Maria Teresa di Calcutta frasi pensieri meditazioni
Maria Teresa di Calcutta frasi pensieri meditazioni
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Maria Teresa di Calcutta frasi pensieri meditazioni
PRIMO MESE
i. E difficile pregare se non conosci come pregare, ma noi dobbiamo aiutarci a pregare. Il primo mezzo da usare è il silenzio. Le anime dedite alla preghiera sono anime dedite a un gran silenzio. Non possiamo metterci immediatamente alla presenza di Dio se non facciamo esperienza di un silenzio interiore ed esterno. Perciò dovremo porci come proposito particolare il silenzio della mente, degli occhi e della lingua.
2. Il silenzio della lingua ci insegnerà un sacco di cose: a parlare a Cristo, ad essere gioiosi nei momenti di svago, ad avere molte cose utili da dire. Nei momenti di svago Cristo parla attraverso gli altri e nella meditazione ci parla direttamente. Inoltre, il silenzio ci fa molto più simili al Cristo, poiché Egli ebbe un amore speciale per questa virtù.
3. Poi, abbiamo il silenzio degli occhi che sempre ci aiuterà a vedere Dio. I nostri occhi sono come due finestre attraverso le quali Cristo o il mondo penetra nei nostri cuori. Spesso abbiamo bisogno di un grande coraggio per tenerli chiusi. Quanto spesso diciamo:
“ Magari non avessi mai visto quella cosa ”, e tuttavia ci preoccupiamo così poco di vincere il desiderio di vedere ogni cosa.
4. Il silenzio della mente e del cuore: la Madonna “ serbava tutte queste cose nel suo cuore ”. Questo si lenzio la portò vicina al Signore, cosicché non ebbe mai a pentirsi di alcuna cosa. Guardate come si comportò quando San Giuseppe si mostrò turbato. Bastava una sola sua parola per illuminargli la mente; non volle dire quella parola e il Signore stesso operò il miracolo di riscattare la sua innocenza. Potessimo essere altrettanto convinti di questa necessità del silenzio! Penso che, allora, la strada per una stretta unione con Dio diverrebbe chiarissima.
5. Il silenzio ci dona una visione nuova di ogni cosa. Abbiamo bisogno del silenzio per essere in grado di accostarci alle anime. La cosa più importante non èquel che diciamo ma quello che Dio dice a noi e attraverso noi. Gesù è sempre lì ad aspettarci, in silenzio. In quel silenzio, ci ascolta, parla alle nostre anime, e lì noi udiamo la sua voce.
6. Il silenzio interiore è molto difficile, ma noi dobbiamo fare lo sforzo di pregare. Nel silenzio troveremo nuova energia e una unione vera con Dio. La sua forza diverrà la nostra per compiere bene ogni cosa e così avverrà per l'unione dei nostri pensieri con i suoi, per l'unione delle nostre preghiere con le sue preghiere, per l'unione delle nostre azioni con le sue azioni, della nostra vita con la sua vita. Tutte le nostre parole saranno inutili a meno che provengano dall'intimo di noi stessi. Le parole che non danno la luce di Cristo aumentano in noi il buio.
7. Tutto ciò richiederà molto sacrificio, ma se intendiamo veramente pregare e vogliamo pregare dobbiamo essere pronti a farlo ora. Questi sono soltanto i primi passi verso la preghiera', ma se mai ci decidiamo a fare con determinazione il primo passo, mai arriveremo all'ultimo gradino: la presenza di Dio.
8. La preghiera, per essere fruttuosa, deve venire dal cuore e deve essere capace di toccare il cuore di Dio. Guardate come Gesù insegnò ai discepoli a pregare. Chiamate Dio vostro Padre; lodate e glorificate il suo nome. Fate la sua volontà come fanno i Santi in paradiso; chiedete il pane quotidiano, spirituale e terreno; domandate perdono dei vostri peccati e di essere capaci di perdonare gli altri e invocate anche la grazia di non cadere in tentazione e la grazia finale di essere liberati dal male che è in noi e intorno a noi.
9. Gli apostoli chiesero a Gesù che insegnasse loro a pregare, ed Egli insegnò ad essi la bella preghiera del. Padre Nostro. Sono convinta che ogni volta che diciamo: Padre Nostro, Dio guarda le sue mani, che ci hanno plasmato... “ Ti ho scolpito nel palmo della mia mano ”... guarda le sue mani e ci vede lì. Quanto sono meravigliosi la tenerezza e l'amore dell'Onnipotente Iddio!
10. Dovremmo essere dei professionisti della preghiera. Gli apostoli lo compresero benissimo. Quando videro che avrebbero potuto disperdersi in una moltitudine di incarichi, decisero di dedicarsi alla preghiera continua e al ministero della parola. Dobbiamo pregare per coloro che non pregano.
11. Pregate con semplicità come i bambini, con un desiderio coscienzioso di amare molto e di fare oggetto del proprio amore chi non è amato.
12. Dobbiamo essere consapevoli della nostra unione col Cristo, come Egli era consapevole della propria unione con il Padre. Il nostro lavoro è veramente apostolico nella misura in cui gli permettiamo di operare in noi e attraverso noi, con la sua potenza, con la sua ansia di amare.
13. In realtà, esiste soltanto una vera preghiera, soltanto una preghiera fondamentale: Cristo stesso. C'è soltanto una voce che si leva sopra la faccia della terra: la voce di Cristo. La Sua voce riunisce e coordina in sé tutte le voci levate in preghiera.
14. La preghiera perfetta non consiste di molte parole ma nel fervore del desiderio che innalza i cuori a Gesù. Gesù ci ha scelti per essere anime oranti. Il valore delle nostre azioni corrisponde esattamente al valore della preghiera che facciamo e le nostre azioni sono fruttuose solamente se sono l'espressione vera di una preghiera sincera. Dobbiamo fissare il nostro sguardo su Gesù e se operiamo assieme a Gesù faremo tutto nella maniera migliore. Siamo angosciati e irrequieti perché cerchiamo di operare da soli, senza Gesù.
15. Spesso le nostre preghiere non producono risultato perché non abbiamo fissato la mente e il cuore su Gesù, attraverso cui le nostre preghiere possono salire sino a Dio. Spesso uno sguardo profondamente fervoroso rivolto al Cristo potrebbe rendere molto più fervente la preghiera. “ Io guardo lui ed egli guarda me ”: è la preghiera perfetta.
16. “ Una famiglia che prega insieme, sta insieme ”, dice Fr. Peyton parlando del rosario in famiglia. A maggior ragione si potrebbe applicare a noi tutto questo! Vivere assieme, lavorare assieme, pregare assieme costituisce un aiuto nella vita di pietà, una difesa della castità e un vantaggio reciproco nell'operare per le anime. Non dovremmo cedere all'abitudine di rinviare le nostre preghiere, ma recitarle con la comunità.
17. Ci ha insegnato a imparare da Lui ad essere miti e umili di cuore. Se siamo miti e umili ci ameremo l'un l'altro come Egli ci ama. Ecco perché dovremmo continuamente chiedere di portare di nuovo la preghiera nelle famiglie. La famiglia che prega assieme, sta assieme. E se stiamo assieme ci ameremo l'un altro come Dio ci ama ed Egli ci ama teneramente.
18. L'unità è il frutto della preghiera, dell'umiltà, dell'amore. Perciò, se la comunità prega assieme, starà assieme e se voi starete assieme vi amerete l'un l'altro come Gesù ama ciascuno di voi. Un cambiamento vero del cuore lo farà diventare davvero un cuore pieno d'amore. Quest'unico cuore la nostra comunità offre a Gesù e alla Madonna, sua madre.
19. Il fallimento o la perdita della vocazione proviene anche dalla trascuratezza nella preghiera. Poiché la preghiera è il cibo della vita spirituale, la negligenza nella preghiera provoca uno stato di fame nella vita spirituale ed è inevitabile anche una perdita della vocazione. Chiediamo alla Madonna, nel nostro modo semplice, di insegnarci come pregare, come insegnò a Gesù in tutti gli anni in cui Egli visse con Lei a Nazaret.
20. Vi sono molti che non sanno, molti che non osano e molti che non vogliono pregare. Nella comunione dei Santi noi agiamo e preghiamo in loro nome.
21. Amore alla preghiera, sentire il bisogno di pregare spesso durante il giorno e preoccuparsi di pregare. Se volete pregare meglio, dovete pregare di più. La preghiera allarga il cuore fino al punto di essere in grado di contenere il dono di Dio stesso. Cercate e chiedete e il vostro cuore diventerà abbastanza grande da riceverlo e da tenerlo con voi.
22. Vogliamo tanto pregare in modo corretto e poi non ci riusciamo. Allora ci sentiamo scoraggiati e smettiamo di pregare. Dio ammette i fallimenti ma non vuole lo scoraggiamento. Vuole che noi assomigliamo più ai bambini, che siamo più umili, più riconoscenti nella preghiera; non cerchiamo di pregare da soli, poiché tutti apparteniamo al corpo mistico di Cristo, che è sempre orante. Sempre deve esservi preghiera, ma non deve essere del tipo “ io prego ” da solo, ma deve essere Gesù in me, è Gesù con me a pregare; quindi è il corpo di Cristo che prega.
23. “ Ho tenuto sempre il Signore dinanzi ai miei occhi, poiché è sempre alla mia destra, non posso cadere ”, dice il salmista. Dio è dentro di me, una presenza più intima di quanto io stesso mi renda conto. “ In lui viviamo, ci moviamo e abbiamo la vita.” E lui che dona a tutti la vita, che dà forza e vita a tutto ciò che esiste. Se non ci fosse la sua presenza sostenitrice, tutte le cose cesserebbero d'esistere e ricadrebbero nel nulla. Riflettete che siete in Dio, circondati e avvolti da Dio, fluttuanti in Lui.
24. Gesù Cristo ci ha detto che dovremmo “ sempre pregare e non perderci d'animo ”, cioè non stancarci di farlo. San Paolo dice: “ Prega senza smettere ”. Dio chiama tutti gli uomini a questa disposizione del cuore, ad essere sempre in preghiera.
25. Non basta pregare generosamente, dobbiamo pregare con fervore e devozione. Dobbiamo pregare con perseveranza e con grande amore.
26. La conoscenza che comunichiamo deve essere Gesù crocefisso e come dice Sant'Agostino: “ Prima di consentire alla propria lingua di parlare, l'apostolo dovrebbe elevare la propria anima assetata a Dio e poi porgere quanto ha bevuto, versando negli altri ciò di cui è ormai colmo ”; o come ci dice San Tommaso: “ Coloro che sono chiamati alle opere di una vita attiva sbaglierebbero a pensare che il loro dovere li dispensi dalla vita contemplativa. Questo dovere si aggiunge al resto e non ne sminuisce l'indispensabilità ”.
27. Queste due vite, l'attiva e la contemplativa, invece di escludersi a vicenda, richiedono l'una l'aiuto dell'altra, si integrano e si completano reciprocamente. L'azione per essere produttiva ha bisogno della contemplazione. Quest'ultima, allorché raggiunge un certo grado d'intensità, diffonde qualcosa della propria sovrabbondanza sulla prima. Mediante la contemplazione l'anima trae direttamente dal cuore di Dio le grazie che la vita attiva deve poi distribuire.
28. Per noi cristiani, la preghiera è un dovere sacrosanto e una sublime missione. Consapevoli dei molti, impellenti bisogni e interessi che reggiamo nelle nostre mani, saliremo all'altare della preghiera, prenderemo il rosario, ci dedicheremo a tutti gli altri esercizi spirituali con grande desiderio e andremo con fiducia verso il trono di grazia per poter ottenere misericordia e trovare grazia e un aiuto provvidente per noi e per le nostre anime.
29. Le nostre preghiere sono in prevalenza preghiere vocali; dovrebbero essere ardenti di parole provenienti dalla fornace di un cuore pieno d'amore. In queste preghiere parliamo a Dio con grande rispetto e fiducia. Pregate a mani giunte, occhi bassi e in alto i cuori, e le vostre preghiere diverranno come un sacrificio puro e santo offerto a Dio. Non tirate per le lunghe o non correte troppo; non elevate la voce o bisbigliate, ma siate devoti; con grande dolcezza, con naturale semplicità, senza alcuna affettazione, offrite la vostra lode a Dio con tutto quanto il cuore e l'anima. Dobbiamo capire il significato delle preghiere che recitiamo e sentire la dolcezza di ciascuna parola, perché queste preghiere siano di grande vantaggio; dobbiamo meditare a volte su di esse, e spesso, durante il giorno, trovare in esse il nostro riposo.
30. La preghiera che viene dalla mente e dal cuore e che noi recitiamo senza leggerla nei libri è detta preghiera mentale. Non dobbiamo mai dimenticare che siamo vincolati dal nostro stato a tendere verso la perfezione e a puntare ad essa incessantemente. La consuetudine della preghiera mentale quotidiana è necessaria per raggiungere il nostro scopo, poiché essa è il respiro di vita per la nostra anima e la santità è impossibile senza di essa. Santa Teresa d'Avila dice: “ Colui che trascura la preghiera mentale non ha bisogno del diavolo che lo spinga all'inferno; ci andrà per sua volontà ”. E soltanto mediante la preghiera mentale e le letture spirituali che possiamo coltivare il dono della preghiera. La preghiera mentale è grandemente favorita dal candore dell'anima, cioè dalla dimenticanza di sé, dalle mortificazioni del corpo e dei sensi e dai frequenti slanci di desiderio che alimentano la nostra preghiera. “ Nella preghiera mentale ”, dice St. John Vianney, “chiudi gli occhi, chiudi le labbra e apri il cuore. ” Nella preghiera vocale noi parliamo con Dio, nella preghiera mentale è Lui che ci parla. E in quel momento che Dio si riversa dentro di noi.
31. I mezzi migliori per ottenere un progresso spirituale sono la preghiera e la lettura spirituale. Tolle et lege (prendi e leggi) fu detto a Sant'Agostino e, dopo aver letto, l'intera sua vita subì un completo cambiamento. Così accadde anche a Sant'Ignazio, soldato ferito, quando lesse le vite dei santi. Quanto spesso noi stessi abbiamo trovato la luce che penetrava nelle nostre anime durante la lettura spirituale! Tommaso da Kempis scrive: “ Allora prendi in mano un libro come Simeone, quell'uomo giusto, prese tra le sue braccia Gesù bambino; e quando avrai finito, chiudi il libro e rendi grazie per ogni parola che esce dalla bocca di Dio, perché nel campo del Signore hai trovato un tesoro nascosto ”. San Bernardo dice: “ Cerca non tanto di cogliere il significato, quanto di gustare ciò che hai letto. Non lasciamoci morire di fame in mezzo all'abbondanza! ”. Vi è infatti poco profitto nella lettura se non leggiamo bene. La lettura spirituale è uno degli esercizi e dei doveri spirituali più preziosi, tanto che nessuno si può permettere di trascurarlo. Quando scegliete un libro, non prendete qualcosa che è al di sopra delle vostre capacità, ma sceglietene sempre uno che sia in grado di darvi il maggiore profitto spirituale.
SECONDO MESE
1. La confessione rafforza l'anima perché una confessione veramente ben fatta - la confessione di un figlio in peccato che ritorna al padre genera sempre umiltà e l'umiltà è forza. Potremmo recarci alla confessione tutte le volte che vogliamo e scegliere chi vogliamo, ma non per questo sentirci incoraggiati a cercare una direzione spirituale da qualsiasi fonte. Il confessionale non è luogo per conversazioni inutili o per il pettegolezzo. L'argomento deve essere i miei peccati, il mio dolore, il perdono: come vincere le tentazioni, come praticare la virtù, come aumentare l'amore di Dio.
2. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa.
3. Una sola cosa ci è indispensabile: la confessione. Essa non è altro che un atto di umiltà. Lo chiamiamo sacramento della penitenza ma in realtà è un sacramento d'amore, un sacramento di perdono. Ecco perché la confessione non dovrebbe essere un luogo nel quale parlare per lunghe ore delle nostre difficoltà. E un luogo dove io permetto a Gesù di estirpare da me tutto ciò che divide, che distrugge. Quando c'è un vuoto tra me e Cristo, quando il mio amore è diviso, nulla può venire a colmare quel vuoto. In confessione dovremmo essere molto semplici, come i bambini. « Ecco, sono come un bambino che va dal Padre. » Se un bimbo è ancora senza malizia e non ha ancora imparato a dire bugie, dirà ogni cosa. Questo intendo quando dico di essere come bambini. La confessione èun atto bellissimo di grande amore. Soltanto nella confessione possiamo andare come peccatori con i propri peccati e uscire come peccatori senza peccato.
4. Occorre soltanto che la sera prima di coricarvi chiediate: « Cosa ho fatto a Gesù, oggi? Cosa ho fatto per Gesù, oggi? Cosa ho fatto con Gesù, oggi?». Vi basta guardare le vostre mani. Questo è il migliore esame di coscienza.
5. E come troverete Gesù? Egli vi ha reso tutto così semplice! « Amatevi l'un l'altro come io vi ho amato. »Se siamo andati fuori strada, abbiamo a disposizione il sacramento stupendo della confessione. Andiamo alla confessione come peccatori pieni di peccato. Veniamo via dalla confessione peccatori senza peccato per merito dell'onnipotenza e della misericordia di Dio. Non occorre che ci disperiamo. Non occorre che ci suicidiamo. Non occorre che ci sentiamo scoraggia32
ti... tutto questo non è necessario se abbiamo compreso la tenerezza dell'amore di Dio. Voi siete preziosi per lui, vi ama, e vi ama così teneramente che vi ha plasmato col palmo della sua mano. Queste parole di Dio sono nelle Scritture, lo sapete. Ricordatevi che quando il vostro cuore si sente inquieto, quando il vostro cuore è nel dolore, quando il vostro cuore sembra spezzarsi... allora ricordatevi di questo: « Io sono prezioso per Lui. Mi ama. Mi ha chiamato per nome. Sono suo. Mi ama. Dio mi ama ». E per dimostrarmi il suo amore è morto sulla Croce.
6. Una sera, un signore venne nella nostra casa e mi disse: « C'è una famiglia di indu con Otto figli, che da molto tempo non hanno da mangiare. Fate qualcosa per loro ». Presi un po' di riso e andai subito. Potei constatare sui volti dei bambini una fame tremenda. E tuttavia, quando la madre prese il riso lo divise in due porzioni ed uscì. Allorché fu di ritorno le chiesi:
« Dove siete stata? Cosa avete fatto?». Ella mi diede una sola risposta: « Anche loro avevano fame ». Aveva dei vicini alla porta accanto, una famiglia musulmana, e lei sapeva che avevano fame. Non portai dell'altro riso per quel giorno, perché volevo che essi sperimentassero la gioia di donare. Non ero sorpresa che lei sentisse il desiderio di donare, ma ero sorpresa che sapesse che erano affamati. Anche noi sappiamo? Abbiamo il tempo anche solo di sorridere a qualcuno?
7. I poveri sono persone meravigliose. Una sera uscimmo e raccogliemmo quattro persone in istrada. Una di esse era in condizioni terribili. Dissi alle Sorelle: «Prendetevi cura delle altre tre, mi occuperò io di questa, che mi sembra nella situazione peggiore ». Così, feci per lei tutto quello di cui il mio amore fu capace. La misi a letto e sul suo viso c era un sorriso così bello! Mi teneva stretta la mano e mi disse una parola soltanto: « Grazie » e mori.
8. Non ho mai dimenticato l'occasione in cui mi capitò di visitare una casa dove si trovavano tutti quei vecchi genitori di figli e figlie che li avevano messi in un istituto e poi li avevano dimenticati. Mi recai in quel luogo e potei vedere come in quella casa avessero di tutto, belle cose, ogni comodità, ma ognuno stava con lo sguardo fisso alla porta. E non ne vidi alcuno con sul volto un sorriso. Allora mi volsi alla Sorella e dissi: « Come mai? Come mai questa gente, a cui non manca nulla, guarda sempre verso la porta? Perché non sorridono? ».
Ero così abituata a vedere il sorriso sul volto della nostra gente... anche i morenti da noi sanno sorridere. Mi rispose: « Questo capita quasi ogni giorno. Stanno aspettando, sperano che un figlio o una figlia venga a trovarli ». Soffrono perché si sentono dimenticati. Vedete... qui ci vuole l'amore. Quel tipo di povertà c'è anche nelle nostre case, e anche quella negligenza d'amore. Forse nella nostra stessa famiglia vi è qualcuno che si sente solo, che è in stato di sommo disagio, che si sente angosciato, e questi sono momenti difficili per ciascuno. Noi siamo lì, presenti? Ci siamo a riceverli?
9. I poveri sono persone assolutamente straordinarie e sono in grado di insegnarci molte belle cose. L'altro giorno uno di essi venne a ringraziarci e disse: « Voi siete persone che vi siete votate alla castità e siete perciò le più qualificate ad insegnarci la pianificazione familiare, poiché non c e niente più dell'autocontrollo che provenga dall'amore reciproco ». E penso che abbia detto qualcosa di molto bello. Queste sono persone che potrebbero anche non aver nulla da mangiare, ma sono persone degne della massima stima.
10. I nostri figli li vogliamo, li amiamo; ma che ne è degli altri milioni di creature? Parecchie persone si preoccupano molto, molto, dei bambini indiani, dei bambini africani, dove un grosso numero muore di malnutrizione, di fame eccetera. Ma milioni d'altri muoiono per decisione delle loro stesse madri. E questo, oggi, può essere considerato l'elemento più distruttore della pace. Poiché se una madre può uccidere il proprio bambino, chi impedisce domani a me di ucciderti o a te di uccidermi? Non c'è nulla che lo vieti.
11. Fui meravigliata di vedere in Occidente tanti giovani e tante ragazze darsi alla droga, e ho cercato di capirne il motivo. Perché ciò avviene? La risposta èstata: « Perché non c'era nessuno in famiglia ad accoglierli ». Papà e mamma sono troppo occupati, non hanno più tempo. Il ragazzo se ne va per la strada e finisce per essere coinvolto in qualcosa. Parliamo di pace e sono queste cose che spezzano la pace.
12. Una volta stavo camminando per le vie di Londra e mi capitò di vedere un uomo, tutto rannicchiato, sembrava così solo, così abbandonato. Mi chiese di chinarmi, così mi fermai, gli presi la mano, gliela strinsi, gli domandai come stava. La mia mano è sempre molto calda ed egli alzò lo sguardo e disse: «Oh, dopo tanto tempo, sento il calore di una mano umana, dopo tanto tempo! ». I suoi occhi brillarono e si levò a sedere. Proprio quel po' di tepore che si sprigionava da una mano umana aveva portato gioia nella sua vita. Dovete fare questo genere di esperienza. Dovete tenere gli occhi ben aperti e provare.
13. In Australia, dove operano le nostre Sorelle, andiamo nelle case dei poveri e laviamo e facciamo le pulizie e tutto questo genere di lavori. Una volta andai nella casa di un uomo solo e gli chiesi: « Mi permettete di pulire la vostra casa?». Quegli mi rispose « Sto bene così ». E io replicai: « Starete meglio se mi lascerete farvi le pulizie ». Così mi lasciò ripulire la sua abitazione. Poi scorsi in un angolo della stanza una lampada piena di polvere. Gli domandai: « Non accendete la lampada?». Mi disse: « Per chi? Sono anni che nessuno viene mai a trovarmi... sono anni ». Allora dissi: « Accenderete la lampada, se le Sorelle vi verranno a trovare? ». Egli disse: « Sì ». Allora ripulii la lampada. Le Sorelle cominciarono ad andare a casa sua, nella sua abitazione e la lampada rimase accesa. Mi dimenticai completamente di lui. Dopo due anni ricevetti notizie da lui stesso che diceva: « Dite alla mia amica che la luce che ha acceso nella mia vita sta ancora brillando».
14. Più il lavoro è ripugnante, maggiore dovrebbe essere la nostra fede e più gioiosa la nostra devozione. Che noi si senta ripugnanza è natùrale ma quando riusciamo a vincerla per amore di Cristo è lì che possiamo raggiungere l'eroismo. Assai spesso nelle vite dei santi è accaduto che il superamento eroico di qualcosa di ripugnante è diventata la chiave per arrivare a una grande santità. Questo fu il caso di San Francesco d'Assisi, che nell'incontrare un lebbroso, completamente sfigurato, si ritrasse, ma poi facendosi forza, baciò quel volto spaventosamente sfigurato. Il risultato fu che Francesco fu ripieno di una gioia indicibile. Era diventato completamente padrone di se stesso ed il lebbroso se ne andò lodando Dio per la sua guarigione.
