Psicodramma moreniano

 


 

Psicodramma moreniano

 

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Psicodramma moreniano

 

Psicodramma

 

“Un incontro di due:
occhi negli occhi, volto nel volto.
E quando tu sarai vicino
io coglierò i tuoi occhi
e li metterò al posto dei miei
e tu coglierai i miei occhi
e li metterai al posto dei tuoi,
allora io ti guarderò coi tuoi occhi
e tu mi guarderai coi miei”

(Moreno, 1914)

Definizione

"Lo psicodramma è un metodo d'approccio psicologico che consente alla persona di esprimere, attraverso la messa in atto sulla scena, le diverse dimensioni della sua vita e di stabilire dei collegamenti costruttivi fra di esse. Lo psicodramma […] porta alla riscoperta ed alla valorizzazione della propria spontaneità e creatività”. (cfr. www.psicodramma.it)

Brevi cenni storici (cfr. Moreno, 1973; Genni e Paul Lemoine, 1973; Gasseau, Gasca, 1991)

L'invenzione dello psicodramma si deve a Jacob Lévy Moreno, nato in Romania nel 1892. Trasferitosi a Vienna in tenera età, ebbe modo di partecipare alla vita culturale assai viva in quegli anni nella capitale austriaca. Sentì molto gli stimoli provenienti dalle avanguardie culturali sviluppatesi negli anni '20 tra cui la sperimentazione teatrale, l'interesse per la clinica e la psicopatologia. Moreno, che ha una formazione medica, non osservò la realtà sociale come uno spettatore passivo ma come un attore estemporaneo raccontando favole ai bambini e mimandole con loro. In seguito s'interessò alle prostitute dei marciapiedi piuttosto che ai pazienti istituzionalizzati.  " Il malato con il numero e il pigiamino bigio non è per lui" (Moreno, 1973). Fonda a Vienna il teatro spontaneo e, nel 1932, per cercare di aiutare Barbara (sua attrice e amica), scoprì la catarsi e lo psicodramma. Per attenuare i lati aggressivi del carattere dell'attrice, manifestati nella sua vita coniugale, Moreno le fece interpretare ruoli di prostituta o di donne di basso rango (parti opposte a quelle calme e angeliche solitamente rappresentate). In seguito ai progressivi miglioramenti la invitò a rappresentare scene della sua infanzia e alcuni sogni: dopo qualche mese guarì. Si passò così dal teatro spontaneo allo psicodramma. Da quel momento s'intesserò alla categoria degli esclusi.

Egli sostenne che un processo veramente terapeutico doveva avere come meta tutta l'umanità; rintracciò come precursori storici del suo psicodramma "i riti drammatici dei primitivi in cui l'esecutore in origine non era un attore ma un sacerdote era come uno psichiatra magico occupato a salvare la tribù, a persuadere il sole a brillare o la pioggia a cadere" (Gasseau, Gasca, 1991). Le antiche tribù utilizzavano metodi di invocazione, persuasione e provocazione affini ad uno psicodramma primitivo. Moreno divenne un geniale regista dell'improvvisazione teatrale organizzando psicodrammi nei giardini a Vienna, nelle strade, nei teatri, negli accampamenti militari, in prigioni, ospedali, bambini, carcerati sviluppò la sua teoria psicodrammatica valorizzando la spontaneità, la creatività e la catarsi.

Il metodo (cfr. www.psicodramma.it; Moreno, 1964)

Lo psicodramma è un metodo di sviluppo personale basato essenzialmente sulla "messa in azione" dei contenuti del mondo interno; nello psicodramma la persona "gioca" concentrando sulla scena le sue rappresentazioni mentali. Sul palcoscenico il protagonista è attivamente impegnato a concentrarsi ed a sviluppare le sue risorse, ascolta le diverse parti del suo mondo interno e relazionale: i suoi dubbi, le sue domande, i suoi talenti, i suoi blocchi, i suoi desideri e bisogni…Così facendo egli avvia un dialogo interno che lo conduce a cogliere possibili soluzioni ai suoi conflitti intrapsichici e/o di relazione col mondo esterno. In questo suo procedere egli trova stimoli e conferme nella partecipazione e nell’appoggio sia dello picodrammatista che del gruppo. Con lo psicodramma la persona può (ri)sperimentare, in un contesto di semirealtà, delle situazioni piuttosto che raccontarle.

