Digestione e cattiva digestione o dispepsia

 

 

 

Digestione e cattiva digestione o dispepsia

 

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Che cosa è la digestione

Durante la digestione, il cibo introdotto è ridotto a semplici sostanze che possono essere assorbite dall’intestino e quindi disciolte nel sangue. Esse sono portate con il circolo sanguigno nei vari distretti del corpo dove sono necessarie per l’accrescimento o la riparazione dei tessuti o, più semplicemente, per produrre l’energia ed il calore necessari per la vita.
Quando un boccone di cibo è inghiottito, passa dall’esofago nello stomaco, il quale è simile ad una saccoccia elastica tra due valvole, una superiore o sfintere esofageo inferiore (che impedisce che il cibo torni in bocca) e una inferiore tra stomaco e duodeno, detta piloro. Nello stomaco avviene l’inizio della digestione: il cibo viene mescolato con il succo digestivo, in quanto contiene un enzima particolare chiamato pepsina, e bene ammorbidito prima di passare nella prima parte dell’intestino, chiamata duodeno (il nome viene dal latino duodecima (12), perché esso è lungo circa dodici dita trasverse). Nel duodeno  viene mescolato con la bile epatica proveniente dal fegato e con i succhi digestivi prodotti dal pancreas.
Successivamente passa dal resto dell’intestino, dove si completa la digestione e dove il cibo digerito viene assorbito nel sangue e quindi trasportato in tutti i distretti del corpo.
Nello stomaco il succo digestivo è acido (circa l’acidità dell’aceto), ma nel duodeno l’acido è neutralizzato dagli alcali secreti nel succo pancreatico e nella bile.
Normalmente il vostro stomaco non digerisce se stesso e questo può meravigliare se si pensa che se mangiate un pezzo di trippa, che non è altro che un pezzo di stomaco e intestino di animale, questa viene digerita completamente e facilmente.
Lo stomaco e l’intestino sano hanno dei mezzi non ancora completamente conosciuti (verosimilmente sostanze chimiche tra cui il muco gastrico) che li proteggono dall’azione corrosiva dei propri succhi digestivi, oltre ad un controllo neurovegetativo dei suoi movimenti che ne regolano il suo necessario e regolare ma variabile  svuotamento.
Quando voi avete una cattiva digestione dovuta al fallimento di questi meccanismi di difesa possono insorgere le malattie che ora descriveremo.

 

Che cosa  sono la “gastrite” e l’ulcera peptica gastro-duodenale


I sintomi principali di queste malattie sono dolore o sensazione di malessere alla bocca dello stomaco o nella parte più bassa del torace e talora posteriormente, prima e dopo l’ingestione di cibi o bevande o soltanto a digiuno. Ci possono essere anche bruciore, eruttazione e rigurgiti o talora una vaga sensazione di “indigestione” ma anche vomito alimentare che può attenuare la sintomatologia dolorosa: il complesso di questi disturbi viene anche chiamata dispepsia. Molto spesso tuttavia la gastrite, soprattutto se cronica,  può passare sotto silenzio  ed essere solo un reperto endoscopico / istologico e per questo talvolta pericolosa in quanto le neoplasie gastriche possono insorgere  in uno stomaco preda della gastrite cronica  avanzata (atrofica) stessa.
I sintomi sopradescritti non sono in realtà dovuti alla indigeribilità del cibo, ma ad una particolare sensibilità o irritazione della mucosa dello stomaco o del duodeno per infiammazione con o senza ulcerazioni  ma anche per ipersensibilità personale a diverse quantità od a particolari cibi ed alterato loro svuotamento.

 

Da dove insorge questa maggiore irritabilità dello stomaco?


Da una parte può essere causata da fattori nervosi o neurovegetativi che possono rallentare lo svuotamento dello stomaco, aumentare la secrezione di sostanze utili alla digestione, ma per loro natura irritanti, come l’acido cloridrico e la pepsina, e, d’altra parte, come recentemente è stato ben documentato, dalla infiammazione della parete gastrica da parte di un particolare germe che per la sua conformazione elicoidale viene chiamato Helicobacter Pylori ( H.P. ) , il quale germe  oltre ad infiammare ed alterare col tempo direttamente la mucosa, rendendola più facilmente preda di lesioni ulcerative e talvolta neoplastiche, può provocare anche lui, con meccanismi non ancora del tutto noti,  un’ accentuata secrezione di acido cloridrico e di pepsina da parte delle cellule predisposte per tale secrezione il che lede la mucosa.


Un’altra causa di irritazione e lesione dello stomaco è l’uso dei farmaci antireumatici, antinfiammatori sia il cortisone che i suoi derivati sia i cosiddetti Farmaci Antintinfiammatori o antidolorifici Non Steroidei ( steroideo = cortisonico) o FANS usati nelle artriti , nelle cefalee o come anticoagulanti come l’aspirina, questi agiscono indebolendo anch’essi i meccanismi di difesa della mucosa dello stomaco.
Esiste infine un’ultima  eventualità quella che l’aumento della secrezione di acido, così come la diminuzione dei processi difensivi, può essere di natura congenita o nervosa in assenza di fenomeni infiammatori, esiste quindi una certa predisposizione anche per le malattie dello stomaco e del duodeno.

 

Pertanto secondo i criteri internazionali  la dispepsia si divide in:

Dispepsia Funzionale, se è iniziata da almeno 6  mesi e perdura ancora per qualche mese; si caratterizza per la:

Fastidiosa sensazione di pienezza postprandiale

Da sensazione di rapido senso di sazietà

Da dolore epigastrico (zona stomaco)

Sensazione di bruciore epigastrico

Naturalmente quando si è esclusa la presenza anche endoscopica di malattie organiche o strutturali che spieghino i sintomi

Dispepsia organica,

quando è prevalente il dolore ed il bruciore, talvolta nausea e vomito e gli esami strumentali/bioptici mettono in evidenza una lesione infiammatoria (gastroduodenite) od ulcerosa allo stomaco o duodeno con o senza presenza di Helicobacter Pylori. Naturalmente in questo quadro può rientrare anche il cancro dello stomaco.