15. Quando ci occupiamo del malato e del bisognoso noi tocchiamo il corpo sofferente di Cristo e questo tocco ci rende eroici; ci fa scordare la ripugnanza e le tendenze naturali che sono in noi. Ci occorrono gli occhi di una fede profonda per vedere Cristo nel corpo mutilato e negli abiti sudici sotto i quali si nasconde il più bello dei figli dell'uomo. Ci occorrono le mani di Cristo per toccare questi corpi feriti dalla sofferenza e dal dolore.
16. Una Sorella mi diceva che proprio due o tre settimane prima, a Bombay, lei ed alcune Sorelle avevano raccolto un uomo dalla strada e lo avevano portato a casa. Disponiamo di un luogo spazioso che ci è stato regalato e che noi abbiamo trasformato in una casa d'accoglienza degli incurabili. Quell'uomo venne por37
tato là e le Sorelle si presero cura di lui. Lo amarono e lo trattarono con dignità. Subito si accorsero che la sua schiena non aveva più pelle né carne. Era intieramente mangiato. Dopo averlo lavato lo misero a letto e una Sorella mi disse che mai aveva veduto tanta gioia quanta ne aveva scorta sul volto di quell'uomo. Allora le domandai: « Cosa avete provato quando avete tolto i vermi dal suo corpo, ditemelo! ». Lei mi guardò e poi disse: « Mai avevo sentito la presenza di Cristo; non avevo mai creduto veramente alla parola di Gesù che dice: "Ero malato e voi questo l'avete fatto a me Ora la sua presenza era in quell'uomo e io la potevo vedere su quel viso ». Questo è un donò di Dio.
17. Come sapete, abbiamo anche i nostri Fratelli che sono Missionari della Carità. Uno di essi ama i lebbrosi. In India ci stiamo prendendo cura di 49.000 lebbrosi. Questo Fratello li ama davvero. Arrivò qui un giorno, dopo che si era trovato in disaccordo con il suo superiore. Mi disse: « Amo i lebbrosi; voglio stare con loro, voglio dedicarmi ad essi, sento che la mia vocazione è quellà di stare con i lebbrosi ». Gli dissi:
« Fratello, stai commettendo un errore. La tua vocazione non è quella di lavorare per i lebbrosi, la tua vocazione è quella di appartenere a Gesù. La tua opera per i lebbrosi è soltanto un tuo atto di amore per il Cristo; perciò non fa differenza a chi è dedicata la tua opera purché tu la compia per Lui, purché tu la faccia con Lui. Questo è quel che importa. Questa, cioè, è la completezza della tua vocazione, del tuo appartenere al Cristo ».
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18. Siamo i servi del povero. Dobbiamo donare al povero un servizio libero, sentito. Nel mondo le persone vengono pagate per il loro lavoro. Noi siamo pagati da Dio. Siamo vincolati da un voto d'amore nel servire il povero, nel vivere come il povero con il povero.
19. Trattate forse i poveri come le vostre pattumiere, dandogli qualunque cosa non possiate più usare o mangiare? Non posso mangiare questo cibo, così lo darò al povero. Non mi serve più questa cosa o quel pezzo di stoffa, così la darò al povero. Mi illudo in questo modo di condividere la povertà del povero, mi identifico con il povero che servo? Sono una cosa sola con lui? Condivido con lui come Gesù ha condiviso con me?
20. Alcune settimane fa due giovani sono venuti da noi e mi hanno dato un sacco di denaro per sfamare la mia gente. Ho detto loro: « Dove avete preso tutto quel denaro?». Mi hanno risposto: « Due giorni fa ci siamo sposati. Prima del matrinionio abbiamo preso una decisione: non ci compreremo abiti per lo sposalizio, non faremo la festa di nozze, daremo a voi tutto il denaro ». So quanto significhi tutto questo per una famiglia Indu e quale grande sacrificio avevano fatto. Allora ho chiesto loro: « Ma perché l'avete fatto? ». Mi hanno risposto: « Ci amiamo talmente tanto vicendevolmente, che abbiamo voluto condividere la gioia dell'amore con le persone che voi servite e così abbiamo sperimentato la gioia di amare ». E dove comincia questo amore?... in famiglia. E come comincia?... condividendo sino a provare dolore, amando sino alla sofferenza.
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21. Ogni giorno cuciniamo per 9000 persone. Una volta venne una Sorella e disse: « Madre, non vi è nulla da mangiare, nulla da dare a questa gente ». Non avevo niente da rispondere. Ma poi per le 9, quel mattino, arrivò da noi un camion pieno di pane. Il governo distribuisce una fetta di pane e del latte per ogni bambino povero. Quel giorno - nessuno in città capì come mai - vennero chiuse improvvisamente le scuole e tutto il pane venne portato a Madre Teresa. Vedete, fu Dio a chiudere le scuole. Non poteva lasciare la nostra gente senza cibo. E questa fu la prima volta, penso, che in vita loro ebbero del pane così buono e così in abbondanza. Anche in questo modo potete vedere la tenerezza dell'amore di Dio.
22. Un giorno, a Calcutta, venne un uomo con una ricetta e disse: « Il mio unico figlio sta morendo e questa medicina la si può trovare soltanto fuori dall'In-dia ». Proprio in quel momento, mentre stavamo ancora parlando, venne un uomo con un cesto pieno di medicine e, proprio sopra a tutte, c'era il farmaco che ci occorreva. Se fosse statQ sotto le altre non l'avrei scorto. Se fosse venuto prima o subito dopo, non l'avrei potuto vedere. Ma in quel preciso momento, tra milioni e milioni di bambini nel mondo, Dio nella sua tenerezza si era preoccupato di quel piccino che stava negli slvms di Calcutta fino a mandare, nel momento esatto, quel cesto di medicine per salvarlo. Sia lode alla tenerezza dell'amore di Dio, poiché ogni piccolo, sia che appartenga a una famiglia ricca o a una povera, è figlio di Dio, creato dal Creatore di tutte le cose.
23. E necessario guardarsi dall'orgoglio. L'orgoglio annienta ogni cosa. Ecco perché Gesù ha detto ai suoi discepoli di essere miti e umili di cuore. Io non dissi che la contemplazione è una grossa cosa... ma di essere miti e umili di cuore l'uno verso l'altro. Se capite questo, capite la vostra vocazione. Vivere a questo modo costituisce la chiave per essere miti e umili.
24. Se sei stata assegnata alle mansioni di cucina, non devi pensare che questo non richieda intelligenza... Quello star seduti e in piedi, quell'andare innanzi e indietro o qualsiasi altra mansione assolva, Dio non domanderà a quella Sorella quanti libri ha letto, quanti miracoli ha compiuto; ma le domanderà se ha fatto del suo meglio per amore suo. Ella potrà in tutta sincerità affermare: « Ho fatto del mio meglio ». Anche se il meglio corrisponderà a un insuccesso, questo dovrà essere il meglio che abbiamo saputo fare, il nostro massimo.
25. Non vi sia alcuna gloria nel vostro successo, ma attribuite tutto a Dio con il più profondo senso di gratitudine. D'altro canto, nessun insuccesso vi scoraggerà finché avrete coscienza di aver fatto del vostro meglio. Umanamente parlando, se una Sorella fallisce nella sua opera siamo propensi ad attribuirlo a tutti i fattori dell'umana debolezza... non ha intelligenza, non ha saputo fare del suo meglio, eccetera. Tuttavia agli occhi di Dio non ha fallito se ha fatto tutto quanto era capace. E, nonostante tutto, una sua cooperatrice.
26. Non dobbiamo mai pensare di essere indispensabili. Dio ha le sue vie e i suoi modi... può permettere che tutto vada alla rovescia anche nelle mani della Sorella più dotata. Dio guarda soltanto il suo amore. Potreste essere distrutte dalla fatica, uccidervi anche, ma se il vostro lavoro non è intessuto d'amore è inutile. Dio non ha bisogno della vostra opera.
27. Potrebbe succedere che dei ragazzini siano bocciati ripetutamente all'esame di religione quando si preparano alla Prima Comunione. Non scoraggiatevi. Né dovete provare tali sentimenti negativi quando cercate di salvare un matrimonio o di convertire un peccatore e non vi riuscite. Se vi scoraggiate, è un segno d'orgoglio, perché ciò sta a dimostrare che confidate nelle sole vostre forze. Non vi irritate per le opinioni altrui. Siate umili e non vi sentirete mai angosciati.
28. Oggi, che tutto è posto in discussione e ogni cosa va cambiando, facciamo ritorno a Nazaret. Gesù era venuto per redimere l'umanità, per insegnarci l'amore del Padre. Che strano che abbia voluto trascorrere trenta anni senza fare nulla, sprecando il proprio tempo! Senza offrire un 'occasione per mettere in evidenza la propria personalità o le sue doti! Sappiamo che all'età di dodici anni mise a tacere i Sapienti del tempio, che sapevano tante cose e così compiutamente. Ma quando i suoi genitori lo ritrovarono, se ne ritornò a Nazaret e rimase a loro sottomesso. Per venti anni non si udì più parlare di lui, cosicché la gente era stupita quando lo vide in pubblico a pregare. Lui, il figlio del falegname, che aveva fatto il suo umile lavoro nella bottega da falegname per trenta anni!
29. L'umiltà non è altro che la verità. « Cosa possediamo, che non abbiamo ricevuto? », domanda San Paolo. Se ho ricevuto ogni cosa, che merito c'è da parte mia? Se siamo convinti di questo, non leveremo mai in alto il capo con orgoglio. Se sarete umili, nulla vi toccherà, né lodi né ignominie, poiché sapete quel che siete. Se vi vedrete biasimati non vi deprimerete, se vi chiameranno santi non vi porrete sopra un piedestallo. Se siete santi, rendete grazie a Dio. Se siete peccatori, non rimanete in questa condizione.
TERZO MESE
1. Il risultato ricco di frutti sia dal punto di vista contemplativo che apostolico del nostro stile di vita dipende dall'essere radicati in Gesù Cristo, Nostro Signore, mediante una scelta deliberata di mezzi piccoli e semplici, utili all'adempimento della nostra missione e mediante la fedeltà a piccole cose, fatte con grande amore tra coloro che sono spiritualmente i più poveri, identificandoci con essi, condividendo la loro povertà e le loro insicurezze sino a sentirne male.
2. Occorre avere un cuore puro per vedere Gesù nella persona spiritualmente più povera. Per cui, più sarà sfigurata l'immagine di Dio in quella persona, più grandi saranno la nostra fede e la nostra devozione nel cercare il volto di Gesù e nel servirlo con amore. Dobbiamo considerare un onore il servire Cristo sotto la maschera dolorosa di chi è spiritualmente più povero; dobbiamo farlo con profonda gratitudine e rispetto, con uno spirito di condivisione fraterna.
3. Noi, Fratelli della Parola, non seguiamo alcuna regola fissa per la proclamazione della parola di Dio. Tuttavia ci serviamo di ogni occasione ci si presenti per proclamare il suo amore salvifico ovunque possiamo trovare chi è spiritualmente il più povero. Tutti i giorni, una parte del tempo la spendiamo nell'annuncio della buona novella. Vogliamo avere un rapporto non con le folle ma con i singoli individui, un rapporto da persona a persona, da famiglia a famiglia o, quando è necessario, con piccoli gruppi dove sia possibile uno stretto contatto.
4. Come Gesù, che si sottomise alla legge comune della fatica e alla sorte comune del povero, noi, Fratelli della Parola, lavoreremo duramente in ogni compito assegnatoci e gioiremo di avere l'occasione di compiere lavori umili. Se non vi sono altri mezzi a disposizione, i Fratelli si manterranno con il lavoro delle proprie mani, coltivando i campi, facendo gli artigiani o qualche altra attività che si accordi al loro stile di vita, evitando, tuttavia, di dedicarsi a qualsiasi lavoro rimunerativo.
5. Nella sua Passione Nostro Signore dice: « Sia fatta la tua volontà. Fai di me quello che vuoi ». Tutto ciò fu durissimo per Nostro Signore anche nell'ultimo momento. Si dice che la Passione del Getsemani sia stata qualcosa di ancora più grande della crocefissione, poiché erano il suo cuore, la sua anima che venivano crocefissi, mentre sulla croce era solo il suo corpo ad essere crocefisso. Ecco perché sulla croce Egli non pronunciò mai le parole: « Sia fatta la tua volontà ». Accettò in silenzio e ci donò sua madre. Poi disse: « Ho sete » e: « Tutto è consumato ». Mai in nessun'altra occasione, neppure una volta, disse: « Sia fatta la tua volontà », perché aveva già accettato interamente la volontà del Padre durante quella lotta tremenda, annientato dall'isolamento e dalla solitudine. E l'uni46
co modo attraverso il quale sappiamo quanto fu difficile per Lui rimanere solo in quell'ora, è la frase con cui domandò: « Così, non siete stati capaci di vegliare una sola ora con me? » (Mt. 26, 40). Sappiamo che aveva bisogno d'essere consolato. Questo è l'abbandono totale: non essere amati da nessuno, non essere voluti da nessuno, non essere proprio nessuno perché abbiamo dato tutto a Cristo.
6. Santa Teresa del Bambin Gesù spiegava molto bene questo tipo di abbandono quando diceva: « Sono come una pallina nelle mani di Gesù. Egli gioca con me, mi butta lontano, mi lascia in un angolo. E poi, come un bimbo che vuole scoprire che cosa c'è all'interno, riduce in pezzi la palla e getta i pezzi lontano ». Ecco, come un Fratello, una Sorella, debbono essere... una pallina nella mano di Gesù, che dice a Gesù: « Tu puoi fare quel che vuoi, come vuoi, quando vuoi, finché vuoi ».
7. Siamo a sua disposizione. Se vuole che tu sia malato in un letto, se vuole che tu proclami la sua Parola nelle strade, se vuole che ogni giorno tu pulisca i gabinetti, va bene, va sempre tutto benissimo. Devi dire: « Signore, sono tuo. Puoi fare di me ciò che vuoi ». Questa, Fratelli, è la nostra forza e questa è la gioia del Signore.
8. Sin dall'inizio, impara ad obbedire. Ciò ti porterà diritto a Dio. Non devi lasciarti assillare da questa vita corrotta. C'è una strada maestra che porta al cuore di Gesù. Non andrai mai fuori strada, non commetterai sbagli, se capirai qual è la differenza. Il tuo superiore che ti dice di fare questo o quello, potrebbe anche sbagliare. Anch'io potrei sbagliare dicendo alle Sorelle di fare una data cosa e di andare qui o là. Ma quella Sorella che fa ciò che le dico non sbaglia di certo. Così è anche per voi Fratelli. Se siete convinti di questo capirete in che consiste l'abbandono totale.
9. Quel che Gesù fece quando divenne uomo fu di abbandonarsi totalmente al Padre. Udiamo continuamente la parola « Padre ». Mentre Gesù prega, quando insegna, quando è con la gente, continuamente egli pronuncia la parola « Padre». « Sono venuto a fare la volontà del Padre mio. » « Sono stato mandato dal Padre. » « Mio Padre ed io siamo una cosa sola. » « Vi amo come il Padre ama me »: il Padre ricorre di continuo nelle sue parole. Appartiene talmente al Padre che non vi è separazione, né divisione. Non esiste dubbio. Non si discute. Ed ecco come deve essere un Fratello della Parola: un tutto unico con il Cristo, un tutto unico con la Parola di Dio. E questa Parola di Dio, questa gioia che riceviamo nella preghiera, nell'adorazione e nella contemplazione, in quell'isolamento con Dio, quella stessa Parola voi dovete donarla agli altri.
10. La nostra vocazione è di appartenere a Gesù. Il modo più semplice, il modo più facile di appartenergli è questo: lo Spirito Santo ci rende capaci di questa donazione di sé, di questo abbandono totale a Dio, senza stare a riflettere, senza valutarne il prezzo. Noi lo chiamiamo « abbandono cieco ». Come ha fatto la Madonna, che quando comprese che il Signore la chiamava, disse il suo sì, e mai lo ritrattò. Fu un sì cieco, continuo nella sua vita. Così deve essere per noi. Tutta la nostra vita deve tendere a un'unica parola: si. Il sì a Dio è la santità. Permettiamo a Dio di prendere da noi tutto ciò che vuole e da parte nostra accettiamo con gioia qualunque cosa ci mandi. In questo deve consistere il nostro si.
11 Dobbiamo sapere con esattezza, quando diciamo sì a Dio, che cosa comporta quel sì. Sì significa: io mi abbandono, totalmente, completamente, senza fare alcun conto di quanto mi costerà, senza chiedermi: «giusto? E conveniente? ». Il nostro sì a Dio deve essere senza riserve. Ecco come deve essere una persona contemplativa. Appartengo a Lui in maniera così totale che non vi sono riserve. Non importa quel che possiamo sentire.
12. La Parola di Dio diventa carne durante la giornata, nella meditazione, nella Santa Comunione, nella contemplazione, nell'adorazione, nel silenzio. La Parola che è in voi, voi la donate agli altri. ~ indispensabile che la Parola sia viva dentro di voi, che voi capiate la Parola, che voi amiate la Parola, che voi viviate la Parola. Non sarete in grado di vivere la Parola se non la sapete donare agli altri.
13. L'abbandono totale a Dio deve avvenire nelle piccole cose, come pure in quelle di maggior peso. Non si tratta che di una sola parola: « Sì. Accetto qualunque cosa mi dai e ti offro qualunque cosa tu mi voglia prendere ». Questo è per noi un modo semplice per essere. santi. Non dobbiamo crearci nella mente delle difficoltà. Essere santi non significa fare cose straordinarie, capire grandi cose, ma è solamente un accettare, poiché mi sono donato a Dio, perché appartengo a Lui... Ecco il mio abbandono totale! Oggi potrebbe mettermi qui, domani potrebbe mandarmi là. Potrebbe servirsi di me o non servirsene affatto. Non ha importanza, perché appartengo a Lui così totalmente che può fare ciò che vuole di me.
14. La Quaresima è il tempo in cui riviviamo la Passione di Cristo. Non sia soltanto un tempo in cui i nostri sentimenti si risvegliano dall'apatia, ma sia un occasione di cambiamento, che avvenga con la collaborazione della grazia di Dio attraverso veri sacrifici di sé. Il sacrificio per essere vero deve costare, deve implicare sofferenza, ci deve svuotare di noi stessi. Procediamo attraverso la Passione di Cristo, giorno dopo giorno.
15. Durante la Quaresima in una maniera particolare e con profonda sensibilità mediteremo la Passione di Nostro Signore ed esamineremo la nostra coscienza per vedere quale nostro peccato ha provocato quello speciale dolore in Gesù. Farò atto di riparazione e condividerò quel dolore raddoppiando il mio pentimento... Custodirò attentamente i miei occhi, terrò mondi i pensieri della mia mente, mi accosterò al malato con maggior gentilezza e compassione; custodirò con maggiore attenzione il silenzio del cuore, di modo che nel silenzio del cuore udirò le sue parole di conforto e dal pieno del cuore conforterò Gesù che si nasconde nelle vesti sofferenti del povero. Confesserò soprattutto la trascuratezza nel compiere piccoli atti di mortificazione.
16. Spesso preghiamo: « Fammi condividere la tua pena; voglio essere la sposa di Cristo crocefisso», eppure, quando ci viene rivolto anche solo un briciolo di osservazione poco caritatevole o ci sentiamo punti da una mancanza di riguardo, come facciamo in fretta a dimenticare che questo è il momento di condividere con Lui le offese e la sofferenza!
17. Durante questa Quaresima miglioriamo il nostro spirito di preghiera e di raccoglimento. Liberiamo le nostre menti da tutto ciò che non è Gesù. Se trovate difficile pregare, chiedetegli ripetutamente: « Gesù, vieni nel mio cuore, prega dentro di me e con me, fa' che io possa imparare da te come pregare ». Se pregherete di più, pregherete anche meglio. Chiedete l'aiuto di tutti i vostri sensi per riuscire a pregare.
18. Il primo passo per divenire santi è volerlo. San Tommaso dice: « La santità non consiste in nient'altro che in una ferma risoluzione, nell'atto eroico di un'anima che si abbandona a Dio. Grazie a una retta volontà noi amiamo Dio, scegliamo Dio, ci mettiamo alla sequela di Dio, lo raggiungiamo, lo possediamo ». Oh, quella buona, santa volontà che mi trasforma in una immagine di Dio e mi fa, quindi, simile a Lui!
19. Decidersi a essere santi costa assai. Rinunce, tentazioni, lotte, persecuzioni, sacrifici di ogni genere assediano l'anima risoluta. Si può amare Dio soltanto pagando di persona.
20. La mortificazi6ne ci è assolutamente necessaria, poiché nulla ha forza maggiore del contenere le passioni disordinate dell'anima e nel sottomettere alla ragione gli appetiti naturali. Solo allora possederemo quelle gioie e quelle delizie celesti che superano i piaceri della terra, così come l'anima si eleva sul corpo e il cielo sopra la terra.
21. Poiché Gesù non può più rivivere la Passione nel suo corpo, la Madre Chiesa offre l'opportunità di lasciare che Cristo viva la sua Passione e morte nel nostro corpo, nel nostro cuore e nella nostra anima. Anche così, tuttavia, non vi è paragone con la sua Passione. Abbiamo ancora bisogno di molta grazia per accettare qualunque cosa ci manda e sapergli offrire qualsiasi cosa vuol prenderci, con gioia, con amore e con un sorriso.
22. Nella sua Passione Gesù ci ha insegnato come perdonare per amore, come dimenticare per umiltà. Al principio della Passione di Cristo esaminiamo a fondo i nostri cuori e vediamo se vi è qualche offesa non perdonata o qualche amarezza non dimenticata.
23. Ripetiamo spesso durante il giorno: « Lava i miei peccati e mondami da ogni iniquità ». Come deve soffrire Gesù, abitando nei nostri cuori, nel sentirvi questa amarezza, questo senso d'offesa, questi sentimenti di vendetta provocati dalla gelosia e dall'orgoglio. Figli miei, siate sinceri e domandate perdono. Il mio amore per gli altri membri della comunità è così grande, così vero da essere capace di perdonare, non per senso del dovere ma per amore?
24. Siamo soltanto degli strumenti che Dio si degna di usare; questi strumenti generano frutto nella misura in cui sono uniti a Dio, come dice San Paolo: « Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere » (1 Cor. 3, 6). Otteniamo grazia, in proporzione alla nostra santità, al nostro fervore religioso, al nostro grado di unione con il Signore. La santità è l'anima del vero apostolato. Perciò dobbiamo dedicare anima e corpo a far nostra questa santità.
25. Un solo giorno con Gesù è sufficiente a spronarci in una energica ricerca della santità attraverso un amore personale per Gesù. Gesù desidera la nostra perfezione con ardore indicibile. Poiché questa è la volontà del Signore: la nostra santificazione. Il suo sacro cuore è ripieno di un insaziabile anelito a vederci avanzare sulla via della santità.
26. Dovete lasciare che il Padre sia un giardiniere, che tagli e sfrondi. Se verrete potati non preoccupatevi. Ha il suo motivo per sfrondarvi. Dovete lasciarglielo fare. Prendete, per esempio, le persone che al noviziato a Tor Fiscale hanno realmente potato le vi-ti. Io le guardavo e andavo pensando: « Come possono le foglie, o i rami o i frutti crescere su quei moncherini? ». Ma il vignaiolo, che conosce le viti, le ha potate bene e le ha potate proprio alla base dei gambi. Come potranno crescere i rami e le foglie, come potranno venire i frutti, non lo so. Ma è abbastanza probabile che se verrò qui tra qualche mese li vedrò tutti carichi di grappoli, proprio grazie a quella potatura. La stessa cosa accadrà a voi. Ora siete stati potati, tagliati alla radice e non vedete nulla... né foglie, né rami, niente.
