Sviluppo sostenibile definizione

 

 

 

Sviluppo sostenibile definizione

 

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Definizioni di sviluppo sostenibile

 

Sustainable development definitions

 

Sviluppo sostenibile Sustainable development
Rapporto Bruntland - World Commission on Environment and Development, 1987
Per sviluppo durevole e sostenibile si intende uno sviluppo che soddisfa i bisogni delle popolazioni attuali senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni.
Sono espressi due concetti chiave:

  • I bisogni essenziali della popolazione povera, ai quali bisogna dare la priorità;
  • I limiti imposti, dall’organizzazione della tecnologia e della società, alla capacità dell’ambiente di rispondere ai bisogni presenti e futuri.

Sustainable development is development that meets the needs of the present without compromising the needs of future generations to meet their own needs.
It contains within it two key concepts:
The concepts of needs, in particular the essential needs of the worlds poor, to which overriding priority should be given, and:
The idea of limitations imposed by the state of technology and social organization on the environments ability to meet present and future needs.
 


Sostenibilità sociale Social sustainability
Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, 1992
Lo sviluppo umano è un processo di allargamento della gamma di scelte accessibili a ciascun essere umano. La possibilità di accrescere il reddito costituisce certamente una delle scelte, ma il reddito non sarebbe in grado di riassumere tutta una vita: la salute, l'educazione, un ambiente materiale decente e la libertà d'azione e d'espressione sono altrettanto importanti. Lo sviluppo umano durevole e sostenibile aggiunge un'altra dimensione: quella della scarsità delle risorse e della degradazione dell'ambiente, problemi ai quali le generazioni attuali e future sono esposte.
Human development is a process of increase of the range of accessible choices to every human being. The possibility to increase the income rapresents for sure one of the choices, but income would not be able to resume one life: health, education, a decent material atmosphere and the freedom to act and communicate are  important as well. Durable and sustainable human development adds an other dimension: resources scarcity and environmental depletation, problems to which actual and future generations are exposed.
 



Sostenibilità, sviluppo e ambiente Environment and development
World Bank. World Development Report, 1992
Sviluppo sostenibile significa basare le politiche di sviluppo e ambientali sulla comparazione fra i costi e i benefici di attente analisi economiche che rafforzeranno la protezione ambientale e porteranno all’aumento dei livelli sostenibili di benessere.
Sustainable development means basing developmental and environmental policies on a comparison of costs and benefits and on careful economic analysis that will strengthen environmental protection and lead to rising and sustainable levels of welfare.

Quinto programma d'azione in materia di ambiente dell'Unione Europea, 1993
Scopo dello sviluppo sostenibile è assicurare la continuità dello sviluppo economico e sociale senza compromettere l'ambiente e le risorse naturali di cui la qualità condiziona la continuità delle attività umane e il loro sviluppo futuro.
Aim of sustainable development is to assure the continuity of economic and social development without compromising the environment and natural resources, which quality conditions the continuity of human activities and their future development.

World Conservation Union, Programma ONU per l'Ambiente, World Wildlife Fund for Nature, 1991
Lo sviluppo sostenibile è un miglioramento delle condizioni di vita delle comunità umane che rispettano i limiti della capacità di carico degli ecosistemi.
Sustainable development means improving the quality of life whilst living within the carrying capacity of supporting ecosystems.

 

Dichiarazione di Rio, 1992

Gli esseri umani sono al centro delle preoccupazioni relative allo sviluppo sostenibile: essi hanno diritto ad una vita sana e produttiva in armonia con la natura.
Human beings are central for sustainable development; they have the right to an healthy life in armony with nature.
 


Sviluppo sostenibile e capacità di carico Carrying capacity and sustainable development

 

ICLEI, 1994

Per sviluppo durevole e sostenibile si intende uno sviluppo che consenta di fornire servizi ambientali, sociali ed economici a tutti gli abitanti di una comunità senza minacciare l’operatività dei sistemi naturale, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi.
Durable and sustainable development is the one that provides environmental, social and economic services to all the inhabitants of a community, without threaten social, natural and built systems operativity fronm which the supply of such services depends.
 

 


Sostenibilità e tre sfere Three spheres

 

www.bms.com/static/ehs/sideba/data/glossa.html
Lo sviluppo sostenibile, o la sostenibilità, è definita come l’attività economica che risponde ai bisogni delle generazioni presenti senza compromettere l’abilità delle generazioni future di rispondere ai loro bisogni.
La sostenibilità si basa su tre componenti: crescita economica, progresso sociale e protezione ambientale. Gli aspetti economici della sostenibilità includono, ma non sono limitati a, la performance finanziaria, la compensazione del lavoro, e i contributi della comunità. Gli aspetti sociali includono le politiche pubbliche, gli standard del mondo del lavoro e pari opportunità per donne e minoranze. Gli aspetti ambientali includono gli impatti su aria, acqua, risorse naturali e salute umana.
Sustainable development, or sustainability, is defined as economic activity that meets the needs of the present generation without compromising the ability of future generations to meet their needs. Sustainability is based upon three components: economic growth, social progress, and environmental protection. Economic aspects of sustainability include, but are not limited to, financial performance, employee compensation, and community contributions. Social aspects include public policymaking, fair labor standards, and equal treatment of women and minorities. Environmental aspects include impacts on the air, water, land, natural resources, and human health.

 

Diverse sostenibilità ‘Sustainabilities’

John Huckle, 1996

Come per ‘libertà’, ‘giustizia’ e ‘democrazia’, la ‘sostenibilità’ non ha un unico significato riconosciuto. Cambia di significato a seconda delle diverse ideologie e dei diversi programmi promossi da diversi valori, conoscenze e filosofie.
Like liberty, justice and democracy, sustainability has no single and agreed meaning. It takes on different meaning within different political ideologies and programmes underpinned by different kind of knowledge, values and philosophy.

 

Bell and Morse, 2000

La sostenibilità può essere quello che vogliamo e può cambiare come cambiamo noi. Il meglio che possiamo fare è affermare la centralità della persona e mettere la partecipazione al centro dell’implementazione.
Sustainability is what we want it to be and can change as we change. (326) The best we can achieve is to acknowledge the centrality of people and to put participation at the very heart of implementation.

 

 



Sostenibilità, città, edificio Urban sustainability
"The metapolis dictionary of advanced architecture", Actar, Barcellona, 2003.
Il concetto di sostenibilità è il risultato di una visione del mondo con risorse limitate e limitate  capacità di assorbire rifiuti, dove ogni azione implica conseguenze per il futuro. Questo porta a concepire la costruzione di un edificio come un atto che non inizia con la fornitura dei materiali in cantiere e finisce con l’insediamento degli abitanti.
L’edificio è un sistema circolare, che si articola in una serie di fasi che iniziano con la produzione dei materiali e sono ispirate a un riuso che non sopporta l’idea di rifiuto: per questo si pianificano la manutenzione e la demolizione.
Il più grande nemico della sostenibilità  è il conservatorismo  della “estetica ecologica”, nostalgico  di un passato rurale e di magiche ragioni,  in una realtà  dove vengono accettate solo soluzioni generalizzate e facilmente comunicabili.
Finché l’espansione urbana non raggiunge la saturazione, non risulta evidente il limite di capacità dell’ecosistema dal quale la città dipende; questa evidenza sta, in alcuni casi, diventando drammatica.
Non è stato stabilito alcun limite allo sfruttamento, con il conseguente impoverimento delle risorse e la decomposizione dei sistemi, in alcuni casi irreversibile. La gradualità dell’espansione della città e la natura settoriale dell’impoverimento delle risorse non ci aiutano a comprendere la dimensione globale degli impatti. Il solo modo di trattare i conflitti generati dall’eccessivo sfruttamento dei sistemi è un approccio integrato allo studio delle singole funzioni, che consideri il funzionamento dell’ecosistema urbano come complesso unitario. Per quanto importanti possano essere i singoli problemi, in natura i problemi sono globali.
La rilevanza dell’ecologia nel dibattito sulla sostenibilità consiste non solo nel fatto che i sistemi umani ed economici fanno parte della biosfera, ma anche nei contributi che l’ecologia può dare all’analisi di quei sistemi le cui componenti principali sono organismi.
La città, vista come ecosistema, sfrutta altri sistemi per mantenere o aumentare la sua complessità. Mettere un limite allo sfruttamento dei sistemi, considerare i principi dei loro funzionamenti e renderli sostenibili sono gli scopi qualificanti di un modello efficace di pianificazione territoriale.
Il modello è costituto, per una parte, dalla città compatta e complessa, l’altra comprende un tessuto di sistemi naturali ugualmente complessi. Essi formano un mosaico diversificato, che garantisce il necessario equilibrio tra sfruttamento e rotazione, per assicurarne la conservazione.
Questo mosaico è il sistema reticolare che ha permesso storicamente la sostenibilità nell’Europa mediterranea. "
The concept of sustainability is the result of seeing a world with limited resources and limited capacity to absorb waste, where every act involves future consequences. This leads us to conceive of the construction of a building as an act which does not start with the delivery of materials to the site and end when its inhabitants move in.
Building is a closed circle, including every step from the manufacture of the materials to a re-use which brooks no concept of waste: maintenance      and disassembly are also planned. The biggest enemy of sustainability is the conservationist "ecological aesthetic" which is nostalgic for a rural past, for magical reasons in the face of a situation where nothing which cannot be generalised and easily conveyed represents a solution."
(VALOR, Jaume, "GraTt of hyperminimams," Quaderos 219,1998)
Use must encounter fissures in architecture upon which to concentrate, the form must be constructed while continuously aware of change. Its meaning lies in these superimpositions and continuities that the project must allow using soft strategies of composition.

