha così tanto successo la realtà virtuale.

A detta di molti, infine, la poesia – soprattutto quella lirica – fa diventare più calmi e riflessivi…provare per credere !

 

 

 

 

 

COSA AFFASCINA DELLA POESIA

 

Quel che affascina della poesia è che a  volte ha delle intuizioni così profonde sul mondo , sull’uomo , sulla vita… -Oh bella! – direte voi – anche i filosofi hanno delle intuizioni profondissime!
Sì, è vero. Ma un filosofo , a volte,  per spiegare un solo concetto,  ha bisogno di scrivere libri interi; il poeta, invece, è così conciso che una sola parola vale mille ragionamenti.

Non solo, ma esprime quel concetto in modo così toccante che tu dici…”è vero!”
E anche se non si è d’accordo sul loro contenuto, di sicuro fanno riflettere, quanto meno, discutere.
Prendiamo come esempio questa poesia dove, secondo un gusto tipico del ‘900, anche il titolo è parte integrante della poetica:            

il male – a volte – è  vestito di bene

Quale terribile demone, mai
ha creato i figli di Dio
e i figli di Satana
con la stessa faccia
gli stessi occhi dolci
lo stesso sorriso?

 

 

                       

SECONDO  CAPITOLO

P R O V A   TU

Ricordi  quando abbiamo accennato alla frase di Valery “evitando di nominare direttamente le cose”?
Allora : io adesso “nominerò direttamente le cose”; tu, “evitando di nominare direttamente le cose”, esprimiti “celebrandone la forza, la prepotente dolcezza”, cioè cerca di costruire uno o più versi di poesia.

1 – Prova a rappresentare la sensazione di dolcezza che danno le numerosissime stelle , in un terso cielo di sera d’estate. Pensa a quel loro leggero, piccolo “lampeggiare”… sembra , cioè, che si accendano e spengano … quasi a darci un suono.

2 – Hai mai  avvertito la sensazione che nella vita qualcosa ti manca … come se tu avessi perso qualcosa che prima avevi ( per es. nell’infanzia): un sogno , una gioia … Senti il desiderio di una vita piena ed hai la percezione che una volta fosse quasi così, ma non capisci tutto questo cosa sia.

3 – Prova a rendere la sensazione di chi ha mille sogni, mille speranze, mille progetti di vita piena, felice, solare. Ma a volte sente che la vita è buia e fredda, e quindi , quasi si rassegna ad accettare quel tipo di vita … però, sogna che passerà… ha sempre nella testa quella vita piena , anche se l’immagine di quella vita piena potrebbe accecarlo ( come quando si guarda direttamente il sole) e non permettergli di adeguarsi ad una vita più triste, forse, ma reale.

4 – A volte ci sentiamo soli e la vita ci appare stupida, vuota e senza scopo. A volte, non capiamo proprio a cosa serva quel continuo affaccendarsi, arrabbiarsi, lottare, faticare …

 

5 – Hai mai provato sentimenti di rassegnazione e impotenza di fronte a ciò che ti succede? Sembra quasi ci sia un destino, e tu non possa farci nulla.

6 – Prova a dar fiducia ad un amico/a triste ed arrabbiato/a.

7 – Prova in uno – due versi a descrivere una calma serata primaverile.

8 – Rappresenta gli occhi di una ragazza sempre sorridente e un po’ timida. Proprio perché timida, sembra  che, almeno con gli occhi, voglia scappare altrove; ma vuoi dare anche l’idea che, purtroppo, quell’età passa in fretta e fugge via.

9 – Ricorda che ideatori di pubblicità famose hanno rivelato di aver studiato moltissimo la letteratura di tutto il mondo, soprattutto le poesie. Così pure, molti cantanti hanno copiato versi di famose poesie.
Sapresti dire qualche pubblicità che richiama ciò, o qualche canzone?

