Teologia storia

 


 

Teologia storia

 

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Teologia storia

 

STORIA DELLA TEOLOGIA

 

Introduzione alla materia

Prima di cominciare vanno fatte una serie di precisazioni::

  • si fa cominciare la storia della teologia dal VII secolo non perché, come dice qualcuno, prima non ci fossero teologi, ma perché è a partire da questo secolo che si è cominciato a tematizzare il problema gnoseologico di questa disciplina, della teologia come scienza e siccome noi facciamo gnoseologia teologica partiamo da qui;
  • storia della teologia non vuol dire né storia del dogma, perché la teologia è più ampia, né storia del pensiero religioso, perché la teologia è meno ampia. Noi considereremo la teologia nel suo aspetto gnoseologico, metodologico ;
  • ha senso vedere la teologia del passato, perché ci sono delle strutture classiche e dei teologi talmente geniali che quando questi risolvono i problemi del loro tempo lo fanno con una tale profondità che continueranno ad intrigare per sempre. San Tommaso ad es. è un faro (e il Vaticano II lo ha ribadito) perché il suo metodo di lavoro è stato esemplare, è lui infatti che disse:«la verità da chiunque venga detta viene dallo Spirito Santo»;
  • il metodo di studio sarà a macchia d’olio, nel senso che si guarderà l’essenziale per poi sviluppare e non partiremo dalla “periferia” per arrivare al centro!

 

IL MEDIOEVO

 

La teologia durante l’alto medioevo: dal principio del VII alla metà dell’XI secolo

 

Nel VII secolo si ha una rinascita degli studi letterari che fu stimolata e consolidata poi dall’attività culturale di Carlo Magno che obbligò ogni capitolo di canonici ad aprire una scuola e i monasteri non furono comunque da meno. Nel procedere in questa attività letteraria però a fianco della ormai consolidata ragione letteraria ed enciclopedica , per cui basta capire cosa si legge nella lettura di un testo (biblico, ma anche delle arti liberali ), emerge la ragione dialettica fondata sul discorso e sul contrasto, a cui non basta capire il testo, ma si confronta con esso e nel confronto emerge sempre e comunque il paradosso, perché la verità è paradossale. Se i cultori della ragione letteraria ed enciclopedica infatti continuano a produrre opere teologiche che consistono nella spiegazione della Scrittura grazie ad estratti dei padri e all’applicazione delle arti liberali, qualcuno, della scuola di Fulda in Germania come Rabano Mauro († 816), l’allievo Godescalco e Walfredo Strabone († 849) o della scuola di Corbia come Pascasio Radberto († 860) e Ratramno († 868), inizia a far uso della dialettica mostrando però che chi cerca di risolvere dei problemi, nel farlo ne crea altri, perché nel confrontarsi con ciò che dicono i Padri e la Bibbia e confrontandoli tra di loro è ovvio che i problemi saltano fuori! Lo scossone più grosso però lo infliggerà Giovanni Scoto Eriugena († 877) che sarà il primo a trattare una vera e propria interpretazione del dogma con le risorse di una certa concezione metafisica del mondo, nel suo De Divisione naturæ, tentando un’armonizzazione tra sapere profano (soprattutto greco) e religioso, ma come tutti i pionieri usa gli strumenti in modo maldestro e se anche poté apparire razionalista per alcuni dei suoi contemporanei gli intenti non erano eretici, perché lui rimaneva fondato su Cristo! I problemi saltarono invece fuori quando Berengario di Tours († 1088) applicò la logica formale tale e quale all’Eucaristia e arrivò a dire che questa era solo un segno! Il suo grande errore fu quello di estrapolare un dato di fede dal suo contesto sapienziale e di trattarlo con la logica formale, insomma trattò un dato di fede con strumenti non adeguati! Il rischio di qualsiasi strumento appena scoperto è infatti quello di farne un uso eccessivo e quello della logica formale è di prendere se stessa come norma, indipendentemente dal senso della realtà ed alterandone quindi i tratti! A Berengario risponderà focosamente e radicalmente san Pier Damiani († 1072) che da asceta rigoroso e buon uomo di tradizione, disse che la ragione non ha “ius magisterii” nel cristianesimo! Reazione altrettanto netta, ma meno negativa avrà l’abate Lanfranco di Bec († 1089), per cui , la fede non ci è stata data perché ne disputiamo, ma perché ne viviamo.

 

Osservazione sul rapporto Chiesa-dialettica

La Chiesa si trovò insomma di nuovo di fronte al problema che affrontò nella crisi ariana quando Ario formalizzò il concetto di Dio, ma siccome dentro ad un concetto ci sta una ed una sola realtà, non riuscì a considerare il Verbo come Dio, perché una volta che uno ha formalizzato Dio tutto ciò che non risponde a quei requisiti è fuori, non è Dio! «Il Verbo è distinto dal Padre? Sì. Allora se è distinto non è Dio» più o meno così ragionò Ario, ma non tenne conto di san Giovanni e di San Paolo che dicevano che Gesù, il Verbo è Dio. La Chiesa non ha paura della dialettica, ma non può accettarne un uso distorto e i dati biblici se estrapolati dal loro contesto ed inseriti in un’intelaiatura formale non possono che uscirne distorti: così successe con Ario, così successe con Berengario. La Chiesa non semplifica i paradossi che si vengono a creare nell’uso della dialettica, ma se ne fa carico, così ad Ario rispose nel suo stesso linguaggio:«sì, il Verbo è presso Dio ed è distinto da esso, ma allo stesso momento è della stessa sostanza!». La Chiesa così è sempre pronta a difendere i paradossi (che non sono assurdi!) della fede e se riconosce l’importanza della ragione allo stesso tempo fa attenzione a non “fornicare con l’ancella” come diceva Bonaventura, se riconosce la fondatezze e l’importanza del concetto di analogia  allo stesso tempo tiene ben saldo il principio che fu enunciato al Concilio Laternanense IV:«Inter creatorem et creaturam nulla datur similitudo quin maior dissimilitudo notetur».