" Until urban expansion had reached a certain point, it did not become evident that the ecosystems on which the city depends have a limited capacity; the evidence has, in some cases, been dramatic. No limits on exploitation were established, with the subsequent depletion of resources and decomposition of systems, irreversible in some cases. The phenomenon of gradual city expansion and the sectorial nature of the exploitation of resources do not help us to understand the global dimension of the impacts. The only way of dealing with the conflict arising from the excessive exploitation of systems is to bring an integrated approach to the way they function, at the same time analysing the functioning of the urban ecosystem itself.
Important as these partial problems may be, the problems arising from conflicting scenarios are global in nature. The relevance of ecology to the sustainability debate lies not just in the fact that economic and human systems form part of the biosphere, but also in the contributions ecology can make to an in-depth analysis of certain systems, specifically those whose main components are organisms.
The city, seen as an ecosystem, exploits other systems to maintain or increase its complexity. Placing a limit on the exploitation of systems, taking into account the principles of their respective functioning and making them sustainable is the optimum strategy for completing the territorial planning model. If one part of the model is the compact, complex city, the other part comprises complex, mature natural systems and a fabric of crops, pasture and fences, forming a diverse mosaic that establishes the necessary balance between exploitation and succession which ensures their conservation. This mosaic is the mesh system which has shown itself to be sustainable for centuries in temperate Europe." (RUEDA, Salvador, "City models: ,a basic indicators," Quaderns 228, 2000)

 

Fonte: http://www.iuav.it/Ateneo1/docenti/architettu/docenti-st/Giuseppe-L/materiali-/Laboratori/Lab-2044-2/01-materia/01_definizioni-sostenibilit-.doc

Materiali del Corso di Urbanistica, Prof. Giuseppe Longhi, Laboratorio integrato 3 sostenibilità, IUAV, AA 2004-2005

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

Sviluppo sostenibile definizione

La dichiarazione di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile

 

Dalle nostre origini al Futuro

  1. Noi, rappresentanti della popolazione mondiale, riuniti al Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile a Johannesburg, Sud Africa, dal 2 al 4 Settembre 2002, rinnoviamo il nostro impegno per uno sviluppo sostenibile.
  2. Ci impegniamo per costruire una società globale umana e solidale, consapevoli del bisogno di dignità di tutti.
  3. All’inizio di questo Summit, i bambini del mondo ci hanno detto con voce semplice ma chiara che il futuro appartiene a loro, sfidandoci ad assicurare loro, attraverso le nostre azioni, l’eredità di un mondo libero dalle indegnità e dalle indecenze provocate dalla povertà, dal degrado ambientale e da modelli di sviluppo insostenibile.
  4. Come parte della nostra risposta a quei bambini, che rappresentano il nostro futuro collettivo, tutti noi, provenienti da ogni angolo del mondo e con diverse esperienze di vita, siamo uniti e mossi da una necessità profondamente sentita ed urgente di creare un nuovo e più luminoso mondo di speranza.
  5. Di conseguenza, ci assumiamo la responsabilità collettiva di promuovere e rafforzare i pilastri inseparabili dello sviluppo sostenibile, la protezione dell’ambiente e lo sviluppo economico e sociale, a livello locale, nazionale, continentale e globale.
  6. Da questo Continente, culla dell’Umanità, attraverso il Piano di Implementazione e questa Dichiarazione, dichiariamo la nostra responsabilità gli uni verso gli altri, verso il resto della comunità degli esseri viventi e verso i nostri bambini.
  7. Riconoscendo che l’umanità si trova ad un bivio, siamo uniti nella decisione di effettuare un deciso sforzo per rispondere concretamente al bisogno di produrre un piano pratico e visibile che determini lo sviluppo umano e lo sradicamento della povertà.

 
Da Stoccolma a Rio de Janerio a Johannesburg

  1. Trenta anni fa, a Stoccolma, abbiamo riconosciuto l’urgente necessità di rispondere al problema del degrado ambientale. Dieci anni fa, alla Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro, abbiamo ribadito che la protezione dell’ambiente e lo sviluppo economico e sociale sono fondamentali per lo sviluppo sostenibile, secondo i Principi di Rio. Per raggiungere tale sviluppo abbiamo adottato il Programma Globale, l’Agenda 21, e la Dichiarazione di Rio, a cui riconfermiamo il nostro impegno. Il Summit di Rio è stato una pietra miliare per l’affermazione di una nuova agenda per lo sviluppo sostenibile.
  2. Tra Rio e Johannesburg le nazioni del mondo si sono incontrate in numerose grandi conferenze sotto l’egida delle Nazioni Unite, tra cui quella di Monterrey su Finanza per lo Sviluppo e quella Ministeriale di Doha. Queste conferenze hanno definito per il mondo una visione di ampio raggio del futuro dell’umanità.
  3. Al vertice di Johannesburg siamo riusciti a riunire un insieme diversificato di persone e punti di vista nella ricerca costruttiva di un cammino comune, verso un mondo che rispetti ed implementi la visione dello sviluppo sostenibile. Johannesburg ha riscontrato i significativi progressi compiuti per l’ottenimento di un consenso globale e di partnership tra tutte le persone del nostro pianeta.

Le sfide da affrontare

  1. Riconosciamo che sradicare la povertà, cambiare i modelli di consumo e produzione insostenibili e proteggere e gestire le risorse naturali - basi per lo sviluppo sociale ed economico- sono contemporaneamente gli obiettivi fondamentali ed i presupposti essenziali per lo sviluppo sostenibile.
  2. Il profondo contrasto che divide la società tra ricchi e poveri ed il crescente divario tra i mondi sviluppati e quelli in via di sviluppo pongono una seria minaccia alla stabilità, alla sicurezza ed alla prosperità globali.
  3. L’ambiente globale continua a soffrire. La perdita di biodiversità continua, sempre più specie ittiche si estinguono, la desertificazione divora sempre più le terre fertili, gli effetti nocivi del cambiamento climatico sono già evidenti, i disastri naturali più frequenti e devastanti ed i paesi in via di sviluppo sempre più vulnerabili, l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e dei mari continua a negare una vita dignitosa a milioni di persone.
  4. La globalizzazione ha aggiunto una nuova dimensione a queste sfide. La rapida integrazione dei mercati, la mobilità del capitale e i significativi aumenti dei flussi di investimento nel mondo hanno aperto nuove sfide e nuove opportunità per il conseguimento di uno sviluppo sostenibile. Ma i benefici ed i costi della globalizzazione non sono distribuiti equamente, con i Paesi in via di sviluppo che incontrano speciali difficoltà nel sostenere questa sfida.
  5. Rischiamo di trincerarci in queste disparità globali; i poveri del mondo, fino a quando non agiremo in un modo che cambi profondamente le loro vite, potrebbero perdere la fiducia nel sistema democratico nel quale siamo impegnati, e vedere i loro rappresentanti come persone capaci solo di chiacchierare.

 

Il nostro impegno per lo sviluppo sostenibile

  1. Garantiamo con determinazione di utilizzare la nostra ricca diversità, che costituisce la nostra forza collettiva, in partnership costruttive per il cambiamento e per il conseguimento dello scopo comune dello sviluppo sostenibile.
  2. Riconoscendo l’importanza di costruire solidarietà umana, sollecitiamo la promozione del dialogo e della cooperazione tra le persone e le civiltà del mondo, prescindendo da razza, religione, lingua, cultura, tradizione e capacità.
  3. Accogliamo con soddisfazione l’attenzione del Summit di Johannesburg all’indissolubilità della dignità umana e siamo convinti, attraverso specifiche decisioni, scadenze e partnership, di aumentare velocemente l’accesso a beni primari come l’acqua pulita, la salute, adeguate abitazioni, energia, assistenza sanitaria, sicurezza alimentare e protezione delle biodiversità. Allo stesso tempo lavoreremo insieme, collaborando reciprocamente, per ottenere l’accesso alle risorse finanziarie, beneficiare dei vantaggi dell’apertura dei mercati, assicurare la capacità di intervento locale (capacity builduing), utilizzare le moderne tecnologie per portare sviluppo, assicurando il trasferimento delle tecnologie, lo sviluppo delle risorse umane, l’istruzione e la formazione al fine di eliminare per sempre il sottosviluppo.
  4. Riconfermiamo il nostro impegno nel prestare particolare attenzione alla lotta mondiale alle condizioni che determinano serie minacce allo sviluppo sostenibile delle nostre popolazioni. Tra queste: la fame, la malnutrizione, l’occupazione straniera, i conflitti armati, la droga, il crimine organizzato, la corruzione, i disastri naturali, il traffico di armi, i rapimenti, il terrorismo, l’intolleranza e l’incitamento a odi di tipo razziale, etnico, religioso ed altri; la xenofobia, le epidemie, le malattie contagiose e croniche, in particolare l’AIDS, la malaria e la tubercolosi.
  5. C’impegniamo ad assicurare che l’emancipazione femminile e l’uguaglianza sessuale siano integrate in tutte le attività riguardanti l’Agenda 21, gli Obiettivi di Sviluppo (Millennium Development Goals) e il Piano di Implementazione di Johannesburg.
  6. Riconosciamo che la società globale possiede i mezzi ed ha le risorse per indirizzare a tutta l’umanità le sfide dello sradicamento della povertà e per lo sviluppo sostenibile. Insieme, intraprenderemo ulteriori passi per assicurare che queste risorse disponibili siano utilizzate nell’interesse dell’umanità.
  7. A tal fine, per contribuire al conseguimento dei nostri scopi di sviluppo, sollecitiamo le nazioni in via di sviluppo che non l’hanno ancora fatto a sforzarsi concretamente per il raggiungimento dei livelli concordati in sede internazionale dall’Official Development Assistance.
  8. Accogliamo con soddisfazione ed appoggiamo l’emergenza per più forti alleanze e coalizioni locali, come la New Partnership for Africa’s Development (NEPAD), per promuovere la cooperazione locale, migliorare quella internazionale e promuovere lo sviluppo sostenibile.
  9. Dovremo continuare a dedicare particolare attenzione ai bisogni di sviluppo delle Piccole Isole e dei Paesi meno sviluppati.
  10. Riaffermiamo il ruolo vitale delle popolazioni indigene per lo sviluppo sostenibile.
  11. Riconosciamo che lo sviluppo sostenibile richiede una prospettiva a lungo termine ed una larga partecipazione nell’elaborazione politica, nei ruoli decisionali e nell’implementazione, a tutti i livelli. Come partner sociali, continueremo a lavorare per la costruzione di partnership stabili con tutti i grandi gruppi, rispettandone l’indipendenza e l’importanza del ruolo.
  12. Riteniamo che le multinazionali, grandi e piccole, mentre perseguono le loro legittime attività, abbiano il dovere di contribuire all’evoluzione di comunità e società sostenibili ed eque.
  13. Inoltre, ribadiamo la nostra volontà di fornire assistenza per aumentare le opportunità lavorative, prendendo in considerazione la dichiarazione sui Principi fondamentali e del Diritto al Lavoro dell’International Labour Organization (ILO).
  14. Concordiamo sulla necessità che il settore privato operi nell’ambito di regole trasparenti e stabili per rafforzare la responsabilità pubblica delle imprese.
  15. Ci impegniamo a rafforzare e migliorare i sistemi di governo a tutti i livelli, per l’effettiva implementazione dell’Agenda 21, gli Obiettivi di Sviluppo ed il Piano di Implementazione di Johannesburg.