10 – E per finire, io ti leggerò (pur se Leopardi non andrebbe letto ad alta voce), o leggi per conto tuo alcune poesie famose o brani di esse… giusto per innamorarci un po’ della poesia:

Leopardi : L’infinito
Canto notturno di un pastore errante dell’Asia (1-9;143)

Pascoli : X Agosto
Novembre

Quasimodo : Alle fronde dei salici

 

 

 

SUGGERIMENTI…..SPARSI  PER I PUNTI DALL’1 ALL’8

Dolce e chiara è la notte e senza vento –
A che giova il tutto? E soli sempre e senza scopo? –
Con negli occhi il sole / rimango a svernare –
Pigolìo di stelle –
Al margine della traccia di lacrime impara a vivere –
Gli occhi tuoi ridenti e fuggitivi –
Quale destino è il mio se non d’assistere al mio destino –
Piangeva un rimpianto senza nome / muto in me della vita -

 

 

                                                     TERZO CAPITOLO

 

SCOPRIAMO TRUCCHI E SEGRETI: LA RIMA

 

La poesia è un testo espresso in versi.
Esistono vari generi di poesia: drammatica – epica – lirica – satirica…
Oggi, quando si parla di poesia, si intende quasi sempre poesia lirica.

LIRICA: gli antichi greci chiamavano così la poesia espressione soggettiva del poeta , che veniva cantata con l’accompagnamento musicale della lyra, uno strumento a corde (ancora oggi è importante il ritmo e la musicalità). Possiamo definire la poesia lirica, quindi, come l’espressione di sentimenti o di riflessioni.

Le caratteristiche più importanti di una poesia sono: il metro – il ritmo – la rima.

La lingua poetica in genere è lontana da quella comune, MA :

INNOVAZIONE LINGUISTICA – non si intende tanto una “invenzione” di nuove parole, quanto uno “spostamento”semantico (cioè di significato) delle parole.
Es. : quando Leopardi dice degli occhi di Silvia che erano “fuggitivi”, non inventa certo una nuova parola, ma la carica di tanti e nuovi significati, che sembra un’espressione nuova.
E quando Ungaretti dice “m’illumino d’immenso”, introduce nella lingua letteraria delle innovazioni espressive, musicali ed ideali, non certo parole nuove.
Questo è lo SPOSTAMENTO SEMANTICO o STRANIAMENTO.

 

 

ARBITRARIETA’ DEL SEGNO/ DIFFERENZIAZIONE DEI SIGNIFICATI

Se noi pronunciamo il suono “libro”, questo suono è collegato ad un contenuto, un’idea, un oggetto, un significato.  In poesia è affascinante vedere che  a volte quella parola, quel suono (che chiamiamo SIGNIFICANTE) non necessariamente si ricollega al significato comune della parola.

Non solo : il significato di una parola (o di un verso) ci appare più o meno nuovo ed affascinante dal modo in cui  è disposta in rapporto ad altri segni o parole.
Es. : un conto è dire “Dolce e chiara è la notte e senza vento”, che ci dà una musicalità ed una dolcezza pazzesche.
Altra cosa sarebbe stato dire : “la notte è dolce e chiara e senza vento”.

LIVELLO FONOLOGICO -  Molto importante in una poesia è il livello fonologico -cioè i rapporti tra i suoni -perché la poesia deve arrivare alle nostre orecchie  con un ritmo e dei  suoni particolari.
Es. : G. D’Annunzio, La sera fiesolana        Fresche le mie parole ne la sera
Ti sien come il fruscio che fan le foglie            

Il livello fonologico si ottiene attraverso alcuni trucchi :

CHIASMO – ALLITTERAZIONE – ONOMATOPEA – ANAFORA – ANNOMINAZIONE – RIMA  .

Per non farti spaventare da termini un po’ nuovi per te , partiamo dall’ultimo , che sicuramente già conosci.

 

 

LA RIMA  -  è  l’identità di una o più sillabe finali di una parola con un’altra.

La rima in genere piace perché , attraverso la ripetizione di certi suoni, ci fa sentire quella poesia più coesa e più musicale.

