Saggio breve
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Saggio breve
Prepararsi al saggio breve
Uno dei problemi che rende più ardua la comprensione della nuova prova d’italiano è la definizione di "saggio breve". La realizzazione di una forma testuale così denominata è prevista dal Decreto ministeriale relativo alle modalità di svolgimento della prima prova scritta (tipologia B). Partire da una buona definizione è per questo essenziale. Se si parte da una buona definizione, risulterà più facile non cadere nella consueta trappola e cioè confondere il "saggio breve" (s.b.) con l’articolo di giornale.
Oggetto di questa lezione saranno proprio i "saggi brevi", o meglio, l’acquisizione di informazioni-base per poter approdare – indipendentemente dalla prova d’esame – a realizzare alcuni saggi brevi che non abbiano necessariamente i caratteri della semplificazione, ma aspirino ad una realizzazione strutturalmente più impegnativa.
Definizione
Il saggio breve è un testo scritto che consiste nella trattazione di una tematica riguardo alla quale si sia in possesso di una certa documentazione e di cui si sia elaborata una personale interpretazione.
Già da questa sintetica definizione dovrebbe risultare chiaro il capovolgimento di prospettiva che la riforma dell’esame di stato impone ai nuovi candidati. Non si incomincia a scrivere subito, appena letta la traccia, come si faceva e si fa per il tema tradizionale, ma si inizia a scrivere soltanto dopo che si è raccolta la necessaria documentazione.
Viene pertanto richiesta una tecnica diversa. Ne consegue una riflessione preliminare: non è affatto sicuro che i bravi redattori di "temi" si rivelino altrettanto abili nella stesura del "saggio breve". Alle tradizionali doti compositive subentrano doti di intuito, di sinteticità e anche di creatività. E anche le consuete abilità, per esempio, riassuntive, non è detto che si riverberino positivamente nella stesura di un s.b. Altra cosa è riassumere un racconto o un romanzo, altra cosa è riassumere – supponiamo in tre righe – la tesi forte su cui si fonda un saggio di uno storico o di un critico letterario.
Le difficoltà e gli equivoci nascono quasi subito. Infatti è obbligatorio fare ricorso ad una documentazione – se il saggio è svolto a casa anzi è auspicabile effettuare ricerche personali. MA il giorno dell’esame bisogna fare i conti con la realtà, che è ben povera sul piano qualitativo e quantitativo: la documentazione che il Ministero ci offre nei fogli allegati alla consegna è infatti scarsa, poco più di un assaggio, qualche minimo frammento documentario, fornito a titolo esemplificativo. Poi, alla resa dei conti, bisogna appoggiarsi alla propria memoria e al sedimentarsi delle conoscenze pregresse. Due o tre documenti, non di più, qualcosa di più vario (riproduzione di un quadro, fotogramma di un film) viene per l’ambito artistico-letterario. Solitamente si può fare affidamento su tre citazioni, di una decina di righe ciascuno, dove vengono proposte tesi contrapposte, in modo da stimolare direttamente la pratica argomentativa. E’ esattamente ciò che cerco di fare nei compiti in classe e e nelle esercitazioni preparatorie.
La prova del s.b. è calibrata su una richiesta fondamentale della scrittura scolastica: "Puoi cominciare a prendere la penna in mano soltanto dopo aver preso adeguate informazione e dopo aver ordinato le tue idee intorno a fatti, dati, nozioni, letture". L’obiettivo è sempre parlare (e scrivere) con cognizione di causa, dopo aver riflettuto ed attinto a fonti autorevoli, a pensatori, a maestri del pensiero ed abbracciato un punto di vista. Difenderlo, poi, con un tono che sia adeguato al destinatario (al proprio interlocutore). Al di là delle polemiche, il s.b. in fondo vuole insegnare un fondamento: che, richiesti di una opinione in merito a un problema, non si spari la prima cosa che viene in mente e non si usi lo stesso tono e lo stesso registro con tutti. Dite che è poco… Nessuno vi chiede di scrivere una tesi di laurea, e neppure una tesina, e neppure un saggio scientifico. Come si potrebbe in tre-sei ore? La richiesta è semplice, pulita, essenziale, senza grandi pretese e vi fornisce tutti gli elementi per ottenere un buon risultato. Quel che è meglio, vi fornisce il METODO per affrontare la soluzione di un problema uscendo dal dilagante trend dei toni da tolk-show. Questo distingue il s.b. dal “tema tradizionale” (tipologia D): Nel tema tradizionale non siete obbligati a documentarvi, a citare, adefinire il vostro interlocutore. MA non mi dite che non lo fate lo stesso! Magari inconsapevolmente, ma anche nel tema libero citate le vostre conoscenze, usate riferimenti e scegliete un tono e un registro. Siete, semplicemnete, più “liberi”.
