Dalla Ricostruzione al Miracolo Economico

 

 

 

Dalla Ricostruzione al Miracolo Economico

 

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Dalla Ricostruzione al Miracolo Economico

Problemi di breve e lungo periodo
Il termine della guerra sotto il punto di vista economico portò due diversi tipi di problemi, problemi del Breve Periodo e di Lungo Periodo:

BREVE PERIODO:

  • ricostruzione delle attrezzature produttive:

- città bombardate
- reti stradali e ferroviarie danneggiate
- sistema dei trasporti (marittimo) scardinato
- danni, seppur contenuti, all'apparato industriale, che subisce una diminuzione della capacità produttiva del 4-5% rispetto a quella del 1939

  • inflazione: lo stato fascista aveva cercato di aumentare la pressione fiscale attraverso il ricorso al mercato finanziario, tramite la collocazione di titoli di stato presso le banche con metodi più o meno forzosi. Si era così impedito che le anticipazioni effettuate dalla banca d'Italia e dal Tesoro dessero luogo ad un'eccessiva liquidità. L'inflazione prima sotto controllo diventa impetuosa nel 1943 e il processo inflattivo è accentuato tra il 45 e 47
  • strozzatura della bilancia dei pagamenti: dovendo procedere a riconvertire e riattivare la produzione si sarebbero dovute effettuare importazioni di materie prime che si sarebbero potute pagare soltanto accrescendo le esportazioni di prodotti finiti. Per poter esportare servivano tecnologie adeguate acquisibili solo dall'estero.

 

LUNGO PERIODO:

  • Modernizzazione del Primario:il settore agricolo presentava meccanismi produttivi superati, sommati ad una politica autarchica che aveva favorito l'incremento della coltivazione cerealicola penalizzando le altre colture e la zootecnica. Al Nord erano diminuiti gli addetti all'agricoltura ed erano aumentati al Sud.
  • Rilancio dello sviluppo industriale come via d'uscita alla disoccupazione strutturale: l'industria durante il fascismo aveva sviluppato produzioni più moderne ma, ad eccezione dei comparti pilota, gli altri avevano mantenuto una tecnologia arretrata:

- negli ambiti più tradizionali con elevata manodopera sopravviveva il lavoro a domicilio
- industria elettrica aveva la maggior concentrazione finanziaria del paese
- Conegliano → primo stabilimento a ciclo integrale
- comparti innovativi erano i pionieri dello sviluppo tecnologico e organizzativo

  • Superamento divario Nord-Sud: la disoccupazione era arrivata a 2 milioni, senza contare i sottoccupati in agricoltura. La Confederazione Italiana del Lavoro (CGIL) formata da comunisti, socialisti, repubblicani e cattolici, cercava di far fronte a questo problema nell'immediato dopoguerra. Dopo di essa nacquero la CISL (confederazione italiana dei sindacati liberi), FIL (Federazione italiana lavoro) e UIL(unione italiana del Lavoro).

Di questo problema ne discussero anche gli Industriali del Nord, favorevoli all'eliminazione del blocco dei licenziamenti, e gli economi militanti, che discussero attorno al teorema di Mill secondo il quale “l'industria è limitata dal capitale”, volendo incrementare la produzione e il reddito  e dunque assorbire la disoccupazione bisognava bloccare la strada del risparmio e dell'accumulazione e non quello della spesa in deficit di bilancio.

Nel 1949 la Cgil propone un piano di lavoro: indica come indispensabili 3 interventi coordinati.

  • Nazionalizzazione dell'energia elettrica
  • investimenti nel settore edilizio
  • riforma fondiaria nel mezzogiorno
  • trasformazioni culturali
  • immigrazione di terre coltivate

 
La scelta Liberista
Il problema principale era il controllo che lo stato avrebbe esercitato sull'economia del paese. Ciò venne preso in analisi da due diverse fazioni politiche:

DESTRA:

  • riteneva che l'inflazione derivasse da un eccesso di spesa pubblica, e voleva controllare al massimole scelte di stanziamento e l'individuazione delle priorità
  • per le entrate sosteneva l'urgenza di accrescere gli introiti dello stato ricorrendo sia alla finanza ordinaria che a quella straordinaria (prestiti pubblici + imposta sul patrimonio).
  • Si opponeva al controllo sui cambi e alla sostituzione della moneta (inefficace nella lotta all'inflazione e dannosa per la pubblica fiducia)
  • arrestata l'inflazione e ristabilito l'equilibrio si sarebbe dovuto far appello alla classe lavoratrice per indurla ad accettare una politica di contenimento dei salari
  • eliminazione di ogni controllo amministrativo e operaio nella gestione delle imprese → imprenditore libero coordinatore delle risorse a sua disposizione

SINISTRA:

  • favorevole al controllo della moneta, dei cambi e dei salari
  • puntava ad un finanziamento della ricostruzione tramite una rigorosa politica fiscale (imposta sul patrimonio) per sostenere la spesa pubblica
  • tutela dei salari assicurando un reddito minimo e razionando i generi di consumo per evitare che le imprese fossero favorite a danno dei lavoratori
  • cambio della moneta per ridurre la circolazione e mezzo tecnico per applicare un imposta sulle giacenze liquide
  • nazionalizzazione delle grandi industrie strategiche

nonostante i contrasti la via della Liberalizzazione, che risultò vincente, era obbligatoria perchè, volendo attivare uno sviluppo industriale, diventava importante importare materie prime e beni d'investimento pagabili solo con le esportazioni di merci.
Per far ciò ci si rivolse al:
Bacino del Mediterraneo: i Balcani sotto influenza sovietica, oriente e Nord Africa, paesi di influenza francese e inglese
America Latina: sorta di appannaggio degli USA
Altri paesi Europei: unica possibilità con i quali gli scambi andavano liberalizzati abolendo le licenze di importazione e di esportazione.
Nel 1947 Italia ammessa al FMI e alla Banca Mondiale
1949 Orice
1950 Unione Europea Pagamenti (UEP)
1957 con Belgio, Francia, Repubblica Federale Tedesca, Lussemburgo e Paesi Bassu vengono sottoscritti i Trattati di Roma 

Inflazione e Moneta
nel 1945 l'inflazione era dilagante. La fine della guerra aveva portato alla creazione dei meccanismi usati per sottrarre liquidità al settore privato.
Le cause furono 2:

  1. cambio della lira-dollaro: 100 lire → 1 dollaro; 400 lire → 1 sterlina. Svalutazione di 5 volte
  2. sovrabbondante emissione di cartamoneta da parte degli Alleati sulla quale le Autorità Italiane non avevano nessuna possibilità di controllo, emesse per sostenere le proprie spese (stipendi dei soldati, acquisto di beni e servizi nei territori occupati)

a questo proposito gli USA e il Canada avevano concesso al governo italiano una somma di aiuti  supplementari pari a 140 milioni di dollari (compensazione) che portò un freno all'inflazione (palliativo)