 

Rima baciata
o accoppiata

Quando due versi consecutivi rimano tra loro:

ora, i cavalli non frangean la biada:          A
dormian sognando il bianco della strada   A
(Pascoli)

 

Rima alternata

Quando il 1° verso rima con gli altri versi dispari (3°, 5° ecc.) e il 2° verso con i versi pari

Oh! Valentino vestito di nuovo                  A
Come le brocche dei biancospini!              B
Solo ai piedini provati dal rovo                  A
Porti la pelle dei tuoi piedini                      B
(Pascoli)

 

Rima incrociata
o chiusa

Quando il 1° verso rima con il 4° e il 2° con il 3°

Il suo stridor sospeso ha la cicala              A
La rondinella con obliquo volo                  B
Terra terra sen va: sul fumaiolo                 B
Bianca colomba si pulisce l’ala                 A
(Zanella)

 

Rima invertita

Quando le rime si susseguono con senso inverso:

Non si poria contar la sua piangenza,        A
Ch’a le s’inchina ogni gentil vertute,         B
e la beltade per duo dio la mostra.             C
Non fu sì alta già la mente nostra,             C
e non si pose in noi tanta vertute,              B
che in pria ne possa aver om canoscenza  A
(Cavalcanti)

 

 

             

 

Rima
incatenata
o terza rima

Usata da Dante per la Divina Commedia e chiamata per questo terzina dantesca. In una serie di strofe di tre versi (terzine) le rime si alternano e si intrecciano tra loro

Nel mezzo del cammin di nostra vita       A
Mi ritrovai per una selva oscura              B
Che la dritta via era smarrita.                  A
Ah, quanto a dir qual era è cosa dura     B
Esta selva selvaggia e aspra e forte!       C
Che nel pensier rinnova la paura.           B
Tant’è amara che poco è più morte:       C
ma per trattar del ben ch’io vi trovai,      D
dirò del l’altre cose ch’io v’ho scorte     C
(Dante)

 

Rima ripetuta

Quando le rime si susseguono nello stesso ordine:

Quasi una pia riconoscenza umana          A
Oggi onora la terra. Nel modesto             B
Lume del sole, a vespero, il nivale           C
Tempio dei monti innalzasi: una piana    A
Canzon levano gli uomini, e nel gesto     B
Hanno una maestà sacerdotale.                C
(D’Annunzio)

 

Rimalmezzo
o rima al mezzo

Si ha quando l’ultima parola di un verso rima con una parola interna al verso successivo:

Passata è la tempesta:
odo augelli far festa, e la gallina…
(Leopardi)

 

 

CHIASMO  -  disposizione delle parole, ordinando in simmetria inversa gli elementi della frase.
Es. :  io vivrò la tua vita / la tua vita io vivrò

ALLITTERAZIONE  -  ripetizione di lettere o sillabe
Es. :  “non  più  sul  piopppicchia  il  pennato” (Pascoli)

ONOMATOPEA  -  è la ripetizione di una parola che imita un suono
Es. : tic – tac       -       ticchettio

ANAFORA  -  ripetizione di una o più parole
Es. : Per me si va nella città dolente/ per me si va nell’eterno dolore…(Dante)

ANNOMINAZIONE  - è la ripetizione della stessa parola in forme diverse
Es. :  “amor che a nullo amato amar perdona” (Dante)

 

 

QUARTO CAPITOLO

 

SCOPRIAMO TRUCCHI E SEGRETI :  IL RITMO

 

METRICA – RITMO -  Metrica è l’insieme di regole da rispettare per comporre versi e per creare un ritmo (o la musicalità  -  non dimenticare che alle origini il testo poetico veniva recitato con un accompagnamento musicale).  Ancora oggi il testo poetico si distingue dal discorso comune proprio perché ha un ritmo differente.

Il ritmo è l’effetto sonorol’energia fonico-musicale della poesia.

Vari possono essere i ritmi: concitato, calmo, lento; o musicalità piana, scorrevole, ecc.

Per realizzare i vari ritmi bisogna operare su:
· numero di sillabe  · distribuzione degli accenti   · concatenazione delle rime   · punteggiatura  · gli a-capo  · le ripetizioni

Nella pagina sucessiva esamineremo alcuni esempi.