 

Su tutti questi fattori  come irritante finale agisce appunto l’acido del succo gastrico che non provoca dolore in uno stomaco normale, ma può causare dolore se la mucosa dello stomaco è irritata o lesa. Ecco perché il dolore è ridotto dalla ingestione di antiacidi (quali bicarbonato di sodio, magnesia o altri medicamenti più moderni), che neutralizzano l’acido, o dal vomito che permette l’eliminazione dell’eccesso di acidità.
Uno stomaco irritato lavora male e spesso non riesce a vuotarsi cosicché rimane sovradisteso e questo spiega l’insorgenza dell’eruttazione e del vomito.
In alcuni casi, se l’infiammazione e l’ipersecrezione acida continuano o si aggravano, diminuisce la resistenza della mucosa alla autodigestione: è questo il meccanismo di formazione dell’ulcera. Le ulcere si formano solo in presenza di acido, cioè nello stomaco e nella parte superiore del duodeno, prima che questo sia neutralizzato.
Se l’azione erosiva continua, l’ulcera potrà ingrandirsi o approfondirsi o potranno comparire le complicazioni più gravi che fortunatamente sono sempre più rare. L’ulcera ad esempio può perforarsiquando lo stomaco o il duodeno, in qualche punto, si autodigeriscono così che il cibo o il succo digestivo fuoriescono da quel punto nell’interno della cavità addominale. Questo causa repentinamente un dolore estremamente acuto ed è quindi necessaria una operazione che consiste in un’accurata sutura (chiusura) dell’ulcera perforata. Un’altra complicazione è la digestione della parete di un vaso sanguigno: se ciò avviene compare un’emorragia entro lo stomaco od il duodeno e il sangue può essere vomitato all’esterno (vomito rosso-sangue o nero) o passare nell’intestino sotto forma di melena (in questo caso le scariche di feci appaiono nere e lucide, simili a catrame). Se l’emorragia è abbondante il paziente può sentirsi svenire ed in questi casi sono necessarie delle emotrasfusioni d’ urgenza.
Tale evenienza molto spesso dipende dall’assunzione di farmaci gastrolesivi, come i già menzionati antireumatici o FANS.
Pertanto appare molto importante trattare presto ogni importante disturbo gastroduodenale, prima che si possa formare un’ulcera od altre lesioni infiammatorie gastriche soprattutto. Inoltre quando queste siano presenti è evidente quanto sia necessaria un’esatta terapia in modo da prevenire le sue gravi complicazioni.

 

I principi del trattamento di queste affezioni sono i seguenti:

L’obiettivo del trattamento della “gastrite” (lesione superficiale) e dell’ulcera gastrica o duodenale (lesione profonda) è vincere l’infiammazione dovuta nella maggior parte dei casi alla presenza dell’ Helicobacter Pylori, far riposare lo stomaco e proteggerlo contro la propria azione digestiva, affinché esso possa riacquistare la sua naturale resistenza e la sua normale motilità.
In un minimo numero di casi di gastrite e di ulcera questi semplici rimedi falliscono e, soprattutto in quest’ultimo caso, si rende necessaria una terapia farmacologia e/o dietetica e ciò ormai evita un’ operazione (terapia chirurgica)per rimuovere l’ulcera e quella parte dello stomaco che produce acido o altri interventi che producano lo stesso effetto. La resistenza alla terapia medica  sia in fase acuta sia in fase di mantenimento è molto rara e gli interventi sono riservati praticamente solo alle forme stenosanti, a quelle  perforate  o nelle emorragie che, peraltro, ora sono curate soprattutto per via endoscopia.


 La terapia medica consiste nel:

1) fare dieta adeguata
2) prendere medicine e polveri antiacide (se il medico lo consiglia )
3) usare gli antibiotici qualora sia stato riscontrato l’ Helicobacter P.(Cura radicale)
3) riposo della mente
4) riposo del corpo

Attenersi quindi alle seguenti regole:
1) Dieta. L’obiettivo della dieta è quello di mangiare in maniera da rendere più facile lo svuotamento dello stomaco e di diminuire i disturbi che lamentate a causa della cattiva digestione..
Queste sono quindi le norme a cui dovrete attenervi:

a) Fate pasti regolari: il vostro stomaco infatti lavora meglio se gli orari sono regolari. Esso è abituato ad essere riempito di cibo ad orari dei pasti prestabiliti e si prepara quindi in anticipo all’attesa degli stessi incominciando a contrarsi ed a produrre succo digestivo ed acido. Se il pasto viene ritardato voi potete sentire dolore o lo stomaco può essere danneggiato dal suo succo digestivo e dalle contrazioni della sua parete. Pertanto gli orari dei pasti debbono essere regolati e puntuali buona regola è anche non mangiar troppo alla sera.
b) Fate frequenti spuntini: il cibo, ed in particolare il latte, neutralizza temporaneamente l’acidità dello stomaco. Quando vi sia una “gastrite” o un’ulcera gastroduodenale i dolori sono spesso ridotti dalla ingestione di cibo. Se credete di mantenere in riposo il vostro stomaco mangiando poco o niente quando avete mal di stomaco, sbagliate. Riempire invece lo stomaco con cibi adatti impedisce la autodigestione, particolarmente quando questa è più attiva, cioè durante il giorno e di notte se siete svegli.
c) Evitate pasti abbondanti: i grandi pasti sovradistendono lo stomaco e lo irritano specie in individui predisposti: “poco e spesso” deve essere la vostra regola.
d) Mangiate lentamente e masticate bene: se voi mangiate in fretta, non potete masticare completamente. Il cibo non masticato irrita lo stomaco e richiede un lungo tempo per essere frazionato e reso più morbido. I pasti debbono essere presi lentamente ed ogni boccone deve essere sminuzzato completamente con la masticazione prima di essere inghiottito. Se non avete denti in buone condizioni non potete masticare bene: quindi è necessario che consultiate il vostro dentista per sistemarli o per adattare una protesi dentaria. Alcuni cibi sono difficoltosi da masticare anche con i denti perfetti e debbono essere inclusi in una lista di “cibi indigesti” che dovrete evitare.
e) Non mangiate quando avete freddo o siete tesi, nervosi o stanchi; prima riscaldatevi, riposatevi o rilassatevi.
f) E’ utile una dieta specifica? In questi ultimi tempi molti specialisti ritengono che una particolare dieta non sia sostanzialmente vantaggiosa nel trattamento della gastrite e dell’ulcera, così come non è documentato che le spezie siano la causa di ulcera. Pertanto appare opportuno, se anche soffrite di mal di stomaco non particolarmente grave che continuiate a mangiare normalmente come siete abituati. Dovrete evitare tuttavia per qualche tempo i cibi e le bevande che avete notato per il passato essere per voi indigesti e qualsiasi altra cosa che appaia personalmente poco tollerata dal vostro stomaco.
Naturalmente una dieta ben equilibrata e non troppo ricca è la migliore soluzione, e questo è valido per tutti sia che uno abbia o non abbia l’ulcera.
2) Evitare gli stimolanti: tabacco, tè forte, caffè e alcool ( liquori, aperitivi, vino, birra ) stimolano e irritano lo stomaco. Non fumate, se proprio non potete smettere completamente, fumate soltanto dopo il pasto, gettando via la sigaretta quando è consumata a metà. Evitate bevande alcoliche o molto fredde specialmente a stomaco vuoto. Potete prendere il tè solo con abbondante latte. Il caffè dovrebbe essere completamente evitato, ma può essere preso se poco concentrato e non completamente a digiuno. Inoltre dovete evitare salse piccanti e sottaceti, salamoie e specie e naturalmente ogni particolare alimento verso cui voi, per esperienza, sapete d'avere un'intolleranza.
3) Deve essere evitata l’assunzione di aspirina (acido acetilsalicilico) e ogni altra medicina che contenga aspirina  e altri antireumatici (FANS). Per l’eventuale mal di testa si consigliano i farmaci a base di paracetamolo (Panadol, Tachipirina, etc.) o novalgina o anche nuovi antireumatici o antidolorifici rofecoxib (vioxx), celecoxib (celebrex), etc.
4) State in riposo il più possibile e cercate di stare tranquilli specie durante i pasti. Andate a letto il più presto possibile.
5) Il dolore può essere attenuato dagli antiacidi (i vecchi alcali che bloccano gli acidi dopo la loro secrezione) oppure i nuovi farmaci ( ranitidina, famodina, roxatidina, ed i  più recenti inibitori di pompa protonica (IPP): omeprazolo e suoi derivati che bloccano direttamente gli stimoli che producono gli acidi stessi
E’ necessario pertanto prendere tali prodotti regolarmente: i “vecchi” antiacidi ogni 2-3 ore nella giornata o al bisogno, i “nuovi” secondo prescrizione medica (generalmente di mattino e di sera, oppure soltanto di sera).
Se state prendendo questi ultimi non sospendeteli bruscamente, consultate prima il vostro Medico.
6) Cura radicale della gastrite e dell’ulcera. Come si è detto numerose ricerche ormai confermano che la causa principale dell’infiammazione gastrica e dell’ulcera è il germe di cui si è già parlato cioè l’ Helicobacter Pylori. Se questo vi sarà stato riscontrato a seguito di endoscopia od altri esami dovrete fare un ciclo di antibiotici generalmente più di uno per bocca per alcuni giorni secondo quanto vi sarà prescritto. Ciò potrà guarire per molto tempo l’ulcera senza altra cura di mantenimento ed anche la gastrite sovrapposta. Questo fra l’altro potrebbe prevenire che la gastrite cronica si trasformi poi in cancro gastrico.
 7) Talvolta  più che d’infiammazione o ulcerazioni, si tratta di rallentato svuotamento dello stomaco che  risente delle tensioni, stress,etc o anche di scarsa adattabilità naturale della parete dello stomaco a quantità elevate di cibo od a particolari cibi: in questi casi può essere utile un farmaco gastrocinetico (che facilita lo svuotamento dello stomaco) e la dieta.
 8)  Non prendete altri farmaci se non dopo precisa prescrizione medica.
Se avrete un ritorno di dolore, dovete prendere due provvedimenti:
a) cercare di scoprire che cosa vi ha disturbato, se è qualche cosa che avete mangiato o la tensione psichica, qualche preoccupazione o dispiacere, oppure l’indulgenza verso un qualsiasi “stimolante” (caffè, tè, alcool, fumo ovvero infine, la sospensione della terapia); b) evitate queste cose in futuro. Fate per qualche giorno una dieta più stretta rispetto a quella che attualmente seguite e rilassatevi per quanto sia possibile.
Se il dolore passa, allargate gradualmente la dieta nel giro di qualche settimana. In questo modo voi potrete evitare che un rapido ritorno del mal di stomaco quale che sia la causa.
Se il dolore persiste, sarebbe opportuno rifare una nuova gastroscopia per valutare le lesioni che avevate in precedenza insieme alla eventuale ricomparsa dell’ Helicobacter: per evitare la gastroscopia esistono  dei test di laboratorio, sul sangue, che possono svelare la presenza degli anticorpi del germe, sul respiro o anche nelle feci per la ricerca del germe stesso. Nel caso che o la biopsia gastrica o le indagini di laboratorio siano positivi, dovreste ripetere la terapia con antibiotici, consultando comunque il vostro Medico.