Nel 1945 sale al governo Parri (partito d'azione) che introdusse nel proprio programma il cambio della moneta richiesto dalla sinistra (per ridurre l'inflazione e la speculazione), operazione fissata per il marzo 1946 e organizzata dalla Banca d'Italia (cambio non effettuato per opposizione dei liberisti). Furono addirittura trafugate le matrici approdate alla Banca d'Italia per i nuovi biglietti e anche Einaudi era contrario poiché la scarsa sicurezza dei mezzi di trasporto nazionali non avrebbero consentito una sufficiente distribuzione di moneta sul territorio.
Ciò era una misura contro l'inflazione causato dall'estensione del prestito della liberazione alle regioni del nord lanciato dal Governo Bonomi (Aprile 1945)

Governo De Gasperi (dicembre 1945) utilizzano una politica di liberalizzazione progressiva e di abolizione graduale dei controlli a cominciare da quello sul corso del cambio (favoriva le esportazioni e limitava le importazioni).
Esso emette due decreti:

  • premio di esportazione di 125 lire per dollaro
  • piena disponibilità del 50% della valuta ricavata dalle esportazioni (parte residua conferita all'ufficio italiano cambi)

il Sistema di Cambi Multipli possedeva 4 prezzi del dollaro:

  1. ufficiale per le rimesse degli emigrati e del turismo pari a 100 lire
  2. commerciale pari a 225 lire
  3. libero che dipendeva dall'andamento della domanda e dell'offerta (variava giornalmente)
  4. scaturente dalla stipulazione dei singoli accordi commerciali con i vari stati.

Il 2 Giugno 1946 con le elezioni nasce l'Assemblea Costituente e il Referendum Istituzionale. 207 seggi il DC, 115 il PS, 104 il PC. Così si ha il secondo Governo De Gasperi di coalizione: Democristiani, Socialisti, Comunisti, Repubblicani, Liberali (Corbino).Vi è una collaborazione tra partiti di massa che portò effetti positivi sul piano dell'inflazione (si arresta, indice dei prezzi stazionario).
Si opta per una politica di contenimento della spesa pubblica:

  • limitazione delle opere pubbliche
  • lasciare crescere il credito bancario (convinti che il flusso privato non producesse inflazione)

Attraverso una politica economica temperata il governo assicura all'impresa privata:

  • stabilità della moneta
  • ripresa del risparmio e degli investimenti d'Impresa

ovvero fornisce due mezzi per combattere l'inflazione. Coerente con questa politica fu l'idea che gli aiuti ottenuti prima attraverso l'Unrra e poi con l'Erp (Piano Marshall: nasce nel 1949 , promulgato dal segretario statale americano, arriva in Italia nel 1948) fossero inizialmente impiegati per:

  • ridurre il disavanzo del bilancio statale
  • accrescere le riserve valutarie

piuttosto che per scopi produttivi che avrebbero accelerato il processo di ricostruzione. Solo nel 1949 gli aiuti vennero destinati a sostenere  l'acquisto di:

  • macchinari
  • materie prime
  • investimenti

nelle strutture produttive. Come risultato si ottenne:

  • la domanda globale si dilatò
  • l'offerta rimase ferma per la rigidità del mercato

A settembre l'inflazione prese ad aumentare (anche il lancio del prestito per la ricostruzione ebbe effetti inflattivi), e per sottoscriverlo intervenirono le banche, che si rivolsero all'istituto centrale ottenendo il finanziamento per l'acquisto di titoli pubblici → immissione nuova liquidità.

La Manovra Einaudiana del 1947
nel 1947 la Cgil e Confindustria conclusero l'accordo nazionale per la liberalizzazione dei licenziamenti, raggiunto per mantenere inalterati i salari per 6 mesi e poi per altri 6.
la riduzione del personale nelle industrie italiane cominciò solo nel 1947 in seguito alla stretta creditizia della Banca d'Italia e del Governo. In più:

  • i tentativi per ridurre il deficit non diedero i risultati sperati
  • l'indice dei prezzi aumenta del 30%
  • gli esportatori italiani privilegiano ilmercato interno
  • peggioramento del cambio lira-dollaro

Nel Maggio 1947 De Gasperi fonda un Nuovo Gabinetto :

  • ministeri: Einaudi del bilancio, Del Vecchio del tesoro, Pella delle finanze, Martagora dell'industria.
  • Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio (Cicr)  che utilizzava misure per limitare la liquidità del sistema bancario usando gran parte dei depositi come riserva.

Il governo, assieme alla Banca d'Italia, si orientarono verso una politica di stabilizzazione del corso dei cambi. Nel 1946 l'Italia fu ammessa a beneficiare degli accordi di Bretton Woods ma la lira continuava a indebolirsi rispetto al dollaro.
Nell'Agosto 1947 ha inizio la Manovra Einaudiana, la quale prevedeva la restrizione del credito bancario all'industria e al commercio. Con la caduta della domanda globale gli speculatori immettono sul mercato le merci accumulate nei magazzini in previsione di un ulteriore indebolimento della lira.
Ma l'aumento dell'offerta globale sommata alla riduzione dei prezzi (a cui contribuì anche la politica  di importazione di beni alimentari di Martagora) si ottenne una diminuzione della circolazione, che portò ad una crescita del risparmio (aumentano i depositi bancari) e di conseguenza ad un miglioramento del deficit di bilancio statale.
Dal punto di vista monetario la manovra ebbe successo, ma la stretta creditizia attivata quando l'inflazione era altissima determinò un crollo degli investimenti quando il paese ne aveva più bisogno → depressione.

 

 

L'iniziale riformismo.
Nel Mezzogiorno si osserva un aggravarsi del disagio economico:

  • 1944: rivolte contadine contro lo stato
  • Decreto Gullo(comunista): vengono assegnate le terre incolte ai contadini bisognosi → tensioni popolari fronteggiate con la repressione
  • nel 1949 ripresero le agitazioni degli agricoltori → chiedevano il miglioramento delle condizioni delle classi sociali.