 

 

Punteggiatura:
Se leggi questa poesia senza le virgole, assume un ritmo affatto diverso:

“Silenzio, intorno: solo, alle ventate, odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. E’ l’estate,
fredda, dei morti.” (Pascoli)

A-capo:

 

“Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie”
(Ungaretti)

 

 

             
ß                                 ß

Ripetizioni:
Soprattutto ad inizio di verso, scandiscono un ritmo:

“Piove sulle tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti
piove su i mirti
divini…” (D’Annunzio)

Prova a scrivere  questa famosa poesia  tutta di seguito:”Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”.
Così scritta, sembra una normale prosa, quasi la comunicazione di una lettera.
Prova invece adesso a dividerla in due versi:  Si sta come d’autunno
sugli alberi le foglie

Non noti che assume una cadenza quasi squillante?
Spezzandola, invece, nel modo ultimo che ha fatto il poeta, ci regala tutta la tragicità, discontinuità, precarietà e dolore della vita.
Effetto pienamente raggiunto rispetto ad un’altra divisione della sequenza che Ungaretti aveva provato:

Si sta
come d’autunno
….

 

C’è un altro trucco che, a seconda di come lo si usi, ci dà dei ritmi diversi:

ENJAMBEMENT ( o INARCATURA o SPEZZATURA) – E’ l’interruzione o la sospensione del periodo sintattico, ottenuta dall’ a-capo, separando così due elementi contigui ( es. nome e aggettivo).
A volte l’enjambement è realizzato per mettere in rilievo, isolandola all’inizio del verso, la parola: …………..sorridente
grazia………………

Molte volte è usato per realizzare un particolare ritmo:
Es. una serie di enjambements spezza continuamente il ritmo, rendendolo concitato
Es. l’assenza di enjambements (o anche di cesure interne ai versi) rende una musicalità piana e scorrevole.

 

Molte volte, esigenze di ritmo richiedono un altro trucco:

L’INVERSIONE – cioè l’invertire l’ordine abituale delle parole.

Es.  “Sempre caro  mi fu  quest’ermo colle  (Leopardi)

                                  3               2               1

 

 

 

TIMBRO  -  STILE  -  VERSO  -  STROFA

Per non appesantire questa parte, solo alcuni, semplicissimi cenni.

TIMBRO  -

-E’ chiaro che se voglio dare un timbro cupo, potrei usare, per es. parole con la  U (la U richiama la paura);
-se voglio dare sensazioni di vastità e chiarezza,devo usare, per es. parole la cui vocale tonica (cioè l’accento della parola) è la vocale aperta  A.

STILE  -

-Se voglio realizzare uno stile oratorio o enfatico, uso per es. le interrogative retoriche
-invece lo stile emotivo sarà dato, per es. da una serie di invocazioni o da proposizioni esclamative.

VERSO  -

E’ ciascuna “riga” di una poesia.
Ogni “riga” può essere formata da una o più parole e il tutto da varie sillabe; per cui , in base al numero di sillabe, possiamo avere  un “quinario” , un “settenario”, ecc.
Qui accenniamo solo all’endecasillabo  perché è il verso più classico della poesia italiana (Dante, Petrarca, Leopardi ecc.).

 

 

 

ENDECASILLABO  -  formato da 11 sillabe con accenti su:

               6^  e   10^ sillaba                             Es.          Nel mezzo del cammin di nostra vita
o su        4^  8^  10^ sillaba                                            mi ritrovai per una selva oscura
o su        4^  7^  10^ sillaba                                             ….
(Dante)

 

STROFA  -

Più versi formano una strofa  -  più strofe formano una poesia o componimento poetico.

Ricorda che una poesia contemporanea può essere formata anche da pochissime parole:
“m’illumino / d’immenso”   ( Ungaretti)

La strofa più famosa nella tradizione poetica italiana è la TERZINA, formata da tre endecasillabi, per lo più a rima incatenata ( es. Divina Commedia)

                            

 

QUINTO CAPITOLO

 

POESIA  =  MAGIA DI PAROLE

 

Ciò che rende veramente magica una poesia e geniale un poeta è la sua capacità  di usare le parole con una tale originalità , da creare nella nostra mente dei veri e propri pregiatissimi quadri… anzi, una realtà che mai saremmo stati capaci  di immaginare o percepire.

