La guerra del Vietnam e la primavera di Praga 1968
La guerra del Vietnam e la primavera di Praga 1968
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La guerra del Vietnam e la primavera di Praga 1968
La guerra che si combatte fra il ‘64 ed il ‘75 nel Vietnam rappresentò uno degli strascichi più drammatici fra gli USA ed il mondo comunista.
Gli accordi di Ginevra del 1954 avevano diviso il Vietnam in due repubbliche: quella del Nord era retta dei comunisti, quella del Sud era governata, invece, da un regime semidattatoriale appoggiato dagli Americani. Contro il governo del Sud si sviluppò un movimento di guerriglia, il Vietcong, guidato dai comunisti e sostenuto dallo Stato nordvietnamita. Preoccupati per la situazione, gli Stati Uniti inviarono nel Vietnam del Sud un grande contingente di uomini e mezzi. Nel ‘65, senza una dichiarazione di guerra ufficiale, ebbe inizio una serie di violenti bombardamenti aerei contro il territorio vietnamita del nord. Il conflitto vietnamita apparve a larghi settori dell’opinione pubblica come una guerra fondamentalmente ingiusta, contraria alle tradizioni della democrazia amaricana. La svolta della guerra si ebbe a partire dal ‘68 quando i vietcong lanciarono contro le principali città del sud una grande offensiva, detta del Tet. Lo stesso anno Johnson decise la sospensione dei bombardamentied annunciò la sua intenzione di non ripresentarsi alle elezioni di quell’anno. Il successore di Johnson, il repubblicano Nixon, avviò negoziati ufficiali con il Vietnam del Nord e con il governo rivoluzionario provvisorio, espressione politica del Vietcong. Solo nel 1973 Americani e nordvietnamiti firmarono a Parigi un armistizio che prevedeva il graduale ritiro delle forze statunitensi.
Dopo il ritiro americano la guerra continuò per altri due anni, fino a che, nel 1975 i vietcong e le truppe nordvietnamite si impossessarono del Sud del Vietnam. Gli Stati Uniti dovettero registrare la prima grave sconfitta di tutta la loro storia.
Dopo Kruscev , così come era accaduto dopo la morte di Stalin, l’Unione Sovietica fu retta da una direzione collegiale formata da ex del leader: Breznev divenne segretario del Pcus e mutò profondamente lo stile della politica krisceviana. In politica estera assunse un atteggiamento più deciso di riarmo che assorbì quote crescenti del bilancio, a scapito del tenore di vita dei cittadini. Si mostrò intransigente nei confronti del più ampio esperimento di liberalizzazione del blocco sovietico: quello avviato in Cecoslovacchia nel ‘68 e culminato nella cosiddetta primavera di Praga. Tutto cominciò quando il segretario del partito Novotny fu rimosso e sostituito da Dubcek. La Cecoslovacchia visse una stagione di radicale rinnovamento politico che parve dar corpo all’ideale di un socialismo dal volto umano. A differenza però del moto ungherese, l’esperienza cecoslovacca fu sempre saldamente guidata dai comunisti e non mise mai in discussione la collocazione del Paese nel sistema di alleanza sovietico. I Sovietici tentarono invano di indurre i dirigenti di Praga a bloccare il processo di liberalizzazione fino a quando nel ‘68, truppe dell’Urss e di altri Paesi del Patto di Varsavia occuparono la capitale ceca e formarono un governo filosovietico. In una fabbrica di Praga si tenne un congresso clandestino del Partito comunista che riaffermò la sua fiducia a Dubcek. I Sovietici costrnsero, per via della situazione ‘imbarazzante’, Dubcek e gli altri dirigenti a lui legati a riprendere il loro posto ma sotto il controllo sovietico che riuscirono ad imporre un rovesciamento di consensi e dei rapporti nel partito, rimuovendo ‘legalmente’ Dubcek. Con la repressione della ‘primavera di Praga’ l’Unione Sovietica registrò un’altra brutta figura agli occhi del mondo.
Fonte: http://www.gpeano.org/candido/files/Sintesi-del-Novecento-corretta1.doc
Sito web da visitare: http://www.gpeano.org/candido
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