Soluzioni:

  1. Gasparini: per il sud sviluppo basato sull'agricoltura ad alta intensità di capitale
  2. Saraceno: per il sud obbiettivo dell'industrializzazione

Il governo non prese posizioni tra le 2 filosofie ma attuò dei progetti simile ad esse:

  1. riforma fondiaria:

- primo provvedimento relativo alla Calabria (Legge Sila) nel Maggio 1950
- 2° legge statale della riforma fondiaria nel Ottobre 1950 (legge Segni) → estensioni della riforma ad altri territori da individuarsi con decreto
- 3° Sicilia emana una legge di riforma relativa all'isola avente caratteri peculiari.
I terreni posseduti in eccedenza al Valore imponibile di 30.000 lire venivano espropriati in base a quote crescenti in funzione diretta al reddito complessivo del proprietario e in funzione inversa al reddito medio per ettaro dei terreni stessi (esonerate le imprese agricole altamente efficienti e le imprese zootecniche); gli espropriati avrebbero ottenuto come indennizzo dei titoli del debito pubblico con rendimento annuo del 5% per un importo che calcolava il valore dei terreni secondo i parametri dell'imposta straordinaria sul patrimonio del 1945. Vennero espropriati 8 milioni di ettari, 30% della superficie agraria e forestale. I terreni assegnati a 113000 famiglie contadine, con l'assegnazione di un intero podere o di una quota integrativa al fondo posseduto il raggiungimento di un livello di reddito accettabile (6 ettari- 2o3 ettari)pagando il prezzo di 30 annualità.

  1. Istituzione della Cassa per il Mezzogiorno. Legge 10 Agosto 1950.

vengono finanziate la realizzazione di infrastrutture delle quali avrebbe beneficiato l'agricoltura, costruzioni di strade, opere idrauliche, ospedali, dopo il 1960 finanziamenti industriali.
Fu il risultato dell'azione svolta da nuovi meridionali legati a Morandini.
I Nuovi Meridionali:
A) superano la posizione dei politici e intellettuali liberisti che ritenevano essenziale per la produzione dello sviluppo economico nazionale l'intervento dello stato, che avrebbe dovuto favorire la costruzione di infrastrutture e opere pubbliche
B)si attengono all'importazione graamsiana per cui la radice dell'arretratezza meridionale sta nei rapporti di proprietà esistenti nelle campagne e nell'alleanza tra possedenti del Sud e imprenditori del Nord.

  1. Interventi per l'industrializzazione: lo stato non operò in modo diretto ma attraverso gli industriali per combattere la disoccupazione. Interventi a favore delle imprese:

- facilitazioni per ridurre i costi d'impianto
- incentivi per la riduzione dei costi di esercizio
- norme dirette ad accrescere la domanda.

Verso il Miracolo Economico.
Il 1953 non vide solo la sconfitta del DC alle elezioni politiche, fu anche la fine dell'età degasperiana e quindi di una politica economica temperata. Il nuovo presidente del consiglio era Pella il quale:

  • era vicino ad Einaudi
  • convinto assertore del principio della libertà economica
  • contrario all'intervento statale
  • monetarista: controllando l'offerta di moneta si può controllare l'aumento del livello generale dei prezzi e si scoraggiava l'inflazione favorendo il risparmio e quindi l'investimento.

Era un liberismo estraneo a Fanfani, segretario del DC dal 1954:

  • mobilitazione della spesa pubblica come strumento di sviluppo economico e sociale
  • precisa programmazione degli investimenti

nei provvedimenti di Fanfani del 1947 si possono osservare:

  • avviamento al lavoro
  • piano case del 1948
  • puntava alla valorizzazione dei fattori residuali dello sviluppo.

Le idee di Pella erano condivise dal governatore della banca d'Italia Menichella il quale:

  • fu il ricostruttore delle riserve ufficiali e della liberalizzazione del commercio con l'estero
  • voleva salvaguardare i fattori fondamentali dell'accumulazione del capitale e della formazione del risparmio
  • erogazione del credito finalizzandolo all'economia reale

così il governo Pella diede inizio a manovre espansive per accelerare lo sviluppo, cercando di creare e mantenere condizioni economiche favorevoli a una crescita senza inflazione. In più esortava la moderazione negli aumenti salariali e fu il tutore della stabilità monetaria interna ed esterna.

La programmazione degli investimenti del DC vedeva coinvolti alti esponenti del partito:

  • Pescatore: operava per il rilancio dell'impegno meridionalistico dello stato
  • Saraceno: difendeva una politica della domanda aggregata non limitata alla considerazione della quantità ma anche della qualità
  • Vanoni: autore dello schema dello sviluppo dell'occupazione e del reddito in Italia nel decennio 55-64. Lo schema è nato nell'ambito della Svimez, presentato al 5° congresso nazionale del partito come studio teorico non politicamente impegnativo. Poi venne ulteriormente elaborato e approvato nel 1954  dal governo Scelba. Esso si poneva tre obbiettivi:

1) creazione di 4 milioni di posti di lavoro al di fuori del settore primario → mantenimento della struttura occupazionale a vantaggio del secondario.
2) raggiungimento dell'equilibrio nella bilancia dei pagamenti
3) eliminazione del divario di reddito tra nord e sud
La programmazione veniva letta in chiave di dirigismo dal partito liberale di Malagodi che assicurò la DC di aver abbandonato la politica einaudiana. In più Confindustria era ostile all'intervento pubblico, e con  l'intesa con la Confcommercio e la Confartigianato propose l'istituzione della Confintesa → organismo contrario alla dilatazione delle spese statali.
Vi era un esigenza, dietro questo schema, di trovare un punto d'equilibrio tra iniziative private e intervento pubblico, combattere il disavanzo territoriale e realizzare la piena occupazione (Ispirazione Keynesiana e post Keynesiana della crescita). Confliggeva con il postulato dell'equilibrio automatico tra investimenti e risparmio.
Allo schema di Vanoni vi furono varie obiezioni politiche: era corretto nell'individuazione dei veri problemi dell'economia italiana ma:

  • troppo ottimistico nel prospettare i tempi e i modi della loro soluzione
  • Vanoni non precisava quale fossero i comparti produttivi essenziali allo sviluppo, ma indicava i settori propulsivi sui quali lo stato si sarebbe dovuto impegnare (agricoltura, imprese di pubblica utilità, opere pubbliche e edilizia).

Per realizzarli:

  • crescita reale del reddito effettivo del 5% pari sia al saggio naturale che a quello garantito
  • incremento degli investimenti dal 21 al 25% (del reddito)
  • pari aumento alla propensione al risparmio
  • crescita delle esportazioni del 60% e delle importazioni del 43%

La svolta pianificatrice fu vincente non solo alla prova dei fatti ma anche alla luce dei profondi cambiamenti che stavano verificandosi nello scenario mondiale. Lo scenario Mondiale mostrava:

  • denuncia dei crimini sociali di Stalin da parte di Kursev
  • 20° congresso del partito comunista bolscevico dell'unione sovietica
  • crisi del colonialismo

Lo scenario Interno:
mostra un opzione più netta delle partecipazioni statali per le frontiere aperte per il produttivismo:

  • 1956 nasce il ministero delle partecipazioni statali
  • 1956 l'Iri diventa uno strumento del progresso industriale
  • abolizione con i trattati di roma dei vincoli protezionistici.