La questione cruciale, è evidente, è quella della documentazione. “Più documenti significa migliore storia", scrive Momigliano. Tradotto: "Più documenti significa miglior saggio breve." Ma è anche evidente che in sei ore (o nelle tre del compito in classe) bisogna tener d’occhio i tempi: non è certo il lavoro che si può fare con calma e senza agitazione a casa propria, magari dopo aver “sedimentato” le problematiche per un paio di giorni e maturato una posizione decisa.
Il consiglio più importante è di tenere d’occhio in primo luogo la pulizia e l’efficacia della scrittura, che tanti presidenti (e ahimé tanti colleghi) ritengono l’unico elemento valutabile concretamente, solo perché in un testo non riescono a vedere altro che gli errori di ortografia: accenti, divisione in sillabe, pertinenza dei connettivi sono i loro cavalli di battaglia. Purtroppo la politica di reclutamento dei docenti di Italiano presenta delle contraddizioni. Spesso si chiede loro di insegnare quello che essi stessi … (omissis). I vostri temi potrebbero essere corretti da commissari che considerano assolutamente PRIMARIA la correttezza formale, e - griglia o non griglia - essa pregiudicherà la valutazione in tutti gli altri indicatori. Un apostrofo che scappa dalla penna vi costerà il 15 e sarete furiosi per tanto studio e tanto impegno intellettuale mortificati da un automatismo infantile mai completamente rimosso, specie in situazioni di tensione come l’Esame di Stato. Inutili furono le mie lotte a suon di esposti e citazioni bibliografiche contro un presidente di Commissione d’Esame per questo motivo. Quindi il tempo per il labor limae finale va ASSOLUTAMENTE computato: e le sei ore diventano sì e no un paio, se valutiamo i ritardi e il tempo necessario alla scelta e poi alla concentrazione.
Entriamo ora un po’ di più nello specifico.
La tipologia del saggio breve
Per definizione il s.b. non può che essere breve. Nella "consegna" fornita allo studente all’inizio della prova viene di norma precisata una lunghezza standard: max 4-5 colonne di mezza pagina protocollo (si potrebbe anche dire 8.000-10.000 battute di un normale programma di videoscrittura).
La brevità e la sinteticità sono doti supreme per la stesura di un buon elaborato. Non vince chi scrive tanto, ma chi riesce a dire molto in uno spazio breve. Valori e criteri di giudizio sono per molti aspetti capovolti: chi riesce a inserire il maggior numero di informazioni nel più breve spazio possibile è giudicato con maggiore attenzione rispetto a chi si perde in digressioni, in esercizi virtuosi fini a se stessi, seppur ben confezionati. Dunque è auspicabile che il collegamento fra le proprie argomentazioni, fra il proprio personale modo di esporre le cose sia sorretto innanzitutto da cifre, dati statistici, definizioni esili ma chiare di un’idea-guida che costituirà la parte centrale della prova.
La stesura dovrà essere prevalentemente di tipo argomentativo: si tratterà cioè di descrivere, indicare, esporre e spiegare le ragioni degli altri confrontandole con le proprie.
A differenza di un tema, il s.b. non richiede una introduzione. Si potrà entrare subito in medias res, perché si dà per scontato che il lettore medio, cui s’indirizza il nostro testo, conosca l’argomento (non così viene richiesto per l’articolo di giornale: una delle tante ragioni che consigliano di sottolineare, subito, in fase di esercizio, le sostanziali e per molti aspetti radicali differenze fra i due tipi di scrittura).
Si consiglia l’uso del presente storico, cioè della forma verbale assertiva per eccellenza. Meglio se il presente storico è confortato da una terza persona impersonale, sostituita dal pronome Io soltanto nella parte conclusiva del lavoro, laddove sarà bene mettersi in campo direttamente, con una valutazione personale piuttosto energica.
Il saggio breve inoltre non è un esercizio retorico, né un comizio, né una prova di virtuosismo stilistico-letterario: i puntini di sospensione, le esclamazioni, le troppe domande retoriche, ben accetti in un articolo di giornale, non avranno diritto di cittadinanza nel s.b.. Altri sono i coefficienti nella valutazione: la stringatezza, l’efficacia riassuntiva, la capacità di citare senza dilungarsi e senza offrire il destro all’accusa di plagio (la cosiddetta ars citandi non gode di molta fortuna nelle aule scolastiche, sebbene richiederebbe un laboratorio a sé). Citare due-tre righe dal documento offerto va bene, riportare l’intero brano è pura follia. E così ancora: vi sono autori che per puro senso di buon gusto non si citano (per es. i proverbi popolari,a voi tanto graditi, oppure un presentatore di varietà televisivo oppure il tanto da voi amato e saccheggiato Vasco non sono citazioni autorevoli in un s.b, mentre, ben usate, possono esserlo in un articolo di giornale. Quindi, occhio alla serietà delle fonti.
