Storia contemporanea dalla seconda guerra mondiale

 

 

 

Storia contemporanea dalla seconda guerra mondiale

 

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Storia contemporanea dalla seconda guerra mondiale

LA PRIMA GUERRA MONDIALE

 

TRIPLICE ALLEANZA : Germania, Austria, Italia TRIPLICE INTESA      : Francia , Inghilterra, Russia

 

  • La storia dei rapporti fra le potenze che corre fra la fine del 1800 e il 1914 sta a mostrare quanto carica di tensioni sia stata la situazione in Europa.
  • Il fatto che Austria e Germania abbiano avuto un atteggiamento particolarmente aggressivo, in questo periodo, e che abbia provocato lo scoppio della guerra mondiale è stato il risultato di continue disfatte diplomatiche accumulate negli anni.
  • La Germania, inoltre, era particolarmente ansiosa di confrontare la sua splendida macchina bellica di terra contro gli eserciti più deboli dell’Intesa
  • La scintilla, non in alcun modo la causa, che ha dato fuoco alle polveri scoppia a Sarajevo, in Bosnia il 28 giugno 1914 con l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austro-ungarico e sua moglie. (Francesco Ferdinando era il più duro sostenitore delle mire aggressive dell’Austria nei confronti della Serbia)
  • In Austria l’accaduto provoca notevole sdegno e il fatto viene preso come spunto per liquidare la Serbia. La Germania dà a questo progetto tutto il suo appoggio.
  • Il casus belli viene trovato dall’Austria che lancia un ultimatum durissimo alla Serbia: se quest’ultima avesse accettato sarebbe diventata uno stato satellite dell’Austria.
  • Una proposta inglese di mediazione dell’Inghilterra viene seccamente respinta, l’Austria rifiuta ogni compromesso, mobilita il proprio esercito e il 28 luglio attacca.
  • Intanto la Russia, in appoggio alla Serbia, il 30 luglio proclama la mobilitazione generale.
  • La Germania, allora, interviene direttamente e il 31 luglio indirizza alla Russia un ultimatum: deve revocare immediatamente la mobilitazione. La Russia non risponde neppure.

Il 1°agosto la Germania dichiara guerra alla Russia

  • La Francia mobilita lo stesso giorno e il 3 agosto la Germania dichiara guerra alla Francia.
  • Sempre il 3 agosto l’Italia fa conoscere la sua posizione di neutralità giustificandola col fatto che la Triplice Alleanza ha scopo difensivo e non bellico.
  • La Gran Bretagna, resasi conto che una vittoria dell’Alleanza avrebbe portato un dominio incontrastato della Germania sull’Europa, decide di entrare in guerra e il 4 agosto dichiara guerra alla Germania.

LA PRIMA GUERRA MONDIALE DELLA STORIA ERA COMINCIATA

  • Scendono in campo eserciti immensi alimentati dalla potenza delle industrie belliche moderne e appoggiati da un apparato propagandistico forte come la stampa. Il conflitto dura dall’agosto 1914 al novembre 1918.

  • La Gran Bretagna, con la potenza della sua flotta, contro cui la Germania ha  potuto ben poco, riesce a isolare sia Germania che Austria da tutti i rifornimenti di materie prime per l’industria bellica che di prodotti alimentari provenienti dai paesi extra europei. Inoltre ha messo a disposizione degli alleati ingenti capitali sotto forma di prestiti e tutte le risorse immense del suo impero.
  • Gli Stati Uniti, ormai divenuti la prima potenza industriale del mondo, sono stati portati a sostenere il campo antitedesco e anche il Giappone, che entra in guerra il 15 agosto 1914, è contro la Germania e si impadronisce dei possedimenti tedeschi in Cina.
  • Lo scopo della Germania è vincere la guerra, diventare una potenza mondiale e dominare un’Europa rimodellata sotto la sua egemonia. Non valuta, però, le forze che la Gran Bretagna è in grado di mobilitare nel mondo né la ricchezza di risorse del campo avversario.
  • L’imperialismo e il nazionalismo sono diventate ideologie di massa in grado di cementare fra loro categoria sociali fino ad allora in lotta di fronte a problemi di politica. Ogni paese scopre, così, nella guerra la sua missione storica.
  • In tal modo l’annientamento del nemico diventa un servigio al progresso e alla civiltà. Ogni governo fece credere alla propria opinione pubblica di essere vittima dell’aggressione da parte degli altri.

La guerra è così sentita come una liberazione.

  • I partiti socialisti di tutti i paesi europei, sino ad allora contrari ad ogni guerra, si mostrano ora a favore. Gli unici contrari sono i socialisti russi, i bolscevichi e il partito serbo ma sono casi isolati.
  • L’inizio della guerra pare confermare le previsioni tedesche: la Germania ha un esercito disciplinato comandato da un corpo ufficiali selezionato e dotato di artiglieria pesante senza eguali. L’Austria ha un esercito ben armato anche se soffriva della sua composizione multinazionale. La superiorità sembrava ovvia.
  • Sul campo opposto la Francia ha un esercito armato di artiglieria leggera superiore a quella tedesca, la Russia ha un esercito male armato e ufficiali con scarsa efficienza tecnica (ma la sua forza è il numero) e la Gran Bretagna ha un esercito di terra ridotto.
  • Tutti i maggiori stati contavano su un conflitto di breve durata. Il fatto è che la Germania contava di tenere l’Inghilterra fuori dal conflitto e di schiacciare la Francia e la Russia in 2 o 3 mesi basandosi sulla forza d’urto delle proprie armate.

Le previsioni tedesche, all’inizio della guerra, sembrano confermate.

  • Il 4 agosto l’esercito germanico penetra in Belgio e, dopo averlo travolto, punta su Parigi. Il 3 settembre il governo francese abbandona Parigi e si trasferisce a Bordeaux. L’esercito francese si distribuisce sulle sponde della Marna dove gli viene ordinata una resistenza ad oltranza.
  • Battaglia della Marna 6-12 settembre 1914 (vede impegnati 2 milioni di uomini) arresta lo slancio tedesco e permise una controffensiva francese. I risultati sono di enorme portata: non solo l’esercito francese evita la distruzione ma sfuma anche il piano tedesco di trasferirvi (in Francia) la gran parte delle forze germaniche.
  • Ha ora inizio la guerra di logoramento, segnata dalla costruzione di lunghe trincee.
  • A oriente i russi in agosto tentano una penetrazione in Prussia ma vengono duramente sconfitti nelle battaglie di Tannenberg 27-30 agosto e dei laghi Masuri 8- 10 settembre. Ottengono, invece, successi contro gli austriaci che devono evacuare la Galizia. Le sconfitte russe, però, sono importanti in quanto costringono i tedeschi a muovere truppe dal fronte occidentale favorendo la resistenza francese.

  • Alla fine di ottobre, gli imperi centrali, riescono a far entrare in guerra la Turchia. Il fatto costringe l’esercito russo a dividere le forze su due fronti e permette agli imperi centrali di assumere il controllo degli Stretti.
  • Bloccati dalla battagli della Marna i tedeschi tentano di tagliare l’Inghilterra dalla Francia ma non riescono a spezzare la resistenza franco-britannica (battaglia delle Fiandre)
  • Alla fine del 1914 la battaglia sul fronte occidentale ha assunto carattere di battaglia di trincea lungo 800 km dalle Fiandre alla Svizzera. La situazione si stabilizza
  • Tedeschi e austriaci decidono, allora, si sferrare una massiccia offensiva alla Russia che risente in modo drammatico della mancanza di un’industria interna che rifornisca l’esercito di armi e munizioni. I russi vengono respinti fino alla Beresina.
  • Mentre veniva sferrata l’offensiva ai russi, l’Italia dichiara guerra all’Austria. Ma facciamo un passo indietro: dichiarando la sua neutralità, l’Italia, aveva messo in luce due fatti. Il primo era la labile alleanza con l’Austria (il Trentino era ancora sotto il dominio di Vienna) e il secondo che aveva una scarsa preparazione militare.
  • In generale le maggiori forze politiche italiane sono favorevoli alla neutralità: i liberali giolittiani proprio per l’inadeguatezza militare, molti settori dell’industria erano convinti che restando neutrali avrebbero fatto affari migliori, i socialisti esprimono il pensiero operaio e contadino contrario al conflitto, i cattolici sono in genere pacifisti. In più, dichiarando neutralità, l’Italia si era attenuta alla lettera al trattato della Triplice Alleanza (principio difensivo e non offensivo) e quando Germania e Austria dichiararono guerra non interpellarono minimamente l’Italia.
  • Gli unici favorevoli erano alcuni capi del sindacalismo rivoluzionario, i nazionalisti interventisti, ovvero Mussolini e i liberali anti giolittiani.
  • Dal connubio tra antigiolittiani e nazionalisti scaturisce una forza che, seppure limitata, riesce a trascinare l’Italia in guerra. Quindi il passaggio dalla neutralità all’intervento in guerra è stato deciso, al di fuori dell’opinione pubblica e del Parlamento, dal Governo con l’appoggio della Corona e dei nazionalisti.
  • Di fatto Salandra, capo del gabinetto, segue una politica di patteggiamenti tanto con gli stati centrali che con l’Intesa. Ma è la logica stessa degli interessi che spinge l’Italia nel campo dell’Intesa. L’Italia ha rivendicazioni verso l’Austria (Trento e Trieste).
  • Il 26 aprile 1915 viene firmato a Londra un trattato in base al quale l’Italia s’impegna a entrare in guerra entro un mese dalla firma. Il trattato, che rimarrà segreto all’opinione pubblica fino al 1917, sostanzialmente prevede:
  • l’annessione del Tirolo cisalpino fino al Brennero
  • l’annessione di Trento
  • Trieste e Gorizia
  • L’Istria fino al Quarnaro esclusa Fiume
  • La Dalmazia
  • Valona in Albania e il protettorato sull’Albania
  • Il Dodecaneso e parte del bottino da spartire dopo la distruzione dell’impero turco
  • Il bacino carbonifero di Adalia
  • In fine la Gran Bretagna concede crediti ingenti così, l’Italia, entra in guerra con un duplice obbiettivo: nazionale, per congiungere territori alla madre patria e uno imperialistico perché prevede la conquista di territori stranieri.

  • Il Governo manovra le manifestazioni di piazza che hanno il loro culmine in maggio, le cosiddette “radiose giornate di maggio”, per appoggiare un intervento già deciso. Funzione delle agitazioni era fare da contraltare alle opposizioni delle masse lavoratrici. Acclamati dai nazionalisti sono soprattutto i discorsi di D’Annunzio.
  • Il 23 maggio l’Italia indirizza un ultimatum all’Austria e il 24 entra i guerra contro questa.
  • Si è già detto che gli italiani entrano in guerra proprio mentre i russi subiscono gravi rovesci da parte degli austriaci. L’esercito italiano, sotto il comando supremo di Luigi Cadorna (figlio di Raffaele che aveva guidato le truppe a Porta Pia) gode di una notevole superiorità numerica e soprattutto non è stanco. Manca però di adeguata preparazione.
  • Cadorna ordina una serie di offensive nelle zone dell’Isonzo e del Carso tra la fine di giugno e l’inizio di dicembre del 1915 senza raggiungere alcun reale risultato nonostante il valore della fanteria.

Alla fine dell’anno il nostro esercito è in stato di semi collasso.