La durata di una sessione di psicodramma (unità temporale all'interno della quale si svolge un lavoro psicodrammatico unitario e completo) è predefinita contrattualmente: la quantità di tempo necessaria è stabilita dal singolo psicodrammatista sulla base delle esigenze del gruppo e del suo stile operativo. Con un gruppo di adulti "normali" il tempo medio risulta di circa due ore, mentre con gruppi speciali (es.: bambini, adulti gravemente disturbati) la durata si riduce notevolmente in conseguenza della ridotta capacità di attenzione dei partecipanti. Lo psicodramma costituisce uno strumento d'intervento adatto ai piccoli gruppi: in una sessione vediamo riunite un numero di persone che non dovrebbe essere inferiore alle tre unità e non dovrebbe superare le dodici.

Il metodo consiste quindi nella messa in scena di ciò che il soggetto vive, ha vissuto, vorrebbe vivere all’interno di un contesto protetto e rassicurante, un dialogo attivo tra i diversi aspetti della propria vita che consente perciò di arrivare ad un livello più alto della coscienza di sé e di fiducia nelle proprie potenzialità. In tutto ciò gioca un ruolo fondamentale lo stabilirsi di una relazione tra i diversi interlocutori; in particolare Moreno utilizza il termine tele (vocabolo greco che significa: lontano, a distanza) per indicare l’affettività e l'empatia che legano in modo reciproco una persona ad un’altra (differente dal transfert che rappresenta la proiezione di fantasie inconsce su un’altra persona).

 

Durante le sessioni di psicodramma sono utilizzate alcune tecniche:

  • La rappresentazione scenica: modalità attraverso cui lo psicodrammatista (il direttore) privilegia l’azione rispetto al racconto, cioè fa rappresentare al soggetto (con l'aiuto dell'uditorio) l'esperienza che si sta prendendo in esame.
  • Il doppio è un membro del gruppo che, assumendo la stessa postura del protagonista e mettendosi al suo fianco, mette in parole i contenuti e le emozioni che ritiene che il protagonista stia provando. La prima esperienza di doppio ha origine dal rapporto madre-bambino in cui la madre cerca di dar voce ai bisogni ed ai sentimenti del proprio figlio.
  • Lo specchio: questa tecnica consiste nel porre il protagonista fuori dalla scena che ha costruito in posizione di osservatore della scena stessa che viene interpretata da un alter ego e da altri membri del gruppo; il protagonista può “vedersi da fuori”.
  • Inversione di ruolo: tecnica principale dello psicodramma, consente di entrare nei panni dell’altro per conoscere meglio ciò che egli prova, al tempo stesso cercare di vedere se stessi con gli occhi dell’altro, attuando un percorso contestuale di aiuto e di eteropercezione.
  • Sociometria: strumento che utilizza l’azione per rendere evidenti e percepibili le relazioni sociali.
  • Soliloquio: nel soliloquio l'individuo esprime liberamente quello che gli passa per la mente, con una modalità che fa percepire ciò come qualcosa che non è rivolto ad altri se non a se stesso. In tale discorrere solitario i pensieri emergono e si strutturano senza seguire le regole della logica o le esigenze di compiutezza proprie di un racconto; essi piuttosto vengono regolati nel loro concatenarsi dal flusso variabile ed imprevedibile delle emozioni.