Il tipo di scrittura non sarà quello giornalistico, divulgativo, anche se la chiarezza espositiva è elemento di primaria importanza. Per chi pèossiede una scrittura brillante e colorita è meglio scegliere la forma dell’articolo di giornale. Il s.b. esige un minimo di serietà professionale, un lessico appropriato, pulito, talora specialistico. Non esclude tuttavia, ove necessario, il ricorso agli strumenti della polemica, ai toni accesi del dibattito culturale, se l’argomento lo richiede e soprattutto se si hanno argomenti adeguatamente documentati da mettere sul piatto della bilancia.
Il tono e il registro dovranno essere quelli di un buon manuale o, appunto, di un saggio d’autore. Per questo è fondamentale l’esercizio propedeutico della lettura di s.b. scritti da saggisti di professione e serve poco l’appiattimento al livello del settimanale divulgativo come accade nella maggior parte delle esercitazioni che spesso si leggono nei manuali scolastici sotto forma di esercizi. MA sono esemplari i saggi critici contenuti nel Baldi alla fine di ogni monografia.
Uno dei problemi più seri della scuola odierna consiste nella perdita del senso critico, nell’appiattimento dei livelli interpretativi, sicché possono considerarsi alla stessa stregua un pur bravo inviato speciale e uno storico serio. Non si improvvisa mai, tanto meno un s.b.: se prima di arrivare alla prova non si sono letti un po’ di s.b. "d’autore" non si farà dunque molta strada. Tra l’altro, non sarà male ricordare che i s.b. sono una prerogativa della tradizione culturale novecentesca del nostro paese, una delle non tante cose di cui le nostre "patrie lettere" possono a buon diritto vantarsi: si pensi alle Prose polemiche di Luigi Russo, giù giù fino agli Scritti corsari di Pier P. Pasolini, esiste una nobile tradizione lì pronta a offrire materiali di lavoro.
Come in ogni forma espressiva, nulla s’inventa, ma tutto s’impara osservando.
Le consegne
Con termine un po’ militaresco si indica così il brano di una ventina di righe che sostituisce la vecchia traccia del tema d’esame. E’ un testo che racchiude in sé ciò che viene richiesto al candidato. Con poche varianti le consegne tendono ormai a ripetersi di anno in anno, secondo un modello standardizzato che adesso esamineremo. Le consegne, di norma, non mutano a seconda dell’ambito per il quale sono state concepite.
La prova del saggio breve risulta pertanto così suddivisa:
- ambito storico-politico
- ambito artistico-letterario
- ambito socio-economico
- ambito tecnico-scientifico
Ogni candidato può scegliere fra queste quattro opzioni, all’interno delle quali è indicato un argomento.
L’argomento si può dire che prenda il posto della vecchia traccia e altro non è che un gigantesco ombrello sotto il quale ognuno deve dimostrare di sapersi muovere con destrezza. Non è errato sostenere che l’argomento sia in buona sostanza la trascrizione del titolo di un intero capitolo (o più di un capitolo) del manuale di storia o del Baldi: la poesia crepuscolare, l’età giolittiana, il futurismo, il fascismo e la seconda guerra mondiale. Talora l’argomento prescelto è talmente vasto da riassumere l’intero programma dell’ultimo anno! Es: “La memoria”.
Le consegne impongono di scegliere di svolgere l’argomento proposto in forma di saggio breve, ma lasciano aperta l’ipotesi di svolgere lo stesso argomento sotto forma di articolo di giornale. Le difficoltà maggiori consistono nel porre l’accento su ciò che distingue l’articolo dal s.b. La differenza, poco chiara talora nella formulazione stessa del legislatore e nella bibliografia esistente, turba il sonno di noi tutti, studenti e insegnanti. Ma è evidente a chiunque che altra cosa è spiegare chi era D’Annunzio e quale era la sua poetica a un destinatario che sia il lettore del quotidiano “Il Centro” nella cronaca di Pescara per celebrare una targa appena apposta su una abitazione in cui il vate ebbe a soggiornare; altra cosa è spiegare chi era D’Annunzio al lettore di una rivista di argomento culturale specialistico come potrebbe essere, supponiamo, "Nuova Antologia”. Ma questo lo vedremo tra poco.
Un’ultima precisazione: attenzione a non confondere argomento e titolo. Il candidato dovrà dimostrare di sapersi muovere con destrezza dentro l’ambito prescelto, ma è totalmente libero di ritagliarsi un suo spazio personale e di scegliere, all’interno dell’argomento dato, una strada tutta sua per affrontarlo. Libero sì, ma a patto che alla fine sia lui a scegliere un titolo per il suo elaborato: titolo che naturalmente dovrà essere premiato tanto più sarà congruente con il ragionamento svolto.
In sintesi ogni consegna deve contenere, oltre ai documenti:
- argomento
- lunghezza
- titolo
- destinatario-destinazione editoriale.