  • Sul fronte francese gli alleati non facevano passi avanti, i russi restano assediati nelle loro posizioni tra il Baltico e il Dniepr, mentre nei Balcani in ottobre 1915 la Bulgaria entra in guerra a fianco degli imperi centrali aggravando la posizione della Serbia che viene invasa.
  • Il 1915 si chiude nettamente a favore degli imperi centrali anche se gli effetti del blocco navale imposto dagli inglesi cominciava a farsi sentire in modo pesante. Le riserve dell’Intesa, in vista di una guerra lunga, erano decisamente superiori.
  • Il 1916 è contraddistinto da una serie di grandi offensive tedesche sul fronte occidentale, da un’inaspettata offensiva russa e dal tentativo dell’Austria di eliminare l’Italia. Nessuna di queste offensive, però, raggiunge l’obbiettivo di sfondare le linee nemiche arrivando a una vittoria sostanziale.
  • I tedeschi sono convinti di poter infliggere un colpo decisivo alla Francia e il 21 febbraio 1916 attaccano Verdun. I francesi riescono a tenere le linee fino a che, il 22 giugno, per alleggerire Verdun, francesi e inglesi sferrano un attacco durissimo sul fronte della Somme. Per la prima volta gli alleati impiegano carri armati. Il fronte della Somme salva così Verdun.
  • In seguito all’offensiva di Verdun, la Francia sollecita italiani e russi ad offensive per aiutarla. Inizia, così, sul fronte dell’Isonzo la quinta offensiva che, però, non consegue alcun obbiettivo. Anzi, il mancato successo italiano convince gli austriaci che è possibile sferrare un attacco decisivo all’Italia.
  • Il 15 maggio inizia la Strafexepidion (spedizione punitiva contro l’alleato traditore) tra il lago di Garda e il Brenta. Nel corso di questa offensiva gli austriaci catturano Cesare Battisti anche se quest’ultimo è suddito austriaco e quindi viene considerato più che un prigioniero: è considerato un traditore e viene impiccato.
  • Cadorna e Vitt. Emanuele III rivolgono un appello di soccorso allo Zar. I russi il 4 giugno passano all’attacco arrivando fino ai Carpazi meridionali. Un intervento delle truppe tedesche riesce parzialmente a contenere i russi ed evitare la capitolazione dell’Austria.
  • Il successo russo ha due conseguenze: la prima è che induce la Romania ad entrare in guerra a fianco dell’Intesa (agosto 1916) che non riesce, però, a resistere ai tedeschi e viene messa fuori combattimento a dicembre, la seconda, invece, consente all’esercito italiano di passare al contrattacco ad agosto e conquistare Gorizia.

  • La strafexspedition mette a nudo l’impreparazione dell’esercito italiano e ha come contraccolpo la caduta di Salandra. Viene sostituito da un ministero nazionale presieduto da Boselli (giugno 1916-ottobre 1917).

28 agosto 1916 l’Italia dichiara guerra alla Germania.

  • In definitiva anche il 1916 si chiude senza risultati decisivi.
  • I governi di tutti i paesi sono entrati in guerra nella convinzione di una rapida conclusione. Invece, nell’impossibilità reciproca di distruggere gli avversari, gli eserciti si sono attestati su lunghissimi fronti che, a volte restano immobili per mesi e mesi.
  • Le armi, rispetto a quelle usate nelle ultime guerre dell’800, sono nuove e ancora più devastanti: fucili a ripetizione, cannoni, mitragliatrici e uso di gas. Nessuna di queste nuove armi, però, si rivela decisiva.
  • Il prolungarsi della guerra ha avuto decisive conseguenze sia sul piano economico sia su quello politico. Per rifornire gli eserciti l’industria viene mobilitata in modo imponente ma, data la scarsità di manodopera maschile, vengono largamente impiegate le donne. Così la produzione per l’esercito, in tutti i paesi, è fonte di ampissimi profitti per le grandi industrie la cui ricchezza contrasta con la miseria delle masse.
  • Le carneficine senza vittoria né per l’uno né per l’altro mutano profondamente l’orientamento degli spiriti verso la guerra e il suo significato: l’ondata di patriottismo si tramuta nella più amara delle delusioni. Tutti i soldati desiderano ardentemente la fine, al più presto, dello spaventoso massacro.
  • Significative manifestazioni di questo orientamento si hanno sia nel 1915 sia nel 1916 con due conferenze che aspirano a una “pace senza annessioni e senza indennità”. Una specie di ritorno allo status quo ante.
  • Nel dicembre del 1916, Guglielmo II, imperatore di Germania, prende un’iniziativa spettacolare: fa un’offerta di pace. Si tratta di una manovra a scopo propagandistico volta a contrastare l’immagine della Germania come responsabile della guerra. L’Intesa la respinge e afferma che non c’è soluzione se non una vittoria totale sugli imperi centrali. I tedeschi, allora, si propongono di spezzare il blocco navale inglese con una guerra sottomarina illimitata. Ovvero i tedeschi avrebbero colpito senza preavviso tutte le navi, anche quelle dei paesi neutrali.
  • Una simile decisione suona come una minaccia nei confronti degli USA, principale fornitore della Gran Bretagna e della Francia. Infatti la guerra sottomarina illimitata provoca l’ingresso in guerra degli stati Uniti (6 aprile 1917).
  • L’ingresso degli USA ha straordinariamente rafforzato l’Intesa sia finanziariamente che militarmente. Il presidente Wilson dichiara che bisogna mettere fine ai governi autoritari degli imperi centrali anche se, in effetti, gli interessi americani erano non proprio ideologici ma pratici. La guerra sottomarina minacciava i commerci statunitensi coi paesi dell’Intesa e una vittoria tedesca avrebbe rafforzato il capitalismo germanico.
  • L’ingresso degli USA ha un grande valore per l’Intesa anche perché avviene proprio mentre la Russia sta cedendo. La Russia zarista cade sotto il peso della sua arretratezza economica e dei contrasti sociali e politici interni.
  • Nel marzo 1917, a Pietrogrado, scoppia la rivoluzione che provoca la caduta dello varismo e la proclamazione della repubblica. L’esercito russo va rapidamente disgregandosi.
  • I tedeschi, con la guerra sottomarina, sono convinti di poter mettere in ginocchio gli inglesi in pochi mesi ma tale guerra non raggiunge i suoi obbiettivi.

  • In Germania, presa nella morsa del blocco navale, l’opposizione delle masse operaie alla guerra va rapidamente crescendo. Tuttavia, i generali tedeschi, inebriati dal cedimento russo, contano di mettere fuori campo Francia e Gran Bretagna prima che gli effetti dell’intervento americano si facciano sentire in modo efficace.

L’Europa è ridotta ad un immenso mattatoio.

  • In questa situazione, così altamente drammatica, con la rivoluzione russa alle porte, papa Benedetto XV compie un gesto clamoroso: Il 1°agosto 1917 invia una nota ai capi degli stati in guerra in cui deplora “l’inutile strage” e avanza concerete proposte di pace.
  • All’interno dei vari paesi in guerra, in effetti, nel corso del 1917 si fa sentire imponente l’ondata pacifista: le truppe francesi sono stremate e vi sono ammutinamenti e ribellioni e a questo generale malcontento la Francia risponde nel modo più duro (spietate repressioni); in Italia il pacifismo fa passi da gigante anche perché la condotta della guerra del Gen Cadorna, palesemente ispirata al totale disinteresse per la vita degli uomini e dei soldati, suscita un serpeggiante spirito di rivolta.
  • Nonostante l’ingresso in guerra della Grecia nell’estate del 1917 a fianco dell’Intesa, in ottobre l’esercito italiano va incontro ad una bruciante sconfitta: quella sul fronte di Caporetto che sembra segnare la definitiva sconfitta. Le perdite italiane di quei giorni sono di circa 40.000 uomini e circa 280.000 sono fatti prigionieri dagli austro-tedeschi.
  • Cadorna parla di viltà dei nostri soldati ma la disfatta di Caporetto ha comunque ripercussioni violente sul comando supremo: Cadorna viene sostituito dal Gen. Diaz più attento alla psicologia e ai bisogni dei soldati.
  • Ritiratosi sul Monte Grappa, l’esercito italiano, anche aiutato da limitati sostegni franco-britannici oppone una resistenza che non è spezzata. Per sopperire alle numerose perdite di uomini, comunque, si arriva all’arruolamento dei ragazzi del
  • Gli austro-tedeschi sono fermati e devono iniziare il ripiegamento.

Il 1917 è in definitiva l’anno in cui le potenze decidono di lottare fino in fondo per la vittoria finale.

  • E’ anche l’anno in cui in Russia (febbraio) finisce lo zarismo. I bolscevichi conquistano il potere nell’ottobre di quell’anno e la loro posizione è chiarissima: la Russia deve uscire da un conflitto che il popolo non vuole. Trattano la pace con i tedeschi che viene firmata il 3 marzo 1918 a Brest-Litovsk.

La pace della Russia provoca, a sua volta, quella della Romania il 7 maggio 1918.

  • L’assenza di Russia e Romania permette ai tedeschi di volgere tutte le proprie forze contro il fronte occidentale sferrando attacchi che portano a una serie di brillanti vittorie parziali. Eppure il fronte occidentale non cede e, nel frattempo, gli americani, accelerano l’invio di truppe.
  • I tedeschi sferrano l’ultimo colpo sul fronte della Marna. E’ questa la “seconda battaglia della Marna” dopo quella del 1914. I tedeschi, però, sono esausti ciò permette una controffensiva generale. Francesi, inglesi e americani possono ora contare una superiorità schiacciante di mezzi che infliggerà ai tedeschi una durissima sconfitta che è stata definita “la giornata nera” dell’esercito tedesco. A seguito di ciò Guglielmo II prende in considerazione la possibilità di trattative di pace.
  • Gli alleati, ormai forti della loro superiorità, pretendono la capitolazione totale degli imperi centrali, condizioni che la Germania non intende accettare. La situazione tedesca, però, è ulteriormente aggravata dalle condizioni critiche dei suoi

alleati: impero austro-ungarico, Turchia e Bulgaria che capitolerà il 26 settembre 1918. I tedeschi non sono più in condizione di resistere e retrocedendo disciplinatamente sgomberano il nord della Francia e il Belgio occidentale.

 

  • Mentre la Germania si dibatte in piena crisi interna (si cerca di far abdicare Guglielmo II in quanto Wilson ha una particolare avversione per l’imperatore e il suo sistema politico autoritario, per cercare di avere più opportunità in eventuali trattative di pace… Ma ovviamente Guglielmo II non abdica), la Turchia firma l’armistizio il 31 ottobre 1918 con le potenze alleate e l’Austria si dissolve: a Praga i nazionalisti proclamano la repubblica cecoslovacca, a Zagabria viene costituito la stato iugoslavo e gli ungheresi danno vita a una repubblica indipendente.
  • Il colpo decisivo all’impero ormai in sfacelo viene dato, però, dall’esercito italiano. Il 24 ottobre il gen. Diaz ordina l’offensiva generale e a Vittorio Veneto gli austriaci subiscono la disfatta definitiva.
  • Sotto la pressione della catastrofe militare anche la Germania si sgretola: l’8 novembre a Monaco viene proclamata la repubblica e il 9 anche a Berlino. I socialdemocratici danno vita ad un governo provvisorio presieduto da Ebert e nella notte fra il 9 e il 10 novembre Guglielmo II fugge in Olanda.
  • L’11 novembre 1918 una delegazione tedesca FIRMA L’ARMISTIZIO CON GLI ALLEATI. Pochi giorni prima, il 3 novembre, l’Austria aveva firmato l’armistizio con l’Italia. L’imperatore Carlo abdica dal trono d’Austria e Ungheria e in Austria viene proclamata la repubblica.
  • E’ COSI’ FINITA LA PRIMA GUERRA MONDIALE: il bilancio fra i combattenti era di circa 9 milioni di morti e 20 milioni di feriti gravi e mutilati.
  • L’8 gennaio 1919 il presidente Wilson indica i 14 punti su cui avrebbe dovuto fondarsi la ricostruzione del mondo dopo la fine del conflitto.
    • Abolizione della diplomazia segreta così da permettere un pubblico controllo sugli accordi internazionali.
    • Libertà dei mari
    • Libertà dei rapporti commerciali
    • Riduzione degli armamenti all’estremo limite compatibile con la sicurezza interna dei paesi
    • Politica coloniale più illuminata tenendo conto dei diritti delle popolazioni
    • Rispetto delle decisioni della Russia in materia politica ed evacuazione dai suoi territori
    • Restaurazione della piena sovranità del Belgio
    • Restituzione dell’Alsazia e della Lorena da parte della Prussia ai francesi
    • Rettifica delle frontiere italiane secondo i principi di nazionalità
    • Sviluppo autonomo dei popoli dell’Austria-Ungheria
    • Riconoscimento dei diritti della Romania, Serbia e Montenegro e garanzie per la loro indipendenza politica e economica
    • Autonomia delle zone non turche dell’impero Ottomano e apertura dei Dardanelli alle navi di tutti i paesi
    • Creazione di uno stato polacco indipendente
    • Creazione di una società delle nazioni
  • Wilson era, comunque, portavoce consapevole degli interessi degli Stati Uniti: se queste regole fossero state introdotte avrebbero sancito, in modo spontaneo e naturale, la superiorità e il massimo sviluppo per gli USA.