A volte, il poeta sembra proprio il cappellaio matto :  con le parole gioca  -  inventa  -  cambia  -  toglie  -  mette  -  trasforma  -  sposta… è ciò che noi volgarmente chiamiamo licenza poetica.

Egli fa tutto questo perché il suo strumento di comunicazione sono, appunto, le parole.
Come il pittore mischia colori, prova e riprova la tonalità giusta, inventa sfumature nuove ecc. per cercare di rendere al meglio ciò che vuole rappresentare e comunicare, così fa il poeta.
Comunicare cosa?   Rappresentare cosa?
E’ qui tutto il punto della poesia, quanto meno quella da un secolo ad oggi.
Se capisci quello che seguirà , hai capito tutto!

Abbiamo già parlato delle funzioni della poesia; eppure, una parola in più bisogna dire della poesia tra il 1800 e il ‘900.

Fino agli inizi del secolo XIX la parola doveva  “cantare”, cioè raccontare o descrivere sensazioni, sentimenti, emozioni, personaggi, avvenimenti ecc.

Tra l’800 e il ‘900 avviene quasi una rivoluzione del linguaggio poetico: la parola doveva  creare la vera realtà . Proviamo a spiegarci.

 

 

Nella seconda metà dell’800 sorge un Movimento culturale, conosciuto in Europa soprattutto col nome di Simbolismo , in Italia soprattutto col nome di Decadentismo.
Questo Movimento ha tantissime idee e si manifesta con aspetti diversissimi.
Una delle caratteristiche importanti è che viene rifiutata la convinzione che la realtà intera , anche quella umana, sia solo un complesso di fenomeni fisici (compresa la psiche umana); viene rifiutato, cioè, quanto affermava il Positivismo .
Nel ‘700 l’Illuminismo aveva esaltato la ragione umana; in seguito, il Positivismo, quasi a completamento dell’Illuminismo, esaltò la scienza:” La scienza conoscerà e studierà l’uomo e il mondo, al fine di perfezionare l’uno e l’altro. Avverrà , così, il trionfo della civiltà sull’oscurantismo e la sconfitta di tutti i mali, molte volte dovuti all’ignoranza dell’uomo”.

Il  Decadentismo ritiene che la ragione e la scienza non possano dare la vera conoscenza del reale perché l’essenza di esso è al di là delle cose visibili.
La vera realtà è misteriosa ed enigmatica: ogni forma visibile è il simbolo di qualcosa di più profondo che sta al di là di essa, e si collega  con infinite altre realtà, in una rete segreta.
Solo l’artista può cogliere le analogie tra queste diverse realtà.

Il vero artista ritiene che la vita quotidiana sia banale ed insignificante, e la vera vita sia “al di là” della vita concreta e materiale.  Essa è mistero e profondità.

A rendere questa realtà, solo l’artista sarà capace: il musicista con la sua musica
il pittore con i suoi quadri
il poeta con le sue parole.

Le parole della poesia saranno capaci di evocare questa vera realtà.

 

 

 

Forse non è vero che la realtà sia misteriosa; forse è vero , e forse no, che quando la ragione e la scienza saranno applicate totalmente, l’uomo sarà perfetto.

Certo , è vero che la parola  - per rendere questi concetti  - è stata altamente potenziata ed enormemente arricchita di tutte le capacità espressive possibili. Una tale rivoluzione forse si era avuta solo con la “Divina Commedia”.

Se la poesia è veicolo di una  “rivelazione del mistero e dell’assoluto”, è attraverso la parola che tutto ciò avviene. Chiaramente, non la parola del nostro linguaggio comune: per evocare “sensi ulteriori e misteriosi, essa deve farsi imprecisa,vaga, indefinita; deve quasi diventare una formula magica che sia capace di rivelare l’ignoto, e mettere in contatto, con associazioni simboliche, realtà profonde e lontanissime tra loro ( Baudelaire le chiamava “corrispondenze”).

