Musica dell’america latina

 

 

 

Musica dell’america latina

 

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Musica dell’america latina

 

Musica dell’america latina

 

dal periodo precoloniale ad oggi
tutte le popolazioni andine che sembrano schive e silenziose, si esprimono nella musica e nella danza: è in queste occasioni che emergono il piacere di suonare e di improvvisare, l’amore ed il coinvolgimento per le feste, che trascinano tutte le collettività in numerose occasioni; la cultura quechua, fortunatamente non è stata del tutto distrutta dalla società coloniale ed esprime ancora oggi l’immenso patrimonio del suo passato, patrimonio che si manifesta nelle forme più genuine e pure nelle valli e sull’altipiano andino. non esistendo una versione scritta e figurata, è rimasto ben poco della tradizione musicale precolombiana; le uniche fonti si trovano  nelle cronache scritte dal xvi secolo durante la conquista spagnola e portoghese. raccontano di come avvengano danze e rituali e, inoltre, menzionano l'esistenza di canzoni liturgiche e cerimoniali, canzoni amorose, balli e celebrazioni guerriere. sappiamo, tuttavia, che nel periodo precolombiano la musica fosse originariamente basata su una scala pentatonica con un carattere piuttosto monotono e ripetitivo; l’influsso spagnolo è evidente oltre che nell’introduzione di strumenti finora sconosciuti alle popolazioni amerindie, anche nell’aumentato numero di note della scala: ne conseguono forme musicali miste e di generi del tutto nuovi. attualmente la situazione musicale è rappresentata in minima parte da melodie indie pure, su base pentatonica, e nella maggioranza dei casi, invece, da melodie creole, cioè europee meticcie, con la presenza sia di elementi indigeni che europei. le musiche creola e meticcia si sono evolute in maniera assai sensibile negli ultimi quattro secoli, sia per quel che riguarda la struttura, che per il ritmo e l’uso di scale e strumenti spagna e del portogallo e le influenze europee lasciano il posto ad un maggiore interesse verso la  musica indigena quella indigena vocale o strumentale è rimasta piuttosto immutata dai tempi della conquista e viene usata solitamente per accompagnare cerimonie e feste che coinvolgono la vita spirituale e sociale delle popolazioni indie: è fondamentale durante i culti che sono destinati alla forza della natura per il suo peculiare carattere ossessivo e iterativo, spesso ostico per l’orecchio europeo.

da lia morra, l’origine dei linguaggi

 

da internet

la musica cosiddetta latinoamericana o sudamericana è quella che si produce nell'america centrale e del sud e anche nelle isole dove si parla  spagnolo.
e’ il prodotto della fusione di differenti tradizioni musicali: il substrato indigeno pre esistente (non solo le culture dei grandi gruppi inca, maya e azteca); le tradizioni dei colonizzatori (ad es., la spagna ed il il portogallo) ed anche la tradizione musicale africana (frutto del traffico di schiavi provenienti da questo continente).
di queste influenze si presero le forme musicali, la struttura, il genere, le melodie, la metrica, le scale musicali, gli strumenti. della musica sudamericana possiamo parlare, tanto  storicamente  quanto musicalmente, d'un prima e di un dopo della colonizzazione europea.
le forme musicali sono molte e molto diverse e presentano anche una forte impronta  coloniale. le forme più conosciute rimangono, a grandi tratti, le seguenti:
argentina: coplas, yaravíes, bagualas, vidalitas, carnavalitos, huaynos, bailecitos, chacareras, chilenas, gatos, tonadas, milonga cantata, polca, habanera, valzer, tango.
colombia: cumbias.
perú: valsecitos, cuecas i resbalosas.
venezuela: joropo, polo, pasaje.
zone costiere: presentano influenze africane, da ritmi di domanda-risposta.
ecuador e bolivia: presentano più influenze indigene.

