Dal cristianesimo agli imperi romano barbarici riassunto
Dal cristianesimo agli imperi romano barbarici riassunto
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Dal cristianesimo agli imperi romano barbarici riassunto
CRISTIANESIMO E CULTI ORIENTALI
Nei primi secoli dell’età imperiale si diffondono religioni alternative poiché l’epoca è contrassegnata da grandi crisi economico-sociali e la religione greco-romana non rispondeva alle esigenze spirituali di alcune fasce della popolazione (poiché questa religione escludeva alcune fette di popolazione ed era caratterizzata da un carattere essenzialmente politico e dai riti collettivi). La società richiedeva invece sotegno morale, contatto intimo uomo-dio, e tentava di dare un senso al dolore e alla vita. Inoltre questi nuovi culti promettevano la vita ultraterrena.
Il fenomeno si intensificò nel III secolo perché quel periodo storico fu caratterizzato da una forte crisi economico-sociale.
I culti che esercitavano maggior interesse erano quelli di Dioniso ed Eleusi, in onore di Cerere e Proserpina (di origine greca) e di Iside e di Mitra (di stampo orientale), assieme al Cristianesimo.
Le religioni si diffusero grazie ai contatti commerciali e all’esercito che permetteva uno scambio culturale tra le varie popolazioni dell’impero.
In questo periodo nasce il sincretismo religioso, ovvero quel processo di coesistenza tra la religione classica e i culti pagani.
Gli uomini colti non si avvicinarono alle nuove religioni ma alle nuove filosofie. Una di queste fu il neoplatonismo.
Il neoplatonismo, fondato da Plotino, è una corrente filosofica del III secolo che sostiene che il mondo non è altro che una copia sbiadita della realtà celeste; lo scopo della vita è quindi quello di liberarsi dalla materia per purificare l’animo . Il neoplatonismo fu particolarmente apprezzato dalle classi colte perché esprimeva il loro distacco dalla vita politica e civile.
IL CRISTIANESIMO
Gesù nacque nell’anno O a Betlemme, nella parte meridionale della Palestina, sotto il regno di Augusto. Venne arrestato a Gerusalemme per iniziativa dei sacerdoti ebraici con l’accusa di bestemmia (poiché si dichiarava figlio di dio). Il tribunale dei sacerdoti, che non poteva promulgare la condanna a morte, trasferì il processo al tribunale romano con a capo Ponzio Pilato, governatore di allora.
Paolo di Tarso era un ebreo convertito che con la sua predicazione diede l’impulso per lo sviluppo delle comunità orientali, diffondendo il Cristianesimo tra i Gentili.
Le prime comunità cristiane sorsero, oltre che in Palestina, ad Antochia ed Efeso, a Corinto, ad Alessandria e Cartagine, a Roma.
Le prime assemblee cristiane erano guidate dai presbiteri, le comunità locali dai vescovi eletti dai fedeli. Il vescovo che divenne più importante fu quello di Roma, chiamato Papa. Gli stessi fedeli contribuivano al sostegno della struttura ecclesiastica.
I contributi versati dai fedeli venivano utilizzati per sostenere i meno abbienti e per riscattare i fedeli durante guerre e persecuzioni, ma anche per offrire prestiti a interesse 0 ai fedeli.
I pagani interpretarono il distacco delle comunità cristiane come la formazione di una setta segreta. Ciò suscitò un vero e proprio odio verso i Cristiani, che divennero il capro espiatorio di tutte le situazioni avverse. Lo stato romano mostrò invece una relativa tolleranza; ma in seguito, quando le comunità cristiane crebbero in modo sconvolgente e diventarono un pericolo per la stabilità. Esse formavano infatti un vero e proprio stato nello stato, praticando l’obiezione di coscienza e non adorando l’imperatore (lesa maestà).
La rivoluzione morale dei Cristiani è ben sintetizzata nel Discorso della montagna: solidarietà tra esseri umani, reciproco rapporto d’amore, pari dignità tra tutti gli uomini.
Il conservatorismo politico è però il fatto che i cristiani non si interessarono a informare l’impero ma assopirono i movimenti sociali
IL III SECOLO
Il III secolo accentua le crisi che si erano manifestate nel II anche a causa dell’assenza di optimi principes.
IL RAPPORTO FRA CITTA’ E CAMPAGNA In precedenza campagna e città erano parte dello stesso tessuto sociale ed erano legate da un reciproco rapporto di scambio: la campagna “nutriva” la città; in cambio la città difendeva i terreni circostanti e forniva manufatti (beni che non si trovavano in campagna) alla città. A poco a poco però la campagna diventa oggetto del parassitismo della città attraverso l’utilizzo di tutto il cibo prodotto dalla campagna, attraverso le tasse esose che i contadini dovevano alla città e anche attraverso il reclutamento di soldati che ormai avveniva solo in campagna. Poiché i contadini diventano sempre più poveri si innesca una nuova crisi agricola e un aumento dell’inflazione.
I campagnoli odiano sempre di più la città e spesso i legionari saccheggiano i centri che erano chiamati a difendere (Bresançon, Autun)
L’ESERCITO ROMANO diventa un’accozzaglia di contadini poveri, o proletari rurali. La provenienza dei soldati era spesso provinciale (e spesso le province di provenienza erano le più povere e le meno romanizzate, come l’Africa e l’Illiria).