COME SI OTTIENE TUTTO CIO’?  CON MILLE  “TRUCCHI”:

ALLEGORIE  - SIMBOLI  - METAFORE  -  SINESTESIE  -  SIMMETRIE E PARALLELISMI  -  LINGUAGGIO ANALOGICO  - STILE NOMINALE  - ASINDETO  -  OSSIMORO  e tutte le altre FIGURE che abbiamo provato a spiegare nelle pagine precedenti (così si chiamano tutti quei nomi strani che finora abbiamo studiato).

 

SESTO  CAPITOLO

 

FIGURE RETORICHE

 

Le parole, combinate in modo particolare, possono assumere un significato diverso da quello normale o abituale ( PRIMARIO).
Queste particolari combinazioni  si chiamano  FIGURE RETORICHE e già nell’antichità erano usate per rendere più efficace ed incisivo ciò che si voleva dire.

 

ALLEGORIA – (significa : “parlo diversamente”) quando ad un termine del discorso si attribuisce un significato diverso da quello letterale.

Es -  nella Divina Commedia, Beatrice assume la valenza allegorica della Verità rivelata; oppure il viaggio del poeta nei tre regni dell’Oltretomba, significa il viaggio dell’anima attraverso l’esperienza del male fino all’ascesa a Dio.

Es -  il destino umano è paragonato ad una nave che attraversa il mare tra bufere, tempeste e scogli: “passa la nave mia, sola , tra il pianto
Degli alcioni, per l’acqua procellosa” ( Carducci)

SIMBOLO – è un oggetto concreto scelto per significare una delle sue qualità dominanti.

Es – l’ape è il simbolo della laboriosità
Il ferro è il simbolo della durezza

Le allegorie più comuni sono ormai diventate dei simboli
Es – la bilancia è il simbolo della giustizia

 

METAFORA – si attribuisce ad una parola un significato diverso da quello abituale, mediante un paragone sottinteso.  E’ un paragone abbreviato.

Es – “sei un coniglio” per dire la similitudine “sei pauroso come un coniglio”
“Mario è una lepre” è sottintesa la similitudine o il paragone “Mario è svelto come una lepre”

Sono metafore: “crepare di rabbia”, “annegare in un bicchier d’acqua”, “ai piedi della collina”, “l’occhio del ciclone”.

SIMILITUDINE – si potrebbe definire una metafora allargata; è un paragone tra due frasi o due concetti.

Es – Luca si batteva come un leone
Luca si batteva simile a un leone

Es – “sotto l’ali dormono i nidi
come gli occhi sotto le ciglia” (Pascoli)

 

SINESTESIA – accostamento di sensazioni appartenenti a sfere sensoriali diverse. Volto a sottolineare “segrete corrispondenze”, esso crea una rete di “segrete analogie” di cui abbiamo parlato.

Es – a leggere questi versi : “pigolio di stelle” , “  voci di tenebra azzurra” (Pascoli), “silenzio verde” (Carducci), in un primo momento, trasaliamo: le stelle non emettono suoni ed il silenzio non ha un colore; le voci possono essere assordanti, allegre ecc., ma mai azzurre!
Due sfere sensoriali diverse (  udito e vista) sono state unite….e ne sono usciti dei capolavori!

 

 

LINGUAGGIO ANALOGICO – se abbiamo capito la sinestesia, allora siamo a buon punto per comprendere cosa sia il linguaggio analogico. Prendiamo i primi due versi de
“La sera fiesolana” di D’Annunzio  : “ Fresche le mie parole ne la sera
ti sien come il fruscio che fan le foglie”    

Attraverso la sinestesia (fresche parole) si crea un’analogia tra parole – freschezza – sera e la sensazione di una freschezza unisce le parole, la sera, il fruscio delle foglie; cioè si crea una segreta corrispondenza tra queste realtà, rafforzata anche dall’allitterazione ( fr – f ) e dall’onomatopea ( in quel f fr senti quasi le foglie che si muovono ad un leggero vento e sembra quasi che ti sfiori una sensazione di freschezza… l’atmosfera magica è creata).