 

la cumbia e la salsa


la colombia è un grande paese, e comprende costa tropicale, morbide savane, freddissimi altopiani andini e sulla costa pacifica, dense foreste piovose. nelle vene dei suoi abitanti scorre il sangue dei nativi indigeni, dei colonialisti spagnoli, degli schiavi africani e non ultimi degli inglesi.
tutti hanno lasciato il loro segno negli stili musicali che riempiono ora le strade, gli autobus.,  i bar, i café. anche i colombiani hanno lasciato la loro impronta nel mondo della musica latinoamericana, non soltanto con il ritmo della salsa.
prima si sono contraddistinte altre forme musicali più legate ai gruppi caratteristici del paese, tradizionali, legati ai ritmi della cumbia , del paseo, della puya, del joropo. la musica più strettamente legata alla colombia è la cumbia, una mistura di ritmo e  melodia ariosa e sincopata. e’ praticamente la danza nazionale. i primi gruppi musicali di cumbia erano formati solo da percussionisti e cantanti, ma si svilupparono poi in gruppi più allargati con trombe, tromboni e saxofoni più altri strumenti arrivati con l’era elettronica (tastiere, ecc.).
la costa atlantica fu una delle zone di nascita dei passi di ritmo e di danza della cumbia, reminescenze (dicono) dei giorni in cui gli schiavi neri aspettavano danzando di essere legati alle catene.
molti gruppi di cumbia usano cori di tamburi dal suono molto profondo, chiamati bombo, suonati con le bacchette, sono loro a chiamare gli altri strumenti all’inizio delle danze. poi ci sono i tamburi hembra, che diventano solisti e improvvisano seguendo i cantanti. sopra tutti questi accompagnano il ritmo maracas e piccoli xilofoni o marimbe.
ci sono dei gruppi musicali che adottano anche strumenti appartenenti alla tradizione indigena, come il flauto de millo, una specie di clarinetto preistorico. i gruppi più famosi sono toto la momposina e il gruppo femminile la negra grande de colombia.
negli anni ’40 la cumbia incominciò a diventare la danza delle classi medie ed aristocratiche delle città.  allora nacquero gruppi che seguivano .di più lo spirito campagnolo e tradizionale della cumbia, aggiungendo assoli di clarinetto alle canzoni, influenzati dai toni melodici del flauto de millo. dagli anni ’60 e ’70 la cumbia acquisì più specifiche caratteristiche ritmiche e strumentali, trasformando  la sua forma in quella della salsa. diventando una forma più moderna evidenziando di più l’uso di schemi ritmici del pianoforte invece dei cori vocali o di percussione  viene così portata oltreoceano dagli emigranti soprattutto nel nordamerica, a new york, dove diventa una delle forme musicali più suonate nei locali.
joe arroyo, uno dei musicisti colombiani più famosi, diventa protagonista con le sue salsa-mix, arrangiamenti ritmici e musicali nati dal ritmo della cumbia.
in seguito, negli anni ’80, gruppi famosi come i gypsy kings produssero brani musicali legati ai ritmi della cumbia e della salsa (bamboleo, su tutti), mischiati però con influenze musicali del centro america, del messico e dei carabi.
questa mescolanza di ritmi e suoni portò uno dei più famosi gruppi musicali, la sonora dinamita, a produrre hit come la bamba, tu cucu.

 

il tango argentino

 