COMMERCIO E ARTIGIANATO sono in crisi a causa della mancanza di capitali e a causa dei traffici non più sicuri come un tempo a causa di pirateria e brigantaggio. Nelle città la disoccupazione aumentò.
Nelle campagne esisteva ancora il colonato ma era sparita la differenza tra colono libero e colono schiavo, entrambi sottoposti a gravi soprusi. Poiché sia il governo sia gli aristocratici tenevano a mantenere i coloni in campagna essi vennero costretti a rimanerci.
192 Muore Commodo
192-193 Guerre civili tra imperatori nominati dalle legioni, ci sono tre imperatori in contemporanea, su essi prevale
193-211 Settimio Severo inizia il secolo dell’angoscia
Imperatore militare, rafforzò l’apparato bellico e lo favorì: aumentò la paga dei soldati, ferma dai tempi di Domiziano e concesse alle famiglie dei soldati di vivere nei pressi degli accampamenti. Aumentò inoltre i donativi: ciò portò al tracollo economico. Così cercò di risolvere la situazione varando una nuova riforma economica, basata su un aumento delle tasse a carico dei non abbienti e sul dimezzamento della percentuale d’argento nel denarium. Ciò provocò l’inflazione.
I rapporti con il Senato furono inesistenti, poichè interruppe la collaborazione con il Senato e non ne rispettò le prerogative. In questa maniera volle rafforzare la propria autorità, sentendo di avere un potere debole a causa delle precedenti guerre civili e della sua provenienza: era infatti della Tripolitania, che era molto arretrata e poco romanizzata e aveva sposato una siriaca la cui famiglia era dedita al culto del dio El Gabaal. Era quindi visto come un rozzo, un incolto e un superstizioso.
La politica estera fu di tipo difensivo e complessivamente buona. Diede una certa stabilità all’impero e seppe difendere bene i confini
211-217 Caracalla
Caracalla emana un importante editto: la constitutio antoniniana, o Editto di Caracalla (212). Egli concede il diritto di cittadinanza a tutti i liberi dell’impero. In questo modo si conclude la romanizzazione. Egli promulgò questo editto non per magnanimità ma per intelligenza politica: i provinciali risentivano di questa condizione di inferiorità. Inoltre in questo modo semplificò la burocrazia imperiale e migliorò il sistema fiscale, poiché i cittadini romani pagavano due tasse contro il solo tributo richiesto ai provinciali.
218-222 Eliogabalo
Nipote di Caracalla, sale al trono a 14 anni e l’impero fu quindi retto dalla nonna Giulia Mesia. Eliogabalo è un soprannome che gli è stato dato a causa della sua forte devozione nei confronti del culto di El Gabaal, che cercò di far diventare religione ufficiale. Si fece poi nominare sommo sacerdote del dio per rafforzare il suo potere.
Fu assassinato selvaggiamente e fu decretata la damnatio memoriae.
222-235 Alessandro Severo
Viene nominato imperatore a 13 anni. Al suo posto governarono le donne di corte, che cercarono di tessere buoni rapporti con il Senato al fine di indebolire il potere dei militari (poiché provocavano una politica troppo costosa e volubile, pretendendo troppi privilegi).
Il governo fu giudicato positivo dagli storici antichi.
Anch’egli favorì i culti orientali ma al contrario di Eliogabalo favorì il sincretismo religioso.
Venne assassinato assieme alla madre dai militari.
235-238 Massimino il Trace
Venne nominato dai militari e quindi li favorì. Ebbe un pessimo rapporto con il Senato. Fu sempre impegnato in guerre di difesa e per questo non partecipò alla cerimonia d’investitura. Il Senato lesse questa assenza come un disprezzo per le istituzioni. Anch’egli è un provinciale ma della Tracia: è quindi il primo imperatore barbaro e non è nemmeno un cavaliere essendo stato un pastore.
Ucciso da una congiura di senatori.
238-284 50 ANNI DI ANARCHIA MILITARE
In questo periodo vennero nominati e deposti 21 imperatori (eccetto 2 che morirono di peste). Essi furono nominati dagli eserciti. Questa lunga crisi causò il dissesto economico e il tracollo dell’impero, l’aumento delle tasse e quindi più povertà, soprattutto rurale.
IV SECOLO
Frontiere Settentrionali
I Germani (in particolare i Goti) spingono lungo le frontiere del Reno e del Danubio, spinti a loro volta verso il Mediterraneo da altre popolazioni.
Non si trattò semplicemente di un’invasione ma di uno spostamento migratorio di massa che impegnò non poco l’esercito romano con perdite umane pesantissime.
Frontiere Orientali
Con l’avvento della dinastia sasanide sul trono dei Parti (226) finisce il periodo di crisi dell’Impero Parto e si riaccende il fronte orientale. I Sasanidi aspiravano a espandere l’impero come ai tempi dell’Impero Persiano e si presentarono come Dario e Serse. I Parti possedevano un massiccio esercito (catrafatti) e tentarono di conquistare l’Egitto e la Siria, ma l’impero riuscì a contenere l’invasione
La crisi
A quel tempo l’impero romano era più esteso che ai tempi di Augusto ma era molto fragile: poco tempo dopo i Goti invasero i Balcani devastando Grecia e Asia Minore. L’invasione dei Goti creò nell’op. pubblica un senso di sconforto.