 
Il Multilateralismo è il Futuro

  1. Per raggiungere i nostri obiettivi di sviluppo sostenibile, abbiamo bisogno di istituzioni multilaterali ed internazionali sempre più efficaci, democratiche e responsabili.
  2. Riaffermiamo il nostro impegno ai principi ed agli scopi della Carta delle Nazioni Unite, alle norme internazionali ed al rafforzamento del multilateralismo. Riconosciamo la leadership delle Nazioni Unite come istituzione universale e rappresentativa nel mondo che potrebbe promuovere al meglio lo sviluppo sostenibile.
  3. Inoltre, ci impegniamo a seguire ad intervalli regolari i progressi verso il conseguimento dei nostri scopi ed obiettivi di sviluppo sostenibile.

 
Realizziamolo!

  1. Concordiamo sulla necessità che il nostro sia un processo onnicomprensivo, che coinvolge tutti i maggiori gruppi e governi che hanno partecipato allo storico Summit di Johannesburg.
  2. Ci impegniamo ad agire insieme, uniti dalla comune determinazione a salvare il nostro pianeta, a promuovere lo sviluppo umano ed a raggiungere la prosperità e la pace universali.
  3. Ci impegniamo a velocizzare il conseguimento delle scadenze e degli obiettivi socio-economici ed ambientali contenuti nel Piano di implementazione di Johannesburg.
  4. Dal continente africano, culla dell’umanità, dichiariamo solennemente alle popolazioni del mondo ed alle generazioni che sicuramente erediteranno questa Terra, che siamo decisi ad assicurare che la loro collettiva speranza di sviluppo sostenibile sia realizzata.

 
Esprimiamo la nostra più profonda gratitudine alla popolazione ed al Governo Sudafricano per la loro generosa ospitalità e l’eccellente organizzazione del Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile.

(Traduzione a cura di Claudia Carrescia – ISSI Roma)

Fonte: http://www.greencrossitalia.it/ita/rtf/doc34.rtf

 

Altre definizioni di sviluppo sostenibile

"... si mantiene entro i limiti della capacità di carico degli ecosistemi"
IUCN, UNEP 1991

"... non altera la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni"
UNCED, 1992

"... offre servizi ambientali , sociali ed economici di base a tutti i membri di una comunità, senza minacciare l'operatività dei sistemi naturale, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi"
ICLEI, 1994

"... uno sviluppo che va incontro alle necessità del presente senza compromettere la possibilità per le future generazioni di andare incontro alle loro"
World Commission on the Environment and Development

"Sviluppo sostenibile globale significa che coloro che sono più benestanti adottino stili di vita che non sono incompatibili con i limiti ecologici del pianeta.
Lo sviluppo sostenibile può essere perseguito solo se le dimensioni e la crescita di una comunità locale sono in armonia con la capacità produttiva dell'ecosistema di rinnovare le proprie risorse"
World Commission on the Environment and Development

"... migliorare la qualità della vita umana, rimanendo all'interno della capacità di carico di un ecosistema."
Caring for the Earth

"Lo sviluppo sostenibile di una comunità risiede nella capacità di prendere decisioni legate al proprio sviluppo che sappiano rispettare le relazioni tra le tre E: Economia, Ecologia, Equità"
Mountain Association for Community Economic Development - MACED

"Sviluppo sostenibile è il processo di costruzione di strutture produttive eque e partecipative che siano gestite e controllate dalle comunità locali.
Interfaith Center on Corporate Responsability
"(...) uno sviluppo a lungo termine culturale ed economico della salute e della vita.
Sustainable Seattle

"Una comunità non è sostenibile se consuma le risorse più velocemente di quanto possano essere reintegrate, produce più spazzatura di quanta i sistemi naturali possano assorbire o si basa eccessivamente, per soddisfare i propri bisogni, su risorse che provengono da regioni geograficamente lontane."
Sustainable Community Roundtable

"Una società sostenibile è: caratterizzata da un impegno nella conservazione dell'ambiente, nello sviluppo di forti legami basati su relazioni di pace tra le comunità, le nazioni, e favorisce una equa distribuzione delle risorse."
Co-op America

Una comunità sostenibile: valorizza e rispetta tutti i popoli, favorisce relazioni di rispetto tra i popoli le organizzazioni e le istituzioni, coopera per il bene comune, favorisce le opportunità di comunicazione e di insegnamenti, persegue uno sviluppo e non solamente una crescita economica.
MACED Comunities by Choice

"Le comunità sostenibili favoriscono un impegno promuovono la vitalità rafforzano la resistenza allo stress, agiscono come dispensatori e favoriscono i legami tra le comunità."
Northwest Policy Institute, University of Washington, Graduate School of Public Affairs

 

http://www.ambienteinliguria.it/eco3/DTS_GENERALE/20070831/altre_definizioni.rtf

 

Risoluzione di Villach

La quinta Conferenza sull'Ambiente delle Regioni europee (Environment Conference of the Regions of Europe; ENCORE) riunitasi a Villach, Carinzia, Austria, il 27 e 28 settembre 2001, adotta la presente deliberazione, consistente di un preambolo e di tre parti:

  • L'economia sostenibile – l'integrazione delle problematiche ambientali nell'economia
  • Verso un processo di allargamento sostenibile
  • Visione retrospettiva e futuro di ENCORE
  • Preambolo

La Conferenza di Villach:

  • ribadisce le risoluzioni delle quattro precedenti Conferenze dei ministri e leader politici regionali dell'Unione europea(Ue) e la Carta di Valencia;.
  • accoglie favorevolmente il grande numero di regioni dei Paesi candidati all'Ue (Applicant Countries; AC) partecipanti per la prima volta alla Conferenza ed è lieta di collaborare con esse allo scopo di realizzare progressi nello sviluppo sostenibile;
  • in particolare, desidera sottoporre proposte rivolte al conseguimento di un'economia maggiormente sostenibile ed all'integrazione dello sviluppo sostenibile nel processo di allargamento dell'Unione Europea, poiché lo sviluppo sostenibile può essere raggiunto solo con una strategia globale condivisa da Paesi ricchi e poveri, supportata da azioni concrete a livello internazionale, regionale e locale, e volta a proteggere gli interessi delle generazioni presenti e future.