Un altro mirabile esempio di linguaggio analogico è creato attraverso sinestesie, allitterazioni, anafore, onomatopee e costruzioni paratattiche ( cancellazione di passaggi logico-discorsivi)* della poesia “L’assiuolo” di Pascoli, dove tutto concorre a creare un’atmosfera indefinita e magica che sembra rimandare a segreti legami tra le cose, inattingibili ad una visione puramente razionale.

*scompare la struttura sintattica logica ordinata, precisa, fatta di soggetto-predicato-complementi.
*molte volte in poesia domina lo stile nominale, cioè, non c’è una frase completa, ma solo il nome di ciò che ti colpisce. Es. per dire “vedo che nel giardino c’è un fiore”, dici solo  “un fiore in giardino”; per dire “nel mio cuore sento freddo”, dici solo “freddo nel cuore”. Ciò crea non solo un’atmosfera indefinita, ma la crisi della struttura sintattica tradizionale rimanda alla crisi della vita, non più : logica-sicura – ordinata, ma :
rotta – sola – spezzata, dove non ci sono più certezze.
L’abolizione dei consueti legami del discorso (es. congiunzioni o avverbi causali) si chiama ASINDETO.

 

OSSIMORO – è l’unione di due parole di significato opposto

Es – dolcezza amara  -  silenzio assordante  -
Es – “viva morte” di Petrarca e Garcia Lorca, e “la morte che vive” di Montale, o “in tutto io vivo/tacito come la morte” di D’Annunzio (hai notato come i poeti si copiano? Ma questa è un’altra faccenda).

ATTENZIONE !!!

I “trucchi” o i “segreti” di una poesia sono tantissimi altri; eppure… non è detto che ad usarli tutti insieme, o alcuni soltanto, si crei una vera poesia, cioè un’opera d’arte.

Essa può essere formata da pochi o tanti di questi “trucchi e segreti” , eppure…va al di là di essi.

A volte, addirittura , il poeta è inconsapevole di usarli; a volte non lo fa apposta ad usarli, ma si esprime semplicemente per dar voce ad un elevato bisogno del suo spirito.

 

 

                                                       SETTIMO  CAPITOLO

 

CONCLUSIONI

 

Tutta la fatica che affronta il poeta ha un fine: egli sente il bisogno di esprimere, rappresentare, vivere e trasmettere un messaggio.

Questo messaggio si chiama POETICA (detto in parole semplici, sono praticamente le idee del poeta sul mondo, sulla vita, ecc.), e che il poeta ci trasmette non attraverso delle semplici parole ( cioè costruite morfologicamente- sintatticamente-logicamente nel modo abituale cui noi siamo abituati col linguaggio comune), ma attraverso degli “artifici”, crea un’atmosfera tale, che ci fa vivere quella realtà.

Se una poesia riesce a farci immergere in quella realtà e a farcela vivere quasi in prima persona, allora è vera poesia.

Così è anche per un buon romanzo (o un buon film) : se l’autore, attraverso le sue capacità di scrittura, riesce a farci avere la sensazione che noi viviamo dentro quella storia, allora è stato bravo.
(sembra che il bisogno di vivere tante e diverse sensazioni ed emozioni, tanti aspetti di una personalità, quasi tante vite, sia una delle caratteristiche della natura umana; ecco perché siamo affascinati dalle storie che ci vengono raccontate nei film o in un libro).

 

 

 

Alla fine di tutto questo discorso, hai capito perché valga la pena studiare poesia?

1 – Perché saper “gustare” una buona poesia ci rilassa, proprio come se gustassimo una buona tazza di cioccolata ( ricordi “provare per credere”?); e per “gustarla”, uno deve capirne un po’.

2 – Venire a contatto con le idee di grandi poeti, o grandi scrittori, o grandi pittori, o grandi registi, non solo “allarga” la nostra mente ( ditemi chi vuol rimanere scemo!), ma il loro modo di esprimersi aiuta noi a rendere più chiare idee, intuizioni, sensazioni che magari avevamo, ma, o non ne eravamo consapevoli, o non riuscivamo ad esprimere e…magia! Ci si sente bene: scoprire che uno di chissà dove, o vissuto chissà quando, la pensa come me ( o io la penso come lui), ci fa sentire meno soli e dà una bella sensazione.
E poi: capire, grazie a questi geni, un po’ più di noi, del mondo, della vita, degli altri, della nostra mente ecc. ecc. ecc., ci fa sentire meglio.