Tabella orientativa con i Cibi consentiti e sconsigliati in corso di:


             Gastrite ed Ulcera Peptica

 Alimenti consentiti

 

 Alimenti controindicati

 

Latte, caffè d’orzo, succhi di frutta poco zuccherati, tè leggero, yogurt
Carne di vitello, di pollo (preferibilmente bollita o alla griglia), prosciutto crudo magro e poco salato
Pesce fresco e magro (sogliola e merluzzo) in bianco
Formaggi a pasta molle non fermentati
Formaggi stagionati a porzioni piccole
Pane ben cotto  o anche abbrustolito o biscottato, grissini, cracker, biscotti
Fiocchi d’avena, minestre di riso, semolino, pastina glutinata (cotte con acqua o latte o brodo di verdure), tapioca e ogni tipo di pasta alimentare  poco condita.
Verdure cotte, passati vegetali e di legumi, rape, bietole, fagiolini, carote, asparagi, patate
Olio crudo
Frutta cotta in acqua, passata, polpa di frutta ben matura in genere
Latte, caffè d’orzo, succhi di frutta poco zuccherati, yogurt, acqua minerale o naturale
Marmellata e budini di riso o semolino

Porzioni grandi di: carni e pesci grassi, carni poco cotte, cacciagione, carni salate e affumicate, salumi. Estratti di carne, brodo di carne, acciughe, sardine, baccalà e prodotti salati inscatolati in genere
Formaggi grassi e fermentati (gorgonzola, pecorino)
Pane  e farinacei(pizza o simili)poco cotti, pane integrale, pane di segale. Pasta molto elaborata e condita
Verdura cruda, legumi non passati,  cavoli, pomodori, funghi, peperoni, melanzane crude, ortaggi in scatola
Lardo e strutto, salse, sughi, intingoli, droghe e spezie, aceto, peperoncino
Frutta poco matura, castagne, arance,  frutta secca
The, caffè, bevande gassate e ghiacciate, super alcolici
 Gelati e granite

 

Fonte: http://servizi.cup2000.it/cup2000/it/servizi/mol/doc/dalmonte/Digestione_e_dispepsia.DOC

Autore: Professor Pier Roberto Dal Monte  M.O.L.

 

 

 


 

Digestione e cattiva digestione o dispepsia

 

Digestione

 

I processi, che ci permettono l’assimilazione dei cibi, sono costituiti da decine di reazioni chimiche concatenate le une alle altre, che nel loro insieme prendono il nome di digestione. Il cibo viene classificato in proteico, lipidico ed amidaceo. Una forchettata di spaghetti richiede una diversa elaborazione chimica rispetto ad un cucchiaio di zucchero, anche se entrambi sono alimenti caratterizzati dall’alta percentuale di carboidrati. Anche i risultati sono diversi: gli spaghetti (prevalenza di carboidrati complessi) inducono ad una medio/bassa risposta dell’insulina (indice glicemico di circa 60), lo zucchero (saccarosio), viceversa ha un indice glicemico di 138 e di conseguenza un’elevatissima risposta insulinica. Occorre tener presente che, quando si parla di alimenti proteici, grassi o amidacei, considerato che la gran parte dei cibi contengono almeno due dei tre macronutrienti, si intende indicare quelli che sono caratterizzati dall’alta percentuale di proteine, di grassi e di carboidrati pur possedendo le altre sostanze in proporzioni inferiori.
La digestione, che ha il compito di trasformare i principi alimentari in modo che, giunti nell’intestino tenue, possano essere assimilati, si realizza nella cavità orale, nello stomaco e nella prima parte dell’intestino tenue.
Nella cavità orale gli amidi subiscono una prima scissione in carboidrati più semplici grazie all’enzima ptialina, contenuto nella saliva. Il boccone lubrificato e appallottolato (bolo) viene spinto dalla lingua verso la faringe (deglutizione) e quindi attraverso l’esofago giunge nello stomaco.
Nello stomaco le proteine subiscono una parziale disgregazione per mezzo del succo gastrico e dell’acido cloridrico. Qui vi è la formazione di una poltiglia (chimo) che, attraverso il piloro (anello muscolare che funziona come una valvola), passa nell’intestino tenue. I tempi di permanenza nello stomaco variano in base alla quantità e alla natura dei cibi ingeriti, si può arrivare anche a più di sei ore.
Nell’intestino tenue (lungo negli adulti circa 7 metri con un diametro di 3/4 cm) avviene la trasformazione del chimo in chilo.
Nella prima parte dell’intestino tenue, il duodeno, la decomposizione dei carboidrati, delle proteine e dei grassi viene completata quasi del tutto, grazie all’intervento degli enzimi contenuti rispettivamente nel succo pancreatico e intestinale.
La scissione definitiva avviene nella seconda parte dell’intestino tenue, il digiuno, per mezzo degli enzimi contenuti nelle pareti dei villi che tappezzano l’intestino. I villi sono minuscole escrescenze di forma conica, alte circa 1 mm, all’interno delle quali passano i capillari e un vaso linfatico. Nei villi, quindi, si conclude la digestione dei principi alimentari, che da questo momento chiameremo più propriamente principi nutritivi, e se ne attua l’assorbimento.
Il processo digestivo viene portato a compimento nella parte terminale dell’intestino tenue, l’ileo, e nell’intestino crasso (cieco, colon, sigma e retto). I residui della digestione, nel retto, si arricchiscono di muco che ne favorisce l’espulsione attraverso l’ano. Gli avanzi intestinali di un pasto vengono mediamente eliminati per un terzo dopo 24 ore, per due terzi dopo 48 ore e completamente dopo 96 ore.