Tendenze disgregatrici
Alcune regioni si resero autonome: impero delle Gallie (Francia, GB, Spagna), impero Orientale (Zenobia). Questi regni autonomi contennero le invasioni.
AURELIANO (270-275)
Militare, pose fine alla successione delle Gallie e della Siria. I vadali furono sconfitti a Pavia. Per difendere Roma dai barbari Aureliano costruì le Mura Aureliane nel 271.
In questo periodo andò a fuoco a causa dei disordini la Biblioteca di Alessandria.
DIOCLEZIANO (284-304)
Militare dalmata di umili origini, Diocleziano dà pace e stabilità all’impero con una serie di riforme
1)RIFORMA ISTITUZIONALE L’imperatore cessa di essere il 1° cittadino dello stato e ne diventa il dominus (monarca con poteri assoluti, mentre fino ad allora l’imperator doveva agire nell’interesse dello stato). Diocleziano promulga questa legge perché dopo un lungo periodo di anarchia ritiene necessario consolidare il suo potere. Per giustificare la figura del dominus Diocleziano si presenta come intermediario divino e rappresentante di Giove (Iovius)
2)RIFORMA MILITARE Diocleziano emana questa riforma per evitare le ribellioni militari e per garantire una valida difesa dei confini. Egli diminuisce il numero dei legionari per legione (al fine di ridurre il potere dei generali) ma aumenta il numero di legioni fino a 100: ciò provoca un aumento delle spese militari. Inoltre divide l’esercito in tre classi: i Limitanei (truppe di frontiera), i Comitatus (truppe di manovra, nelle retrovie e sotto il comando dell’imperatore) e i Palatini (guardie del corpo stanziate nel palatium)
3)RIFORMA FISCALE Diocleziano emana la riforma fiscale a causa delle alte spese militari. A quel tempo le tasse erano variabili di anno in anno e Diocleziano decise che lo Stato doveva basarsi su un bilancio relativamente fisso per una migliore pianificazione delle spese.
Gli importi delle tasse diventano quindi fissi e sui cittadini romani gravavano due tasse: lo Iugum che colpiva gli appezzamenti e il Caput che era una tassa pro capite. Il proprietario terriero era quindi costretto a pagare due tasse. Così però lo Stato finì per immobilizzare la società, perché divenne difficile passare da una classe sociale all’altra e i mestieri divennero ereditari, proprio come accadeva con il colonato. Ciò provocò un forte malcontento.
4)RIFORMA AMMINISTRATIVA Diocleziano aumenta il numero delle province (fino a 100): in questo modo i governatori perdono potere e in questo modo si evitano ulteriori secessioni. Il territorio dell’impero viene diviso in 12 diocesi a loro volta divise in province. In questo modo si diminuisce il potere dei governatori ma anche la posizione di privilegio dell’Italia si annulla. Le varie diocesi vengono poi raggruppate in 4 grandi regioni: ognuna di queste è governata da un personaggio di dignità imperiale (tetrarchia). Diocleziano nomina quindi un altro Augusto (Massimiano) e i due Augusti nominano Cesari (ovvero subordinati agli Augusti con semplici funzioni militari) Galerio e Costanzo Cloro. Secondo la riforma alla morte di un Augusto il rispettivo Cesare sarebbe diventato a sua volta Augusto e avrebbe nominato un nuovo Cesare (meccanismo simile al principato d’adozione). Le quattro capitali sono spostate verso i confini: Treviri (sul Reno), Milano, Sirmio (Serbia) e Nicomedia (Mar Nero, dove si stabilì Diocleziano). Roma perde così la dignità di capitale e il Senato venne ridotto a consiglio comunale della città.
5)DIRIGISMO A causa della crisi economica, ovvero dell’aumento dei prezzi e dell’inflazione, Diocleziano adotta la politica del dirigismo, ovvero emana un editto (edictum pretiis) che impone un calmiere.
6)PERSECUZIONI Diocleziano aveva poca fiducia nel genere umano e molta in se stesso. Governa quindi in maniera dispotica e perseguita i cristiani con durezza.