Il setting operativo è composto da:

  • Scena: il teatro di psicodramma non è disposto su un unico piano orizzontale, ma ha diversi "livelli" in cui la persona può collocarsi; spostandosi da un livello ad un altro, la persona cambia il punto di vista e, di conseguenza, la percezione della realtà circostante. Dalla balconata, ad esempio, si vede in un modo più globale e distaccato quanto avviene sul palcoscenico e ciò può risultarle molto proficuo. Il teatro di psicodramma possiede anche un'altra caratteristica importante per la creazione dell'atmosfera del "qui ed ora" richiesta dalla scena psicodrammatica: l'isolamento dalle interferenze acustiche e luminose del mondo esterno. Per questo il teatro non ha aperture sull'esterno e la luce è creata artificialmente; diversamente, stimoli uditivi e visivi casuali e non adeguati alla rappresentazione in atto bloccherebbero la spontaneità del protagonista. Il direttore controlla costantemente che l'intensità della luce, oscillando fra l'oscurità e la brillantezza, sia in sintonia con il tono emozionale della scena che si va svolgendo. La luce è di solito disponibile in diversi colori, ad ognuno dei quali si ritiene correlata una particolare atmosfera: il colore bianco dà il senso della realtà, del tangibile; il giallo è lo spazio, il calore, la gioia, l'apertura; il rosso è l'eccitazione, la tensione, l'aggressività; il blu è il tono della depressione, della tristezza, dell'introspezione, dell'intimità pacata; il verde smorza le cose, è il rilassamento. Una caratteristica del teatro di psicodramma è quella di presentarsi come un ambiente "differenziato", cioè come un luogo peculiare capace di creare uno stacco netto dall'usuale ambiente di vita e di predisporre l'individuo al coinvolgimento nella situazione psicodrammatica.

Fanno parte dello spazio terapeutico anche gli oggetti d'uso per la creazione delle scene: sedie, sgabelli, assicelle, coperte, materassi, cuscini, ecc., materiali rigidi, morbidi, ruvidi, rotondi, allungati, piatti e così via. Essi assumono la funzione che ad essi attribuisce il protagonista, mentre a loro volta danno vivezza alle percezioni di questi, permettendogli di essere più pienamente coinvolto nel "qui ed ora" della situazione psicodrammatica. Tra questi oggetti molta importanza ha la sedia ausiliariache può diventare:

  • sedia vuota che si utilizza quando il protagonista deve dire delle cose ad un altro che egli immagina occupare lo spazio offerto dalla sedia (interlocutore immaginario).

L'elemento concreto, ma vuoto, rappresentato dalla sedia si presta ad essere riempito da tutto ciò che il protagonista vede in chi tale spazio occupava: è uno spazio dove si posano le percezioni, le proiezioni, le paure, i desideri del protagonista. Può trattarsi della poltrona dove il padre si sedeva per leggere il giornale, della culla del bambino, della poltroncina del nonno, della sedia del capoufficio, del posto a tavola occupato dal padre, dalla madre, dal marito. La sedia vuota può essere anche utilizzata per incontri con persone morte o mai nate (per esempio, il figlio desiderato e mai avuto), ma presenti e significative nel mondo intrapsichico del protagonista.

  • sedia alta è utilizzata in funzione ausiliaria del protagonista che vive sentimenti d'inferiorità e/o di subordinazione rispetto ad una certa persona, ambiente o situazione. Consiste nel collocare una sedia su di un tavolo o, comunque, su un piano più elevato rispetto al livello del palcoscenico: su questa sedia si accomoda il protagonista, il quale sperimenta - magari per la prima volta nella sua vita - un rapporto "dall'alto in basso" con persone che nella realtà vive come "superiori", "schiaccianti", "al di sopra". L'essere in alto spazialmente facilita l'esserlo anche nel vissuto psichico, affettivo, sociale.

            

  • Il soggetto o paziente: deve poter esprimere la propria spontaneità in assoluta libertà.