3 – Infine,può capitare che un giorno tu senta l’impulso di fare musica, o pittura, o scrivere un racconto, un testo di canzone…una poesia.
A volte questo impulso o bisogno è proprio forte; gli antichi Greci chiamavano “daimonion” (demone) o sentimento del genio, questo impulso che si ha dentro; e se lo si lascia vivere, ci si sente bene. Pensa che alcuni scrittori, a volte, dicono che i personaggi di un romanzo li tormentano dentro, fin quando non ci si decide a farli vivere sulla carta…scusa, forse sto divagando.

Dunque, stavamo dicendo che a volte potresti sentire il bisogno di scrivere , ma ti senti sfiduciato perché non sai come si fa – Bene, adesso qualche idea ce l’hai!

 

 

 

OMAGGIO

 

Per concludere davvero, e come omaggio a chi mi sta leggendo, vorrei riportare due scritti che mi hanno accompagnata tutta la vita, pur se faccio un torto enorme a tutta la letteratura – in prosa e versi – mondiale che è vastissima e meravigliosa; tanto più elevata di questi due componimenti.

 

SCORCIO DI SECOLO                                                                             

Doveva essere migliore degli altri                               
Il nostro XX secolo …

Sono ormai successe troppe cose                                     
che non dovevano succedere,
e quel che doveva arrivare,
non è arrivato.                                                           
…                                                                                
Certe sciagure                                                                                                                         
non dovevano più accadere,
ad esempio la guerra                                                  
e la fame, e così via.                                                    
Doveva essere rispettata                                  
l’inermità degli inermi.                                      
…                                                                               
Dio doveva finalmente credere nell’uomo                 
buono e forte,
ma il buono e il forte
restano due esseri distinti.
W. Szymborska

SE
Se riesci a conservare il controllo
quando tutti intorno a te lo perdono
e te ne fanno una colpa.
Se sai aver fiducia in te stesso
quando tutti dubitano di te
e sai però tener conto dei loro dubbi.
Se riesci ad aspettare senza stancarti di aspettare
e se mentono a tuo riguardo a non ricambiare in menzogne
e se ti odiano, a non lasciarti prendere dall’odio
senza tuttavia sembrare troppo buono
nè parlar troppo da saggio.
Se sai sognare senza fare del sogno il tuo padrone
e a pensare senza fare dei pensieri il tuo fine.
Se sai far fronte al successo e alla sconfitta,
al trionfo e alla rovina
e a trattare questi due impostori proprio allo stesso modo.
Se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto,
distorta da furfanti per abbindolare gli sciocchi
e gli ingenui .
Se sai guardare le cose per le quali hai dato la vita,distrutte,
e piegarti a ricostruirle con le forze ormai logore.
Se sai perdere e ricominciare dall’inizio
senza mai lasciarti sfuggire una sola parola su quello che hai perso.
Se sai costringere cuore, tendini e nervi a
servire al tuo scopo
quando sono da tempo sfiniti
e tener duro quando in te non resta altro,
tranne la volontà che dice “tieni duro”.
Se sai parlare con lo stesso tono al barbone e al re
e non riesce a ferirti il nemico, né l’amico più caro.
E ogni uomo per te ha valore, ma nessuno conterà troppo.
Se riesci a fare tutto questo,
sei un uomo , figlio mio.
Kipling  


Fonte: http://share.dschola.it/ic.ferraris.livornoferraris/Materiale%20didattico/Forms/AllItems.aspx
fonte:http://share.dschola.it/ic.ferraris.livornoferraris/Materiale%20didattico/Manuale%20di%20Poesia%20%20%20(di%20Maria%20Montagono).doc 

Autore del testo indicato nel file di origine del testo: : Maria Montagono

 

 

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