Antologia tipi di testo

 

 

 

Antologia tipi di testo

 

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I testi espositivi.

 

Che cos'e' un testo espositivo.

Si puo' definire "espositivo" un testo in cui compaiono e sono prevalenti anche se non unici i procedimenti espositivi. Un testo espositivo tratta di individui, fenomeni, concetti, considerati da un punto di vista generale con lo scopo di informare adeguatamente sull'argomento in questione. L'esposizione presenta una documentazione verificabile, che puo' essere presentata in modo analitico o sintetico.

  • Nell'esposizione analitica i dati relativi ad un fenomeno sono riportati in modo dettagliato con lo scopo di fornire al lettore una conoscenza molto precisa della documentazione raccolta.
    • Le relazioni scientifiche sono esposizioni analitiche.
  • Nell'esposizione sintetica i dati sono riassunti e presentati in modo da fornire al lettore una conoscenza d'insieme del problema.
    • I verbali, i riassunti, le relazioni aziendali sono esposizioni sintetiche, cosi' come sono esposizioni sintetiche (anche se il nome abituale suggerisce l'opposto) le analisi dei testi letterari.

Un testo espositivo ha inoltre queste caratteristiche:

  • sceglie con accuratezza le proprie fonti informative tra le piu' autorevoli nel settore: pubblicazioni specializzate (ISTAT, Istituto Centrale di Statistica; CENSIS, Centro Studi Investimenti Sociali,...); studi scientifici; ...
  • dichiara le proprie fonti;
  • si da' un ordine nella presentazione dei suoi dati, decidendo quale tra gli ordini possibili e' il piu' adatto a presentare le notizie nel modo piu' chiaro;
  • usa i metodi retorici della classificazione, dell'elenco, del confronto, dell'esempio, della definizione, dell'analogia per rendere il discorso piu' univoco possibile; puo' utilizzare dei grafici o delle tabelle per evidenziare dei dati numerici;
  • puo' includere parti narrative e/o descrittive, che in questo ambito hanno anch'esse funzione esplicativa.

Riconoscere un testo espositivo.

A differenza di una descrizione, uno scritto espositivo si riferisce sempre a fenomeni considerati da un punto di vista generale. Riconoscere un testo espositivo significa rintracciare in esso alcune caratteristiche.

  • Il fenomeno centrale trattato.
  • I fenomeni messi in relazione con quello centrale, individuandone i diversi rapporti.
    • In un'esposizione ben costruita ogni paragrafo contiene un'informazione;
    • i rapporti logici sono segnalati dai connettivi lessicali e/o sintattici:
      • ripetizione di parole-chiave;
      • avverbi e/o espressioni che segnalano una sequenza;
      • congiunzioni che segnalano rapporti di causa-effetto (poiche'...quindi;...), di condizione-conseguenza (se...allora;...), di parallelismo (sia...sia; non solo...ma anche;...), di opposizione(ma; da un lato...dall'altro;...); etc.
  • L'ordine del discorso.
  • La presenza delle tecniche retoriche dell'esempio, della classificazione, del confronto, della definizione, dell'elenco, della visualizzazione dei dati numerici con grafici o tabelle.

Poiche' tra gli scritti espositivi figurano anche le relazioni scientifiche e le analisi letterarie, il lessico puo' essere anche molto tecnico, se questi scritti si rivolgono ad un pubblico specializzato. Ma anche nel caso di scritti divulgativi, e' indispensabile individuare i termini tecnici non conosciuti e ricercarne il senso su un dizionario.

 
 
 

Scrivere un testo espositivo.

Prima di scrivere...
occorre sempre essere consapevoli della situazione comunicativa in cui ci sitrova
(a chi si scrive, con che scopo, quanto dev'essere lungo il testo; quanto tempo si ha a disposizione)
In un compito scolastico tutto cio' puo' essere definito nel titolo del compito.
Ma ATTENZIONE:
se il titolo non da' vincoli di sorta,
e' comunque INDISPENSABILE darsi dei vincoli perche' essi costituiscono una sorta di pista su cui comporre il testo.

  • In funzione del destinatatio e dello scopo dello scritto, decidere quale tipo di testo si deve comporre: se un'esposizione analitica o sintetica, ...
  • Delimitare esattamente l'argomento da trattare.
    • Nel caso del compito scolastico spesso l'argomento e' definito e delimitato dal titolo; ma vi puo' essere anche una formulazione generale. In questo caso e' indispensabile definire di quale aspetto dell'argomento proposto si trattera'. Ad esempio, se il titolo di una relazione storica e': "I problemi che emergono dopo l'unificazione italiana", data la vastita' della materia, e' necessario delimitare l'argomento, scegliendo un aspetto della politica attuata dalla Destra Storica tra il 1860 e il 1876.
  • Decidere in relazione al destinatario se e' necessario rendere esplicite o meno certe informazioni; se e' necessario usare un lessico molto specializzato o piu' divulgativo;...

l'invenzione del testo
ovvero stabilire quali informazioni si vogliono introdurre nello scritto. E' questa la prima stesura del testo, che puo' avere l'aspetto di una scaletta per punti.

  • Elencare le informazioni che il destinatario deve conoscere.
  • Decidere l'organizzazione logica di queste notizie, definendone i rapporti.
  • Decidere per ogni informazione come sara' spiegata, con quali esempi, elenchi di dati, definizioni,etc.
  • Decidere l'ordine con cui le notizie saranno presentate. Gli ordini possibili sono molti. L'essenziale e' che ci sia un ordine. Ad esempio, si puo' seguire un ordine gerarchico tra le informazioni dalle meno importanti alle piu' importanti o viceversa; si puo' decidere di presentare subito l'informazione piu' inattesa o decidere di posporla ad altre; se si confrontano due serie di dati si puo' decidere di dare prima tutta la prima serie e poi l'altra, oppure un elemento per volta delle due serie;...

la stesura del testo

  • Completare ogni paragrafo della scaletta, scrivendo le diverse frasi.
  • Evidenziare i nessi logici che legano ogni parte del discorso all'altra: le congiunzioni, la ripetizione di certe parole importanti danno al discorso una sua fluidita'.

la revisione del testo

  • Scegliere uno stile espressivo adatto alla situazione comunicativa in cui ci si trova.
  • Controllare la correttezza della scrittura (sintassi, punteggiatura, ortografia).