27. Deve esserci la sofferenza, perché se guardate la croce vedrete che Egli ha il capo piegato - vuole baciarvi - e ha le braccia aperte - vuole abbracciarvi. Ha il cuore squarciato per accogliervi. Allora, quando vi sentite miserabili interiormente, guardate la croce e saprete quel che sta avvenendo. La sofferenza, il dolore, il dispiacere, l'umiliazione, il senso di solitudine, non sono altro che un bacio di Gesù, un segno che ti sei talmente accostato a Lui, che ha potuto baciarti.
28. Capite, fratelli? Sofferenza, dolore, umiliazione... sono baci di Gesù. A volte giungete così vicini a Gesù sulla croce, che Egli riesce a baciarvi. Una volta dissi questo a una signora che stava soffrendo atrocemente. Mi rispose: « Dite a Gesù di non baciarmi... di smetterla di baciarmi ». Quella sofferenza doveva venire, ci fu nella vita della Madonna, ci fu nella vita di Gesù... deve venire anche nella nostra vita. Soltanto, non fate mai i visi lunghi, poiché la sofferenza è un dono che viene da Dio. E una cosa che sta soltanto tra voi e Gesù.
29. Essere capaci di amare Cristo con un amore indiviso nella castità, attraverso la liberazione che viene dalla povertà, in un totale abbandono all'obbedienza e al libero e amoroso servizio ai più poveri dei poveri e agli altri, nel modo in cui Cristo ama te e me mentre attendiamo il suo ritorno nella gloria... questa deve essere tutta quanta la regola di vita dei Fratelli della Parola. Lasciate che Gesù si serva di voi senza consultarvi e voi sarete santi perché appartenete a lui.
30. Il nostro abbandono illimitato avverrà oggi se abbandoneremo anche i nostri peccati, così diverremo veramente poveri. « Se non diventerete come bambini non potrete venire a me. » Siete troppo grandi, troppo pesanti; non è possibile alzarvi. Ci occorre umiltà nel riconoscere i nostri peccati. Il riconoscimento delle nostre colpe ci aiuterà a sollevarci. « Mi alzerò e andrò da mio Padre. »
- Deve essere stato così duro venir flagellati, essere coperti di sputi. « Allontana da me tutto questo », pregava Gesù durante la sua agonia, e Suo Padre non venne a soccorrerlo direttamente, dicendo: « Questo è il mio Figlio diletto », ma si servì di un angelo per consolarlo. Preghiamo di poter riempire i nostri cuori di quell'abbandono che ha provato Gesù, di comprendere questo totale abbandono.
QUARTO MESE
1. Se, giorno dopo giorno, ci dedichiamo al perfetto adempimento dei nostri doveri spirituali, Egli ci farà entrare gradualmente in una intimità più profonda per cui, anche fuori dal tempo dedicato alla preghiera, non troveremo difficoltà nel rimanere consapevoli della sua presenza divina. D'altro canto, l'abitudine diligente alla presenza di Dio, mediante fervorose elevazioni della propria anima a Lui durante le nostre occupazioni e i nostri momenti ricreativi, sarà ricompensata con grazie più abbondanti. Dobbiamo sforzarci di vivere soli con Gesù nel santuario interiore del nostro cuore.
2. Se aneliamo coscienziosamente alla santità, dopo aver pregato dovrà entrare in noi un sentimento di autorinuncia. La forma più elementare di rinuncia di sé è il controllo sopra i nostri sensi. Dobbiamo praticare la mortificazione interiore e le penitenze corporali. Quanto siamo generosi con Dio nelle nostre mortificazioni?
3. Lo scopo di fare un ritiro è quello di progredire nella conoscenza e nell'amore di Dio, di purificare noi stessi, di riformare e trasformare la nostra vita secondo la vita del nostro modello, Gesù Cristo. Questo sarà un momento di maggior silenzio, di preghiera più questa intensa fiducia con le parole: « Per questo vi dico, tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di riceverlo e vi sarà accordato » (Mc. Il, 24).
Perciò l'apostolo Pietro ci comanda anche di gettare sul Signore tutte le preoccupazioni ed egli provvederà per noi. E perché Dio non dovrebbe preoccuparsi di noi, dal momento che ci ha mandato il Figlio e con Lui tutto il resto? Sant'Agostino dice: «Come potete dubitare che Dio non vi dia cose buone dal momento che si è degnato per voi in Cristo di caricarsi del male dell'umanità?».
12. Questo deve suscitare in noi la fiducia nella Provvidenza di Dio che protegge anche i fiori e gli uccelli. Certamente, se Dio nutre i piccoli dei corvi che strillano, se nutre gli uccelli che né seminano, né mietono, né accumulano nei granai, se veste i fiori del campo così splendidamente, quanto più si prenderà cura degli uomini che egli ha fatto a sua immagine e somiglianza e ha adottato come figli, se soltanto noi agiamo in conseguenza, osserviamo cioè i suoi comandamenti e manteniamo sempre una confidenza filiale con Lui.
13. La conoscenza vi farà forti come la morte. Amate Gesù con generosità. Amatelo con confidenza, senza guardarvi mai indietro e senza paura. Donatevi a Gesù interamente... ed egli si servirà di voi per fare grandi cose a patto che crediate molto di più nel suo amore che nella vostra debolezza. Credete in Lui... abbiate confidenza in Lui con una fiducia cieca e assoluta, poiché è Gesù. Convincetevi che Gesù soltanto è la vita e che la santità non è altro che Gesù stesso che vive interiormente in voi con la sua grazia. Se avrete questo atteggiamento, E gli agirà liberamente con voi. Donatevi a lui con costanza, conformandovi in tutte le cose alla sua santa volontà che vi viene fatta conoscere attraverso il vostro superiore.
14. Amate Gesù con tutto il cuore. Servite Gesù con gioia e spirito lieto, mettendo da parte e dimenticando tutto ciò che vi angoscia e vi preoccupa. Per essere in grado di fare tutto questo, pregate con diligenza, come bambini, con un desiderio sincero di amare molto e far amare quell'amore che non è amato.
15. Confidate nel buon Dio che ci ama, che si preoccupa per noi, che vede tutto, che conosce tutto, che può fare ogni cosa per il mio bene e per quello di tutte le anime. Gesù mi chiede una cosa sola: che io mi appoggi a Lui; che in Lui soltanto ponga tutta la mia fiducia, che mi abbandoni a Lui senza riserve. Mi occorre mettere da parte tutti i miei desideri nello sforzo di tendere alla perfezione. Anche quando tutto va male e mi sento come una navicella senza bussola, devo donarmi completamente a Lui.
16. Non devo cercare di controllare i movimenti di Dio; non devo contare le tappe del viaggio che Egli mi fa fare. Non devo esigere una percezione chiara dei miei progressi lungo il cammino, né volere conoscere con esattezza a che punto mi trovo sulla via della santità. Devo semplicemente chiedergli di farmi santo, anzi devo lasciare a Lui la scelta di quella santità stessa e ancor più la scelta dei mezzi che conducono ad essa.
17. Sono convinto dell'amore di Cristo per me? e del mio per Lui? Questa convinzione è come la luce del sole che fa scorrere la linfa della vita e fiorire le gemme della santità. Questa convinzione è la roccia sulla quale è costruita la santità. Che dobbiamo fare per far nostra tale convinzione? Dobbiamo conoscere Gesù, amare Gesù, servire Gesù. Lo possiamo conoscere attraverso la preghiera, la meditazione e gli esercizi spirituali. Lo possiamo amare attraverso la santa Messa e i sacramenti e attraverso 1 intima unione dell'amore.
18. Che cos'è la nostra vita spirituale? Un'unione d'amore con Gesù, in cui il divino e l'umano si identificano completamente l'uno nell'altro. Tutto quello che Gesù mi chiede è di donarmi a lui in tutta la mia povertà e il mio niente.
19. « Sarò santo » significa: mi spoglierò di tutto ciò che non è Dio. Spoglierò il mio cuore e lo vuoterò di tutte le cose create; vivrò nella povertà e nel distacco. Rinuncerò alla mia volontà, alle mie inclinazioni, ai miei sogni e alle mie fantasie e farò di me uno schiavo volontario della volontà di Dio. Sì, figli miei, questo è quanto prego ogni giorno - per ciascuno - che tutti noi si possa diventare liberi schiavi della volontà di Dio.
20. Oggi la Chiesa di Dio ha bisogno di santi. Ciò esige un grande senso di responsabilità in noi Sorelle, per combattere contro il nostro ego e il nostro attaccamento alle comodità che ci portano a scegliere una mediocrità comoda e insignificante. Dobbiamo sentirci obbligate a metterci con la nostra vita in competizione con Cristo; dobbiamo sentirci obbligate a essere guerrieri in san, poiché la Chiesa ha bisogno di gente battagliera, oggi. Il nostro grido di guerra deve essere «Combattere... e non fuggire, tenendo i piedi saldi sulla terra ».
21. Ogni giorno dovremmo rinnovare questa risoluzione a crescere nel fervore, come se fosse il primo giorno della nostra conversione, dicendo: « Aiutami, Signore Iddio, nel mio buon proposito e nel tuo santo servizio e concedimi la grazia, oggi stesso, davvero e sinceramente di voler ricominciare, poiché quanto ho fatto sino ad oggi è nulla ». Questo è lo spirito col quale dovremmo iniziare il nostro giorno di revisione mensile.
22. Il nostro ideale non deve essere altro che Gesù. Dobbiamo pensare come pensa Lui, amare come Lui ama, desiderare come Lui desidera; dobbiamo permettergli di usarci totalmente. E bello vedere l'umiltà di Cristo: « Che pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua eguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo; divenendo simile agli uomini, apparso in forma umana...» (Fu. 2, 6-8>.
23. L'umiltà di Gesù si può constatarla nella mangiatoia, nell'esilio in Egitto, nella vita nascosta, nella difficoltà a farsi capire dalla gente, nel sottomettersi all'odio dei suoi persecutori, in tutta la tremenda sofferenza della sua Passione e morte, e ora, nel permanente stato di umiltà nel tabernacolo, dove si è ridotto a una minuscola particola di pane che il sacerdote può tenere con due dita. Più vuotiamo noi stessi, più spazio diamo a Dio, perché ci colmi di sé.
24. Non mettiamo orgoglio o vanità nel nostro operare. Il nostro lavoro è opera di Dio; i poveri sono i poveri di Dio. Lavorate per Gesù e Gesù lavorerà con voi. Più dimenticate voi stessi, più Gesù penserà a voi. Più vi distaccate da voi stessi, più Gesù sarà attaccato a voi. Ponetevi completamente sotto l'influenza di Gesù cosicché nella vostra mente pensiate i suoi pensieri, compiate le sue opere per mezzo delle vostre mani... Sarete capaci di tutto con Lui che vi dà forza.
25. La Chiesa ha bisogno di « rinnovamento ». Rinnovamento non significa mutare alcune abitudini o alcune preghiere. Rinnovamento è fedeltà allo spirito delle costituzioni, uno spirito che ricerca la santità mediante una vita povera e umile, mediante l'esercizio di una carità sincera e paziente, mediante il sacrificio spontaneo e la generosità del cuore e che trova la sua espressione nella purezza e nell'innocenza.
26. Nelle nostre meditazioni dovremmo sempre chiedere a Gesù: « Fammi divenire santo come lo è il tuo stesso cuore, mite e umile ». « Imparate da me », Egli insiste. Dobbiamo dirlo nello spirito con cui lo intendeva Gesù. Ora lo conosciamo meglio attraverso le lezioni e le meditazioni sul Vangelo, ma lo abbiamo capito nella sua umiltà? Ci ha affascinato la sua umiltà? Ci attrae?
27. La conoscenza di noi stessi, ossia del bene che c'è in noi come pure del male, deve essere chiara. Ciascuno di noi ha dentro di sé tanto bene e tanto male.
28. « Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose...» (Mi. 13, 45). Sì, abbiamo promesso grandi cose ma cose ben più grandi ci sono state promesse. Siate fedeli a Cristo e pregate per ottenere la perseveranza. Ricordate di dire a voi stessi: « Sono stato creato per cose più grandi ». Non scendete mai al di sotto dell'ideale propostovi. Fate in modo che nulla vi soddisfi all'infuori di Dio.
29. Ringraziamo Dio per tutto l'amore che ha per noi, che ci dimostra in tante occasioni e in tanti modi. In cambio, come atto di gratitudine e di adorazione, siate determinati nel farvi santi, perché egli è santo. Ogni volta che Gesù ha voluto provare il suo amore per noi, è stato rifiutato dall'umanità. Prima della sua nascita, i suoi genitori avevano chiesto un luogo dove rifugiarsi e non lo trovarono.
30. Gesù viene in ciascuna delle nostre vite come pane di vita... per farsi mangiare, per farsi consumare da noi. Ecco come ci ama. Inoltre Gesù entra nella vita umana come colui che ha fame: l'altro! Colui che spera di essere sfamato con il pane della nostra vita, con i nostri cuori che amano e con le nostre mani che servono. Amando e servendo dimostriamo di essere stati creati a somiglianza di Dio, poiché Dio è amore e quando amiamo siamo simili a Dio. Questo è quanto intendeva dire Gesù quando diceva: « Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli ».
QUINTO MESE
1. ~ molto, molto importante per noi nutrire un amore profondo per Maria. Poiché fu Lei che insegnò a Gesù a camminare, a pregare, a lavarsi, a compiere tutti quei piccoli atti che rendono così bella la vita umana. Deve aver fatto senz'altro tutte queste cose. E anche adesso... sarà sempre disposta ad aiutarci, ad insegnarci come essere una cosa sola con Gesù, come amare Lui soltanto, come toccarlo e vederlo, come servirlo mentre si cela' dietro la maschera della sofferenza.
2. Maria fu una vera missionaria perché non ebbe paura di essere l'ancella del Signore. Si affrettò a trasformare la sua splendida umiltà in un vivente atto di amore, a compiere per Elisabetta il lavoro di una serva. Noi sappiamo cosa produsse questa umiltà nel bimbo che ancora doveva nascere: « Egli esultò di gioià nel grembo di sua madre »; il primo essere umano a riconoscere la venuta del Cristo; e in conseguenza la Madre del Signore cantò con gioia, gratitudine e spirito di lode l'inno del Magnzficat.
3. La grandezza di Maria sta nella sua umiltà. Nessuna meraviglia che Gesù, il quale visse in così stretto contatto con Lei, sembrasse ansioso che noi imparassimo da Lui e da Lei una lezione solamente: ad essere miti e umili di cuore.
4. Nessuno meglio di Maria apprese la lezione dell'umiltà. Ella era l'ancella del Signore, si era svuotata completamente di se stessa e Dio l'aveva riempita della sua Grazia. « Piena di grazia » significa piena di Dio. Un'ancella è a disposizione di qualcuno, si lascia usare ubbidendo alla volontà di qualcuno, in piena fiducia e gioia, e appartiene a questo qualcuno senza riserve. Questo è anche uno dei principali scopi che animano lo spirito della nostra congregazione. Un totale abbandono: un essere a disposizione di Dio, per venire usate come piace a Lui, per essere le sue ancelle, per appartenergli.
5. Ci insegnerà la sua umiltà: anche se piena di grazia... e tuttavia solamente l'ancella del Signore; anche se madre di Dio... tuttavia serve come ancella nella casa di Elisabetta; anche se concepita Immacolata, incontra Gesù umiliato sotto il peso della croce e accanto alla croce rimane come uno di noi, quasi fosse un peccatore che avesse bisogno di redenzione.
A somiglianza di Lei: quanto maggiori sono le grazie che abbiamo ricevuto, più grande e più delicato sia l'amore con cui tocchiamo i lebbrosi, i morenti, gli abbandonati, i rifiutati.
A somiglianza di Lei: accettiamo la croce in qualunque modo ci venga.
Umiltà del cuore di Maria, riempi il mio cuore. Insegnami come hai insegnato a Gesù ad essere mite e umile di cuore e a glorificare così il Padre che è nei cieli.
6. Chiediamo a Maria di rendere i nostri cuori « miti e umili » come fu quello del suo Figlio. Fu mediante lei e in lei che si formò il cuore di Gesù.
7. Quanto abbiamo da imparare dalla Madonna! Era così umile perché era tutta votata a Dio. Era piena di grazia e si servì di questo potere eccezionale che era dentro di lei: la grazia di Dio.
8. Guardate come la Madonna ubbidì all'angelo: « Si faccia di me secondo la tua parola ». Quale parola? Quella dell'angelo... poiché in quel momento aveva preso il posto di Dio. Era stato mandato a lei da Dio. Lei, la regina del cielo, obbedisce all'angelo. Guardate anche come obbedì a Giuseppe, con quanto amore e sottomissione, senza avanzare alcuna giustificazione. Per Lei San Giuseppe rappresentava « Lui » di cui egli aveva preso il posto.
9. La Madonna era piena di Dio perché viveva soltanto per Dio, eppure si considerava soltanto la serva del Signore. Facciamo anche noi così.
10. Nel Vangelo leggiamo che Dio amò talmente il mondo da donargli il Figlio suo. Lo diede a una giovane donna, semplice, comune. Era l'essere umano più puro, più santo. E Lei nell'accoglierlo - ben sapendo chi era - disse: «Ti sono sottomessa. Si faccia di me secondo la tua parola». Qual era la parola? « Essere la madre di Gesù.» Ecco perché dico sempre: nessuno al mondo avrebbe potuto essere un sacerdote migliore di Maria, la purissima. Tuttavia ella preferì rimanere soltanto la serva del Signore. Gesù non la ordinò per il ministero sacerdotale.
11. 11 Durante questo tempo di grazia, chiediamo, in modo speciale, alla Madonna di insegnarci il suo silenzio, la sua dolcezza, la sua umiltà.
Silenzio di Maria parlami, insegnami come posso imparare, con te e come te, a tenere tutte queste cose dentro il mio cuore, proprio come tu hai fatto; insegnami a non ribattere quando vengo accusata o rimproverata, a pregare sempre nel silenzio del mio cuore come hai fatto tu.
2 Chiediamo alla Madonna di stare con Lei, chiediamole di donarci il suo cuore così bello, così puro, così immacolato... il suo cuore così pieno d'amore e di umiltà, in modo che possiamo accogliere Gesù come pane di vita e possiamo amarlo come lei lo ha amato e servirlo, mentre si nasconde nella figura sofferente del povero.
13 Abbiamo tutti cercato, in un modo o nell'altro, di essere vera gioia per Maria, Nostra Signora. Quanto spesso, durante la giornata, l'abbiamo invocata, chiamandola « causa della nostra letizia », poiché la gioia di suo figlio è la nostra forza. Promettiamo di fare della nostra comunità un'altra Betlemme, un'altra Nazaret. Amiamoci l'un l'altro come amiamo Gesù. Nella casa di Nazaret c'erano amore, unità, preghiera, sacrificio e dura fatica; e soprattutto vi erano una profonda comprensione, stima reciproca e sollecitudine l'un per l'altro.
14 Ci è indispensabile una profonda vita di preghiera per poter amare come Lui ama ciascuno di noi. Dobbiamo chiedere a Maria: « Cara Madre, insegnami ad amare, preparami per questo ». Non basta entrare nel sacerdozio, o divenire fratello o religiosa. Non è abbastanza; è indispensabile diventare sempre più umili come Maria e santi come Gesù. Magari fossimo umili come Maria, potremmo diventare santi come Gesù! Ecco tutto: santi come il Signore.
15 Poiché Dio ama il mondo, ha mandato il Figlio suo. Ora egli manda te per essere la sua Parola, e questa Parola deve prendere corpo nel cuore della gente. Ecco perché abbiamo bisogno della Madonna; quando la Parola di Dio venne in Lei, divenne carne dentro di Lei ed Ella la donò agli altri. Tu devi fare lo stesso. La Parola di Dio è venuta dentro dite, è diventata carne dentro di te e tu devi essere in grado di donare questo amore.
16 Maria, nel mistero della Annunciazione e della Visitazione, rappresenta il vero modello di come dovreste vivere, poiché innanzi tutto ha accolto Gesù nella sua vita, poi si è recata con sollecitudine a darne l'annuncio alla cugina Elisabetta; quel che aveva ricevuto lo doveva donare di nuovo. Dovete essere come Lei, donare con prontezza subito la Parola che avete ricevuto nella meditazione. In ciascuna comunione Gesù la Parola diventa incarnato nella nostra vita, uno speciale delicato dono di Dio; perché te e non un altro è chiamato ad essere fratello della Parola, non lo so, però devi proteggere con molta cura questo dono, perché Lui è la Parola che si vuole incarnare in te, in ciascuno di voi e in quelli che vi seguiranno.
17 Gesù vuole che noi siamo santi come il Padre suo. Possiamo diventare grandissimi santi se solo lo vogliamo. La santità non è un lusso di pochi, ma un semplice dovere anche per te e per me.
18Mentre ci prepariamo alla venuta dello Spirito Santo, prego per voi perché lo Spirito Santo possa riempirvi con la sua purezza, cosicché possiate vedere il volto di Dio in ciascuno di voi vicendevolmente e nei volti dei poveri che servite. Chiedo che lo Spirito Santo vi liberi da tutte le impurità - del corpo, dell'anima, della mente, della volontà e del cuore - cosicché ciascuno di voi diventi il tabernacolo vivente dell'Altissimo e diventi anche portatore dell'amore di Dio e della sua misericordia. Chiedete allo Spirito Santo che faccia di voi dei peccatori senza peccato.
19. Faremo di questo anno, un anno particolare di pace. Per essere in grado di realizzare questo, parleremo molto a Dio e con Dio e meno con gli uomini e agli uomini. Predichiamo la pace di Cristo come Lui ha fatto; Egli è andato in giro facendo il bene; non smise mai la sua opera di carità perché i farisei e altri lo odiavano o cercavano di distruggere l'opera del Padre. Egli continuava a fare il bene. Il cardinale Newman scriveva: « Aiutami a diffondere la tua fragranza ovunque vado, fammi predicare te senza predicare, non con le parole ma con l'esempio ».
20. Le nostre vite, per essere ricche di frutti, devono essere piene di Cristo; per essere in grado di portare la pace, la gioia e l'amore dobbiamo averli dentro di noi, poiché non possiamo dare quello che non abbiamo... essere dei ciechi che conducono degli altri ciechi. I poveri che vivono negli slums sono senza Gesù e noi abbiamo il privilegio di entrare nelle loro case. Quel che pensano di noi non ha importanza, ma importa quello che siamo per essi. Andare nelle baraccopoli soltanto per far qualcosa non basterà a trascinare costoro a Gesù. Se siete preoccupati di voi stessi e di quanto vi riguarda, non sarete in grado di vivere questo ideale.
21. Se date alla gente un Cristo spezzato, un Cristo zoppo, storpio e deformato da voi, a loro non resterà che quell'immagine. Se volete che essi lo amino, devono innanzitutto conoscerlo. Perciò, date prima di tutto alle vostre Sorelle un Cristo intero, e poi datelo alla gente degli s/ums. un Cristo pieno di zelo, d'amore, di gioia, splendente come il sole. Mi avvicino a questo obiettivo? O sono una luce oscura, una luce falsa, una lampadina senza fili, attraverso cui non passa la corrente, che non emana luminosità? Mettete il vostro cuore in condizione di essere una luce radiosa. Dite a Cristo: « Aiutami a diffondere la tua fragranza ovunque vado ». Il nostro stesso nome esemplifica questa regola di vita. Sorelle degli slums, portatrici dell'amore di Cristo,
22. Negli slums le Sorelle dovrebbero trovare un luogo dove riunire i bimbi della strada, chiunque siano. La loro prima preoccupazione sia quella di ripulirli, rifocillarli e soltanto in un secondo tempo insegnar loro un poco a leggere e anche a scrivere. La religione deve venir proposta loro in modo semplice, interessante e attraente. Qualunque cosa insegnino le Sorelle, innanzitutto deve essere un argomento che li possa divertire e nel contempo istruire.
23. Le Sorelle conducano i bimbi a Messa. E la miglior cosa che potete dar loro. Se state seguendo un bambino fate questo e Dio nella sua infinita misericordia darà a quell'anima grazia e luce per tutta la fatica e la pena che vi date. Non perdete mai di vista la misericordia di Dio. Datevi da fare perché i bambini amino la Messa, comprendano il significato della Messa, partecipino ad essa con preghiere semplici e canti. Fate attenzione all'atteggiamento che tenete mentre vi occupate dei bambini durante la Messa. Non rimproverateli ad alta voce. Tenete sempre le mani giunte. Unitevi alle preghiere e ai canti. I bambini faranno esattamente quel che fate voi.