COSTANTINO
Il sistema tetrarchico avrebbe dovuto risolvere il delicato problema della successione, ma questo meccanismo ben presto si inceppò. Nel 305 infatti Diocleziano si ritirò a vita privata e tornò a Spalato ove si era fatto costruire un maestoso palazzo, che riproduceva al suo interno la pianta di un accampamento militare e che conteneva un tempio a Giove e un mausoleo. Sulla pianta del palazzo di Diocleziano nel VII sec. nacque la città di Spalato. Nel 305 abdica anche Massimiano. Diventarono quindi Augusti Galerio (Or.) e Costanzo Cloro (Occ.) che nominarono Cesari due persone non particolarmente note. Costanzo Cloro morì improvisamente e sarebbe dovuto diventare Augusto il Cesare Occidentale ma i militari nominano Augusto il figlio di Costanzo Cloro, Costantino e le legioni italiane nominano a loro volta Augusto Occidentale Massenzio (figlio di Massimiano). Altre legioni invece nominarono Augusto Orientale Licinio, commilitone di Galerio. Inizia la guerra civile. Costantino sconfigge Massenzio nel 312 presso il Ponte Milvio e per festeggiare la vittoria costruisce l’Arco di Costantino. Per un certo periodo a Costantino va l’Occidente e a Licinio va l’Oriente. Nel 324 però Licinio viene sconfitto da Costantino e il potere venne riunito nelle mani dell’unico Augusto. Costantino era convinto della necessità di uno stato forte
RIFORMA AMMINISTRATIVA (perfezionamento) Costantino conserva le diocesi e le prefetture ma rende il sistema burocratico più complicato
RIFORMA MILITARE (completamento) Costantino rende più efficiente l’esercito, migliorando in particolare i Comitatus
EDITTO DI MILANO (313) L’editto di Milano viene emanato assieme a Licinio. Sancisce la libertà di culto in tutto l’impero (Cristianesimo religio licita). In realtà non era un editto ma una lettera contenente inviti al governatore della Bitinia a non perseguitare i cristiani.
Perché Costantino fu tollerante? La tradizione dice che nel 312 il giorno precedente la battaglia contro Massenzio apparve in sogno a Costantino una croce circondata da un cerchio di fuoco con la scritta “In hoc signo vinces”. Il giorno dopo Costantino combattendo con il vessillo di Cristo vinse e attribuì questa vittoria al dio cristiano.
In realtà concesse la libertà di culto per intelligenza politica. Nelle regioni orientali infatti i Cristiani erano la maggioranza e le comunità erano molto ricche: a Costantino conveniva avere quindi il loro appoggio.
Dopo questo editto Costantino emanò una serie di leggi:
- Restituì i beni confiscati alla Chiesa da Diocleziano
- Concesse privilegi a preti e vescovi, come l’esenzione fiscale
- I cristiani occuparono alte funzioni nella pubblica amministrazione (poiché i cristiani erano più organizzati)
- Sfruttò l’opera di assistenza, facendo diventare la Chiesa il terminale della politica sociale statale
La chiesa diventa strumento di fortezza dello stato. Costantino da pontifex maximus si intromette nelle questioni religiose. Convoca il Concilio ecumenico di Micea. Lo presiede e fa pesare la posizione sull’arianesimo.
Costantino fonda Nuova Roma (Costantinopoli, l’antica Bisanzio), che concepisce come città opposta a Roma in quanto orientale, cristiana e imperiale (Roma era invece occidentale, pagana e senatoria).
Costantino inoltre riordinò l’esercito: il comitatus divenne il nucleo dell’esercito e divenne formato prevalentemente da barbari. Così, prima dell’invasione vera e propria i barbari si impossessarono della più importante istituzione romana; la forza dell’impero si sgretolò impercettibilmente. Si intensifica quindi il fenomeno dell’imbarbarimento dell’impero.
Dopo Costantino salirono al potere Costantino II (subito eliminato), Costante e Costanzo (questi formarono un governo diarchico). La capitale venne spostata a Milano, anche se Costantinopoli mantenne una certa influenza sull’Oriente.
Costante rimase vittima di una ribellione e alla morte di Costanzo Giuliano (cugino), abile generale, divenne nuovo e unico imperatore nel 361.
Giuliano, importante filosofo, venne definito l’Apostata poiché rinnegò la fede cristiana per tornare alla filosofia greca. Giuliano era amante della civiltà e dei valori che contraddistinguevano la civiltà greca che non hanno alcun senso per un cristiano. Egli pensava che il cristianesimo aveva fatto estinguere gli antichi valori.
Arianesimo Eresia cristiana del IV secolo che prende il nome da Ario, il sacerdote alessandrino che negò la natura divina di Gesù Cristo entrando in conflitto con il suo vescovo nel 319 e subendo la condanna all'esilio nel 325. Ario insegnava che, essendo Dio ingenerato e senza principio, il Figlio, seconda persona della Trinità, in quanto generato non può essere considerato Dio come il Padre e non esiste dall'eternità, ma è stato creato, come tutti gli altri esseri, per volontà del Padre, cosicché fra Padre e Figlio non sussisterebbe un legame di natura ma di adozione.
Queste dottrine furono condannate nel 325 dal concilio ecumenico di Nicea: i 318 vescovi che vi parteciparono elaborarono un simbolo di fede, tuttora utilizzato dai cristiani, per proclamare il Cristo come Figlio di Dio "generato e non creato, della stessa sostanza del Padre". La condanna solenne non riuscì comunque a fermare la diffusione dell'arianesimo e la sua strumentalizzazione in chiave politica: fu l'imperatore Costantino a richiamare Ario dall'esilio nel 334 e, per influenza di personaggi di spicco quali il patriarca di Costantinopoli Eusebio di Nicomedia e lo stesso imperatore Costanzo II, la fede ariana acquisì per alcuni anni, fino al 359, la dignità di religione ufficiale dell'impero. Nacquero poi all'interno del movimento alcune divisioni fra i cosiddetti "semiariani" che, pur accettando i principi del simbolo niceno, avanzavano perplessità circa l'identità di sostanza fra il Padre e il Figlio, e la corrente più intransigente che non esitava a proclamare la natura totalmente diversa del Figlio rispetto al Padre, mentre un terzo gruppo considerava anche lo Spirito Santo come realtà creata al pari del Figlio. Con l'ascesa al trono di Valente dopo la morte di Costanzo II nel 361, si ebbero i primi segnali di un ritorno all'ortodossia nicena, dichiarata fede unica e ufficiale dall'imperatore Teodosio nel 379, e ribadita come tale dal concilio di Costantinopoli del 381. L'arianesimo sopravvisse comunque per altri due secoli fra i popoli germanici che erano stati convertiti al cristianesimo da missionari ariani.
