Riassunto Italo Svevo

 

 

 

Riassunto Italo Svevo

 

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Riassunto Italo Svevo

 

ITALO SVEVO (1861-1928)

 

Questo autore si colloca in un ambiente culturale un pò periferico ed estraneo alle tradizioni della nostra  cultura. Lo scrittore nacque a Trieste, che allora faceva parte dell'Impero Asburgico ; il padre era tedesco, di origine ebraica, la madre italiana, il suo vero nome era Ettore Schmitz.
Prese lo pseudonimo artistico di Italo Svevo, proprio per voler indicare le sue due anime e culture di provenienza, quella germanica e quella italiana. Da un punto di vista critico-letterario si è a lungo parlato del cosiddetto caso Svevo, per voler indicare il notevole ritardo con cui quest'autore è stato conosciuto ed apprezzato, specie in Italia. Svevo passò ignorato da Croce e dagli altri critici di professione ; solo Montale in un saggio del 1925 sulla rivista L' esame, lo presentò per la prima volta all'attenzione dell'opinione pubblica del nostro paese. Un altro estimatore dello scrittore triestino fu il grande autore irlandese James Joyce, che visse a Trieste per alcuni anni, conobbe Svevo, cui impartì anche lezioni di lingua inglese e che fece di tutto per farlo conoscere a livello europeo. Una vera e propria rivalutazione di Svevo si è avuta negli ultimi trenta anni ; di recente sono stati pubblicati scritti inediti, tra cui l'abbozzo del "quarto romanzo ", novelle, favole, opere teatrali ecc. Tuttavia è bene concentrare la nostra attenzione sui tre romanzi completati ed editi da Svevo, che sono Una vita ( 1892), Senilità (1897), La coscienza di Zeno (1923)
Il primo romanzo passò del tutto inosservato, così come anche il secondo fu quasi ignorato.
Visto il clamoroso insuccesso registrato, Svevo decise di abbandonare la letteratura e si dedicò all'azienda di famiglia .Aveva sposato nel frattempo Livia Veneziani, la cui famiglia era titolare di una grossa ditta di vernici sottomarine. Solo dopo ben venticinque anni uscì il terzo romanzo La coscienza di Zeno,  che ebbe il sospirato successo. Morì pochi anni più tardi (1928) a seguito di un incidente automobilistico.
I primi due romanzi sono ancora di impianto tradizionale : vi è una certa capacità descrittiva degli ambienti piccolo-borghesi  triestini , descritti con un certo realismo.
In questo impianto ancora prevalentemente naturalista- verista, tuttavia, comincia ad imporsi una attenta analisi psicologica dei protagonisti. Compare il tipo dell' inetto, cioè dell'individuo incapace di vivere . Alfonso Nitti, protagonista di Una vita, è un inetto totale, vive di sogni, di fantasie e di autoinganni. Non affronta concretamente e con decisione la realtà, fugge di fronte alle decisioni, si crea degli alibi interiori, pur di sfuggire alle sue responsabilità.
Si innamora di Annetta, la figlia del banchiere Maller, presso cui lavora come impiegato ; non è in grado però di gestire questo rapporto e nel momento decisivo delle scelte con una scusa banale


