Vittorio Emanuele III il Re numismatico

 

 

 

Vittorio Emanuele III il Re numismatico

 

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti. Se vuoi saperne di più leggi la nostra Cookie Policy. Scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.I testi seguenti sono di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente a studenti , docenti e agli utenti del web i loro testi per sole finalità illustrative didattiche e scientifiche.

 

 

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

Vittorio Emanuele III il Re numismatico

 

Vittorio Emanuele III il Re numismatico

Vittorio Emanuele III
Il Re numismatico

 

1 - PREMESSA

L’idea di scavare nella vita di grandi personaggi che hanno fatto la storia, al fine di renderli ai nostri occhi sì grandi ma più “umani” e simili a noi, ha da sempre affascinato molte persone. E’ ovvio che le loro gesta, opere e quant’altro siano degni di essere ricordati sui libri di storia, ma vi è sicuramente quella parte di loro, fatta di passioni ed interessi, non nota ai più che magari non avrà contribuito a modificare il normale corso degli eventi ma che comunque ha lasciato tracce indelebili.
In questa categoria vi è indubbiamente Vittorio Emanuele III di Savoia, il quale fu uno dei precursori della cultura numismatica, redigendo il primo immenso catalogo di classificazione delle monete italiane a partire dal medioevo, tant’è che i cataloghi oggi in commercio devono indubbiamente ringraziare il lavoro svolto da V.E. III e dai suoi collaboratori.

2 - CENNI DI STORIA    

Vittorio Emanuele III di Savoia, figlio di Umberto I di Savoia e di Margherita di Savoia, nacque a Napoli l’11 settembre 1869 e morì ad Alessandria d’Egitto il 28 dicembre 1947.

Fu Re d’Italia dal 1900 al 1946, Imperatore d’Etiopia dal 1936 al 1943, Re d’Albania dal 1928 al 1943.

Il suo nome completo era Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro.

Fu cultore di numerose discipline ma fu specialmente appassionato di studi storici, esperto di paleografia (disciplina che studia la storia della scrittura) e diplomatica (disciplina comprendente i concetti, le tecniche e le procedure per giudicare dell'autenticità o meno del documento medievale).

E’ ricordato come collezionista di monete e fu autore di una monumentale opera in 20 volumi denominata il Corpus Nummorum Italicorum dove sono classificate e descritte le monete e le Zecche Italiane.

Lascerà purtroppo l’opera incompiuta ma grazie a questa sua passione viene ricordato come il Re numismatico.

Durante il suo lungo e travagliato regno, l’Italia passa attraverso differenti fasi storiche (Prima Guerra Mondiale e Fascismo) che segnarono ampiamente la produzione di monete.

Le monete precedenti alla Grande Guerra, come modulo e peso, si rifanno a quelle dei precedenti regnanti.

Tuttavia viene rapidamente abbandonata quella monotonia stilistica che ha caratterizzato le monete di Vittorio Emanuele II e Umberto I e che si può individuare solo nei tagli minori di inizio secolo.

Prevale l’argento e gli stili si fanno subito molto eleganti e risentono degli influssi dell’Art Nuveau. Alcune monete sono disegnate prendendo a riferimento antiche monete italiane.

Una seconda fase si può individuare nell’immediato dopo-guerra in cui i moduli vengono ridotti e in pratica spariscono i metalli preziosi nelle monete di maggior uso quotidiano. Il fine di questa drastica sparizione sono evidentemente riconducibili ad una politica di investimenti delle risorse nei settori bellici e/o comunque di ricostruzione post-bellica.

Man mano che il Fascismo e l’Autarchia prendono piede, la monetazione si fa sempre più austera e abbonda di riferimenti al Regime.

A Vittorio Emanuele III, anche il merito di aver introdotto anche la particolare lega di acciaio denominata ACMONITAL.