 

Sant’Anselmo

Discepolo di Lanfranco di Bec sarà Anselmo († 1098) monaco e abate dell’omonimo monastero e poi arcivescovo di Canterbury, è tuttora importante per l’esercizio che egli ha aperto alla ragione nella fede. Ragione che non è sistematizzata in un sistema filosofico, come sarà per Tommaso, ma è lo spirito come potenza si riflessione e di ragionamento, applicato agli oggetti tenuti per fede («Credo ut intelligam» diceva lui) con l’ambizione di manifestare la verità intrinseca di questi con la sola forza dello spirito, riflettendo e ragionando, da qui nacquero il Monologion e il Proslogion. Non è quindi l’intellectus fidei agostiniano, né la doctrina sacra tomista, ma si pone a mezza via come una percezione intellettuale inter fidem et specieni che giunge a trovar delle rationes necessariæ non solamente per l’esistenza di Dio, ma anche per la Trinità e l’Incarnazione: partendo dalla fede ne mostra la piena intelligibilità, persegue una convinzione strettamente intellettuale. Questo suo teologare, questa sua ricerca di intellectus e di ratio si svolge insomma nel quadro di una vita di preghiera e di unione a Dio, anche se è più che meditazione e ciò si nota nella differenza che c’è tra le sue preghiere, piene di slanci di affetto, e le sue ricerche teologiche, la cui trama, dialetticamente così serrata, è razionale: è un teologo di gran razza il cui modo di ragionare mostra non solo strutture mentali logiche, ma anche metafisiche. Ed egli sa benissimo che la verità è sempre più grande di qualsiasi formulazione, perché:«Actus credentis non terminatur ad enenuntiabile, sed ad Rem», dove con Rem si intende la realtà stessa di Dio. E non bisogna quindi cadere nell’errore di Gaunilone che prende ciò che dice Anselmo alla lettera, perché allora sì Anselmo ha torto, ma se si considera ciò che dice più che sul piano della logica formale su quello della metafisica, allora il pensiero di Anselmo è lo stesso che ha mosso Tommaso a formulare le cinque prove cosmologiche dell’esistenza di Dio che sono ottenute non per deduzione, né per induzione, ma inferite a partire dal reale: io non posso concepire infatti il relativo senza l’assoluto, il contingente senza il necessario!

Il grande cambiamento alla confluenza dell’XI e del XII secolo: nascita della scolastica.

Il cambiamento è strettamente legato alla rinascita generale che interessa la società europea:

  • si vive meglio, si viaggia di più e gli orizzonti si allargano;
  • il sentimento di socialità umana si rinnova e nascono Comuni, Corporazioni, Ordini religiosi unificati del tipo inaugurato da Cluny e ripreso da Citeaux;
  • si incomincia ad uscire dalla feudalità e dal suo frazionamento;
  • molti fatti economici (rinascita del commercio, inizio di industrie), giuridici (liberazione dalla servitù dei contadini) e sociali (aumento di sicurezza e di pace con la nascita ad es. del movimento Tregua di Dio) convergono nel senso di una certa liberazione dell’uomo;

Tutte queste situazioni pongono le condizioni per dei notevoli cambiamenti culturali:

    • Alla rinata tendenza all’associazionismo si accompagna così la nascita di una nuova tendenza, un  movimento verso la personalizzazione; movimento che troverà espressione in  materia religiosa tanto sul piano della pietà quanto su quello del pensiero: così allo spirito tradizionale-simbolista (che conosce il momento di massimo splendore proprio nel XII secolo) va affiancandosene uno più speculativo e critico, molti non si accontentano più infatti di considerare le cose nel loro valore significativo di un altro mondo, ma si interessano a ciò che sono in se stesse.
    • Questa specie di autonomia terrestre si annuncia sul piano politico-giuridico (è qui quindi che comincia la secolarizzazione!) con l’autonomia delle “cosa pubblica” da quella ecclesiale e a cui la Chiesa non era contraria in linea di principio, anche se ciò portò a non poche scintille!
    • Questa rinascita del diritto in ambito laico unita alla riforma gregoriana causò una straordinaria rinascita del diritto canonico, il cui risultato fu la costituzione di una scienza canonica (Ivo di Chartres; † 1116, Decreto di Graziano del 1140 e successivi commentatori).
    • Questo exploit del diritto canonico portò però una confusione tra questa disciplina e quella teologica e ad un’invasione della mentalità giuridica nella vita ecclesiale, tanto che da Alessandro III quasi tutti i papi sono dei giuristi e dal XIV secolo fino al Concilio Vaticano II tutti i trattati dei sacramenti, della Chiesa e della morale sono stati penetrati di spirito giuridico, poco preoccupato di significazione spirituale.

In campo teologico i mezzi intellettuali del cambiamento furono:

  • la dialettica (reintrodotta da Abelardo);
  • le scuole legate alla vita urbana come le università;
  • ma soprattutto la crescente influenza di Aristotele il cui ingresso fu triplice: inizialmente, per mezzo di Boezio, se recuperò solo la logica vetus e quindi solo la figura storica di Aristotele, che però non faceva problema, Þ poi si iniziò a conoscere la Logica che fornendo una teoria critica del sapere e della dimostrazione: inizia a creare i primi attriti per i suoi influssi sulla dialettica Þ il vero problema sarà però quando si iniziò ad usare la Metafisica, la Politica, il Trattato dell’anima e la Fisica, perché ciò che entrò nel lavoro teologico non era più solo uno strumento di analisi, ma una conoscenza del mondo e dell’uomo !

A livello di procedimento, lo strumento logico aristotelico  ha formato gli spiriti all’impiego sempre più sistematico e sviluppato della quaestio, che non è semplicemente la risposta ad una difficoltà, ma un procedimento metodico della elaborazione della conoscenza: messo in presenza di opposte proposizioni, lo spirito deve trovare una ragione in favore di uno dei termini dell’alternativa o qualche distinzione che permetta di attribuire a ciascuno la sua parte di verità. Il procedimento si è sviluppato a partire da Abelardo, nel quadro della lectio, cioè dell’attività eseguita nelle scuole che partiva dalla lettura della Sacra Scrittura con occhio critico che portava alla nascita in un primo tempo di questioni e poi di vere e proprie dispute. La Bibbia infatti non ha in sé una “perspiquitas” (come diceva invece Lutero) perché molti passi se confrontati tra di loro si contraddicono oppure uno stesso problema riemerge più volte nel corso della lettura, ma con il metodo della quaestio si sistematizzava il problema in uno schema partendo dai dati biblici. Nel momento in cui si schematizza però si lascia sempre fuori qualcosa e allora sorgono i problemi! Esempio classico di ciò è il rapporto libertà-grazia che si può far finta di non vedere, ma che c’è e alla ragione pone seri problemi! Certo Abelardo essendo il pioniere di questo strumento, come tutti i pionieri era anche un po’ esagerato nell’uso tanto da rischiare di rovinare l’oggetto analizzato, la fede, con questo strumento tanto che San Bernardo (che non a caso è visto come l’ultimo Padre della Chiesa ed è amato da Karl Barth) lo criticò aspramente dicendogli che non era quello il modo di fare teologia, mentre Pietro il Venerabile, abate di Cluny, gli diede spazio e fiducia. Per altro Pietro Lombardo che dopo sarà osannato da tutti non è che un Abelardo che ha fatto carriera!

La nuova forma di teologia che si viene sviluppando, la Scolastica, è quindi legata allo sviluppo delle scuole di tipo universitario (e non più capitolari o monastiche!) dove la teologia è insegnata accanto ad altre scienze o arti e mette quindi in opera dei procedimenti simili ai loro, di tipo analitico e razionale, metodico e critico. Ed è proprio questo elemento a differenziare nettamente la nuova forma di teologia da quella patristica più contemplativa, sintetica, tradizionale e alleata della percezione della realtà nel loro simbolo.