  • Il 18 gennaio 1919 si apre a Parigi la conferenza di pace: appaiono subito evidenti i contrasti tra gli obiettivi delle potenze vincitrici.
  • I francesi vogliono che la Germania finanzi la ricostruzione del paese distrutto dai lunghi anni di guerra, i capitalisti francesi vogliono espandere la propria influenza in Africa, in Asia e nei territori dell’ex impero turco
  • Gli inglesi, che hanno già raggiunto i loro obiettivi di distruzione della flotta tedesca e loro conseguente eliminazione come concorrenti sui mercati internazionali, si sentono appagati
  • Anche gli USA sono ormai soddisfatti
  • Il trattato di pace, redatto tra Francia, Inghilterra, USA e Italia è firmato il 28 giugno 1919 a Versaille (dove nel 1871 i prussiani hanno proclamato l’impero germanico)
  • La Germania è accusata di essere la vera e unica responsabile della guerra e le clausole principali che le vengono imposte sono:
  • Riduzione delle forze armate a soli 100.000 uomini
  • Abolizione del servizio di leva
  • Riduzione della flotta a un’entità trascurabile per esigenze di difesa costiera
  • Smilitarizzazione della zona del Reno
  • Perdita di tutte le colonie e divieto di nuovi acquisti

Le perdite territoriali tedesche sono:

  • Restituzione dell’Alsazia e della Lorena
  • Cessione di tutte le colonie

Le perdite economiche tedesche sono:

  • Consegna ai vincitori della gran parte della flotta commerciale
  • Forniture di enormi quantità di carbone per 10 anni
  • Cessione alla Francia e al Belgio di grandi quantità di bestiame
  • 132 miliardi di marchi oro a titolo risarcimento danni
  • Occupazione per 15 anni della riva sinistra del Reno a garanzia del rispetto delle clausole succitate.

La pace tra l’Intesa e l’Austria viene invece firmata il 10 settembre 1919 a Saint-Germain, presso Parigi:

  • L’impero austro-ungarico non esiste più, perde immensi territori (la nuova Austria si ritroverà con un ottavo del territorio originario)
  • Si formano i nuovi stati di Cecoslovacchia e Iugoslavia
  • Si ingrandiscono Polonia e Romania
  • Il Trentino fino al Brennero e l’Istria vanno all’Italia
  • Si scinde l’Ungheria

Il trattato di Trianon, il 4 giugno 1920, fissa le condizioni di pace con l’Ungheria:

  • I suoi territori perduti vanno alla Cecoslovacchia, Iugoslavia e Romania
  • E’ condannata a pesanti riparazioni di guerra e a limitare drasticamente le proprie forze armate

Il trattato di Neuilly, il 27 novembre 1919, fissa le condizioni con la Bulgaria:

  • Cessione della Tracia alla Grecia
  • Cessione della Dobrugia alla Romania
  • Cessione della Macedonia alla Iugoslavia

Assai complessa la pace con la Turchia firmato a Sevres il 10 agosto 1920:

  • Alla Gran Bretagna va il controllo dell’Iraq e della Palestina
  • Alla Francia va la Siria

  • La regione di Smirne va ai greci
  • Gli stretti, aperti a tutte le navi, cadono sotto controllo britannico

Il 28 aprile 1919 nasce la SOCIETA’ DELLE NAZIONI:

  • Cooperazione fra le nazioni
  • Non ricorso alla guerra
  • Relazioni internazionali fondate sui principi di giustizia
  • Rispetto del diritto internazionale
  • La Società delle Nazioni è così composta:
    • Assemblea a cui partecipano tutti i paesi membri
    • Un consiglio di 9 stati di cui 5 permanenti
    • In caso di contrasti si sarebbe ricorso a una mediazione o a un arbitrato
    • Nessun paese membro avrebbe dovuto ricorrere alla guerra.

 

LA RIVOLUZIONE RUSSA

 

 

  • La Guerra Mondiale mette in evidenza l’arretratezza russa e fa esplodere contrasti sociali al punto di far scoppiare la prima rivoluzione socialista.
  • Paradosso della rivoluzione russa è che non esplode in un paese capitalistico avanzato, come pensava Marx, ma in uno poco sviluppato.
  • Il crollo dello zarismo avviene il 23 e 24 febbraio 1917 : scoppiano a Pietrogrado scioperi contro la penuria di approvvigionamenti. Ben presto si mutano in agitazioni politiche contro l’autocrazia zarista.
  • Il 25 febbraio si fermano tutte le fabbriche della capitale e il 27 si ha la svolta decisiva: la rivolta è in effetti una vera e propria rivoluzione.
  • A Pietrogrado le masse degli scioperanti, a cui si sono uniti anche i soldati, si organizzano e provvedono a eleggere un Consiglio di delegati (SOVIET).
  • La borghesia, sorpresa dalla rivoluzione popolare, rompe troppo tardi con lo zarismo, solo quando capisce che altrimenti l’intero spazio politico sarebbe stato occupato dalle forze socialiste.
  • Viene formato un primo governo provvisorio, su decisione della Duma, presieduto dal principe liberale L’vov ( viene detto provvisorio perché in attesa di un governo eletto a suffragio universale)
  • Dietro pressione del governo provvisorio lo zar abdica il 2 marzo del 1917 in favore del duca Michele il quale, però, rendendosi conto delle spaccature presenti nel governo, non accetta. La conseguenza è che l’impero diventa di fatto una repubblica.
  • Le masse degli operai e dei contadini sono rappresentate da due formazioni: Socialrivoluzionari e Socialdemocratici (a loro volta divisi in bolscevichi e menscevichi).
  • I socialrivoluzionari sono una formazione politica che raggruppa diverse correnti poco coordinate tra loro. Essi si sentono i rappresentanti naturali delle masse contadine.
  • I Socialdemocratici menscevichi e bolscevichi, al contrario, hanno le proprie radici nelle città e nel proletariato urbano, considerato la forza fondamentale della rivoluzione russa.

  • Il principe L’vov capisce ben presto di dover allargare il proprio potere, peraltro molto fragile, e chiede al Soviet di entrare nel governo. Il Soviet accetta.
  • Nasce così il secondo governo provvisorio, sempre presieduto da L’vov.
  • Intanto nelle campagne i contadini, in conseguenza all’inerzia del governo a prendere provvedimenti sulla questione agraria, iniziano una vera e propria rivolta bruciando case padronali e uccidendo i possidenti. I bolscevichi, che dal canto loro assumono un atteggiamento sempre più radicale, esortano il Soviet ad abbattere il governo borghese e a prendere tutto il potere.
  • La Guerra Mondiale, tra l’altro, sorprende Lenin in Svizzera, dove si trova esiliato. Il 3 aprile 1917, tornando a Pietroburgo, fa conoscere le sue “tesi d’aprile” in cui, in sunto, dice che l’unico partito in grado di rovesciare il potere borghese è il partito bolscevico. Questo ha l’effetto di scatenare in luglio una repressione da parte del governo contro i bolscevichi.
  • Un terzo governo provvisorio viene formato da Kerenskij. Questo governo è di fatto minacciato da tre fattori: l’avanzata inarrestabile delle truppe tedesche, dall’aperta volontà di dittatura degli elementi reazionari intono a Kornilov e dal movimento bolscevico che, nonostante la repressione, si rafforza sempre di più.
  • Kornilov, infatti, appoggiato dagli inglesi, lancia a Kerenskij un ultimatum: si chiedono le dimissioni del governo e il passaggio dei poteri a lui stesso. Kerenskij reagisce prontamente ricorrendo all’ aiuto dai bolscevichi, i quali, estendono la loro influenza. Kornilov viene arrestato e Kerenskij assume il comando supremo dell’esercito.
  • La situazione precipita alla fine di settembre: due poteri in contrapposizione: il governo da una parte e i Soviet dall’altra.
  • I Soviet di Pietrogrado e di Mosca sono a schiacciante maggioranza bolscevica. Emerge la spiccata personalità di Trockij, presidente del Soviet di Pietrogrado, che, insieme a Stalin sostiene la teoria di Lenin che spinge per un’insurrezione diretta dai bolscevichi.
  • Di fatto, i bolscevichi, nella notte fra il 24 e 25 ottobre passano all’azione. Assumono nelle proprie mani il controllo della capitale e il 25 mattina Kerenskij fugge con la speranza di trovare al fronte truppe a lui fedeli.
  • Il 26 ottobre viene eletto dal congresso il primo governo rivoluzionario socialista: il “Consiglio dei commissari del popolo” presieduto da Lenin.
  • Si vota a suffragio universale per eleggere l’assemblea costituente ma i risultati sono ben lontani dalle aspettative bolsceviche. La maggioranza dei voti va ai socialrivoluzionari. Lenin denuncia l’assemblea come roccaforte della borghesia e la fa sciogliere. Egli rivendica il diritto del proletariato industriale come classe più avanzata e progressiva della Russia, fra cui i bolscevichi hanno la maggioranza, e cerca di stabilire la propria dittatura.

 

LA CRISI DEL DOPOGUERRA L’EUROPA FRA CONSERVAZIONE E RIVOLUZIONE

 

  • Tra gi stati europei, la Gran Bretagna è quella che esce dal conflitto meno danneggiata, grazie anche alle risorse del suo immenso impero. Verso di lei sono fortemente indebitate Francia e Italia ma tutti lo sono, comunque, anche verso gli Stati Uniti. I paesi sconfitti hanno debiti interni pesantissimi e può, dunque,

riassumere dicendo che tutti i paesi europei si trovano nella necessità d importare molto più di quanto non siano in grado di pagare con le loro riserve ed esportazioni.

  • La conseguenza inevitabile è un rialzo dei prezzi e un’inflazione galoppante. Solo la Gran Bretagna riesce a controllare un po’ la situazione.
  • Il paese in cui la crisi del 1919-20 si e fatta sentire maggiormente è la Germania. Tra il 30 dicembre 1918 e il 1 gennaio 1919 viene fondato il partito comunista tedesco: il programma è la rivoluzione proletaria. Tra il 10 e il 15 gennaio la repressione scatta durissima su ordine dei capi socialdemocratici Ebert e Noske.
  • Come s’è visto, dunque, le speranze bolsceviche di vedere affermarsi la rivoluzione internazionale nell’immediato dopoguerra nei paesi europei sono andate in fumo. Nel marzo 1919, però, i russi prendono l’iniziativa di dar vita alla III Internazionale. Il compito dell’Internazionale comunista doveva essere quello di guidare la rivoluzione europea e mondiale.
  • L’Italia esce dalla guerra come potenza vincitrice ma in preda a una profonda crisi: il suo sforzo è stato gigantesco ma, in effetti, modesto se paragonato a Francia e Inghilterra. Ciò ha portato a un trattamento di secondo piano, per l’Italia, al tavolo delle trattative e della pace. In più, a differenza di Francia e Gran Bretagna, le masse popolari italiane non avevano sentito la guerra come nazionale e patriottica ma solo come fonte di sofferenze.
  • E’ così che la polemica tra “neutralisti” e “interventisti” riprende violenta nel 1919. Gli interventisti, divisi in due gruppi, sono, alcuni sostanzialmente soddisfatti dall’annessone del Trentino e dell’Istria (democratici), altri (imperialisti) un po’ meno dato che miravano all’annessione anche della Dalmazia e di Fiume.
  • La “questione adriatica” (ovvero l’annessione della Dalmazia e di Fiume) suscita in sede di trattative di pace le ostilità di Wilson che dichiara che le pretese italiane violano i diritti di altre nazioni (Iugoslavia). Ciò porta Orlando e Sonnino (imperialisti) ad abbandonare la Conferenza per poi farvi ritorno circa un mese dopo senza aver ottenuto nulla di sostanziale.
  • Nasce, in conseguenza, tra gli interventisti imperialisti e gli strati borghesi la frustrazione che li porta a ritenere di aver subito una vittoria mutilata.
  • Il dopoguerra vede la società italiana profondamente mutata: Innanzi tutto il bilancio dello stato mostra un deficit pauroso, la moneta si deprezza sempre più, le tasse crescono notevolmente, i prezzi salgono, la piccola e media borghesia si trova all’improvviso impoverita e, per contro, la grande borghesia finanziaria e industriale è stata l’unica vera beneficiaria della guerra (le fabbriche, durante il conflitto, hanno lavorato a pieno regime). La classe operaia, organizzata nei sindacati, ha resistito all’ascesa dei prezzi con gli aumenti salariali ma le masse lavoratrici di contadini e piccoli proprietari hanno vita durissima.
  • Le condizioni precarie e il mutamento sociale diretto dai socialisti porta il Vaticano a una decisione storica: consente la formazione di un partito di cattolici il “Partito Popolare Italiano” nel gennaio 1919 sotto la direzione di Luigi Sturzo. Nel loro programma i popolari prevedono, oltre alla difesa dei valori cattolici, il pieno riconoscimento della libertà di movimento delle proprie organizzazioni, la riforma fiscale, la riforma elettorale secondo sistema proporzionale, il voto alle donne e lo sviluppo della piccola e media proprietà (in contrasto con i socialisti).
  • Nonostante la forza propagandistica dei popolari attraverso l’opera dei parroci e dei circoli sociali cattolici il partito maggiore restava quello socialista.
  • Alla fine del 1918 nasce il “movimento dei combattenti”:rivendica il valore e gli ideali della guerra. I combattenti raccolgono consensi per lo più piccolo borghesi e conquistano posizioni notevoli in meridione. In questo panorama si inserisce la

figura dell’ex dirigente socialista Benito Mussolini che, il 23 marzo del 1919 fonda a Milano i “Fasci di combattimento”.