 

testi espositivi

 

 

      I testi espositivi hanno la funzione di trasmettere al lettore formazioni e conoscenze relative a un argomento, un fenomeno, un concetto considerato da un puno di vista generale.Lo scopo di un testo espositivo è essenzialmente pratico: informare attraverso una spiegazione ossia aumentare le conoscenze del lettore su un determinato argomento per mezzo di una spiegazione.

 

      Le caratteristiche del testo espositivo

  • Le informazioni sono chiare, coerenti e complete
  • Le varie informazioni sono disposte secondo un ordine logico
  • Il linguaggio usato è chiaro e lineare
  • Il lessico è di tipo specialistio cioè presenta termini specifici della disciplina di cui si sta parlando
  • L'esposizione è oggettiva cioè non ci sono impressioni, pareri o giudizi personali
  • Le informazioni sono spesso accompagnate da elementi grafici per

           favorire la comprensione del testo

 

      Un testo espositivo si trova nei manuali scolastici,nelle enciclopedie,nei saggi, ossia nei testi in cui vengono presentati e spiegati argomenti relativi a più diversi campi del sapere.

 

Il testo narrativo

 

 Che cos’è
Il testo narrativo è un tipo particolare di composizione letteraria in prosa, sia orale che scritta.
 Elementi essenziali
Questo modello di scrittura presuppone l’esistenza di:
• una storia;
• un narratore, che si assume il compito di raccontare agli ascoltatori - lettori - destinatari la storia.
Le forme
I testi narrativi possono presentarsi in forma diverse: come mito, favola, leggenda, novella e romanzo.
Il mito è la narrazione di eventi riguardanti le origini di un gruppo di gente, e ha per protagonisti divinità ed eroi; per esempio, i miti greci e latini.
La favola è la narrazione, di solito breve, di fatti fantastici caratterizzati da due elementi: eccezionalità e magia; spesso protagonisti sono animali in grado di parlare, aventi gli stessi caratteri degli uomini, con i loro difetti e le loro qualità.
Dopo aver sconfitto le forze del male (streghe, maghi, orchi, giganti ecc.), l’eroe-positivo riesce sempre a realizzare gli scopi prefissati e a conquistare l’oggetto di attrazione.
La leggenda è un racconto, in genere immaginario, di vicende riguardanti la vita di personaggi famosi, che hanno lasciato un’impronta nel campo della storia o in quello religioso; ad esempio, le leggende riguardanti i santi o quelle legate a personaggi storici celebri, come Muzio Scevola, Masaniello o Garibaldi. L’esagerazione, elemento caratteristico di questa forma di narrazione, serve ad esaltare e a rendere esemplare la figura del personaggio.
La novella è un racconto non eccessivamente lungo, che tratta fatti reali o immaginari, accaduti in un arco di tempo alquanto breve, con un limitato numero di personaggi.
Il romanzo è un racconto di ampia estensione, che narra di fatti reali o immaginari, accaduti in un lungo lasso di tempo, con un proporzionato numero di personaggi.
I filoni del romanzo sono numerosi, i più noti sono: il romanzo storico, il romanzo d’avventura, il romanzo naturalista e verista, il romanzo di fantascienza, il romanzo epistolare, il romanzo psicologico, il romanzo autobiografico, il romanzo giallo o poliziesco.
Denotazione e connotazione
Nei testi giuridici e scientifici il destinatario non può lasciare spazio alla sua interpretazione, egli deve rigorosamente attenersi al messaggio del testo. Le parole hanno un significato che è tale per tutti coloro che usano lo stesso codice linguistico, un significato oggettivo, stabilito dagli uomini per convenzione, che prende il norme di denotazione.
Nei testi letterari, invece, l’autore ha la libertà di costruire il testo come più gli pare, secondo il suo punto di vista, le sue intenzioni e i suoi scopi. Nel disegnare l’intreccio che ha in mente, l’autore può caricare le parole di significati secondari, che si aggiungono a quelli principali (denotativi), ad esempio, dettagli da un particolare stato d’animo. Tali significati costituiscono la connotazione.
La connotazione è tipica della funzione espressiva e di quella poetica della lingua. Se l’autore è libero di giocare a proprio piacimento col significato delle parole, anche il lettore sarà libero di interpretare il testo in base al suo stato d’animo, alla disponibilità nei confronti di ciò che sta leggendo, alla preparazione culturale.
Temi centrali e temi periferici
Il tema, cioè l’argomento fondamentale del testo, è il filo conduttore che unisce organicamente le varie parti dell’opera.
Accanto al tema centrale vi sono poi dei temi periferici, che sono propri di ogni singola parte dell’opera e che sono comunque convergenti verso il tema principale.
Individuare il tema centrale e quelli periferici significa procedere a una prima generale scomposizione del testo e serve a capire la struttura portante dell’opera stessa.
Facciamo un esempio: nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni il tema centrale è l’amore fra Renzo e Lucia, che viene ostacolato da don Rodrigo. Il tema periferico è la vita di Geltrude; quest’ultima, però, è parte naturale anche del tema centrale, in quanto è lei a dare ospitalità a Lucia ed è lei a consegnare la ragazza ai bravi dell’Innominato al momento del rapimento.
La struttura generale
Nei testi narrativi è possibile individuare una struttura generale di base valida per la quasi totalità dei testi.
Questa struttura è costituita da quattro momenti:
situazione iniziale;
complicazione: un evento che viene ad alterare, più o meno improvvisamente, l’equilibrio iniziale;
evoluzione della vicenda: una serie di eventi, che possono migliorare o peggiorare la situazione del personaggio principale;
conclusione della vicenda: alla fine della narrazione si ristabilisce un equilibrio, che può essere positivo o negativo, e la vicenda si scioglie.
Nuclei narrativi e sequenze
In ogni testo narrativo troviamo una serie di informazioni: alcune sono indispensabili per capire lo svolgimento della storia, altre invece aggiungono particolari meno importanti, utili tuttavia a comprendere meglio determinate situazioni. Le prime costituiscono gli eventi essenziali, le seconde gli eventi accessori.
Gli eventi essenziali formano i muri maestri del racconto, mentre quelli accessori hanno la funzione di far comprendere meglio al lettore il contesto e l’atmosfera in cui si svolge il racconto stesso. Ogni evento essenziale, in concorso ai relativi eventi accessori, forma un nucleo narrativo, cioè una porzione di testo più o meno completa, che sviluppa una parte ben precisa del racconto.
Un altro sistema di scomposizione del testo narrativo è costituito dalle sequenze, che sono dei segmenti di testo, inferiori rispetto ai nuclei narrativi per estensione e complessità, forniti di senso logico compiuto.
Le sequenze cambiano quando:
• entra in scena un nuovo personaggio;
• c’è una variazione di tempo e di luogo.
Ad esempio, immaginiamo di essere dei cameramen e di riprendere con la nostra telecamera una scena che si rappresenta in uno studio televisivo: ogni volta che cambiamo inquadratura — primo personaggio, secondo personaggio, due personaggi insieme, dall’interno di una casa all’esterno di essa — ha luogo un cambio di sequenza.
Inoltre, rispetto al loro contenuto, le sequenze si dividono in:
sequenze statiche, quelle in cui lo svolgimento del racconto non procede, ma si ferma per dare spazio a riflessioni o informazioni varie. Forniscono al lettore informazioni sul tempo e sul luogo dove si svolge la vicenda narrata, contengono considerazioni e osservazioni dell’autore o di qualche personaggio, chiariscono gli umori e gli stati d’animo dei personaggi;
sequenze dinamiche, quelle che sono caratterizzate dal procedere dei fatti della storia narrata: presentano una prevalenza di verbi che indicano un’azione;
sequenze miste, quelle in cui non c’è una netta prevalenza di sequenze statiche su sequenze dinamiche, o viceversa, in quanto i verbi di azione e quelli di informazioni, stati d’animo e riflessioni in linea di massima si bilanciano.