 

Fonte: http://www.myskarlet.altervista.org/Scuola/Digestione.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

Il sistema digerente umano
1) Cosa si intende per canale alimentare?
E’ un condotto che va dalla bocca all’ano.
2) Il contrarsi e rilasciarsi ritmico dei tessuti muscolari dell’intestino che determina l’avanzare delle sostanze contenute è chiamato……………………………………
3) Elenca, in ordine, le varie parti del canale alimentare attraverso cui passa il cibo.
Bocca, esofago, stomaco, intestino tenue, intestino crasso, ano.
4) Cosa servono le cellule nella parete muscolare del canale alimentare?
Impediscono al cibo e agli enzimi di danneggiare le pareti del canale alimentare.
5) Cosa servono le ghiandole salivari?
Producono saliva.
- In bocca, il cibo, grazie alla masticazione, viene trasformato in una poltiglia, che si chiama …
Bolo.
6) Come si chiamano  le valvole che si trovano vicino allo stomaco?
fra l’esofago e lo stomaco si chiama cardias, fra lo stomaco e l’intestino si chiama piloro.
7) stomaco: cosa produce?
Produce il succo gastrico, che è contiene acido cloridrico ed enzimi. L’acido cloridrico serve per abbassare il pH, gli enzimi per permettere la digestione; fra gli enzimi la pepsina permette la reazione di trasformazione delle proteine in aminoacidi.
8)  Perché la parete dello stomaco secerne acido cloridrico? Come si chiama il cibo quando arriva nello stomaco?
9) Dopo essere stato nello stomaco, il cibo (chimo) dove viene trasferito?
Nel duodeno, il primo tratto dell’intestino tenue.
10) Quali sono le ghiandole dell’apparato digerente che partecipano alla digestione? Scegline una e fai la descrizione brevemente.
Ghiandole salivari, fegato, pancreas.
11) In che modo la bile  aiuta la digestione?
Produce la bile che è un emulsionante, cioè permette di suddividere i grassi in piccole goccioline permettendo la loro digestione. Come piccole goccioline, infatti, possono essere meglio attaccati dagli enzimi.
12) Perché il succo pancreatico contiene bicarbonato di sodio? In quale tratto del canale alimentare viene riversato il succo pancreatico?                                                                                     
13) Quale è la funzione dei villi intestinali? (fai il disegno)
Aumentare la superficie secernente e assorbente dell’intestino tenue.
14) Dove avviene principalmente l’assorbimento del cibo?

15) Da quali parti è formato l’intestino crasso?  Cosa contengono le feci?
L’intestino crasso è formato da colon e retto. Le feci contengono cibo non digeribile, muco, cellule morte.
16) Descrivi l’intestino crasso? In quale parte del canale alimentare viene riassorbita l’acqua?
L’intestino crasso è formato da colon e retto. La funzione del crasso è quella di permettere l’assorbimento di acqua, oltre a Sali minerali.
17) In quale parte del canale alimentare vi è l’assorbimento dei prodotti della digestione? Con quali meccanismi avviene l’assorbimento?
L’assorbimento avviene nell’intestino tenue. Il tenue è stretto e le sue pareti sono a contatto con il cibo. Inoltre sono presenti i villi intestinali che aumentano la superficie.
18) Quale é la funzione della digestione?
La digestione serve a ridurre in piccoli pezzi il cibo tramite i denti, i muscoli e gli enzimi.
19) Cos’è l’espulsione?
Il cibo che non può essere degradato in piccole molecole viene eliminato con le feci dal corpo.
20) Cos’è l’assorbimento?
Quando il cibo è stato ridotto, le piccole molecole passano dal canale alimentare nel sangue che le porta in tutto il corpo.
- Il processo per cui le sostanze nutritive portate dal sangue alle cellule divengono sostanze cellulari è detto …………………………………………………………….

 

fonte: http://www.strarete.it/documenti/pierangela/domrisp_digerente2.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

 

Parti

Digestione meccanica

Sostanze

Digestione chimica

Cosa si ottiene

Come si chiama

Annotazioni

BOCCA

Cibo
Si strappa
Si spezzetta
Si riduce in poltiglia
Si mescola alla saliva

Saliva: acqua, acido cloridrico, PTIALINA

 

AMIDI

 

GLUCOSIO

 

 

Bolo
Poltiglia molle

(Fig.n.3 sul testo in adozione)

CARDIAS

 

 

 

 

 

Valvola  fig.n.5 sul testo in adozione)

STOMACO

Contrazioni peristaltiche con mescolamento con il succo gastrico

succo gastrico:
muco, acido cloridrico, pepsina, altri enzimi
PEPSINA
CHIMOSINA

LIPASI GRASTRICA

 

 

PROTEINE

     LATTE

       
GRASSI

 

 

     PEPTONI

Coagula per utilizzare meglio le proteine

Molecole piccole di grassi

Fig.n.1 pag 50

 

 

CHIMO
Impasto bianco semiliquido

Il succo gastrico non digerisce le pareti interne grazie alla mucosa.
L’acido cloridrico rende attiva la pepsina, distrugge i batteri.