Della lunghezza abbiamo già detto, e così dell’argomento. Rimangono da affrontare gli altri due aspetti della consegna, che sono i più complicati e quelli maggiormente esposti ad equivoci: il destinatario e la destinazione editoriale del s.b.
Il destinatario e la destinazione editoriale del Saggio Breve
C’è un modo molto semplice per risolvere la controversia annosa sulla desitinazione editoriale del saggio breve: basta entrare nella Sala Riviste della nostra Biblioteca Provinciale “S. Tommasi” . Troverete diversi spazi espositivi: un espositore per i quotidiani e uno per i periodici, dove regnano e abbondano i saggi. Non necessariamente quelli brevi: in verità la maggiori parte dei saggi pubblicati oggi dalle riviste culturali italiane e consultabili in quella sala sono saggi specialistici: riviste universitarie, per lo più, di letteratura trovano spazio accanto a riviste di fisica, diritto internazionale, teologia, biologia e così via, ma vi sono alcuni scaffali dedicati a quelle "riviste di argomento culturale" che evidentemente il Legislatore aveva in mente quando fissava nel s.b. una delle possibili destinazioni editoriali della nuova prova.
Facciamo qui un elenco sommario e lacunoso: saggi brevi esemplari si leggono con facilità in riviste come le seguenti. Alcune sono reperibili in edicola, altre sono consultabili presso la biblioteca “Salvatore Tommasi”, sotto i portici. Intanto, potete dare una sbirciatina ai link che inserisco, tanto per capire di che cosa si tratta:
"Micromega" http://www.manipulite.it/micromega/micromega0301.htm
"Il Mulino" http://www.mulino.it/edizioni/riviste/scheda_rivista.php?issn=0027-3120
"Il Ponte" http://www.ilponterivista.com/it/societa.htm
"Limes", http://www.limesonline.com/
"Intersezioni" http://www.mulino.it/edizioni/riviste/scheda_rivista.php?issn=0393-2451
"Belfagor" http://www.olschki.it/riviste/belfagor.htm
"Lettera Internazionale" http://www.letterainternazionale.it/
"La Nuova Antologia" http://it.wikipedia.org/wiki/Nuova_Antologia
Sarà bene guardare anche questo link di riviste letterarie del Novecento:
http://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Riviste_letterarie_del_Novecento
Guardateli con attenzione, perché più vi rendete conto di com’è fatta una rivista, più sarete in grado di “visualizzare” nella vostra mente la collocazione “fisica” di ciò che state per scrivere e il pubblico di lettori che dovrà leggere. Questo influisce moltissimo sul tipo di stile che adotterete: inoltre non si può pensare di scrivere un s.b. per una rivista di argomento culturale se prima non si è "annusato" almeno un fascicolo di queste riviste, segnando idealmente a margine il s.b. che si preferisce, magari lo si fotocopia e lo si rilegge più volte.
E’ evidente ormai una certa ripetitività nelle scelte adottate per l’esame: sicché non si sbaglierà di molto se si ipotizza anche per la consegna del s.b. di quest’anno le seguenti tipologie:
- rassegna di argomento culturale
- fascicolo scolastico di ricerca e documentazione
- rivista specialistica
Le opzioni 1 e 2 non si differenziano molto fra loro. Il tipo di scrittura immaginabile per una rassegna culturale non è diverso da quello prevedibile per il fascicolo di documentazione. Un fascicolo di documentazione lo avete in mano in questo momento o un altro simile potete averlo consultato quando qualche esperto esterno alla scuola è venuto a tenere una lezione o un ciclo di lezioni su qualche tema specifico, facendosi accompagnare da un dossier didattico.
Sono differenze minime, ininfluenti tra 1 e 2. E il buonsenso suggerisce di orientarsi verso queste due opzioni, in particolare verso la stesura di un s.b. ispirato alla lettura di una rivista generica di argomento culturale.
Diversa è l’opzione 3, consigliabile soltanto a un alunno che abbia particolari attitudini ad una disciplina e voglia cimentarsi con un tipo di scrittura specialistica, da “tesina”. Per buttarsi sull’opzione 3 bisogna aver letto molto e saper maneggiare con sicurezza il lessico specialistico disciplinare. I modelli, se è il caso, potranno essere ricavati dalle stesse riviste citate che non rifiutano saggi specialistici – e soprattutto da altre più professionali. Per gli ambiti che qui più ci interessano p. es. riviste specialistiche possono essere considerata: "Lettere italiane" o il "Giornale storico della letteratura italiana." per la critica letteraria, "Passato e presente" e "Studi storici" per la storia contemporanea. ATTENZIONE: cito questi titoli solo per farvi andare a consultare queste pubblicazioni e per capirci sul “tipo” di destinazione editoriale. Guai però a citare uno di questi titoli come PROPRIA desitinazione (cosa pretesa talora da molti commissari e da molti presidenti). O è presunzione o è follia. Comprensibile in chi mai ha scritto un saggio per una rassegna o per una rivista specializzata. Ebbene, ci vogliono settimane. A volte mesi. Cosa volete pubblicare su La Nuova antologia in tre-sei ore???? Al massimo una recensione.