Schema di scomposizione del testo
Tema centrale: filo conduttore di tutta l’opera.
Temi periferici: sottotemi presenti in ogni singola parte dell’opera, convergenti tutti verso il tema centrale.
Eventi essenziali: fatti, informazioni, riflessioni indispensabili per capire il significato del racconto.
Eventi accessori: azioni, informazioni, riflessioni che completano il senso del racconto, contribuendo a una migliore comprensione di esso.
Nucleo narrativo: parte dell’opera che contiene eventi essenziali e secondari e che costituisce un insieme più o meno autonomo all’interno del testo.
Sequenza: parte di testo in cui si divide un nucleo narrativo; cambia al variare del tempo, del luogo e all’entrata e all’uscita dei personaggi; può essere statica, dinamica o mista.

Il narratore e il suo punto di vista
Non ci può essere atto narrativo senza la presenza di un narratore che racconti la storia.
Anzitutto, non dobbiamo confondere il narratore con l’autore della storia stessa: l’autore è una persona realmente esistita o ancora in vita che ha ideato e scritto il testo, mentre il narratore è come una voce che ha il compito di narrare gli avvenimenti.
Per comprendere bene il testo narrativo e il suo significato è di grande importanza scoprire il tipo di narratore e il suo punto di vista. Il punto di vista è per il narratore ciò che l’inquadratura è per un regista televisivo o cinematografico: individuare il punto di vista significa capire la posizione che il narratore assume nei confronti della storia narrata e dei personaggi.
Il narratore esterno alla storia è al di sopra dei personaggi, conosce e vede tutto ciò che accade: si dice che è onnisciente; nessun particolare gli sfugge, anzi è in grado di prevedere il corso degli avvenimenti, di essere presente nello stesso momento in più posti, infatti riesce a raccontare eventi che si svolgono nello stesso tempo in luoghi diversi. La persona delle voci verbali è la terza.
Il narratore esterno può:
• manifestare la propria presenza nella storia attraverso interventi utili a cucire i vari fatti narrati o a commentare avvenimenti e vicende;
• rimanere nascosto dietro le vicende che si limita a raccontare, evitando commenti, spiegazioni, interpretazioni; è questo il narratore esterno impersonale, tipico dei romanzi naturalisti francesi e veristi italiani.
Il narratore internoalla storia conosce solo una parte dei fatti che si svolgono, fatti a cui ha assistito personalmente o che gli sono stati raccontati da un altro personaggio; in compenso può scavare in profondità nei meandri della sua anima per capire i suoi comportamenti, desideri, paure. La persona delle forme verbali è la prima.
Il primo tipo di narratore è tipico dei romanzi dell’Ottocento, da Balzac a Tolstoj, da Manzoni a Gogol.
Il secondo tipo di narratore si ritrova, invece, nei romanzi del Novecento, da Borgese a Svevo, da Proust a Sartre.
A seconda del tipo di narratore, cambia l’assunzione di un punto di vista particolare da cui osservare e raccontare i fatti. Così, nel caso del narratore esterno onnisciente il racconto si dice a focalizzazione zero, poiché questo tipo di narratore non assume il punto di vista di un personaggio in particolare.
Nel caso, invece, del narratore interno viene raccontato solo ciò che vede o da un personaggio che narra i fatti in prima persona; il narratore, quindi, adotta il punto di vista di quel personaggio e il racconto si dice a focalizzazione interna fissa.
Nel caso poi di un narratore esterno (non più onnisciente) che ne adotta il punto di vista di un solo personaggio, ma quello di personaggi diversi, man mano che la narrazione procede, abbiamo un racconto a focalizzazione interna variabile.
Ultimo caso è quello della focalizzazione esterna. Si ha quando un narratore esterno non onnisciente racconta una storia in modo impersonale, evitando qualsiasi commento o mostrando di non conoscere più cose di quanto ne sappiano i personaggi, non è, quindi, in grado di anticipare gli eventi, di conoscere i pensieri nascosti dei personaggi e può solo svolgere una registrazione fredda, impassibile, distaccata dei fatti.
I personaggi
Un altro elemento base della storia è costituito dai personaggi. Essi sono coloro che eseguono le azioni o le subiscono; senza di loro è impossibile immaginare di muovere alcun atto narrativo.
Un personaggio con le sue caratteristiche fisiche, la sua indole, le sue aspirazioni, le sue qualità negative può venire presentato ai lettori:
• dal narratore, che conosce bene il suo personaggio, il suo stile di vita, il suo modo di essere;
• dal personaggio stesso: in questo caso si tratta di un autoritratto disegnato in prima persona;
• da un altro personaggio;
• dal narratore, dal personaggio stesso e da un altro personaggio: si tratta di una presentazione composita affidata a più persone (narratore, personaggi vari), ognuna delle quali aggiunge secondo il proprio punto di vista una nota al ritratto di un determinato personaggio.
I principali ruoli che i personaggi possono ricoprire sono:
personaggio principale: è il personaggio intorno al quale ruota la storia e che dà l’impulso all’azione narrativa. Possono essere principali anche più personaggi;