Il 10 Febbraio 1953 nasce l'ENI (ente nazionale idrocarburi) con a capo Mattei il quale portò in pochi anni l'impresa a livelli mondiali. Formò un management legato alla concezione dell'Impresa di stato e riuscì a segnare un percorso preciso nei rapporti tra paesi arabi e compagnie petrolifere, fissando benefici diretti e partecipazioni azionarie da parte dei paesi produttori alle società che gestivano l'estrazione di petrolio greggio.
Nel lato dell'offerta lo stato compie vari progetti infrastrutturali (Autostrada dell'Iri, telefoni della Stet, acciaio a ciclo integrale della Finster) non che la nazionalizzazione dell'energia elettrica → nascita dell'ENEL 1962.

Qualche Dato.
Tra il 1955 e il 1963 il sistema economico italiano si pose 3 obbiettivi fondamentali:

  • elevati investimenti produttivi
  • stabilità del reddito
  • equilibrio della bilancia dei pagamenti

che portò ad una rapida industrializzazione non accompagnata da inflazione e disavanzi nei conti con l'estero.
Il primo punto rappresentava la componente più dinamica del reddito, non diede però luogo a un eguale aumento della domanda globale perchè la distribuzione del reddito si modificò a favore dei redditi d'impresa e non del lavoro.
Ciò portò alla riduzione della propensione media ai consumi da parte della società essendo precettori di redditi da lavoro e non d'impresa i più inclini al consumo (togliere reddito a chi è portato a consumare di più per attribuire a chi consuma meno non poteva causare una contrazione del consenso collettivo). Così

  • si scongiurò il pericolo dell'inflazione per eccesso di domanda
  • il sistema seppe assicurarsi la stabilità monetaria; la lira non solo non si svalutò ma anche si deprezzò meno.

In realtà i prezzi al consumo crescevano del 3-4% l'anno ma i prezzi ma i prezzi all'ingrosso si mantenevano quasi stabili e ciò influiva positivamente sulla competitività delle esportazioni italiane (sistema autopropulsivo).  La competitività:

  • faceva crescere la produzione nei comparti dinamici
  • in quelli non dinamici (orientati al mercato interno) la produttività cresceva meno dei salari.

Vi era la necessità di aumentare la produzione e l'efficienza dei comparti esportatori:

  • nuovi posti di lavoro, dove la forza lavoro non assorbita veniva espulsa tramite l'emigrazione estera verso altri paesi europei
  • polarizzazione della crescita industriale in 3 regioni:

- Lombardia
- Piemonte
- Liguria
che portò un immigrazione da sud a nord.
La migrazione vide muoversi 2 milioni di persone ( una parte di cui fu assorbita dal terziario).

Il progresso fu visibile nel:

  1. Pil
  2. produttività totale dei fattori
  3. prodotto per addetto

i più alti e stabili nella storia del paese. Nel 1963:

  • investimenti fissi al 25%, reddito nazionale lordo. L'Italia è alla pari con la Germania e poi con il Giappone
  • tasso crescita del Pil 7%
  • aumento delle esportazioni del 16%
  • l'agricoltura cessava di essere il settore dominante sorpassata dall'industria e terziario sia in termini di addetti che di valore aggiunto
  • affermazione di un imprenditoria piccola e media di grande vitalità e fortemente competitiva

In Più:

  • dilatazione dei consumi
  • affermazione di un nuovo stile di vita → american way of life (automobili, lavatrici, frigoriferi, motociclette, tostapane, tv, radio, coca-cola, dentifricio colgate, blue-jeans.)
  • cambia il volto delle grandi città, nascita di quartieri popolari e primi grattacieli
  • aumento di investimenti in edilizia con fenomeni di speculazione e corruzione
  • villeggiatura di massa, nuovo mercato turistico

Nel 1962 si ha l'avvio della caduta degli investimenti, come conseguenza del rinnovo dei contratti di lavoro nel comparto della metallurgia. Sommata alla severa politica monetaria della Banca d'Italia per contrastare la pressione salariale sui prezzi e sulla bilancia commerciale → termine miracolo economico.

Le Occasioni Mancate

La battuta d'arresto del 1963
Il 1963 fu uno spartiacque laddove la crescita economica raggiungeva il limite e si inceppava nel meccanismo che aveva consentito quel risultato.
Negli anni 50  i lavoratori vedevano un declino delle retribuzioni, mentre dal 1961 al 1963 le videro crescere ad un ritmo più che doppio rispetto alla produttività, da qui derivò lo Shock salariale da cui si avvertirono subito gli effetti sulla distribuzione dei consumi e del reddito nazionale.

In un contesto internazionale di stabilità monetaria e con un economia che trae forza proprio dalle sue esportazioni, l'Incremento del costo del lavoro non solo ridusse la competitività dell'industria italiana sui mercati esteri ma diede luogo ad una crescita delle importazioni sostenute dalla domanda per consumo connessa alla maggiore capacità di spesa dei lavoratori.
Da qui si osservò uno squilibrio commerciale preoccupante, che sommato ad un saldo della bilancia dei pagamenti passivo ebbe degli effetti acuti dalle prime reazioni dell'imprenditoria.
Concorsero al deficit della bilancia dei pagamenti:

  • l'agricoltura:  non fu in grado di rispondere alla nuova domanda di beni di consumo alimentare
  • mutamento dell'interscambio: con l'aumento delle importazioni si ebbe una flessione dei prodotti che avevano sorretto la crescita delle esportazioni nel decennio precedente (tessile, derivati del petrolio, mezzi di trasporto) mentre un'elevata rivalità continuò a caratterizzare la meccanica leggera, la chimica,l'industria dell'abbigliamento.

Per recuperare i margini perduti l'imprenditoria scaricò l'aumento del costo del lavoro sui prezzi, che causò delle tensioni inflattive che interessarono sia i prezzi al consumo che quelli all'ingrosso.
L'estate del 1963 mostrava un quadro critico.
Lo squilibrio con i conti con l'estero, l'avanzo dei consumi e dei prezzi, l'occupazione satura, la stanchezza tecnica degli impianti, il livello tecnologico modesto e l'instabilità della lira portò le autorità monetarie, che fino al 1962 avevano fornito liquidità al sistema agevolando gli investimenti produttivi e favorendo l'accesso al credito, furono costrette ad una manovra retroattiva volta a contenere la spirale inflazionistica, a capovolgere le aspettative di svalutazione e riequilibrare la bilancia dei pagamenti attraverso una contrazione della domanda globale.
(Carli, nel Governo Zoli) aveva:

  • ridotto l'offerta di moneta
  • imposto alle aziende di credito di arrestare il ricorso all'indebitamento estero per supplire alla carenza di liquidità
  • azione governativa più decisa.