 

Rottura tra l’Oriente e l’Occidente

Differenze tra Occidente ed Oriente sono sempre esistite, ma a partire dal tempo di Costantino hanno iniziato ad entrare in collisione e a creare un malinteso virtuale, dichiarato o latente. La rottura divenne formale nel 1054 proprio durante la rinascita culturale sopraccitata e forse in seguito alla sottolineatura del potere del papato, della costituzione di una scienza canonica, dello sviluppo della dialettica e del principio della scolastica. La teologia bizantina, poi ortodossa, infatti vuol vivere solo dell’eredità dei padri che legge soprattutto nello spirito della tradizione alessandrina, ma è una fedeltà di tipo statico (che adombra addirittura l’importanza della Scrittura!) tanto che guardandola ancora oggi si può vedere la nostra teologia latina prima dell’XI secolo (come ecclesiologia, sulla questione del carattere sacerdotale, senza alcuna distinzione formale tra ordine e giurisdizione ecc.), è una teologia basata sulla filosofia neoplatonica, dalla sua psicologia e dalla sua gnoseologia, tanto che si può definire come una gnosis nel senso giusto della parola, perché è intesa come una conoscenza interiore e totale, acquisita non con l’impiego di una pura tecnica logica o razionale, ma attraverso un’assimilazione dell’uomo stesso, in tutte le sue potenze, all’oggetto contemplato e i due poli di questa teologia sono Incarnazione e divinizzazione della creatura. E questo tipo di teologia andò strutturandosi dapprima contro l’introduzione della dialettica, poi dal XIV al XV secolo contro la scolastica latina, dal XVI fino al XIX secolo contro la teologia cattolica, quella protestante e l’idealismo tedesco. Dal XIX secolo si iniziano invece a vedere, soprattutto in Russia e Grecia, dei teologi fedeli ai padri e che rimangono aperti, con posizioni molto vicine ad una teologia cattolica comune, anche si tratta agli inizi più di una filosofia religiosa che non di una teologia. Oggi è auspicabile, nel rispetto dell’originalità di ogni tradizione, un felice scambio per ciascuna di esse e va anche detto che se la Chiesa Cattolica avesse mantenuto certi fermenti e certe ispirazioni orientali, avrebbe evitato alla scolastica, come anche all’esercizio del potere pontificio, di dare occasione alla protesta delle Riforme del XVI secolo.

 

Il XII secolo: la Prima Scolastica e la teologia monastica.

Anselmo di Laon († 1117), allievo di Sant’Anselmo, fonda una scuola che tenta già una prima opera sistematicamente costruita, scuola a cui cresce il giovane Pietro Abelardo († 1142) che però ad un certo punto se ne va perché la dialettica usata gli pare totalmente insufficiente:«è inutile parlare se non si offre l’intelligenza delle proprie proposizioni, non si può credere ciò che non è prima capito» . Egli non pretende di dimostrare le verità cristiane indipendentemente dalla fede, ma ha una immensa fiducia nelle facoltà della ragione e della dialettica e cerca quindi di fornire dialetticamente ragioni verosimili tanto da suscitare però l’ira di San Bernardo che lo fece condannare e ridurre al silenzio, ma il dado era ormai tratto: Abelardo aveva fatto progredire il dibattito dialettico ponendo così le basi della prima scolastica che però recuperò anche ciò che ad Abelardo mancava, infatti era tanto tradizionale-agostiniana quanto dialettica, religiosa e razionale. Tutto ebbe origine a Parigi dove ad un certo punto professori e allievi che studiavano presso i canonici di Notre-Dame si stancarono e andarono sulla “rive gauche”, nel monastero di Santa Genevieve dei canonici lateranensi. Il vescovo si oppose a questa emigrazione, ma loro ricorsero al papa Innocenzo III che li difese: nasce così l’università di Parigi in cui si studiavano (ciò che noi oggi chiamiamo) teologia, medicina, diritto e le arti (cioè tutto il resto). La teologia viene così a contatto con la materia (medicina), il diritto romano e la relativa indipendenza del potere secolare, ma soprattutto con la filosofia. In questa commistione nacque la teologia come disciplina ecclesiastica e non più monastica, ecco perché la Chiesa di Roma ha sempre difeso questa istituzione, che è talmente “altra” per i francesi che ancora oggi non la considerano come loro appartenenza, ma come universale . Il teologo poteva poi intraprendere la carriera universitaria che prevedeva: baccellierato ® licenza (con  la potestà di insegnamento) ® dottorato. Ciò che successe a Parigi successe anche da altri parti sempre da scuole canonicati e grazie all’intervento pontificio e a quello statale. I rischi dell’università sono che la teologia diventi sapere profano, i pregi sono che non le permette di dormire sugli allori. Esponenti di spicco della Prima Scolastica sono:

  • il sassone Ugo di San Vittore († 1141) che cresciuto nell’abbazia di San Vittore (dei canonici regolari agostiniani) lascia parecchie grandi opere tra cui spicca il De sacramentis una vera e propria somma di teologia, secondo la distribuzione in opera della creazione (AT) e opera della riparazione (Cristo®Chiesa®sacramenti). Altrettanto famoso sarà il suo successore, lo scozzese Riccardo di San Vittore († 1173);
  • Pietro Lombardo († 1160) che venuto a Parigi tra il 1136 e il 1139, seppur dotato di meno genio dei due vittoriani è riuscito a comporre un’opera teologica che ha avuto un ruolo senza pari sino al XVI secolo e che sono un po’ la spina dorsale della Scolastica: le Sententiae. Il successo dell’opera è dovuto all’essere un manuale scolastico e che quindi dava per la prima volta gli elementi di ogni questione secondo una distribuzione collegata alle categorie agostiniane, sistematica, imperfetta (perché le domande fondamentali erano trattate marginalmente), ma comoda: Le tre Persone divine, la scienza e la volontà di Dio Þ Creazione degli angeli, opera dei sei giorni, caduta e grazia Þ Incarnazione, virtù, peccati e comandamenti Þ sacramenti e fini ultimi.
  • E poi tanti altri quali: Roberto Pulleyn († 1146), Roberto di Melun, Gilberto Porretano († 1164), Pietro di Poitiers († 1205), Prepostino da Cremona, Alano di Lilla († 1210)

Con la nascita di questo tipo di trattazioni nasce anche l’interesse per la cristologia (anche perché se non c’è questa, non c’è possibilità di sintesi alcuna nella Bibbia ® cf Emmaus) e la considerazione dell’umanità di Cristo e ciò diede nuovo impulso alla teologia e portò notevoli contributi quali:

    • la questione del De Gratia Capitis di Tommaso;
    • una nuova elaborazione del trattato dei sacramenti;
    • in mariologia la diffusione dell’idea di mediazione;
    • in morale l’elaborazione del trattato delle virtù e l’analisi delle condizioni della moralità fatta grazie anche all’utilizzo di autori pagani quali Aristotele e Seneca;
    • la nozione di giurisdizione e la sua distinzione dal potere d’ordine;
    • la distinzione tra in diversi rami delle scienze e della filosofia;
    • l’articolazione del piano storico-tradizionale tipico delle scuole agostiniane-monastiche, con quello sistematico-ideologico tipico di Abelardo (Fides [dogmatica], Caritas [Morale], sacramentum [Rituale, ecclesiale]);
    • la produzione di numerosi trattati apologetici contro le sette anti-ecclesiastiche e i Gentili.