Stesso discorso per chi scrive un articolo e dichiara coma propria destinazione editoriale “Focus”, “Panorama”, L’”Espresso”. O è presunzione o è follia. Quindi, occhio anche a ciò che dite suylla destinazione editoriale. E veniamo appunto all’ARTICOLO DI GIORNALE. Le consegne standard riguardano invece le seguenti opzioni:
- quotidiano
- rivista divulgativa
- giornale scolastico
Qui sorgono le maggiori difficoltà. Innanzitutto perché tale suddivisione tende a far nascere una possibile confusione tra questa opzione 2 e l’opzione 1 del s.b., il che non solo è assolutamente sbagliato, ma è anche causa di incidenti a catena. La rivista divulgativa cui qui s’allude non è la stessa cosa della rivista di argomento culturale.
Qui si ha in mente il modello "Espresso” - "Panorama", il settimanale tematico (di attualità, di moda, di economia, per sole donne, per soli uomini, per appassionati di computers ecc.). La rivista divulgativa può in teoria ospitare s.b., ma ciò accade eccezionalmente e comunque si tratterà di saggi di natura diversa dai saggi in precedenza esaminati, ovvero di prove che attribuiscono alla divulgatività la loro ragione d’essere. Un bravo giornalista potrebbe prenderla male, ma è bene che, in preparazione della prova per il s.b., circoli in aula il principio secondo cui un articolo di giornale è mediamente più effimero di un s.b.
In secondo luogo nella tipologia dell’articolo di giornale si nasconde la più elementare via d’uscita per la prova d’esame. Il giornale scolastico.
Dovendo ipotizzare un destinatario, lo studente è ovvio che s’accontenti di uscire dall’obbligo scegliendosi il destinatario più semplice e a lui più congeniale: il suo coetaneo. A lui lo legano affetti e comunanza di linguaggio. Dunque: colloquialità della prosa, forme gergali, cadute stilistiche nel parlato, lingua scolastica, blabla televisivo.
In sé la scelta non è errata, ma sarà bene avvisare subito gli interessati che, così facendo, si svolgerà la prova ricorrendo al quoziente minimo di difficoltà: livello 1, come nei videogiochi. Bisogna saper cliccare anche sul grado 2, 3 di difficoltà. L’abilità cresce se si sceglie un quoziente di difficoltà maggiore. Si fa un piccolo scalino, scegliendo come destinazione editoriale il giornalino scolastico; altre e ben maggiori sono le difficoltà che si debbono tentare, se si vuole tentare il passo per lo meno intermedio, quello della rivista culturale per il s.b., o l’articolo di fondo per il quotidiano. Così facendo, naturalmente, i risultati raggiungibili saranno più alti. (Resta da vedere, detto tra noi, quanto un editoriale si distacchi da un saggio breve. L’articolo di fondo a volte è un vero e proprio saggio, anzi addirittura un saggio esemplare, per la velocità di sintesi e l’efficacia stilistica…)
E passiamo alla questione della simulazione del destinatario: non è un falso problema. E’ la richiesta di uno sforzo supplementare, che risponde ad un’esigenza importante complementare a quella della documentazione: "Sapere per chi si scrive" è il secondo imperativo categorico del s.b. E’ un altro lato positivo della riforma. Non sarà facile persuadere lo studente che il destinatario delle sue colonne di fogli protocollo è un personaggio immaginario, un fantasma, e non il tipo in carne ed ossa che andrà a far parte della commissione d’esame e che dovrà giudicarlo. In fase di preparazione all’esame, questo è comunque un gioco di simulazione consigliabile. Fissiamo, senza paura di sbagliare o di essere corretti, alcune essenziali "regole del gioco".
Tutti gli esercizi di prova dovrebbero così essere concepiti lasciando fuori l’opzione "giornalino scolastico", dando cioè per scontato che comunque esiste la scappatoia della scrittura avente per destinatario il coetaneo, ma per crescere bisogna puntare più in alto, il che vuol dire, per il s.b., scrivere da adulto per un destinatario adulto.
Il sito del Ministero della Pubblica Istruzione (www.istruzione.it) dedica largo spazio alla prova d’esame di italiano e raccoglie le prove d’esame di un grande numero di istituti scolastici italiani che stanno facendo della buona sperimentazione. Lo stesso sito riporta le prove sul s.b. predisposte per gli esami degli ultimi anni scolastici. Lo stesso ministro attuale, in collaborazione con S. Sensini ha pubblicato una Guida alla prova scritta di italiano (Firenze, Le Monnier, 1999), dove alle pp.115 e ss. Si trovano utili indicazioni ed esemplificazioni di s.b.
