Spedizione dei mille riassunto
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Spedizione dei mille riassunto
La spedizione dei Mille e l’annessione del Mezzogiorno
Nel Regno delle Due Sicilie il sovrano era Francesco II detto Franceschiello, contrario ad ogni tipo di riforma che era proposta dal presidente del consiglio Carlo Filangieri, che si dimise nel 1860.
Vi erano forti possibilità di moti insurrezionali in Sicilia, particolarmente avversa al regime borbonico. I mazziniani Rosolino Pilo e Francesco Crispi cercarono di organizzare un moto antiborbonico e si rivolsero a Garibaldi, che si dimostrò disponibile per guidare una spedizione in Sicilia.
L’insurrezione scoppia in Sicilia tra il 3 e il 4 aprile; Cavour cercò per ò di constrastare questo moto, mentre Vittorio Emanuele si mostrò favorevole a Garibaldi.
6 maggio: I volontari salpano da Quarto.
11 maggio: giungono a Marsala
15 maggio: entrano a Calatafimi e sconfiggono la truppa borbonica
27 maggio: i Mille raggiungono Palermo. La città insorge e poco dopo i borboni sono costretti a fuggire a Napoli.
Cavour temeva però un possibile conflitto con la Francia qualora Garibaldi avesse avuto l’intenzione di marciare fino a Roma o qualora la liberazione del Mezzogiorno, compiuta da forze democratiche o da volontari, non fosse compiuta dalle forme parlamentari e costituzionali dello Stato, come egli aveva desiderato.
Quindi incoraggiò il rientro nel Mezzogiorno degli esuli più moderati; inviò dei rappresentanti in Sicilia per controllare la situazione; cercò di organizzare una sollevazione liberale moderata nel Napoletano. Tutto ciò non riuscì, anche se la spedizione garibaldina fu tenuta sotto controllo e il Regno Sardo tolse ogni responsabilità sull’iniziativa.
In Sicilia però, di fronte alla disgregazione dello Stato borbonico scoppiò un conflitto tra proprietari terrieri e contadini, i quali si appropriarono delle terre demaniali a loro esurpate.
Il caso più noto fu quello di Bronte, dove il luogotenente di Garibaldi, Nino Bixio cercò di reprimere le agitazioni contadine.
20 luglio: battaglia di Milazzo
27 luglio: presa di Messina; la Sicilia era liberata.
21 agosto: cade Reggio; tutto lo Stretto è sotto il controllo di Garibaldi.
7 settembre: Garibaldi raggiunge Napoli e fa fuggire Francesco II a Gaeta.
Cavour decise allora di intervenire per evitare che Garibaldi avanzasse verso Roma e per recuperare i territori meridionali all’autorità dello Stato sabaudo, anche per evitare il possibile intervento di altre potenze.
18 settembre: l’esercito piemontese entra nello Stato pontificio e sconfigge le truppe papali a Castelfidardo.
1 ottobre: la controffensiva di Francesco II fallisce nella battaglia di Volturno.
13 ottobre: l’esercito piemontese entra nell’ex- Regno borbonico.
Nel Mezzogiorno però esponenti reazionari filoborbonici e membri del clero stavano organizzando movimenti contadini contro i liberali e i sostenitori della nuova politica.
26 ottobre: a Teano Garibaldi si incontra con l’esercito di Vittorio Emanuele e rimette il Regno da lui liberato nelle mani del re; si ritira poi a Caprera.
Si tennero nel Mezzogiorno i plebisciti per l’annessione al Regno di Vittorio Emanuele, che proclamarono il sì.
17 maggio 1861: a Torino si riunisce il primo Parlamento italiano, che proclamò Vittorio Emanuele re d’Italia.
Fonte: http://blog.reteluna.it/comunicazionelecce/wp-content/uploads/2009/03/riassunti-storia-contemporanea.doc
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