Parallelamente a questa Prima Scolastica anche nel XII secolo continua comunque a fiorire una teologia monastica che:

      • esige la cultura letteraria classica, escludendo la dialettica;
      • resta legata alle case religiose e non si secolarizza;
      • mira ad edificare e a sapere solo per edificare la fede in sé e negli altri;
      • coltiva il senso spirituale, l’allegoria;
      • non è frutto della sola facoltà di conoscere e di ragionare, ma di tutto l’uomo spirituale che comunica ai misteri e ne matura una profonda percezione nella preghiera;
      • si rifiuta di essere una scienza senza sapienza soprannaturale;
      • non rifiuta comunque di servire i grandi interessi della Chiesa lottando contro gli errori.

Elementi di spicco di questa teologia furono Ruperto di Deutz († 1135), Honorius d’Autun († dopo il 1150), Pietro il Venerabile († 1156), ma soprattutto e sopratutti San Bernardo († 1153) imbevuto di epistemologia religiosa tutta mistica, non senza qualche eredità origeniana, tanto che alla lettera egli ha eletto Gesù Cristo come sua filosofia e i gradi dell’umiltà e dell’amore di Dio come vie d’accesso alla percezione gustosa della verità e proprio per questo si oppose ad ogni prova della conoscenza teologica attraverso vie puramente dialettiche. Inseparabile da San Bernardo è poi il suo amico, teoretico della conoscenza mistica, Guglielmo di san Tierry († 1148).

Tirando le somme si può dire che:

  • gli attriti tra teologia scolastica e teologia monastica che poi sfoceranno in quelli tra san Tommaso e san Bonaventura, sono la riproposizione di quelli tra le scuole di Antiochia e Alessandria e che oggi ci sono tra Rahner e von Balthasaar;
  • la ripresa improvvisa dell’attività culturale avviene perché le condizioni di vita sono migliorate (e siccome primum vivere dei filosofari …), ma sono migliorate grazie anche al lavoro silenzioso che tutti hanno condotto nel IX e X secolo dopo il crollo dell’impero tanto che il greco tornò sì, ma dall’Irlanda, dall’Inghilterra e dall’Arabia che non facendo parte dell’impero, non avevano subito tale collasso. Insomma il rinascimento è tale, ha raccolto molto perché il medioevo ha arato e macinato.

 

L’esegesi medievale.

La distinzione tra teologia monastica e scolastica si ripercuotono moderatamente anche nella trattazione della Sacra Scrittura: alla lettura finalizzata all’edificazione, tipica della lectio divina, va affiancandosi quella del metodo esegetico moderno le cui esigenze si avvertono in Andrea di San Vittore († 1175), in Ugo di San Caro († 1263) che realizza una Concordanza verbale (latina) e progetta una revisione del testo della vulgata e in San Tommaso che nei suoi commentari su san Paolo e su san Giovanni cerca l’intelligenza letterale del testo con una felice evocazione di luoghi paralleli. Detto ciò anche qui va tenuto da conto come nell’insegnamento San Tommaso, e con lui qualsiasi altro maestro scolastico, dedicasse la prima ora della giornata a commentare il testo sacro, la Scolastica trovava un equilibrio nel contatto diretto con la parola di Dio per un commentario sistematico e continuo, si ignorava quindi la rottura tra dogma e vita spirituale.

 

Il terzo ritorno di Aristotele

Alla fine del XII secolo si comincia a conoscere e ad utilizzare le opere di Aristotele ed i primi in cui se ne trovano tracce sono Guglielmo d’Auxerre († 1231) e Filippo il Cancelliere († 1236): nozione di habitus (che sarebbe una capacità, una virtù), la distinzione tra l’essenza dell’anima e le sue facoltà, la filosofia del libero arbitrio … Dopo le reazioni antidialettiche sopraccitate ora succedettero, lungo tutto il XIII secolo, quelle magisteriali contro Aristotele perché si voleva introdurre in teologia non solo la ragione, ma un intero sistema filosofico con le sue categorie!

 

Sant’Alberto Magno († 1280) e san Tommaso d’Acquino († 1274)

Il fatto decisivo della cosiddetta rivoluzione albertino-tomista consiste nella franca accoglienza della filosofia di Aristotele, nel suo insieme anche se con alcune correzioni e completamenti, da parte di uomini che sono essenzialmente dei teologi, soprattutto Tommaso d’Acquino che così facendo aderiscono ad una conoscenza scientifica del mondo, delle strutture del creato e anche dell’essere che è autonoma, è consistente in sé, non derivata dalla fede, ma dalla ragione ! Si iniziava così a distinguere tra il dominio di ciò che è dimostrato dalla ragione da quello delle verità di cui l’uomo non può avere conoscenza che per rivelazione o insegnamento divino, soprannaturale.

I Padri e l’Alto Medioevo avevano cercato in Platone (visto che il suo anelito verso l’assoluto era totalmente cristiano), o comunque in certe rappresentazioni dipendenti da un’ispirazione platonizzante, i quadri molto generali di una filosofia che consisteva in una ricerca del fine ultimo, che permise loro di vedere il mondo nel suo riferimento a Dio e di fondare così una teologia che era ricerca personale di Dio e della salvezza attraverso l’unione ad una Verità-Valore Þ San Tommaso ammette francamente la legittimità di conoscere per conoscere ed il sapere, il conoscere scientificamente la natura delle cose (collegando in modo necessario le proprietà ad un soggetto, gli effetti alla loro causa, le conclusioni a dei principi) diventano perfezione assoluta dell’essere razionale. Applicando questo programma all’interno della doctrina sacra essa diverrà teologia, cioè  scienza, principalmente speculativa, che si specifica come un sapere (non più come una ricerca personale della salvezza), ma che non cesserà di essere religiosa perché si può porre epistemologicamente solo rendendosi subalterna, attraverso la Fede, alla scienza di Dio e dei Beati: metodologicamente la scienza di sa Tommaso è una scienza del rivelato, cioè una conoscenza esplicativa delle strutture dell’ordine della salvezza (compresa la creazione), per cui la fede è vista come partecipazione della conoscenza che Dio ha di sé e la teologia è certamente regina della filosofia, ma nella misura in cui obbedisce alla Rivelazione, è la prima perché serva di tutti!

