Europa alla fine dell' impero romano d' occidente

 

 

 

Europa alla fine dell' impero romano d' occidente

 

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Europa alla fine dell' impero romano d' occidente

 

L’Europa alla fine dell’impero romano d’occidente

 

Nel 476 si indica l’anno della fine dell’impero romano d’occidente, mentre quello d’oriente, con capitale Costantinopoli, continuerà fino al 1453, quando appunto la città verrà conquistata, grazie soprattutto all’uso dei cannoni, dai Turchi Ottomani.


Le invasioni di barbari, che avevano provocato il crollo dell’impero, continuano portando alla formazione di regni romano-barbarici, come quello dei Franchi in Francia e dei Longobardi in Italia, dove si mescolano le tradizioni della cultura romana, i costumi germanici, la religione cristiana. E’ in questa situazione che il latino dei romani comincia  trasformarsi, acquisendo parole e frasi dei barbari, e diventa una nuova lingua, che sarà alla base dei futuri volgari. La situazione economica e sociale in questo periodo peggiora. L’alto medioevo ( cioè i secoli che vanno dal 476 a 1000) è considerato un tempo di regresso: le strade e le città, che caratterizzavano l’impero romano, entrano in crisi, così come quasi scompaiono commercio e moneta, sostituiti dal baratto; l’incolto (boschi, paludi…) si espande; carestie e malattie, segno di un peggioramento generale della qualità della vita, mietono morti. Si diffonde l’economia curtense, cioè un’economia agricola arretrata,  basata sull’autoconsumo in cui gli scarsi prodotti della terra sono consumati sul posto, mentre i contadini, che chiedono protezione a un signore in grado di difenderli da barbari o da bande di ladri, si riducono a servi della gleba, personalmente liberi, ma legati alla terra che lavorano. Lo stato non esiste più e la giustizia è amministrata da questi signori nei loro possedimenti, mentre le poche città che continuano ad esistere sono governate dai vescovi. Una parziale ripresa avviene alla fine del 700 con il Sacro Romano Impero: Carlo Magno diventa imperatore di Francia, Germania e, sconfitti i Longobardi, di buona parte dell’Italia e, quindi, “proprietario” di tutte queste terre. La religione dell’impero è quella cristiana e Carlo combatte gli Arabi, che si sono espansi tra il 600 e il 700 sulle coste dell’Africa del Nord, in Spagna e in Sicilia, nel Medio-Oriente (Siria, Giordania, Israele, Iraq) fino a minacciare l’impero romano d’oriente di Costantinopoli. Alla morte di Carlo Magno ben presto l’impero si frantuma e si afferma quel fenomeno politico-sociale che è chiamato feudalesimo: i rapporti tra i signori sono determinati da consuetudini, non più da leggi. Il signore offre protezione e un beneficio (feudo, che può essere terra, ma anche il pedaggio di un ponte, cioè la tassa da pagare per passare il ponte) a un suo sottoposto (vassallo), che a sua volta giura fedeltà al signore, durante una cerimonia, e si impegna ad aiutarlo nel caso di guerra. In questa frammentazione, si registrano nuove invasioni: i saraceni (o arabi) che imperversano nel Mediterraneo occidentale (dalle Baleari alla Provenza alle coste del Tirreno, giungendo ad attaccare Roma stessa), gli ungari, provenienti da oriente, e soprattutto i vichinghi. Questi, partendo dalla Scandinavia, si stabiliranno prima in Normandia (diventando vassalli del re di Francia), poi in Inghilterra (conquistandola, con Guglielmo il Conquistatore), quindi in Sicilia e nell’Italia meridionale (da dove cacceranno gli arabi) e in Russia (ma raggiungeranno anche la Groenlandia e il Canada). E’ in questo periodo di nuove invasioni, quindi tra ottocento e novecento, che nascono i castelli.

 

Dopo il Mille

La fine delle invasioni e un miglioramento climatico sono le probabili cause di un aumento demografico che caratterizzerà i primi secoli del nuovo millennio fino al 1348, quando la diffusione della peste provocherà una diminuzione drastica della popolazione. L’aumento della popolazione è a sua volta la causa di una serie di fenomeni.