Infiammazione della mucosa = GASTRITE
Mucosa lesionata = ULCERA GASTRICA
Cause: batteri, disordini alimentari, stress, alcool, farmaci

PILORO

 

 

 

 

 

 

Valvola

INTESTINO
TENUE

DUODENO

BILE (proveniente dal fegato)
SUCCO PANCREATICO  proveniente dal pancreas+ ENZIMI
 



SUCCO ENTERICO prodotto dalle ghiandole del duodeno

    GRASSI
 



AMIDI
PROTEINE
GRASSI

AMIDI

PROTEINE

GRASSI

Emulsionati in piccole gocce

 

GLUCOSIO

AMMINOACIDI

ACIDI GRASSI + GLICEROLO

 

CHILO
(liquido)

 

 

 

 

Fig.n.3 pag.50 sul testo in adozione)

Lesioni della mucosa duodenale = ULCERA DUODENALE
(zoom pag 51)

 

DIGIUNO
(movimenti peristaltici)

 

 

 

CHILO
(liquido)

 

ASSORBIMENTO

Delle sostanze nutritive, passano nel sangue. La capacità di assorbimento aumentata con la presenza dei VILLI e MICROVILLI.(fig 4 pag.51 sul testo in adozione)

 

ILEO
(movimenti peristaltici)

 

 

 

CHILO
(liquido)

 

 

VALVOLA ILEO CECALE

 

 

 

Passaggio nell’intestino crasso

INTESTINO CRASSO

(movimenti peristaltici)

CIECO

 

 

 

 

COLON

RETTO

 

 

ASSORBIMENTO

SALI MINERALI

ACQUA

MATERIALI DI RIFIUTO

Le pareti del crasso assorbono H2O e sali minerali e la maggior parte del CHILO passa nel circolo sanguigno e le vene epatiche porteranno il sangue al cuore e quindi verrà distribuito
La protuberanza chiamata  APPENDICE se infiammata = APPENDICITE da asportare
I batteri presenti nel CRASSO demoliscono parte delle scorie producendo vitamine K e B che vengono assorbite dall’organismo fig.n.5 pag 52

 

ANO

 

 

 

FECI

Materiali rimanenti non più utili all’organismo

 

Laboratorio chimico dell’organismo (pag 52 sul testo in adozione)

 

FEGATO
( circa 1,5 Kg)

PRODUCE

BILE

Viene raccolta nella

CISTIFELLEA

Durante la digestione libera la BILE che raggiunge l’intestino tenue per demolire i grassi
Una dieta con troppi grassi provoca un sovraccarico di lavoro al fegato

 

CONTROLLA
le sostanze nutritive assorbite dal sangue, distruggendo quelle dannose

 

 

 

 

 

PRODUCE

Vitamnine A, B, K
Proteine

 

 

 

 

 

RECUPERA

Ferro dai globuli rossi vecchi

 

 

 

 

 

CONVERTE

Gli zuccheri in eccesso nel sangue

In Glicogeno un polisaccaride

depositandolo

 

Sarà riconvertito e utilizzato quando il corpo ne ha bisogno

 

Fonte: http://gold.indire.it/datafiles/BDP-GOLD000000000025E5FB/schema%20digestione.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

 

 


L’ apparato digerente

 

                         

 

L’apparato digerente si compone di una formazione tubulare (tubo digerente) di circa 8 metri che inizia dall’apertura orale e termina con l’orifizio anale attraversando organi;
si divide in:
Bocca
–Faringe
–Esofago
–Stomaco
–Intestino

Altri organi annessi al digerente sono:
Fegato
–Pancreas

La digestione

 

La digestione è essenzialmente la trasformazione delle sostanze polimeriche che ingeriamo in molecole monomeriche assorbibili dalle cellule intestinali e l’assorbimento delle molecole stesse.

Le molecole, una volta assorbite, saranno riversate nel circolo sanguigno e linfatico che provvederanno a distribuirle a tutte le cellule del corpo.

Esistono diverse categorie di digestione:
–Digestione orale
–Digestione gastrica
–Digestione intestinale

 


Il tubo digerente

 

Si divide in vari strati
Partendo dall’interno distinguiamo:
Tonaca mucosa: epitelio molto variabile nei diversi tratti del canale
Tonaca sottomucosa: le sue ghiandole variano per numero e tipo di secrezione; è uno strato connettivo lasso ricco di vasi sanguigni e linfatici
Tonaca avventizia: lamina connettivale di rivestimento presenta due strati muscolari con fibre lisce (involontarie); il movimento prodotto da tali cellule è definito peristaltico
Tonaca sierosa o peritoneo viscerale

 

                                  

 

 

 

 

La bocca

 

La bocca comunica con l’esterno tramite l’orifizio labiale e si continua con la faringe. È delimitata da guance, palato, lingua e labbra. La regione compresa tra guance e arcate alveolodentarie (denti + gengive) è chiamata vestibolo orale.

Lingua: organo muscolo-membranoso che presenta papille linguali (filiformi, fungiformi, fogliate e circumvallate) al di sotto delle quali sono presenti i calici gustativi, nei quali sono le cellule che percepiscono il senso del gusto. Sotto la lingua è presente il frenulo linguale, piega della mucosa che lega la lingua al pavimento della bocca.
La salivazione è dovuta alle ghiandole sottomandibolari, quella sottolinguale e le parotidi (una per lato). Le ghiandole sono di tipo serioso se secernono saliva fluida o di tipo mucoso se la secernono densa e filante

 

I denti

 

 I denti sono formati da una sostanza chiamata dentina o avorio, che è in contatto con gli odontoblasti  della polpa. Come potevamo vedere nella precedente diapositiva, essi si dividono in corona, colletto e radice. La corona è la parte esterna alle gengive, la radice è la parte infissa negli alveoli dentali (scavati nella mandibola);  il colletto rappresenta la parte intermedia. Lo smalto è una sostanza biancastra trasparente che ricopre la dentina nella zona della corona; il cemento invece la ricopre nella zona della radice.
Nella prima infanzia i denti sono dieci. Sono definiti decidui o della prima dentizione (più comunemente chiamati denti da latte). Nell’adulto sono 32, disposti parallelamente orizzontalmente e verticalmente; dalla forma si
distinguono  per ogni arcata dentale:
– 4 incisivi: dalla forma a scalpello e tagliente, idonei a tagliare.
– 2 canini: a forma di cono, per lacerare.
– 4 premolari e 6 molari: quadrangolari con più cuspidi o tubercoli (nei premolari soltanto due), per frantumare e macinare.