Fonte: http://www.didacta.altervista.org/s%20b.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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La funzione del saggio breve
Come si è ripetuto più volte, il saggio breve può avere funzione informativa o argomentativa; nel primo caso, il suo fine è quello di fornire informazioni e di offrire spiegazioni, spesso definendo concetti o descrivendo accuratamente stati di cose. Nel secondo, invece, il suo fine è quello di convincere il lettore della bontà di una determinata opinione, eventualmente spingendolo ad intraprendere comportamenti specifici.
La differenza dei fini comunicativi si riflette sia sugli argomenti passibili di trattazione che sul modo in cui essi devono venire affrontati: mentre, infatti, si può informare su tutto, non si può argomentare che sul discutibile. Ciò significa che l’oggetto di un saggio argomentativo non può che essere uno attorno al quale si possa sviluppare un dibattito. Sarebbe molto difficile, ad esempio, costruire un saggio argomentativo parlando di droghe e sostenendo che hanno effetti nocivi sulla salute umana: questa è una constatazione difficilmente confutabile, per la quale si faticherebbe a trovare un antagonista disputante; e senza un quid demonstrandum ed qualcuno cui dimostrarlo non esiste neppure un testo argomentativo.
Inoltre, l’enunciato le droghe hanno effetti nocivi sulla salute umana non solo si limita a constatare un semplice fatto, ma non mette neppure in chiaro quale sia l’opinione dello scrivente in merito ad esso; anche questo è un requisito fondamentale del saggio argomentativo: difficilmente infatti si potrà convalidare un’opinione se non la si dichiara. Insomma: il presupposto per un saggio argomentativo è che (a) riguardi un tema su cui sia possibile disputare e (b) spieghi chiaramente quale sia la posizione sostenuta nella potenziale controversia.
Un testo informativo, invece, deve rispettare un numero inferiore di requisiti: è sufficiente che verta su un argomento interessante e che presenti informazioni complete ed aggiornate, utili per il proprio uditorio. Da questo punto di vista, il saggio informativo è più semplice di quello argomentativo, che richiede un supplemento di riflessione ed una più accurata organizzazione delle idee.
La struttura del saggio breve
Abbiamo già chiarito, nei paragrafi precedenti, che il saggio breve in cinque capoversi si articola in tre sezioni principali: l’introduzione, il corpo del testo e la conclusione. Mentre introduzione e conclusione sono costituiti da un capoverso ciascuna, il corpo del testo ne comprende tre. Schematicamente, dunque, la struttura del saggio breve è la seguente:
- Introduzione (1 solo capoverso)
- Corpo del testo (3 capoversi)
- Conclusione (1 capoverso).
Come è ovvio, ciascuna delle sezioni che costituiscono il saggio breve risponde ad uno scopo diverso e presenta varie specificità sia dal punto di vista della struttura che da quello del contenuto: vedremo quali nei paragrafi che seguono.
L’introduzione
L’introduzione risponde a più scopi, tra i quali quelli fondamentali sono:
- quello di introdurre il lettore nel testo, provocandone l’attenzione;
- quello di indicargli l’argomento di cui si tratta;
- quello di chiarire, nel caso di un testo argomentativo, quale sia l’opinione che vi viene sostenuta;
- quello di fornire una sorta di essenzialissimo sunto del testo (chiamato spesso blueprint) ;
- quello di introdurre i paragrafi successivi, in modo da stimolare la prosecuzione della lettura.
Schematicamente, dunque, il capoverso introduttivo dovrebbe articolarsi nelle sezioni che seguono:
- introduzione al testo, tesa ad interessare il lettore;
- presentazione dell’argomento;
- presentazione del fine comunicativo;
- esposizione della tesi;
- presentazione schematica della struttura del testo;
- aggancio ai paragrafi successivi.
Vi sarà modo di tornare sull’argomento nella prima delle unità dedicate al processo della scrittura; ai fini della comprensione di quanto scriverà nei prossimi paragrafi, però, è necessario introdurre – anche se in forma non perfettamente rifinita – i concetti-chiave di (a) argomento, (b) tesi, (c) fine comunicativo e (d) presentazione schematica della struttura del testo.
L’argomento
L’argomento è, nella sua accezione più larga, l’oggetto del discorso che si conduce nel saggio; argomento di un saggio informativo o argomentativo, ad esempio, potrebbe essere quello degli effetti nocivi delle droghe sulla salute umana.
La tesi
La tesi, in un testo argomentativo, è un enunciato in cui l’autore esprime un’opinione precisa riguardo all’argomento che ha deciso di trattare. Nel saggio – come nella maggior parte dei testi argomentativi tecnici, scientifici e professionali – essa deve essere sempre formalizzata esplicitamente – “messa nero su bianco” – in un enunciato; in altre scritture – soprattutto in quelle non molto formali (giornalistiche ad esempio) o che abbiano qualche intento persuasivo (come quelle politiche) – essa viene talvolta sottaciuta o dissimulata.