24. Nelle loro visite le Sorelle incoraggino una vera devozione al Sacro Cuore e alla pratica del Rosario. Dovrebbero persuadere le famiglie cattoliche a consacrarsi al Sacro Cuore e al Cuore Immacolato di Maria. Dobbiamo fare tutto il possibile per tenere unite le famiglie, ricordando che « la famiglia che prega assieme sta assieme ». Ci sono tante case divise... la moglie qui, il marito là. Insegnate loro che non si può trovare la felicità senza pregare. Anche quando si è vecchi non si può mai essere al sicuro dalle tentazioni.
25. In tutto il mondo c e una terribile angoscia, una terribile fame di amore. Portiamo, quindi, la preghiera nelle nostre famiglie, portiamola ai nostri bambini. Insegniamo loro a pregare. Poiché un bimbo che prega è un bimbo felice. Una famiglia che prega è una famiglia unita. Sentiamo dire di tante famiglie che sono spezzate... e allora, esaminiamone le ragioni: perché si sono frantumate? Penso che sia perché non pregano mai assieme. Non si pongono mai insieme in preghiera dinanzi al Signore.
26. Quando visiterete le famiglie, vi imbatterete in molta miseria. A volte troverete un piccino che sta a guardare un genitore che muore o che terrà stretta contro di sé la testa di un genitore morto. E in quel momento che dovete far forza su tutta la vostra energia per aiutare quel bimbo nel dolore. Una volta furono trovati due bambini accanto al cadavere del loro padre, che era morto da due giorni. Grazie a Dio, arrivarono le Sorelle, soccorsero quei poveri bambini e diedero una dignitosa sepoltura al padre.
27. Il nostro vescovo ci ha permesso di battezzare gli agonizzanti. Il « Nirmal Hriday », la casa dei moribondi a Calcutta, è soltanto un mezzo. Se servisse soltanto a lavare e pulire, oggi sarebbe chiuso. Ma per le occasioni che offre di arrivare alle anime, diviene molto importante. Nel « Nirinal Hriday » comprendiamo meglio il valore dell'anima.
28. Tempo addietro, raccolsi un uomo dalla strada, coperto di sudiciume e di vermi. Praticamente era mangiato vivo. L'unica parte del corpo libera da tutto questo era il viso. I vermi gli strisciavano lungo tutto il corpo. Lo raccolsi e lo portai a casa. E allora egli mi disse: « Ho vissuto per la strada come un animale. Ora sto per morire come un angelo, amato e curato ». Ci occorsero tre ore per ripulirlo, per togliere tutta quella roba dal suo corpo. Poi mi disse: « Sorella, sto per andare da Dio ». E morì. Veramente, ritornava a Dio con un bellissimo sorriso sul volto. Mai mi occorse di vedere un sorriso tanto bello! Quell'uomo aveva vissuto come un animale nella strada, mangiato vivo dai vermi. Tuttavia, aveva avuto coraggio. Aveva saputo guardare avanti. C'era pace e gioia sul suo viso perché qualcuno lo aveva amato, qualcuno lo aveva accettato, qualcuno lo aveva aiutato a morire in pace con Dio.
29. Recentemente, un uomo brasiliano importante, con una posizione di rilievo, mi scrisse che aveva perso la fede in Dio e negli uomini. Aveva abbandonato la sua posizione e tutto il resto e desiderava soltanto suicidarsi. Un giorno però, mentre passava accanto a un negozio, il suo sguardo cadde improvvisamente su una televisione che stava esposta in vetrina. Sul video si stava svolgendo una ripresa nella casa dei moribondi, le Sorelle assistevano i malati e i morenti. Mi scrisse che dopo aver visto quella scena si era inginocchiato a pregare per la prima volta dopo tanti anni. Ora aveva deciso di ritornare a Dio e di aver fiducia nell'umanità poiché aveva veduto che Dio ama il mondo.
30. Il fatto che Dio ha posto una certa anima sul vostro cammino è segno che Dio vuole fare qualcosa per lei. Non è un caso... E stato pianificato da Dio. Dobbiamo sentirci, in coscienza, obbligati ad aiutare. Se un'anima desidera Dio, ha diritto che gli vengano offerti i mezzi per andare a Lui. Nessuno ha il diritto di ostacolarlo. Guardate la croce e capirete cosa significa anche una sola anima per Gesù.
31. Lo zelo per le anime è il risultato e la prova del vero à more di Dio. Non possiamo che essere consumati dal desiderio di salvare le anime, la cosa che più di tutte sta a cuore a Gesù. Per cui, lo zelo è la prova d'amore e la prova dello zelo è la dedizione alla sua causa: spendere, cioè, tutta la vita e tutte le energie per la redenzione delle anime.
SESTO MESE
1. « Amerai il Signore, Dio tuo, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente. » Questo è il comandamento del nostro immenso Dio ed egli certamente non può darci un comandamento impossibile. L'amore è un frutto di tutte le stagioni, che ogni mano può arrivare a cogliere. Chiunque può farlo e non esistono limiti. Ognuno può raggiungere questo amore attraverso la meditazione, lo spirito di preghiera e i sacrifici, con una intensa vita interiore. Viviamo davvero questo genere di vita?
2. Voglio che tutti voi riempiate i vostri cuori di un grande amore. Non pensiate che questo amore, per essere ardente e sincero, debba essere straordinario. No, quel che occorre nel vostro amore è il continuo desiderio di amare Chi vi ama.
3. Per possedere Dio dobbiamo consentirgli di possedere le nostre anime. Quanto poveri saremmo se Dio non ci avesse dato la forza di donarci a Lui, ora, invece, come siamo ricchi! Come è facile conquistare il Signore! Se ci doniamo a Lui, allora Dio è nostro e non esiste niente più nostro di Dio. La moneta con cui Dio ripaga il nostro abbandono a Lui è la sua persona. Noi diventiamo meritevoli di possederlo quando ci arrendiamo completamente a Lui.
4. Il totale abbandono consiste nel donarci completamente a Lui. Dobbiamo dare pienamente noi stessi a Dio perché Dio ha dato se stesso a noi. Se Dio non ci è debitore di nulla e tuttavia è pronto a comunicarci niente meno che se stesso, noi risponderemo soltanto con una frazione di noi? Non dovremo piuttosto donarci pienamente a Dio per poter ricevere Dio stesso? Io per Dio e Dio per me. Io vivo per Dio e annullo me stesso e in questo modo Dio vive in me.
5. Abbandonarsi significa offrirgli la mia volontà libera, la mia ragione, la mia stessa vita in un puro atto di fede. La mia anima potrebbe brancolare nel buio. La prova e la sofferenza sono le verifiche più sicure del mio cieco abbandono.
6. Abbandonarsi significa anche amare veramente. Più ci abbandoniamo, più amiamo Dio e le anime. Se amiamo davvero le anime, dobbiamo essere pronti a prendere il loro posto, ad accollarci i loro peccati, ad espiarli interiormente con pentimento e continue mortificazioni. Dobbiamo essere olocausti viventi, poiché è di questo che hanno bisogno le anime.
7. Non ci sono limiti all'amore di Dio. Senza misura e non è possibile controllarne la profondità. Ci viene dimostrato dalla sua vita e dal suo morire per noi. Ora ribaltiamo la situazione: non deve esservi limite all'amore che ci spinge a donarci a Dio, ad essere le vittime del suo amore rifiutato, cioè, dell'amore di Dio che non è stato accettato dagli uomini.
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8. L'amore ha un orlo al suo vestito, che sfiora la polvere, spazzando via le macchie dalle strade e dai vicoli e poiché può, deve farlo.
La Missionaria della Carità, se vuole essere conseguente al nome che porta, deve essere piena di carità dentro l'anima e diffondere la stessa carità nelle anime altrui, siano essi cristiani o no.
9. Cerchiamo oggi di riflettere sull'amore che Dio riserba per voi e per me. Il suo amore è così tenero; il suo amore è così grande, così tangibile, così vitale che Gesù venne proprio a insegnarci... come amare. L'amore non è qualcosa che si fossilizza, ma qualcosa che vive di continuo. Le opere di amore e che attestano amore sono una via per la pace. E dove comincia questo amore? Proprio nei nostri cuori. Dobbiamo sapere che siamo stati creati per cose più grandi, non per essere un numero qualsiasi nel mondo; non per conseguire lauree e diplomi, questa o quella carriera. Siamo stati creati per amare e per essere amati.
10. Udiamo di continuo questa frase nel Vangelo: « A meno che diventiate come questi piccoli, non entrerete nel regno dei cieli». E che significa essere piccolo? Significa avere un cuore pulito, un cuore puro, un cuore che possiede Gesù, un cuore che può continuare a dire: « Gesù che sei nel mio cuore, io credo nel tuo tenero amore per me. Ti amo ». Questo è il cuore a cui voi ed io, anche i più giovani, devono guardare, guardare alla croce e comprendere quanto Gesù mi ha amato, quanto ha amato ciascuno di noi, singolarmente.
11. La nostra fede santa altro non è che un Vangelo d'amore che ci rivela l'amore di Dio per gli uomini e chiede in cambio l'amore dell'uomo verso Dio. « Dio è amore. » Una Missionaria della Carità deve essere una missionaria dell'amore. Dobbiamo diffondere l'amore di Dio sulla terra se vogliamo che le anime si pentano di tutto cuore dei peccati, si rafforzino contro le tentazioni e aumentino la loro generosità e il loro desiderio di soffrire per il Cristo. Agiamo come se fossimo una espressione dell'amore di Cristo tra gli uomini, tenendo presenti le parole dell'imitazione:
« L'amore non sente gravami, non tiene conto delle fatiche, vorrebbe fare più di quello che può. Non accampa impossibilità, perché crede che tutto gli sia facile e consentito... Se è stanco non si accascia, se premuto non subisce costrizione, se intimorito non si turba, ma come una fiamma viva e una fiaccola accesa erompe verso l'alto e passa oltre con sicurezza».
12. Mentre lavoriamo può darsi che spesso veniamo colti a conversare o a far chiacchiere inutili. Stiamo attenti perché potrebbe capitarci anche mentre visitiamo le famiglie. Potremmo lasciarci andare a parlare di affari privati o di questo o di quello, dimenticando così lo scopo vero della nostra visita. Noi ci rechiamo a portare la pace di Cristo e che succede se provochiamo invece turbamento? Come si sentirà offeso il Nostro Signore da tale condotta! Non dobbiamo mai permettere alla gente di parlare contro i sacerdoti, i religiosi o i loro vicini.
13. Se troviamo che una famiglia è di cattivo umore e sta sicuramente per accadere una vicenda poco caritatevole, recitiamo una fervente preghiera per costoro e poi diciamo alcune cose che possano aiutarli a pensare un poco di più a Dio; quindi andiamocene subito. Non possiamo fare del bene finché i loro nervi non saranno di nuovo tranquilli. Dobbiamo seguire la medesima condotta con coloro che vogliono parlare allo scopo di farci sprecare del tempo prezioso.
14. L'amore comincia in casa. Ogni cosa dipende da come vicendevolmente ci amiamo. Fate in modo che le vostre comunità vivano in questo amore e diffondano la fragranza dell'amore di Gesù ovunque vadano. Non abbiate timore di amare sino alla sofferenza, poiché è il modo in cui Gesù ha amato.
15. Siate gentili e amorevoli l'uno verso l'altro, poiché non potrete amare Cristo nelle vesti del sofferente se non sapete amare Gesù, vedendolo nel cuore del vostro confratello o delle vostre consorelle. L'amore per essere vitale deve essere alimentato dal sacrificio. Siate prodighi di mortificazioni e di tutti i sacrifici che derivano dalla nostra povertà e sarete in grado di dire in tutta sincerità: « Mio Dio e mio tutto ».
16. Più vado in giro, meglio comprendo quanto necessario sia fare del nostro lavoro una preghiera. Fare del lavoro un atto di amore per Dio. Per arrivare a questo, quanto necessario sarà vivere una vita di totale abbandono a Dio, di amorevole fiducia nel nostro superiore e l'uno nell'altro, e di spirito di gioia con i poveri.
17. Non è possibile impegnarsi nell'apostolato diretto senza essere un'anima che prega, senza una coscienza consapevole e senza sottomissione alla volontà divina.
18. Dobbiamo diventare santi non perché vogliamo sentirci santi, ma perché Cristo deve poter vivere pienamente in noi la sua vita. Dobbiamo essere tutto amore, tutta fede, tutta purezza per amore del povero che serviamo. Una volta che abbiamo appreso a cercare innanzitutto Dio e la sua volontà, il nostro contatto con il povero diventerà un mezzo per raggiungere una grande santità interiore e verso gli altri. Santità è unione con Dio; nella preghiera come nell'azione, in eguale maniera, noi veniamo da Dio a Cristo e andiamo a Dio attraverso Cristo.
19. Un giorno Santa Margherita Maria chiese a Gesù: « Signore, che vuoi che io faccia?». « Dammi mano libera », le rispose Gesù. Sarà Lui a compiere la divina opera della santità e non voi; egli domanda soltanto di essere docili. Lascia che ti vuoti e ti corregga e poi ricolmi il calice del tuo cuore sino all'orlo, così che a tua volta potrai dispensare ciò di cui abbondi. Guardatelo nel tabernacolo; fissate i vostri occhi su di Lui che è la luce; ponete i vostri cuori accanto al suo cuore divino; chiedetegli di accordarvi la grazia di conoscerlo, l'amore per amarlo, il coraggio di servirlo. Cercatelo con fervore.
20. Sin dall'inizio dei tempi il cuore umano ha sentito il bisogno di offrire a Dio un sacrificio, ma come dice San Paolo: « Era impossibile che il peccato venisse cancellato col sangue di capri e di tori ». Perciò, Gesù Cristo dovette offrire un altro sacrificio, quello di se stesso. Gesù, morendo sulla croce, è divenuto il nostro sacrificio. Non pensiamo che la Santa Messa sia soltanto un memoriale. No, è il vero sacrificio, come quello che Egli ha offerto sulla croce. ~ molto consolante sapere che questo sacrificio è il nostro sacrificio.
21. Cercate di aumentare il vostro amore per la Santa Messa e per la Passione di Cristo, accettando con gioia tutti quei piccoli sacrifici che ci vengono ogni giorno. Non trascurate questi piccoli doni, poiché sono molto preziosi per voi stessi e per gli altri.
22. La conoscenza di Cristo, e di Lui nel povero, ci condurrà all'amore personale. Questo amore soltanto può diventare la nostra luce e la nostra gioia, se tradotta in servizio gioioso, vicendevole. Non dimentichiamo che abbiamo sempre bisogno l'uno dell'altro. Le nostre vite sarebbero vuote senza questo scambio reciproco. Come possiamo amare Dio e il povero se non ci amiamo tra noi che viviamo e spezziamo insieme, quotidianamente, il pane della vita?
23. Come parla teneramente Gesù quando dà se stesso nella Santa Comunione. « La mia carne è veramente cibo e il mio sangue veramente bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.» Oh, cosa potrebbe fare di più il mio Gesù che darmi la sua carne come cibo? No, neppure Dio potrebbe fare di più né mostrarmi un amore più grande.
24. La Santa Comunione, come sottintende la parola stessa, e l'intima unione di Gesù con la nostra anima e il nostro corpo. Se vogliamo avere la vita e averla in abbondanza, dobbiamo vivere della carne di Nostro Signore. I santi compresero così bene questo, che spendevano ore intere per la preparazione e ancor più tempo per il ringraziamento. Ciò non ha bisogno di spiegazioni, poiché chi sarebbe in grado di spiegare « l'immensità delle ricchezze della sapienza e della conoscenza di Dio »? « Quanto sono incomprensibili i suoi giudizi! », esclamava San Paolo, e: « E quanto sono insondabili le sue vie, poiché chi ha mai conosciuto la mente del Signore? ».
25. Quando comunicate con il Cristo nell'intimo del vostro cuore dopo aver condiviso il Pane di vita, ricordate cosa deve aver provato la Madonna quando lo Spirito Santo scese su di Lei ed Ella, che era piena di grazia, divenne piena del corpo di Cristo. Lo spirito in Lei era così forte che « subito si levò » per andare a servire.
26. Nelle Scritture leggiamo della tenerezza di Dio per il mondo e leggiamo che Dio amò talmente il mondo da dare il suo figlio Gesù perché venisse ad essere uno di noi e portasse la buona novella: Dio è amore, Dio vi ama e mi ama. Dio vuole che ci amiamo gli uni gli altri, come egli ama ciascuno di noi.
Tutti sappiamo, quando guardiamo la croce, quanto Dio ci ha amato. Quando guardiamo l'Eucarestia sappiamo quanto Egli ci ama anche adesso. Ecco perché si è fatto Pane di vita, per soddisfare la nostra fame del suo amore, e poi, come se non bastasse, è diventato Lui stesso l'affamato, colui che è nudo, senza casa, così da offrirci la possibilità di soddisfare la sua fame del nostro amore umano. Poiché per questo siamo stati creati, per amarlo e per essere amati.
27. Dove riceverete in dono la gioia di amare? Nell'Eucarestia. Nella Santa Comunione. Gesù si è fatto Pane di vita per darci la vita. Giorno e notte egli è sempre presente. Se davvero volete crescere nell'amore, sostenetevi coll'Eucarestia, coll'adorazione. Nella nostra congregazione, c'era la consuetudine di avere un'ora di adorazione la settimana e poi, nel 1973, decidemmo di avere un'ora di adorazione ogni giorno. I nostri istituti, creati per il malato povero e per l'incurabile, sono pieni ovunque. Da quando abbiamo cominciato ogni giorno ad avere la nostra ora di adorazione, il nostro amore per Gesù è diventato più intenso, il nostro amore l'uno per l'altro più comprensivo, il nostro amore per il povero più compassionevole e abbiamo raddoppiato il numero di vocazioni. Dio ci ha benedetto con molte vocazioni meravigliose.
28. Guardate il tabernacolo... constatate il significato, ora, di questo amore. Chiedetevi: lo capisco? Il mio cuore è così pulito che vi posso vedere dentro Gesù? Perché fosse semplice per me e per voi vedere Gesù, egli si è fatto Pane di vita, così che possiamo ricevere la vita, così che possiamo avere una vita di pace, una vita di gioia. Trovate Gesù e troverete la pace.
29. Ogni momento di preghiera, specialmente davanti a Nostro Signore nel tabernacolo, è sicuramente un guadagno. Il tempo che trascorriamo nel quotidiano colloquio con Dio costituisce la parte più preziosa di tutta la giornata.
30. Per diventare santi occorre tanta umiltà e tanta preghiera. Gesù ci insegnò come pregare e ci disse anche di imparare da Lui che era mite e umile di cuore. Non riusciremo ad ottenere queste due virtù se non sappiamo cosa è il silenzio. Sia l'umiltà che la preghiera progrediscono quando l'orecchio, la mente e la lingua, hanno vissuto in silenzio con Dio, poiché Dio parla nel silenzio del cuore.
SETTIMO MESE
1. La nostra vocazione è quella di appartenere a Gesù, appartenervi con convinzione, non perché la mia vocazione è operare con il povero o essere un contemplativo, ma perché sono chiamato ad appartenere a Lui, convinto che nulla può separarmi dal suo amore. Questa è la condizione che farà di voi dei Fratelli contemplativi, il far vostra questa convinzione e il frutto di essa saranno il vostro voto di castità, la liberazione che viene dalla scelta di povertà, l'abbandono illimitato in spirito di obbedienza e, specialmente per voi, Fratelli della Parola, quel volontario servizio della Parola, dato con tutto il cuore, a favore di coloro che sono spiritualmente i più poveri tra i poveri.
2. Tutte le congregazioni religiose, suore, sacerdoti. ed anche il Santo Padre hanno la medesima vocazione: appartenere a Gesù. « Vi ho scelti perché foste miei. » Questa è la nostra vocazione. I modi, cioè come occupiamo il nostro tempQ possono essere differenti. Il nostro amore per Gesù tradotto in azione si serve di mezzi svariati, come se si trattasse di abiti. Io indosso questo, tu indossi quello: è un mezzo di cui mi servo. Ma la vocazione non è un mezzo. La vocazione per un cristiano è Gesù.
3. I nostri Fratelli e le nostre Sorelle di vita attiva traducono il loro servizio in azione, i Fratelli e le Sorelle contemplativi traducono l'azione di amare in preghiera, in penitenza, in adorazione, in contemplazione e nella proclamazione della Parola che hanno meditato e adorato. La vita attiva e quella contemplativa non sono due cose differenti, semplicemente: in una, la fede è tradotta in azione mediante il servizio, nell'altra, la fede è tradotta in azione mediante la preghiera.
4. Fede che diventa dinamica attraverso la preghiera, fede che diventa attiva attraverso il servizio; sono la stessa cosa: lo stesso amore, la stessa compassione. Entrambi dobbiamo proclamare quella fede, sia le Sorelle che i Fratelli. Questo è qualcosa che dovrebbe incoraggiarci e rafforzarci, che ci completa a vicenda più pienamente. Poiché siamo esseri umani, abbiamo bisogno di questa distinzione, di questa separazione, di questi nomi differenti. L'anima, la mente e il cuore, tuttavia, hanno la stessa caratteristica: un totale abbandono in Dio. Nell'attimo in cui realizziamo di aver veramente attuato questo, allora siamo a sua disposizione e non esistono più differenze.
5. Nello spirito, entrambe le congregazioni sono portatrici dell'amore di Dio. Noi Sorelle portiamo l'amore di Dio nelle opere e voi Fratelli della Parola portate l'amore di Dio nella evangelizzazione, ma siamo entrambi portatori di qualcosa, entrambi siamo missionari. La missione di proclamare il Cristo, attraverso le azioni e le parole, è la sola missione, la missione dell'amore e della compassione. Volendo semplificare le cose abbiamo assunto nomi diversi, ma solamente per motivi esteriori. In realtà si tratta della stessa cosa: entrambi lavoriamo per la proclamazione del regno di Dio.
6. Sin dal principio, i Fratelli si preoccupino di ascoltare la voce di Dio nella preghiera, nell'adorazione e nella contemplazione. Può darsi che usciate per la strada e non abbiate nulla da dire... benissimo, ma potreste trovare un uomo che se ne sta in piedi all'angolo della via. Andate da lui. Può darsi che vi offenda, ma voi siete fl e li c'è la Sua Presenza. Dovete irradiare quella presenza che è dentro di voi, rivolgendovi a quell'uomo, con amore e rispetto. Perché? Perché credete che è Gesù. Gesù non può ricevervi: perciò dovete sapere come andare da Lui. Egli viene sotto le vesti di quella persona. Questo è il nostro quarto voto. Siete vincolati dalla stessa promessa; soltanto, per noi Sorelle, quell'affamato lo è più in senso materiale e per voi Fratelli è invece un affamato spirituale, una persona spiritualmente nuda, spiritualmente senza dimora. Credetemi, Fratelli, trovo assai più difficile lavorare con gente che prova questo tipo di amarezza, che avverte questa angoscia nel cuore, che si sente rifiutata, non amata, trascurata.
7. La cosa essenziale deve essere sempre la stessa, il medesimo spirito di abbandono totale, lo stesso proposito di voler appagare la sete di Gesù, lo stesso annuncio, la stessa presenza, la stessa povertà, la stessa castità. I quattro voti non devono aver nulla di diverso. Quel che state facendo, quell'amore per Cristo, quella presenza e quella parola di Dio, noi la mettiamo nelle opere. ~ la stessa cosa. Voi dovete essere la Sua Presenza mediante la Parola e noi mettiamo la Sua Presenza negli atti.
8. Questo è quanto dobbiamo imparare bene sin dall'inizio: ascoltare la voce di Dio nel nostro cuore, perché, allora, nel silenzio del cuore, Dio parla. Poi, dalla pienezza dei nostri cuori, la nostra bocca deve far scaturire la parola. Questo è il legame. Un Fratello della Parola deve essere tutto questo. Nel silenzio del cuore, Dio parla e voi dovete ascoltare. Poi, nella pienezza del vostro cuore, che è, infatti, pieno di Dio, pieno di amore, pieno di compassione, pieno di fede, la vostra bocca annuncerà. Questo è un vero Fratello della Parola.
