Dizionario medico
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ANA: ( o FAN ) sono autoanticorpi, vale a dire anticorpi prodotti dall'organismo contro se stesso, diretti contro antigeni (particolari proteine che stimolano la produzione di anticorpi) del nucleo (la parte "centrale" della cellula contenente il DNA) delle cellule dell'organismo umano. Il dosaggio è eseguito per la diagnosi di alcune malattie autoimmuni (malattie caratterizzate da reazioni del sistema immunitario contro gli organi del proprio organismo; praticamente, esso riconosce come estranei i suoi stessi organi e li attacca), sono positivi e tipici nelle connettiviti. Non sono di facile esecuzione e lettura e sono affidabili se eseguiti in laboratori esperti. Sono considerati significativi ad un titolo = o > a 1: 160 e devono comunque sempre essere interpretati dal reumatologo.
Anticorpi anti citrullina: sono Ac diretti contro proteine che contengono citrullina. Con la loro positività si raggiunge una sensibilità > al 70% e una specificità > al 96% per la diagnosi di artrite reumatoide. Pertanto sono altamente specifici e predittivi. Possono essere scoperti anni prima dell’inizio della malattia e sono associati con distruzione articolare. Il fumo aumenta questi anticorpi. Si trovano anche nella S di Sjogren, nell’A. psoriasica e nel Reumatismo Palindromico. Presente nel 9% dei pazienti con epatite autoimmune.
Articolazione: è una struttura anatomica, talora complessa, che mette in reciproco contatto due o più ossa, interconnesse tramite i tessuti connettivi. A seconda della loro differente mobilità, cioè della loro escursione, possono essere di tipo mobile (ad esempio l'articolazione della spalla), semimobile (fra le vertebre) o fisso (ossa del cranio). Si dividono in sinartrosi e diartrosi. Le diartrosi sono dispositivi giunzionali tra due capi ossei vicini. Questo tipo di articolazione permette un certo grado di mobilità alle ossa affrontate. Nelle diartrosi i capi ossei sono rivestiti da cartilagine ialina la quale svolge una funzione motoria di compressibilità ed elasticità. La cartilagine consta di tre strati di collagene (profondo, intermedio e superficiale). Le diartrosi possono, inoltre, essere armoniche, con capi ossei corrispondenti, e disarmoniche; in tal caso le discordanze sono eliminate tramite i menischi fibrocartilaginei. Questi permettono scambi nutritivi e una maggiore sollecitazione meccanica. Esternamente la capsula articolare, un manicotto fibroso, ricopre l'intera articolazione, fissandosi ai margini della cartilagine. Profondamente ad essa si trova la membrana sinoviale che può essere: semplice se ridotta ad un esile strato fibroso o complessa se spessa e ricca di cellule, vasi e nervi. ( è quella che nelle infiammazioni tipiche delle artriti aumenta in numero di cellule, invade e distrugge la cartilagine provocando le erosioni e distruzioni ossee ). L'articolazione è costituita anche da legamenti a distanza o periferici. Infine la cavità articolare è lo spazio presente tra i capi ossei e capsula articolare ripieno di liquido sinoviale proveniente dal plasma sanguigno e arricchito con sostanze nutritive; attutisce gli urti.
Artrite: è un'infiammazione articolare di cui esistono oltre 100 tipologie. Fra i vari sintomi che caratterizzano l’artrite ritroviamo i più comuni quali calore, tumefazione, rigidità, dolore, arrossamento. Può avere tendenza distruttiva dell’articolazione, comporta aumento degli indici di infiammazione nel sangue ( Ves, proteina C reattiva, fibrinogeno e alfa 2 globuline nell’elettroforesi delle sieroproteine ). La più comune è l’artrite reumatoide.
Artrosi: è una patologia cronica delle cartilagini articolari, con interessamento secondario di osso, sinovia, capsula. Colpisce soprattutto i soggetti anziani e prevalentemente quelli di sesso femminile. Le articolazioni di mani, anca, ginocchio, vertebre, sono più suscettibili nello sviluppare questa patologia. Non aumenta gli indici di infiammazione nel sangue ( Ves e proteina C reattiva ) ed è malattia confinata alle ossa: in queste caratteristiche si differenzia da tutti i tipi di artrite.