Guardando all’attuazione di questo programma bisogna notare che:

        • la vastità dell’opera di Tommaso da cui si evince la potenza eccezionale di speculazione unita alla grandissima attività di informazione positiva;
        • ha un valore scientifico e una potenza enormi perché ha un gran valore teologico-kerigmatico (tanto che la sua opera è paragonata ad una cattedrale gotica), anche se dall’altra parte ha l’inconveniente di non seguire esattamente l’economia della Rivelazione;
        • mirando a cogliere il formale (e quindi è curioso vedere anche ciò che non tratta rispetto ai suoi contemporanei), adempie il suo compito con un rigore, una purezza, una onestà intellettuale e con un senso del reale veramente eccezionale che gli permettono di chiarire e mettere a punto tutti gli aspetti decisivi delle realtà umane e cristiane

Insomma Tommaso è un maestro di pensiero ineguagliabile, dato da Dio al suo popolo alla fine del mondo antico, di cui raccoglie docilmente gli apporti, e all’inizio del mondo moderno, analitico, critico e tecnico, è una guida provvidenziale per in nostri spiriti chiamati a distinguere per unire gerarchizzando e ad entrare in dialogo, per spiegare ad essi la verità del rapporto religioso, con degli uomini votati alla conoscenza delle cose, alle scienze e alle tecniche di un mondo conosciuto ed amato in se stesso e non più visto da Dio, come facevano i gli agostiniani, i Padri e i platonisti.

 

Permanenza della corrente agostiniana. San Bonaventura e la Scuola francescana.

In opposizione alle dottrine corrispondenti dell’aristotelismo cristiano ci fu una rielaborazione dell’antropologia e della gnoseologia religiosa di Agostino grazie soprattutto alla Scuola francescana il suo maestro è San Bonaventura († luglio 1274, poco dopo Tommaso, morto lo stesso anno, ma il 7 marzo!!!). L’agostinismo comporta tutto un insieme di tesi puramente filosofiche (es. pluralità delle forme per cui l’uomo non ha solo l’anima intellettiva, ma anche vegetativa, sensitiva e intellettiva), ma dal punto di vista dell’opera teologica si caratterizza per le seguenti posizioni:

          • la dottrina dell’illuminazione, contrapposta a quella dell’astrazione, che é basata sulla distinzione di un ordine spirituale e di uno sensibile e corporale, per cui non si conoscono le realtà spirituali partendo da una scienza delle cose corporali, anche se queste ultime sono per l’anima occasione di pensare a Dio e di meglio realizzarne l’intima rivelazione che s’aggiunge all’attività della ragione ed è frutto in noi di una illuminazione soprannaturale che non è solo quella della fede, ma anche dell’intelletto e della scienza;
          • il rifiuto di considerare l’ordine della specificazione separatamente dall’esercizio, la forma separata dal suo stato esistenziale concreto, la conoscenza al di fuori del fine che vi si cerca;
          • assimilare la teologia ad una scienza qualsiasi è quindi tradirla, perché la si separerebbe dalla soggettività religiosa e quindi da ciò che posso fare per salvarmi e unirmi a Dio.

Marcel dice che, forzando un po’ le cose, si potrebbe esprimere l’opposizione tra la concezione aristotelico-tomista e quella agostiniana-francescana nella distinzione tra “problema” e “mistero” .

Tra i Principali teologi della linea agostiniana ricordiamo:

  • tra i francescani il chiaro Matteo d’Acquasparta († 1302), il deciso Giovani Peckham († 1292), il singolare Ruggero Bacone († dopo il 1292), Guglielmo di Ware;
  • tra i domenicani Ricardo Fishacre († 1248), Roberto Kilwardby († 1279), il fecondo, generoso e confuso, beato Raimondo Lullo († 1315), Durando da San Porciano († 1334);
  • tra i maestra secolari Enrico di Gand († 1293) e l’eclettico Giovanni Gersone;
  • tra gli agostiniani l’eclettico Egidio Romano († 1316), Agostino Trionfo († 1328), Gregorio di Rimini († 1358) e Agostino Favaroni († 1443).

 

XIV-XV secolo: l’era della critica e delle dissociazioni, il nominalismo.

Va subito detto che il nominalismo è una patologia della teologia perché la duplice funzione, positiva e speculativa, della teologia suppone una unità integrale (come le gambe), ma il nominalismo tende a scinderle a tal punto che la funzione positiva diventa positivismo e quella speculativa diventa razionalismo, si accolgono cioè i dati della Bibbia, ma poi si va avanti con la logica formale, ma dissociando i dati li si esaspera e si tratta il mistero come un problema, ma così lo si snatura a tal punto che poi lo si deve abbandonare. Il rischio del nominalismo è di trasformare la teologia da scienza del mistero in scienza delle conclusioni (di cui sarà accusata la scolastica) e ridurre così ad es. la morale a razionalismo giuridico senza più tener conto dello spirito!

Il nominalismo nasce dal desiderio che già dalla metà dell’XI secolo, salvo qualche eccezione, serpeggiava tra i dottori cattolici di unire teologia naturale e teologia rivelata in una sintesi organica, desiderio non soddisfatto dei grandi successi del XIII secolo (viste le potenze che la ragione aveva mostrato!) e non così propenso a trovare la risposta in un armonioso accordo tra fede e ragione, soprattutto in seguito alle condanne del 1277 fatte dal vescovo di Parigi contro il tentativo averroista di filosofia autonoma e la corrente naturalista, ma che colpì anche numerose tesi tomiste.

Qui trova il punto di partenza Giovanni Duns Scoto (1266-1308) iniziatore inconsapevole del nominalismo perché:

            • commentando le Sentenze prima ad Oxford e poi a Parigi procede ad una critica della conoscenza razionale che egli separa dalla conoscenza teologica, infatti le nostre conoscenze, che raggiungono dei concetti generali ed univoci, non possono essere applicate all’essere singolare di Dio che è visto come essere infinito, sorgente del vero come del bene e sovranamente libero, causa libera di tutte le cose;
            • allo stesso tempo è un potente e sottile dialettico e il suo realismo gli fa attribuire un’esistenza alle distinzioni di momenti logici che egli fa nel Dio della Rivelazione, indipendente da ogni operazione dello spirito: ciò è all’origine della sua famosa tesi sull’Incarnazione che traduce anche il profondo cristocentrismo della pietà francescana, così la sua dottrina dell’Immacolata Concezione ne rivela la profonda devozione mariana.

Ma critica e dialettica al servizio di belle intenzioni religiose non bastano, Scheeben mostra che in Scoto mancano i commentari scritturistici dei grandi scolastici e si ha una perdita del senso organico delle parti al tutto, insomma quel che interessa non è più la Bibbia, ma essa è solo una cava da cui si prendono i dati, è impenetrabile alla ragione che può solo parlarne, perché dalla lettera non si può risalire con la ragione allo spirito e quindi la si tratta piegandola ai nostri scopi!