Ascoltate in silenzio, perché se il vostro cuore è pieno di altre cose non potete ascoltare la voce di Dio. Ma quando avrete ascoltato la voce di Dio nella quiete del cuore, allora il cuore sarà pieno di Dio come la Madonna era piena di grazia. E poi, da quella pienezza del cuore la bocca trarrà le parole.
9. Potreste anche scrivere e la pienezza del vostro cuore si trasmetterà pure alla vostra mano. Infatti il vostro cuore potrebbe parlare attraverso la scrittura. Il vostro cuore potrebbe parlare anche attraverso i vostri occhi. Sapete che quando guardate la gente essi devono poter vedere Dio nei vostri occhi. Se siete distratti e preda del mondo allora non potranno vedere Dio con limpidezza. La pienezza del nostro cuore è espressa nei nostri occhi, nel nostro modo di toccare, in ciò che scriviamo, in ciò che diciamo, nel modo come camminiamo, nel modo in cui accogliamo, nel modo in cui diamo. Questa è la pienezza del cuore che si esprime in molti modi differenti. E questo è quanto un Fratello della Parola deve vivere, deve capire.
10. Non è sufficiente fare una scelta, mettersi assieme e diventare una fraternità. Non basta. Ma è molto importante per noi lasciare che Gesù viva la sua vita di amore, di preghiera, di intima unione con il Padre. Dio parla nel silenzio del cuore e noi dobbiamo ascoltare. In un secondo tempo parleremo a Dio dalla pienezza del nostro cuore. E sarà Dio ad ascoltare. Di questo è composta la preghiera: di questo ascolto e di questo colloquio, un'intima unione con Dio, una intima unione con Gesù.
11. Come contemplativi, le vostre labbra debbono essere molto pure per poter pronunciare in ogni momento le parole di Dio: proprio come le nostre mani, nella nostra vita attiva, debbono essere molto pure quando toccano il corpo di Cristo. Questo è qualcosa che deve essere veramente vita della nostra vita. Altrimenti, potremmo sciorinare un sacco di cose e impararne altrettante a memoria ed essere padroni di tutta la conoscenza possibile, di tutta la teologia e di tutte le cose che riguardano Dio però non essere capaci di accendere quel fuoco nei cuori della gente. Pronunceremmo soltanto delle parole ma non vivremmo quelle parole. Ecco perché è necessario che le nostre parole siano il frutto della nostra vita, il frutto delle nostre preghiere, il frutto delle nostre mortificazioni e il frutto della nostra adorazione.
12. C'è un teologo molto famoso, un sacerdote molto santo, che in India, oggi, è considerato fra i migliori. Lo conosco assai bene ed ebbi occasione di dirgli: « Padre, lei parla tutto il giorno di Dio, chissà come si sente vicino a Lui, parlando di Dio tutto il giorno! ». Sapete che mi ha risposto? Mi disse: « Potrei parlare molto di Dio e magari parlare poco con Lui ». E poi mi spiegò: « Potrei proferire un sacco di parole e forse dire anche molte cose buone, ma poi dentro di me non trovare il tempo di ascoltare. Poiché Dio parla nel silenzio del cuore ».
13. E molto importante che sin dall'inizio, Fratelli, viviamo semplicemente il Vangelo. Vivete il Vangelo nella preghiera, vivete il Vangelo nelle parole! Non vi scoraggiate se non raggiungete immediatamente la vetta. Non c e motivo che ci si debba sentire sconvolti o sfiduciati, solo una piccola cosa alla volta è importante: anche se una vostra azione può essere un niente in confronto a quel che la gente, all'esterno, si aspetta da voi e voi non lasciate cadere quella gocciolina di preghiera, di penitenza, nella vostra vita e nel vostro cuore, allora la gente ne verrà come defraudata. Non potete dare ciò che non avete.
14. La pienezza del nostro cuore la si rivela nelle opere: come tratto quel lebbroso, come tratto quell'agonizzante, come tratto i senza tetto... Talvolta è più difficile operare con la gente per la strada che con i nostri assistiti nelle case per incurabili, poiché chi sta per morire è in pace, in attesa, è pronto ad andare da Dio. Puoi toccare il malato, puoi toccare il lebbroso e credere che è il corpo di Cristo che stai toccando, ma è molto più difficile quando queste persone sono ubriache o stanno imprecando pensare che sono Gesù celato dietro la maschera della sofferenza. Come devono essere pulite e amorose le nostre mani perché sappiano porgere la compassione anche a queste persone!
15. Voi, in Occidente, vi trovate ad avere a che fare con coloro che sono i più poveri spiritualmente fra i poveri, piuttosto che con le persone povere in senso fisico. Assai spesso fra i ricchi vi sono persone spiritualmente molto, molto povere. Trovo che non sia difficile' dare un piatto di riso a una persona affamata, pr6cùrare un letto a chi non ha un giaciglio, ma consolare o eliminare quel certo tipo di amarezza, sopprimere quella rabbia, rimuovere quella solitudine richiede molto tempo.
16. Gesù si è fatto Pane di vita per saziare la fame che ho di Lui ed è diventato l'affamato, cosi che io possa soddisfare il suo amore per me. Egli ha fame di noi come noi abbiamo fame di Lui. Fratelli della Parola, scoprite che la Parola deve farsi carne prima di tutto nella vostra vita, venendo tra voi nell'amore, nell'unione, nella pace, nella gioia; solo allora sarete capaci di darla a coloro che sono spiritualmente i più poveri, di darla a quell'uomo che sta seduto nel parco, tutto solo e ubriaco.
17. Vi chiamate Fratelli della Parola per essere quella Parola. Siete stati scelti in special modo perché entriate nel clima di Nazaret. Egli vi ha posto qui, proprio perché facciate questo: credere nella Parola del Padre suo; quella Parola contiene la vita e voi potrete dare quella vita, ossia Gesù, a tutti coloro che incontrate, a cominciare dalla vostra stessa comunità, poiché l'amore comincia in famiglia. Come fa a cominciare in famiglia? Pregando assieme; una famiglia che prega insieme sta assieme.
18. Dovete essere una famiglia, essere quella presenza di Cristo l'uno per l'altro. Amatevi a vicenda teneramente come Gesù ama ciascuno di voi. Questa è la santità dei Fratelli della Parola. Un tenero amore reciproco parla molto più chiaramente di tutte le parole che possiate dire. Amare sino a soffrire; richiede un sacrificio profondo proclamare la Parola di Dio. Non fare mai del male ad alcuno con la Parola, che è così sacra nella nostra vita. Vivere veramente quel che dite: i fratelli più giovani che vi seguono imparano vedendo, più che ascoltando. Al giorno d'oggi i giovani non vogliono ascoltare, vogliono vedere.
19. Voi, Fratelli, che avete scelto in particolar modo la Parola di Dio, che cuore pulito dovete avere per poter porgere l'annuncio dalla pienezza della vostra interiorità! Ma prima di annunciare è necessario ascoltare, poiché Dio parla nel silenzio del vostro cuore. Dovete ascoltare e soltanto allora, dal profondo della vostra pienezza interiore, parlerete e Dio ascolterà.
20. Quel che voi, Fratelli contemplativi, dovete portare nel mondo è la vostra presenza; con quella presenza porterete la luce. Cristo deve essere la luce che brilla attraverso voi, e la gente, guardandovi, deve vedere unicamente Gesù. Non cercate d'essere qualcos'altro all'infuori di questo. Dovete affrontare la sfida che vi viene da Gesù: Egli ha effuso la luce e voi prenderete la sua luce e accenderete ogni cuore che vi capiterà d'incontrare. Non opererete a grandi gruppi o con molte persone, ma nella strada, negli ospedali, nelle prigioni: in qualunque luogo dove il buio ha circondato un essere umano, voi dovrete essere portatori di luce.
21. In Dio vi è una grande umiltà. Può chinarsi sulla gente come noi e dipendere da noi perché tutte queste cose vivano, crescano, portino. frutto. Eppure avrebbe potuto farlo senza il nostro aiuto. Tuttavia si è chinato e ha preso ciascuno di noi, ci ha chiamati qui, insieme, perché formassimo questa fraternità. Se ci fossimo rifiutati, non avrebbe potuto costituirla. Avremmo potuto dirgli di no. Ciascuno di noi avrebbe potuto dire di no. Dio avrebbe aspettato pazientemente finché fosse venuto qualcuno che avrebbe detto di sì. Tutto ciò mi fa capire che quando Gesù diceva: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore ~, davvero Egli voleva dire che avremmo dovuto imparare che la chiamata è un dono che viene da Dio stesso.
22. L'esatto volere di Dio nei nostri confronti: dovete essere santi. La santità è il più grande dono che Dio può offrirci perché è per questo scopo che ci ha creato.
In ragione di questo siete diventati Fratelli della Parola. Non siete venuti qui per passare il tempo, anche se lo trascorrete pregando. Siete venuti qui per essere la personificazione del suo amore, della sua compassione. Siete stati inviati.
23. Lo scopo di Dio, quello per cui noi esistiamo, è che io e voi dobbiamo essere dei contemplativi. Dobbiamo essere utili alla gente annunciando la Parola di Dio, portando l'amore della Parola di Dio agli uomini. Come deve essere sincero e puro il vostro cuore, poiché è dalla pienezza del vostro cuore che deve sgorgare l'annuncio.
24. Cos'è la contemplazione? E vivere la vita di Gesù. Ecco quel che intendo quando dico: amare Gesù. E vivere la sua vita dentro di noi, vivere la nostra vita nella sua vita. Questa è la contemplazione. Dobbiamo avere un cuore puro per saper vedere: nessun sentimento di gelosia, d'ira, nessun conflitto e specialmente nessuna mancanza di carità. Per me, contemplazione non è stare particolarmente appartato in un luogo buio, ma consentire a Gesù di vivere la sua Passione, il suo amore, la sua umiltà dentro di noi, pregando con noi, stando sempre con noi, santificando attraverso noi.
25. Amate... siate davvero dei contemplativi nel cuore del mondo. Qualunque cosa facciate, anche se aiutate qualcuno ad attraversare la strada, lo fate a Gesù. Anche quando date a qualcuno un bicchiere d'acqua, lo fate a Gesù. Si tratta di un piccolo insegnamento semplice, ma che è di gran lunga il più importante.
26. Fratelli, annunciare la Parola di Dio, essere la Parola di Dio per la vostra gente, deve essere lo scopo della vostra esistenza. Ma non potete dare, non potete proferire la Parola a meno che viviate quella Parola, a meno che preghiate quella Parola. Per essere capaci di dare, dovete possedere. A questo scopo dovete mantenervi santi, per poter comprendere quel che vuole Gesù... egli vuole abitare in voi e agire attraverso voi.
27. Il mondo, oggi, ha fame non soltanto di pane, ma è affamato soprattutto di amore; ha fame di essere accettato, di essere amato. Hanno fame di sentire la presenza del Cristo. In molti paesi, la gente ha tutto, salvo questa presenza, questa consapevolezza. Ecco perché la vita di preghiera e di sacrificio ci porta a dare quell'amore. Se sarete contemplativi, sarete quella presenza, quel pane di Dio da spezzare.
28. La gente ha fame della Parola di Dio che dà la pace, che dà l'unità, che dà la gioia. Ma non potete dare quello che non possedete. Ecco perché è necessario intensificare la vostra vita di preghiera. Lasciate che Gesù vi catturi, preghi con voi e attraverso voi e allora sarete veri contemplativi nel cuore del mondo.
29. Siamo chiamati ad amare il mondo. Dio amò tanto il mondo che diede ad esso Gesù. Oggi ama così tanto il mondo che gli dà voi e me per essere il suo amore, la sua compassione, e quella presenza, quella vita di preghiera e di sacrificio, di abbandono a Dio. E in particolare, Fratelli, la risposta che Dio vi chiede di essere dei contemplativi. In realtà ogni singolo cristiano, ogni cattolico, che vive una vita unita con l'Eucarestia, unita con Gesù, è un contemplativo.
30. Abbiamo una casa riservata alla vita contemplativa nel Bronx Meridionale. Un tassista si rifiutò di condurmi là. Le Sorelle non sapevano che stavo arrivando, per cui dovevo prendere un tassi, ma quell'uomo si rifiutò di portarmi in un posto simile! Dissi:
« Ma viviamo lì, le mie Sorelle vivono lì ». Disse ancora di no. Insistetti: « Benissimo, mi siederò accanto a voi e così vedrete che non accadrà nulla né a me né a voi ». Entrai nel tassi e partimmo. Spalancò la bocca quando vide le giovani Sorelle saltare e ridere e la gente inchinarsi, mentre quelli che mi riconoscevano presero a parlare con me anche se alcuni erano ubriachi, però si tolsero il cappello con rispetto. Non riusciva a credere ai suoi occhi, avvertendo quella Presenza. Questo è un episodio particolarmente bello.
31. Ricordo ancora la prima volta in cui le Sorelle contemplative entrarono in un parco di New York, erano vestite di bianco e recitavano il Rosario. Quando un uomo le vide esclamò: « Oh, no, non sono ancora pronto, non sono pronto ». Allora le Sorelle gli si fecero più vicine e dissero: « Siamo Sorelle. Dio vi ama ». Egli ripeté: « Non sono pronto. Voi venite dal cielo, siete angeli che venite dal cielo a prendermi e io non sono pronto ». Credeva che gli angeli fossero venuti a prenderlo! Questo vi dimostra quello che la gente attende da noi.
OTTAVO MESE
1. L'amore di Cristo per noi lo condusse al Getsemani e al Calvario, e il peccato fu la causa di tutto ciò, i nostri peccati e i peccati del mondo. Il peccato porta a questo tuttora. Se fossimo puri come gli angeli e buoni come i santi non vi sarebbe bisogno delle Missionarie della Carità. Dio non è amato e onorato come dovrebbe dalla stirpe che Egli ha innalzato alla sublime dignità di figli adottivi. Vi è un vuoto e Dio sta cercando qualcuno che si ponga in questo vuoto dinanzi a Lui, si adoperi per questa stirpe e preghi perché Egli non abbia a sterminarla. E per colmare questo vuoto che noi, Missionarie della Carità, gioiamo in una situazione che per natura dovremmo odiare. Facciamo tutto quello che ci è possibile proprio per fare dimenticare a Dio l'ingratitudine dell'uomo in cambio del suo amore sconfinato e perché non dimentichi di usare misericordia. E lì, davanti a noi, appeso alla croce e grida: « Ho sete ». E per spegnere la sete di questo divino Signore che le Missionarie della Carità compiono tutte queste opere che sembrano follia per il mondo. Sicuramente è per noi una benedizione avere una piccola parte nella sequela della croce.
2. Guardiamo la compassione di Cristo per Giuda, l'uomo che ha ricevuto tanto amore e tuttavia ha tradito il suo Maestro, il Maestro che mantenne un sacro silenzio e che non lo avrebbe tradito dinanzi ai suoi compagni. Gesù avrebbe potuto facilmente parlare pubblicamente e rivelare agli altri le intenzioni nascoste del gesto di Giuda, ma non lo fece. Preferì, piuttosto, usare misericordia e carità; invece di condannarlo, lo chiamò amico. Se soltanto Giuda avesse guardato Gesù negli occhi come fece Pietro, oggi Giuda sarebbe stato l'amico della misericordia di Dio. Gesù ebbe sempre compassione.
3.
Gesù è la Luce
Gesù è la Verità
Gesù è la Vita
Noi dobbiamo essere:
la Luce della Carità
la Verità dell'Umiltà
la Vita della Santità.
4. Le nostre opere d'amore altro non sono che opere di pace. Compiamole con amore sempre più grande e con sempre maggiore efficacia, ciascuno a proprio modo, nella vita quotidiana, nella vostra casa, nel vostro quartiere, è sempre lo stesso Gesù che dice: Ero affamato: non soltanto di cibo, ma della pace che viene da un cuore puro.
Ero assetato: non di acqua, ma della pace che estingue la sete bruciante provocata dalla guerra.
Ero nudo: non degli abiti, ma di quella meraviglio-sa dignità che dovrebbe rivestire i corpi degli uomini e delle donne.
Ero senza casa: non senza un rifugio fatto di mattoni, ma senza un cuore che comprenda, che protegga, che ami.
5. Poiché l'amore per essere genuino deve anche far soffrire: Dio amò il mondo a tal punto da donare suo Figlio. Suo Figlio amò il mondo a tal punto da dare la sua vita per esso.
E Gesù dice: « Come il Padre ha amato me dandomi al mondo, così anch'io ho amato voi dando la mia vita per voi. Rimanete nel mio amore, dando voi stessi» (Cv. 15, 9). Questo darsi è la preghiera, è il sacrificio della castità, è la povertà, è l'obbedienza e il servizio libero offerto con tutto il cuore.
6. Dobbiamo amare sino ad essere disposti a soffrire. Non basta dire: « Io amo ». Dobbiamo tradurre questo amore in un atto vitale. E come si può fare? Donarsi sino a soffrire. Tempo fa, in una nostra casa per bambini non avevamo più zucchero per loro. Un bimbo di quattro anni udì che « Madre Teresa non aveva zucchero per i bambini ». Andò a casa e disse ai genitori:
« Non mangerò zucchero per tre giorni. Darò il mio zucchero a Madre Teresa ». Dopo tre giorni i genitori portarono il piccino a casa nostra. Era cosi piccolo che a malapena sapeva pronunciare il mio nome eppure seppe insegnarmi come amare di un amore grande. Non fu tanto quello che mi diede, ma il fatto che diede con grande amore, e diede sino al sacrificio, sino a provare sofferenza.
7. Alcune settimane fa ricevetti una lettera di un ragazzino dagli Stati Uniti. Doveva fare la Prima Comunione. Disse ai genitori: « Non state a preoccuparvi di comperarmi un abito particolare per la mia Prima Comunione. Farò la Prima Comunione con la divisa della scuola. Non organizzatemi alcuna festa, ma datemi per favore la somma corrispondente. La invierò a Madre Teresa ». E così, quel ragazzino di sette o Otto anni, già nel suo cuore fu capace di amare sino al sacrificio.
8. « Qualunque cosa facciate al più piccolo dei miei fratelli l'avrete fatto a me. » « Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni con gli altri. » Sopprimete questo comandamento e l'intiera grande opera della Chiesa di Cristo cadrà in frantumi. Poiché Gesù venne sulla terra per dare alla carità il giusto posto nel cuore degli uomini. « Da questo » diceva « gli uomini conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri »... e questo comandamento durerà in eterno. Un amore sincero per il tuo prossimo consiste nel desiderare che stia bene e nel fargli del bene.
9. Ascolta Gesù, il tuo cooperatore, che ti dice: «Voglio che tu sia il mio fuoco d'amore tra i poveri, i malati, i morenti e i bambini; voglio che tu porti i poveri a me ». Impara questa frase a memoria e quando ti accorgi di mancare di generosità, ripetila. Possiamo rifiutare il Cristo proprio come rifiutiamo gli altri, come se gli dicessimo: « Non ti presterò le mie mani per operare, né i miei piedi per camminare, né la mia mente per studiare insieme, né il mio cuore per amare con te. Tu bussi alla porta, ma io non ti darò la chiave del mio cuore ». Ecco quel che prova Gesù con un fondo di amarezza: sente di non poter vivere la sua vita dentro un’anima
10. Alcune settimane fa, raccolsi una bimba dalla strada, e dal volto potei arguire éhe la piccina aveva fame. Non saprei dire da quanti giorni quella piccola non mangiava. Le diedi un pezzo di pane e la piccina, preso il pane, briciola dopo briciola, cominciò a mangiarlo. Le dissi: « Mangia, mangia il pane. Hai tanta fame ». La piccola mi guardò e disse: « Ho paura che quando il pane sarà finito avrò fame di nuovo ». La sofferenza di un affamato è qualcosa di terribile. La piccina aveva già sperimentato la sofferenza dell'affamato, che magari voi non avete mai sperimentato, né vi capiterà di sperimentare mai. Ma ricordate, ricordate di condividere la gioia di amare, donandovi al.l'altro sino a sentire dolore.
11. Se un ragazzo lascia il campo del padre e va a lavorare altrove, non sarà più collaboratore di suo padre. Essere collaboratore significa lavorare con qualcuno, condividerne la stanchezza, le umiliazioni, la vergogna e non soltanto il successo. Coloro che condividono ogni cosa, sono compagni che danno amore per amore, sofferenza per sofferenza. Gesù, tu sei morto, tu hai dato ogni cosa, la vita, il sangue, tutto. Ora tocca a me. Metto in tavola ogni cosa. Il soldato comune combatte nelle file, ma colui che è fedelissimo cerca di stare accanto al capitano per condividerne il destino. Questa è l'unica verità, l'unica cosa che importa; questo è lo spirito di Cristo.
12. Dobbiamo operare con grande fede, con fermezza, con efficienza; e soprattutto con grande amore e gioiosità, poiché senza questo la nostra opera sarà soltanto un lavoro di schiavi che servono un duro padrone.
13. La grandezza della nostra vocazione sta anche nel fatto che dobbiamo sentirci obbligati a provvedere a Cristo stesso che si cela dietro le sembianze dolorose e sofferenti del povero. Siamo obbligati ogni giorno ad esercitare il nostro ministero sacerdotale toccando il corpo di Cristo che ci si presenta sotto la forma di una umanità sofferente, dando la Santa Comunione a tutti coloro con i quali veniamo in contatto, diffondendo la fragranza del suo amore ovunque andiamo.
14. Una vita interiore sincera fa ardere d'amore la vita attiva e consumare ogni energia per essa. Fa si che troviamo Gesù nei vicoli bui degli slums, nelle miserie più penose del povero, come l'uomo-dio nudo sulla Croce, triste, disprezzato da tutti, l'uomo della sofferenza, annientato come un verme, dalla flagellazione e dalla crocefissione. Questa vita interiore ci aiuta a servire Gesù nel povero.
15. Desidero vivere in questo mondo che è cosi lontano da Dio, che ha volto così pesantemente le spalle alla luce di Gesù, per aiutare loro, i nostri poveri e caricarmi almeno un poco delle loro sofferenze. Poiché è soltanto nell'essere una cosa sola con essi che possiamo riscattarli, portando Dio nelle loro vite e conducendoli a Lui.
16. So che tutti voi amate i poveri - altrimenti non sareste qui - ma ognuno di noi cerchi di rendere questo amore più gentile, più caritatevole, più gioioso. Che i nostri occhi vedano con maggiore chiarezza e intensità di fede il volto del Cristo nel volto del povero.
17. La carità del povero è come una fiamma che brucia. Più asciutto è il combustibile e più splendore emana; in altre parole, i nostri cuori debbono rimanere separati dalle cure terrestri e restare uniti totalmente alla volontà di Dio. Allora il nostro servizio sarà ubbidiente e sgombro da tutto ciò che è inutile.
18. Mantenete sempre vivo l'amore per il più povero dei poveri. Non pensiate che sia una perdita di tempo nutrire l'affamato, visitare e prendersi cura dell'ammalato e dell'agonizzante, aprire la porta ed accogliere il rifiutato, chi non ha casa. No, questo è il nostro amore di Cristo tradotto in azione. Più umile sarà la vostra opera, più grandi dovrebbero essere il vostro amore e la vostra efficienza. Non abbiate paura della vita di sacrificio che proviene da una vita di povertà.
19. Noi tutti aspiriamo al paradiso dove risiede Dio, ma abbiamo il potere di essere in paradiso con Lui anche adesso, di essere felici con Lui anche in questo momento. Tuttavia, essere felici con Lui ora, significa amare come Lui ama, aiutare come Lui aiuta, donare come Lui dona, servire come Lui serve, soccorrere come Lui soccorre, ed essere con Lui ventiquattr'ore su
ventiquattro.
20. Miei cari figli, senza la sofferenza, il nostro lavoro sarebbe soltanto una attività sociale, molto encomiabile e d'aiuto, ma non sarebbe l'opera di Gesù Cristo, non una parte della sua redenzione. Gesù volle aiutarci condividendo la nostra vita, la nostra solitudine, la nostra agonia e la nostra morte. Tutte queste cose Egli prese su di sé e le portò con sé in quella notte terribilmente buia; soltanto essendo una cosa sola con noi ci ha riscattati, consentendoci di fare lo stesso; tutta la desolazione dei poveri, non soltanto la loro povertà materiale, ma anche la privazione spirituale devono essere riscattate e noi dobbiamo condividerle.