Aslo: o TAS titolo antistreptolisinico: consiste nel dosaggio dell’antistreptolisina, un anticorpo che si forma nel sangue quando l’organismo viene aggredito dallo streptococco beta emolitico del gruppo A.. L’elevazione di questo esame non sta ad indicare infezione in atto e necessità di intervento terapeutico, può solo essere la memoria immunologica di un passato contatto con lo streptococco. Viene ad avere un significato quando il titolo è in aumento a un successivo dosaggio e sono contemporaneamente elevati gli indici di infiammazione quali Ves, pcr, piastrine e fibrinogeno.
Connettivite: Il termine “connettiviti” indica un gruppo di malattie reumatiche, caratterizzate dall’infiammazione cronica del tessuto connettivo, ossia di quel complesso tessuto con funzione di riempimento, sostegno e nutrizione per i componenti tipici (cellule) dei vari organi e apparati. L’origine del processo infiammatorio è di tipo autoimmune, ossia dovuto all’aggressione del sistema immunitario contro l’organismo stesso. A questa categoria appartengono alcune malattie ben definite, quali il lupus eritematoso sistemico, la sclerosi sistemica, la polimiosite e la dermatomiosite, la sindrome di Sjogren, la connettivite mista, le. Ognuna di esse presenta dei sintomi comuni e delle caratteristiche peculiari (sintomi, autoanticorpi), fondamentali per una diagnosi definita. Quando i criteri riconosciuti non vengono soddisfatti, si definisce connettivite indifferenziata. Sono patologie che di solito necessitano il cortisone per la loro cura e non devono essere sottovalutate. Sono caratterizzate dalla presenza degli Ac anti nucleo ( ANA o FAN ).
Connettivite indifferenziata: Quando la malattia non presenta caratteristiche cliniche e di laboratorio in numero sufficienti per una classificazione/diagnosi definita (abbreviazione inglese UCTD). Circa il 20-40% possono evolvere in una connettiviti definita, mentre gli altri rimangono con caratteristiche indifferenziate. Il periodo di conversione è maggiore nei primi 3-5 anni di malattia.
Densitometria ossea: vedi MOC.
Dispareunia: è un dolore che la donna avverte nell'area della vagina o della pelvi durante un rapporto sessuale.
ENA: sono auto anticorpi diretti contro particolari zone (antigeni) del nucleo. I più noti sono : - Anticorpi anti-sm: sono altamente specifici per la diagnosi di LES, ma poco sensibili dal momento che sono presenti solo nel 10% circa dei pazienti LES - Anticorpi anti-ssA/Ro ed anti-ssB/La: sono specifici per la sindrome di Sjiogren con sensibilità del 40-90% nei pazienti con S. di Sjiogren primaria e 60-85% nei pazienti con s. di Sjiogren associata a LES); la presenza contemporanea di ANA, ssA ed ssB depone per una diagnosi di S. di Sjiogren. Questi anticorpi sono inoltre rilevabili nelle donne gravide in correlazione all'insorgenza del LES neonatale. - Anticorpi anti-Scl-70: si riscontrano nei pazienti con sclerodermia e sclerosi dermica progressiva (PSS) e correlano con una prognosi peggiore. - Anticorpi anti-U1-nRNP: sono caratteristici della connettivite mista o sindrome di Sharp (una patologia caratterizzata dalla presenza contemporanea di LES, sclerodermia e polimiosite), con una sensibilità del 95-100% e si riscontrano anche nel 30-40% dei pazienti LES. - Anticorpi anti Jo-1: si riscontrano con una sensibilità che varia dal 25 al 35% nei pazienti con polimiosite. - Anticorpi anti centromero: sono caratteristici della sindrome CREST (calcinosi, fenomeno di Raynaud, disfunzioni esofagee, slerodattilia e telangectasia), una forma a prognosi favorevole della sclerosi dermica progressiva.
Fattore reumatoide: è un autoanticorpo (anticorpo diretto contro i tessuti propri di un organismo), molto rilevante nell'artrite reumatoide. In particolare, è diretto verso una porzione delle immunoglobuline IgG. Non tutti i soggetti con artrite reumatoide possiedono livelli sierici rilevabili di fattore reumatoide; È importante considerare che un rilievo positivo non indica necessariamente artrite reumatoide e che, viceversa, un rilievo negativo non la esclude. Tuttavia, assume notevole importanza diagnostica e prognostica se associato all'obiettività di altri rilievi tipici dell'artrite reumatoide. Alti livelli di FR (generalmente sopra a 20 IU/mL) sono indicativi per l'artrite reumatoide (presente nell'80% dei casi) e per la Sindrome di Sjögren (presente in almeno il 100% dei casi). Inoltre, c'è una connessione tra i livelli di FR e la gravità della malattia. C'è una buona possibilità di incorrere in falsi positivi, dovuti alla presenza di alcune malattie o di disordini autoimmuni. Queste includono: epatiti croniche, infezioni virali croniche, leucemia, dermatomiosite, mononucleosi, sclerodermia, tiroidite di Hashimoto e lupus eritematoso sistemico.