Un esempio valido di tesi argomentativa potrebbe essere il seguente: Gli strumenti finanziari ed economici messi in opera dal Governo per il contenimento del deficit pubblico non sono adeguati a fronteggiare l’emergenza attuale. In esso, infatti, non solo è del tutto chiaro quale sia l’argomento del discorso (vi si tratta degli strumenti finanziari ed economici messi in opera dal Governo per il contenimento del deficit pubblico), ma anche l’opinione sostenuta, in merito ad esso, dallo scrivente (secondo cui, appunto, essi sono inadeguati a fronteggiare una congiuntura economica negativa).
Il fine comunicativo
Il fine comunicativo è l’obiettivo cui tende la scrittura: in un testo argomentativo esso consiste, come abbiamo chiarito, nel tentativo di convincere il proprio uditorio della validità della tesi che l’autore vi sostiene. La concorrenza di più fini, naturalmente, è sempre possibile: così, l’autore di un testo argomentativo, oltre a convincere della bontà di una determinata tesi, potrebbe anche voler indurre il proprio uditorio a certi comportamenti (per esempio: a votare sì o no ad un referendum sulle centrali nucleari; a votare o non votare i rappresentanti della maggioranza alla successiva tornata elettorale e così via).
Non è detto che tutti i fini comunicativi cui risponde un testo debbano essere espliciti: in qualche caso, infatti, il celarne alcuni può essere funzionale proprio al loro raggiungimento. Si pensi, ad esempio, a testi persuasivi come quelli pubblicitari: difficilmente il loro autore vi dichiara a tutte lettere di volere convincere il suo uditorio ad acquistare un determinato bene (magari voluttuario, costoso, pericoloso o addirittura nocivo); anzi: nella maggior parte dei casi la vera abilità del pubblicitario consiste proprio nel dissimulare le proprie intenzioni reali, in modo da non mettere in allerta il destinatario del proprio messaggio suscitando in lui reazioni di rigetto.
Quando però farlo ha un senso – come nella maggior parte dei testi argomentativi e informativi e, in ogni caso, nel saggio breve –, la dichiarazione dei fini ha la forma di uno o più enunciati in sequenza e assomiglia alla seguente, che possiamo immaginare collocata in apertura di un ipotetico “pezzo” dedicato a questioni economiche: questo articolo vuole convincere i propri lettori del fatto che la politica economico-finanziaria del Governo è assolutamente inadeguata a fronteggiare l’attuale situazione di emergenza.
La presentazione schematica della struttura del testo
La presentazione schematica della struttura del testo (blueprint)è un semplice elenco, in formato discorsivo; in un testo argomentativo si tratta di un breve inventario delle prove (tecnicamente: argomenti ) impiegate a sostegno della tesi che vi si sostiene; in uno informativo si tratta di catalogo strutturato delle informazioni fornite.
Il blueprint ha la funzione di anticipare al lettore informazioni sullo sviluppo del testo e per questo gli può essere molto utile: sapere come verranno presentate le informazioni ne rende infatti più facile e piena la comprensione e permette di decidere sin dal principio in modo ragionato se un testo è utile o no.
Dal momento che ha, in sostanza, la funzione di un sommario, il blueprint deve rispecchiare pienamente il testo: l’ordine in cui vi sono presentati gli argomenti deve coincidere, quindi, con quello in cui essi vengono introdotti nel testo. In un saggio breve, dal momento che il corpo del testo prevede tre soli capoversi, la presentazione schematica del testo potrà fare riferimento a tre soli argomenti/informazioni fondamentali.
Nell’ipotetico testo di argomento economico cui abbiamo più volte fatto riferimento, un blueprint accettabile potrebbe avere questa forma: Gli interventi finanziari previsti dal Governo non possono che deprimere, in ultima analisi, l’economia industriale, già in affanno: in primo luogo aumentano l’indebitamento delle famiglie e provocano una contrazione del mercato interno; in secondo luogo non incidono sui fattori strutturali che hanno creato la congiuntura e, in terzo, inibiscono la crescita della piccola e media impresa, un settore tradizionalmente trainante nell’economia italiana. Si noti come, in esso, si faccia esplicito riferimento alle tre ragioni fondamentali per cui l’autore ritiene fallimentare la politica economica del Governo: esse – nella stessa sequenza in cui sono elencate nel blueprint – verranno riprese nei tre capoversi che costituiscono il corpo del testo, e ne costituiranno, ciascuna, il nucleo argomentativo.
Non esiste un ordine preferenziale nella presentazione degli argomenti: alcuni autori consigliano di includere gli argomenti decisivi nel primo capoverso; altri ritengono che si debba procedere invece dal più debole al più forte, secondo un crescendo di sapore retorico. La scelta non marcata è la seconda: se, infatti, si presenta nel primo enunciato, il proprio argomento forte, gli altri non avranno più grande utilità: la valutazione va compiuta, in ogni caso, di volta in volta, tenendo conto, come si vedrà meglio nelle unità seguenti, dell’uditorio e dell’argomento, al fine di massimizzare l’efficacia comunicativa del proprio discorso.