abbandona Annetta, la quale finirà con il preferirgli un altro. Evidentemente Alfonso non era riuscito a prendere in pugno la situazione, a viverla con decisione, ma in preda alle solite indecisioni e paure interiori, era fuggito di fronte alle sue responsabilità . Preso dallo sconforto Alfonso si suicida, compiendo un gesto velleitario di vago sapore romantico.
In Senilità il protagonista è Emilio Brentani, un "inetto a metà", nel senso che prova a lottare, a vivere, anche se rimane sconfitto dalle circostanze della vita, vittima anch'egli degli alibi interiori, delle paure e dell'autoinganno.
Emilio conduce una vita grigia ed insipida accanto alla sorella Amalia, precocemente invecchiata e zitella. La monotonia di tale grigiore si interrompe all'improvviso con la comparsa di Angiolina,  insieme alla Ghisola di Tozzi una delle più vive figure femminili  della nostra  narrativa moderna.; è una ragazza sensuale e piena di vita, di origini popolari e di dubbia moralità .Emilio la vede con occhi diversi e non prende sul serio i suggerimenti dell'amico Balli, che , da grande esperto della vita e delle donne, ha capito che tipo sia Angiolina . Egli si crea apposta alibi interiori e autoinganni per non vedere una realtà non gradita. Quando Angiolina lo abbandona, egli si rassegna alla sconfitta, non ricorre al suicidio come Alfonso Nitti, ma rientra in silenzio nel grigiore quotidiano della sua vita precedente, rassegnandosi alla senilità, cioè a sentirsi vecchio a soli trentacinque anni. 
Il terzo inetto è Zeno Cosini, protagonista del capolavoro di Svevo, "La coscienza di Zeno "; egli è un inetto tutto speciale, perché da un punto di vista sociale ed economico è un uomo perfettamente realizzato, almeno secondo i canoni borghesi del suo tempo ;  ha una moglie che lo adora, dei figli, una famiglia solida ed ineccepibile, è insomma un uomo rispettabilissimo . Quello che manca a Zeno è la forza di volontà, cioè la convinzione autentica con cui affrontare la vita; gli manca la interiore determinazione ad affrontare le scelte, le decisioni che la vita comporta , la necessaria coerenza interiore.
Questo romanzo introduce anche importanti innovazioni dal punto di vista formale ; non è più un romanzo di impianto naturalistico- verista come i precedenti ; questo è un romanzo psicologico e psicanalitico in cui si avverte la lettura ed una certa conoscenza delle teorie freudiane. Il romanzo è scritto sotto forma di  anamnesi cioè secondo quel flusso di impressioni e ricordi , che convogliati dalla memoria risalgono dall'inconscio, proprio come sollecitato dalla pratica psicanalitica.
Il referente di tale anamnesi è un misterioso  Dott. S.,dietro il quale si è voluto vedere addirittura lo stesso Sigmund Freud. Il romanzo, ovviamente non ha una trama logico-consequenziale, non segue le categorie tradizionali del tempo e dello spazio, non ha un prima ed un poi; il passato ed il presente si mescolano continuamente in un flusso ininterrotto di ricordi e sensazioni, spesso nel tempo della vita reale assai distanti tra loro ; non c'è più il tempo reale,ma il tempo misto o della memoria.
Nelle varie sezioni del libro (non i tradizionali capitoli, dunque), appaiono momenti, fasi della vita di Zeno apparentemente slegate tra loro, ma collegate dall'intima coerenza psicologica della sua coscienza, che è in definitiva la vera protagonista del romanzo e che cerca di capire con sottile ironia i meccanismi inconsci, che presiedono  alle scelte di vita operate.
La malattia di Zeno consiste dunque nel non saper prendere sul serio la vita,nel non saper compiere scelte autentiche e convinte, ma piuttosto nel lasciarsi guidare dalle circostanze.
Il vizio del fumo, da cui trae origine l'incontro con lo psicanalista  è la spia di un profondo malessere esistenziale, dell'incapacità di mettere in moto la forza di volontà e smettere dunque di fumare. Diventa il sintomo della malattia morale di un'intera generazione, di tutta una cultura ed una società al capolinea, incapace di trovare autentici valori di vita. Alcuni critici hanno visto in questo romanzo di Svevo una specie di pietra miliare della crisi morale della borghesia mitteleuropea. 
Di fronte alla crisi di valori, allo sfacelo morale, alle tante ipocrisie di una società ormai senza più autentici valori, Svevo si guarda intorno con ironia, smontando alibi interiori ed autoinganni,


cogliendo le assurdità e le motivazioni più oscure con cui l'uomo spesso si confronta con la vita.
La conclusione cui  arriva l'autore è sconvolgente e drammatica : altro che psicanalisi,di fronte ad una società malata alle radici ci vuole ben altro!  Una tremenda esplosione che,  ponendo fine all'attuale civiltà ormai esaurita, ad un progresso devastante e disumano, riporti la terra alle origini, priva di malattie e parassiti. I pochi sopravvissuti ritroveranno così la salute e ricominceranno tutto il cammino da capo !
Da un punto di vista tecnico-formale, come detto in precedenza, La coscienza di Zeno  è un romanzo nuovo ed originale, almeno in Italia : dominano il discorso indiretto libero, i lunghi monologhi interiori, che si differenziano dalla tecnica usata da Joyce dei flussi di coscienza(stream of consciousness ).A differenza dello scrittore irlandese in cui tutto il magma sotterraneo delle sensazioni e ricordi riaffiora caotico e confuso dai recessi più nascosti dell'inconscio, in Svevo c'è la voglia di razionalizzare, mettere ordine, capire i sottili meccanismi interiori, portare alla superficie gli espedienti della nostra coscienza, pur di non vedere la realtà e affrontarla dunque con coraggio e razionalità . La lingua usata da Svevo non è  un italiano purissimo, emergono anche talora durezze espressive ed espressioni improprie, al punto che un  critico ha usato l'espressione "lo scriver male "di Svevo.
In realtà, valutando tutto il complesso dell'opera di Svevo, si può concludere che si tratta di difetti sostanzialmente marginali in uno scrittore finalmente moderno, che ha aperto il romanzo italiano alle esperienze più innovative dell' Europa.

 

Fonte: http://www.liceicortona.it/doc/italiano.doc

Autore del testo: Alessandro Silveri

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