1. Economia sostenibile – l'integrazione delle problematiche ambientali nell'economia
1.1 La Conferenza di Villach ritiene che:
1.1.1. i problemi ambientali globali possono essere risolti solo se lo sfruttamento delle risorse naturali ed il flusso di materiali per prodotto o servizio vengono ridotti, vale a dire se vengono migliorate l'eco-efficienza e la produttività delle risorse;
1.1.2. l’eco-efficienza (creazione di maggior prosperità con meno risorse) è un presupposto centrale per la creazione di un'economia sostenibile. È uno dei pilastri dello sviluppo sostenibile con una forte dimensione sia economica che sociale. La promozione dell'eco-efficienza sul piano regionale contribuirà considerevolmente al progredire verso uno sviluppo sostenibile;
1.1.3 si dovrebbe procedere all'internalizzazione dei costi, alla modifica delle politiche fiscali, nonché all’uso di altri strumenti finanziari;
1.1.4. sia necessario procedere ad una valutazione ambientale dei piani e dei programmi;
1.1.5. l'implementazione dell'eco-efficienza nelle regioni dell‘Ue, come in quelle dei Paesi candidati, aumenterà il richiamo delle regioni stesse: l’impatto ambientale e l'uso di risorse si ridurranno e le opportunità per l'innovazione tecnologica e per la competitività dell'industria e del commercio aumenteranno;
1.1.6. gli sforzi compiuti dalla Commissione Europea per progredire verso un'economia sostenibile godono del pieno sostegno da parte delle regioni. Il concetto di politica di prodotto integrata (Integrated Product Policy; IPP), sviluppato nel Libro Verde dell'Ue, è di grande importanza e merita l'attenta considerazione da parte delle regioni;
1.1.7. programmi di supporto quali fondi regionali e strutturali, nonché qualsiasi supporto per i Paesi candidati devono contenere requisiti di eco-efficienza in aggiunta a quelli sociali ed economici già stabiliti;
1.1.8. le regioni devono prendere in considerazione indicatori principali comparabili per lo sviluppo sostenibile, che potrebbero agevolare ulteriormente il conseguimento dell'obiettivo di una consistente integrazione delle problematiche ambientali nelle politiche dell'Unione europea e dei Paesi candidati.
1.2. Le regioni dell‘Ue, laddove le loro rispettive competenze lo consentano, si impegnano a:
1.2.1. cercare di ridurre la domanda di risorse naturali ed incrementare l'eco-efficienza nelle loro regioni;
1.2.2. adattare la concessione di fondi e la legislazione a livello regionale affinché siano compatibili con tali obiettivi;
1.2.3. considerare prodotti e servizi efficienti dal punto di vista ecologico quali criteri importanti per gli acquisti pubblici;
1.2.4. favorire progetti per la promozione dell'eco-efficienza in collaborazione con altre regioni dell'Unione Europea e dei Paesi candidati, nonché con altre regioni dei Paesi dell'Europa Centrale e Orientale (PECO) e di Euro-NIS (Nuovi Stati Indipendenti);
1.2.5. avviare programmi di sensibilizzazione pubblica in merito all'eco-efficienza volti a a promuovere l'acquisto ecocompatibile ("green purchasing");
1.2.6. support and participate in projects to develop comparable headline indicators for sustainable development.
1.3. Le regioni chiedono alla Commissione Europea di
1.3.1. sostenere il lavoro compiuto dalle regioni e dalle reti interregionali sugli indicatori dello sviluppo sostenibile;
1.3.2. sviluppare specifici programmi d'azione per l'eco-efficienza a livello regionale;
1.3.3. proseguire il lavoro sullo sviluppo di linee guida per l'acquisto verde ("green purchasing") e per prodotti e servizi eco-efficienti;
1.3.4. sviluppare meccanismi che incoraggino una svolta delle abitudini dei consumatori verso prodotti e servizi eco-efficienti.
1.3.5. supportare attività specifiche tese ad implementare pratiche di valutazione ambientale di piani e programmi.
1.3.6. incoraggiare la formazione di facilitatori quale nuova professione che favorisca la partecipazione pubblica.
2. Verso un processo di allargamento sostenibile
2.1. La Conferenza di Villach riconosce gli esiti del Forum Europeo di Trieste riguardo al miglioramento della collaborazione sull’ambiente fra regioni dell‘Ue e regioni dei Paesi candidati dell'Europa Centrale e Orientale (ECO), sottolineando in particolare che:
2.1.1. per i Paesi candidati all'adesione all'Ue le tematiche ambientali sono fra le più complesse nell’ambito dell'acquis comunitario;
2.1.2. il processo di avvicinamento è un'opportunità per tutti i Paesi candidati per sviluppare ed organizzare istituzioni regionali governative ed amministrative competenti;.
2.1.3. le autorità regionali dell’Europa Centrale e Orientale, che devono affrontare seri problemi ambientali, devono ricevere adeguati fondi pubblici e risorse umane per far fronte alle loro nuove responsabilità;
2.1.4. numerose regioni dell’Europa Centrale e Orientale possiedono ancora una larga parte di aree con un ambiente naturale intatto ed una ricca biodiversità, e uno stile di vita meno dispersivo rispetto a tante regioni dell'Ue.
2.1.5. una maggiore collaborazione interregionale fra gli attori pubblici, produttivi e non governativi nel settore ambientale può essere di supporto allo sviluppo sostenibile nei Paesi candidati.
2.2. La Conferenza di Villach conclude che:
2.1.1. il rafforzamento e l'approfondimento di contatti, lo scambio di esperienze e di tecnologie, nonché lo sviluppo di progetti comuni fra i Paesi candidati, le regioni dell'UE, le altre regioni dei Paesi dell'Europa Centrale e Orientale (PECO) e di Euro-NIS (Nuovi Stati Indipendenti) lungo le nuove frontiere orientali dell'UE dovrebbero essere particolarmente promossi, soprattutto in relazione:
- all‘implementazione di standard dell‘Ue nella protezione ambientale (risorse idriche, emissioni di sostanze inquinanti, gestione sostenibile di rifiuti, sistemi di controllo e monitoraggio, impatto ambientale di nuovi progetti);
- allo sviluppo di capacità nelle istituzioni di tutela ambientale;
- alla promozione della consapevolezza ambientale, educazione e accesso all’informazione, nonché di un ruolo di maggiore importanza per le organizzazioni civiche e per i cittadini nel processo di pianificazione e decisione;
- all’incoraggiamento allo sviluppo di Istituzioni adeguate nel settore ambientale;
- alla promozione di un processo di Agenda 21 regionale e locale.
2.2.2. l'utilizzo del sito internet di ENCORE può fungere da supporto per le regioni dei Paesi candidati e le regioni dell‘Ue nello sviluppo di contatti e di partnership interregionali.
2.3. La Conferenza di Villach invita:
2.3.1. tutte le regioni dei Paesi candidati e dell'Ue ad aderire alla Carta di Valencia, che rappresenta la posizione comune delle regioni dell‘Ue nel loro ruolo di far avanzare la politica comunitaria dell'ambiente;
2.3.2. tutte le regioni dei Paesi candidati e dell'UE, nonché quelle dei PECO e di Euro-NIS (Nuovi Stati indipendenti) a sostenere il principio dello sviluppo sostenibile e a promuovere la cooperazione in campo ambientale, anche utilizzando gli importanti programmi UE sulla cooperazione transfrontaliera e transnazionale;
2.3.3. tutte le regioni dei Paesi candidati e dell'Ue ad incoraggiare, migliorare e promuovere la coscienza ambientale, l’educazione, l'informazione e la partecipazione pubblica presso i cittadini di ogni età;
2.3.4. tutte le regioni dei Paesi candidati e dell'UE a partecipare attivamente al dibattito in corso sulla Governance avviato sulla base del Libro Bianco della Commissione Europea;
2.3.5. le regioni dei Paesi candidati, nel loro intento di rispettare gli standard ambientali dell'Ue, a tener conto della necessità di ridurre il flusso totale di materiale e di energia per preservare le risorse naturali e la biodiversità. Prima l'aquis comunitario sarà implementato, maggiori saranno i benefici per l'ambiente nonché per lo sviluppo sostenibile;
2.3.6. tutte le regioni dei Paesi candidati e dell'Ue a riconoscere il fatto che la ricca biodiversità ancora esistente in numerose regioni arricchirà considerevolmente il patrimonio naturale dell'Ue. La protezione di tali risorse può comportare costi notevoli, tuttavia tali costi saranno giustificati dall'interesse di tutelare quest’importante patrimonio ecologico ed economico;
2.3.7. le regioni dei Paesi candidati ad aumentare l'eco-efficienza ed a promuovere metodi di produzione e modelli di consumo compatibili con la tutela dell'ambiente, consentendo così ai cittadini di realizzare le loro aspirazioni di prosperità economica e di qualità di vita, ed alle economie nazionali di divenire più competitive sui mercati mondiali.
2.4. Le regioni invitano la Commissione Europea:
2.4.1. ad incrementare le attività ed il budget dei suoi programmi volti a promuovere la cooperazione tra regioni nell'ambito dello sviluppo sostenibile e della tutela ambientale.
2.4.2. a semplificare le procedure per la cooperazione interregionale.
2.4.3. ad assicurare un ruolo di rilievo alle regioni nel corso del processo di allargamento.
3. Visione retrospettiva e futuro di ENCORE
La Conferenza di Villach:
3.1. accoglie favorevolmente le conclusioni del Consiglio di Göteborg del 15 e 16 giugno 2001 secondo le quali:
3.1.1. lo sviluppo sostenibile è un obiettivo fondamentale in base ai Trattati dell'UE;
3.1.2. il Consiglio è invitato a finalizzare e sviluppare ulteriormente strategie settoriali per integrare l'ambiente in tutte le aree rilevanti della politica comunitaria, proponendosi di implementarle quanto prima possibile;
3.1.3. obiettivi chiari e stabili per lo sviluppo sostenibile rappresenteranno significative opportunità. Ciò consente di mettere a punto nuovi metodi di innovazione tecnologica e di investimento, generando crescita ed occupazione;
3.1.4. il Consiglio sottolinea l'importanza di un’ampia consultazione con tutti gli stakeholder competenti ed invita gli stati membri a stabilire adeguati processi consultivi nazionali.
3.2. riconosce che sono stati conseguiti successi nel processo verso lo sviluppo sostenibile, tuttavia, come è stato sottolineato nelle risoluzioni di precedenti Conferenze ENCORE, mette in evidenza l'esito di precedenti conferenze secondo il quale vi è ancora molto lavoro da svolgere, in particolare nei seguenti ambiti:
3.2.1. integrazione di considerazioni ambientali in tutte le aree politiche, ad esempio attraverso la valutazione strategica ed ambientale sotto il profilo dello sviluppo sostenibile di politiche, piani e programmi;
2.2.2. internalizzazione di costi esterni al fine di offrire giuste e trasparenti condizioni di mercato per quei prodotti e servizi che hanno il minore impatto sull'ambiente;
3.2.3. coscienza ambientale, trasparenza e partecipazione. Una maggiore partecipazione pubblica è necessaria non solo per migliorare l'ambiente, ma anche per migliorare la democrazia in tutta l'Ue e nei Paesi candidati;
3.3. invita le regioni a cooperare con la Commissione Europea al fine di implementare la Strategia Europea per lo sviluppo sostenibile ed il 6° Programma d'Azione ambientale.
3.4. prende atto della grande quantità di lavoro svolto sugli indicatori della sostenibilità e chiede allo "Steering Group" di considerare se tale lavoro debba essere coordinato al fine di ottenere risultati utili per le regioni.
3.5. invita tutte le regioni ad utilizzare la rete ENCORE, in particolare il sito Internet ENCORE ed i suoi link con altre reti, come un efficace strumento politico per la collaborazione interregionale, beneficiando tramite ciò della condivisione delle conoscenze e delle esperienze circa le migliori modalità di protezione dell'ambiente e di promozione dello sviluppo sostenibile.
3.6. invita una regione di ciascun Paese candidato quale rappresentante di tutte le regioni del rispettivo Paese, ad aderire allo "Steering Group" in qualità di osservatore in attesa dell’adesione del suo Paese all'UE.
3.7. invita la Commissione Europea ad esaminare, insieme ai firmatari della Carta di Valencia, i possibili effetti di sinergia tra la Carta di Valencia e la Carta di Aalborg e ad illustrarli in occasione della prossima edizione della conferenza ENCORE nonché, se possibile, al Vertice sulla Terra 2002.
3.8. invita un rappresentante della Commissione Europea, uno del Comitato delle Regioni e del Parlamento Europeo a cooperare con lo steering group di ENCORE in modo da garantire una piena implementazione del 6° Programma d'Azione ambientale.
3.9. chiede ai Presidenti della Conferenza, gli assessori all'ambiente della Carinzia, di trasmettere la presente risoluzione in lingua inglese, francese, tedesca, italiana e spagnola alle Istituzioni dell'Ue, compreso il Comitato delle Regioni, ed alle regioni dei Paesi candidati e dell'Ue.
3.10. accoglie favorevolmente l'offerta della regione Gelderland (Paesi Bassi) di ospitare la sesta edizione della conferenza ENCORE nel 2003.
3.11. chiede allo steering group di organizzare la sesta edizione della conferenza ENCORE 2003, tenendo conto delle condizioni della presente Risoluzione e con riferimento ai risultati del Vertice sulla Terra 2002.
3.12. invita lo steering group a proporre delle modalità per verificare l'implementazione della Risoluzione di Villach e di presentarne i risultati in occasione della 6a edizione di ENCORE.