Dopo di lui verrà il francescano Guglielmo d’Ockham († 1350) paragonabile a Scoto per la concezione volontarista di Dio, pura libertà creatrice e la sua agilità dialettica, ma da cui se ne allontana radicalmente per il nominalismo di cui è l’iniziatore . Dopo esere stato commentatore delle sentenze a Parigi dal 1318 al 1320 subisce un processo di quattro anni per processo dottrinale; radicalmente opposto alle tesi curialiste sull’autorità temporale del papa, fugge presso l’imperatore Ludovico il Bavaro, dove morirà. Come in materia ecclesiologico-politica dissocia autorità temporale e autorità spirituale in materia filosofico-teologica separa e sovrappone ragione scientifica e fede distruggendo così tutto lo sforzo di sintesi medioevale. Con il ragionamento de potentia absoluta Dio può fare tutto e il contrario di tutto e si distrugge qualsiasi possibilità di affermazione teologica al di là della fede rigorosa. Ockham e i nominalisti compensano quindi questo scettismo teologico attraverso un fideismo e un insistenza sul puro positivo, non soltanto della Scrittura, ma anche delle determinazioni ecclesiastiche introducendo in teologia un positivismo canonico, un modo di ragionare di tipo giuridico.

Il nominalismo, la scuola di Ockham, si propagò molto presto fino a divenire preponderante nelle università, così in molti teologi si trovava la sua idea volontarista e religiosa di Dio, la sua tendenza semi-pelagiana e il suo tipo di intellettualità critica, dissolvente e giuridica. I nomi più noti sono Nicola d’Autrecourt e Giovanni di Mirecourt (censurati nel 1346 il primo e nel 1347 il secondo: cf DS 553-570), Marsilio d’Inghem († 1396), Pietro d’Ailly († 1420), Giovanni Gersone († 1429) e Gabriele Biel († 1495) il cui commentario delle Sentenze è stato molto letto nel periodo in cui crescevano gli uomini della Riforma (compreso Lutero).

J. Huizinga ha visto nel XV secolo come un’esagerazione di tutti i difetti del medioevo, infatti:

              • ogni tratto ha assunto una specie di vita autonoma;
              • si filosofizza invece di teologizzare;
              • ogni disputa teologica si svolge sul terreno della filosofia;
              • la teologia si scolarizza sempre di più e si profana così l’atto santo del parlare di Dio;
              • il “dottore” primeggia sul pastore o l’uomo spirituale

Siccome questa teologia non è più nutrimento spirituale, si verifica una compensazione con la nascita di un movimento opposto di spiritualità pura. La spiritualità si stacca separa così dalla teologia e se prima viene chiamata mistica, dal ‘400 viene chiamata teologia ascetica e mistica. Rappresentanti di questa corrente sono il maestro Giovanni Eckart, Giovanni Teulero († 1361), il beato Giovanni Ruysbroeck († 1381), il fondatore dei “Fratelli della Vita comune” Gherardo Groote († 1384) e Tommaso da Kempis († 1471) con la sua Imitazione di Cristo. Teologia mistica che però non è più opera di uomini della sintesi teologica integrale da sant’Agostino fino a san Tommaso.

Molti fecero vari tentativi di ricongiungere le due linee tra questi: il nominalista Giovanni Gersone, lo spiritualista Nicolò Cusano, Dionigi de Ryckel o Dionigi il certosino o il cartusiano che provò in un’unica opera di 42 volumi a realizzare una sintesi tra scolastica e mistica.

Che una crisi si annunci dopo il momento di splendore lo si vede non solo dalle dissociazioni citate, ma anche dal pullulare di movimenti spirituali anti-ecclesiastici, già nati nell’XI secolo, ma che ora riuscirono ad avere due elementi necessari per essere efficaci: teologi e una piattaforma sociale e politica. Teologi che furono Giovanni Wycliff († 1384) e Giovanni Huss († 1414) che criticano simultaneamente e solidariamente la Chiesa tradizionale e la teologia ricevuta, ma mentre si appellano alla Scrittura come alla regola sovrana, ragionano in un modo “scolastico” per altro in maniera meno brillante di coloro che essi criticano. Affiorano così le prime eresie del medioevo che sono peraltro tutte ecclesiologiche, anche perché Cristo, Chiesa e Bibbia non si possono sciogliere!

In reazione a questi nasceranno i primi trattati completi della Chiesa tra cui si distingue la Summa de Ecclesia dell’inquisitore Giovanni di Torquemada († 1468).

 

L’EPOCA MODERNA

Correnti e problemi nuovi. Umanesimo e riforma.

Si ha l’avvento di un uomo nuovo, che vuole pensare ai problemi da solo. I fermenti o i mezzi di questa novità sono stati soprattutto:

  • il bisogno insoddisfatto di riforme e l’attesa di un rinnovamento (molto legata a correnti profetiche e spirituali derivate dalle sette e da Gioacchino da Fiore [† 1202]);
  • l’umanesimo nelle sue varie forme, ma soprattutto l’umanesimo letterario, cioè il culto delle lettere antiche e della loro perfezione, che rinasce con Petrarca († 1374) e Boccaccio († 1375), e che porta all’interesse dei testi e alla tecnica filologica, interessi ben presto serviti dalla stampa . Ciò permise il gusto e la possibilità di una lettura diretta e personale di testi, soprattutto degli originali e con l’interesse di ciò che è storicamente avvenuto: critica letteraria e critica storica seguono necessariamente la pratica umanista. Lo si vede bene in Lorenzo Valla († 1457) che denuncia la non autenticità della Donazione di Costatino .
  • La nascita di un nuovo sapere non puramente letterario, ma critico-filosofico i cui esponenti sono Leonardo da Vinci, Galileo, Cartesio e i cui principi della nuova conoscenza del mondo sono quelli dell’analisi e della misura matematica degli effetti che possiamo dominare ed utilizzare.

L’uomo nuovo è un concetto cristiano (2 Cor 5), come anche il rinascimento (Gv 3) il problema è che l’uomo non può rinascere da sé e neanche farsi nuovo! E l’uomo nuovo che deve abbracciare la fede e pensarla, apporta ora una ragione storica e critica, in vista di acquistare delle tecniche di dominio esteriore delle cose. La Riforma protestante grazie all’apporto umanista (di cui però respinge la fiducia nell’uomo naturale) sarà addirittura una messa in questione di tutto l’edificio dogmatico tradizionale, formulando un’interpretazione della Rivelazione e del Cristianesimo centrata sul dramma della salvezza che è in Gesù Cristo solo e che ciascuno deve far suo con la sola fede. Le opposizioni paoline legge-grazia, opere-fede, carne-spirito sono riprese nella loro virulenza e vengono prese come fulcro della dogmatica che diventa quindi theologia crucis. Ciò porta alla svalorizzazione di tutti i mezzi visibili della grazia: sacramenti, magistero e tradizione.