 

3 - IL CORPUS NUMMORUM ITALICORUM

Il Corpus Nummorum Italicorum, noto anche come CNI, è stato scritto da Vittorio Emanuele III di Savoia coadiuvato dai più esperti numismatici dell'epoca. Primo tentativo di un catalogo generale delle monete medievali e moderne coniate in Italia o da Italiani in altri Paesi. È ancora oggi fondamentale per lo studio e la classificazione delle emissioni delle diverse Zecche italiane a partire dal Medioevo.

Nell’ottobre 1897, durante l’inaugurazione della nuova sede della Società Numismatica Italiana, l’allora principe ereditario, manifesta al prof. Solone Ambrosoli e a Francesco Gnecchi l’intenzione di pubblicare un catalogo ben redatto e abbastanza esteso della propria collezione, che potesse servire di guida generale per le monete medievali e moderne italiane.

L'opera, inizialmente prevista in 10-12 volumi, rimase incompiuta a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Negli ultimi mesi del 1910 venne pubblicato il primo volume del Corpus Nummorum Italicorum; i successivi 18 volumi vennero regolarmente alla luce sino al 1943, quando, per le vicende legate alla Guerra, il 20° (rarissimo) rimase allo stato di bozza, mentre si andava raccogliendo il materiale per il previsto 21° volume.

Il sesto volume, comprendente le Zecche minori delle Tre Venezie, della Dalmazia e dell'Albania, uscì in ritardo, dopo le pubblicazioni del settimo ed ottavo volume. Ciò va ricercato nell'attesa dell'esito della Prima guerra mondiale. Alla Corte di Vienna non vedevano di buon occhio che officine monetarie entro i confini dell'allora Impero Austroungarico venissero inserite nel Corpus e incaricarono il numismatico roveretano Quintilio Perini di scrivere al re d'Italia, pregandolo che volesse almeno pubblicare le monete di quelle zecche come supplemento alla fine del volume. A questo desiderio il re non volle corrispondere, perché avendo già pubblicato monete di regioni come la Corsica, la Savoia e il Canton Ticino, che non facevano più parte dell'Italia, non intendeva derogare dalla regola per quelle del Trentino e dell'Istria. Quintilio Perini fu accusato dagli austriaci di alto tradimento e andò esule a Milano fino al termine della guerra, il sesto volume fu pubblicato quattro anni dopo, nel 1922.

Il Primo tentativo di un catalogo generale delle monete medievali e moderne coniate in Italia o da italiani in altri paesi oggetto, allora come oggi, di entusiasti commenti e critiche feroci, rappresenta un lavoro enorme, che raccoglie e aggiorna molto del materiale precedente. In campo più latamente storiografico, si inserisce in un tradizione “risorgimentale” tesa a costruire le basi della recente Unità nazionale: proprio nel 1911 si celebrerò il Cinquantenario dell’Unificazione.

 


La Società Numismatica Italiana, che ebbe Vittorio Emanuele socio fondatore nel 1892 e Presidente Onorario dal 1897, intende non solo celebrare il centenario dell’opera promuovendone una aggiornata rilettura critica, ma anche ricordare la figura di numismatico e collezionista del Re e di quanti, soci della nostra Società, collaborarono all’opera.

 

4 – LA MONETAZIONE DURANTE IL REGNO DI VITTORIO EMANUELE III

Evitando di addentrarci in ambito specifico in una disciplina complessa come la numismatica per le molteplici sfaccettature che essa comprende, non avendone la completa padronanza, possiamo dire, come già anticipato che V.E. III durante il suo Regno, volle dare da subito un’impronta diversa alla monetazione da lui emessa distinguendosi dai suoi predecessori per lo stile ed i materiali adoperati.

E’ notevole come la sua indole da collezionista abbia influito sulle emissioni delle monete; infatti è possibile notare sin dagli inizi come egli dedichi particolare attenzione non casuale, alle emissioni apposite per collezionisti a limitatissime tirature.