  1. la “rivoluzione agricola”: l’aumento di popolazione richiede l’aumento di risorse agrarie (grano ecc). A questo bisogno si risponde con il dissodamento delle terre incolte (disboscamenti, bonifiche di paludi), spesso guidato da monaci (cistercensi) o da signori che porterà anche alla fondazione di nuove città ( villanova= nuova città). Successive saranno le innovazioni tecnologiche (aratro col vomere di ferro…) e nella coltivazione (rotazione triennale). Oltre a dissodare l’incolto, comincia la conquista di terreni, soprattutto nell’Europa dell’est, che vede protagonisti i signori tedeschi ed è un momento della grande espansione europea.
  2. La “rivoluzione commerciale”: rinasce il commercio, e con il commercio rinascono le città e ricomincia a circolare la moneta. Protagonisti iniziali di questa rinascita sono le città marinare italiane e i comuni dell’Italia centro-settentrionale. Ben presto si creano aree di commercio: A) il Mediterraneo (le città marinare commerciano con i porti del Mediterraneo orientale sia arabi -Alessandria d’Egitto- che bizantini -Costantinopoli-, punti terminali delle grandi vie carovaniere della seta -dalla Cina- e delle spezie -dall’India, attraverso l’oceano Indiano e la penisola dell’Arabia-. B) il mare del Nord e il Baltico, dove si commercia lana inglese, legname, cera, miele, pellicce e dove sorgono città come Lubecca e Amburgo, che si collegaranno nella Lega Anseatica; C) collegamento tra il Mediterraneo e il Nord saranno due percorsi: quello francese (le fiere della Champagne) e tedesco (dove si svilupperanno città lungo il corso del Reno); quello russo, attraverso le città di Kiev e Novgorad, che dal Baltico raggiunge il Mar Nero e, quindi, attraverso Costantinopoli, il mar Mediterraneo. Queste nuove città, dove notevole sarà la ricchezza e che attrarranno la popolazione contadina (“l’aria della città rende liberi”) si scontreranno spesso sia coi grandi feudatari (in Germania e Italia) che con l’imperatore (nel dodicesimo secolo i comuni lombardo-veneti contro l’imperatore Federico Barbarossa)
  3. L’espansione dell’Europa: dopo la regressione dell’alto medioevo (dal 476, anno della fine dell’impero romano d’occidente, al mille), il basso medioevo vede la rinascita e l’espansione dell’Europa, sebbene culturalmente ed economicamente sia ancora inferiore rispetto agli arabi (però sempre più divisi al loro interno, e quindi indeboliti) e ai bizantini. Tale espansione è certamente economica (Amalfi, Pisa, Genova e soprattutto Venezia ottengono interi quartieri, dove sorgono magazzini e mercati, nelle città del Mediterraneo orientale; vengono colonizzate dai principi tedeschi terre al di là dell’Elba, nell’Europa dell’est), ma spesso avrà i colori della religione e della “guerra santa” contro gli infedeli. In questa prospettiva vanno inserite le crociate sia per la liberazione del santo sepolcro e la conquista di Gerusalemme (la prima crociata è nel 1099) sia quella per la cacciata degli arabi dalla Spagna (la “riconquista”, che terminerà solo nel 1492)

 

La società

Nei primi secoli del nuovo millennio convivono due concezioni e realtà sociali: quella statica delle campagne e della aristocrazia; quella dinamica delle città e della borghesia. La “prima” società è infatti divisa (secondo una concezione religiosa) in ordini, gruppi sociali chiusi e immodificabili: quello di coloro che combattono (i nobili), quello di coloro che pregano (il clero, diviso in secolare -preti, vescovi…- e regolare –monaci-) e infine quello di coloro che lavorano (i servi della gleba, personalmente liberi, ma legati alla terra che lavorano e costretti a subire sia prestazioni di lavoro gratuito per il loro signore-proprietario –corvees- che altre imposizioni). In questa  società l’essere o il “diventare” diventare membro di un ordine avviene con una cerimonia: l’investitura per i signori, la consacrazione per il clero. La ricchezza è, come già detto, la terra, lavorata dai contadini-servi della gleba, ma non considerata come fonte di profitto. Chi è nobile e non possiede terra, come è il caso di molti cavalieri (di solito figli cadetti, cioè non primogeniti, di un signore, che per consuetudine lascia i propri beni in eredità al primogenito: legge del maggiorascato) vive rubando e depredando (l’avere un cavallo e un’armatura è comunque segno di forza). Le crociate possono essere lette nel senso della volontà di allontanare dall’Europa verso Gerusalemme questi cavalieri, divenuti un problema sociale. Il clero si divide in clero secolare (parroci) e regolare (monaci). I primi (che ancora intorno al mille si sposavano) vivono delle decime (la decima parte del raccolto), mentre i monaci erano organizzati soprattutto nell’ordine dei benedettini, che seguiva la regola di “ora et labora” (prega e lavora). Si dedicavano al ricopiare a mano i libri sacri (dell’antico e del nuovo testamento), alla liturgia (soprattutto i cluniacensi, sottordine dei benedettini, che diventano ricchi pregando per la “salvezza delle anime” sia viventi che defunte, ma anche accompagnando e gestendo i grandi pellegrinaggi verso Santiago de Compostela in Francia), ma anche all’attività agricola (soprattutto i cistercensi, che nasceranno, per volere di Bernardo di Chiaravalle, in polemica coi cluniacensi). La “seconda società”, quella dinamica e attiva, si concentra nelle città, ovvero nei comuni del centro e del nord Italia, ma anche in Germania, in Francia, nelle Fiandre (Belgio). E’ la società della borghesia, che nei comuni italiani si divide in popolo grasso (grandi mercanti, banchieri, imprenditori, soprattutto tessili, uomini delle professioni: notai, medici, insegnanti) e in popolo minuto (piccoli artigiani come gli orefici, gli osti, i fornai…). La borghesia si organizza in arti o corporazioni, cioè associazioni di lavoratori della stessa mansione, e tende a darsi un’organizzazione politica più democratica: eleggono infatti i loro rappresentanti in assemblee, come l’arengo., e scelgono i loro magistrati (i consoli). Non tutta la cittadinanza partecipa alla vita politica: sono esclusi i salariati e i “poveri” (mendicanti…). Nelle città, comunque, è possibile quella mobilità sociale (passaggio da una classe all’altra grazie al lavoro e alla acquisizione di ricchezza) non prevista nella società degli ordini: anche per questo la città attira moltitudini dalla campagna. Costante sarà nei comuni, ma anche nelle città del Mar del Nord, il conflitto tra aristocratici (che si sono trasferiti in città e vivono nelle case-torri) e i borghesi, ma anche tra popolo grasso e popolo minuto e tra questi e i salariati (come a Firenze, verso la fine del 1300, nel tumulto dei Ciompi, che erano salariati il cui compito era colorare i tessuti), e tale situazione di lotta continua porterà prima a scegliere come guida della città il podestà ( un individuo, aristocratico o borghese, non appartenente però alla città) e successivamente alla affermazione di un signore. Nascono così in Italia le signorie (Visconti e poi Sforza a Milano, Gonzaga a Mantova, Estense a Ferrara, Medici a Firenze) dove il signore ha potere assoluto e lo trasmette ai figli. Siamo nel 1300 e, dopo una fase di conflitti tra le signorie per l’espansione nel territorio, si afferma in Italia un sistema di stati-regionali (ducato di Milano, repubblica di Venezia, signoria dei Medici a Firenze, stato della chiesa, regno di Napoli dominato prima dagli Angioini –francesi- e poi dagli Aragonesi -spagnoli-) che impedirà, frammentando l’Italia, la formazione di uno stato nazionale, come avviene invece in Inghilterra, in Francia e in Spagna.