Questo rimettere in discussione la ragione teologica è seguito a distanza di un secolo, da una messa in discussione della fede stessa prima dai libertini, poi dai teisti e unitariani (Dio sì, Trinità no e tutte le religioni sono uguali) e infine dal razionalismo moderno i cui principi sono largamente attivi negli spiriti, alla fine del XVII secolo. La teologia cattolica deve quindi rispondere a nuove richieste e per questo deve assumere nuovi mezzi di lavoro quali:

  • Le nuove risorse filologiche e storiche. Sforzo iniziato già ben prima della Riforma in centri come Alcala e Lovanio e condotto da Giovanni Eck a Ingolstadt († 1543), Melchior Cano a Salamanca († 1560) e dalla giovane Compagnia di Gesù la cui Ratio studiorum accetta il sapere umanista e storico. In particolare:
    • la storiografia cattolica entra in una nuova via con gli Annales di Baronio († 1607) a cui seguiranno Sirmond († 1651), l’iniziatore della teologia positiva Petau († 1652), gli Acta Sanctorum di Bollando († 1665), Goar († 1653), la raccolta di latino ecclesiastico e di teologia di Du Cange († 1688), Sebastian le nain di Tillemont († 1698), Thomassin († 1695) e tra i Maurini : Mabillon († 1707), D’Achery (†1685), Martène († 1739). Più tardi ci saranno i vari: Natale Alessandro († 1724), Muratori († 1750), Assemani († 1768) e Mansi († 1769) con la sua Collectio conciliorum;
    • l’esegesi dopo che Trento ha definito come autentica la Vulgata, senza impedire il ricorso ai testi originali, conosce una fioritura che sarà senza eguali fino al XX secolo. Ci sono così i commentari spirituali di Van de Steen († 1637), Dom Calmet († 1757); le esegesi letterarie di Caietano († 1534), Salmeron († 1586), Maldonato († 1583), Toleto († 1596), Estio († 1612); la critica biblica praticata in una maniera allora nuova da parte dell’oratoriano Riccardo Simon († 1712) che provocò la reazione conservatrice di Bossuet. Nacque poi il nuovo problema di una lettura della Bibbia indipendente dalla teologia.
  • Le risposte alle negazioni o ai problemi della fede. L’apologetica infatti ora non si rivolgeva più contro i pagani, ma contro i cristiani disobbedienti o dissidenti quali ad es. furono Wyclif e Huss. E il tema principale delle controversie è la Chiesa e tutte le istituzioni cattoliche, in particolare la regola di fede e il primato papale. Spiccano tra i tanti oltre al già citato Eck: Martino Perez di Ayala († 1566), san Pietro Canisio († 1597), Stanislao Hosius († 1579), Tommaso Stapleton († 1598), ma soprattutto il grande Roberto Bellarmino († 1621) che con le sue Disputationes de rebus fidei hoc tempore controversis del 1587 ha determinato molto largamente la teologia sulla Chiesa, tanto che la definizione bellarminiana di Chiesa come societas perfecta, che insiste molto sulla visibilità della Chiesa, è divenuta comune soprattutto dopo il XVIII secolo. Va notato però che spesso la teologia post-tridentina si alimenterà ai trattati della controversia che sono abbastanza unilateralmente documentati, anche perché la controversia compensa una mancanza di qualcuno e quindi accentua ciò che l’altro nega.

Apologetica che farà molto uso, dopo il XVII secolo, dell’argomento patristico anche se più che in maniera dinamica, in maniera statica insistendo sulla “perpetuità”.

I teologi si trovano quindi a mostrare non solo la necessità di credere, ma di credere alla luce della ragione insistendo sul fatto della Rivelazione e sul diritto che ha il magistero di Dio comunicato attraverso Cristo alla Chiesa: nasce la teologia fondamentale che fornirà alla teologia il suo punto rivelato. Purtroppo soprattutto i gesuiti, inserendosi nella linea scontista-nominalista, interpreteranno la teologia fondamentale come ciò che fa vedere come l’adesione di fede ai misteri si può motivare razionalmente, concependola quindi come qualcosa che procura una fede naturale che la grazia rende soprannaturale: inizia così la piaga dell’estrinsecismo (che De Lubac contrasterà con Il soprannaturale e Agostinismo e teologia moderna), per cui su una filosofia o una antropologia naturale aggiungo poi sopra una antropologia teologica, ma la grazia non è una superfetazione, quanto più una integrazione dell’uomo, sanTommaso infatti diceva che l’uomo ha il desiderio naturale di Dio, ma questo desiderio è inefficace per vedere Dio! Chi aprirà una nuova via in questo settore sarà Pascal che argomentando tiene conto del soggetto, si inserisce nel dinamismo profondo dell’uomo messo di fronte al suo destino personale e insiste sulla volontà di ricondurre la conoscenza religiosa alle sue condizioni religiose.

 

Vitalità della scolastica

Dai commentari delle Sentenze si passerà ai commentari della Somma Teologica e tra i più famosi:

  • Tommaso de Vio detto Caietano († 1534)
  • grazie alla venuta del grande, lucido e coraggioso moralista Francesco de Vittoria († 1546) di Lovanio, la grande scuola in questa materia sarà quella di Salamanca dove si coltiverà un amore per l’informazione positiva e dove cresceranno i grandi Melchior Cano († 1560), Domenico Soto († 1560) e Domenico Banez († 1604);
  • seguiranno, sempre a Salamanca, i carmelitani che commenteranno soprattutto la parte morale della Somma, tra i quali spicca il portoghese Giovanni di san Tommaso († 1644), che però inizieranno a ridurre la teologia a “teologia delle conclusioni” che si deducono a partire da un principio di fede e una verità di ragione;
  • simile posizione si trova nei tomisti del XVIII secolo come il cardinal Gotti († 1712) e Carlo Renato Billuart († 1757);
  • i teologi della Compagnia di Gesù, dal canto loro, pur seguendo l’ordine della Somma di san Tommaso, conservano una larga libertà di scelta, sia in filosofia che in teologia. Tra di essi: Gregorio di Valenza († 1603), Francesco Suarez († 1611), Gabriele Vasquez († 1604), G. di Lugo († 1660), il Lessio “Lovanio” († 1623) e infine Luigi Molina († 1600);

Vapoi notato che mentre apparivano numerosi commentatori di san Bonaventura dall’altra la tradizione scontista era sostenuta da Wadding († 1657).

Vale spendere una parola riguardo al metodo che, influenzato da un lato dalle discussioni con i protestanti e dall’altro lato dal minimo interesse per la scolastica da parte di altri, caratterizzava allora la teologia “dogmatico-scolastica” ed era sintetizzabile in due punti:

  • sviluppo della parte positiva, alimentata dalle eccellenti edizioni patristiche del XVII secolo;
  • volontà di limitarsi a ciò che è comune a tutti i cattolici, lasciando da parte le particolari discussioni di scuola

Esponente di spicco di questo atteggiamento fu Bossuet († 1704) che fu anche soprannominato “l’ultimo dei Padri” perché ha avuto come loro il senso dell’insieme della dottrina, attive preoccupazioni pastorali e lotta contro l’eresia

 

Gli Spirituali …

Un altro filone molto importante è la teologia spirituale che parte molto da dati personali ed ispirazioni determinate dall’esperienza personale e non solo vivificati da essa. Esponenti sono:

  • gli spagnoli san Giovanni della Croce († 1582) e santa Teresa d’Avila († 1591) furono gli iniziatori di questo tipo di teologia;
  • farà invece più affidamento alle indicazioni della devozione san Luigi Maria Grignion de Montfort († 1716) che ha parecchi tratti mariologici;
  • i francesi del “grande secolo delle anime ” cioè san Francesco di Sales († 1622), Berulle († 1629) con una spiritualità fondata soprattutto nella cristologia, Luigi Chardon († 1651);
  • i carmelitani Giovanni di Gesù-Maria († 1615), Domenico della S.S. Trinità († 1687) e Giuseppe dello Spirito Santo († 1730) tenteranno invece sistematizzazioni d’insieme;
  • Fenelon († 1715) che sarà accusato di quietismo da Bossuet;
  • il tedesco Sailer († 1832) che sarà l’iniziatore del romanticismo

… e i Moralisti:

    • sin dal medioevo, ma soprattutto dopo il Concilio Lateranense IV del 1215, si è visto un moltiplicarsi di trattati composti ad uso dei confessori;
    • sant’Antonino di Firenze prima († 1459), ma poi tutti i grandi teologi del XVI e XVII secolo trattarono con cura le questioni morali teoriche e pratiche, nasce la teologia morale;
    • a partire dal XVI secolo però la considerazione pratica dei casi, spesso avvenuta più con un atteggiamento giuridico che teologico, acquista una sua autonomia e si allontana dal modello delle grandi opere scolastiche;
    • dopo Bartolomeo da Medina O.P. († 1580) poi i moralisti sono tenuti a fare una scelta tra i differenti sistemi morali: probabilismo, probabiliorismo ed equiprobabilismo. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori († 1787) che dopo aver professato un probabiliorismo moderato divenne equiprobabilista e fu soprattutto avversario del giansenismo;
    • nel ‘700 la teologia è stagnante a causa dell’Aufklarung e delle dispute di un giansenismo irrigidito nella sua autogiustificazione. La produzione più importante è l’opera dei gesuiti Theologia Wircegurgensis e i capitoli in cui i teologi sono più attivi e condizioneranno lo sviluppo ulteriore sono: la teologia morale, i trattati sul potere pontificio e la teologia pastorale, creata come disciplina indipendente nelle università austriache sotto Maria Teresa (1777), iniziativa che anche se un po’ limitata diede sviluppo alla catechetica e all’omiletica.

 

 

 

Metodo deriva da Meta odos = “via attraverso”, cioè i passi che si fanno. Si ha metodo infatti quando tu sai dire i passi che hai fatto per arrivare ad una soluzione e chiunque può ripercorrerli. E una scienza è tale se ha un metodo proprio, un oggetto proprio e degli strumenti.

Un sapere è enciclopedico quando è universale, totale, sintetico.

Le arti liberali erano formate dal trivio (grammatica, retorica e lettere umane) e dal quadrivio (astronomia, geometria, aritmetica e musica).

Qui è sepolto San Bonifacio, l’apostolo dei Germani.

La famosa frase:«Et certe id quo maius cogitari nequit non potest esse in intellectu solo sed cogitare esse in re, quod maius est. Existit ergo, procul dubbio, id quo maius cogitari non valet et in intellectu et in re».

Peraltro l’ingresso di etica, fisica, metafisica e logica fa crollare l’antico quadro delle sette arti (vedi nota 3)

Nella lettura dell’AT non basta infatti fare una lettura filologica, ma bisogna aggiungerci quella cristologica!

Venendo così meno alla massima gregoriana:«Fides non habet meritum ubi humana ratio praebet experimentum».

Da questa Università per sciamatura nacquero quelle di Padova e Vercelli.

Venne chiamata solo dopo Sorbona perché tanti studenti venivano da fuori e un prete che si chiamava Robert de Sorbonne fece una casa per ospitarli, soprattutto gli studenti di teologia.

Tommaso formulerà il principio del “rota in rota” (a cui si ispirano i rosoni) dicendo che il NT è come il mozzo di una ruota che l’AT e quindi se “sposti” anche solo di un po’ Cristo crolla tutta la ruota! Il NT latet e patet in AT, il NT è nascosto, ma allo stesso tempo si sviluppa nell’AT.

Statuto della ragione che va crescendo parallelamente a quello del potere temporale, nettamente riconosciuto come potenza distinta, anche se si esercitava solo nel quadro delle finalità della salvezza.

Una volta risolto il problema non c’è più, il mistero invece più lo si investiga e più lo si capisce, ma allo stesso tempo c’è sempre più da capire! La teologia verte sul mistero e non sul problema.

Bisogna notare che l’eclettismo è un fenomeno tipico nel pensiero ecclesiale e va bene se non impazzisce, perché non che per accogliere tutti, io devo togliere e mettere ciò che fa piacere a te, ma più una struttura è sintetica e più sa accogliere tutti e se vedo altrove qualcosa di positivo se cerco meglio lo trovo già nel Vangelo!

Chiamato via moderna in contrapposizione alla via antiqua che era quella di san Tommaso.

Potremmo dire che Scoto è la tosse Ockham è la bronchite!

Egli infatti nelle discussioni teologico-politiche del XIV secolo, caratterizzato dal conflitto tra Filippo il Bello e Bonifacio VIII, assume una posizione pauperista che rischiò di rovinare il principio incarnazionistico perché se il potere temporale è contestabile, non se ne può contestare il motivo per cui è nato e cioè per garantire la libertà della Chiesa che è il principio da salvare sempre. A livello spirituale poi si è poveri non quando si va in giro nudo, ma quando lo spirito domina la materia, quando si ha bisogno di Dio.

Si arriva così a dire che Dio potrebbe, per esempio, giustificare un peccatore senza che questi riceva la grazia!

Testo deriva da textum = tessuto e quindi la valutazione del tipo di testo è molto importante, perché come ogni tessuto ha il suo uso e il suo impiego proprio, così è per un testo: nasce qui il concetto di genere letterario.

Il primo libro stampato, a Magonza, fu una Bibbia, seguirono poi libri liturgici.

Donazione che fondava la signoria temporale su Roma dei papi, ma che era un falso del IX secolo. Da qui a dire che era una frode però ne corre!! I papi erano infatti già signori di Roma da quando gli imperatori erano a Costantinopoli, ma quando nasce la mentalità giuridica, siccome il testo non c’era si produce (fenomeno delle “false decretali”). È perciò un falso che da fondamento giuridico a ciò che di fatto era un possesso.

Benedettini della congregazione di San Mauro specializzati in edizioni critiche dei padri della Chiesa.

La teologia spirituale è unione di teologia ascetica e teologia mistica:

  • ascesi deriva da aiskuno = mi esercito Þ «tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato» (1 Cor 9,27)
  • mistica deriva da muo = faccio silenzio, è l’aspetto passivo della vita spirituale, la ricezione della grazia Þ «Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa - se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito fino al terzo cielo». (2 Cor 12,2). La grazia precede sempre, ma la prima è comunque necessaria.

 

Fonte: http://web.tiscali.it/dongacio/Files/STORIA%20DELLA%20TEOLOGIA.doc

 

Autore del testo: Bessone (?)

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