Nel IV secolo accadono grandi cambiamenti dal punto di vista demografico (migrazioni dei Germani), economico (crisi commerciale), religioso (Cristianesimo), sociale (crisi demografica e diminuzione qualità della vita), politico (scomparsa dell’Imp. Romano). L’impero che fino ad allora era stato unito e dotato di buone infrastrutture decade e si formano nuovi regni barbari in Gallia, in Spagna ed in Africa.
Persino l’Italia è seriamente minacciata: nel 410 Roma viene saccheggiata dai Goti e tutti si rendono conto che è finito il periodo di pax romana e che ormai i barbari occupano una posizione dominante rispetto a Roma.
Gli aristocratici romani interpretarono questo come la fine della civiltà stessa, mentre i Cristiani videro questo periodo storico semplicemente come l’inizio di una nuova fase storica, ed erano interessati solo al fatto che il potere fosse retto dai valori del cristianesimo. Molti barbari infatti erano Cristiani.
Nel IV secolo inoltre si verificò un importante fenomeno culturale: i Cristiani divennero portatori dell’eredità classica greco-romana. FORMA CLASSICA E CONTENUTO CRISTIANO
Il mondo classico viveva ancora attorno al Mediterraneo, mentre grandi centri odierni come Parigi, Londra, Mosca risultavano estranei a questo bacino. Le regioni centro-settentrionali erano considerate ancora arretrate e la vita si svolgeva lungo le coste del Mare Nostrum. Ma nel IV secolo l’unità del Mediterraneo si sgretola e il confine della civiltà si sposta dal Reno e Danubio al mar Mediterraneo.
Inoltre le zone orientali uscirono dall’influenza occidentale mentre regioni dell’Europa centrale finora escluse dall’Impero si avvicinarono all’Occidente. L’asse politico europeo si spostò quindi verso Nord e la cultura latina si impose sui Germani.
Negli ultimi decenni del IV sec. la crisi militare ha il suo apice: dopo la morte di Giuliano l’Apostata le pressioni nordorientali cominciarono a farsi sentire sempre più a causa della pressione degli Unni verso occidente. Intorno al 375 i Goti si mossero nei pressi del Danubio e chiesero di essere ammessi nei territori imperiali come alleati. L’imperatore (all’epoca Graziano regnava sull’Occ. e Valente sull’Or.) consentì loro di stanziarsi entro i territori imperiali, volendo utilizzarli come truppe di frontiera. Ma i goti iniziarono a devastare la regione dove si erano stanziati, e l’impero perse contro i barbari, in minor numero ma tecnologicamente avanzati e più motivati, ad Adrianopoli (378); in questo scontro perì Valente (imperatore d’Oriente). I goti dilagarono ad oriente e tentarono pure l’assalto a Costantinopoli.
TEODOSIO di origine spagnola offre un accordo ai visigoti, i quali accettano di stanziarsi nelle regioni danubiane come federati dell’Impero (terre in cambio di truppe). Ciò permise all’impero di reclutare validi combattenti e di disinnescare il pericolo più immediato. Ma allo stesso tempo la classe dirigente romana si consegnava nelle mani di stranieri nella speranza di controllarli.
Gli storici valutano questa decisione in modi diversi: secondo alcuni Teodosio fu costretto ad allearsi con i goti e anzi fu abile a portare a termine questa mossa in modo relativamente indolore. Secondo altri invece questa decisione fu un suicidio della classe dirigente romana.
Comunque inizialmente questo provvedimento sembrò positivo, perché si andava creando una classe dirigente goto-romana che avrebbe potuto garantire un periodo di tranquillità.
EDITTO DI TESSALONICA (380) CRISTIANESIMO RELIGIONE UFFICIALE
L’editto viene promulgato a Salonicco e il Cristianesimo diventa l’unica “Religio licita”: ciò determina anche un aumento del fenomeno del “Cesaropapismo”, ovvero dell’intromissione dello Stato negli affari della chiesa.Ora sono i pagani ad essere perseguitati: tra le altre cose vengono abolite le Olimpiadi. I pagani nominarono imperatore Eugenio, il quale venne sconfitto nella battaglia del Vipacco.