 

Il potere

Sebbene nei comuni italiani si affermino forme di governo che hanno come base l’elezione, da parte di una fetta dei cittadini, la sovranità, cioè il potere di governare, è ritenuta di origine divina. Tale concezione è detta discendente. Se Dio, quindi, è l’origine del potere, due sono i poteri (le spade) che caratterizzano il mondo del medioevo: quello spirituale, che è del papa e ha come compito la salvezza dell’anima, e quello temporale (nel tempo, cioè, e non nell’eternità), che è dell’imperatore o del re e ha come missione la salvezza dei corpi, garantendo la pace e la giustizia a tutti. Ma il medioevo è soprattutto lotta tra questi due poteri per l’egemonia (il dominio) sulla società. Il papa rivendica entrambe le spade e il diritto di affidare quella del potere politico all’imperatore o al re (che sono, quindi, sottoposti a lui), mentre l’imperatore spesso rifiuta questa teoria e rivendica non solo autonomia, ma anche una natura di sacerdote che gli rende possibile, per esempio, nominare i vescovi. Nei primi secoli del basso medioevo, quindi, si scontreranno papi e imperatori, come Gregorio VII e Enrico II, Federico Barbarossa e Alessandro III. Il papa spesso appoggerà i comuni in lotta contro l’imperatore, così come l’imperatore agevolerà l’elezione di antipapi. Il tentativo di controllare la società vedrà anche da parte della chiesa uno sforzo di riforma interna: il sacerdote non potrà più sposarsi e verrà punito ogni comportamento corrotto; grave peccato diventa la simonia (commerciare in beni religiosi, quindi anche l’acquistare una carica ecclesiale). Nascono nel duecento due ordini religiosi nuovi che caratterizzeranno la vita non solo religiosa dei secoli successivi: i francescani, voluti da Francesco d’Assisi, con la loro vocazione alla povertà (in questo senso una critica a una chiesa sempre più ricca), e i domenicani che saranno impegnati sia in ambito culturale ( domenicani saranno, infatti, i principali professori dell’università di Parigi, come Tommaso d’Aquino) ma anche nei tribunali dell’inquisizione. La lotta agli eretici diventa fondamentale in questo periodo. Eretici sono i catari in Provenza nel sud della Francia, che vedono un mondo dove è perpetua lotta tra il principio del Bene e quello del Male, ma anche, per esempio, i patarini a Milano, che chiedevano soprattutto un ritorno alle origini della chiesa, alla povertà; eretici erano anche le streghe, i bestemmiatori, i sodomiti. Il processo dell’inquisizione poteva avveniva anche in base a una denuncia anonima, utilizzava la tortura affinché il “peccatore” confessasse e prevedeva come pena il rogo. Contro i catari venne persino organizzata una crociata, che permise al re di Francia di sottomettere alla sua corona la Provenza. Ma la lotta contro gli eretici trova la sua grande espressione nelle crociate: la liberazione del santo sepolcro è sia un “pellegrinaggio armato” (come quelli a Santiago o a Roma), ma è anche “guerra santa” contro l’infedele musulmano.

 

Fonte: http://www.bassilo.it/documents/sintesi.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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