Il Governo Moro (1963-1964):

  • rafforzamento dei controlli sul bilancio dello stato e degli enti locali
  • provvedimenti fiscali incentrati sull'aumento dell'imposizione indiretta e sulla compressione dei consumi.

Gli effetti furono rapidi ed efficaci:

  • la conseguente crisi occupazionale concorse a sedare le rivendicazioni operaie e il rapporto tra produttività e salari ritornò favorevole a quest'ultima
  • trascurato dalle esportazioni il processo di crescita prende vigore
  • alla fine del 1964 si ha un'inversione di tendenza della bilancia commerciale e una flessione sul fronte dei consumi e dei prezzi.

La crisi del 1963  dimostrò che il lavoro e il capitale non costituivano più risorse illimitate, come era sembrato negli anni del miracolo. Le modalità di impiego e remunerazione erano inefficaci in un'economia che si stava muovendo.
Il tentativo operaio di conquistare un dividendo del miracolo economico, anche se contrastato con efficacia dall'imprenditoria, lasciò un segno indelebile che cessa tra gli anni 50 e i decenni successivi, mettendo in evidenza alcuni fenomeni:

  • flusso emigratorio verso l'Europa centro-settentrionale
  • accentuarsi del dualismo (economico?)
  • aumento delle esportazioni di capitale
  • crollo degli investimenti in impianti e attrezzature
  • l'industria italiana pur essendosi trasformata non era uscita dai comparti tradizionali
  • l'espansione dell'industria focalizzata
  • affluire della manodopera dal sud
  • per non produrre ritardi allo sviluppo produttivo non ci si preoccupava accompagnarlo e sorreggerlo con gli investimenti sociali necessari
  • l'azione programmatoria non dava i risultati sperati

il crollo degli investimenti ebbe conseguenze sul livello occupazionale e sulla domanda dei beni di consumo e  sulle dinamiche migratorie. Ciò portò ad una stretta creditizia che sommata alla mutata distribuzione dei redditi fece nascere una trasformazione del mercato mobiliare nel quale al predominio dei valori azionari si contrappose l'ascesa dei titoli a reddito fisso.

Le contraddizioni degli anni 60.
dopo la crisi del 1963 vi fu un secondo shock dei salari nel 1969.
L'economia italiana crebbe ancora a ritmi sostenuti:

  • conservando una relativa stabilità dei prezzi e un avanzo nelle partite correnti
  • ripresero gli investimenti
  • la spesa pubblica contribuì al sostegno della domanda
  • si concretizzarono le relazioni industriali
  • lieve incremento dei posti di lavoro

questa però fu definita la “stagione delle occasioni mancate”, poiché facendo convergere le attenzioni sui problemi di stabilizzazione non si seppe cogliere l'opportunità di rilanciare il processo di sviluppo economico e di risolvere o attenuare alcuni squilibri storici nazionali.
In più la crescita degli anni del Miracolo Economico non fu accompagnata da:

  • trasformazioni delle istituzioni economiche e sociali
  • definizione del ruolo dell'impresa pubblica e dello stato nella programmazione dello sviluppo

Andavano affrontati i problemi e gli squilibri sociali puntando ad una razionalizzazione dello sviluppo e colmando il divario nord-sud, creando le premesse per l'industrializzazione del mezzogiorno.

La stagione delle mancate occasioni vide l'avvio del processo di ristrutturazione industriale:

  • sul piano tecnologico: ricerca di aumenti di produttività per ridefinire gli assetti organizzativi e l'intensificazione dei ritmi di lavoro, ricorrendo a incentivi industriali.
  • Sul versante finanziario: rafforzamento della posizione degopolistica dei grandi gruppi e creazione di concentrazioni finanziarie (indennizzi + sovvenzioni pubbliche) → funzioni per raggiungere una maggiore efficienza e acquisizione di imprese da parte delle maggiori società industriali che approfittano dello stato in crisi per consolidare la propria posizione (processo al quale non fu estranea l'impresa pubblica con l'ingresso nel capitale azionario dell'Olivetti e della Montecatini, estendendo le proprie partecipazioni alla quasi totalità delle imprese)

La presenza dello Stato nell'economia andava ulteriormente rafforzandosi anche se l'intervento statale era un modo per porre al riparo l'industria privata da situazioni di crisi in gran parte legate alla sua:

  • fragile costituzione
  • cronica sottocapitalizzazione
  • bassa capacità tecnologica
  • provincialismo che relegava le imprese italiane a posizioni di domanda solo sul mercato interno tradizionalmente protetto

vi fu una notevole diversificazione finanziaria:

  1. EFIM (ente partecipazioni e finanziarie industria manifatturiera)

→ sorge sulle ceneri del FIM (fondo per il finanziamento della meccanica)
→ prese in carico le società dell'industria meccanica mai retrocesse ai privati
→ ampliò l'ambito operativo all'alluminio, carta, vetro, prodotti alimentari, turismo
→ collaborò ai piani per lo sviluppo del sud in associazione con la cassa per il mezzogiorno (= ospedale di salvataggio per le imprese in crisi e braccio di finanziamento per partiti di governo)

  1. Fusione della STET (monopolio telefonico statale) e della SIP (energia elettrica) nel 1964
  2. ENI: attua una linea di diversificazione operativa come supporto alle imprese in difficoltà:

Cefis  che succede alla morte di Mattei in azienda, rafforza la presenza pubblica nei settori strategici acquisendo attraverso la SNAM (società nazionale metanodotti) il controllo dell'ITALGAS e sviluppando le attività legate alla chimica.

  1. IRI: partecipò al processo di espansione dell'impresa pubblica e potenziò le proprie attività attraverso piani di ristrutturazione riguardanti la cantieristica (ITALSIDER) e la meccanica (Ansaldo)

La Diversificazione Finanziaria e Operativa avvenne tramite la partecipazione delle società elettriche soggette alla nazionalizzazione:

  • la SME (società meridionale di elettricità) si trasformò nel principale gruppo alimentare italiano
  • SADE (travolta dalla tragedia del Vajont) si fuse con la Montecatini
  • La Centrale rilevò un insieme di imprese
  • Edison: rafforzò le partecipazioni nell'ambito della meccanica, del tessile, della chimica, dell'alimentare, della distribuzione (Montedison)

La ristrutturazione Industriale portò a dei cambiamenti nel sistema creditizio.
La contrazione dei profitti sommata alla riduzione delle fonti di autofinanziamento fa nascere un Sistema Bancocentrico:  mentre negli anni del miracolo economico l'autofinanziamento era stato la regola, dopo il 19 63  si ricorse sempre più frequentemente agli istituti di credito mobiliare, che si approvvigionarono emettendo obbligazioni collocate presso risparmiatori e acquisite presso le banche di credito ordinario.