personaggi secondari: sono i personaggi che agiscono sullo sfondo della vicenda narrata; tuttavia essi sono utilissimi a determinare il contesto, il luogo e a dare informazioni, a creare atmosfere, insomma a rendere completo il quadro.
I personaggi di un testo narrativo vanno esaminati anche in relazione ai compiti che sono loro stati assegnati e che si trovano a svolgere.
Le principali funzioni sono:
protagonista: è l’eroe del racconto, il centro dei discorsi e delle azioni, anche quando non compare in scena;
antagonista: è il personaggio che si oppone al protagonista, che cerca di contrastarlo, ostacolarlo. La ragione dello scontro col protagonista è in genere la conquista dell’oggetto di attrazione;
destinatario: è colui che a conclusione della storia conquista l’oggetto di attrazione;
aiutante: è quel personaggio secondario che aiuta il protagonista nella sua azione;
oppositore: è quel personaggio secondario che ostacola il protagonista nella sua azione.
Personaggi statici e dinamici
Un ultimo modo di classificare i personaggi è quello di distinguerli tra personaggi statici e dinamici.
I personaggi statici sono quelli che nel corso della storia non subiscono mutamenti di alcun tipo, né fisici, né psicologici, né di condizione sociale. Un esempio di personaggio statico è Don Abbondio. In tutto l’arco della storia è sempre caratterizzato dalla paura dei potenti e dalla pavidità.
I personaggi dinamici sono quelli che si modificano o dal punto di vista fisico o dal punto di vista psicologico o ancora passano da uno stato sociale a un altro.
Esempi noti di personaggi dinamici sono Frate Cristoforo dei "Promessi Sposi", che da uomo di mondo abituato a risolvere le controversie con la spada si trasforma in testimone di Cristo, e Gesualdo Motta di "Mastro don Gesualdo", che da ex manovale tenta la scalata sociale per acquistare prestigio e considerazione.
Il contesto
Ogni testo narrativo, per essere capito a fondo, va rapportato al momento storico e culturale in cui è maturato: il contesto storico. Il modello sociale, il modo di agire, di vedere le cose, i costumi, le tradizioni, la morale tipica del tempo influenzano l’autore che si accinge a rappresentare nella sua opera, sia pure in modo personale, quella società, quei costumi, quella morale.
Prendiamo, ad esempio, Rubé, il romanzo di Giuseppe Antonio Borgese. Sullo sfondo troviamo la politica nazionale degli anni Venti e la crisi di quella politica, i valori generazionali di quegli anni e la crisi di quei valori (gli ideali di vita assoluti, inimitabili e il fallimento dell’eroe dannunziano), la borghesia intellettuale e provinciale, infelicissima, storta dall’educazione del tutto o nulla, viziata dal gusto delle ascensioni definitive. È un tipico romanzo degli anni Venti, che accomuna i protagonisti della letteratura italiana di quegli anni, dai piccoli borghesi di Pirandello ai personaggi di Tozzi, di Svevo fino agli Indifferenti di Moravia, impossibile da collocare in un contesto diverso.

 

testi narrativi

 

      I testi narrativi raccontano fatti ed esperienze epossono essere

REALISTICI:
esperienze personali
articoli di cronaca
lettere
diari FANTASTICI
favole
fiabe
leggende
miti

Elementi dei testi narrativi:
1) la trama è costituita da una serie di eventi relative ai personaggi che
si sviluppano in un tempo e in un luogo.

      La struttura tipica è la seguente:
Situazione iniziale: si presentano personaggi e ambiente
Situazione intermedia o svolgimento: si raccontano i vari avvenimenti
Situazione finale o conclusione: si racconta come finisce la storia

 

      2) i personaggi possono essere principali o secondari a seconda della loro
importanza nell'ambito della vicenda. Spesso vi è un protagonista ossia il
personaggio principale

 

      3) il tempo le vicende narrate sono collocate in un'epoca e hanno una
determinata durata.

 

      4) il luogo le vicende narrate si collocano in un luogo che può essere
reale o immaginario

 

Il testo poetico

Che cos’è
Il testo poetico è un’opera in versi in cui l’autore esprime un messaggio. Il termine poesia, dal greco poieìn, indicava la creazione di un’opera che in qualche modo superava gli altri generi di scrittura. Dall’Ottocento in poi non esistono più rigide distinzioni e il termine poetico viene utilizzato anche per rilevare l’aspetto lirico di molte pagine di prosa di alta qualità letteraria.


 Caratteristiche
Nell’analisi di un testo poetico è necessario prestare attenzione alle seguenti caratteristiche:
• il linguaggio, che segue regole totalmente diverse da quello della lingua con la quale siamo soliti esprimerci;
• i versi, che si riconoscono visibilmente rispetto alle righe del testo in prosa, la cui lunghezza raggiunge il margine destro della pagina;
• la musicalità, estranea ai normali testi narrativi in prosa e alle nostre conversazioni;
• il significato che il testo poetico riesce a esprimere con un certo livello di complessità, grazie al modo in cui il messaggio viene organizzato. Nel linguaggio comune il significante (la successione di lettere alfabetiche che formano la parola) rimanda a un preciso significato, secondo quanto stabilito convenzionalmente dal codice lingua. Nel linguaggio poetico, invece, il poeta utilizza in modo del tutto personale il significante, attribuendogli dei significati che non sono più quelli stabiliti dal codice.