Teodosio muore nel 395 e le due parti dell’impero non si riconosceranno più. Gli succedono Arcadio ad Or. e Onorio ad Occ. L’impero venne definitivamente diviso in due e i goti approfittarono del vuoto di potere creatosi con la morte di Teodosio. In occidente il vero potere fu detenuto da Stilicone, un generale vandalo. Egli dovette fronteggiare i goti, che sconfisse in Piemonte (Pollenzo), e altre tribù germaniche che furono sconfitte a Fiesole. Ma invece che annientare i goti Stilicone proseguì con la politica dell’assimilazione. L’esercito, che era stato spostato a sud, non fronteggiò le invasioni nordiche, e i germani penetrarono fino in Spagna. La corte imperiale, trasferitasi a Ravenna, condannò a morte Stilicone considerato il responsabile della crisi. I goti per ripicca, abbandonarono l’esercito e Alarico scese indisturbato a Roma, che venne saccheggiata nel 410. Il suo successore, Ataulfo, fondò un regno in Gallia (con capitale Tolosa) e sposò la sorella dell’imperatore Onorio, Galla Placidia. Fu questo il primo regno romano-barbarico.
Nel frattempo Genserico con i vandali riuscì a penetrare in Africa attraverso la Spagna (dove si fermarono per un breve periodo ma spinti dai visigoti si rimisero in marcia) e a fondare un regno e una potente flotta mercantile, padrona dei traffici del Mediterraneo occidentale. Nel 429, anno della fondazione del regno dei vandali, i re barbari da capi militari eletti per le necessità diventano re veri e propri
Toccò poi ad Attila con gli unni (tribù bellicosa che nel III a.c. costrinse i cinesi a costruire la Grande Muraglia per evitare i loro assalti) assalire le regioni orientali dell’impero e a costringere Costantinopoli ad un accordo che prevedeva pesanti tributi. I punti di forza degli unni erano un buon esercito e la bravura del loro capo militare. In seguito Attila si mosse verso occidente dove si scontrò con Ezio (ultimo dei buoni generali prodotti da Roma, nobile di origine gallica a capo di tutto l’esercito imperiale). La battaglia si svolse in Francia settentrionale (Campi Catalaunici) e Attila venne sconfitto nel 451. Ezio però non uccise tutti gli unni per evitare che poi i Visigoti (i quali governavano la Gallia) approfittassero della situazione, essendo gli unici arbitri. Così Attila si ritirò ma l’anno dopo riprese la strada per l’Italia, radendo al suolo Aquileia (gli esuli fonderanno poi Venezia). Poi Attila, con la strada per Roma ormai sgombra, a causa della peste, della pressione dell’impero d’Oriente e delle (suppliche di Leone I) si ritirò in Pannonia e l’anno sucessivo morì.
Il pericolo degli unni era cessato, ma a complicare le cose ci si mise lo stesso imperatore Valentiniano III (figlio di Galla Placidia e Ataulfo, nominato imperatore a 6 anni) che uccise di sua mano Ezio proprio come il suo predecessore Onorio aveva fatto con Stilicone.
Valentiniano III venne a sua volta assassinato e in questo modo finì la dinastia di Teodosio. Si crea un vuoto di potere e i Vandali ne approfittano saccheggiando Roma per 14 giorni (455): sembra che il Papa Leone I abbia però stipulato un patto con Genserico: non potè evitare assedio e saccheggio ma garantì l’incolumità dei cittadini romani. Ciononostante Roma fu depredata dei parecchi valori che erano rimasti dopo il saccheggio dei goti. Racconta una fonte che la nave dei Vandali affondò per il troppo carico.
Dopo la morte di Valentiniano III vengono eletti e deposti dai comandanti barbari numerosi imperatori. I barbari hanno assunto ormai il titolo di patrizio. Intorno al 470 il potere imperiale passa a Oreste che fece in seguito acclamare Romolo Augustolo=Augusto di poco conto.
Nel 476 Romolo Augustolo, dopo pochi mesi di regno, viene deposto dai barbari, che esigevano nuove terre. Inizia una nuova anarchia militare. Essi nominarono imperatore Odoacre, capo degli Eruli, il quale però rifiuta l’incarico spedendo le insegne imperiali a Zenone (Imp.d’Oriente, di stirpe isaura). Con quest’atto simbolico impero d’Or. e d’Occ. si riuniscono sotto il potere orientale. Zenone conferisce ad Odoacre il governatorato dell’Italia e il titolo di patrizio. Ma Odoacre si comportò come un re indipendente, formando il III regno romano-barbarico.
REGNI ROMANO-BARBARICI
Formati dalla compresenza di elementi barbari e romani.
In questi regni convivono barbari dominatori e genti romanizzate che lì vivevano da secoli. C’è una coesistenza ma non una fusione di due culture diverse. Questi regni erano governati dai barbari che però dovevano contare sulle strutture politico-amministrative preesistenti (funzionari, diritto...) e sull’esperienza dei romani. La classe dirigente era barbarica nell’esercito (che però era misto) e nel potere politico, mentre era romana per l’amministrazione dello stato e della vita cittadina.
I regni romano-barbarici iniziali furono:
AFRICA NORD Vandali
GALLIA CENTRO-NORD Franchi
GALLIA SUD-SPAGNA Visigoti
VALLE DEL RODANO Burgundi
SPAGNA OVEST Svevi
ITALIA Ostrogoti
La convivenza tra barbari e romani fu relativamente pacifica (salvo i Vandali che decisero di non avvalersi della classe dirigente romana). Le due comunità stentarono a fondersi e soltanto in pochi casi si tentò la strada dell’assimilazione.
Un fattore di contrasto fu la diversità religiosa: i barbari erano infatti Ariani, i romani Cattolici. I germani inoltre pretesero parte delle terre.