  • Allo scoppio della Guerra Mussolini si dichiara prima neutralista poi si sposta a favore degli interventisti convinto che i socialisti, con il loro comportamento passivo, si avviavano verso un dottrinarismo inerte.
  • I presupposti dei “Fasci di combattimento” sono la difesa della guerra e dell’intervento, la messa in accusa della classe dirigente liberale, richieste di mutamenti sociali e politici. In effetti il programma è poco coerente ma mette ben in evidenza le contraddizioni dei ceti piccolo borghesi, la loro posizione intermedia fra le grandi classi e la volontà di fare concorrenza al socialismo.

Di fatto i fascisti manifestano sfiducia nel passato e rivendicano:

    • La repubblica
    • Suffragio universale per ambo i sessi
    • Fine della coscrizione obbligatoria o   Scioglimento della polizia politica o   Lotta agli speculatori
    • Inasprimento fiscale per i ricchi
    • 8 ore di lavoro
    • Partecipazione degli operai agli utili aziendali
    • Disarmo universale
    • Convocazione di una Costituente
  • Di fronte alla crisi che la società sta attraversando la classe dirigente e liberale appare improvvisamente invecchiata e questa crisi, tra l’altro, coincide con l’organizzazione delle masse in due grandi partiti politici ben strutturati (socialisti e popolari). Il governo Orlando cade nel giugno del ‘19 e gli succede Nitti che rimarrà al governo un solo anno (da giugno a giugno).
  • Durante il governo Nitti si svolgono le elezioni generali (nel novembre ’19) e i risultati mettono del tutto a vista la crisi liberale. Il fatto è che nessun governo liberale può più contare su una maggioranza autonoma e quindi deve dipendere dai socialisti o da popolari. A giugno del ’20 il governo Nitti cade e viene sostituito dal vecchio Giolitti.
  • In politica estera Giolitti ha pieno successo: rinuncia al mandato dell’Italia sull’Albania che viene riconosciuta indipendente, firma con la Iugoslavia il trattato di Rapallo in cui l’Italia ottiene tutta l’Istria e la città di Zara, la Iugoslavia ottiene la Dalmazia e Fiume viene dichiarata città-stato indipendente.
  • In politica interna affronta il conflitto del lavoro. Il più grande scoppiato nel paese del dopoguerra: dopo che gli industriali rifiutano qualsiasi aumento salariale al sindacato dei metallurgici (FIOM) questo proclama l’ostruzionismo (rallentare la produzione), ma quando poi le officine Romeo di Milano risposero con una serrata (chiusura su iniziativa padronale) la FIOM decide la l’occupazione delle fabbriche.
  • Giolitti agisce con abilità: rifiuta di affrontare l’occupazione delle fabbriche con la forza militare, come invece chiedevano i conservatori, perché era convinto che si sarebbe trasformata in una insurrezione politica. Tuttavia la borghesia vede nell’atteggiamento di Giolitti una sorta di debolezza del liberalismo e la grande industria incomincia a vedere nei fascisti un utile strumento da contrapporre ai movimenti operai. Così prese a finanziare i fasci. Siamo nel corso del 1920.
  • Alcune misure finanziarie prese da Giolitti creano qualche problema sia alla borghesia ( aggravio delle tasse di successione) sia al popolo (abolizione del prezzo politico del pane), tuttavia il deficit dello Stato diminuisce.
  • Il 1921 è l’anno decisivo per la crisi dello stato liberale e si intende subito che la crisi avrebbe avuto sbocco a destra.

  • Nel gennaio del 1921, da un’ala estremista del partito socialista, nasce il partito comunista italiano. L’idea è che la rivoluzione italiana, ormai matura, non ha inizio perché la direzione del partito socialista è inadeguata. L’influenza dei comunisti sul proletariato rimane, però, inferiore a quella dei socialisti.
  • Mussolini, dal canto suo, si rende conto che il movimento operaio stava perdendo di slancio e, sempre nel gennaio del 1921, secondo il suo opportunismo, fa una professione di fede nei confronti dei valori insostituibili del capitalismo attirandosi le simpatie degli industriali.
  • Giolitti, in quell’anno, non più sostenuto dai socialisti che vedono in lui troppa tolleranza nei confronti dei fascisti, sentendo traballare la sua maggioranza fa sciogliere le camere e indice nuove elezioni per il maggio del 1921. I primi sei mesi del ’21, comunque, sono anche contrassegnati da una devastante violenza fascista nei confronti di socialisti, sindacalisti e gente comune.
  • Dopo i risultati elettorali Giolitti rinuncia a formare il governo e ciò indica che lo stato liberale si avvia verso la fine decisiva.

LE POTENZE DEMOCRATICO-LIBERALI NEGLI ANNI 20 E 30

 

  • Il 1920 è un anno importante anche per gli Stati Uniti. Le donne ottengono il diritto di voto e le elezioni di quell’anno chiudono un’epoca e ne aprono un’altra: quella dell’isolazionismo di Harding (che viene eletto nuovo presidente) che durerà un ventennio. Il programma è far fruttare la forza economica statunitense promuovendo lo sviluppo produttivo interno. E’ anche l’anno del proibizionismo e dell’avversione profonda verso i neri e verso gli stranieri in generale. E’ l’anno della nascita del KU KLUX KLAN (setta che si erge a giustiziere dei cattolici, dei neri e degli ebrei).
  • La crisi scoppiata nel ’29 con il crollo della borsa di NY interrompe la lunga stagione del benessere economico. La crisi continuerà fino al ’32 e in quegli anni gli Stati Uniti appaiono, addirittura, come una potenza povera.
  • Gli anni 30 e 40 sono dedicati a una sorta di ricostruzione economica e l’uomo simbolo ne è Roosvelt. Eletto presidente proprio nel ’32, vara il New Deal ovvero una sorta di Stato sociale favore delle persone più svantaggiate.
  • Nei 20 anni tra 1920 e il 1939, anno di inizio della II G.M., la Gran Bretagna, pur ancora molto potente è in declino. Nel ’26 s verifica un’ondata di agitazioni sociali e scioperi senza precedenti e i disoccupati sono diventati una massa considerevole: circa 1 milione. Un altro problema importante è il rapporto con le colonie dell’impero: mentre quelle più evolute come Canada, Australia e Sud Africa diventano sempre più autonome, più complesso è il rapporto con il Medio Oriente, l’Egitto e l’India.
  • La più antica di queste colonie è senz’altro l’India e proprio negli anni della I°

G.M. in quelle terre emerse la figura di un leader importantissimo: il Mahatma Ghandi, promotore del nazionalismo indiano.

  • Ghandi, negli anni precedenti al 1915 ovvero il suo ritorno in India, lavorava in Sud Africa come avvocato proteggendo i lavoratori indiani nelle miniere. Una volta tornato in India, nel 1915 appunto, si mise a capo della lotta per l’indipendenza.
  • Il governo britannico affronta il nazionalismo indiano con una serie di leggi di riforma e la più importante è l’”India act” del 1935: viene costituita una federazione

indiana e allargato il suffragio per l’elezione di un’assemblea legislativa pur restando il paese sotto il controllo inglese. L’India si trova, così, a metà strada tra il colonialismo e l’indipendenza acquistata. Tale condizione non poteva essere accolta dai nazionalisti che voleva un’indipendenza senza limitazioni.

 

L’AVVENTO DEL FASCISMO IN ITALIA E LA REPUBBLICA DI WEIMAR

 

 

  • In Italia, le elezioni del 1921, come abbiamo visto, non hanno dato a Giolitti il risultato sperato e da qui le dimissioni da presidente del Consiglio. L’idea forte di Giolitti, ma perdente, era quella di costituzzionalizzare il fascismo ovvero di renderlo meno sovversivo, assorbendolo nella maggioranza parlamentare, e spegnerne gradatamente gli effetti destabilizzanti. Il progetto non va in porto.
  • A Giolitti succede Bonomi, il quale costituisce un governo di coalizione con i liberali, popolari e socialriformisti. Mussolini entra, così, per la prima volta al parlamento come uno dei 35 deputati fascisti eletti nei “blocchi nazionali”
  • Mussolini, a questo punto, cerca di stabilire migliori rapporti con il Vaticano e con la monarchia in quanto si rende conto che non avrebbe potuto diventare una forza di governo senza quegli appoggi. Al congresso del novembre 1921 il movimento fascista si trasforma nel Partito Nazionale Fascista.
  • Vi è un’unica soluzione per fermare i fascisti: un’intesa tra i due partiti di massa: il partito popolare e il partito socialista. Ogni intesa, però, è impossibile: troppi sono i reciproci sospetti e le divergenze.
  • Il 1922 è l’anno in cui il fascismo si organizza sul piano sindacale cogliendo i successi delle violenze contro il movimento operaio. Nel Partito Socialista, intanto, popola scissione dei comunisti nel gennaio del ’21, se crea un’altra: la maggioranza massimalista, guidata da Serrati, espelle i riformisti che fondano il Partito Socialista Unitario.
  • Mussolini capisce, allora, di avere via libera e si muove rapidamente su due fronti: quello della violenza armata e quello della politica. Il 27 ottobre 1922 l’esercito delle “camicie nere” entra in azione e si dispiega nell’Italia settentrionale e centrale pensando alla “marcia su Roma”.
  • Sostenuto dalla Confindustria, Mussolini, è deciso a chiedere l’incarico di formare un nuovo governo dato che Facta, succeduto a Bonomi, si era appena dimesso e nel pomeriggio del 29 viene informato che il re accetta le sue condizioni (il re teme di mettersi contro i fascisti che sono sostenuti dalla classe dirigente).
  • Il ministero di Mussolini assume la forma di un governo di coalizione ma, in effetti, è la vittoria del fascismo sulla vecchia classe dirigente liberale. Pur disponendo di solo 35 deputati al parlamento i fascisti hanno dietro di loro l’appoggio attivo degli industriali, degli agrari, dei comandi militari, dell’alta burocrazia, degli ambienti di corte e della magistratura.
  • La maggioranza liberale ritiene, però, un esperimento fascista ed è dominante la convinzione che avrebbe rappresentato un governo transitorio di breve vita.
  • In Germania le elezioni del ’20 hanno determinato una svolta nella situazione politica, portando alla formazione di un governo diretto da un esponente del centro Cattolico. La repubblica di Weimar ha un unico “cemento” che tiene unita tutta la nazione: il trattato di Versailles, che ha chiuso la I°G.M., è considerato un diktat

che un giorno avrebbe dovuto essere respinto. Per il resto gli equilibri sociali e politici sono quanto mai precari.

  • Nell’agosto del ’20 il Partito operaio tedesco prende il nome di Partito nazionalsocialista tedesco. Un anno dopo vengono organizzate le SA, squadre di assalto per la difesa e l’attacco contro gli avversari.
  • Attorno a Hitler si riuniscono a Monaco uomini come Rosenberg, Hess, Strasser, Rohm e Goring. Il nazismo resta in un primo tempo un movimento locale bavarese ed emerge sulla scena nazionale nel corso del 1923. In novembre, infatti, Hitler tenta di prendere il potere con un Putsch che fallisce miseramente, viene arrestato e condannato a 5 anni, il partito nazista viene messo fuori legge e in prigione Hitler scrive la prima parte del “Mein Kampf”.
  • Uscito di prigione dopo meno di un anno, Hitler si accinge a dare una nuova strategia al partito che nel 1925 torna legale e si ricostituisce. Influenzato dall’esempio di Mussolini capisce che è impossibile arrivare al potere con la violenza, bisogna seguire la strada della legalità e dell’alleanza con la classe dirigente.
  • Le elezioni tedesche del 1930 si svolgono in un clima di tensioni e violenze fra nazisti e comunisti. Queste elezioni sono di importanza cruciale nella repubblica di Weimer, nella storia, dunque, del trapasso da repubblica a dittatura.
  • Nel 1931 tutte le forze conservatrici, ormai decise a liquidare la repubblica, si uniscono e si costituiscono in un fronte unitario e dietro di loro si colloca a sostegno la grande industria.
  • Nel 1932 ci sono nuove elezioni che segnano il trionfo nazista e Hitler ormai aspira al cancellierato, ovvero al ruolo di primo ministro.
  • Agli inizi del ’33 il presidente della repubblica Hidenburg nomina Hitler cancelliere del Reich. La repubblica di Weimar è storicamente finita.