 

Il verso
Il verso è l’unità minima che compone la poesia. È costituito da una serie di sillabe, alcune delle quali sono toniche (segnate cioè dall’accento), mentre altre sono atone (non segnate dall’accento).
La successione ordinata degli accenti conferisce una cadenza particolare e costituisce il ritmo del verso.
Esaminiamo, ad esempio, i due versi iniziali della Divina Commedia di Dante:
Nél - méz - zo - dél - cam - mìn - di - nò - stra - vì - ta
mì - rì - tro - vài - per - ù - na - sél - va - o - scù - ra
Gli accenti cadono sulle stesse sillabe (1 - 2 - 4 - 6 - 8 - 10) e ciò determina un particolare ritmo.
Sono da considerarsi uguali due versi con lo stesso numero di sillabe, anche se presentano ritmi diversi.
I versi prendono il nome dal numero delle sillabe che li compongono. Chiameremo così:
binario, il verso composto da due sillabe;
ternario, il verso composto da tre sillabe;
quaternario, il verso formato da quattro sillabe;
quinario, il verso formato da cinque sillabe;
senario, il verso formato da sei sillabe;
settenario, il verso formato da sette sillabe;
ottonario, il verso formato da otto sillabe;
novenario, il verso formato da nove sillabe;
decasillabo, il verso formato da dieci sillabe;
endecasillabo, il verso formato da undici sillabe;
dodecasillabo, il verso formato da dodici sillabe.

 

Versi sciolti e versi liberi
I versi sciolti sono versi legati ad altri presenti nella strofe soltanto dalla lunghezza predeterminata (senari, settenari, endecasillabi ecc.), ma sciolti da qualsiasi legame di rima. Nell’esempio che segue il metro è l’endecasillabo sciolto.
Muovonsi opachi coi lucenti secchi
gli uomini calmi in mezzo agli orti. Il rosso
dei pomodori sta segreto e acceso
nel verde come un cuore. Ma lontano
il mare con le sue luci d’argento,
che sono le campane del mattino,
chiama alla pesca gli uomini che il vino
del ritorno sognavano fra il lento
ondeggiar delle barche, ridestate
quali uccelli sul ramo. L’altalena
ferma nel buio della villa aspetta
il giorno. E il giorno accorderà le varie
e rumorose colazioni. Io resto
fra tanta luce e battere di panni.
Tre rape mezza mela ed una triste
macchina di cucina vecchia d’anni
sonnecchiano su un tavolo non viste.
(S. Penna, Muovonsi opachi coi lucenti secchi)
I versi liberi sono versi non vincolati ad altri presenti nella strofe né per la lunghezza, né per un particolare schema di rime né per le combinazioni strofiche.
La luce era gridata a perdifiato
Le sere che il sole basso
Arrossava il petto delle rondini rase
Ora è sempre più viva
Sarà la smania di far notte in me solo
E cercar scampo e riposo
Nella mia storia più remota.
Ogni sera mi vado incontro a ritroso.
(L. Sinisgalli, La luce era gridata a perdifiato)
La cesura
Oltre che dalla successione degli accenti, un altro elemento che concorre a determinare il ritmo è la cesura. Si tratta di una pausa più forte, che costringe a interrompere il verso, attribuendo una maggiore intensità (non solo sonora, ma anche di significato) al segmento che la precede e una minore forza a quello che lo segue.
Per capire meglio, riportiamo il primo verso de Il cinque maggio di Alessandro Manzoni:
Ei fu. // Siccome immobile
Durante la lettura dobbiamo sottolineare con la voce la pausa (cesura) dopo la frase molto breve posta all’inizio della lirica, pausa che serve anche a evidenziare il fatto che Napoleone non è più vivo.
L’enjambement
L’enjambement o spezzatura ha luogo quando la pausa metrica non coincide con la pausa sintattica.
Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
(G. Pascoli)
Nell’esempio riportato il verso Dai calici aperti si esala non conclude sintatticamente la frase. La frase, spezzata dalla pausa metrica imposta dalla fine del verso, ha bisogno del verso successivo per completarsi.
 Le rime
Un altro elemento importante per quanto riguarda il ritmo dei testi poetici è la rima.
Essa consiste nella perfetta coincidenza della parte finale di due o più parole a partire dall’ultima sillaba accentata.
Ad esempio: altare, mare, cantare, presenza, sonnolenza, indifferenza.
Vari sono i tipi di rima. I più usati sono:
rime baciate (AA, BB, CC ecc.): la corrispondenza di sillabe a chiusura tra il primo e il secondo verso, e il terzo e il quarto.
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
(E. Montale, Meriggiare pallido e assorto)
rime alternate (AB, AB, CD, CD ecc.): la corrispondenza di sillabe a chiusura tra il primo e il terzo verso, e il secondo e il quarto.
Io voglio del ver la mia donna laudare
ed asembrarli la rosa e lo giglio:
più che stella diana splende e pare,
e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio.
(G. Guinizelli, Io voglio del ver la mia donna laudare)
rime incrociate (ABBA): la corrispondenza di sillabe a chiusura tra il primo e il quarto verso, e il secondo e il terzo.
Padre del ciel, dopo i perduti giorni,
dopo le notti vaneggiando spese,
con quel fero desio ch’al s’accese
mirando gli atti per mio mal sì adorni.
(F. Petrarca, Padre del ciel, dopo i perduti giorni)
La rima non è solo un ornamento che riguarda il suono, ma fa parte anche del livello del significato di una poesia: unendo due o più termini, grazie alla loro identità di suono, finisce anche col metterne in rapporto i significati.
L’assonanza
È una specie di rima imperfetta, con la rispondenza dei soli suoni vocalici, dalla vocale accentata fino alla fine della parola.
Non è rimasto
neppure tanto
(G. Ungaretti, S. Martino del Carso)
Può anche riguardare la vocale finale e la consonante che la precede; si parla, in questo caso, di assonanza atona. Ad esempio, amore Æ finire Æ mare.
L’allitterazione
È una successione di parole che cominciano o terminano con lo stesso suono: vocali, consonanti o sillabe.
Fresche le mie parole ne la sera
ti sien come il fruscio che fan le foglie                            (G. D’Annunzio, La sera fiesolana)
Le strofe e le combinazioni
La strofe è determinata dalla disposizione delle rime, insieme al numero dei versi e ai tipi di versi impiegati.
Essa indica il raggruppamento di più versi, ordinati fra loro secondo determinati criteri di rima e di ritmo.
Vi sono vari tipi di strofe:
• il distico, composto da due versi;
• la terzina, composta da tre versi;
• la quartina, composta da quattro versi;
• la sestina, composta da sei versi;
• l’ottava, composta da otto versi.
Le strofe possono anche avere forme libere e contare numeri di versi variabili come accade frequentemente nella poesia.
Combinandosi fra loro le varie strofe danno luogo a diverse combinazioni. Le più usate sono la canzone e il sonetto.
La canzone, componimento lirico molto antico, si divide in strofe o stanze, che non hanno un numero fisso di versi; una volta stabilito un numero di versi (tra sette e ventuno), deve rimanere sempre uguale per tutte le strofe della canzone. Le strofe a loro volta si dividono in una fronte e in una sirima o coda. La fronte si divide a sua volta in due piedi, mentre la sirima può rimanere indivisa oppure divisa in due volte. La fronte è collegata alla sirima mediante una chiave.
Osserviamo un possibile schema:


Chiare, fresche e dolci acque

A

ove le belle membra

B

I piede

pose colei che sola a me par donna

C

 

 

Fronte

 

gentil ramo ove piacque

A

 

(con sospir mi rimembra)

B

II piede

a lei di fare al bel fianco colonna

C

 

erba e fior che la gonna

C

Chiave

leggiadra ricoverse

D

 

co l’angelico seno

E

I volta

aere sacro, sereno,

E

 

 

Sirima

 

ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse;

D

 

date udienza insieme

F

II volta

a le dolenti mie parole estreme.

F

 

(E. Petrarca, Chiare, fresche e dolci acque)
I versi usati nella canzone sono soprattutto l’endecasillabo o un’alternanza di endecasillabi e settenari.
Lo schema proposto ha subito nel tempo notevoli cambiamenti e la canzone si è liberata sempre più da legami metrici di struttura, presentando strofe (è il caso di Leopardi) di varia lunghezza e versi con rime libere.
La nascita del sonetto, contemporaneo della canzone, si fa risalire al Duecento, ad opera di Jacopo da Lentini.
Esso è composto da 14 versi, tutti endecasillabi, divisi in due quartine e in due terzine; nelle due quartine si hanno solo due rime, che possono essere alternate (ABAB ABAB) o incrociate (ABBA ABBA), mentre nelle due terzine si possono avere da due a tre rime, secondo schemi meno rigidi delle quartine (CDE CDE, CDC DCD, CDC CDC ecc.).


Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo

A

di gente in gente, mi vedrai seduto

B

su la tua pietra, o fratel mio, gemendo

A

I quartina

il fior de’ tuoi gentil anni caduto.

B

 

La madre or sol suo dì tardo traendo

A

 

parla di me col tuo cenere muto,

B

 

ma io deluse a voi le palme tendo

A

II quartina

e sol da lunge i miei tetti saluto,

B

 

sento gli avversi numi, e le secrete

C

 

cure che al viver tuo furon tempesta,

D

I terzina

e prego anch’io nel tuo porto quiete.

C

 

Questo di tanta speme oggi mi resta!

D

 

Straniere genti, l’ossa mie rendete

C

II terzina

allora al petto della madre mesta.

D

 

(U. Foscolo, In morte del fratello Giovanni)
Le figure retoriche
Uno dei modi per dare al linguaggio poetico maggiore forza espressiva e di significato è l’uso delle figure retoriche. Presso i greci, la retorica era la disciplina che insegnava i segreti dell’arte della parola.
Fra le figure retoriche più usate ricordiamo:
• la metonimia: consiste nell’utilizzazione di un termine al posto di un altro, che con il primo ha un rapporto logico. La sostituzione può essere di diversi tipi:
— la causa per l’effetto e viceversa: "Guadagnarsi la vita col sudore della fronte";
— l’autore per l’opera: "E non leggi Dante?";
— il contenente per il contenuto: "Giuseppe ha bevuto un bicchiere di vino";
— la materia per l’oggetto: "il legno veleggiò per il mare";
• la sineddoche: consiste nel sostituire un termine con un altro che, rispetto al primo, indichi una parte: "Eolo gonfiò le vele di venti contrari";
• la sinestesia: consiste nell’associare due parole appartenenti a due diversi campi sensoriali: "Silvia ha una voce calda";
• la metafora: consiste nel trasferire a un oggetto il nome proprio di un altro, secondo un rapporto di analogia: "Parlare sotto metafora"; "Fuor di metafora"; "Ulisse era una volpe";
• l’analogia: si tratta di un paragone fra due termini, in cui viene abolito il "come"; i due termini sono molto distanti tra loro e privi di collegamento logico, e questo spesso contribuisce a renderne difficile l’interpretazione:
Tornano in alto
ad ardere le favole
(G. Ungaretti)
L’immagine analogica è "ardere le favole". Non è facile spiegare il perché le favole brillino come le stelle alte nel cielo: forse il poeta evoca il ricordo, la sensazione di favole sentite raccontare la sera, mentre le stelle brillavano in cielo;
• l’anafora: consiste nella ripetizione di un termine all’inizio o all’interno di più versi:
Come questa pietra
del San Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
(G. Ungaretti)