 

 

 

 

 

La faringe e l’ esofago

 

 La faringe comunica con la bocca attraverso le fauci. Le fauci sono costituite dal velo palatino (un setto muscolo-membranoso) il cui margine inferiore costituisce due arcate suddivise da un’appendice denominata ugola. Il velo palatino si divarica in basso in due lamine che delimitano in ciascun lato una loggia occupata dalla tonsilla palatina (organo linfoide)
La faringe ha forma grossolanamente a imbuto e mette in comunicazione bocca, esofago, laringe e fosse nasali (questi ultimi due appartenenti all’apparato respiratorio).
L’esofago è un tubo muscolo-membranoso dalla lunghezza di circa 25 cm che collega la faringe allo stomaco.
Alla laringe appartiene l’epiglottide, che come vedremo si comporta come valvola precludendo le vie     respiratore durante la deglutizione

 

 

La digestione orale

 La digestione orale si divide in varie fasi:

– La masticazione: il cibo viene sminuzzato dai denti che lo impastano con la saliva formando una massa pastosa denominata bolo; la saliva contiene per il 99% acqua, e per il resto ptialina (o amilasi salivare, un enzima in grado di sciogliere l’amido), mucina (glicoproteina con caratteristiche lubrificanti), siero-albumine e siero-globuline (agenti antibatterici), leucociti e sali.

– Il bolo viene deglutito; la deglutizione avviene ad opera della lingua che spinge il bolo nella trachea; la chiusura della
laringe ad opera dell’epiglottide implica il penetramento del bolo nell’esofago; il bolo viene spinto lungo l’esofago da contrazioni peristaltiche.

 

 

 

Lo stomaco

 

– Nello stomaco avviene la vera e propria digestione ad opera della ptialina che scinde i polisaccaridi in oligosaccaridi (più semplici e più facilmente digeribili).
Lo stomaco comunica con l’esofago tramite una valvola denominata cardias e con l’intestino tramite il piloro, un’altra valvola.
Ha la forma di cornamusa e pareti più spesse del resto dell’apparato.
Si divide in quattro regioni: regione cardiale, fondo o grande tubercolosità, corpo e parte pilorica. A seconda della regione si trovano rispettivamente ghiandole cardiali, gastriche e piloriche.
Le ghiandole gastriche hanno diversi tipi cellulari: cellule principali, di rivestimento e mucose.
Le prime secernono il pepsinogeno e la chimosina o caglio, le seconde producono acido cloridrico e le ultime liberano la mucina, una glicoproteina che protegge le pareti gastriche dagli attacchi enzimatici

                               

 

 

 

La digestione gastrica

 

nDopo un po’ che il bolo è arrivato nello stomaco viene prodotto sufficiente acido cloridrico da interrompere l’azione dell’amilasi salivare.
Oltre l’acido, la secrezione gastrica, formata per il 99% circa da acqua e sale, contiene pepsinogeno, chiosina o caglio, lipasi gastrica e mucina.
La mucina come abbiamo già detto si fa carico di proteggere le pareti.
Il pepsinogeno (inattivo) viene trasformato dall’acido cloridrico in pepsina (enzima attivo). La pepsina è così chiamata perché scinde il legame peptidico, degradando le proteine in molecole più semplici (polipeptidi).
La chimosina esercita un’azione coagulante sul latte.
La lipasi gastrica come dice il nome stesso è destinata alla degradazione dei grassi, più esattamente di quelli emulsionanti del latte.
L’acido cloridrico (HCl) oltre a interrompere la digestione orale e ad attivare il pepsinogeno svolge un’azione battericida.
La secrezione gastrica è controllata da segnali nervosi e dall’ormone della gastrina (quest’ultimo porta a una maggiore produzione di succo gastrico)
Il bolo, sotto l’effetto dell’azione chimica degli enzimi e impastato dall’azione meccanica dello stomaco, prende il nome di chimo. Al termine della digestione gastrica il chimo viene inviato al duodeno tramite l’apertura del piloro.

 

L’ intestino

È un lungo tubo, ripiegato in anse, che si estende dal piloro all’orifizio anale. Si divide in:
– Intestino tenue, lungo più di sei metri, presenta una superficie esterna liscia.
– Intestino crasso, lungo 1,6 metri, dalla sezione quasi doppia di quella del tenue, ha la superficie esterna caratterizzata dalla presenza di bozze separate da solchi o strozzature.

 

L’ intestino tenue

Si divide in duodeno e digiuno-ileo:
– Il duodeno è grossolanamente costituito da una curva a C, lunga circa 25 cm, che accoglie la testa del pancreas. All’interno presenta i plichi e i villi intestinali (circa 1000 villi per cm²). Nella sottomucosa sono situate le ghiandole di Brunner, che secernono succo enterico. Sono presenti inoltre, sempre nel duodeno, il dotto epatico (anche chiamato coledoco), attraverso cui fluisce la bile, e i dotti pancreatici, che danno passaggio alle sostanze prodotte dal pancreas.
– L’intestino mesenteriale (o digiuno-ileo) è così chiamato perché, molto libero, è assicurato alla parte posteriore dell’addome da un ripiegamento denominato mesentere. Presenta all’interno numerose pliche e una notevole quantità di villi. Nello spessore della mucosa sono presenti follicoli linfatici; anche qui sono presenti ghiandole che secernono succo enterico, ma nel mesenteriale prendono il nome di ghiandole di Galeazzi-Lieberkuhn. Il digiuno-ileo termina nella parte dell’intestino crasso denominata “cieco”.