 

FASCISMO E NAZISMO AL POTERE

 

  • Mussolini diventa presidente del consiglio nell’ottobre del ’22. Gli ani tra il ’22 e il ’26 sono il periodo di trapasso in cui il fascismo ha distrutto le istituzioni ereditate dallo Stato liberale: viene trasformato in una dittatura.
  • Giunto al potere costituisce il Gran Consiglio del fascismo, una sorta di suprema direzione del partito, nasce la Milizia Volontaria per la sicurezza nazionale, una organizzazione non statale ma di partito e realizza la fusione tra partito fascista e partito nazionalista. Assume un atteggiamento sempre più ostile nei confronti del partito popolare ma stringe migliori rapporti con il Vaticano e nel ’23 viene approvata la riforma della scuola “Gentile” che segnerà la fine della scuola laica per dare peso alla dottrina cattolica.
  • Una nuova legge elettorale prevede che la lista di maggioranza avrebbe ottenuto i due terzi dei seggi alla camera. Il parlamento è ormai un docile strumento nelle mani del partito di governo e il disegno perverso è quello di cancellare il sistema parlamentare.
  • Nel ’24, dopo le elezioni, il segretario del partito socialista Matteotti, tenta in vano di mettere sotto accusa la validità delle elezioni stesse evidenziando le violenze fasciste durante la campagna elettorale. Con questo segna la sua sentenza di morte: il 10 giugno viene rapito e ucciso da sicari fascisti.
  • I comunisti guidati da Gramsci sono convinti che la “crisi Matteotti” sia la crisi della borghesia e propongono alle opposizioni di costituirsi in un fronte unico: il

“vero parlamento delle opposizioni” in contrasto con il parlamento fascista e di ricorrere allo sciopero generale.

  • I gruppi dell’Aventino (secessione dell’Aventino: i deputati non fascisti decidono di non partecipare più ai lavori della camera) respingono l’offerta comunista ancora fiduciosi nel re.

La trasformazione definitiva dello stato liberale in regime avviene attraverso una serie di leggi dette “fascistissime”:

  • Il presidente del consiglio muta in capo di governo
  • Il capo di governo viene nominato e revocato dal re
  • I ministri non sono più responsabili di fronte al potere legislativo
  • Il capo del governo decide di cosa deve discutere il parlamento
  • Alla fine del ’26 vengono annullati tutti i passaporti, soppressi i giornali antifascisti, sciolti i partiti di opposizione e viene istituito il confino per gli oppositori. Inizia l’inquadramento dei bambini sotto i 12 anni nell’organizzazione dei “figli della lupa”, tra i 12 e i 18 anni nell’Opera nazionale balilla e nel ’37 tutte le organizzazioni della gioventù vengono inquadrate nella “Gioventù italiana del littorio”
  • Nel ’29 il risultato plebiscitario delle elezioni viene raggiunto anche grazie all’invito della Chiesa che ha suggellato uno storico accordo fra lo stato fascista e la Chiesa stessa. Avviene la cosiddetta “conciliazione” ovvero la firma nel palazzo del Laterano di un accordo: i patti lateranensi. Comprendono tre parti: un trattato, una convenzione finanziaria e un concordato.
  • I patti lateranensi (11 febbraio ’29) lasciano soddisfatti sia lo stato fascista sia la Chiesa ma non tutti i problemi vengono appianati. Le due parti, infatti, nel ’31 entrano in conflitto per la questione dell’Azione cattolica. L’oggetto della contesa sono la gioventù e la sua educazione. Il fascismo mira ad affermare in questo campo i suoi esclusivi diritti mentre la Chiesa intende mantenere in modo autonomo l’organizzazione cattolica dei giovani. Si arriva comunque a un compromesso.

 

POLITICA ESTERA DELL’ITALIA FASCISTA

  • Come abbiamo già visto l’Italia, come vincitrice della guerra, ha ottenuto dei vantaggi dagli accordi di pace ma non è del tutto soddisfatta: non vi sono stati adeguati compensi coloniali.
  • La crisi economica del ’29 seguito al crollo di Wall Street, la fortissima riduzione degli scambi internazionali e l’affermazione di politiche autarchiche in Italia e Germania hanno contribuito in maniera determinante a provocare lo sconvolgimento degli equilibri e la fine delle illusioni pacifiste.
  • Giappone, Italia e Germania, poveri di risorse, senza imperi coloniali e sentendosi i parenti poveri del mondo chiedono una redistribuzione delle risorse mondiali che metta un freno alla rapacità dei paesi più ricchi.
  • Mussolini considera l’ascesa del nazismo come la dimostrazione che il fascismo è una forza internazionale e che un uso moderato della forza tedesca avrebbe costituito un contrappeso alla Francia e che questa sarebbe stata, così, disposta a costituire u nuovo equilibrio. Per questo Mussolini propone un “patto a 4” tra Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania per mantenere la pace sulla base duna revisione dei trattati di pace.

  • Questo progetto suscita l’allarme dell’Unione Sovietica e la Francia chiede di portare il problema in consiglio alla Società delle Nazioni il che ha significato riconfermare lo status quo.
  • Mussolini, però, non rinuncia all’idea di dare all’Italia un grande impero dilatando quello già esistente. Questi propositi pongono le basi per un accostamento dell’Italia ai nazisti. Nel ’34 matura l’idea della conquista dell’Etiopia, anche perché la crisi interna italiana si faceva sentire ancora in modo pesante, e nell’ottobre ’35 l’Italia sferra l’attacco provocando una situazione che determina la crisi totale della Società delle Nazioni (l’Etiopia è ne è membro come l’Italia)
  • L’apparato propagandistico interno sfrutta a fondo la situazione esaltando lo spirito nazionale e facendo credere che l’Italia, con le sue truppe, è in grado di fronteggiare i 50 paesi della SDN. Sul piano militare l’Etiopia non è in grado di resistere, l’Italia ha mosso un esercito con un’enorme larghezza di mezzi e nel novembre ’35 il comando è assunto dal generale Badoglio. Il 3 maggio ’36 il Negus fugge in esilio, il 5 Badoglio entra in Addis Abeba. La guerra è finita.
  • Durante la guerra l’Italia è stata assoggettata dalla SDN a una condanna come aggressore. Vengono approvate sanzioni economiche e il divieto a tutti i paesi di esportare in Italia diversi materiali di interesse militare oltre che il divieto di concedere crediti.
  • Mentre l’Italia è impegnata nella guerra d’Africa e i suoi rapporti con Gran Bretagna e Francia sono sempre più tesi, la Germania prende un’iniziativa volta a dimostrare la debolezza proprio di Francia e GB: dichiara il 7 marzo ’36 che il patto franco-sovietico ha una chiara impronta antitedesca il che rendeva necessario un consolidamento dei confini ad occidente. Pensa di occupare la Reanania militarmente. La SDN condanna solo verbalmente la Germania e la rimilitarizzazione della Renania segna il crollo dell’assetto europeo dei trattati del 1919.

 

LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

 

  • Nell’estate del ’36 in Spagna scoppia una guerra civile di enormi conseguenze. Si fronteggiano da un lato i repubblicani antifascisti e dall’altro i reazionari fascisti sostenuti dall’Italia e dalla Germania.
  • La guerra dura dal ’36 al ’39 e termina con la vittoria dei fascisti spagnoli. La situazione della Spagna è quella di una nazione povera e in crisi che, tra l’altro, si trascina una pesantissima arretratezza economica e un’incredibile corruzione politica.
  • La guerra civile assume subito un carattere ideologico sociale generale: accanto ai franchisti (reazionari fascisti) ci sono i conservatori di tutto il mondo e la Chiesa cattolica che denuncia i repubblicani come comunisti atei. Accanto ai repubblicani ci sono gli antifascisti, dai democratici borghesi ai socialisti e ai comunisti. La repubblica si trova presto in un’irrimediabile debolezza militare: non ha armi e non ha mezzi. Al contrario, i falangisti, aiutati da Germania e Italia in modo massiccio sono assai ben equipaggiati.
  • Il fatto che l’Unione Sovietica sia l’unica che aiuti i repubblicani spagnoli da ai comunisti un’influenza sempre maggiore e li mette in condizione, col tempo, di assumere il controllo delle forze armate.

  • La guerra si profila, comunque, irrimediabilmente persa per i repubblicani che sono relativamente saldi solo nella Spagna orientale. Le brigate internazionali (comunisti) si ritirano, l’Unione Sovietica riduce drasticamente i suoi aiuti e l’esercito repubblicano è ormai in disfacimento. Il 27 febbraio ’39 Francia e Gran Bretagna riconoscono i regime franchista e in marzo i soldati di Franco fanno il loro egresso a Madrid.
  • C’è ancora da dire che quando scoppia la guerra civile si pone immediatamente, per le potenze europee, il problema dell’atteggiamento da prendere. La Francia prende l’iniziativa di proporre il “non intervento” delle potenze nella speranza che gli stati fascisti operino un sostegno massiccio ai ribelli spagnoli. GB, Germania e Italia aderiscono ma ciò, come abbiamo visto, si rivelerà una truffa ai danni della Spagna repubblicana. Germania e Italia violeranno del tutto l’accordo.

 

ASSE ROMA-BERLINO

 

  • L’intervento nella guerra spagnola di Germania e Italia a fianco dei nazionalisti ha come conseguenza un avvicinamento dei due stati. Il che significa l’allineamento della politica italiana a quella tedesca.
  • Mussolini rinuncia, così, a contenere la minaccia nazista in Europa. Il 24 ottobre ’36 Italia e Germania firmano un accordo chiamato “asse Roma-Berlino”.
  • I punti su cui si basa sono:
  • Permanenza solo strumentale dell’Italia nella SDN
  • Impegno comune a lottare contro il pericolo bolscevico
  • Sostegno a Franco
  • Collaborazione economica nei Balcani
  • Riconoscimento tedesco della conquista italiana in Etiopia
  • Un mese dopo, il 25 novembre del ’36, la Germania firma un altro trattato con il Giappone detto “patto anti-comintern” contro l’Internazionale comunista. A questo punto l’asse Roma-Berlino e Berlino-Tokyo possono triangolarsi nell’asse Roma-Berlino-Tokyo. L’Italia annuncia il suo ritiro della SDN e Hitler può ritenere conclusa la prima fase del suo progetto: la ricostruzione della potenza tedesca.
  • Si appresta a realizzare la seconda: l’unificazione nel Terzo Reich di tutti i tedeschi europei (Austria e Cecoslovacchia).
  • In Austria, sotto le minacce di Hitler, il cancelliere in carica si dimette e al suo  posto viene nominato un fantoccio nazista. Quest’ultimo poco dopo richiede l’intervento delle truppe tedesche per salvare il paese dal “caos” e, in marzo ’38, l’Austria viene annessa come Ostmark (provincia orientale). Tutto ciò accade senza che nessuna potenza muova un solo dito. Anche Mussolini, ovviamente, lascia fare.
  • Assimilata l’Austria, Hitler può rivolgersi alla Cecoslovacchia con tranquillità. La Francia è legata alla Cecoslovacchia da un preciso patto di alleanza ma Chamberlain, primo ministro inglese, fa sapere che non combatterà per un lontano paese “del quale si sa poco”. Chamberlain, però, chiede a Mussolini di fare da mediatore presso Hitler: il Duce accetta. Si arriva a una conferenza a Monaco (settembre ’38). Gli accordi vengono considerati provvidenziali per aver salvato la pece ma in realtà sono solo una copertura diplomatica per lo strangolamento della Cecoslovacchia. Infatti il 1°ottobre le truppe tedesche penetrano nel paese. Hitler si accorda con la GB a risolvere ogni divergenza mediante negoziati e firma con la Francia un trattato di non aggressione. Ha vinto su tutta la linea.