I campi semantici e le parole-chiave
Le parole che compongono una lingua non vivono scucite, anzi si richiamano l’un l’altra: o perché hanno in comune il significato (i sinonimi), o perché hanno in comune la forma, ma non il significato (gli omonimi), o perché sono in opposizione (i contrari), o per associazione di idee ecc.
Tale rete di relazione fra le parole crea un campo semantico, in cui ogni parola può introdurre altre relazioni e, quindi, un altro campo.
La parola attorno a cui ruota un campo semantico si chiama parola-chiave. Nei testi poetici la parola-chiave è quella che racchiude l’argomento stesso della poesia: individuare la parola-chiave significa perciò capire il significato della poesia.
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato
In questa poesia la parola-chiave è "cuore", che genera un campo semantico legato al concetto di desolazione, di distruzione. Sembra che tutto sia finito: delle case di S. Martino del Carso non rimane più nulla, solo qualche pezzo di muro, degli amici-soldati non rimane neppure un brandello; ma nel cuore del poeta tutti i morti hanno lasciato un segno, una croce, che fa sì che il ricordo, pur nel dolore della lontananza eterna, possa sconfiggere la morte e la dimenticanza.
Schema d’analisi del testo poetico
Nell’analisi di un testo poetico è necessario prestare attenzione al:
livello della struttura: tipo di versi, combinazioni strofiche;
livello fonico: rime, assonanze, allitterazioni;
livello del significato: figure retoriche, campi semantici, parole-chiave.

 

testi poetici

 

      La poesia è un particolare tipo di testo in cui l'autore esprime in versi
i propri pensieri, i propri sentimenti, le proprie emozioni cioè il suo
modo di vedere la realtà e il suo mondo interiore
Struttura della poesia
- il  verso è l'insieme delle parole contenute in una riga
- la strofa è il gruppo di versi che formano la poesia
- la rima  è la ripetizione di suoni uguali in due o più parole a fine
verso.

La rima può essere:
- baciata: quando rimano fra loro le parole finali di due versi
consecutivi
E' febbraio monellaccio
molto allegro e un po' pagliaccio;
ride, salta, balla, impazza,
per le vie forte schiamazza;
per le vie e per le sale
accompagna il Carnevale.
Se fra i mesi suoi fratelli
ve ne sono dei più belli,
il più allegro e birichino,
sempre è lui, ch'è il più piccino.
(R. Piumini)

- alternata: quando il primo verso rima con il terzo e il secondo con il
quarto
Sentila, soffia,
sentila, sbuffa:
dolce ti graffia,
un'aria buffa.

- incrociata: quando il primo verso rima con il quarto e il secondo con il
terzo
Quando la terra è d'ombre ricoperta
e soffia il vento, e in su l'arene estreme
l'onda va e vienche mormorando geme
e appar la luna tra le nubi incerta ....
(U. Foscolo)

      Abbiamo poi:
- assonanza: quando le sillabe finali di due parole presentano vocali
uguali ma consonanti differenti

      - consonanza: quando le sillabe finali di due parole presentano consonanti
uguali ma vocali differenti.
Immagini nel linguaggio poetico
Il poeta spesso usa le parole in modo espressivo cioè non soltanto per
quello che significano ma anche per le immagini che riescono a evocare:

      - la personificazione consiste nell'attribuisce a oggetti inanimati
caratteristiche e sentimenti tipiche delle persone
esempio
il vento ha spogliato gli alberi
con le sue mani nude
- la similitudine consiste nel paragonare un oggetto, una persona a
qualcosa cui somiglia;
è introdotta da come, sembra, pare
esempio
disperdendo le foglie
come un volo di passeri spauriti
(G. Colli)

- la metafora consiste nel sostituire a una parola un'altra parola legata
alla prima da un rapporto di somiglianza cioè propone una vera e propria
identificazione attraverso una forzatura. Così, la metafora "Sei una
volpe" è molto più forte della similitudine "sei furbo come una volpe".

 


Le Fiabe

 

La fiaba è un testo in prosa ed ha come protagonista di solito l’uomo, nelle cui vicende intervengono spiriti benefici o malefici, demoni, streghe, fate, ecc.. A differenza della favola ha molto maggiore sviluppo narrativo, un carattere più dichiaratamente fantastico e non ha necessariamente fine morale e pedagogico. Il tempo in cui sono ambientatele fiabe è indeterminato; gli ambienti tipici sono favolosi castelli o casupole di povera gente, tenebrose foreste, paesi lontani, piccoli borghi con strade e botteghe, ma in ogni caso sempre nelle fiabe i luoghi sono indefiniti, descritti con espressioni generiche.
La caratteristica fondamentale di ogni fiaba è la presenza di elementi magici e fantastici; fatti irreali o inverosimili, magie e incantesimi costituiscono il particolare ingrediente che dà un sapore unico alle fiabe. Nelle fiabe il magico e il meraviglioso pervadono la vita di ogni giorno, mostrandoci che tutti possono vivere felici e contenti, che anche il povero può fare fortuna e che ognuno ha di fronte a sé delle prove da superare per ottenere una vita migliore.

 

Le "Funzioni della fiaba"

In un libro famoso Morfologia della fiaba lo studioso russo Vladimir Propp ha individuato gli elementi costanti che si presentano nel testo ( le cosiddette funzioni )secondo un determinato ordine (grosso modo il tipo di azioni e di avvenimenti che vi ricorrono). Egli ha messo in luce che i personaggi delle fiabe sono innumerevoli e diversi, ma le azioni che essi compiono sono poche e si ripetono spesso.
Sostanzialmente Propp è giunto a formulare tre principi:

  • gli elementi costanti, stabili della fiaba sono le funzioni dei personaggi, indipendentemente dall’esecutore e dal modo dell’esecuzione;
  • il numero delle funzioni che compaiono nelle fiabe è limitato;
  • la successione delle funzioni è sempre identica.