 

Fonte: http://www.ambienteinliguria.it/eco3/DTS_GENERALE/20070917/villach.rtf

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

LA DICHIARAZIONE DI RIO SULL’AMBIENTE E LO SVILUPPO

 

 

Principio 1

Gli esseri umani sono al centro delle preoccupazioni relative allo sviluppo sostenibile. Essi hanno diritto ad un vita sana e produttiva in armonia con la natura.

Principio 2

Conformemente alla Carta delle Nazioni Unite ed ai principi del diritto in­ternazionale, gli Stati hanno il diritto sovrano di sfruttare le proprie risorse secondo le loro politiche ambientali e di sviluppo, ed hanno il dovere di assicurare che le attività sottoposte alla loro giurisdizione o al loro controllo non causino danni all'ambiente di altri Stati o di zone situate oltre i limiti della giurisdizione nazionale.

Principio 3

Il diritto allo sviluppo deve essere realizzato in modo da soddisfare equamente le esigenze relative all'ambiente ed allo sviluppo delle generazioni pre­senti e future.

Principio 4

Al fine di pervenire ad uno sviluppo sostenibile, la tutela dell'ambiente costituirà parte integrante del processo di sviluppo e non potrà essere conside­rata separatamente da questo.

Principio 5

Tutti gli Stati e tutti i popoli coopereranno al compito essenziale di eli­minare la povertà, come requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile, al fine di ridurre le disparità tra i tenori di vita e soddisfare meglio i bisogni della maggioranza delle popolazioni del mondo.

Principio 6

Si accorderà speciale priorità alla situazione ed alle esigenze specifiche dei paesi in via di sviluppo, in particolare di quelli meno sviluppati e di quelli più vulnerabili sotto il profilo ambientale. Le azioni internazionali in materia di ambiente e di sviluppo dovranno anche prendere in considerazione gli inte­ressi e le esigenze di tutti i paesi.

Principio 7

Gli Stati coopereranno in uno spirito di partnership globale per conser­vare, tutelare e ripristinare la salute e l'integrità dell'ecosistema terrestre. In considerazione del differente contributo al degrado ambientale globale, gli Stati hanno responsabilità comuni ma differenziate. I paesi sviluppati ricono­scono la responsabilità che incombe loro nel perseguimento internazionale dello sviluppo sostenibile date le pressioni che le loro società esercitano sul­l’ambiente globale e le tecnologie e risorse finanziarie di cui dispongono.

Principio 8

Al fine di pervenire ad uno sviluppo sostenibile e ad una qualità di vita migliore per tutti i popoli, gli Stati dovranno ridurre ed eliminare i modi di produzione e consumo insostenibili e promuovere politiche demografiche adeguate

Principio 9

Gli Stati dovranno cooperare onde rafforzare le capacità istituzionali endo­gene per lo sviluppo sostenibile, migliorando la comprensione scientifica mediante scambi di conoscenze scientifiche e tecnologiche e facilitando la preparazione, l'adattamento, la diffusione ed il trasferimento di tecnologie, comprese le tecnologie nuove e innovative.

Principio 10

Il modo migliore di trattare le questioni ambientali è quello di assicurare la partecipazione di tutti i cittadini interessati, ai diversi livelli. Al livello na­zionale, ciascun individuo avrà adeguato accesso alle informazioni concernenti l'ambiente in possesso delle pubbliche autorità, comprese le informazioni re­lative alle sostanze ed attività pericolose nelle comunità, ed avrà la possibilità di partecipare ai processi decisionali. Gli Stati faciliteranno ed incoraggeranno la sensibilizzazione e la partecipazione del pubblico rendendo ampiamente di­sponibili le informazioni. Sarà assicurato un accesso effettivo ai procedimenti giudiziari ed amministrativi, compresi i mezzi di ricorso e di indennizzo.

Principio 11

Gli Stati adotteranno misure legislative efficaci in materia ambientale. Gli standard ecologici, gli obiettivi e le priorità di gestione dell'ambiente dovranno riflettere il contesto ambientale e di sviluppo nel quale si applicano. Gli standard applicati da alcuni paesi possono essere inadeguati per altri paesi, in particolare per i paesi in via di sviluppo, e imporre loro un costo econo­mico e sociale ingiustificato.

Principio 12

Gli Stati dovranno cooperare per promuovere un sistema economico in­ternazionale aperto e favorevole, idoneo a generare una crescita economica ed uno sviluppo sostenibile in tutti i paesi ed a consentire una lotta più efficace ai problemi del degrado ambientale. Le misure di politica commerciale a fini ecologici non dovranno costituire un mezzo di discriminazione arbitraria o ingiustificata o una restrizione dissimulata al commercio internazionale. Si dovrà evitare ogni azione unilaterale diretta a risolvere i grandi problemi am­bientali al di fuori della giurisdizione del paese importatore. Le misure di lotta ai problemi ecologici transfrontalieri o mondiali dovranno essere basate, per quanto possibile, su un consenso internazionale.

Principio 13

Gli Stati svilupperanno il diritto nazionale in materia di responsabilità per i danni causati dall'inquinamento e altri danni all'ambiente e per l'indennizzo delle vittime. Essi coopereranno, in modo rapido e più determinato, allo svi­luppo progressivo del diritto internazionale in materia di responsabilità e di indennizzo per gli effetti nocivi del danno ambientale causato da attività svolte nell'ambito della loro giurisdizione o sotto il loro controllo in zone si­tuate al di fuori della loro giurisdizione.

Principio 14

Gli Stati dovranno cooperare efficacemente per scoraggiare o prevenire il dislocamento o il trasferimento in altri Stati di tutte le attività e sostanze che provocano un grave degrado ambientale o sono giudicate nocive per la salute umana.

Principio 15

Al fine di proteggere l'ambiente, gli Stati applicheranno largamente, se­condo le loro capacità, il metodo precauzionale. In caso di rischio di danno grave o irreversibile, l'assenza di certezza scientifica assoluta non deve servire da pretesto per rinviare l'adozione di misure adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, dirette a prevenire il degrado ambientale.

Principio 16

Le  autorità  nazionali  dovranno  adoperarsi  a  promuovere l”internalizzazione” dei costi per la tutela ambientale e l'uso di strumenti economici, considerando che è in principio l'inquinatore a dover sostenere il costo dell'inquinamento, tenendo nel debito conto l'interesse pubblico e senza distorcere il commercio internazionale e gli investimenti.

Principio 17

La valutazione d'impatto ambientale, come strumento nazionale, sarà ef­fettuata nel caso di attività proposte che siano suscettibili di avere effetti ne­gativi rilevanti sull'ambiente e dipendano dalla decisione di un'autorità nazio­nale competente.

Principio 18

Gli Stati notificheranno immediatamente agli altri Stati ogni catastrofe naturale o ogni altra situazione d'emergenza che sia suscettibile di produrre ef­fetti nocivi improvvisi sull'ambiente di tali Stati. La comunità internazionale compirà ogni sforzo per aiutare gli Stati così colpiti.

Principio 19

Gli Stati invieranno notificazione previa e tempestiva agli Stati poten­zialmente coinvolti e comunicheranno loro tutte le informazioni pertinenti sulle attività che possono avere effetti transfrontalieri seriamente negativi sull'ambiente ed avvieranno fin dall'inizio con tali Stati consultazioni in buona fede.

Principio 20

Le donne hanno un ruolo vitale nella gestione dell'ambiente e nello sviluppo. La loro piena partecipazione è quindi essenziale per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile.

Principio 21

La creatività, gli ideali e il coraggio dei giovani di tutto il mondo devono essere mobilitati per forgiare una partnership globale idonea a garantire uno sviluppo sostenibile ed assicurare a ciascuno un futuro migliore.

Principio 22

Le popolazioni e comunità indigene e le altre collettività locali hanno un ruolo vitale nella gestione dell'ambiente e nello sviluppo grazie alle loro co­noscenze e pratiche tradizionali. Gli Stati dovranno riconoscere la loro identità, la loro cultura ed i loro interessi ed accordare ad esse tutto il sostegno necessario a consentire la loro efficace partecipazione alla realizzazione di uno sviluppo sostenibile.

Principio 23

L'ambiente e le risorse naturali dei popoli in stato di oppressione, dominazione ed occupazione saranno protetti.

Principio 24

La guerra esercita un'azione intrinsecamente distruttiva sullo sviluppo so­stenibile. Gli Stati rispetteranno il diritto internazionale relativo alla protezione dell'ambiente in tempi di conflitto armato e, se necessario, coopereranno al suo progressivo sviluppo.