  • Ma tutto ciò non basta. Ora Hitler si rivolge alla questione Polacca. Danzica è una città a popolazione tedesca, il cui territorio spezza la continuità tra la Prussia orientale e il resto del Reich. La Germania chiede Danzica alla Polonia. La Polonia rifiuta. Pochi giorni dopo le truppe tedesche invadono il distretto di Memel sottraendolo alla Lituania.
  • Intanto anche ‘imperialismo italiano si mette in movimento. Mussolini guarda con ammirazione le operazioni di Hitler e non vuole restare in disparte. L’Italia passa all’azione in Albania: Il 7 aprile ’39 le truppe italiane sbarcano nel paese, il re fugge in Grecia a Vittorio Emanuele III cinge la corona albanese.
  • Il 22 maggio ’39 le due potenze, Germania e Italia, stringono il “patto d’acciaio” firmato dai due ministri degli esteri (per l’Italia è Ciano). Questo patto mette l’Italia alla mercè dei piani più aggressivi della Germania. Il patto d’acciaio stabilisce che se una delle due potenze entra in guerra l’alleanza scatta automaticamente.
  • L’Unione Sovietica guarda con estremo timore l’espansionismo tedesco e per questo cerca di avviare trattative con Francia e GB. Le trattative si arenano in fretta. Compie, allora un gesto clamoroso: decide di accettare le proposte della Germania la quale offre ai sovietici la possibilità di una normalizzazione dei loro rapporti. Stalin ordina alla sua diplomazia di stringere le trattative che sfociano in un trattato di non aggressione chiamato “patto nazi-sovietico”. Al trattato fa seguito un protocollo segreto: i due stati si accordano per spartirsi la Polonia e, quindi, Stalin da mano libera a Hitler per un’invasione.

 

SECONDA  GUERRA MONDIALE

 

  • La II°GM inizia il 1°settembre 1939, quando la Germania attacca la Polonia senza una dichiarazione di guerra.
  • Il 3 settembre Francia e GB dichiarano guerra alla Germania
  • Il 5 settembre Stati Uniti e Giappone dichiarano la loro neutralità.
  • Il 17 settembre, nel rispetto del patto nazi-sovietico, le truppe sovietiche iniziano l’occupazione della Polonia.
  • L’esercito polacco, però, è del tutto impreparato all’attacco delle forze tedesche e di fatto la guerra termina il 18 settembre. I tedeschi sono fautori di un’occupazione brutale mentre la Francia e la GB, sorprese da una così rapida conclusione del conflitto, si trovano a combattere una “strana guerra”: dichiarata ma non combattuta. Infatti per mesi e mesi, fino al maggio ’40, non si spara un colpo.
  • A smuovere le acque ci pensa l’unione Sovietica attaccando la Finlandia che, sempre in funzione del protocollo segreto del patto nazi-sovietico, rientra nella sfera di influenza Russa.
  • Hitler, il 9 aprile ’40, occupa la Danimarca e la Norvegia e il 10 maggio ordina alle armate tedesche di iniziare l’offensiva a occidente contro la Francia e la GB corsa in suo aiuto. Per colpire la Francia sul suo lato più debole, i tedeschi invadono Paesi Bassi, Belgio e Lussenburgo senza dichiarazione di guerra e in spregio alla loro neutralità. Il 14 giugno del ’40 Parigi viene occupata. Il governo francese fugge e si trasferisce a Bordeaux. La linea Maginot è stata un fallimento totale. Orgoglio dell’ingegneria militare francese, la linea fortificata, è stata aggirata ed evitata dai tedeschi. Infatti era stata costruita ingenuamente sul confine tra Francia e Germania… I tedeschi passano dal Belgio.

  • Intanto, in GB, Chamberlain, la cui debolezza ha trascinato l’impero in situazione drammatica, viene sostituito da Winston Churchill proprio il giorno i cui la Germania attacca la Francia: il 10 maggio.
  • I travolgenti successi nazisti spingono, il 10 giugno del ’40, Mussolini a entrare in guerra contro la Francia e la GB per non correre il rischio di essere escluso dalla vittoria.
  • La Francia, sconfitta sul proprio territorio e in preda a una crisi politica totale, decide di firmare l’armistizio con la Germania e il 24 giugno ’40 è la volta dell’armistizio con l’Italia. Ma non tutta la Francia è disposta a subire questa umiliazione: il Gen. Charles De Gaulle, riuscito a fuggire in Inghilterra, esorta i francesi a non cedere e a continuare la guerra contro i tedeschi.
  • Bisogna ricordare che il 1°settembre ’39, quando scoppia la II°GM, l’Italia, assolutamente impreparata a un conflitto, dichiara la sua non belligeranza che durerà, come abbiamo visto, fino al 10 giugno ’40 quando la Francia viene sconfitta.
  • Nel giugno ’40 sembra che, con la caduta della Francia, la posizione dell’Inghilterra sia compromessa e, quindi, sia prossima alla resa. Ma l’Inghilterra è in una posizione diversa da quella della Francia: la sua flotta, prima al mondo, mantiene una superiorità schiacciante su quella tedesca ed è pronta a contrastare un attraversamento della Manica.
  • Hitler, infatti, decide di preparare l’operazione “leone marino” cioè l’invasione della grande isola. L’aviazione inglese, grazie anche all’utilizzo dei primi radar, respinge con grande successo l’attacco tedesco e Hitler, non riuscendo a creare le condizioni per uno sbarco sospende l’operazione “leone marino” e rinvia senza una data precisa.
  • Severamente provata dalla resistenza dell’aviazione inglese, la Germania tenta un’altra strategia: far cedere la GB sul fronte dei rifornimenti marittimi. Atlantico e Mediterraneo diventano teatro di scontri durissimi dove i sottomarini tedeschi sono i protagonisti assoluti : l’obiettivo è affondare i mercantili nemici.
  • Mussolini vuole fare la sua parte: pensando che, come per la Francia, la caduta inglese sia imminente e volendo una parte nella divisione dei bottini, attacca gli inglesi in Africa (agosto ’40). D’apprima ci sono alcuni successi per l’Italia ma, poco dopo, la controffensiva inglese si fa sentire e il mito di una guerra facile in Africa tramonta ben presto (ottobre ’40).
  • Altro obiettivo di Mussolini è la Grecia. Il 28 ottobre ’40 l’Italia invade la Gracia ma il risultato è pessimo: la difesa greca è assai efficace. La situazione è salvata dall’intervento tedesco che iniziano sia la campagna di Grecia che quella di Iugoslavia. Anche la situazione africana è salvata dai tedeschi tranne che per l’Etiopia dove gli inglesi, occupandola, permettono al Negus di rientrare ad Addis Abeba. L’11 novembre gli inglesi decidono di attaccare la flotta italiana a Taranto, prendendo le mosse dalla loro base a Malta, infliggendo gravissime perdite.
  • Gli USA, intanto, di fronte alla crisi europea, attenuano la posizione di neutralità: una legge recente, 4 novembre, stabilisce che i paesi in guerra possano acquistare merci e materiale bellico americano purchè paghino e trasportino con mezzi propri. Questa è chiaramente una scelta a favore della Francia e della GB che hanno il controllo dell’Atlantico.
  • E’ una vera svolta: gli USA con queste misure abbandonano la neutralità. Per ora sono “non belligeranti” ma hanno già deciso da che parte stare. (il presidente in carica è Roosevelt che viene rieletto per la terza volta nelle elezioni del novembre ’40).

  • Il 14 agosto del 1941 Roosevelt e Churchill si incontrano. I due firmano una dichiarazione comune, a bordo di una nave inglese al largo di Terranova, passata alla storia come “carta atlantica” destinata a fissare i nuovi termini di una ricostruzione mondiale. La politica di Roosevelt è quella di portare chiaramente ad una guerra contro l’Asse.
  • E’ il Giappone a spingere definitivamente gli USA in guerra: il 7 dicembre 1941 aerei giapponesi, senza lacuna dichiarazione di guerra, attaccano Pearl Harbor provocando danni enormi. La guerra è ormai realmente mondiale anche perché alcuni mesi prima la Germania aveva attaccato la Russia.
  • Il problema è stato l’invasione tedesca della Iugoslavia che aveva, qualche tempo prima, stretto un trattato di amicizia con l’URSS. Il 22 giugno 1941 Hitler inizia l’invasione del territorio sovietico appoggiato anche da Finlandia, Romania e Ungheria. Confida in una rapida vittoria che gli avrebbe portato enormi risorse economiche che gli avrebbero permesso di sconfiggere l’isolata Inghilterra e dettare il nuovo ordine.
  • Stalin non riesce a credere alla follia di Hitler che, attaccando il suo paese, si impegnava contemporaneamente sia sul fronte occidentale che su quello orientale. Stalin esorta il popolo sovietico a una dura resistenza contro i nazisti e quando questi vengono sorpresi dall’inverno russo i giochi si fanno difficili. I tedeschi si arenano sul fronte che va da Sebastopoli e Leningrado e l’esercito sovietico ha, così, il tempo di riorganizzarsi. Quando nel giugno del ’42 lancia un’offensiva generale, centro degli scontri è Stalingrado, i russi combattono con un accanimento senza pari, strada per strada. I combattimenti proseguono fino al marzo del ’43 quando i tedeschi vengono ricacciati al di là del Don. La battaglia per Stalingrado è stata la battaglia più grande di tutta la storia umana. Hitler ordina 4 giorni di lutto nazionale.
  • Le ambizioni imperiali del nazismo sono stroncate dall’Armata Rossa che godrà di enorme prestigio e Stalingrado diviene il simbolo della riscossa contro il crudele totalitarismo nazista.
  • Se l’inizio del ’43 segna un’importante sconfitta dell’Asse in Russia, la fine del ’42 segna l’importante sconfitta dell’Asse in Africa. Il generale inglese Montgomery, che ha ricevuto sostanziali rinforzi, lancia una controffensiva generale verso le forze dell’Asse. Si combatte furiosamente nei pressi di El Alamein e la battaglia si conclude in un disastro per gli italo-tedeschi.
  • Agli inizi del ’43 si è così determinata una svolta in tutti i grandi settori strategici della guerra: è finito lo slancio offensivo dell’Asse e l’iniziativa è in mano a USA, GB e URSS.
  • Di fronte alle sconfitte militari il fronte interno italiano mostra la sua debolezza mettendo in luce il divario tra il regime fascista con le sue promesse di grandezza imperiale e le masse popolari colpite sempre più nel loro tenore di vita.
  • La conquista della Tunisia da parte alleata costituisce il preludio per l’invasione della Sicilia. Nel giugno del ’43 cade l’isola fortificata di Pantelleria e in luglio la Sicilia viene investita dalle forze anglo-canadesi-statutinetensi. La crisi del fascismo è sempre più vicina.
  • Esso cade per una sorta di congiura: il re matura il proposito di sbarazzarsi di Mussolini e in una seduta il Gran Consiglio del fascismo prende l’iniziativa di mettere il Duce in minoranza. Il re, allora, nomina il maresciallo Badoglio capo del governo e fa arrestare Mussolini (25-26 luglio ’43).
  • La caduta del fascismo fa gravare sull’Italia la minaccia della reazione tedesca. Infatti maturano subito il proposito di assumere il controllo militare del paese in caso di necessità.

  • Badoglio avvia trattative segrete con gli alleati e chiede l’armistizio in quanto l’Italia non è in grado di fronteggiare la lotta impari contro gli avversari. La confusione è al massimo: l’esercito, lasciato senza istruzioni, va disgregandosi e il 9 settembre il re e Badoglio abbandonano Roma e fuggono a Brindisi occupata dagli alleati. La risposta tedesca è fulminea. Circondata Roma la occupano con duri combattimenti contro i reparti dell’esercito italiano a cui si uniscono elementi popolari. E’ il primo atto della Resistenza italiana.
  • Chiaramente la sorte delle truppe italiane all’estero è tragica. Parte di esse viene fatta prigioniera dai tedeschi e portata nei campi di concentramento, parte uccisi. Il “governo dei 45 giorni” di Badoglio porta l’Italia fuori dall’alleanza con i nazisti ma lo fa in modo così inefficiente da determinare una tragedia lasciando campo libero ai tedeschi.
  • Per gli alleati il fronte aperto in Italia è secondario e non può costituire una svolta strategica decisiva. Arrivano alla decisione di aprire un nuovo fronte, questa volta in Francia, durante la conferenza di Teheran (28 novembre-1 dicembre 1943) avvenuta tra Roosevelt, Churchill e Stalin.
  • La zona scelta dagli anglo-americani per lo sbarco è la Normandia. Scatta il più grande attacco aereo e navale della storia. Sotto la direzione del generale Eisenhower è organizzato un esercito di circa 3 milioni di uomini, 1200 navi da guerra, 6500 mezzi anfibi e 13000 aerei cui i tedeschi non sono in grado di contrapporre che poche centinaia di aerei e poche decine di navi.
  • Nella notte tra il 5 e il 6 giugno 1944 l’esercito alleato inizia la gigantesca “operazione Overlord”. Lo sbarco riesce. Parigi insorge il 18 agosto ed è liberata dalle truppe golliste e il 26 agosto De Gaulle fa il suo ingresso trionfale in città. A metà settembre ’44 quasi tutta la Francia e il Belgio sono liberati.
  • Anche nel settore orientale i tedeschi subiscono disfatte da cui non si riprenderanno: il 5 luglio Hitler sferra un’ultima offensiva contro i sovietici, i quali sferrano una controffensiva che si estende su tutto il fronte.
  • Tutto ciò determina una profonda crisi all’interno della Germania che culmina nel tentativo, da parte di un gruppo di congiurati, di eliminare Hitler. Il periodo fra l’autunno ’44 e la primavera ’45 non è altro che la cronaca di una lotta senza speranza dei tedeschi. Il 7 maggio 1945 a Reims la Germania firma la capitolazione senza condizioni. La guerra in Europa è finita.
  • Anche oltre oceano la sconfitta giapponese si profila nettamente ciò nonostante è ancora lontana. Il nuovo presidente americano, Herry Truman, succeduto a Roosevelt morto nell’aprile ’45, decide, per evitare di perdere altre vite umane, di utilizzare la bomba atomica già sperimentata con successo nel nevada.
  • Il 9 agosto ’45, dopo aver preso accordi con gli USA, l’Unione Sovietica dichiara guerra al Giappone e si appresta alla conquista della Manciuria e della Corea. Lo stesso giorno gli USA sganciano una seconda atomica su Nagasaki. Il Giappone capitola.
  • La più grande guerra del mondo è finita. Germania e Giappone sono annientati e l’Italia si trova nella posizione di stato senza alcuna importanza. I due grandi vincitori sono USA e URSS.