Fenomeno di Raynaud: È un disturbo caratterizzato da un restringimento transitorio dei piccoli vasi sanguigni cutanei in seguito ad esposizione al freddo, per stress emotivi, uso di strumenti vibranti o alcuni farmaci. In oltre il 90-95% dei casi il fenomeno di Raynaud esprime semplicemente un’eccessiva risposta alle basse temperature ed è definito, per questo, “primitivo”. In una piccola percentuale di casi, invece, può essere il primo sintomo di una malattia reumatica sottostante, ed è definito “secondario”. Caratteristicamente, il fenomeno di Raynaud si evidenzia con variazioni di colore della cute: si ha dapprima pallore (le dita diventano bianche, come “dita morte”) che può essere accompagnato da formicolio o dolore, poi le dita diventano scure, bluastre (cianosi), infine segue una fase di iperafflusso di sangue che causa rossore delle dita delle mani. La temperatura che scatena la crisi non è necessariamente molto bassa, ma ogni paziente ha un “personale” valore di temperatura in grado di innescarla. E’ sufficiente per alcuni prendere qualcosa dal freezer o mettere le mani sotto l’acqua fredda. L’esame che permette di studiarlo è la capillaroscopia un esame semplice e assolutamente indolore, che permette di rilevare alterazioni del microcircolo tipiche di alcune malattie reumatiche.
Fibrinogeno: o fattore I della coagulazione, è una glicoproteina plasmatica sintetizzata dal fegato con lo scopo di favorire l'emostasi (coagulazione del sangue). Il fibrinogeno costituisce il substrato su cui agisce la trombina, un enzima proteolitico che determina la conversione del fibrinogeno in fibrina. Questa reazione rappresenta la tappa finale della cascata coagulativa, grazie alla quale si viene a formare un intreccio proteico che ingloba tra le sue maglie piastrine e globuli rossi; si ha così la formazione di un coagulo, massa semisolida che arresta l'emorragia. La concentrazione plasmatica di fibrinogeno aumenta, in parallelo alla sua velocità di sintesi, nella fase acuta di vari stimoli flogistici (infiammatori). I livelli di fibrinogeno nel plasma subiscono anche un'influenza genetica ed il loro aumento è associato ad un rialzo del rischio cardiovascolare. Più fibrinogeno in circolo significa infatti una maggiore tendenza del sangue a coagulare, e viceversa. Valori cronicamente elevati di fibrinogeno, come anticipato, sono associati ad un maggior rischio cardiovascolare (aumentata suscettibilità a malattie come trombosi, ictus, malattie coronariche, angina pectoris ed infarto). I suoi livelli, insieme alle cosiddette proteine di fase acuta (proteina C reattiva, fattori del complemento, protrombina ecc.), aumentano durante processi infiammatori di qualsiasi origine, nella ripresa da un intervento chirurgico e durante la gravidanza. Una riduzione dei valori di fibrinogeno si può osservare nelle gravi epatopatie (per ridotta capacità di sintesi epatica)
Fibromialgia: o sindrome fibromialgica, è caratterizzata da dolore cronico diffuso, principalmente riferito alle masse muscolari e nei punti di inserzione dei tendini. Colpisce quasi esclusivamente il sesso femminile e può essere isolata (“primitiva”) o associata ad altre malattie croniche (“secondaria”). Il paziente fibromialgico riferisce dolori diffusi, migranti, mal localizzabili a livello muscolo-scheletrico, che spesso influenzano la qualità di vita. La descrizione del dolore può variare nei diversi pazienti (urente, estenuante, trafittivo, ecc.). I pazienti con fibromialgia sono molto sensibili alle variazioni meteorologiche, con peggioramento dei sintomi nei periodi freddo-umidi.