21. Cristo doveva trattare con le folle che gridavano, che facevano a gomitate, era il loro stesso entusiasmo a manifestarsi cosi ed era fastidioso. Non si preoccupavano molto delle sue esigenze. Nelle loro espressioni di familiarità a volte capitava persino che si dimenticassero di Lui. Tuttavia aveva pazienza con essi, fossero pure aggressivi quanto volevano, alla fine avrebbe usato loro pietà. Non si vergognava dei peccatori, non passava loro accanto senza guardarli e se essi avessero voluto, avrebbero potuto averlo con loro come chiunque altro, per quanto questo gli potesse costare... « Sono venuto » diceva « non per i giusti, ma perché i peccatori si pentano. » Noi, Missionarie della Carità, abbiamo ricevuto la grazia, infatti, di essere chiamate a imitare questo tremendo amante del povero e dell'abbandonato. Proprio come Cristo, abbiamo a che fare con folle immense. Siamo state chiamate ad essere le sue collaboratrici negli slums permettendogli di irradiare la sua vita in noi e attraverso noi in quei quartieri disastrati.
22. Che ognuno di noi possa vedere Gesù Cristo nella persona del povero. Più disgustoso sarà il lavoro o le persone a cui accudire, più grandi saranno la nostra fede, il nostro amore e la gioiosa dedizione che dedichiamo a Nostro Signore, nascosto in questa sofferenza.
23. Più uniti siamo a Dio, più grandi saranno il nostro amore e la prontezza nel servire il povero con tutto il cuore. Molto dipende da questa unione dei cuori. L'amore di Dio Padre per il Figlio e del Figlio per il Padre dà vita allo Spirito Santo Dio. Cosi pure l'amore di Dio per noi e il nostro amore per Dio dovrebbero dar vita a questo libero servizio, donato con tutto il cuore, al povero.
24. Gesù dice: « Qualunque cosa facciate al più piccolo dei vostri fratelli l'avrete fatto a me. Quando accogliete uno di questi piccoli, accogliete me. Se darete un bicchiere d'acqua in mio nome, l'avrete dato a me. » E per essere certi di comprendere quello di cui ci parla, ci dice che nell'ora della nostra morte saremo giudicati soltanto su questo. Avevo fame e mi deste da mangiare. Ero nudo e mi avete vestito. Ero senza casa e mi avete ospitato. Non è fame soltanto di pane, è fame d'amore. Essere nudo non significa soltanto non avere un pezzo di stoffa con cui coprirsi, essere nudo è essere privo della dignità umana ed anche della bella virtù della purezza ed è anche privazione del reciproco rispetto. Essere senza casa non è soltanto essere senza una casa fatta di mattoni; essere senza casa significa anche essere rifiutati, emarginati, non amati.
25. Il papa Paolo VI dice che vocazione significa capacità di prestare attenzione alle voci imploranti nel mondo; voci di anime innocenti che soffrono, che non hanno conforto, guida, amore. Questa richiesta viene soddisfatta dal nostro voto di servizio libero, e compiuto con tutto il cuore nei confronti del povero. Proprio come Cristo è venuto a fare il bene, curando gli infermi, scacciando i demoni, predicando il regno di Dio, anche noi dobbiamo dedicarci interamente alla ricerca del povero, dell'abbandonato, del malato, dell'infermo, dell'agonizzante, sia che si trovi nelle città o nei villaggi, o magari in mezzo alle immondizie; dobbiamo cercare di aver cura di essi, aiutandoli, recandoci a visitarli, e portando loro il messaggio di Cristo, facendo del nostro meglio per condurli a Dio.
26. Non accettiamo la povertà soltanto perché siamo costretti ad essere poveri, ma perché abbiamo scelto di essere poveri per amore di Cristo; poiché, pur essendo ricco, egli si fece povero per amore nostro. Non inganniamo noi stessi.
27. Con il voto di povertà priviamo noi stesse del possesso e del libero uso dei beni temporali. La virtù della povertà provoca la distruzione dell'attaccamento disordinato alle cose di questo mondo. Il voto è il mezzo e la virtù è lo scopo. Il metodo principale per riuscire ad osservare i punti essenziali della povertà è la stretta osservanza della vita comunitaria; cioè, ognuno, compreso la superiore, dovrebbe ritenersi soddisfatta di aver da mangiare e di che vestirsi e delle attrezzature date a tutti eguali, senza il minimo privilegio di spese che non siano veramente necessarie.
28. Dobbiamo fare del nostro meglio per tenere lo sguardo libero e sgombro dalle cose di questo mondo, cosicché il nostro servizio al povero possa diventare un unico, generoso atto d'amore. Fu proprio questo « saper vedere » che rese padre Damien l'apostolo dei lebbrosi, che fece San Vincenzo de' Paoli il padre dei poveri, che fece si che ciascuno di noi abbandonasse ogni cosa per servire i poveri.
29. Al mondo può apparire sciocco che noi godiamo di un cibo frugale, che mostriamo di gustare un umile alimento; che possediamo soltanto tre abiti fatti di stoffa grezza o delle vecchie tonache, che li aggiustiamo e vi mettiamo le toppe, che ne abbiamo grande cura e rifiutiamo di avere qualcosa in più; che godiamo nel camminare con scarpe di qualunque forma e colore; che ci facciamo un bagno con un secchio d'acqua soltanto, in stanzette da bagno minuscole; che sudiamo e traspiriamo ma rifiutiamo di avere un ventilatore; che ce ne andiamo in giro affamate e assetate ma rifiutiamo di mangiare nelle case della gente. Che rifiutiamo radio e grammofoni che potrebbero rilassarci i nervi tormentati dal duro compito di tutto un giorno; che percorriamo grosse distanze sotto la pioggia o sotto il sole cocente dell'estate, o che andiamo in bicicletta, viaggiamo in tram, in seconda classe, o nella terza classe di treni sovraffollati; che dormiamo su letti duri, trascurando i materassi spessi e morbidi che conforterebbero i nostri corpi doloranti dopo tutta una giornata di duro lavoro; che ci inginocchiamo su tappeti ruvidi e logori in cappella, abbandonando quelli più spessi e morbidi; che gioiamo nel giacere nelle corsie comuni in ospedale tra i poveri di Cristo, quando potremmo tranquillamente avere stanze private; che lavoriamo come dei facchini a casa e fuori casa quando potremmo facilmente assumere dei servi e fare soltanto i lavori leggeri; che proviamo piacere nel ripulire i gabinetti e lo sporco della casa dei moribondi e del « Shishu Bhavan », la casa del neonato, come se questi fossero i più bei lavori del mondo, considerandolo un tributo a Dio. Per il mondo noi stiamo sprecando la nostra vita preziosa, seppellendo i nostri talenti. Sì, le nostre vite sono profondamente sprecate se usiamo soltanto la luce della ragione. La nostra vita non ha senso se non guardiamo il Cristo nella sua povertà.
30. Nostro Signore ci offre un efficace esempio: « Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli dell'aria il loro nido dove posarsi, ma il Figlio dell'Uomo non ha dove posare il capo ». Sin dal primo giorno della sua esistenza umana venne cresciuto in una povertà che nessun essere umano fu mai in grado di sperimentare, poiché « pur essendo ricco, si fece povero ». Poiché io sono sua collaboratrice, il suo «altro-Cristo », devo essere allevata e nutrita con questa povertà che Nostro Signore richiede da me.
31. La povertà del nostro Salvatore è anche più gran-de di quella della più povera delle bestie del mondo. « Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli dell'aria i loro nidi, ma il Figlio dell'Uomo non ha dove posare il capo. » E così era veramente. Non aveva una casa sua, né una fissa dimora. I Samaritani lo avevano scacciato ed egli doveva cercarsi un rifugio. Tutto era incerto, cibo e abitazione. Riceveva qualsiasi cosa come elemosina della carità altrui. Tale è infatti la grande povertà... Che commozione si prova quando pensiamo che egli è il Buon Pastore, il Signore del cielo e della terra e quando pensiamo a quello che avrebbe potuto possedere! Ma è proprio questo che rende maestosa la sua povertà, che è una povertà volontaria dettata dall'amore per noi, con l'intento di arricchirci spiritualmente.
Dobbiamo considerarci visitati dalla grazia per cssere stati chiamati a condividere nel nostro piccolo la grande povertà di questo immenso Dio. Ci esalta anche il magnifico vagabondaggio della nostra vita. Il nostro non è un andare a zonzo, ma un coltivare questo vagabondo spirito di abbandono. Non abbiamo nulla su cui far conto, tuttavia viviamo in modo sublime, non disponiamo di nulla su cui camminare, eppure camminiamo senza paura; nulla su cui appoggiarci, ma ci appoggiamo su Dio con fiducia: siamo suoi ed egli è il nostro Padre provvidente.
NONO MESE
1. Vi è tanta sofferenza ovunque! Siate santi e fervorosi, poiché Dio vuol servirsi di voi per dar sollievo a questa sofferenza. Per dimostrare che il Cristo è di natura divina, che è il Messia promesso, il Vangelo veniva predicato ai poveri. La prova che quanto facciamo è opera di Dio è che il Vangelo viene predicato ai poveri. Pregate e ringraziate Iddio per avervi scelti a vivere questo tipo di vita e a compiere questo lavoro.
2. Vocazione, oggi, significa anche comprendere la faticosa ma stupenda missione della Chiesa, ora più che mai impegnata ad insegnare all'uomo la sua vera natura, il suo fine ultimo, il suo destino e a rivelare al fedele le immense risorse della carità di Cristo.
3. Abbracciando la vocazione di Missionarie della Carità, ci poniamo di fronte al mondo come ambasciatrici di pace, predicando il messaggio d'amore, che si è fatto azione e che supera tutte le barriere di nazionalità, di credo, o di paesi.
L'ambasciatore indiano a Roma disse alla gente: « Queste nostre Sorelle in breve tempo hanno fatto di più per avvicinare i nostri due paesi, grazie alla loro influenza ispirata all'amore, che non noi con tutti i nostri mezzi ufficiali ».
4. Siamo state strumenti della predicazione della Parola di Dio ai poveri, ai negletti, alle vittime del dolore, alle persone sole di tutte le nazioni. Per quanto indegne, Dio si è servito di noi per farsi conoscere e amare da questo mondo, che ha dimenticato Dio. Abbiamo il privilegio di entrare proprio nelle case dei fedeli poveri e dimenticati, spingendoli fuori, loro e i loro figli, dai loro giacigli di abbandono e portandoli tutti assieme a lodare Dio in mezzo alla sua chiesa, facendoli partecipare al sacrificio della Messa e a sedersi alla mensa del Signore. Quello che il Vaticano Il ci chiede di fare oggi, noi l'abbiamo cominciato già a fare, con la grazia di Dio, dal momento stesso della fondazione della nostra Congregazione.
5. Rinnoviamo il nostro amore per i poveri, ma sapremo farlo soltanto se saremo fedeli alla povertà di cui abbiamo fatto voto e che abbiamo liberamente scelto.
6. Siccome l'indigenza dei poveri è dovuta al crescente rialzo del costo della vita, cerchiamo di essere più attenti nel rispettare un tenore povero di vita nelle nostre case. Abbiamo dei bisogni quotidiani che i nostri poveri non si possono permettere; rendiamocene conto in modo che anche noi sperimentiamo la privazione negli alimenti, nei vestiti, nell'uso dell'acqua, della luce elettrica e del sapone... tutte cose di cui sovente i nostri poveri mancano. Siccome possiamo avere tutte queste cose facilmente, le usiamo in abbondanza, forse con più spreco che se ci trovassimo nella vita secolare.
7. Il nostro abbigliamento sia dignitoso in modo da non disgustare i laici e spingerli a rifiutare il nostro servizio. Comunque i nostri abiti non devono essere' eleganti né confezionati con bei tessuti. Per motivi di salute o di clima può darsi che ci troviamo ad aumentare i capi di vestiario, ma non dobbiamo disporre di alcunché di superfluo. Comunque, facciamo attenzione a non confondere la mancanza di pulizia, di ordine o di lindore con la povertà. La sporcizia, la trascuratezza nel vestire sono segni di pigrizia e di poca decenza. Non aiutano la salute né la edificazione. San Bernardo era solito dire: « Amo la povertà, non la sporcizia ».
8. Le Sorelle non devono vergognarsi di chiedere l'elemosina di porta in porta se questo è necessario e si facciano mendicanti per i membri poveri del Cristo, che visse Egli stesso di carità durante la sua vita pubblica e che esse servono ora nel malato e nel povero.
9. Dipendiamo unicamente dalla provvidenza divina. Non accettiamo sussidi del governo, non accettiamo donazioni della Chiesa, non accettiamo uno stipendio; abbiamo consacrato le nostre vite per donarci al più povero dei poveri con tutto il cuore, il nostro è un servizio libero e volontario e ci basta la gioia di chi si sente amato. La nostra gente desidera ardentemente di essere amata e noi abbiamo la tenerezza, l'amore di Dio che continuamente ci provoca.
10. Quando Nostro Signore ebbe bisogno delle nostre Sorelle per la sua opera tra i poveri chiese loro,
espressamente, la povertà della croce. Nostro Signore, sulla croce, non possedeva nulla. Era sulla croce che gli era stata data da Pilato. I chiodi e la corona di spine glieli avevano dati i soldati. Quando mori era nudo; croce, chiodi e corona gli erano stati tolti ed Egli era avvolto in un sudano donatogli da un animo compassionevole e venne sepolto in una tomba che non gli apparteneva. Eppure Gesù non avrebbe avuto bisogno di comportarsi a quel modo. Avrebbe potuto morire come un re e poi semplicemente risorgere. Scelse la povertà perché nella sua infinita sapienza e saggezza sapeva che quello era il vero modo di possedere Dio, di conquistare il suo cuore, di portare giù, sulla terra, il suo amore.
11. Una volta che si prova il desiderio di avere del denaro, soppraggiunge il desiderio di possedere anche quello che ci si può procurare col denaro: il superfluo in genere, belle stanze, il lusso sulla tavola, più abiti, ventilatori e così via. Cresceranno anche i nostri bisogni, perché una cosa tira l'altra e il risultato sarà una infinita insoddisfazione. Questo è quanto accade. Se anche vi capitasse di dover avere delle cose, ricordate che i vostri superiori devono poter contare su di voi. In quanto religiosi dovete acquistare le cose più a buon mercato e il vostro buon esempio nel risparmiare terrà alto lo spirito di povertà.
12. A casa, le Sorelle dovranno essere sempre molto occupate sia nei lavori dell'orto che in oggetti di artigianato da vendere, poiché Nostro Signore lavorò per sua madre. Era un vero operaio. Era conosciuto come il figlio del falegname; visse una vita di duro lavoro per quasi vent'anni, senza mai esitare né dubitare della volontà del Padre, anche se era venuto per condurre le anime a Dio. Nel duro lavoro che svolgeva nella bottega del suo padre putativo, mostrò le più grandi doti che un essere umano può avere: l'umiltà, l'obbedienza, la povertà. Sempre si teneva al di sopra delle preoccupazioni materiali, Egli, il padrone di tutto, lavorò non per il lavoro in se stesso, ma per chi lo aveva mandato, per il suo Padre celeste. Le raffigurazioni di San Giuseppe sono tra le più belle che conosciamo.
13. Siccome siamo e intendiamo restare povere con i poveri per amore di Cristo, sacrifichiamo di buon grado il piacere di avere una stanza tutta per noi. Il dormitorio comune è un mezzo per esercitare molte virtù: la povertà, la modestia, la pulizia e l'ordine. Inoltre aiuta ad alimentare lo spirito familiare.
14. « Sia che mangiate o che dormiate fate tutto per la gloria di Dio. » Il Cristo, certamente, non si concesse sontuosi banchetti durante la sua vita. I suoi genitori erano poveri e i poveri non hanno buone cose in tavola. In realtà si trovò sovente ad affrontare una vera mancanza di cibo, come ci insegnano la moltiplicazione dei pani e dei pesci e la spigolatura delle spighe di grano mentre camminava tra i campi. La riflessione su questi esempi dovrebbe essere un ricordo salutare quando in missione o a casa i nostri pasti sono frugali. Se le portate sono buone, ringraziate Dio; se non lo sono, ringraziatelo ancora di più perché vi ha dato l'occasione di imitare il nostro Salvatore nella sua povertà. Va considerato un difetto parlare del cibo o lamentarsi per ciò che ci è stato servito; l'essere occupati in tali pensieri ad ogni modo non è edificante.
15. Un uomo ricco di Delhi, parlando della nostra Congregazione, ebbe a dire: « Quanto è meraviglioso vedere le Sorelle, libere da tutto ciò che è profano... nel ventesimo secolo, quando si ritiene che tutto è sorpassato tranne quello che è di moda ». Attenetevi a questi semplici modi di essere poveri: riparandovi da sole le scarpe, eccetera... amando la povertà come amate vostra madre.
16. Non andate alla ricerca di Dio in terre lontane... Egli non è là. E accanto a voi, è con voi. Tenete sempre la lampada accesa e lo vedrete di continuo. Riempite la lampada di tutte queste piccole stille d'amore e vedrete come è dolce il Signore che amate.
17. Penso che non avrò timore per voi, Fratelli, se saprete intensificare il vostro amore personale per il Cristo. Allora tutto andrà bene. La gente vi passerà accanto senza curarsi di voi, ma questo non vi addolorerà, non vi sentirete offesi. La prima volta che uscirete fuori può darsi che vi getteranno delle pietre; va benissimo. Portatevi sull'altro lato della strada e lasciate che ve le gettino anche da quella parte; quel che importa è che continuiate per la vostra strada, che abbiate afferrato per mano il Cristo e state certi che Lui non vi lascerà.
18. Gesù farà grandi cose con voi, Fratelli, se glielo lascerete fare e se non cercherete di interferire con Lui. Si interferisce nei piani di Dio quando ci si imbatte in qualcuno o in qualcosa che non è adatto a voi. Siate severi con voi stessi e siate molto severi con quel che ricevete dall'esterno. La gente può arrivare qui con splendide idee, con bei progetti, ma tutto ciò che vi allontana dalla realtà di ciò che avete dato a Dio, deve rimanere fuori da voi.
19. Siate fedeli nel piccolo, perché in questo risiede la vostra forza. Per il buon Dio non vi è nulla di piccolo, perché Egli è tanto grande quanto noi siamo piccoli. Ecco perché Egli si curva su di noi e si preoccupa di fare quelle piccole cose per noi e ci offre l'occasione di provare il nostro amore per Lui. Poiché Egli fa tutto questo, anche ciò che è piccolo diventa grande. Dio non può far nulla di piccolo, Egli è l'infinito. Sì, miei cari figli, siate fedeli nelle piccole esperienze d'amore, nelle piccole fedeltà alla Regola, che costruiranno in voi una vita santa, facendovi simili a Cristo.
20. La mia preghiera per tutte le famiglie è che cresciate in santità attraverso questo amore vicendevole. Portate Gesù ovunque andate. Che gli altri vedano in voi soltanto Gesù. Pregate per i vostri figli e pregate che figli e figlie abbiano il coraggio di dire si a Dio e di consacrare le loro vite, totalmente, a Lui. Ci sono tante, tante famiglie che sarebbero così felici se i loro figli dessero le loro vite a Dio. Così, pregate per loro, perché siano capaci di soddisfare il desiderio del loro cuore.
21. Col voto di castità noi diamo il nostro cuore al Signore, al Cristo crocefisso; nei nostri cuori egli tiene il primo posto.
Nel Vangelo leggiamo che Dio è come un amante geloso. Non possiamo avere due padroni, poiché serviremmo uno e odieremmo l'altro.
I voti stessi non sono che dei mezzi per condurre l'anima a Dio, e il voto di castità in particolare è inteso come un mezzo per donare il cuore a Dio. Il cuore è una delle facoltà più nobili e più elevate ma è anche fonte di pericolo. Con il nostro voto consacriamo il cuore a Dio e rinunciamo alle gioie della vita familiare. Sì, noi rinunciamo al dono naturale che Dio ha fatto alle donne di diventare madri in cambio del dono più grande, quello di essere le vergini di Cristo, di diventare madri di anime.
22. Nostro Signore ha un amore veramente speciale per la castità. La sua stessa madre, San Giuseppe e San Giovanni, il discepolo prediletto, si erano tutti votati alla castità. Perché desidero essere casta? Voglio esserlo perché sono la sposa di Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente. Voglio essere casta per l'opera che debbo compiere come cooperatrice del Cristo. La mia castità deve essere così pura da saper trascinare i più impuri al cuore sacratissimo di Gesù.
23. Dobbiamo convincerci che niente adorna di maggior splendore l'animo umano che la virtù della castità e niente lo insozza maggiormente che il vizio opposto. Tuttavia non vi può essere dubbio che la gloria della castità non sta nell'immunità dalla tentazione, ma nella vittoria sopra queste tentazioni.
24. Qualcosa d'interiore e di esteriore aiuta a far vivere la castità: Una certa diffidenza in noi stessi e una fiducia del tutto particolare in Dio e nel cuore sacratissimo di Gesù, che è la fonte e la sorgente di ogni santità. Il costante ricordo della presenza di Dio e lo spirito di preghiera. L'accostarsi frequente alla santa Eucarestia che è il frumento dell'eletto. La mortificazione della carne. La fedele osservanza delle regole della modestia e del tatto e un supremo disprezzo per le amicizie particolari. La vera amicizia è un dono di Dio. L'amicizia sincera è affettuosa e riservata, non è esclusiva e lascia libertà nella scelta degli amici. L'amore al lavoro, anche nella calda stagione.
Schiettezza con il proprio padre superiore e col padre spirituale nelle confessioni.
Grande prudenza, specialmente nel comportamento con l'altro sesso. L'imprudenza ha causato la rovina di molte religiose.
Un amore personale per la Madonna, la Vergine Immacolata. Ella ci guarderà dall'alto e se sbagliamo ci ricorderà che Lei è il rifugio dei peccatori.
25. Quando riusciamo a tenere a mente che al mattino abbiamo tenuto nelle mani un Dio tutto santo, saremo maggiormente pronte a trattenerci da tutto ciò che possa macchiare la nostra purezza. Di qui un profondo rispetto per la nostra persona; un rispetto per gli altri, comportandoci con tutti con normali atti di cortesia, ma astenendoci da sentimentalismi o da affetti disordinati.
26. Dobbiamo avere amore, gentilezza ed eroismo che tocchi il cuore di Dio e porti molte anime al cuore ferito di Gesù. Come debbono essere pure le nostre mani se devono toccare il corpo di Cristo così come il sacerdote lo tocca sotto le apparenze del pane sull'altare! con quanto amore, devozione e fede egli alza l'Ostia Consacrata: dobbiamo avere gli stessi sentimenti quando solleviamo il corpo di un povero malato. Mettiamo lo stesso amore, la stessa fede e devozione nei nostri atti ed egli lo accetterà come se l'avessimo fatto personalmente a lui.
27. Se amiamo Dio con tutta l'anima, se abbiamo per Gesù Cristo un amore che sovrasta ogni cosa, se abbiamo un tenero amore per la Madonna, saremo meno inclini ad essere eccessivamente attaccati alle creature. Perché l'amore per Gesù produca questi effetti, deve essere intenso, generoso e assorbirci intieramente. Dovrà riempirci talmente la mente e il cuore che non concederemo più attenzione agli affetti umani. Se dovessimo trovarci aggrovigliati in affetti disordinati, Gesù che non può tollerare idoli nei nostri cuori ci rimprovererà severamente. Egli stesso proteggerà con gelosa cura i cuori di coloro che si sono donati a Lui.
28. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di pregare per conoscere la volontà di Dio, per avere l'amore che ci insegna ad accettare la volontà di Dio, per come fare la volontà di Dio.