Principio 25

La pace, lo sviluppo e la protezione dell'ambiente sono interdipendenti e indivisibili.

Principio 26

Gli Stati risolveranno le loro controversie ambientali in modo pacifico e con mezzi adeguati in conformità alla Carta delle Nazioni Unite.

Principio 27

Gli Stati ed i popoli coopereranno in buona fede ed in uno spirito di partners­hip all'applicazione dei principi consacrati nella presente Dichiarazione ed alla progressiva elaborazione del diritto internazionale in materia di sviluppo sostenibile.

 

Fonte: http://www.ciepiemonte.it/dirittiumani/documenti/rio-ambiente.rtf

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

CHE COS’E’ LO SVILUPPO
Analisi di un mito

Premesse
Vediamo che significato si dà di solito al termine sviluppo, soprattutto nel linguaggio corrente e nei mezzi di comunicazione di massa.
Il concetto espresso con questa parola è di norma l’aumento del fluire dei beni materiali attraverso il processo produrre-vendere-consumare. È evidente che, con questo significato, lo sviluppo richiede l’aumento dei consumi. In altre parole, il termine sviluppo significa oggi la crescita economica, come dimostra anche la traduzione inglese più frequente (growth). Gli abituali indicatori dello sviluppo sono sostanzialmente quantitativi.
In genere si pensa che questa crescita aumenti il benessere dell’umanità, indipendentemente dai valori e dalla cultura che li esprime. Inoltre, fino ad oggi non si è mai presa in considerazione la possibilità che l’aumento dei consumi sia incompatibile con il funzionamento della Biosfera, anche perché è mancata la percezione che l’uomo fa parte integrante della Biosfera stessa.
Le discussioni sulla differenza fra crescita e sviluppo hanno senz’altro un significato profondo, ma di fatto i due termini sono impiegati come sinonimi dal mondo ufficiale e dalle componenti economiche, politiche, industriali e sindacali.

La Biosfera
Per usare il linguaggio della teoria dei sistemi, un essere vivente è un sistema che si mantiene in situazione stazionaria lontana dall’equilibrio termodinamico. In altre parole, vive finché un flusso di energia lo attraversa continuamente senza che si alterino le sue condizioni generali, se si trascurano le piccole oscillazioni:  la Biosfera nel suo complesso si comporta come un unico organismo vivente, anche se in generale su tempi molto lunghi. Se si considerano tempi dell’ordine di decenni, o secoli, e non geologici, la Terra è stazionaria: il problema sta nel fatto che le modifiche causate dallo sviluppo economico nei cicli naturali hanno velocità dieci-centomila volte più grandi di quelle normali, che consentono alla vita di adattarsi gradualmente alle nuove situazioni.
La crescita economica continua è un processo che impedisce il funzionamento della Biosfera perché ne disarticola i cicli: è quindi un fenomeno impossibile. Un’economia complessivamente in crescita può soltanto essere un transitorio, un fenomeno patologico che -se non arrestato rapidamente- porta necessariamente verso un punto “di catastrofe”.
Anche l’idea che lo sviluppo costituisca sempre un miglioramento non ha validi fondamenti: è probabile che, se si potesse disegnare un diagramma che riporta l’andamento del benessere psicofisico (anche soltanto umano, o di una particolare cultura) in funzione dei consumi materiali o degli oggetti a disposizione, non si avrebbe una funzione sempre-crescente, ma una specie di curva a campana. Ad una certa quantità di beni materiali la funzione raggiunge un massimo: il corrispondente valore di consumi è già stato abbondantemente superato in tutto il mondo occidentale. Un ulteriore aumento peggiora la qualità della vita. Se poi mettiamo in conto anche la bellezza del mondo e il benessere degli altri esseri senzienti, la situazione si aggrava ulteriormente.
         Ci si può rendere conto di questo fatto se si pensa a una qualunque località rivisitata a distanza di qualche decennio: la si troverà inesorabilmente peggiorata, sia sul piano naturale, sia dal punto di vista estetico ed umano. La varietà dei viventi è sempre diminuita.
È forse superfluo ricordare il totale fallimento sul piano ecologico dello “sviluppo di Stato” un tempo perseguito nell’Est europeo, in cui il materialismo era addirittura portato al rango di metafisica ufficiale.

Lo sviluppo sostenibile
Recentemente è stato formulato il concetto di sviluppo sostenibile, definito dalla Commissione Bruntland dell’ONU come “lo sviluppo che soddisfa le esigenze del presente senza compromettere la possibilità, per le future generazioni, di soddisfare i propri bisogni”.
Successivamente il concetto di sostenibilità è stato ulteriormente analizzato e suddiviso in due posizioni diverse (K. Turner e D. Pearce - Economia Ambientale):
- Una sostenibilità debole, che si realizza quando, a fronte di un deterioramento ambientale, si ottiene una compensazione uguale o superiore in altre forme di capitale.
- Una sostenibilità forte, dove si richiede che il capitale naturale non decresca mai, mentre le altre forme di capitale possono crescere o restare costanti.
Queste definizioni della sostenibilità sono decisamente insufficienti: inoltre danno per scontata un’assoluta centralità della nostra specie, su cui si possono avere fondati dubbi sul piano scientifico-filosofico: già la definizione di “capitale” data al Complesso dei viventi, o alla Biosfera, o alla Terra stessa, denota la posizione di partenza, anche nella sostenibilità “forte”. Mi sembra invece che si possa definire sostenibile solo una forma di sviluppo che consente a tempo indefinito la vita della Biosfera, cioè ne mantiene le condizioni stazionarie complessive.
In sostanza, se non modifichiamo profondamente il significato del termine, la locuzione sviluppo sostenibile è contraddittoria e non ha alcun senso. L’unico “sviluppo” che può durare a tempo indefinito è un processo di tipo stazionario. 
Se poi facciamo anche considerazioni morali o filosofiche, lo sviluppo è finora sempre partito dall’idea dogmatica che l’unico soggetto di diritti e l’unico essere in grado di provare “benessere” sia l’uomo, relegando gli altri esseri senzienti, gli ecosistemi e tutto il mondo naturale al rango di “materia” a nostra disposizione.
Oggi invece sappiamo che l’uomo non è nella posizione di “abitante di una casa”, ma è come un gruppo di cellule di un Organismo, cioè l’ecosistema globale, da cui dipende totalmente: questa posizione della nostra specie deve ancora essere recepita da tutte le istituzioni.
Riassumendo, come fenomeno complessivo visto “dall’esterno”, lo sviluppo -nel significato del mondo ufficiale- appare come un processo che:
- sancisce la sopraffazione della nostra specie su tutte le altre specie viventi, sugli ecosistemi e in genere sul mondo naturale: distrugge la diversità biologica;
- impone a tutta l’umanità di vivere secondo il modello occidentale;
- sostituisce materia inerte al posto di sostanza vivente; mette strade, macchine, impianti, dove c’erano foreste, paludi, savane.

L’etica del lavoro e l’etica della Terra
Di solito nel nostro mondo si è formata l’idea che il lavoro sia sempre qualcosa di positivo, da premiare indipendentemente da ogni altra considerazione.
Così si pensa che chi lavora di più debba automaticamente guadagnare di più, che in sostanza sia più bravo di chi lavora di meno: il lavoro ha acquistato un valore etico in sé, anche se si tratta di lavoro che danneggia l’intero Organismo terrestre o contribuisce a qualche patologia della Biosfera. Solo recentemente si è cominciato a considerare negativa almeno la produzione di sostanze inquinanti, limitando però l’esame ad ogni singolo processo locale, come se fosse possibile isolarlo.
Non si è mai tenuto come valore etico il mantenimento in condizioni vitali della Biosfera terrestre, oppure degli ecosistemi di cui il processo fa parte. Non si è neppure considerato il danno, se non in tempi recentissimi e limitatamente a specie “rare”, arrecato ad altre specie viventi o a processi naturali. In sostanza, è mancata la percezione della non-separabilità di ogni processo lavorativo umano dall’ecosistema globale.
È invece indispensabile avere sempre presente questa percezione, tenere come primo valore l’etica della Terra.

I consumi
Oggi si assiste in modo macroscopico, anche senza più giri di parole, ad un fenomeno che rende  evidente la natura di quello che viene chiamato sviluppo: tutto il mondo economico-industriale-sindacale fa il possibile per fare aumentare i consumi. Si è arrivati a distribuire, anche se indirettamente, denaro ai potenziali consumatori per invitarli a “comprare”. Se per caso questa continua pressione non dovesse avere  esito, sarebbe proprio l’unico segnale positivo: se i consumi non aumentano, può essere che cominciamo ad averne abbastanza di oggetti materiali che in realtà non portano alcun miglioramento. Forse siamo stanchi di consumi, malgrado un intollerabile bombardamento pubblicitario che investe tutti i momenti della vita. Il mondo ufficiale è arrivato a propagandare gli acquisti, anche senza dire che cosa si debba acquistare! Si invita a “rottamare”, cioè a buttare in montagne di rifiuti apparecchi perfettamente funzionanti!    
Pochi giorni dopo un evento terroristico della gravità del crollo delle Torri Gemelle, il presidente USA ha pubblicamente invitato i cittadini americani a riprendere i consumi, ad aumentare gli acquisti il più possibile!
Nelle città non si gira più, la mobilità diminuisce all’aumentare del numero di macchine, l’aria è irrespirabile, e il mondo ufficiale non sa escogitare altro che “il rilancio dell’auto”. Inoltre, gli inviti alla sicurezza stradale difficilmente avranno gli esiti sperati quando tutti i mezzi di informazione sono una continua esaltazione -anche inconscia- della velocità come valore. Nel mondo occidentale le prime cause di morte fra i giovani sono gli incidenti stradali e i suicidi, ma la massima preoccupazione  dei responsabili è il Prodotto Interno Lordo.
Forse è davvero venuto il momento di diminuire i consumi materiali e di pervenire ad un’economia stazionaria. Naturalmente si deve svincolare l’occupazione dalla crescita, ma questo è un problema che riguarda solo il sistema economico e non le leggi naturali del Pianeta: dovrebbe quindi essere risolvibile.
Qualcuno obietterà che lo sviluppo porta miglioramenti “a chi non ha”, ma basta fare la considerazione che la forbice fra “ricchi” e “poveri” si è sempre allargata: con la crescita economica, il solco aumenta e non diminuisce. Per inciso, i concetti di ricchezza e povertà sono spesso solo un’esportazione dell’Occidente.
È inoltre abbastanza chiaro che il discorso vale in termini complessivi: in linea teorica potrebbero aumentare i consumi pro-capite a condizione che diminuisca in proporzione il numero di consumatori.