La sintomatologia dolorosa è accompagnata da disturbi molto variabili, fra cui alterazione del sonno (difficoltà ad addormentarsi, sonno poco riposante, frequenti risvegli), sindrome del colon irritabile, mal di testa, facile affaticabilità, ansia e/o depressione. La diagnosi si basa sostanzialmente sui sintomi che il paziente lamenta, mentre gli esami del sangue e le indagini strumentali sono generalmente nella norma, tuttavia utili per escludere altre malattie. Durante la visita il medico ha la possibilità di verificare la positività dei cosiddetti “tender points”, che corrispondono ad alcuni punti anatomici, dolorosi alla pressione digitale, tipici della fibromialgia. Di solito cortisone e antinfiammatori danno poco beneficio: si usano antidepressivi e pregabalin con scarsi risultati.
LES: o lupus eritematose sistemico é una malattia cronica di tipo autoimmune che causa disturbi in varie parti del corpo, specialmente la pelle, le articolazioni, i reni, i vasi della circolazione, il cuore ed ogni tipo di tessuto connettivo. Nel Lupus il sistema immunitario perde la sua abilità di differenziare agenti esterni da cellule e tessuti appartenenti all'organismo stesso; quindi il sistema immunitario reagisce aggredendo l'organismo a cui appartiene. Il Lupus puo' essere responsabile di dolori articolari, facile affaticabilita', febbri, manifestazioni cutanee, perdita di capelli, anemia, aborti spontanei, nefriti, tendiniti, pleuriti, pericarditi, disturbi neurologici o psichiatrici. Un paziente con il L.E.S. mostra in generale i segni di un interessamento multisistemico, anche se l'andamento della malattia è diverso da paziente a paziente, irregolare e imprevedibile, con "inspiegabili" remissioni o riacutizzazioni. La malattia non e' ereditaria. Esiste quella che i medici chiamano "familiarità": vale a dire una predisposizione dei geni dell'organismo a sviluppare questa malattia.
MOC: L'indagine strumentale adeguata per una diagnosi precoce di osteoporosi è la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) conosciuta anche come Densitometria Ossea. Essa viene eseguita con apparecchiature specialistiche che misurano la quantità di minerale (Bone Mineral Content, BMC) o la Densità Minerale (Bone Mineral Density, BMD) del segmento osseo in esame ( solitamente il collo femorale e la colonna lombare ). Tali strumentazioni utilizzano in genere una tecnologia radiologica ( DEXA ); l'emissione è comunque molto bassa (la dose assorbita per una misurazione di tutto lo scheletro è all'incirca pari a quella che si può assumere durante un volo in aereo di media durata) e l'esame non provoca alcun fastidio al paziente, se non quello di restare immobile per alcuni minuti. Altra metodica è quella che utilizza gli ultrasuoni e si esegue di solito al calcagno o alle falangi della mano. ( Solo valori patologici di queste due ultime metodiche, oltre a quella DEXA sull’anca possono far accedere il paziente alla nota 79 ed avere i farmaci dispensati da SSN ). L’esame sulla colonna non è contemplato dalla nota 79.
Osteoporosi: L'osteoporosi è una malattia sistemica dell'apparato scheletrico caratterizzata da una bassa densità minerale ossea e da un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo. Le ossa diventano quindi più fragili e sono esposte ad un maggior rischio di frattura per traumi anche minimi. Le fratture costituiscono l'evento clinico più rilevante dell'osteoporosi, anche perché interessano con maggiore frequenza il polso, le vertebre ed il femore.
PCR: La proteina C reattiva (PCR), sintetizzata dal fegato e dagli adipociti, è una proteina (un'alfaglobulina) che aumenta la sua concentrazione ematica nella fase acuta di varie malattie, nei processi infiammatori ed in seguito ad alcune operazioni chirurgiche; dopo un evento acuto, nel giro di poche ore i suoi livelli possono raggiungere valori centinaia di volte superiori rispetto alle condizioni basali. Elevati livelli di proteina C reattiva indicano che l'organismo è sottoposto ad uno stress considerevole, ma non forniscono informazioni utili sull'origine del processo patologico, che dev'essere indagato attraverso altri esami.