La spontaneità opera nel presente, nel qui ed ora; essa stimola l'individuo verso una risposta adeguata ad una situazione nuova o ad una risposta nuova ad una situazione già conosciuta.

  • Psicodrammatista: svolge le funzioni di direttore di scena (prendendosi cura della produzione scenica), terapeuta (attacca, urta, scherza e ride col protagonista) e analista (analizza la rappresentazione con l'aiuto dell’uditorio). Deve avere una formazione specifica, cioè aver frequentato un "corso di psicodramma" (della durata di tre-quattro anni, dipende dai programmi); il corso ha un'impostazione teorico-pratica, cioè lo psicodramma, oltre ad essere oggetto della formazione teorica, viene anche utilizzato come strumento formativo. Possono parteciparvi medici, pedagogisti, assistenti sociali, sociologi, avvocati che si occupano di problemi familiari, psicomotricisti, educatori professionali, operatori che lavorano nel campo della salute e/o nei servizi sociali. All'interno della scuola di psicoterapia di Milano troviamo un corso di specializzazione denominato "Studio di psicodramma" della durata di quattro anni tenuto da Giovanni Boria, psicologo clinico, psicoterapeuta, psicodrammatista, che ha compiuto la sua formazione sullo psicodramma all'Istituto Moreno Beacon (New York) con la guida di Zerka Moreno.  
  • Uditorio: ha il duplice ruolo di 1) aiutare il soggetto nella rappresentazione, 2)diventare esso stesso, per volontà del protagonista, il soggetto della rappresentazione.
  • Il gruppo degli “Io” ausiliari: collaborano con il direttore e aiutano il soggetto nella sua rappresentazione, svolgendo così le funzioni di attori, terapeuti e ricercatori sociali.

 

Gli obiettivi dello psicodramma (cfr. Moreno, 1973)

La tecnica psicodrammatica vuole sollecitare il soggetto ad essere ciò che è realmente portandolo ad una cambiamento che lo conduca all’autonomia e alla spontaneità. La metodologia promuove la consapevolezza relazionale e gruppale, facilita lo sviluppo della capacità comunicativa attraverso un riaddestramento emotivo e l’uso del corpo nella sua globalità.

Campi di applicazione dello psicodramma (cfr. www.psicodramma.it; www.psicologia-psicoterapia.it)

La tecnica psicodrammatica è utilizzata:

  • nella crescita personale (per la migliore conoscenza di sé e per trovare l'armonia tra i bisogni interni del soggetto e le richieste della realtà esterna);
  • nella formazione personale, soprattutto di figure professionali in cui il rapporto con gli altri assume un'importanza fondamentale;
  • per la cura di soggetti psicotici, borderline, tossicodipendenti, con problemi di anoressia, bulimia e psicosomatici.

Vantaggi e limiti

Secondo il nostro parere, il vantaggio principale dello psicodramma è che, lavorando in un contesto di semireltà, favorisce l'individuo nell'esprimere spontaneamente la sua interiorità. Il limite che invece gli si può trovare è che per la buona e funzionale riuscita della rappresentazione necessita della totale convinzione, partecipazione e spontaneità del soggetto. 

 

Bibliografia

http://www.psicodramma.it/

http://www.psicologia-psicoterapia.it

J. L. Moreno, Il teatro della spontaneità, Guaraldi, Rimini, 1973 (pp.IX-XXII)   

J. L. Moreno, Principi di sociometria, di psicoterapia di gruppo e sociodramma, Etas Kompass, Milano, 1964 (pp.85-92)

Genni e Paul Lemoine, "Lo psicodramma. Moreno riletto alla luce di Freud e Lacan", Feltrinelli Editori, 1973 (pp.7-8)

M. Gasseau - G. Gasca, "Psicodramma junghiano", Bollati Borighieri, 1991

 

 

Fonte: http://eduprof.altervista.org/didattica/21/dps/psicodramma2.doc

Autore del testo:Boga V.,Bove M., Capizzi V., Forti V.

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