Si nota anche influenza sulle monete di piccolo taglio destinate ad una più ampia e capillare diffusione anche ai ceti più bassi, ove di tanto in tanto nel corso degli anni veniva effettuata una tiratura decisamente più bassa rispetto alle precedenti ed alle successive.

Su un lato di tutte le monete era raffigurato il profilo del Re mentre sull’altro molteplici temi si sono avvicendati; spesso è ricorrente lo stemma di Casa Savoia e l’Aquila Sabauda ma vengono anche rappresentate quadrighe di cavalli o leoni, figure riconducibili alla fierezza da rappresentare.

Molteplici le emissioni di tagli in materiali preziosi, quali oro e argento, abitudine che il Re nel corso degli anni fu costretto ad accantonare per le esigenze belliche avute durante il suo Regno.

 

Anch’egli come i suoi predecessori per alcuni tagli, fece incidere sui bordi delle monete il motto FERT ripetuto per tre volte ed alternato a nodi e rosette; il motto fu assunto secoli prima da CASA Savoia (probabilmente da Vittorio Amedeo II).

 

Spunti bibliografici:

  • Catalogo Gigante 2009;
  • www.socnumit.org.

 

L'Acmonital o Acciaio monetario italiano è una delle leghe usate in Italia per la coniazione delle monete a partire dal 1937. In particolare è stato utilizzato per tutte le monete della serie impero dal valore di 20 centesimi fino alle 2 lire. La Repubblica Italiana ha utilizzato l'acmonital per le monete da 50 e 100 lire e per la parte esterna delle monete da 500 lire bimetalliche dal 1982 fino al 2001.
L'acmonital è essenzialmente composto da ferro, nichel, cromo e vanadio in proporzioni variabili.
L'acmonital è un acciaio inox ferritico individuato dalla sigla AISI 430. Si evince che è ferromagnetico e quindi viene attratto dalle calamite; tale proprietà si riduce fino quasi al suo azzeramento quando la percentuale di nichel nella lega diventa rilevante. Ad esempio, le monete in acmonital della serie Impero degli 1939 e 1940 sono state coniate in due versioni, una magnetica e una antimagnetica, mentre a partire dal 1941 solo nella versione magnetica.

Questo motto appare impresso sulle monete sin dal 1392. Ancora oggi la sua origine è incerta e controverso il significato. Tra tutte le interpretazioni di questo misterioso motto voglio riportare le due più verosimili. La prima si basa su una leggenda apparsa su un amedeo d’oro da 10 scudi di Vittorio Amedeo I: Foedere Et Religione Tenerum, come sarebbero anche a dimostrare i nodi d’amore di Savoia che uniti tra loro girano tutt’intorno alla leggenda e le mani congiunte in segno di fede che sono nel campo tra le braccia della coce formata da quattro lacci d’amore. La seconda interpretazione è data dal Cognasso, che fa risalire il motto ad Amedeo VI, il Conte Verde, il quale avrebbe preso parte assieme ai suoi cavalieri ad una giostra tenuta nell’aprile del 1364 recanti la divisa di un collare con la leggenda FERT in lettere d’oro, quale significato di dolce schiavitù verso la dama del cuore e con tre laci d’amore simboli dell’indissolubilità del legame amoroso.

 

Fonte: http://ossml.altervista.org/VEIIIReNumismatico.doc

Sito web da visitare: http://ossml.altervista.org

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

Nota : se siete l'autore del testo sopra indicato inviateci un e-mail con i vostri dati , dopo le opportune verifiche inseriremo i vostri dati o in base alla vostra eventuale richiesta rimuoveremo il testo.

Parola chiave google : Vittorio Emanuele III il Re numismatico tipo file : doc

 

Vittorio Emanuele III il Re numismatico

 

Vittorio Emanuele III il Re numismatico

 

 

Visita la nostra pagina principale

 

Vittorio Emanuele III il Re numismatico

 

Termini d' uso e privacy

 

 

 

Vittorio Emanuele III il Re numismatico