Polimialgia reumatica: E' una sindrome relativamente frequente che colpisce soggetti con età superiore a 50 anni.. E' caratterizzata da dolore, rigidità e impaccio funzionale dei cingoli (collo, spalle, anche e cosce) e da un imponente stato infiammatorio generalizzato (incremento di VES e PCR agli esami di laboratorio). I soggetti colpiti presentano, in modo generalmente acuto, una grave compromissione delle condizioni generali con dolore importante diffuso, intensa stanchezza, notevole riduzione della forza muscolare con incapacità a svolgere le comuni attività quotidiane. In alcuni casi si osserva febbricola, inappetenza e calo del peso corporeo. Fortunatamente la Polimialgia Reumatica è molto sensibile all'impiego del cortisone a dosaggio generalmente, in poche settimane si può osservare una spettacolare ripresa delle condizioni generali con risoluzione del dolore e ripristino della forza. Affinché la terapia possa indurre una duratura remissione, va protratta per un lungo periodo di tempo (almeno un anno), pur procedendo cautamente alla riduzione della posologia nel corso dei mesi, basandosi sui sintomi e sugli esami di laboratorio (normalità di VES e PCR).
Sciatica o sciatalgia: è una sensazione di intenso dolore alla gamba causata dall'irritazione del nervo ischiatico. Il dolore a partenza dalla colonna lombare si irradia alla coscia e alla gamba sino al piede nella sua parte laterale o posteriore. Oltre a dolore, ci può essere sensazione di torpore, formicolio e la difficoltà nel muovere o controllare la gamba. Di solito, la sintomatologia dolorosa è percepita da un solo lato del corpo. La sciatica è generalmente causata dalla compressione di una radice di un nervo spinale lombare, e, di gran lunga meno comunemente, per la compressione del nervo sciatico propriamente detto. La "vera" sciatica, quindi, è causata dalla compressione (alla radice nervo) quando essa si presenta come una radiculopatia lombare, oppure da una ernia discale, (che si ha quando un disco intervertebrale fuoriuscendo dalla sua sede nella colonna vertebrale va a comprimere una radice nervosa).
Sclerodermia: è una rara malattia cronica del tessuto connettivo caratterizzata da fibrosi della cute, dei vasi sanguigni e di organi e sistemi quali cuore, polmoni, reni, apparato gastroenterico, articolazioni e muscoli. Malgrado ciò, la maggior parte delle persone affette da questa malattia può condurre normalmente una vita piena e produttiva. La malattia colpisce 4 volte di più le femmine rispetto ai maschi, nell’ età compresa tra i 25 e i 50 anni, anche se qualunque età può comunque essere interessata. Il primo sintomo dei pazienti colpiti dalla Sclerosi Sistemica è quasi sempre una sensibilità spiccata al freddo, che viene chiamata fenomeno di Raynaud. Questo disturbo consiste in una riduzione del flusso di sangue alle estremità del corpo, per cui le dita delle mani e dei piedi e, talvolta, i padiglioni auricolari e la punta del naso, in seguito all’esposizione a basse temperature, diventano pallide, nella seconda fase, violacee ed, infine, rosse. Questo causa intorpidimento, formicolio e, talvolta dolore. Un’altra iniziale manifestazione della malattia può consistere nella comparsa di un gonfiore a livello delle mani e dei piedi. Le dita colpite possono sembrare gonfie, facendo perdere alla pelle le sue normali pliche e facendole assumere un aspetto lucido. La maggior parte delle persone affette dalla malattia presenta un ispessimento e un indurimento della pelle. In seguito all’irrigidimento della cute e dei tendini le articolazioni possono assumere una posizione contratta. Le articolazioni possono, inoltre, infiammarsi e apparire tumefatte, calde e provocare dolore. Poichè i vasi si restringono e si riduce il flusso di sangue, a livello delle dita talora si possono formare ulcere dolenti. Alcune persone possono presentare sulla cute piccoli depositi di calcio, che possono rompersi e da cui, in tal caso, fuoriesce materiale biancastro. La malattia può colpire inoltre gli organi interni ed, in particolar modo, l’apparato digerente, i polmoni, il cuore e i reni. Se, ad esempio, l’esofago viene colpito dalla malattia diventa rigido e spinge con meno forza il cibo nello stomaco. Il paziente avverte, per tale motivo, una difficoltà alla deglutizione del cibo o delle bevande. Talora viene avvertito un bruciore retrosternale, causato da un passaggio di acido dallo stomaco verso l’esofago. Non solo il primo tratto dell’apparato digerente può ammalarsi, bensì anche l’intestino, che può perdere la sua fisiologica motilità, causando stipsi o diarrea.