Qualche citazione
Dal libro La Terra scoppia di G. Sartori e G. Mazzoleni (Ed. Rizzoli, 2003):
Per le persone di normale buonsenso il problema è che la Terra è malata di sovraconsumo: noi stiamo consumando molto più di quanto la natura può dare. Pertanto a livello globale il dilemma è questo: o riduciamo drasticamente i consumi, oppure riduciamo altrettanto drasticamente i consumatori.
Si noti che Sartori e Mazzoleni partono da posizioni completamente antropocentriche e non si pongono il problema della liceità morale della distruzione di ecosistemi e dei danni agli altri esseri senzienti. Infatti usano i termini uomo e natura come se fossero distinti o in contrapposizione, fatto abituale nella nostra cultura. Anche così i due Autori non hanno alcun dubbio sul fatto che è assolutamente necessario ridurre i consumi.

   Nel libro Assalto al pianeta di S. Pignatti e B. Trezza (Ed. Bollati Boringhieri, 2000) viene evidenziato il sorpasso, avvenuto a cavallo del 1970, dell’energia di origine tecnologica rispetto a quella della fotosintesi, ma “Non si tratta soltanto di una questione di quantità: infatti l’output del processo fotosintetico è costituito da ossigeno e molecole biologiche, completamente compatibili con i processi dei viventi e riciclabili. L’output derivante dall’uso dell’energia industriale, invece, è formato da scorie e da inquinanti atmosferici. La produzione di energia tecnologica continua ad aumentare secondo il modello esponenziale. 
Un capitolo dello stesso libro è dedicato ai rischi che comporta l’accettazione del mito dello sviluppo sostenibile. A pag. 267 si legge: “Trattare la sostenibilità come un problema di risorse scarse è dunque un’impostazione fuorviante che, potendo venire facilmente confutata, può addirittura venire utilizzata come alibi da chi vuole negare il problema”. Il libro contiene un’accurata analisi dell’impossibilità della continuazione del processo di sviluppo, in quanto disarticola i cicli vitali della Terra.

         Da un articolo di Guido Ceronetti, pubblicato su La Stampa del 9 marzo 1993:
... La sola voce concorde, universale, in alto e in basso, grida che nessuna industria si fermi o chiuda, qualsiasi cosa produca, sia pure inutilissima o micidialissima, sia pure destinata a restare invenduta; la sola voce concorde invoca che si aprano cantieri su cantieri e che si investano finanze in nuovi progetti industriali: a costo di qualsiasi inquinamento e imbruttimento, a costo anche di fare accorrere, per l’immediata ritorsione morale che colpisce chi accolga progetti simili, le furie di una intensificata violenza. E se deve, sul mare delle voci tutte uguali, planare una promessa rassicurante, è sempre la stessa: ci sarà la “ripresa”, ne avrete il triplo di questa roba...

Dal libro di Edward Goldsmith Processo alla globalizzazione (Ed. Arianna, 2003):
Lo sviluppo economico, nonostante i suoi devastanti effetti sulle società e l’ambiente, resta il principale obiettivo delle agenzie internazionali, dei governi nazionali e delle corporazioni transnazionali che sono naturalmente i suoi principali sostenitori e beneficiari. Ciò viene giustificato col fatto che solo lo sviluppo, e ovviamente il libero commercio globale che alimenta, può sradicare la povertà. Oggi quasi nessuno di coloro che occupano posizioni di comando sembra disposto a mettere in discussione questa tesi, sebbene non sia sostenuta da prove teoriche né empiriche, né serie.
Tanto per cominciare, si consideri che poco dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando il commercio mondiale e lo sviluppo economico erano davvero in atto, quello è aumentato di diciannove volte e questo non meno di sei volte – una performance senza precedenti. Appare evidente che se questi processi fornissero veramente la risposta alla povertà mondiale, allora questa dovrebbe ormai essere stata ridotta a poco più di un vago ricordo del nostro barbarico e sottosviluppato passato. Invece, è vero il contrario.
Seguono numerosi dati quantitativi a sostegno di queste affermazioni.
Si noti che anche questo libro non esce da posizioni antropocentriche.

         Dal Giornale di Fisica n. 2, 1979 (Energia e stabilità di Luigi  Sertorio):
I pregi di un’economia stazionaria sono stati illustrati con parole che oggi appaiono molto affascinanti forse per il linguaggio un po’ arcaico (1858) sereno e profondo, da John Stuart Mill. Tale bellezza naturalmente ha colpito rari spiriti isolati, mentre il resto dell’umanità, se è stato in grado di farlo, proprio a partire dall’epoca del positivismo, è partito sulla strada della growth economy.

Conclusioni
Lo sviluppo economico continuo è un fenomeno impossibile sulla Terra, perché incompatibile con il suo funzionamento. L’unico “sviluppo” che consente la vita della Biosfera è un processo completamente non-materiale, qualcosa che significhi l’evolversi di cultura, arte, spiritualità, pensiero, informazione, e così via. Ma in tal caso, visto che il significato attuale del termine è consolidato ormai da un paio di secoli, sarebbe meglio cambiarlo.
Sintetizzando al massimo, due sono le cause dei guai del mondo: l’eccesso di popolazione umana e l’eccesso dei consumi. Entrambi i fattori non possono restare in crescita ancora per molto tempo.
Ma cosa può succedere? Proviamo a formulare qualche ipotesi:
- Lo sviluppo economico prosegue ad oltranza: in tal caso si arriva ad un mondo    terribilmente degradato, con gli ecosistemi naturali scomparsi, migliaia di specie estinte o degenerate, le foreste distrutte, l’atmosfera irrespirabile, fino a manifestazioni macroscopiche di impossibilità di vita;
-  Lo sviluppo economico prosegue fino a un punto “di collasso”, dopo il quale si ha la rinascita di culture umane con valori diversi da quelli attuali;
-  Lo sviluppo economico si arresta gradualmente per la progressiva quasi-scomparsa della filosofia che ne costituisce il fondamento (il materialismo).
L’ipotesi più pessimista sembra la prima, quella più probabile la seconda; resta la speranza che si verifichi la terza.

Nel mondo moderno lo sviluppo è visto come un tabù intoccabile, una divinità, ma proprio per questo è opportuna qualche considerazione in controtendenza.
Dopotutto, nella seconda metà dell’Ottocento, i “sacerdoti” dello sviluppo erano convinti che la crescita economica avrebbe fatto terminare la fame e le guerre, che un'era di prosperità senza fine si stava aprendo all’umanità e che la criminalità sarebbe presto diventata un ricordo del passato. Quindi mi sembra che non ci siano dubbi perlomeno sul fatto che c’è qualcosa che non va in questo “sviluppo”.

 

Autore: Guido Dalla Casa
(pubblicato sul numero di ottobre 2004 di DirigentiIndustria)

Fonte: http://www.estovest.net/rtf/che_cos%27e%27_lo_sviluppo.rtf

 

Lo sviluppo è sostenibile?
(Prof. Gianni Tamino)

Sintesi dell’intervento

Le relazioni ecologiche che regolano la vita sul pianeta

Le attività umane stanno cambiando l'ambiente del nostro pianeta in modo profondo e in alcuni casi irreversibile. Questi cambiamenti sono dovuti non solo all'immissione di materiale inquinante nell'ambiente, ma anche ai cambiamenti nell'uso del territorio e alla conseguente perdita di habitat e riduzione della biodiversità. L'intervento umano sull'ambiente sta avvenendo a una velocità e a una scala spaziale così ampie da causare profondi cambiamenti dei processi dai quali dipendono il clima della Terra e la stessa vita sul pianeta.
La Terra è un sistema chiuso dal punto di vista della materia. Infatti, con alcune trascurabili eccezioni, tutti gli elementi presenti sul pianeta, inclusi quelli che costituiscono il nostro corpo e quello di tutte le specie viventi, sono parte del sistema da quando la Terra si è formata, all'incirca 4,5 miliardi di anni fa. In ogni sistema chiuso vale il principio di conservazione della massa, che può solo subire processi di trasformazione e/o trasferimento da un comparto all'altro. Da quando esiste sulla Terra l'intera massa di acqua degli oceani, per esempio, è evaporata, ha prodotto precipitazioni ed è ritornata nell'oceano attraverso i fiumi molte migliaia di volte (ciclo dell’acqua). E ossigeno, carbonio e azoto, attraverso specifici cicli, vengono continuamente riciclati all’interno del sistema, principalmente a opera degli organismi viventi (per esempio con l’associazione di fotosintesi e respirazione nel ciclo del carbonio). Il "carburante" necessario per questi costanti processi di trasporto e trasformazione di materia nei vari comparti è l'energia che la Terra riceve dal Sole. L’energia solare grazie alla fotosintesi clorofilliana delle piante viene incamerata negli zuccheri, divenendo energia chimica che, attraverso l’alimentazione, passa negli animali erbivori e da questi ai carnivori. Questo flusso di energia, a partire dal sole, rende dunque possibile la produzione della massa primaria delle piante, e la produzione secondaria e terziaria di erbivori, carnivori, e così via, dando origine alle catene alimentari, secondo uno schema a piramide. In ogni area del pianeta avremo dunque popolazioni (diverse da area ad area) di piante, di animali (erbivori e carnivori),di funghi e di microbi decompositori ecc., in relazione tra loro e con l’ambiente inorganico circostante, in grado di utilizzare in modo ciclico le risorse naturali, costituendo specifici ecosistemi. E’ importante sottolineare che tutta la produzione naturale non dà mai origine a rifiuti, ma solo a scarti che vengono utilizzati in altri processi produttivi.
Le variazioni a tutti i livelli della materia vivente, dai geni agli ecosistemi, passando per gli individui, le popolazioni, le specie e le comunità danno origine all’enorme biodiversità presente sul Pianeta.
Il concetto di biodiversità include, quindi, la diversità genetica all'interno di una popolazione, il numero e la distribuzione delle specie in un'area, la diversità di gruppi funzionali (produttori, consumatori, decompositori) all'interno di un ecosistema, la differenziazione degli ecosistemi all'interno di un territorio. Senza questa biodiversità non ci sarebbe futuro per la vita sul pianeta, dato che occorre trovare sempre nuove combinazioni ed interazioni tra viventi al variare del clima, delle condizioni fisiche e biologiche, per garantire un continuo adattamento alle nuove situazioni.