IL FENOMENO DEL COLLABORAZIONISMO E I MOVIMENTI POLITICI E MILITARI DI RESISTENZA

 

  • Nei confronti del nazismo le posizioni potevano essere solo due: collaborare oppure opporsi. In mezzo vi sono coloro che hanno praticato l’attendismo, vale a dire i fautori di un atteggiamento passivo in attesa di eventi.
  • Collaborazionisti sono stati soprattutto i governi della Francia occupata, dell’Italia della repubblica di Salò (cioè il regime neofascista costituitosi dopo il crollo del fascismo) e i regimi satelliti della Germania.
  • Oppositore del nazifascismo è stata la Resistenza: un fenomeno complesso e dagli aspetti molteplici. I più organizzati erano i comunisti. I tedeschi hanno risposto ovunque con ferocia ai resitenti e alla loro azione di lotta. La resistenza in Europa si è avuta nelle città, nelle campagne e nelle montagne. I combattenti della resistenza sono, infatti, operai e contadini con una partecipazione anche degli strati piccolo borghesi. In Francia la resistenza si organizza soprattutto nella zona occupata, in Iugoslavia è sfociata in una lotta di proporzioni veramente vaste e anche in Grecia si sono verificate delle profonde spaccature.
  • L’Italia centro settentrionale, dopo l’8 settembre ’43 (caduta del fascismo), è occupata dai nazisti. Mussolini, liberato dai tedeschi il 12 settembre ‘43, riprende la guida del neofascismo. Il partito prende il nome di repubblicano e il regime si chiamerà Repubblica Sociale italiana (repubblica di Salò perché la sede del governo è a Salò). Inizia la repressione antipartigiana.
  • Già il 9 settembre, subito dopo il crollo di Mussolini, nell’Italia centrale si costituisce un Comitato di liberazione nazionale e si hanno nel Lazio azioni di guerriglia e sabotaggio. Nel nord Italia la lotta ha avuto un vasto appoggio popolare tanto nelle città quanto nelle campagne: il proletariato urbano è in prima linea. La direzione politica della resistenza è dei comitati di liberazione nazionale.
  • L’insurrezione nazionale ha luogo il 25-26 aprile 1945. Mentre le truppe alleate iniziano l’invasione della valle del Po il Comitato di liberazione nazionale alta italia da ordine di liberare le città. La repubblica di Salò si disgrega e Mussolini è giustiziato in p.le Loreto il 28 aprile del ’45.

 

  • Nel corso della guerra, le grandi potenze alleate, USA, GB e URSS devono risolvere in primo luogo le questioni militari. Come abbiamo già visto il primo incontro tra i grandi Roosevelt, Churchill e Stalin avviene a Teheran tra il 28 novembre e il 1 dicembre del ’43. Circa la Germania ne viene decisa la divisione in diversi stati e viene definito il futuro assetto della Polonia che deve lasciare territori all’URSS in funzione del patto nazi sovietico e ingrandirsi a ovest a discapito della Germania.
  • L’ultima grande conferenza durante la guerra è quella di Jalta 4-11 febbraio ’45. Le principali decisioni prese da Roosevelt, Churchill e Stalin sono:
    • Divisione della Germania in quattro zone di occupazione da assegnare a USA, URSS, GB e Francia
    • Misure di smilitarizzazione integrale del paese vinto
    • Pagamento ai vincitori delle riparazioni da parte della Germania
    • Un accordo sul governo provvisorio polacco
    • I paesi liberati avrebbero dato origine a governi fondati su libere elezioni

  • L’ONU sarà retto da un consiglio di sicurezza composto da USA, URSS, GB, Francia e Cina
  • L’URSS si impegna a entrare in guerra contro il Giappone entro 2 o 3 mesi. (lo farà il 9 agosto)

 

 

IL SECONDO DOPOGUERRA

(La divisione del mondo e l’avvento della guerra fredda)

 

  • La fine della II°GM ha lasciato l’Europa, il Giappone e parte della Cina in una situazione di disastro per perdite umane e per distruzione di risorse materiali. Gli USA sono l’unica tra le potenze in gioco ad essere uscita dal conflitto indenne per quanto riguarda il territorio con un apparato produttivo in espansione e perdite umane “modeste”. (non tanto se si pensa a Pearl Harbor e allo sbarco in Normandia…. Comunque….). In totale persero la vita oltre 50 milioni di persone di cui 30 milioni in Europa.
  • Alla fine, nel 1945, ci sono solo due potenze: USA e URSS perché la GB che era la terza seguiva a distanza incolmabile.
  • Tra le due grandi potenze esistono fondamentali differenze: gli USA hanno una superiorità in termini di potenza industriale e potere economico per dare aiuti e dirigere le ricostruzioni nei paesi compresi nella propria orbita. L’URSS dispone del più possente esercito di terra del mondo nonostante avesse subito gravi perdite. In effetti gli anni del secondo dopoguerra segnano la fine sempre più rapida delle speranze di cooperazione tra Sovietici e Occidentali. Europa e Asia diventano il campo di uno scontro ideologico, politico e sociale fra i due sistemi.
  • Così, il secondo dopoguerra, ha portato con se una nuova organizzazione: l’ONU. Il suo statuto è approvato a San Francisco il 26 giugno del ’45 e vi aderiscono subito ben 50 paesi.
  • All’indomani della fine della guerra si pone il problema dei trattati di pace. La Germania è stata smembrata e tra il luglio e l’ottobre del ’46 vengono definite le sorti dei paesi alleati dei tedeschi cioè Italia, Bulgaria, Romania, Ungheria e Finlandia. L’Italia perde la Venezia Giulia che viene ceduta alla Iugoslavia, perde le colonie e vede le proprie forze armate ridotte drasticamente. L’URSS mantiene il possesso di Estonia, Lettonia e Lituania e riceve dalla Polonia la Bielorussia e l’Ucraina, in Asia orientale il Giappone perde tutti i territori in Cina, la Corea e Formosa mentre GB, Francia e Olanda recuperano i propri possedimenti in Africa.
  • Vinta la guerra contro i nazisti, gli USA si trovano in condizioni di superiorità di fronte all’Europa devastata. Intanto l’influenza sovietica si sta definitivamente consolidando nell’Europa dell’Est con il sorgere dei primi governi politici direttamente controllati da Mosca. In Cina sta per delinearsi la vittoria di Mao e dei comunisti e anche in Francia e in Italia i partiti comunisti sono assai forti. E’ in queste condizioni che gli USA, per combattere l’influenza sovietica, elaborano una strategia complessiva di opposizione e di contenimento del comunismo.
  • Questa strategia ha la sua espressione nella “dottrina Truman” : è in atto una guerra ideologica tra il mondo della libertà e il totalitarismo comunista. Per

difendere il sistema capitalistico e la libertà, gli USA devono intraprendere una azione immediata e risoluta: nasce il Piano Marshall (’47). Ovvero aiuti economici diretti a sostenere la ricostruzione dei paesi europei compresi quelli dell’Est per favorire la penetrazione USA in quel settore.

  • Gli effetti del Piano Marshall sono imponenti. Nei paesi dell’OECE (organizzazione europea di cooperazione economica) indice della produzione industriale sale al 134% così, i gruppi di dirigenti moderati, hanno una base sulla quale procedere alla ricostruzione.
  • Unione Sovietica: è uscita dalla guerra avvolta da un immenso prestigio ma il regime Staliniano si trova di fronte a due elementi fondamentali: un’immensa povertà generale del paese e un’immensa potenza militare. Ma mentrela produzione interna americana era raddoppiata, quella sovietica era diminuita del 42%. La ricostruzione avverrà secondo le regole del regime di Stalin e porterà alla trasformazione delle strutture economiche da capitalistiche a collettivistiche. Tra oriente e occidente cala quella che sarà chiamata la CORTINA DI FERRO.
  • Iugoslavia: il partito comunista diretto da Tito ha forza e prestigio, conquistati durante la resistenza al nazismo. Dopo la liberazione del paese Tito assume tutto il potere e, pur professandosi amico di Stalin, non vuole sottostare come un docile satellite alle decisioni di Mosca. Stalin teme che l’atteggiamento iugoslavo possa essere imitato altrove e, non tollerando resistenze all’Unione Sovietica, dichiara nel ’48 Tito e i comunisti iugoslavi “deviazionisti” e contro di essi è rivolta aperta per tradimento e sabotaggio.
  • Germania: è il paese dove occidentali e sovietici si trovano di fronte. C’è innanzi tutto l’occupazione di 4 eserciti (GB, USA, URSS e Francia), le città sono in gran parte distrutte e mezzi di comunicazione sono inutilizzabili. Berlino, di occupazione sovietica, ha uno statuto speciale: è divisa in un settore ovest dove risiedono inglesi, francesi e americani e uno est dove risiedono i sovietici. Lo scopo degli alleati è ricostruire una Germania unita, almeno per i territori occupati da loro e, così, nel ’49 i territori dell’ovest diventano una federazione di regioni esistenti (Rep. Federale tedesca). Anche i sovietici vogliono consolidare il proprio potere nel loro territorio e, sempre nel ’49, costituiscono la Rep. Democratica tedesca, del tutto vassalla di Mosca.
  • Gran Bretagna: Qui, il dopoguerra, è stato in qualche modo sorprendente. Churchill, capo della nazione e uno dei dominatori della politica mondiale, viene messo in minoranza dagli inglesi nelle elezioni del luglio ’45 che danno la loro preferenza ai laburisti. Churchill si ritira e il nuovo governo laburista, presieduto da Attlee vara un programma di riforme sociali. Il programma è dare vita a uno stato “assistenziale” (Welfare state) che protegga il cittadino “dalla culla alla tomba”.
  • Francia: il Gen. De Gaulle, eroe della resistenza ai nazisti, diviene capo del governo. Le elezioni del ’45 esprimono la volontà dei francesi di darsi una nuova costituzione, De Gaulle viene riconfermato capo del governo. Si dimetterà nel ’46 e non verrà più chiamato a formare il nuovo governo. Sempre nel ’46 viene approvata la nuova costituzione.