Schirmer Test: valuta il pool lacrimale, tramite una striscia di carta bibula messa a contatto con la ghiandola lacrimale inferiore. Il test risulta positivo se, dopo 5 minuti, la striscia è imbibita meno di 5 mm.
Sindrome di Sjogren: è una malattia autoimmune sistemica coinvolgente le ghiandole esocrine, caratterizzata da un infiltrato linfoplasmocellulare che conduce alla perdita progressiva della funzionalità ghiandolare. Può essere PRIMARIA: coinvolgimento delle ghiandole esocrine con o senza interessamento sistemico; SECONDARIA: associazione con altre malattie autoimmuni (Artrite Reumatoide, LES, Sclerodermia, Vasculiti, Connettiviti...) E’ caratterizzata da secchezza oculare e delle fauci, artralgie-artriti, gonfiore parotideo, F. di Raynaud, febbre astenia, dispareunia, interessamento polmonare e renale. Caratterizzata da positività ENA: (anti-SSA e anti-SSB sono presenti, spesso insieme, nel 50-70% dei casi di Sindrome di Sjögren primaria)
Tendine: è una robusta struttura fibrosa, dal colorito madreperlaceo, che lega il muscolo alle ossa.
Tendinite: è un processo infiammatorio che coinvolge uno o più dei 267 tendini presenti nel corpo umano. Tale infiammazione è comunemente causata dalla ripetizione cronica di microsollecitazioni che a lungo andare alterano la normale struttura delle fibrille. Si parla in questo caso di patolgia tendinea da sovraffaticamento. Quando un tendine è sollecitato oltre il limite di sopportazione fisiologica, le fibrille che lo compongono subiscono delle lesioni più o meno ampie. Tali lacerazioni vengono riparate spontaneamente ma le nuove cellule formeranno un tessuto più vascolarizzato, disorganizzato e per questo meno resistente dell'originale. Si parla in questo caso di degenerazione tendinea che avrà come risultato finale una diminuzione della dimensione delle cellule (ipotrofia). Se a tale degenerazione è associata una risposta infiammatoria si parla di tendinite in caso contrario di tendinosi. I tendini che si logorano più frequentemente sono quelli delle ginocchia, dei gomiti e della spalla (cuffia dei rotatori).
Vasculiti: sono caratterizzate da un processo infiammatorio che interessa la parete dei vasi sanguigni che conduce ad alterazioni del flusso ematico e a danno dell'integrità del vaso. I vasi coinvolti possono essere di diverso tipo o calibro con conseguenze su uno o più organi o apparati. Le sindromi cliniche che ne derivano sono per lo più conseguenza dell'ischemia tissutale, del danno vasale e dell'infiammazione sistemica con febbre, anoressia e calo ponderale. Vasculite dei Piccoli Vasi: Granulomatosi di Wegener,Sindrome di churg-Strauss, Poliangioite Microscopica, Porpora di Schonlein-Henoch, Vasculite Crioglobulinemica, Vasculite cutanea leucocitoclastica Vasculite dei Vasi medi Poliarterite Nodosa, Malattia di Kawasaki, Vasculite isolata del SNC Vasculite dei Grandi Vasi Arterite a cellule giganti (arterite temporale), Arterite di Takayasu
VES: misura la velocità di sedimentazione delle emazie nel plasma, in mm per ora, quando il campione di sangue viene lasciato riposare in un'apposita pipetta. Per quanto detto, la VES rappresenta un indice aspecifico di flogosi. E’ solitamente indice di infiammazione più lento ad aumentare e poi a diminuire rispetto alla PCR.
Xeroftalmia: è una condizione caratterizzata da alterata secrezione delle lacrime con iposecrezione. Il pz avverte la sensazione di sabbia negli occhi, occhio secco e deve mettere le lacrime artificiali. Spesso si accompagna a xerostomia, un'alterata secrezione della saliva. Sono tipiche della S. di Sjiogren.
Xerostomia: è una condizione patologica di scarsa ed alterata secrezione salivare. Il pz deve assumere acqua o gel umidificanti. E’ tipica della S di Sjiogren.
Fonte: http://www.docvadis.it/roberto.allara/document/roberto.allara/dizionario_medico/fr/metadata/files/0/file/Dizionario%20medico.doc
Autore: Creato da: Dott. Roberto Allara
Sito web: http://www.docvadis.it/roberto.allara
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