29. Questo fare la volontà di Dio è obbedienza. Gesù venne a fare la volontà del Padre suo e la fece sino alla morte, alla morte in croce. « Si faccia di me secondo la tua parola », fu la risposta che Maria ha fatto anche a nome nostro quando abbiamo scelto di diventare Missionarie della Carità. Il modo più sicuro per giungere a una vera santità e al compimento della nostra missione di pace, di amore e di gioia è la via dell'obbedienza.
30. Fedeltà nelle piccole cose, non per interesse personale - questa sarebbe l'opera di menti meschine - ma per uno scopo più grande, che è fare la volontà di Dio, che devo rispettare anche nelle piccole cose. Sant'Agostino dice: « Le piccole cose sono poca cosa effettivamente, ma l'essere fedeli nel poco è importante». Non è, infatti, Nostro Signore altrettanto presente in una piccola ostia come in una grande? La più piccola delle regole contiene la volontà del Signore quanto i grandi impegni della vita.
DECIMO MESE
1. Siccome la nostra Congregazione va crescendo, naturalmente vi è il pericolo che vada diminuendo quel bello spirito familiare. E compito di ciascuno di noi proteggerlo e far sì che la vita d'amore e di unità, di umiltà e di servizio, vivano e portino molti frutti in ognuno di noi e nelle persone che serviamo. Allo scopo di proteggere lo spirito d'amore di questa famiglia e l'unione nella vita spirituale, dobbiamo essere in grado di edificarci vicendevolmente e attraverso il buon esempio di una vita di preghiera e di unione con Dio, incoraggiarci e aiutarci l'un l'altro a restare fedeli alla nostra vocazione.
2. Egli mi ha amato veramente sino alla morte. So io amare Gesù sino a dare la mia vita? Come posso amare Gesù che non vedo se non so amare mia Sorella o mio Fratello... o il povero, che vedo? Se non ne sono capace, San Giovanni dice: « Sei un bugiardo ».
3. Il bel nome di « sorella », costituisce un altro forte legame per i membri della stessa famiglia. La sacralità ditale nome è così grande che il re Salomone, nel suo Cantico dei Cantici, chiama l'anima con questo dolce appellativo.
4. Nel povero e nelle nostre Sorelle e Fratelli, c'è Gesù, e quindi noi siamo ventiquattr'ore su ventiquattro alla sua presenza. Per questo siamo dei contemplativi anche in mezzo al mondo. Magari sapessimo imparare come trasformare in preghiera il nostro lavoro, compiendolo assieme a Gesù, per Gesù, dedicato a Gesù, per la gloria del suo nome e per il bene delle anime!
5. Se a volte avessimo la sensazione che il Maestro è lontano, chiediamoci se forse non sarà perché io mi sono tenuta lontana da una mia Sorella? Ecco una cosa che ci garantisce il paradiso: tutti quegli atti di carità e di gentilezza con cui abbiamo riempito le nostre vite. Non sapremo mai quanto bene possa proprio fare anche un sorriso solamente. Raccontiamo alla gente quanto Dio sia buono, misericordioso e comprensivo... e noi ne siamo la prova vivente? Possono essi scorgere veramente questa bontà, questa misericordia, questa comprensione, viva in noi?
6. La santità cresce così in fretta dove c'è la bontà! Non ho mai sentito dire di anime buone che vadano fuori strada. Il mondo è perduto per mancanza di dolcezza e di bontà. Nelle case religiose questa mancanza di gentilezza e di bontà sono in grande pericolo, poiché è sopravvenuta una tal abitudine l'uno dell'altro, che alcuni pensano di essere liberi e di dire qualsiasi cosa a chiunque, in ogni occasione. E si attendono che le altre Sorelle sopportino questa mancanza di gentilezza. Perché non cercare di mettere un freno alla vostra lingua? Voi sapete quello che siete in grado di fare ma non potete sapere quello che l'altro è capace di sopportare. Perché allora non dare prima di tutto a voi stessi l'occasione di essere santi? La vostra santità sarà di grandissimo aiuto alle vostre sorelle in misura maggiore dell'occasione che date ad esse di sopportare la vostra scortesia?
7. Se non avete amore l'uno per l'altro, allora come potete amare il Cristo? Come potranno gli altri vedere Gesù in voi? Ecco perché, per vedere Gesù, ci occorre un cuore puro. Amatevi l'un l'altro. Ecco quanto Gesù è venuto ad insegnarci. Tutto il Vangelo è molto semplice. Mi ami? Obbedisci ai miei comandamenti. Egli gira e rigira l'argomento per giungere a dire una cosa: amatevi l'un l'altro. Vuole che noi siamo veramente molto amorevoli. Perciò, date col cuore.
8. Che le vostre azioni siano fatte con animo gentile. Non pensate di essere gli unici a saper compiere un lavoro efficace, un'opera che meriti di essere mostrata. Questo vi rende dure nel giudicare le altre Sorelle che non hanno gli stessi talenti. Dio chiederà a quella Sorella unicamente quello che egli le ha dato e non quello che ha dato a voi; quindi perché interferire nel piano di Dio? Sue sono tutte le cose ed Egli dà ad ognuno nella misura che giudica giusta. Tu fai del tuo meglio e cerca di pensare che le altre fanno anch'esse del loro meglio, secondo il disegno di Dio. Può darsi che il loro meglio sia un fallimento totale... a te che importa? Pensa a seguire la strada che Lui ha scelto per te. E anche per gli altri lascia che sia Lui a scegliere.
9. Un amore intenso non misura, dà e basta. Per essere un apostolo del Sacro Cuore, uno deve bruciare d'amore, di un vivo amore per le Sorelle. Se volete la pace, non potete dire quello che vi pare e piace, la prima parola che vi salta in mente.
10. Il saper pensare al prossimo è il fondamento di una grande santità. Se imparate quest'arte di saper essere sensibili, diverrete sempre più uguali a Cristo, poiché il suo cuore era mite ed Egli pensava sempre agli altri. Gesù « andava facendo il bene ». La Madonna alle nozze di Cana non fece altro che preoccuparsi degli altri che si trovavano nel bisogno, mettendone al corrente Gesù. La sensibilità di Maria, di Gesù e di Giuseppe ai bisogni degli altri fu talmente grande che rese Nazaret la dimora del Dio Altissimo. Se anche noi avremo questo genere di sensibilità reciproca, le nostre comunità diventeranno veramente la dimora del Dio Altissimo.
11. Come diventeranno belle le nostre famiglie dove albergherà questa totale sensibilità verso i bisogni l'uno dell'altro! Il mezzo più rapido e più sicuro è la lingua: usatela per il bene degli altri. Quando si ha il cuore che straripa d'amore, la bocca lo esprime. Se il vostro cuore è pieno d'amore, parlerete d'amore.
12. Siate sinceri nei vostri rapporti vicendevoli e abbiate il coraggio di accettarvi l'un l'altro come siete. Non siate sorpresi o preoccupati per un fallimento reciproco; vedete piuttosto di scoprire quel che c'è di buono in ognuno, poiché ciascuno di noi è fatto a immagine di Dio. Gesù l'ha detto così bene: « Io sono la vite e voi i tralci ». Proviamo a vedere e ad accettare ogni Fratello e ogni Sorella come un tralcio del Cristo, che è la vite. Quella linfa vitale che scorre dalla vite attraverso ciascun tralcio è sempre la medesima.
13. In breve, siate un vero tralcio della vite, che è Gesù. I mezzi più sicuri per attuare tutto ciò saranno quelli di approfondire il nostro amore vicendevole: conoscendo ciò che è più gradito all'altro; percependo il bisogno dell'altro; apprezzando e conoscendo le qualità e i lati positivi l'uno dell'altro.
14. « Se qualcuno mi ama, ascolterà la mia Parola. «Vi do un comandamento nuovo: amatevi l'un l'altro come io ho amato voi.» «Mio padre lo amerà e noi verremo da Lui e porremo la nostra dimora in lui.
Amandoci l'un l'altro attraverso le nostre opere favoriremo una crescita della grazia e una crescita nell'amore divino. Siccome l'amore di Gesù è il nostro amore vicendevole, noi potremo amare come Egli ama, ed Egli manifesterà se stesso attraverso noi, fra noi e al mondo intero. Da questo amore che avrete tra di voi conosceranno che siete suoi.
15. Queste parole di Gesù: « Amatevi l'un l'altro, come io vi ho amato », dovrebbero essere per noi non soltanto una luce, ma dovrebbero essere una fiamma che brucia quell'egoismo che impedisce la crescita nella santità. Gesù « ci amò sino alla fine », sino al confine estremo dell'amore: la croce. Questo amore deve venire dall'interno, dalla nostra unione con il Cristo. Deve essere una manifestazione del nostro amore per Dio, superiora e Sorelle in una unica famiglia, una famiglia con un Padre comune, che è in cielo. Amare per noi deve riuscire naturale come il vive-re e il respirare, un giorno dopo l'altro sino alla nostra morte.
16. L'amore comincia in famiglia, proprio all'interno della nostra comunità. Non possiamo amare il mondo esterno se non amiamo i nostri Fratelli e le nostre Sorelle all'interno della Congregazione. Perciò dico che ci occorre un cuore veramente puro per essere capaci di vedere Dio. Quando vediamo Dio l'uno nell'altro, possiamo dire di amarci vicendevolmente come Egli ci ama. Questo è quanto Gesù è venuto ad insegnarci: che Dio ci ama e che vuole che ci amiamo tra di noi con quel suo stesso amore.
17. Santa Teresa del Bambin Gesù disse: « Quando penso e attuo con carità, sento che, è Gesù che opera attraverso me. Più sono strettamente unita a Lui, più amo tutti gli altri abitanti del Carmelo ». Per capire queste cose e per metterle in pratica abbiamo bisogno di pregare molto, il che ci unisce a Dio e si ripercuote continuamente sugli altri. Le nostre opere di carità non sono nient'altro che uno straripamento del nostro amore per Dio éhe è dentro di noi. Per cui, chi è più unito a Lui ama al massimo il suo prossimo.
18. Come è bello vedere che l'amore vicendevole è una realtà vivente! Le giovani Sorelle hanno un profondo amore e rispetto per le Sorelle più anziane. Le Sorelle più anziane trattano le Sorelle più giovani con rispetto e amore, poiché esse, come voi, appartengono a Gesù. Egli ha scelto ciascuno di voi per se stesso, perché siate il suo amore e la sua luce nel mondo. Il modo più semplice per diventare questa luce è di essere gentili e amorevoli, sensibili e sincere tra di voi: « Da questo conosceranno che siete miei discepoli».
19. Cerchiamo di comprendere la tenerezza dell'amore di Dio. Poiché egli dice nelle Scritture: « Anche se una madre dimenticasse il proprio figlio, io non vi dimenticherò. Vi ho scolpito nel palmo della mia mano ». Quando ti senti sola, quando ti senti rifiutata, quando ti senti malata e dimenticata, ricorda che sei un bene prezioso per Lui. Egli ti ama. E allora dimostra anche tu quell'amore vicendevole, poiché è tutto quello che Gesù è venuto a insegnarci.
20. Chiediamo alla Madonna e a San Giuseppe di fare delle nostre comunità quello che essi hanno fatto di Nazaret per Gesù. Non dobbiamo aver paura. Gesù ha detto: « Non temete, io sono con voi » e « Amatevi come io ho amato voi »... da questo sapranno che appartenete a Gesù. L'amore non vive di parole, né lo si può esprimere a parole, intendo dire che quell'amore che lo serve e viene da Lui e che trova Lui, tocca Lui, lo serve e lo ama negli altri. Tale amore è vero, ardente, puro, libero da timori e da dubbi. Non c'è amore più grande dell'amore che il Cristo stesso ci ha mostrato. Ecco perché vi chiedo di amarvi tra voi come Cristo ci ha amato. Come il Padre ha amato Lui, Egli ha amato noi e ci ama ancora. Ci ha chiamato per nome; siamo un bene prezioso per Lui.
21. Persone di qualunque nazionalità sono ben accette nella nostra Congregazione poiché in questa come pure in qualunque altra scelta vogliamo esseri veri figli della nostra Santa Madre Chiesa. I nazionalismi non hanno senso con le regole della nostra costituzione e ci renderebbero infedeli allo spirito della nostra vocazione. Per cui non dovremmo mai avere una opinione sfavorevole di quella gente che appartiene ad altra nazione che non è la nostra, poiché questo denuncerebbe una grande mancanza di carità.
22. San Clemente riferiva di aver udito da San Pietro che Nostro Signore era solito sorvegliare da vicino, come una madre i propri figli, i suoi discepoli mentre dormivano, per servirli in qualsiasi loro piccolo bisogno.
Tale è la catena che ci unisce e ci lega, il vecchio al giovane - una catena d'oro - mille volte più salda del vincolo della carne e del sangue, dell'interesse e dell'amicizia, perché questi consentono di vedere i difetti del corpo e i vizi dell'anima, mentre la carità tutto copre, tutto nasconde, per offrire esclusivamente all'ammirazione e all'amore l'opera delle mani di Dio, il prezzo del sangue di Gesù Cristo e il capolavoro dello Spirito Santo.
23. Non dobbiamo temere di proclamare l'amore di Cristo e di amare come Egli ha amato. Nel lavoro che dobbiamo compiere - non importa quanto piccolo o umile sia - metteteci l'amore di Cristo. Non abbiate paura di mantenere il vostro cuore puro e indiviso e di irradiare la gioia di essere la sposa del Cristo crocefisso. Non temete di abbassarvi col Cristo e di assoggettarvi a coloro che esercitano autorità dall'alto e che perciò esigono obbedienza sino alla morte. Sii felice che ancora una volta Cristo stia camminando per il mondo tramite te, e tramite te vada facendo del bene.
24. La regola più importante di una famiglia ben organizzata, di una famiglia fondata sull'amore e sull'unione, è che i figli dimostrino fiducia illimitata e obbedienza ai propri genitori. Gesù mise in pratica questo per trent'anni a Nazaret, poiché non abbiamo udito niente di lui salvo che « era loro sottomesso », cioè faceva ciò che gli veniva detto.
25. Se la nostra obbedienza è pronta, semplice, cieca e gioiosa è anche la prova migliore della nostra fede. Se Dio ama chi dona gioiosamente, quanto più amerà chi obbedisce gioiosamente! Dobbiamo ubbidire come ha obbedito il Cristo... fino alla morte, alla morte in croce. Egli vedeva la volontà del Padre in ogni cosa e in ognuno, così da poter dire: « Faccio le cose che sono a lui gradite». Obbedì a Caifa e a Pilato, poiché la loro autorità era conferita a essi dall'alto: a loro si sottomise con spirito d'ubbidienza e con dignità. Non badò ai limiti umani di Caifa e Pilato, ma teneva fisso lo sguardo sul Padre per amore del quale si sottomise ad essi. Obbediamo alla maniera di Gesù e le nostre vite saranno gradite a Dio che dirà: « Questo è il mio figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto ».
26. Una obbedienza vissuta bene ci libera dall'egoismo e dall'orgoglio e ci aiuta così a trovare Dio e in Lui l'umanità intera. L'obbedienza è una grazia speciale, che genera infallibilmente pace, gioia interiore e una salda unione con Dio.
27. L'obbedienza trasforma le piccole cose e le occupazioni di tutti i giorni in atti di viva fede e la fede in un atto di amore e l'amore tradotto in azione è servizio al Dio amante. L'obbedienza vissuta con gioia crea una consapevolezza vivente della presenza di Dio cosicché quella fedeltà agli atti di obbedienza, come la campanella, la precisione nell'orario o i pasti, che sono i frutti di una obbedienza costante, pronta, gioiosa, completa, divengono le gocce d'olio che tengono accesa la luce di Gesù nella nostra vita.
28. Se vogliamo davvero progredire nella santità attraverso l'obbedienza, rivolgiamoci costantemente alla Madonna, perché ci insegni come obbedire, e a Gesù che fu obbediente sino alla morte: Egli, pur essendo Dio, « andò e fu ad essi sottomesso ».
29. Questo completo abbandono di se stessi a Dio assicura a noi il suo costante aiuto, poiché, obbedendo, facciamo sempre la sua santissima volontà e otteniamo di conseguenza la liberazione dai dubbi, dalle ansietà e dagli scrupoli.
30. Quando obbediamo siamo infallibili. Domandate allo Spirito Santo questa grazia soltanto. Solo Gesù, nel Santissimo Sacramento, Gesù sulla croce, può insegnarci l'obbedienza, con la realtà del suo stesso esempio.
31. Un certo sacerdote amava i cinesi e voleva fare qualcosa per essi. In quest'opera s'impegnò talmente che sembrava persino che i suoi occhi fossero diventati a mandorla come quelli dei cinesi. Se vivo costantemente in compagnia di Gesù finirò per assomigliargli e fare come Lui. Niente è più gradito a Dio della nostra obbedienza. Amiamo dunque Dio non per quello che dà, ma per quello che si degna di prendere da noi. I nostri piccoli atti d'obbedienza ci danno l'occasione di provargli il nostro amore.
UNDICESIMO MESE
1. Come Gesù nella sua Incarnazione divenne uno di noi in ogni cosa salvo che nel peccato, così anche noi quando siamo stati mandati come Fratelli contemplativi in nuovi paesi o in nuovi stati all'interno dello stesso paese, in vero spirito di missionarietà:
- saremo distaccati dalla nostra terra d'origine, dalla nostra cultura e lingua;
- impareremo ad amare la nuova terra e i suoi abitanti, apprenderemo la loro lingua, c'informeremo sulla loro storia, cultura e convinzioni religiose;
- rispetteremo le loro abitudini e i loro costumi e tuttavia, in quanto membri di una famiglia religiosa internazionale, manterremo la libertà di usare ciò che è sacro, bello, e necessario dalle culture di qualsiasi popolo e nazione nell'intera famiglia di Dio, adottando, tuttavia, in modo particolare, la cultura, gli usi e le consuetudini di Gesù Cristo e dei suoi santi che non passeranno mai di moda e che contengono il meglio di tutte le culture di tutto quanto il mondo.
2. Se entriamo a far parte di una Comunità fuori del nostro paese o veniamo mandati in missione, accetteremo liberamente la nostra destinazione, felici di soffrire e morire con la gente, se occorrerà, e pronti a restare in quel luogo finché l'obbedienza non ci farà tornar via.
Nell'adattarci al modello di vita della gente fra cui stiamo, sacrificheremo ciò che non è strettamente necessario alla nostra vita, tenendo presente che siamo in rapporto non solamente coi poveri di quel paese ma con i poveri di tutto il mondo.
3. L'abbandono totale... Per noi, la vita contemplativa significa anche una risposta ardente e gioiosa alla sua richiesta di una unione piu intima con Lui mediante:
- un abbandonarsi completamente nelle sue mani;
- un cedere totalmente ad ogni suo gesto d'amore, dandogli libertà suprema sopra di noi, perché Egli possa esprimere il suo amore come più gli piace, senza tener conto di noi stessi;
- un bramare con ardente desiderio tutto il sacrificio e la gioia insite in quell'unione.
Ciò significa anche:
- essere prigioniero volontario del suo amore, vittima volontaria del suo amore ferito, olocausto vivente e
- anche se ci taglia a pezzi, saper gridare: « Ogni brandello è tuo ».
4. Una fede amante significa per la nostra vita contemplativa:
- una confidenza assoluta, incondizionata e incrollabile in Dio, nostro Padre amorevole, anche quando pare che tutto stia fallendo;
- un guardare a Lui solo come nostro aiuto e protettore;
- uno smettere di dubitare e di essere scoraggiati, gettando tutte le nostre preoccupazioni e i nostri affanni sul Signore e camminando con ~n senso di completa libertà;
- essere coraggiosi e assolutamente senza paure di fronte agli ostacoli, ben sapendo che niente è impossibile a Dio e
- un fare totalmente assegnamento sul nostro Padre celeste, mossi da quello spontaneo abbandono, tipico dei bambini, interamente persuasi della nostra assoluta nullità, ma confidando sino ad apparirne sconsiderati, nella sua bontà paterna, animati da coraggiosa confidenza.
5. La letizia è proprio il frutto dello Spirito Santo e un chiaro segno che esso regna dentro di noi. Gesù condivise la propria gioia con i Suoi discepoli: « Che la mia gioia sia in voi e che la vostra gioia sia piena (Gv. 15,11). La nostra gioia è un frutto della generosità, assenza di egoismo e stretta unione con Dio; poiché concede il massimo colui che dona con gioia e Dio ama un lieto donatore.
6. Ce ne andremo volontariamente in città e villaggi, per tutto il mondo, anche nei quartieri più squallidi e pericolosi, con Maria, la Madre Immacolata di Gesù, alla ricerca dei più poveri spiritualmente, sorretti dal tenero affetto dì Dio e proclamando ad essi la buona novella della salvezza e della speranza, cantando con loro le sue canzoni, portando loro il Suo amore, la sua pace e la sua gioia.
7. Chiameremo i peccatori alla conversione e li porteremo a Dio con il nostro personale interessamento nei loro confronti, proclameremo con loro la misericordia di Dio, e quando sarà necessario ricorderemo loro anche la giustizia di Dio e gli indicheremo la via della salvezza mediante lo spirito di abnegazione e la croce; li condurremo a un completo cambiamento delle attitudini e del cuore, mediante la fede nel nome di Gesù e vivendo il suo messaggio di amore per il Padre e per il prossimo.
8. Istruiremo gli ignoranti con la forza dell'esempio delle nostre vite, vissute interamente in e con Gesù Cristo Nostro Signore, diventando testimoni della verità del Vangelo con una tenace devozione personale, e un amore ardente a Cristo e alla sua Chiesa ed anche con la proclamazione verbale della Parola di Dio, senza timore, apertamente e chiaramente, secondo l'insegnamento della Chiesa, ovunque se ne presenti l'opportunità.
9. Consiglieremo i dubbiosi ascoltandoli attentamente, con amore, devotamente e poi annunciando loro la verità di Dio, con fermezza, gentilmente e con amore.
Sosterremo coloro che sono tentati con la nostra preghiera, le nostre mortificazioni e un amore comprensivo; quando poi se ne offrirà l'occasione, anche con parole di luce e di incoraggiamento.
Daremo la nostra amicizia a chi è senza amici, conforteremo gli ammalati e chi soffre con un amore vero e mostrando loro la nostra personale partecipazione, identificandoci con essi nel loro dolore e sofferenza e pregando con essi perché Dio li conforti e li guarisca e incoraggiandoli a offrire le loro sofferenze al Signore per la salvezza del mondo intero.
10 Sopporteremo pazientemente le offese non opponendoci ai malvagi... se qualcuno ci colpirà sulla guancia destra offriamogli anche la sinistra; se qualcuno ci prende qualcosa, non cerchiamo di riprenderla.
Perdoneremo le ingiurie, non desiderando vendetta, ma restituendo bene per male, amando i nostri nemici, e pregando per coloro che ci perseguitano e benedicendo coloro che ci maledicono.
Porteremo il dono della preghiera dentro le vite di quelli che spiritualmente sono i più poveri, pregando con loro e per loro e facendo sperimentare ad essi, personalmente, la preghiera e la realtà della promessa di Gesù: « Chiedete e vi sarà dato. Qualunque cosa chiediate in nome mio ve la concederò ».
11. L'umiltà è verità; perciò, in tutta sincerità dobbiamo essere capaci di levare lo sguardo e dire: «Posso compiere tutte queste cose in Lui che mi dà la forza ». Grazie a tale affermazione di San Paolo, dovete nutrire una certa fiducia nel compiere la vostra opera
- o meglio, l'opera di Dio - bene, efficacemente, anche perfettamente, con Gesù e per Gesù. Convincetevi che da soli non potete fare nulla, che non possedete nulla eccetto il peccato, la fragilità e la miseria: che tutti i doni della natura e della grazia che avete, li avete per merito di Dio.
12. L'aspetto missionario della nostra chiamata alla contemplazione troverà la sua espressione nel recarci con sollecitudine dallo spiritualmente più povero tra i poveri;
- personalmente, per proclamare la pace, la gioia e l'amore di Dio in qualunque luogo siamo mandati, come pure in spirito, in ogni parte dell'immenso creato di Dio, dal pianeta più lontano sino agli abissi del mare, dalla cappella del convento più isolato sino alla chiesa più abbandonata, da una clinica per l'aborto di una città sino alla cella di una prigione in un'altra, dalla Sorgente di un fiume in un continente alla grotta di una montagna solitaria in un altro, e anche dentro il paradiso e fino alla porta dell'inferno, pregando con e per ciascun essere creato da Dio perché venga salvato e santificato ciascuno per cui è stato sparso il sangue del Figlio di Dio.