Il Credito Immobiliare viene controllato dallo stato attraverso:

  • sezione delle grandi banche dell'Iri
  • Iri
  • Isveimer
  • Imi
  • Mediobanca → costituzione e direzione di consorzi bancari per il collocamento di azioni e obbligazioni industriali facilitando l'accesso delle grandi imprese pubbiche e private al mercato mobiliare

i Mutamenti sul piano produttivo:
importanza strategica del comparto siderurgico: sviluppo degli impianti a ciclo integrale Finsider (piano sinegaglia).  Pur ricorrendo necessariamente alle importazioni per l'approvvigionamento dei combustibili e delle materie prime compì ragguardevoli progressi, conquistando una posizione di rilievo e al servizio della meccanica
→ meccanica: presentava 1/3 degli addetti al manifatturiero, ed era il nucleo essenziale del sistema industriale italiano. Al suo interno risaltava l'industria automobilistica, al centro della quale risaltava la FIAT che assieme alla IFI (istituto finanziario industriale) e alle partecipazioni detenute dalla famiglia Agnelli era il più grosso raggruppamento industriale privato.
Accanto al comparto automobilistico cresceva la produzione di motoveicoli leggeri, macchine agricole, macchine operatrici per il movimento della terra, elettrodomestici, macchine da scrivere e da cucire, macchine topografiche, armi da fuoco, strumenti di precisione più apparecchiature elettroniche e elettriche.
Le Costruzioni Navali erano controllate dalla Italcantieri (finanziamenti per la flotta nazionale e per rilanciare a livello internazionale la cantieristica italiana).

→ L'industria chimica:

  • distillazione e raffinazione di minerali
  • accrebbe la produzione di acidi fertilizzanti e antiparassiti
  • progressi nella chimica fine e delle specialità ( farmaci, adesivi, sigillanti, coloranti, detergenti e impermeabilizzanti)

Industria Tessile: continua a mantenere una posizione di rilievo in particolare cotoniera
Comparti tradizionali: relativa rivalità nelle:

  • calzature
  • concimi
  • legno
  • abbigliamento
  • dolci
  • conserve

industria elettrica: vide un'espansione economica nel dopoguerra grazie al crescere del fabbisogno. Il 69% della produzione di energia era fornita dall'ENEL, mentre il restante da autoproduttori e dalle società escluse alla nazionalizzazione.

  • L'aumento del consumo interno
  • l'eccessivo sfruttamento dei bacini (?)
  • sviluppo delle attività estrattive degli idrocarburi

fece si che la produzione termoelettrica superi quella idroelettrica.
L'Energia Nucleare: ci fu il coordinamento del comitato nazionale per l'energia nucleare (Ippolito) e concorso delle principali società pubbliche e private. Così si realizzarono 3 centrali nucleari (Trino vercellese, Garigliano, Latina) dal 1963-1964. l'Italia diventò il 3° paese per potenza elettronucleare disponibile.

La Concentrazione Finanziaria è data da un'integrazione tra i diversi settori dell'economia, favorita dalla ristrutturazione del primario:

  • rafforzamento del processo capitalistico di produzione
  • indebolimento della piccola proprietà contadina
  • contrazione della superficie utilizzata
  • cambio dei tradizionali indirizzi colturali

- calo dei cereali
- espansione di oliva, agrumi e vite

  • cambia l'importazione zootecnica → allevamento stabilizzati
  • aumento per la meccanizzazione per trovare uno sbocco alle produzioni industriali e porre rimedio allo spopolamento delle campagne
  • provvedimenti degli anni 60 si orientarono verso una linea di efficienza e aumento della produttività:

- azione di sostegno pubblico
- interventi comunitari nell'ambito della Pac
- 2° piano verde (Governo Moro) → incentivare il processo di meccanizzazione, ridurre i costi di produzione, riorganizzazione dei mercati agricoli
- la Comunità Europea (1968) emette il Piano Macnicol: interventi strutturali per l'ammodernamento delle aziende agricole (aumento dimensione delle entità agricole , abbandono fondi scarsamente produttivi e riduzione della popolazione attiva impiegata in agricoltura)

l'Espansione del Terziario è favorito dal potenziamento delle infrastrutture:

  • apertura di 2 trafori alpini
  • potenziamento della rete ferroviaria, marittima e aereoportuare
  • rafforzamento attività alberghiere

i suoi occupati superarono per la prima volta quelli del secondario: commercio, servizi, trasporti, comunicazioni, credito, assicurazioni.

 

La fine dell'Età dell'Oro
alla fine degli anni 60 l'andamento complessivo dell'economia italiana era sostanzialmente positivo:

  • il sistema industriale dava segni di vitalità
  • gli investimenti avevano ripreso il loro corso
  • aggiustamento strutturale (a seguito della recessione) → recupero della produttività, assorbimento dell'inflazione e del disavanzo nei conti con l'estero
  • il paese era inserito nel contesto internazionale
  • economia trascinata dalle esportazioni
  • mercato ampliato.

Ma vi furono i seguenti problemi:

  • progressivo peggioramento delle condizioni dei lavoratori
  • tensioni valutarie
  • crescita dei prezzi delle materie prime e dei combustibili

nel Settembre 1969 c'è lo sciopero nazionale dei metalmeccanici con cui comincia l'Autunno Caldo con intensi scontri sociali e un rinnovo contrattuale di tutte le principali categorie.
Si possono osservare nuove conquiste sul piano economico ma anche operativo:

  • diritto di rappresentanza degli operai
  • dignità del lavoro e dei lavoratori
  • limitazione della mobilità interna
  • restrizione dell'uso del cottimo e degli straordinari
  • miglioramento degli ambienti di lavoro
  • garanzie occupazionali → Statuto del lavoro nel 1970 : diritti fondamentali, libertà di organizzazione e rappresentanza sindacale

tra il 1969 e il 1973 i salari crebbero a un ritmo medio annuo del 9% (2° shock salariale), un incremento quasi doppio rispetto quello della produttività.
Così si ebbe un fallimento della politica dei redditi (contenimento degli incrementi salariali entro l'andamento della produttività media del sistema) che aveva consentito la ripresa nella seconda metà degli anni 60 contribuendo a frenare le tensioni inflattive.
Di conseguenza → crisi internazionale gravissima:

  • crollo del sistema di Bretton Woods
  • fine della stagione delle materie prime a basso costo
  • il dollaro perde il valore storico di moneta internazionale
  • abbandono degli usa del Gold Excange Standard → gli Usa non assicuravano più la convertibilità del biglietto verde in oro → usa vedono compromessa la loro superiorità economica:

→ stremati per le spese della guerra del vietnam
→ pesante crisi finanziaria
porta a una vistosa crescita dei prezzi, a un deficit della bilancia commerciale e ad un ondata speculativa nei confronti del dollaro.