si dice che l’argentina abbia due patrimoni nazionali: l’inno e il tango.
“i  miei informatori sono tutti d’accordo il tango è nato nei bordelli” dice j.luis bórges.
nessuno in effetti può stabilire il preciso luogo di nascita del tango. di sicuro è una musica della città: un prodotto del calderone di immigrati europei (italiani, spagnoli, ebrei e dell’est europeo), creoli locali (di discendenza spagnola), neri e nativi, che insieme confluirono quando buenos aires divenne la capitale dell’argentina nel 1880.
un  miscuglio di flamenco dell’andalusía, melodie del sud italia, dell’habanera di cuba, dei ritmi delle percussioni africane e soprattutto della milonga, la canzone dei gauchos argentini. una musica imbevuta di storia sin dalla sua nascita, quindi. nelle sue prime forme il tango fu associato a tutte quelle forme  di machismo e violenza che erano parte della cultura cittadina dei bassifondi: nel suo simbolismo questa danza era una specie di caccia predatoria, la donna rappresentava l’argentina, presa e conquistata dall’immigrante in arrivo, l’uomo danzatore, che ne conquistava i territori. i primi gruppi musicali di tango erano trii di violino, chitarra e flauto, ma intorno alla fine dell’800 il bandoneón, arrivò dalla germania, e nacquero così le classiche orchestre di tango.
il bandoneón fu inventato intorno al 1860 in germania per accompagnare i canti religiosi nelle chiese senza organo.
i primi musicisti virtuosi di questo strumento furono eduardo arólas e vicent gréco.
dopo che il tango fu suonato in lungo e in largo per le metropoli argentine, da gruppi per le strade, nei caroselli, nei teatri, divenne cultura metropolitana. fu notato dalle classi aristocratiche fino ad essere importato all’estero ed arrivare a parigi. una volta varcato l’oceano, il tango divenne danza nazionale, ballata dal bordello alle sale da ballo più eleganti ed esclusive.
carlos gardél, fu ed è ancora una delle figure chiave del tango argentino; suo il merito di aver trasformato il tango in uno stile musicale popolare per ogni classe sociale.
astor piazzolla domina la storia recente del tango argentino. la sua idea fu di trasformare il tango non solo come musica per danzare ma anche come musica seria da ascolto. un concetto subito molto difficile da accettare per gli altri musicisti.dopo essere scappato dall’argentina negli anni ’70 del regime militarista, tornò a buenos aires dopo la caduta della giunta. i suoi esperimenti comunque aprirono la strada a dei cambiamenti radicali. il suo tango è un raffinato mixage di elementi rock e jazz, eseguito con strumenti acustici e non elettronici (anche se in seguito si cimentò in composizioni con tastiere, basso elettrico e batterie).

 

strumenti musicali tradizionali dei paesi dell’america latina

le differenze più alte nella musica si trovano tra gli inca e gli  aztechi: la musica inca viene profondamente influenzata dalla cultura spagnola, mentre quella azteca viene mantenuta nella sua tradizione.ognuno di questi popoli ha la sua musica e i propri strumenti musicali. qui dunque, vediamo come gli inca  fossero più affezionati alle ciaramelle, flauti di canna o fang. gli aztechi disponevano di strumenti a percussione tra i quali i più usati erano l’huehuetl (tamburo a fusta verticale) ed il teponaztli (tamburo cilindrico orizzontale). c’erano altri strumenti, alcuni comuni ai differenti popoli: flauto (di pan), ocarina, siku, xiulets, sonajas, raschiatori e tamburi. dopo la colonizzazione incomincia il  métissage tra le culture europee (spagnola e portoghese) e gli indigeni. anche la musica subisce involontariamente questa modificazione.vediamo, dunque, che molti strumenti che i  colonizzatori si portano nei loro viaggi tra i secoli xvi i xvii (viola, arpa, violino, chitarra... trovano in questi paesi  le proprie  varianti: il charango andino (un íbrido tra la viola e la chitarra piccola), il tres e il cuatro (piccole chitarre di 3, 4 e fino a 8 corde rispettivamente), il chitarrone (chitarra di venticinque corde tipica del messico). già nei secoli xvii i xviii diminuisce il potere della spagna e del portogallo e le influenze europee lasciano il posto ad un maggiore interesse verso la  musica indigena


 

           

 

 

 

 

maracas a semi (perù)             ocarina (perù)                                                 Palo della lluvia (cile)

                                                
 

 

 


flauto a 13 canne (bolivia)                 tarka o anata (bolivia)               maracas

 

           

 

 

 

 

bombo   (perù)                                                        chimbangueles(venezuela)


bastone della pioggia

questo strumento molto suggestivo è originario del cile.si ricava da un tronco di cactus
quando si capovolge il bastone si sente il suono di una pioggerellina che presto diventa temporale.se ben costruito il suono è davvero naturale,graduale,e incredibilmente amplificato.

