I trattati di pace

 

 

 

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I trattati di pace

I trattati di pace

Il 18 gennaio 1919 si aprì a Parigi la Conferenza per la pace, col proposito di fornire all’Europa e al mondo un nuovo assetto ed una sistemazione che consentisse di ricostruire ciò che era stato distrutto dalla guerra. In quest’ottica, ancor prima che finisse la guerra, il presidente americano Wilson aveva avanzato un proprio piano di pace articolato in 14 punti.

I 14 punti di Wilson

1.         Trattati di pace conclusi apertamente: non vi saranno più accordi internazionali segreti

2.         Libertà di navigazione sui mari, sia in pace che in guerra

3.         Soppressione di tutte le barriere economiche

4.         Riduzione al minimo degli armamenti

5.         Evacuazione di tutti i territori russi (occupati dagli occidentali), per dare alla Russia                

l’occasione di fissare, in piena indipendenza, il suo sviluppo politico nazionale

6.         Rinnovata collaborazione della Russia con le altre potenze

7.         Ricostruzione del Belgio

8.         Restituzione alla Francia dei territori dell’Alsazia e della Lorena

9.         Rettifica delle frontiere italiane, secondo le linee di nazionalità chiaramente riconoscibili

10.       Possibilità di uno sviluppo autonomo per i popoli dell’Austria Ungheria

11.       Ricostruzione di Romania, Serbia e Montenegro; e sbocco al mare per la Serbia

12.       Autonomia alle nazionalità dell’Impero Turco

13.       Costituzione di uno stato polacco indipendente con un libero accesso al mare

14.       Costituzione di una Società delle Nazioni.

Altrettanto importante fu il principio aggiunto ai 14 punti:

“I popoli e le province non devono passare di sovranità in sovranità, come se fossero semplici oggetti, tutte le aspirazioni nazionali dovranno essere soddisfatte nel modo più completo possibile.”

 

I diplomatici europei non erano spiritualmente preparati per comprendere ed accettare totalmente le nuove idee del presidente americano, cosicché parte delle proposte di Wilson, le più importanti agli effetti della pace, si dimostrarono un’illusione e non seppero risolvere positivamente nazionalismi, ambizioni, timori e odi che ancora dividevano l’Europa e che avrebbero scatenato venti anni più tardi la seconda guerra mondiale.

 

Difetti e limiti dei trattati di pace

“La vittoria militare dei paesi dell’Intesa sulle potenze Centrali (Germania, Austria-Ungheria, Bulgaria e Turchia) lasciava insoluti quasi tutti i conflitti politici dell’anteguerra, riproponendone anzi, di nuovi ed assai più complessi. I trattati di pace imposti agli sconfitti non risposero affatto alle idealità democratiche di giustizia, sbandierate nel corso della guerra dalla propaganda (e in particolare dal presidente americano Wilson), ma piuttosto al principio punitivo delle riparazioni di guerra ed alla legge imperialistica della spartizione del mondo in zone di influenza. I capi dell’Intesa finirono per suscitare nell’altra parte - specie in Germania - nuovi e più profondi odi e quel diffuso spirito di rivincita che, nell’immediato futuro, rilancerà le forze militariste: quelle stesse, cioè, che la guerra avrebbe dovuto cancellare per sempre. La conferenza di pace, dato il clima di ripicche e rivalità, s’era trasformata del resto, in un’aspra e brutale spartizione del bottino di guerra - magro per verità, in rapporto alle energie spese - col risultato di dividere il campo alleato e riaccendere nei paesi interessati - vincitori o vinti che fossero - un forte ed esasperato clima nazionalistico.” G. Lehner, Economia politica e società nella prima guerra mondiale, Firenze 1973

 

Fonte: http://www3.ti.ch/DECS/sw/temi/scuoladecs/files/private/application/msword/1465_XX_secolo_completo.doc

Sito web da visitare: http://www3.ti.ch

Autore del testo: A.Airoldi, D.Bollini, R.Bonfanti, A.Gandolla, B.Mainardi, G.Tavarini

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