L'inflazione, sommata alla presenza di una sensibile domanda di liquidità a livello internazionale porta nel 1971 Nixon ad abbandonare gli impegni di Bretton Woods:

  • abbandono unilaterale della parità aurea
  • svalutazione del dollaro rispetto all'oro e a tutte le principali divise nazionali

si ha la fine del sistema dei cambi fissi e la libera fluttuazione della valuta statunitense e delle divise a essa collegate.

Nel 1973 tutti i paesi abbandonano la parità stabilita nel 71, portando ad un regime dei cambi fluttuanti e a un lungo periodo di mobilità monetaria.
Nello stesso anno sorge un nuovo problema: emerse non solo il ruolo fondamentale del petrolio nelle economie dei paesi industrializzati ma anche le rigidità tecnologiche connesse con il suo impiego e la vulnerabilità dei paesi privi di giacimenti. Con la guerra dello Yom Kippur tra egitto, siria e israele, i produttori di petrolio aderenti alla OPEC (i maggiori produttori) decisero la graduale riduzione della produzione di greggio, un embargo sulle esportazioni verso i paesi che fornivano aiuti a israele e un aumento dei prezzi del petrolio.
Grazie a ciò si ha il crollo dei sistemi di Bretton Woods e una crisi petrolifera.
Ciò causò un'accentuazione della definizione di nuove aree commerciali e monetarie:

  • blocco occidentale (dominato dagli usa per 30 anni) si divide in 3 nuove aree economiche e valutarie:

→ guidata dagli usa
→ guidata dalla germania occidentale
→ attorno all'economia del giappone

  • emergono i Nic (misero a dura prova l'economia italiana colpendo l'industria leggera) come l'est asiatico:

→ corea del sud
→ hong kong
→ singapore
→ taiwan

l'Impennata del  costo del lavoro comportò:

  • un rallentamento della crescita economica
  • una contrazione dei profitti
  • ascesa dei prezzi delle materie prime e dei combustibili
  • instabilità monetaria

gli imprenditori sono costretti a proseguire l'opera di ristrutturazione articolatasi a diversi piani (finanziario, tecnologico, territoriale). Si pose in discussione il vecchio modello fordista basato su:

  • vantaggi derivati dalla dimensione stessa degli operai
  • efficienza produttiva basata sugli alti volumi di produzione
  • omogeneità dei beni prodotti.

Si optò per una nuova impostazione, basata sulla:

  • riduzione delle rigidità create dalla forza contrattuale dei lavoratori
  • risposta adeguata della concorrenza basata più che sul prezzo su elementi di innovazione e variazione del prodotto
  • nuovo modo di concepire l'impresa e la sua presenza sul mercato → parola d'ordine flessibilità → destrutturazione della grande impresa integrata verticalmente.

Fu un processo lento e complicato per l'industria leggera.

Diverso fu invece il caso dell'industria pesante che come principale problema aveva la necessità di acquisire mezzi finanziari a basso costo. In più:

  • l'occupazione cresceva lentamente
  • aumenti di produzione legati a investimenti poderosi

in questo caso le industrie trovarono diverse strade per far ricorso direttamente e indirettamente ai fondi pubblici. Vi furono sia ristrutturazioni sostenute da cospicui sgravi fiscali e contributivi:

  • incentivi per l'industrializzazione nelle aree depresse
  • provvedimenti per la fiscalizzazione degli averi sociali
  • estensione del credito agevolato
  • aumento dei fondi di dotazione

sia restrizioni della dislocazione territoriale degli investimenti indirizzati in misura crescente al mezzogiorno. Ruolo determinante delle imprese di partecipazione statale, accollando all'area pubblica gli oneri delle ristrutturazioni dei settori in crisi.

Nei Comparti ad alta intensità il principale problema fu fronteggiare la pressione salariale e creare un clima di efficienza. Nasce il decentramento produttivo  che portò alla

  • riduzione degli occupati
  • terzializzazione delle fasi intermedie o delle attività non strategiche

e quindi

  • riduzione del costo del lavoro
  • aumento della flessibilità
  • accentuamento della pressione sindacale
  • risparmio dei margini di profitto erosi dall'aumento del costo del lavoro
  • modulazione dei volumi di produzione.

In Italia la Destrutturazione del sistema fordista e il riassetto del sistema industriale nel suo complesso portò:

  • una deflagrazione delle attività produttive in imprese di piccole dimensioni
  • proliferazione di numerose imprese non sorte come satelliti ma come iniziative autonome

il mezzogiorno non fu estraneo al processo.
Si ottenne un nuovo tessuto industriale dinamico da cui scaturì una nuova realtà produttiva (terza italia).

L'Impresa pubblica la quale operò per:

  • sviluppo della rete autostradale
  • implementazione della rete telefonica
  • completamento della rete di oleodotti per collegare l'Italia all'europa centrale
  • interventi di edilizia pubblica
  • raddoppio del polo siderurgico di Taranto

venne chiamata ad:

  • azione anticongiunturrale di investimento e di garanzia occupazionale
  • promuovere lo sviluppo di aree depresse
  • produrre svariati beni soggetti a importazione
  • regolazione della concorrenza e dei monopoli
  • gestione di attività di base in alternativa a iniziative private.

Tra Espansione e Recessione.
La Crisi Monetaria, lo Shock Petrolifero, l'Incremento del Costo del Lavoro, la Concorrenza dei Paesi Emergenti indussero le imprese ad avviare un processo di ristrutturazione, minando anche alle fondamenta la stabilità del sistema economico italiano.

La Fase Espansiva del 1960 si esaurì nel 1971:

  • Pil ha un tasso di crescita reale del 1,6%
  • la produzione industriale si ridusse assieme agli investimenti e ai consumi
  • flessioni delle occupazioni a seguito della crisi del settore edilizio, alle difficoltà governative dell'industria e all'uscita di manodopera dall'agricoltura
  • crescita della spesa pubblica che non fu sufficiente a sfidare la crescita economica, poiché il sostegno della domanda globale venne dall'aumento della spesa per consumi pubblici mentre mancò un efficace azione nel campo degli investimenti. Le prestazioni previdenziali e saltuarie furono stimolate:

- dalla crescita della popolazione assistita
- dall'indicizzazione dei trattamenti previdenziali
- dall'aumento dell'erogazione di sussidi per la disoccupazione
- introduzione di pressioni sociali.

La riforma tributaria (per provvedere alla copertura dei costi cospicui dello stato) prevede la riorganizzazione delle imposte dirette (sul reddito) e delle imposte indirette (Iva nasce nel 1972). ciò non impedì la crisi fiscale poiché il gettito complessivo non riusciva a compensare l'intervento della spesa pubblica.