 

come costruirlo

in mancanza di grandi cactus useremo: un grosso tubo di cartone porta-disegni,come quelli degli architetti.si trova in cartoleria o nei colorifici.
un'abbondante manciata di chiodini sottili lunghi poco meno del raggio del tubo.
un sacchetto di lenticchie secche(ma potete sperimentare con altri piccoli semi  se volete). materiale necessario per decorare(a piacere)
per prima cosa osservate il tubo:noterete che c'è una spirale che corre lungo di esso.un po' come nei rotoli vuoti della carta da cucina.lungo la spirale piantate i chiodini fino in fondo con la punta verso l'interno del tubo.distanziateli di un centimetro circa e seguite bene il disegno della spirale.se non riuscite a individuarla o state usando un tubo di plastica,disegnatela voi facendo attenzione a non fare troppe spire:dovete creare una "scalinata" abbastanza ripida.
piantate bene i chiodini in modo che all'esterno si vedano solo le capocchie attaccate al cartone.quindi versate un po' di lenticchie nel tubo.tappatelo e provate a capovolgerlo.aggiungete lenticchie finchè non siete soddisfatti della lunghezza e qualità del suono.se non avete mai sentito un vero bastone della pioggia,cercatene uno sulle bancarelle peruviane o in un negozio di oggetti etnici,giusto per farvi un'idea.
quando avete trovato un suono che vi piace sigillate il tubo con il suo tappo e incollatelo o fissatelo con dello scotch. potete decorarlo con stoffa o pittura ma state attenti a non bagnare troppo il cartone per non ammorbidirlo.
inutile dire che se avete la fortuna di disporre di un bastone di legno cavo...non esitate a sostituirlo al tubo di cartone. i bastoni cileni hanno solo dei cordoni colorati come decorazione,ma se volete provare qualcosa di più complicato potete dipingere tutto il bastone di un color ocra uniforme,ad imitazione del legno.consigliamo dell'acrilico poco diluito.una volta asciugata questa mano passatene una di acrilico marrone diluito.pennellate velocemente il bastone fino a ricoprire tutto ma non esagerate con l'acqua.asciutta anche questa mano,passate su tutto il bastone del lucido da scarpe marrone in abbondanza. lasciate riposare un'oretta,quindi spazzolate finchè la superficie non è lucida. attenti a non deformare il tubo!!
se vi piace l'effetto legno potete tenerlo così,oppure provare una decorazione aborigena: armatevi di uniposca arancione scuro e bianco(a quest'ultimo potete sostituire la scolorina,ammesso che sia di quelle a pennarello.
iniziate con l'arancio e disegnate tanti animaletti o motivi simili.molto carine sono le salamandre.riempite gli spazi all'interno delle figurine con particolari bianchi o neri.riempite lo sfondo esterno alle figure con puntini bianchi.provate anche ad alternare disegni geometrici bianchi e arancioni. in alternativa,  abbandonate il gusto etnico ed elaborate una decorazione ispirata alla pioggia.

 

bongo - ponte musicale tra due continenti
raccolta di audio cassette

e’ chiaramente percepibile nel panorama della musica popolare americana l’influenza su di essa esercitata dalla tradizione africana. se nessuno mette in discussione che la samba, la rumba o il jazz siano musiche “nere”, meno noti sono i meccanismi attraverso i quali tali ritmi, portati dagli schiavi dall’africa, siano diventati patrimonio culturale del continente americano, mescolandosi alla tradizione musicale locale.
“bongo” si propone di ricostruirne le successive trasformazioni fino alla loro attuale; appartiene alla storia di queste trasformazioni anche la storia degli strumenti africani che hanno accompagnato gli schiavi nel loro viaggio senza ritorno verso le americhe. duplice quindi l’obiettivo di questa ricerca:

  1. etno-musicologico, relativo allo studio della composizione musicale folkloristica americana inserita nella storia del continente americano
  2. storico-politico, mirato ad affermare la continuità culturale tra africa e america, fornendo elementi universali per la comprensione dei legami tra i diversi continenti extraeuropei

 

titoli
puntata 1- la salsa
puntata 2- musica del mozambico
puntata 3- il gospel
puntata 4- la musica afrocubana
puntata 5- il  carnevale
puntata 6- la bossanova
puntata 7- musica afrobrasiliana
puntata 8- il reggae
puntata 9- la milonga
puntata 10- il berinbau

(materiale in visione presso il laboratorio migrazioni)

 

Fonte: http://www.scuolenuoveculture.org/MaterialiScaricabili/Schegge/schegge_amlat/musica.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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