LA GUERRA FREDDA

 

  • Tra il ’45 e il ’47 regge ancora, a livello mondiale, una sorta di alleanza tra le potenze che hanno sconfitto il nazismo. Poi tra il ’47 e il ’50 i rapporti internazionali tra USA e URSS vanno via via guastandosi. E’ l’inizio di quel lungo periodo chiamato “guerra fredda”. Sostanzialmente è il confronto-scontro tra due super potenze di ideologie opposte che agiscono in un contesto di nazioni globale e integrato. USA e URSS devono elaborare nuove regole per un mondo bipolare e lo fanno nel clima peggiore: quello della conflittualità
  • In quegli anni Francia e Italia si danno governi di impronta fortemente americana e i comunisti sono estromessi dal governo. Infatti, uno dei momenti culminanti della guerra fredda, è la costituzione di una “alleanza atlantica” che comprende un gran numero di paesi nell’orbita degli Stati Uniti.
  • Nell’aprile del ’49 si firma a Washington un Patto Atlantico che diviene struttura fondamentale militare nata dalla guerra fredda contro l’URSS. (partecipano Francia, Italia, GB, paesi del Benelux, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo, Canada e USA. Nel ’51 entreranno anche Grecia e Turchia).
  • Nel ’49 viene costituito, per iniziativa di GB e Francia, il Consiglio d’Europa con spirito prevalentemente antisovietico. La sua portata è stata essenzialmente modesta.
  • Nel ’51, invece, è stata costituita la CECA (comunità europea del carbone e dell’acciaio), che ha avuto rilevanza importante, il cui scopo era quello di organismo per il controllo della produzione e del prezzo del carbone e dell’acciaio.
  • L’URSS, dal canto suo, affronta la guerra fredda rinsaldando il suo controllo sui paesi dell’Europa dell’Est. Nel ’49 viene fondato a Varsavia il COMECON (consiglio di mutua assistenza economica) e nel ’55 l’URSS e i paesi sotto il suo controllo firmano un trattato di amicizia e di cooperazione: il Patto di Varsavia.

La guerra fredda ha profondamente mutato il panorama internazionale:

  • È rimasto solo un conflitto: capitalismo contro comunismo
  • Si congela la situazione internazionale
  • Il mondo si riempie di armi

 

L’ITALIA TRA IL ’45 E IL ‘48

 

 

  • Dal punto di vista economico l’Italia del ’45 si trova in condizioni pesanti. Le distruzioni belliche hanno portato una perdita del 20% del patrimonio nazionale. In questa situazione si presenta anche il problema del tipo di direzione politica e sociale da dare al paese.
  • Nell’Italia del nord è vivace la convinzione che la liberazione della resistenza porti un vero rinnovamento profondo ma Roma afferma la continuità del vecchio Stato smorzando ogni entusiasmo.

Ma come si presentano i partiti politici:

  • I comunisti sono orientati verso una “democrazia progressiva”
  • I liberali si presentano come un partito conservatore
  • La democrazia cristiana richiama il partito popolare di Sturzo

  • I socialisti contano sulla forza della loro tradizione di prima forza politica rappresentante delle forze lavoratrici operaie
  • Il partito d’azione sorto nel ’42 è l’unico nuovo
  • Alla fine del ’45 si ha la formazione del primo ministero di De Gasperi che attua una svolta in senso moderato reintegrando a pieno titolo una burocrazia centrale
  • Le elezioni amministrative del ’46 mettono in luce che i partiti di massa sono 3: Democrazia Cristiana, patito Comunista e partito Socialista. Pochi mesi dopo si tengono le elezioni per l’Assemblea Costituente e il referendum per la scelta tra monarchia o Repubblica: i risultati sono che il referendum porta alla scelta per la repubblica mentre le elezioni danno la Democrazia Cristiana al 35%, i socialisti al 20%, i comunisti al 19%, i liberali a circa il 7% e il partito d’azione inesistente.
  • I tre partiti di massa hanno insieme il 75% dei voti ma, mentre i comunisti fanno di tutto per restare al governo, nel partito socialista si forma una grave frattura tra filocomunisti e autonomisti. Nel ’47 Saragat, rappresentante della parte socialista che si oppone all’intesa con i comunisti, da vita al partito socialista dei lavoratori italiani.

Nel frattempo, De Gasperi, è negli USA a concordare aiuti economici che daranno alla DC una notevole sicurezza.

  • Nel dicembre ’47 l’Assemblea Costituente approva il testo della nuova Costituzione che entra in vigore dal 1 gennaio ’48. Matrice fondamentale è l’antifascismo, il riconoscimento dei diritti sociali, la sovranità popolare e la divisione dei poteri. Vengono introdotti il diritto al lavoro, le tutele dei lavoratori, il diritto di sciopero. Per le istituzioni parlamentari si stabilisce sui principi del bicameralismo e del suffragio universale esteso ad entrambi i sessi la formazione di due assemblee: la Camera dei Deputati e il Senato.
  • Nella violenta contrapposizione tra comunisti e anticomunisti dettata dalla guerra fredda nel ’48 si arriva alla scissione della CGL. L’occasione è una grave crisi politica iniziata con il tentato omicidio di Togliatti da parte di uno studente anticomunista che gli spara ferendolo gravemente. Si verificano scontri in tutto il paese e l’Italia rischia la guerra civile. La CGL proclama uno sciopero generale di protesta e ciò da l’occasione ai sindacalisti cattolici di attuare una scissione e nel ’50 si costituisce la CISL di impronta cattolica.

LA NASCITA DELLA CINA COMUNISTA

 

 

  • Nella II GM la Cina ha combattuto a fianco degli USA, della GB, Francia e URSS contro il Giappone. All’interno ci sono due forze importanti: la prima guidata da Chiang Kai-shek, nazionalista, che ha forti aiuti dagli USA e la seconda guidata da Mao Tse-Tung, comunista, in posizione minoritaria.
  • Alla fine della guerra nel ’45 Mao afferma che i comunisti sono pronti per entrare in un governo di coalizione ma Chiang sabota ogni tentativo reale e ogni progetto.
  • L’Unione Sovietica ha, verso la Cina, un atteggiamento contraddittorio: il suo appoggio dovrebbe andare ai comunisti, invece appoggia Chiang. L’obiettivo non è quello di una vittoria dei comunisti, che porterebbe a una reazione militare degli USA, ma una strategia che ponga l’URSS in condizioni di sicurezza.
  • Nel ’46, però, Chiang scatena una campagna di annientamento dei comunisti e ha così inizio una guerra civile. Nel ’48 le forze si capovolgono e Mao passa in vantaggio. Il 1 ottobre ’49 Mao proclama a Pechino la Repubblica popolare cinese.

E’ una svolta epocale nella storia del mondo. Il primo paese a riconoscere la Cina comunista è l’URSS e nel ’50 fra i due paesi si firma un trattato di amicizia di durata trentennale.

 

L’OCCIDENTE SOTTO LA LEADERSHIP DEGLI USA

 

  • Truman, succeduto a Roosevelt, con la sua dottrina in politica estera aveva indicato la volontà americana di fronteggiare l’Unione Sovietica e il piano Marshall aveva completato, sotto l’aspetto economico, la leadership degli Stati Uniti nel mondo non comunista. Intanto la guerra fredda era esplosa rendendo attuale il pericolo di una nuova guerra. Punto di crisi acuto diviene la Corea.
  • In base ad accordi fra le grandi potenze la Corea era stata divisa all’altezza del 38° parallelo: a nord occupazione delle truppe sovietiche, a sud governo con a capo nazionalista conservatore. La crisi coreana, comunque, cade in un momento di deterioramento de rapporti tra oriente e occidente: Si era appena formato il Patto Atlantico e i sovietici avevano fatto scoppiare la loro prima bomba atomica ponendo fine al monopolio americano. All’inizio del ’50 Truman decide che gli USA dovevano procedere alla fabbricazione della bomba all’idrogeno per riacquistare la supremazia, ecc.
  • La tensione fra le due coree è data dal fatto che nessuna delle due parti vuole la divisione del paese cosi, i coreani del nord che avevano conseguito la supremazia militare grazie agli aiuti sovietici, passano in forze la frontiera con lo scopo di occupare il sud. La tensione internazionale si aggrava. Truman decide di far intervenire le truppe americane con l’avallo dell’ONU. La Cina, dal conto suo, non può tollerare la caduta del regime nordcoreano e interviene con dei volontari. Il comandante americano Mac Arthur propone di utilizzare l’atomica sulla Cina ma Truman si oppone e lo destituisce. Dopo che le tensioni si sono allentate cominciano le trattative di pace (’51).
  • La crisi coreana e lo scoppio dell’atomica russa ha suscitato negli USA una sorta di caccia alle streghe. Un processo che ha suscitato reazioni in tutto il mondo è quello ai coniugi Roseberg accusati di aver venduto ai russi segreti sull’atomica e vengono condannati a morte. A capo di questa caccia alle streghe è il senatore McCarthy appoggiato dall’influente uomo politico Nixon.
  • Nelle elezioni del ’52 i repubblicani, decisi a varare una politica conservatrice, presentano la candidatura di Eisenhower che viene eletto presidente. La spinta fondamentale è stata determinata da un’ondata di moderatismo e di lotta determinata al comunismo. Verrà rieletto anche nelle elezioni del ’56.
  • Il ’57 è per gli Stati Uniti l’anno del trauma per la comparsa nei loro cieli del satellite sovietico Sputnik. Temono, in quel momento, di aver perso la supremazia aerospaziale e si da nuovo impulso alle ricerche e agli investimenti e nel ’58 sono anch’essi in grado di lanciare un satellite.

 

L’ITALIA NEGLI ANNI DEL CENTRISMO

 

  • Tra il ’48 e il ’53 si succedono, in Italia, 3 governi De Gasperi di coalizione con i 4 partiti di centro. Nel ’50 istituisce una cassa per il Mezzogiorno con lo scopo di

creare le condizioni per un maggiore sviluppo. Ma i fattori che hanno portato alla grande vittoria della DC, ovvero anticomunismo e aiuti USA, vengono progressivamente meno. De Gasperi, pensa allora, a un sistema per rinsaldare l’egemonia del suo partito e introduce una legge in base alla quale i partiti apparentati che avessero ottenuto il 50% + 1 dei voti avrebbero avuto alla Camera il 65% dei seggi. La legge fu battezzata dai comunisti “legge truffa”.

  • Nonostante tutto le elezioni del ’53 segnano un pesante crollo della DC e un rafforzamento delle sinistre. Si determina così la fine della leadership di De Gasperi.

Gli anni tra il ’53 e il ’58 sono importanti soprattutto per i progressi economici del paese.

 

L’URSS E LE DEMOCRAZIE POPOLARI DA STALIN A KRUSCEV

 

  • Nel ’53 Stalin muore e per il gruppo dirigente sovietico si apre un grave problema: la successione.

Gli succede Malenkov come presidente del consiglio accanto a Beria capo della polizia, Molotov per la politica estera e Kruscev come economista. Si parla di direzione collettiva.

  • Kruscev viene eletto segretario del PCUS sempre nel ’53 e sempre più ne controllerà la macchina organizzativa. Nel giro di un paio d’anni diventa chiaramente il leader del gruppo dirigente sovietico e inizia una “destalinizzazione”, seppure limitata, affermando che la potenza dell’URSS è ormai tale da permettere una politica di coesistenza pacifica con i paesi capitalisti.
  • Nel suo rapporto segreto, Kruscev, demolisce la figura di Stalin, ne attacca il culto della personalità e lo descrive come despota.
  • La destalinizzazione ha ripercussioni sia in Polonia che in Ungheria: Nella prima si verifica una rivolta di massa antisovietica promossa dai cattolici, mentre nella seconda avviene un vero e proprio crollo del regime comunista.

 

ACCENNI SUL VIETNAM

 

  • Nel ’54 la scena internazionale è dominata dal Vietnam dove i francesi subiscono una disfatta decisiva ad opera del generale Giap. Oltre 10.000 francesi sono fatti prigionieri. Nel ’54 si tiene una conferenza a Ginevra dove viene firmato l’armistizio. Il Vietnam è diviso in due punti a livello del 17 parallelo e in attesa di elezioni i due Vietnam si impegnano alla neutralità. Ma estromessa la Francia, subentrano gli Stati Uniti nella parte meridionale. Essi rifiutano di riconoscere gli accordi di Ginevra il che segna il fallimento degli accordi e la ripresa della guerra. Gli Stati Uniti sono decisi a contenere il “pericolo rosso” in qualsiasi continente si presenti.

 

 

 

Fonte: https://c1e0f1e1-a-62cb3a1a-s-sites.googlegroups.com/site/gionni555/download/STORIACONTEMPORANEA.pdf?attachauth=ANoY7cqN5HpRqQ7Ej99o-obWpyfztQ7wlCF-m5RkPh3zeigGGtOzydsL6VSx_r5CIcYyfo_xKeI_5olBjdtFmacVHxktdfGaxLJ4WL7Qx-wCTbQPXD9P3y9Rd6HF0jvQQbRaIrAIFMRWNx6alsTxAGuBJEzBCI4_S-EAW4Xrc3ZzYuvEqbdKt4PwLFuvd480g32gf7U6wetsS0VrtXPqaiY2hWP5e3s32nBoBBqVeSya5_lbWAMcErs%3D&attredirects=0&d=1

Sito web da visitare: http://gionni-aula2.blogspot.it/p/downloads_06.html

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