13. L'aspetto contemplativo della nostra vocazione missionaria ci fa radunare assieme tutto l'universo per portarlo nel mezzo del nostro cuore, dove risiede Colui che è la fonte e il Signore del creato, mantenendoci in comunione con Lui, bevendo alla sorgente stessa la calma profonda e la quiete interiore e la freschezza di Dio, lasciando che l'acqua pura della grazia divina scorra copiosamente e incessantemente dall'origine su tutta la creazione.
14. L'aspetto universale della nostra vita di contemplazione ci fa pregare e contemplare con ogni cosa e per ogni cosa, specialmente con gli spiritualmente più poveri tra i poveri di tutto quanto il mondo.
15. L'aspetto di semplicità della nostra vita di contemplazione ci fa vedere il volto di Dio in ogni cosa e in ognuno, ovunque e sempre. Ci fa vedere la sua mano in tutti gli avvenimenti e ci fa fare tutto quel che facciamo... sia che pensiamo, studiamo, lavoriamo, parliamo, mangiamo o ci riposiamo... in Gesù, con Gesù, per Gesù e a Gesù, sotto lo sguardo amoroso del Padre, essendo totalmente a sua disposizione, qualunque sia la forma in cui egli scelga di venire a noi.
16. Non dobbiamo sprecare il nostro tempo alla ricerca di esperienze straordinarie nella nostra vita di contemplazione, ma vivere di pura fede, attenti e pronti alla sua venuta, compiendo i nostri doveri giorno dopo giorno con straordinario amore e devozione.
17. La nostra contemplazione è gioia pura, nella consapevolezza della presenza del Signore. ~ puro silenzio, mentre sperimentiamo la sua pienezza. La contemplazione è la nostra vita. Non è tanto un modo di fare quanto un modo di essere. ~ il possesso del nostro spirito da parte dello Spirito Santo che alita in noi la pienezza di Dio e che ci manda incontro a tutto il creato come suo personale messaggio d'amore.
18. La nostra vita di contemplazione è semplicemente: un realizzare la costante presenza di Dio e il suo tenero amore per noi anche nelle piccolissime cose della vita e un essere costantemente a sua disposizione, amandolo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta l'anima e con tutte le forze, senza guardare in quale forma Egli si presenta a noi.
Siamo chiamati a restare immersi nella contemplazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che si amano vicendevolmente e amano noi, manifestandolo nelle grandi meraviglie della creazione, della redenzione e della santificazione.
19. Non dobbiamo fare troppo affidamento sui libri scritti dagli uomini per imparare la contemplazione, bensì porci dinanzi a Gesù e domandargli di mandarci il suo Spirito perché ci insegni come contemplare.
20. La formazione non ci verrà data tanto dalle parole, ma dall'esempio vivente di coloro che di essa si occupano, come pure di ciascuno nella comunità, e verrà anche dalla preghiera, dal sacrificio e dalla vera, personale sollecitudine per coloro che stanno preparando, nelle loro vite, la via per il Signore.
21. Gesù che contempla dentro di noi è anche la roccia della nostra contemplazione, la foresta della nostra meditazione, il deserto della solitudine, il nostro eremo, la grotta nella quale rimaniamo profondamente immersi nella contemplazione di Dio, in comunione con tutti i nostri Fratelli e le nostre Sorelle.
22. Trascorreremo due ore al giorno, all'alba e al tramonto, in adorazione di Gesù, esposto nel Santissimo Sacramento. Le nostre ore di adorazione saranno ore speciali di riparazione per il male della società e di intercessione per i bisogni di tutto il mondo, esponendo l'umanità malata per il peccato e sofferente ai raggi che risanano, che sostengono, che trasformano, emananti da Gesù, nell'Eucarestia.
23. I contemplativi e gli asceti di tutte le epoche e di tutte le religioni hanno cercato Dio nel silenzio, nella solitudine del deserto, della foresta, dei monti. Gesù stesso trascorse quaranta giorni nel deserto e lunghe ore in comunione con il Padre, nel silenzio della notte sulle montagne.
24. Anche noi siamo chiamati a ritirarci, a intervalli, in un silenzio più profondo e in solitudine con Dio, assieme alla comunità come pure privatamente, per essere soli con Lui, non con i nostri libri, i nostri pensieri ed i ricordi, ma strappati completamente da ogni cosa, per abitare amorevolmente con la sua presenza: silenziosi, svuotati, in attesa, immobili.
25. Il sacramento della penitenza è un atto dell'amore perfetto di Dio, verso l'uomo e l'intero universo. Essa cerca di riconciliare l'uomo con Dio, l'uomo con l'uomo e l'uomo con la creazione di Dio, operando l'unità in Gesù, con Gesù e attraverso Gesù di tutto ciò che era stato distrutto dal peccato. E per noi una gioiosa identificazione col Cristo crocefisso; è una fame di perdersi in Lui, cosicché nulla rimanga di noi, ma Lui solo nella sua gloria radiosa che trascina tutti gli uomini al Padre. « Se il chicco di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, porta molto frutto» (Cv. 12, 24).
26. Proprio come un rigido inverno apre la strada alla primavera, la penitenza ci prepara alla santità di Dio, riempiendoci della sua visione e del suo amore. Ci rende sempre più mondi dal peccato e ci pone in sintonia con l'opera dello Spirito che vive in noi, ponendo tutto il nostro essere sotto la potente influenza di Gesù. Ci immerge nella profonda contemplazione di Dio.
27. « Noi siamo tenuti in esilio dalla presenza del Signore fino a che siamo dentro questo corpo e bramiamo ancora le cose di questo mondo » (San Francesco d'Assisi). Non è possibile alcuna contemplazione senza ascetismo e senza sacrificio di se~. « La strada verso Dio richiede una sola cosa indispensabile: una sincera negazione di sé, esteriore e interiore, attraverso l'abbandono di sé, sia nel soffrire per il Cristo che nell'annullarsi in tutte le cose » (San Giovanni della Croce).
28. Adotteremo particolari gesti e atteggiamenti di preghiera servendocene significativamente per meglio esprimere la nostra devozione. Perciò
- useremo l'acqua santa come un segno di purificazione interiore e di benedizione di Dio;
- faremo il segno della croce accuratamente come un segno di completa appartenenza al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, scelti e messi da parte per la contemplazione e l'amore, sigillati ai poteri della carne, del mondo e del diavolo;
- terremo le nostre mani giunte in preghiera come un segno di profondo rispetto e adorazione di Dio;
- ci inginocchieremo con devozione, come un segno di adorazione, di supplica, di intercessione, di umiltà e di penitenza;
- pregheremo stando in piedi, eretti, nella preghiera liturgica, come un segno della partecipazione comunitaria del popolo di Dio nella adorazione pubblica della Chiesa - la Chiesa pellegrina verso il Padre - come segno pure della nostra liberazione e resurrezione in Cristo, e del nostro rispetto, della nostra vigilanza e disponibilità in ogni cosa;
- pregheremo stando seduti con grande concentrazione significando la nostra capacità di ascolto, di docilità, di intimità, di contemplazione e di amorevole fiducia;
- ci prostreremo profondamente nell'adorazione come simbolo di un totale abbandono.
29. Faremo del nostro meglio per introdurre e incoraggiare la preghiera personale e familiare, la meditazione e la lettura spirituale, partecipando la Parola di Dio, nelle Scritture, fra di noi e, se è possibile, in ogni casa che visitiamo.
30. Rinunciamo deliberatamente a tutti i desideri di vedere il frutto della nostra fatica, facendo tutto quel che possiamo e come meglio ne siamo capaci, lasciando il resto nelle mani di Dio.
DODICESIMO MESE
1. Vi sono tre segni che denunciano una vera umiltà; vediamo di possederli:
1. Deferenza, rispetto e obbedienza verso i superiori.
2 Accettazione gioiosa di tutte le umiliazioni.
3. Carità verso gli altri, in particolare verso i più poveri e umili.
2. Come potrò diventare umile? Con le umiliazioni che mi verranno, accettandomi come sono e rallegrandomi della mia debolezza. Per natura non possono piacerci queste cose, ma la fiducia in Dio può fare tutto. Dio ha bisogno del vostro vuoto e della vostra modestia e non della vostra ricchezza. Una Sorella fervorosa è conscia della propria debolezza e cerca di essere felice quando gli altri la constatano.
3. Questi sono i modi con cui possiamo mettere in pratica l'umiltà: parlando il meno possibile di noi stessi; rifiutando di immischiarci negli affari degli altri; bandendo la curiosità; accettando allegramente le opposizioni e le correzioni; passando sopra agli errori altrui; accettando insulti e offese; accettando di venir trascurati, dimenticati e non amati; non cercando di essere particolarmente prediletti e ammirati; rispondendo con gentilezza anche se provocati; non calpestando mai la dignità di nessuno; cedendo alla discussione, anche se si ha ragione; scegliendo sempre ciò che è più duro.
4. Non dimentichiamo che noi dobbiamo umiltà a Dio oltre a un profondo rispetto per Lui, e che questa nostra umiltà non è soltanto una imitazione di Cristo ma anche un modo perfetto di donarsi a Gesù, poiché, quando siamo capaci di accettare con gioia tutte queste umiliazioni, il nostro amore per Gesù diventa molto intimo e molto ardente.
5. Non è umiltà invece:
il bisogno, quando si viene umiliati e corretti, di cercar sempre di giustificarsi;
il rifiutare di riconoscere i propri sbagli, facendo ricorso anche alla slealtà;
lo scaricare il biasimo su qualcuno;
il nutrire l'ambizione di venire lodati;
il bramare qualche incarico per comandare.
6. Se sarete umili, niente vi toccherà, né lodi né ignominie, perché vi conoscete. Se venite biasimati, non vi sentirete scoraggiati; se qualcuno vi dirà santo non vi metterete su un piedistallo. Se siete santo, ringraziate Dio; se siete peccatore, non rimanete tale. Cristo ci dice di mirare molto in alto, non di essere come Abramo o come Davide o qualche altro santo, ma di essere come il Padre celeste.
7. Il tempo dell'Avvento è come il tempo di primavera nella natura, quando ogni cosa si rinnova ed è così fresca e rigogliosa. L'Avvento dovrebbe compiere questo in noi... rinnovarci e renderci rigogliosi, capaci di ricevere Cristo in qualunque forma venga a noi. A Natale viene come un bambino, piccolo, indifeso, cosi bisognoso di sua madre e di tutto quello che l'amore di una madre può dare. Fu l'umiltà di sua madre che la rese capace di essere la serva del Cristo... il Dio da Dio, Dio vero da Dio vero. Guardiamo e tocchiamo la grandezza che ricolma la profondità della loro umiltà. Non possiamo fare meglio di Gesù e di Maria. Se veramente vogliamo che Dio ci riempia, dobbiamo svuotare noi stessi, attraverso l'umiltà, di tutto l'egoismo che è dentro di noi.
8. Chiediamo alla Madonna di rendere « miti e umili » i nostri cuori come fu quello di suo Figlio. Fu dentro di lei e da lei che venne formato il cuore di Gesù. Cerchiamo tutti noi, durante questo mese, di mettere in pratica l'umiltà e la mitezza. Impariamo a essere umili accettando con gioia le umiliazioni: non lasciamoci sfuggire nessuna occasione. E così facile essere orgogliosi, pungenti, instabili ed egoisti... così facile! Ma siamo stati creati per cose più grandi; perché cedere a cose che tolgono bellezza al nostro cuore? Quanto possiamo apprendere dalla Madonna! Era tanto umile perché apparteneva tutta a Dio. Era piena di grazia. Si servì dell'onnipotente forza che era in lei, la grazia di Dio.
9. L'umiltà irradia sempre la grandezza e la gloria di Dio. Come sono meravigliose le vie del Signore! Egli sperimentò l'umiltà, l'insignificanza, l'essere indifeso, la povertà, per dimostrare al mondo quanto lo amava. Le Missionarie della Carità non abbiano paura di essere umili, piccole, indifese per dimostrare il loro amore a Dio.
10. E amando Nostro Signore e il prossimo che la nostra umiltà fiorirà, ed è nell'essere umile che il nostro amore diventerà vero, devoto, ardente.
11. Preoccupiamoci realmente di imparare la lezione della santità da Gesù, il cui cuore era umile e mite. La prima lezione che apprendiamo da questo cuore èl'esame di coscienza' e il resto - l'amore e il servizio
- seguono di stretta misura. L'esame non è solo opera nostra, ma una collaborazione tra noi e Gesù. Non dobbiamo sprecare il nostro tempo in inutili occhiate alle nostre miserie, ma dovremmo elevare i nostri cuori a Dio e lasciare che la sua luce ci illumini, così che Lui faccia il cammino con noi.
12. Dio vuole che stiamo stretti a Lui. San Giovanni dice che Egli ci ha aperto il suo cuore. Diventate piccoli e poi potrete entrare dentro di esso. Una cosa è se sono io a dirmi peccatore, ma fate che sia qualcun altro a dire questo di me e io mi leverò subito a protestare. Se vengo accusato falsamente può darsi che ne soffra, ma nel profondo c'è la gioia, invece se la correzione è fondata - se qualcosa in me l'ha meritato allora spesso mi fa più male. Dobbiamo essere contenti che i nostri sbagli siano conosciuti ed essere aperti con i nostri superiori sugli errori e sulle nostre manchevolezze.
13. Potreste avere estasi e visioni, e tuttavia ingannarvi. Attenzione! Ci sono i fili di seta dell'orgoglio e dell'inganno, per esempio, che nascondono buone qualità: una bella voce, l'abilità di far contenti gli altri, eccetera. « Non posso far questo, non posso far quello... ma posso essere pigro. » L'orgoglio spesso si fa scudo dietro la pigrizia.
14. Dolersi e scusarsi è cosa naturalissima, ma sono tutti mezzi che il diavolo usa per accrescere il nostro orgoglio. La correzione a volte fa molto male quando è molto vera.
15. L'umiltà è la madre di tutte le virtù: la purezza, la carità, l'obbedienza. San Bernardo e tutti i santi costruirono la propria vita sull'umiltà. La benevolenza e l'orgoglio non possono stare assieme, perché l'orgoglio fa tutto per se stesso, mentre la carità ha bisogno di dare. Le Sorelle più amate sono quelle che sono umili. La conoscenza di sé ci pone in ginocchio e ciò è indispensabile per amare. Infatti la conoscenza di Dio dà amore e la conoscenza di sé dà umiltà.
16. La conoscenza di sé è indispensabile nella confessione. Ecco perché i santi potevano dire di essere dei malvagi criminali. Guardavano Dio e poi guardavano se stessi... e vedevano la differenza. Di qui il motivo per cui non erano mai sorpresi quando qualcuno li accusava, anche falsamente. Conoscevano se stessi e conoscevano Dio. Ci offendiamo perché non conosciamo noi stessi e i nostri occhi non sono fissi soltanto su Dio; così, non abbiamo una vera conoscenza di Dio. Quando i santi si guardavano con quel senso di orrore, intendevano realmente questo. Non fingevano.
17. Dobbiamo essere in grado di saper fare una distinzione tra conoscenza di sé e peccato. Il conoscere se stessi aiuterà a risollevarsi, mentre il peccato e la debolezza che conducono a ricadere porteranno allo sconforto. Una profonda fiducia e confidenza verrà proprio attraverso la conoscenza di sé. Allora vi rivolgerete a Gesù perché vi sostenga nella vostra debolezza, mentre se pensate di essere forti, non crederete di aver bisogno del Signore.
18. Le umiliazioni provengono anche dagli angoli più impensati, come dalle persone stesse votate a Dio: i vescovi, i sacerdoti e le suore. Siete guardati in maniera sprezzante da alcuni a causa della vostra mancanza di cultura o di istruzione, e la vostra inefficienza nel lavoro è vista come una mancanza di qualificazioni adeguate o a causa della vostra goffaggine. Alcuni non capiscono il vostro modo di vivere o la nostra carità verso il povero e così vi criticano. Anche Cristo venne disprezzato dalla classe intellettuale della sua nazione, dai sommi sacerdoti e dai Farisei. E un nuovo motivo di benedizione questo poter condividere lo stesso destino del Cristo, anche se pure in piccolissima parte.
19. La gioia non è soltanto una questione di temperamento nel servizio di Dio e delle anime; è sempre qualcosa di molto difficile... una ragione di più per cercare di acquisirla e farla crescere nei nostri cuori.
20. La gioia è una necessità e una forza per noi, anche fisicamente. Una Sorella che ha coltivato uno spirito di gioia si sente meno stanca ed è sempre pronta ad andare in giro a compiere il bene. Una Sorella ripiena di gioia predica anche senza predicare. Una Sorella gioiosa è come la luce solare dell'amore di Dio, la speranza di una felicità eterna, la fiamma di un amore ardente.
21. La gioia è la migliore difesa contro le tentazioni. Il demonio è portatore di polvere e sudiciume; si serve di ogni occasione per scagliarci contro quello che ha. Un cuore lieto sa come difendersi da questo sudiciume. Gesù può prendere pieno possesso della nostra anima soltanto se essa si abbandona a lui con gioia. « Un santo triste è un tristo santo-», era solito dire San Francesco di Sales. Santa Teresa era preoccupata per le sue Sorelle solamente quando vedeva una di esse perdere la gioia.
22. Ai bambini e ai poveri, a tutti coloro che soffrono e sono soli, fate loro, sempre, il dono di un sorriso; dategli non soltanto la vostra attenzione ma anche il vostro cuore.
Può darsi che non saremo capaci di dare molto, ma possiamo sempre donare la gioia che si sprigiona dà un cuore che vive in rapporto d'amore con Dio. La gioia è molto contagiosa. Perciò, siamo sempre pieni di gioia quando andiamo tra i poveri.
23. Qualcuno una volta mi domandò: « Sei sposata? », e io risposi: «Sì, e trovo difficile talora sorridere a Gesù, perché a volte Egli può essere anche molto esigente». E piuttosto vero tutto questo. E accade dove nasce l'amore, quando è impegnativo... e nonostante questo noi possiamo donarlo a Lui con gioia.
24. Noi desideriamo poter accogliere Gesù a Natale, non in quella gelida mangiatoia che è a volte il nostro cuore, ma in un cuore pieno d'amore e di umiltà, in un cuore così puro, così immacolato, così caldo di amore l'uno per l'altro.
25. La venuta di Gesù a Betlemme portò gioia al mondo e a ogni cuore d'uomo. Lo stesso Gesù continua a venire nei nostri cuori durante la Santa Comunione. Vuole donare la stessa gioia, la stessa pace. In questo Natale possa la sua venuta portare a ciascuno di noi quella pace e quella gioia che Egli brama di darci. Preghiamo molto per la venuta di questa grazia di pace e di gioia nel nostro stesso cuore, nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie e nella Chiesa.
26. Gesù venne in questo mondo per uno scopo. Venne per darci la buona novella che Dio ci ama, che Dio è amore, che ama te e ama me. Egli vuole che ci amiamo vicendevolmente come Egli ama ciascuno di noi. Amiamolo! Come lo amò il Padre? Lo diede a noi. Gesù come amò me e te? Dando la propria vita. Diede tutto quello che aveva... la sua vita... per me e per te. Morì sulla croce perché ci amava e vuole che ci amiamo fra di noi come Lui ci ha amato. Quando contempliamo la croce, capiamo come ci ha amato. Quando guardiamo la mangiatoia, capiamo come ci ama ora di tenero amore, te e me, la tua famiglia e ogni famiglia. E Dio ci ama di un amore tenero.
tutto quanto Gesù è venuto a insegnarci: il tenero amore di Dio. « Vi ho chiamato per nome, perché siete miei.»
27. La letizia e la gioia erano la forza della Madonna. Questo la fece l'ancella volenterosa di Dio, suo Figlio, poiché non appena venne in lei, « si mise in fretta in viaggio ». Soltanto la gioia poteva averle dato la forza di mettersi in fretta in viaggio per le montagne della Giudea per servire la cugina. E così anche per noi: anche noi come lei dobbiamo essere vere ancelle del Signore e, quotidianamente, dopo la Santa Comunione inerpicarci in fretta su per le montagne delle difficoltà che incontriamo per offrire, con tutto il cuore, il nostro servizio ai poveri. Donare Gesù ai poveri come l'ancella del Signore.
28. La gioia è preghiera, la gioia è forza, la gioia èamore, una rete d'amore con la quale puoi catturare le anime. Dio vuol bene a chi dona in letizia. Egli concede il massimo a chi dona con gioia. Se nel vostro lavoro incontrate delle difficoltà e le accettate con gioia, con un grande sorriso - in questo lavoro come in ogni altra opera buona - essi vedranno le vostre buone opere e glorificheranno il Padre. Il modo migliore per mostrare la vostra gratitudine a Dio e alla gente è di accettare ogni cosa con gioia. Un cuore gioioso è il risultato logico di un cuore che brucia d'amore.
29. «Chi dite voi che io sia?» (Mt. 16, 15).
Tu sei Dio.
Sei Dio vero da Dio vero.
Generato non creato.
Della stessa sostanza del Padre.
Sei il Figlio del Dio Vivente.
Sei la seconda Persona della Santissima Trinità.
Sei una cosa sola con il Padre.
Sei con il Padre sin dal principio.
Tutte le cose sono state create da te e dal Padre.
Sei il Figlio diletto nel quale il Padre si è compiaciuto.
Sei il figlio di Maria, concepito dallo Spirito Santo nel suo grembo.
Sei nato a Betlemme.
Sei stato avvolto da Maria in fasce e posto in una mangiatoia piena di paglia.
Ti ha riscaldato il respiro di un asino che portò in groppa tua madre con te nel suo grembo.
Sei il figlio di Giuseppe, il falegname, come lo chiamava la gente di Nazaret.
Sei un uomo comune senza molta istruzione, come ti giudica la classe colta di Israele.
30. Chi è Gesù per me?
Gesù è il, Verbo fatto carne.
Gesù è il Pane di Vita.
Gesù è la Vittima immolata per i nostri peccati sulla croce.
Gesù è il sacrificio offerto nella Santa Messa per i peccati del mondo e per i miei.
Gesù è la Parola da annunciare.
Gesù è la verità da rivelare.
Gesù è la via da percorrere.
Gesù è la luce da accendere.
Gesù è la vita da vivere.
Gesù è l'amore da amare.
Gesù è la gioia da condividere.
Gesù è il sacrificio da offrire.
Gesù è la pace da donare.
Gesù è il Pane di vita da dare come cibo.
Gesù è l'affamato da saziare.
Gesù è l'assetato da dissetare.
Gesù è l'ignudo da vestire.
Gesù è il senza tetto da ospitare.
Gesù è l'ammalato da risanare.
Gesù è l'abbandonato da amare.
Gesù è il rifiutato da accogliere.
Gesù è il lebbroso a cui lavare le piaghe.
Gesù è il mendicante a cui donare un sorriso.
Gesù è l'ubriacone da ascoltare.
Gesù è il malato mentale da proteggere.
Gesù è il bimbo da tenere tra le braccia.
Gesù è il cieco da condurre per mano.
Gesù è il muto per il quale parlare.
Gesù è lo storpio con cui camminare.
Gesù è il drogato da aiutare.
Gesù è la prostituta da togliere dalla strada e da soccorrere.
Gesù è il prigioniero da visitare.
Gesù è l'anziano da servire.
31. Per me
Gesù è il mio Dio.
Gesù è il mio sposo.
Gesù è la mia vita.
Gesù è il mio solo amore.
Gesù è la cosa più importante per me.
Gesù è il mio tutto.
Gesù, ti amo con tutto il cuore, con tutta me stessa.
Gli ho dato tutto, anche i miei peccati ed egli mi ha scelta come sua sposa con tutta la tenerezza del suo amore.
Ora e per sempre sono la sposa del mio Sposo crocefisso.
Così sia.
Fonte: http://www.documentacatholicaomnia.eu/03d/1910-1997,_Teresa_di_Calcutta,_Meditazioni,_IT.doc
Sito web da visitare: http://www.documentacatholicaomnia.eu
Autore del testo: Maria Teresa di Calcutta
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