Il rapporto tra uomo e ambiente

L'Homo sapiens è presente sulla Terra da circa 100.000 anni ed ha iniziato a praticare l’agricoltura solo 10.000 anni fa, un tempo brevissimo se confrontato con l'età del pianeta, ma con il crescente progredire delle capacità tecnologiche ha causato profondi cambiamenti dell'ambiente a livello globale. Peraltro, fino a tempi molto recenti le attività umane hanno contribuito in modo poco significativo ai cambiamenti dell'ambiente a livello globale, mentre da circa un secolo a questa parte l'essere umano ha iniziato a interferire con il funzionamento del sistema in termini che di gran lunga eccedono quelli naturali. L'entità, la scala spaziale e la velocità dei cambiamenti indotti dalle attività umane hanno raggiunto proporzioni mai verificatesi in precedenza. I processi ambientali indotti dalle attività umane ora eguagliano o eccedono quelli naturali, la loro scala spaziale è ormai quella globale e la velocità con cui questi cambiamenti hanno luogo è dell'ordine dei decenni, rispetto a una scala temporale di millenni caratteristica dei cambiamenti naturali.
La insostenibilità dell’attuale sistema produttivo industriale ed agricolo è data dal fatto che i beni di consumo si ottengono trasformando le materie prime in rifiuti (derivati sia dalla lavorazione che dagli stessi beni di consumo, una volta esaurita la loro funzione, in un’ottica di spreco, esemplificata dall’”usa e getta”), che si utilizzano fonti di energia non rinnovabili e pesantemente inquinanti, che la stessa agricoltura, dopo millenni di equilibrio con gli ecosistemi naturali, oggi è sempre più industrializzata e richiede energia e materie prime per mantenere l’alta produttività imposta dal mercato e che servizi essenziali come i trasporti sono realizzati con grave impatto per l’ambiente e la salute dei cittadini.I cambiamenti dell'ambiente globale indotti dalle attività antropiche sono vari e diversificati:

  • in alcune generazioni umane, si stanno esaurendo le riserve di combustibili fossili che sono state generate su scala di diverse centinaia di milioni di anni;
  • circa il 50 per cento della superficie terrestre è stata trasformata dalle attività umane, con pesanti conseguenze per la biodiversità, i cicli dei nutrienti, la struttura e biologia del suolo e il clima;
  • più di metà delle riserve di acqua dolce vengono usate, direttamente o indirettamente, dall'essere umano e le riserve acquifere sotterranee sono già state esaurite in molte aree del pianeta;
  • la concentrazione di gas a effetto serra in atmosfera, oltre a CO2 e CH4, è cresciuta in modo rilevante;
  • gli habitat marini e costieri sono stati alterati in modo sostanziale e le zone umide si sono ridotte della metà;
  • il 22 per cento delle riserve ittiche conosciute sono a rischio di estinzione, e un ulteriore 44 per cento sono al limite dello sfruttamento possibile;
  • il livello di estinzione negli ecosistemi terrestri e marini sta rapidamente crescendo e la Terra si trova per la prima volta nella situazione in cui fenomeni di estinzione contemporanea di molte specie viventi sono causate dalle attività di una singola altra specie: quella umana.

Sostenibilità ed impronta ecologica

E’ dunque necessario immaginare un modo diverso di svolgere attività umane, compatibile con l’ambiente e sostenibile per il pianeta. Cosa vuol dire sostenibile? Si può individuare come sostenibile qualunque processo che non intacchi il capitale naturale. Nei processi produttivi naturali, come abbiamo visto, non si produce né dispersione delle risorse né rifiuti. Si sono instaurati dei cicli biogeochimici che, grazie all’energia solare, tendono a mantenere sostanzialmente inalterati i materiali utilizzati.
Per verificare la sostenibilità o l’insostenibilità dell’attività umana si possono utilizzare vari metodi, tra cui la cosiddetta “carryng capacity” o capacità di un territorio di sostenere una popolazione, oppure l’impronta ecologica, cioè la misura del territorio in ettari necessario per produrre ciò che un uomo o una popolazione consumano.
L'Impronta Ecologica è diventato ormai un classico nelle teorie sulla sostenibilità e, fatto ancor più significativo, la teoria proposta nel 1996 da Wackernagel e Rees ha avuto una concreta e diffusa applicazione e nel corso degli anni diverse èquipe hanno sviluppato studi complessi relativi alle "impronte ecologiche" di città, nazioni e realtà specifiche.  Fino a quando la Terra potrà sostenere il peso di una umanità che identifica lo "sviluppo" con la "crescita" e questa con la ricchezza monetaria? Ribaltando l'approccio tradizionale alla sostenibilità gli autori propongono di non
calcolare più quanto "carico umano" può essere sorretto da un habitat definito, bensì quanto territorio (terra e acqua) è necessario per un definito carico umano, cioè per reggere l'"impronta ecologica" che una determinata popolazione imprime sulla biosfera.
L'impronta ecologica così calcolata può essere messa a confronto con l'area su cui vive la popolazione e mostrare di quanto è stata superata la carrying capacity locale e, quindi, la dipendenza di quella popolazione dal commercio e dai consumi (vi possono essere piccoli pezzi di Impronta di una certa popolazione sparsi un po' su tutto il mondo). Questa analisi, inoltre, facilita il confronto tra regioni, rivelando l'effetto delle diverse tecnologie e dei diversi livelli di reddito sull'impatto ecologico. Scopriremo così che l'Impronta media di ogni residente delle città ricche degli USA e dell’Europa è enormemente superiore a quella di un agricoltore etiope.

Indicazioni pratiche per un consumo responsabile

Anzitutto dobbiamo rifiutare il ruolo, che ci attribuiscono industrie e pubblicità, di consumatori consumisti, per riacquistare quello di cittadini coscienti e responsabili. Ciò significa consumare in modo coerente con i nostri bisogni biologici, nel rispetto degli altri esseri umani e degli altri abitanti del pianeta. I nostri consumi devono essere, non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente, sostenibili. Così la scelta dei prodotti industriali deve riguardare le modalità con cui sono stati prodotti, l’energia utilizzata, i materiali che li compongono e la loro origine, la loro durata, la loro riciclabilità, in modo da ridurre la nostra impronta ecologica, pur garantendo le nostre ragionevoli esigenze, ma evitando consumi superflui. Analogo discorso va fatto per l’uso dell’energia, dell’acqua e dei trasporti.
Dobbiamo poi favorire un’agricoltura sostenibile, ripensando non solo come produrre, ma anche cosa e per chi. E’ necessario passare dalla logica quantitativa, basata sulla produttività, che ha caratterizzato l’agricoltura intensiva, alla logica qualitativa, basata sulla compatibilità ambientale e sulla salubrità dei prodotti.
Ciò significa non solo rispettare il patrimonio naturale, passando dalle produzioni lineari ai processi ciclici organici, ma anche considerare piante ed animali come organismi viventi, con proprie caratteristiche genetiche, frutto di una lunga evoluzione che ha garantito un’ampia biodiversità. Per questo l’affermarsi di tecniche di manipolazione genetica non costituisce un superamento dell’agricoltura chimica, ma anzi esaspera l’uniformità produttiva, con nuovi rilevanti rischi per l’ambiente e per la salute.
La sostenibilità richiede in tutte le aree del pianeta produzioni finalizzate a mercati prevalentemente regionali, con l’obiettivo dell’autosufficienza alimentare. Ma per poter sfamare tutta l’umanità occorre anche modificare la dieta prevalentemente carnea dei paesi ricchi, che devono spostarsi ad un livello inferiore  della catena trofica.
In quest’ottica un’agricoltura sostenibile, come quella biologica, può risultare anche la più valida economicamente.

 

Bibliografia

  • Un manuale di ecologia, tra i tanti disponibili nelle librerie, per gli elementi di base;
  • Aldo Sacchetti -  “L’uomo antibiologico”, Saggi Feltrinelli, 1990
  • Wuppertal Institut – “Futuro sostenibile”, Editrice Missionaria Italiana, 1997
  • Gerald G. Marten – “Ecologia umana” Ed. Ambiente, 2001
  • Mathis Wackernagel e William E.Rees – “L’impronta ecologica”, Ed. Ambiente, 2000
  • State of the World 2004 “Consumi”, Ed. Ambiente, 2004
  • Gianni Tamino – “Il bivio genetico” , Ed. Ambiente, 2001
  • Jeremy Rifkin – “Ecocidio”, Ed. Mondadori, 2001

 

Fonte: http://www.eticamente.altervista.org/Documenti/failasceltagiusta/DispensaTamino.rtf
Autore: Prof. Gianni Tamino

 

 

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