Tra il 1972-1973 si ha un inversione di tendenza, con i tassi di crescita vicini al miliardo. Ma la stagione è caratterizzata da:

  • inflazione
  • crescita dei salari
  • svalutazione della moneta

così nel 1973 si abbandonò la difesa della parità ufficiale portando ad un inflazione senza precedenti.

Il secondo governo Andreotti (72-73) per frenare la spirale inflattiva si impegnò a tenere sotto controllo i conti dello stato e introdusse il blocco dei prezzi di alcuno beni di largo consumo (provvedimento aggirato facilmente dalle imprese).
Durante il governo:

  • crescenti tensioni monetarie
  • squilibri della bilancia dei pagamenti

porta la Banca d'Italia ad attuare una politica restrittiva:

  • innalzamento del tasso di sconto
  • vincolo del portafoglio → impose alle banche di destinare una quota fissa degli impieghi in titoli di stato o garantiti dallo stato.

Ciò si tradusse in una modificazione degli attivi bancari, e quindi ad:

  • crescita dei titoli del tesoro
  • diminuzione degli impieghi a favore delle imprese.

Le tensioni Inflattive nascono dall'errata percezione delle concause che avevano determinato lo shock petrolifero, quindi non dalla scarsità dell'oro nero ma dalle strategie commerciali di ricollocazione del greggio da parte delle grandi compagnie petrolifere multinazionali.
Data la particolare struttura del paese dell'offerta di energia → Italia fu il paese che si seppe meno adattare alla lievitazione dei prezzi relativi per:

  • altissima concentrazione degli impieghi industriali del petrolio
  • la produzione energetica poggiava sul combustibile fluido

si doveva quindi diminuire il grado di dipendenza degli approvvigionamenti esteri di petrolio e il suo peso nella struttura di tutti i consumi di energia.

  • La riduzione delle importazioni di greggio (ricadute poi sul piano della produzione e dell'occupazione)
  • politiche di aggiustamento

portano, nel quarto Governo Rumor  ad attuare un Piano di Austerity:

  • blocco della circolazione automobilistica nei giorni festivi
  • chiusura anticipata di uffici e negozi
  • riduzione dell'illuminazione pubblica

→ provvedimenti ininfluenti
ciò venne fatto per fronteggiare l'emergenza petrolifera, ma comportò un venir meno della fiducia nello sviluppo perchè manca la fonte di energia.

L'instabilità economica portò ad una forte Crisi Politica.
Il centro sinistra si trovava in difficoltà quando ci sarebbe stato bisogno di solidità e continuità nella direzione del paese. Si doveva infatti far fronte a:

  • crisi economica
  • contestazione operaia
  • rivoluzioni culturali del 1968
  • diverse forme di disobbedienza civile
  • dimostrazioni in piazza contro la guerra del Vietnam

Era in gioco la sopravvivenza delle istituzioni democratiche, messe a dura prova dagli atti terroristici.
Tra il 1972-1973 i governi a guida democristiana vengono sorretti da fragili coalizioni: il PSI e il PC sono a favore di un nuovo organico di centro-sinistra, il quale trova espressione nel Governo Rumor appoggiato da: socialisti, socialdemocratici e repubblicani.
Vi era infatti il convincimento che un programma di risanamento economico, richiedendo pesanti sacrifici alla popolazione, necessitasse di un più ampio consenso delle forze politiche dell'arco costituzionale che aprisse la via ad un governo di svolta democratica.

 

Nel 1974 si riscontrano le recessioni più gravi del dopoguerra:

  • la chimica fine, la meccanica di precisione e i settori a tecnologia avanzata risentirono dello scarso sviluppo degli investimenti nel campo della tecnologia e della ricerca scientifica
  • perdita di terreno da parte del tessile, dell'abbigliamento, delle calzature ad opera dei paesi di più recente sviluppo (basso costo della manodopera).

La Stagflazione (fenomeno per cui l'aumento dei prezzi  si presenta assieme ad una mancanza di crescita economica) era un fenomeno nuovo: nelle crisi precedenti in cui si era presentato un eccesso di capacità produttiva, la stagnazione era stata accompagnata da una caduta dei prezzi.
In questo caso la recessione nata da politiche monetarie e fiscali restrittive, volte a contrastare gli effetti dello shock petrolifero, si manifestò con:

  • un'accelerazione dell'inflazione
  • aggravamento della crisi occupazionale
  • impennata dei prezzi delle materie prime
  • svalutazione della lira (aumentava le tensioni inflattive)
  • flessioni delle esportazioni, causata da:

- repentino sviluppo della domanda interna → tendenza a soddisfarla per prima
- insufficienza di offerta dovuta agli scioperi che non facevano rispettare i termini di consegna

nel 1974 si osservò un deficit nella bilancia dei pagamenti. Si decise di affrontare il problema con una politica economica e monetaria di maggior rigore:

  • stretta creditizia della Banca d'Italia che si protrasse fino al 1975 quando il razionamento del credito venne eliminato
  • provvedimenti eccezionali volti a limitare il trasferimento di banconote a valuta estera.

Nello stesso anno nasce la Consob (commissione nazionale per le società e la borsa).

  • Fornisce ossigeno alle imprese incentivando la raccolta di capitale a rischio
  • regolamentazione del mercato borsistico

introdusse norme in materia di pubblicità dei bilanci e informative degli azionisti.

Nel 1975 la crisi si manifesta in tutta la sua gravità:

  • PIL in crescita reale negativa
  • indice della produzione negativo
  • crollo degli investimenti dei consumi e delle importazioni
  • le esportazioni crebbero del 4%
  • debito estero pesante
  • debito interno crescente
  • spesa pubblica in continua espansione
  • rallentamento nella progressione delle entrate

La forza dei sindacati impedì che il peso della crisi si scaricasse sui salari. Vi fu un accordo sulla scala mobiliare tra la Confindustria (Agnelli) e le organizzazioni sindacali, che vide una rivalutazione del meccanismo di indicizzazione → crescita dei salari nominali → stimolò l'inflazione penalizzando le imprese (nuovo aggravio generalizzato dei costi). Ciò avvenne quando il paese urgeva di:

  • porre rimedio alla grave crisi della chimica e della siderurgia
  • procedere al risanamento della maggior parte delle imprese statali
  • liberare le banche dall'onere dei crediti di dubbia esigibilità
  • sviluppare il mercato di capitali e un circuito finanziario adeguato alle dimensioni industriali del paese.

Il sistema delle partecipazioni statali raggiunge il suo punto di massima espansione nel momento in cui la formula dello stato imprenditore viene messa in discussione dalla crisi economica.

 

Fonte:

http://ecoways.altervista.org/appunti/Storia_Eco/Appunti_Lez_StoEco.doc

Sito web da visitare: http://ecoways.altervista.org

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