L’impero d’Oriente invece sopravvisse grazie al conservamento della vita cittadina, ai vivi rapporti commerciali con l’India, la Cina e l’Arabia. Questa prosperità permise allo stato di ingaggiare un efficiente esercito e di mantenere una efficiente struttura burocratica. L’imperatore aveva assunto un’aura semidivina, e riuscì a differenza dell’imperatore d’Occidente a mantenere il potere saldo nelle proprie mani. Il potere del basileus era assoluto, essendo protettore dello stato e della religione cristiana allo stesso tempo (aveva tra l’altro l’autorità di nominare il Patriarca di Costantinopoli). Ciò è detto “Cesaropapismo”.
L’impero d’Oriente mantenne perciò tutto quello che a Occidente si era perduto: rimase uno stato solido dalla buona struttura burocratica, un buon sistema monetario, un buon corpo diplomatico, superiorità tecnologica (come ad esempio il “fuoco greco”) etc. I tre pilastri della civiltà bizantina furono quindi lo stato romano, la cultura greca e la religione cristiana. Unico punto di debolezza era il sistema legislativo dove le leggi nuove contraddicevano quelle vecchie (il diritto romano). Giustiniano in seguito lo riformerà.
TEODORICO
Teodorico era il re degli Ostrogoti, popolo stanziato inizialmente sulle rive del Mar Nero, ma dopo il crollo dell’impero degli Unni gli Ostrogoti iniziarono a spostarsi nelle regioni danubiane (attuale Bulgaria e Serbia). In seguito a scontri con i Romani, Teodorico viene fatto prigioniero e portato a Costantinopoli, dove ebbe modo di apprezzare la civiltà romana. Terminate le tensioni gli Ostrogoti diventano federati dell’impero ma i Bizantini preferiscono inviarli nella penisola italica, al fine di sbarazzarsene e allo stesso tempo di garantire stabilità all’Italia, confidando nella filo-romanità di Teodorico. Nel 488 Teodorico entrò in Italia e sconfisse Odoacre in numerose battaglie: lo fece capitolare definitivamente a Ravenna nel 494. Il regno di Teodorico diventò quindi il più importante stato romano-barbarico (poichè aveva il controllo di parte della Francia Mer., della Dalmazia, dell’Austria e della Serbia oltre che dell’Italia).
Teodorico instaurò un regno tollerante nei confronti dei romani, anzi: tentò di creare un rapporto di collaborazione e rispetto tra le due comunità. Lascia ai romani la propria lingua e le proprie leggi, mentre permette ai barbari di continuare a praticare le loro consuetudini, anche se Teodorico emanò un insieme di leggi destinato alla comunità barbara molto simile al diritto romano. I suoi più fidati collaboratori furono infatti degli aristocratici latini: Cassiodoro, Boezio e Simmaco. Egli garnatì un periodo di pace che permise all’Italia la risalita economica.
Col procedere degli anni però il programma politico di Teodorico cambiò a causa delle forti pressioni dell’Impero d’Oriente da un lato, che voleva riconquistare l’Italia, e dei Goti dall’altro, che puntavano a cacciare i Romani dalla classe dirigente. Così Teodorico appoggiò i secondi, imprigionò il Papa (gli Ostrogoti erano ariani) e i membri dell’aristocrazia romana accusati di essere in contatto con l’Impero d’Oriente vennero perseguitati.
Teodorico morì vedendo il suo progetto fallire.
Gli successe il nipote Atalarico, posto sotto tutela della madre Almalasunta, figlia dello stesso Teodorico ed anch’egli filo-romana. Nel 534 alla morte di Atalarico Almalasunta sposò il cugino Teodato, che poi la fece rinchiudere e uccidere in un castello. I Goti stavano quindi attraversando un momento di debolezza quando arrivò la guerra greco-gotica.
GIUSTINIANO
Giustiniano era l’imperatore d’Oriente dell’epoca, originario di una famiglia povera della Macedona. Era succeduto allo zio Giustino, un generale dell’epoca. Giustiniano si circondò di valenti collaboratori, tra i quali sua moglie, Teodora. Giustiniano riformò l’amministrazione dello stato e in particolare il sistema giuridico, con il Corpus Iuris Civilis, al quale ancora oggi sono ispirati numerosi ordinamenti giudiziari tra i quali il nostro.
Giustiniano inoltre abbellì Costantinopoli per di farla diventare la città più splendida del mondo al fine di sottolineare il primato dell’impero nei confronti dei regni romano-barbarici. In quest’epoca è stata eretta la chiesa di Santa Sofia, dal forte significato simbolico, come monumento alla grandezza dell’impero e della cristianità. Giustiniano voleva contrapporre la vecchia capitale, Roma, ormai barbara, la vera e nuova capitale della civiltà. L’impero romano infatti non aveva mai rinunciato ai territori d’occidente ma anzi li aveva sempre rivendicati, riconoscendo ai barbari il titolo di re ma solo nei confronti dei barbari e non delle popolazioni romanizzate.