Il corpo del testo
Il corpo del testo si articola, come si è già scritto, in tre capoversi; in un testo informativo, ciascuno di essi presenta un set di informazioni collegate alla questione che si è scelto di trattare; in un testo argomentativo propone uno degli argomenti scelti a sostegno della propria tesi.
Ogni capoverso ha la medesima struttura: include, di norma, (a) una frase-chiave (topic-sentence) che ne costituisce il nucleo informativo-argomentativo e che ne rappresenta, da sola, il messaggio fondamentale; (b) comprende più frasi in cui si forniscono informazioni/sub-argomenti a supporto della frase-chiave ; (c) una frase di transizione che guida il lettore al capoverso successivo (nel terzo capoverso la frase di transizione conduce alla conclusione). Le frasi di transizione possono anche mancare ed essere sostituite da elementi di collegamento collocati all’inizio del capoverso successivo (si veda, per un esempio di questa organizzazione, il saggio breve analizzato a partire da pagina 13).
La conclusione
In un testo informativo, la conclusione include solitamente (a) una ripresa dell’enunciato con il quale, nell’introduzione, si presentava l’oggetto del discorso; (b) una ripresa dei tre set di informazioni fornite nel corpo del testo e (c) un segmento conclusivo, che indichi che la discussione è giunta al termine e si ricolleghi, se necessario, al capoverso introduttivo, in particolare a quella sua sezione iniziale in cui, con quale artificio retorico o qualche frase ad effetto si è cercato di interessare il lettore al testo che aveva sotto gli occhi. In un testo argomentativo, invece, la conclusione include: a) una riformulazione della tesi; (b) la ripresa dei tre argomenti fondamentali; (c) il segmento conclusivo.
La struttura del saggio breve, in uno schema
Volendo riassumere, si può dire che il saggio breve ha la struttura presentata nel box seguente.
I. Introduzione
1. Introduzione al testo
2. Presentazione della questione/esposizione della tesi
3. Presentazione schematica della struttura del testo (blueprint)
4. Frase di transizione (opzionale)
II. Corpo del testo
a) Primo capoverso
1. Frase-chiave (topic sentence)
2. prima informazione/primo elemento di supporto
3. seconda informazione/secondo elemento di supporto
4. terza informazione/terzo elemento di supporto
5. Frase di transizione (opzionale)
b) secondo capoverso
1. Frase-chiave (topic sentence)
2. prima informazione/primo elemento di supporto
3. seconda informazione/secondo elemento di supporto
4. terza informazione/terzo elemento di supporto
5. Frase di transizione (opzionale)
c) terzo capoverso
1. Frase-chiave (topic sentence)
2. prima informazione/primo elemento di supporto
3. seconda informazione/secondo elemento di supporto
4. terza informazione/terzo elemento di supporto
5. Frase di transizione (opzionale)
III. Conclusione
1. Riferimento alla questione di partenza/riformulazione della tesi
2. Riassunto delle informazioni fornite/degli argomenti presentati
3. Chiusura, che si collega alla frase di apertura dell’Introduzione.
Avrebbe tutte le carte in regola per riuscire un buon testo argomentativo in cui si sostenga che come quelle pesanti, anche le droghe leggere hanno effetti nocivi rilevanti sull’organismo umano e conducono alla dipendenza: per questo il loro consumo non dovrebbe essere ammesso. Il suo argomento si presterebbe al dibattito e la posizione sostenuta dall’autore del testo vi è esplicitamente dichiarata.
Il termine significa ‘cianografia’; la cianografia è un procedimento di stampa usato per la riproduzione su carta azzurro scuro di disegni, soprattutto tecnici, in scala; il termine blueprint, dunque indica, nel contesto cui stiamo facendo riferimento, lo “schema proporzionalmente ridotto” del testo nel suo complesso.
Il termine discorso indica, nel contesto in cui lo stiamo usando, l’esposizione di una serie organica di pensieri per mezzo concatenati tra loro; esso designa, quindi, non solo il contenuto di tale esposizione, ma anche il modo particolare in cui l’autore ha deciso di presentarlo. In qualche modo il termine potrebbe essere considerato sinonimo di testo.
Un testo argomentativo non solo si svolge intorno ad un argomento (‘oggetto di discorso’), ma impiega anche serie di argomenti (‘prove’) per convalidare una tesi.
Fonte: http://www.iteinaudi.it/assets/files/pdf_moduli/saggio_breve_indicazioni.doc
Sito web da visitare: http://www.iteinaudi.it/
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Parola chiave google : Saggio breve tipo file : doc
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