L’ intestino crasso

 

In esso si distinguono il cieco, il colon, il retto e il canale anale:
– Il cieco deve il nome al fatto che è un corto tubo a fondo ceco; dal suo fondo si diparte l’appendice vermiforme, famoso per un’infezione denominata appendicite. Presenta una valvola, denominata ileo-cecale, che lo connette all’ultima parte del mesenteriale e permette il passaggio dei materiali solo dal tenue al crasso.
– Il colon è il tratto più lungo del crasso, che si piega a mo’ di cornice intorno all’intestino tenue. Si divide in ascendente (che risale a destra), trasverso (che si continua orizzontalmente da destra verso sinistra), discendente (a sinistra, che scende fino all’altezza della cresta iliaca sinistra) e sigmoideo (che deve il nome alla forma, simile a una S).
– Il colon si continua con il retto e il canale anale. Delle fibre muscolari circolari a livello dell’ano costituiscono lo sfintere anale. Nel crasso non sono presenti i villi.

 

 

 

 

Il fegato

 

Si tratta di una grossa ghiandola, molto vascolarizzata dal peso di circa 1500 grammi. È costituita da cellule denominate epatociti (che presentano uno o due nuclei); queste cellule si raggruppano in lobuli e si dispongono a raggiera intorno alla vena centrale. Le file di epatociti così formate prendono il nome di trabecole di Remak. Tra le cellule si vanno a formare vasi che accolgono la bile prodotta dalle cellule; questi vasi vanno a confluire, formando canali via via più grandi, nella cistifellea o colecisti. Da questa passa nel duodeno tramite il coledoco. Il fegato vanta diverse funzioni, oltre quella digestiva:
– Glicogenetica: accumula glucosio sottoforma di glicogeno come fonte di riserva.
– Biologica: è ricco di ferro, sintetizza proteine (tra cui il fibrinogeno), partecipa ai meccanismi di coagulazione del sangue.
– Antitossica: attraverso la bile elimina batteri, tossine batteriche, alcaloidi e altre sostanze nocive.
– Vitaminica: aiuta l’assorbimento delle vitamine A, B, E e K e elabora la vitamina A del carotene.

 

 

 


                              Il pancreas

 

 

Il pancreas è una ghiandola esocrina ed endocrina.
Nel pancreas si distinguono testa (accolta nella curva del duodeno), istmo, corpo (orientato da sinistra a destra) e coda (rivolta verso la milza).
Assume il ruolo di ghiandola endocrina elaborando nelle isole di Langerbens insulina e glucagone che viene riversato nel sangue.
Assume il ruolo di ghiandola esocrina producendo una sostanza definita succo pancreatico che riversa nel duodeno tramite il condotto di Wirsung (principale) e quello di Santorini (accessorio).

 

La digestione intestinale
Nel duodeno il chimo viene esposto all’azione:
– Della bile, prodotta nel fegato dalle cellule epatiche; è di colore giallo-bruno e, nonostante la continua produzione, viene riversato nel duodeno solo durante la digestione; ristagna nella cistifellea dove diventa più concentrato a causa del riassorbimento dell’acqua; la bile contiene mucina, colesterolo, sali biliari, pigmenti, lipidi e sali inorganici; neutralizza l’acidità del chimo, attivando e favorendo l’azione enzimatica del succo pancreatico ed enterico, riduce i lipidi a forme più facilmente attaccabili degli enzimi.
– Dal succo pancreatico, prodotto nel pancreas; è limpido e il suo rilascio (non continuo) è dovuto all’attivazione degli ormoni secretina e pancreozimina, secreti dalla mucosa del duodeno, da parte del chimo acido; contiene:
§ L’amilasi: continua l’azione della ptialina riducendo in maltosio l’amido e il glicogeno non ancora convertito.
§ La lipasi pancreatica: che come dice il nome stesso agisce sui grassi, spezzando i legami esterei e riducendo i lipidi in glicerolo e acidi grassi.
§ Alcune peptidasi (in particolare la tripsina): continuano l’azione di riduzione delle proteine iniziata nello stomaco.

Nel digiuno (prima parte del mesentriale) le sostanze vengono ulteriormente digerite dai seguenti enzimi:
– Per terminare la digestione dei glucidi:
§ Maltasi: trasforma il maltosio in due molecole di glucosio.
§ Invertasi: scinde il saccarosio in glucosio e fruttosio.
§ Lattasi: riduce il lattosio a glucosio e galattosio.
– Per terminare la digestione delle proteine:
§ Erepsina: degrada i residui polipeptidi in amminoacidi.
– Per terminare la digestione dei lipidi:
§ Lipasi enterica: completa l’azione della lipasi pancreatica.
– Ulteriori enzimi definiti nucleasi, come dice il nome stesso, scompongono gli acidi nucleici DNA e RNA presenti negli alimenti.
Le sostanze dopo il digiuno vanno a costituire il chilo.
Nel colon non vengono secreti enzimi, bensì viene riassorbita l’acqua presente nel chilo e le sostanze si ispessiscono andando a costituire le feci, che vengono espulse dall’orifizio anale.

 


Fonte: http://classi3webios.myblog.it/media/00/01/1339448793.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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