Dal punto di vista militare Giustiniano ottenne buoni successi: dopo aver firmato una pace con i Persiani per coprirsi le spalle, Giustiniano attaccò il regno dei vandali, inviando in guerra il valente generale Belisario. Nel 532 tutta l’Africa ritornò ad essere romana. In seguito Giustiniano si rivolse alla Spagna e conquistò la parte meridionale della regione, a danno dei Visigoti.
LA GUERRA GRECO-GOTICA
Nel frattempo era diventato re del regno Ostrogoto Vitige. Giustiniano usò come casus belli l’uccisione di Almalasunta considerata un’alleata dell’Impero Romano perché filo-romana.
Nel 535 Belisario sbarcò in Italia con un piccolo ma efficiente esercito e riuscì, con l’appoggio dell’aristocrazia latina, a conquistare Roma e Ravenna (540). I Goti tuttavia nominarono generale Totila e dall’Italia sett. passarono al contrattacco. La guerra proseguì per più di una decina d’anni provocando morte e distruzione. I Goti peraltro, riconquistate Milano e Roma, si scatenarono contro i civili provocando deportazioni e stragi.
Totila arruolò numerosi contadini, anche romani, garantendo un nuovo impulso all’unità della nazione ostrogota, ma non durò per molto:nel 552 Narsete (in sostituzione di Belisario impegnato sul fronte orientale contro i Persiani) sconfisse Totila a Gualdo Tadino e sucessivamente nella penisola sorrentina.
Nel 553 l’Italia era quindi interamente nelle mani di Giustiniano, che emanò la Prammatica Sanzione, un decreto relativo ad un determinato ambito sociale o, in questo caso, territoriale che regolava la situazione italica: il governatore (esarca) doveva risiedere a Ravenna, le terre e gli schiavi restituiti agli aristocratici latini. Per sovvenzionare la guerra appena terminata, Giustiniano inasprì le tasse italiche. Inoltre l’Italia perse anche quel ruolo di nazione indipendente con una politica propria che aveva sotto gli Ostrogoti.
IL CORPUS IURIS CIVILIS
Nel 528 Giustiniano nomina una commissione formata da importanti giuristi ai quali affida il compito di stilare il Corpus Iuris Civilis al fine di mettere ordine nelle norme giuridiche emanate nei secoli dai vari imperatori. Perché? Le leggi si erano accumulate nei secoli ed erano numerosissime e discordi. Ciò metteva in discussione il principio di certezza del diritto e della pena. Dopo aver vagliato, selezionato e catalogato il materiale giuridico il Corpus viene pubblicato nel 534: il testo venne composto di quattro parti: il Codice, il Digesto, le Istituzioni e le Novelle.
Il Codice è la raccolta di tutte le costituzioni considerate ancora in vigore.
Il Digesto è invece l’opera che riunisce le opinioni dei giuristi, raccolte per materia (matrimonio, contratti, proprietà...). Esse avevano valore di legge.
Le Istituzioni contenevano le nozioni basilari del diritto privato, destinate agli studenti di giurisprudenza.
Le Novelle sono quelle nuove leggi emanate da Giustiniano dopo il 534, anno di pubblicazione del Codice.
Ancora oggi in numerosi paesi il Codice si basa su questa grande opera, che però ha un difetto dal punto di vista storico: ha cancellato tutto il percorso compiuto dal diritto nel corso dei secoli, cancellando materiale di grande interesse storico.
DOPO GIUSTINIANO
Ben presto andarono perdute gran parte delle conquiste di Giustiniano: l’Italia verrà in parte riconquistata dai Longobardi (568); i Visigoti riconquisteranno l’Andalusia, e ben presto il nordafrica cadrà in mano agli Arabi.
I Persiani (che intorno al 226 iniziarono ad essere governati dai Sasanidi, persiani e sudditi dei Parti, che spodestarono gli Arsacidi; dal 226 non si parla quindi più di Parti ma di Persiani). Il re persiano Cosroe intorno alla metà del VII sec. invade la Siria, l’Egitto e la Palestina, saccheggiando Gerusalemme e rubando la Vera Croce. Nel 626 cingono d’assedio Costantinopoli via terra e via mare. La città resistette coraggiosamente, anche grazie al sostegno religioso del Patriarca di Costantinopoli e alle poderose mura. I persiani dovettero levare l’assedio e due anni dopo vennero sconfitti a Ninive dall’imperatore Eraclio. Nel trattato di pace i Persiani dovettero rinunciare a tutte le conquiste, inclusa la Vera Croce che venne trasferita a Costantinopoli.
ERACLIO
Eraclio emana alcune riforme:
Riforma Amministrativa
Divide i distretti più piccoli rispetto alle province: i temi, retti da strateghi.
Riforma Militare-Agraria
Eraclio ordina agli strateghi di confiscare porzioni di terra ai latifondisti e ridistribuirle ai contadini, obbligandoli però a prestare il servizio militare. Inoltre stabilì delle leggi affinché i latifondisti non potessero riappropiarsi delle terre. I soldati bizantini non furono più dei mercenari ma soldati contadini molto motivati a difendere le loro terre. Questa riforma permise quindi di risollevare la piccola proprietà (risollevando l’economia) e di avere soldati molto determinati risparmiando sullo stipendio dei mercenari.
Fonte: http://appuntiuds.altervista.org/storia/dal_cristianesimo_agli_imperi_romano_barbarici.doc
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