Nel sistema di Propp le funzioni sono trentuno ed esse bastano, con le loro varianti ed articolazioni interne, a descrivere la forma delle fiabe:

  • Allontanamento: un personaggio della fiaba si allontana da casa per un particolare motivo (guerra, affari, punizione, ecc.).
  • Divieto: all’eroe viene proibito di fare qualcosa, gli viene imposto un divieto.
  • Infrazione del divieto: l’eroe non rispetta la proibizione, trasgredisce il divieto che gli era stato imposto.
  • Investigazione: l’antagonista cerca elementi utili per combattere l’eroe.
  • Delazione: l’antagonista riceve da qualcuno informazioni che gli servono per danneggiare l’eroe.
  • Tranello: l’antagonista cerca di ingannare la vittima per impossessarsi dei suoi beni o di lei stessa.
  • Connivenza: la vittima si lascia convincere e cade nel tranello.
  • Danneggiamento: l’antagonista riesce a recare danno a un familiare dell’eroe o ad un suo amico. Oppure mancanza: a uno dei familiari o degli amici manca qualcosa o viene desiderio di qualcosa.
  • Maledizione:l’eroe viene incaricato di rimediare alla mancanza o al danneggiamento.
  • Consenso dell’eroe: l’eroe accetta l’incarico.
  • Partenza dell’eroe: l’eroe parte per compiere la sua missione.
  • L’eroe messo alla prova dal donatore: deve superare prove e incarichi in cambio della promessa di un dono che lo aiuterà nell’impresa.
  • Superamento delle prove ( reazione dell’eroe): l’eroe affronta le prove e le supera.
  • Fornitura del mezzo magico: l’eroe si impadronisce del mezzo magico.
  • Trasferimento dell’eroe: l’eroe giunge, o viene condotto, nel luogo in cui dovrà compiere l’impresa.
  • Lotta tra eroe e antagonista: l’eroe si batte contro il suo avversario.
  • L’eroe marchiato: all’eroe è imposto un segno particolare, cioè un marchio ( può trattarsi anche di un oggetto ).
  • Vittoria sull’antagonista: l’antagonista è vinto.
  • Rimozione della sciagura o mancanza iniziale: l’eroe raggiunge lo scopo per cui si era messo in viaggio.
  • Ritorno dell’eroe: l’eroe torna nel luogo da cui era partito.
  • Persecuzione dell’eroe: l’eroe viene perseguitato o inseguito.
  • L’eroe si salva: l’eroe sopravvive alla persecuzione o all’inseguimento.
  • L’eroe arriva in incognito a casa: l’eroe arriva al punto di partenza senza farsi riconoscere.
  • Pretese del falso eroe: un antagonista ( falso eroe ) cerca di prendere il posto dell’eroe.
  • All’eroe è imposto un compito difficile: all’eroe è imposta un’ulteriore prova di bravura.
  • Esecuzione del compito: la prova viene superata.
  • Riconoscimento dell’eroe: l’eroe viene finalmente riconosciuto.
  • Smascheramento del falso eroe o dell’antagonista: gli impostori vengono riconosciuti.
  • Trasformazione dell’eroe: l’eroe si trasforma, assume un nuovo aspetto ( da animale si trasforma in uomo, da brutto diventa bellissimo, ecc. ).
  • Punizione dell’antagonista: l’antagonista riceve il giusto castigo.
  • Lieto finale: l’eroe ottiene il meritato premio ( si sposa, ritrova i suoi cari, si libera da un incantesimo, ecc. ).

Naturalmente non in tutte le fiabe sono presenti tutte le funzioni. Una funzione che ricorre spesso è lo “smascheramento del falso eroe”. Per esempio, nella versione di Cenerentola, che si trova nella raccolta dei Fratelli Grimm, le cattive sorellastre cercano con vari trucchi di far credere, a turno, che una di loro è la proprietaria della scarpetta smarrita. Il principe in un primo momento è tratto in inganno, ma poi le sorellastre vengono smascherate.
L’eroe della fiaba, il protagonista, è sempre un personaggio positivo; all’eroe si oppone un personaggio negativo, l’antagonista, che ostacola l’eroe, gli si contrappone ed è sempre cattivo.

 

I motivi e la trama nella fiaba

Tra i motivi, trama, presenti nelle fiabe spesso ci sono quelli delle metamorfosi, trasformazioni magiche e del travestimento, per cui una persona finge di essere un’altra indossando i suoi vestiti ed assumendone l’aspetto.
Le fiabe possono avere inizio con una situazione di tipo realistico; nel corso della storia però si possono verificare anche situazioni impossibili nella realtà, spesso dovute all’intervento di forze magiche.
In ogni fiaba possiamo distinguere la narrazione (l’autore racconta i fatti), e il dialogo ( i personaggi parlano tra loro).

 

Favola

 

La favola è un componimento scritto con intendimenti morali e ammaestrativi ed ha come protagonisti quasi sempre animali, intesi come simboli dei vizi e delle virtù degli uomini.

 

Caratteristiche della favola

Le favole classiche costituiscono un genere letterario molto antico. Nato come racconto che vuole insegnare quali comportamenti gli uomini dovrebbero evitare e quali invece dovrebbero seguire, esse vogliono far capire come va il mondo, dove i potenti opprimono gli umili e i deboli, mentre i furbi ingannano gli sciocchi.
La struttura della favola è caratterizzata dalla brevità del racconto, che è costruito in modo semplice, con pochi personaggi (spesso solo due), dove la vicenda è costituita da un unico episodio e c'è sempre un insegnamento espresso in forma esplicita o implicita, o all'inizio o alla fine.
I protagonisti sono di solito degli animali che parlano e agiscono come gli uomini e sono il simbolo dei vizi e delle virtù umane.
Le favole come quelle di Esopo presentano perlopiù un esempio in negativo e mostrano i danni prodotti da un certo comportamento, in modo da mettere in guardia e dissuadere chi legge dall'imitarlo.
Gli autori si propongono di educare mostrando i pericoli e i danni che derivano da comportamenti stolti o incauti, facendo leva soprattutto sulla paura. Spesso le favole si concludono in modo tragico: chi sbaglia paga con la vita.
Altre volte si presenta invece una situazione positiva mostrando qual è il comportamento da tenere persuadendo il lettore con un esempio che premia la virtù.

 

Le favole nell'antichità

Nell'antichità la prima grande raccolta di favole del mondo occidentale, circa cinquecento, è quella attribuita ad Esopo che secondo la tradizione era uno schiavo deforme e balbuziente vissuto in Grecia nel VI secolo avanti Cristo. Probabilmente molte delle favole furono scritte da autori diversi rimasti sconosciuti.
Le favole di Esopo costituiscono il materiale e il modello di molte delle raccolte successive, come quelle del poeta latino Fedro (circa 15 a.C. - 50 DC), nato in Grecia, fatto prigioniero quando ancora era ragazzo e condotto schiavo a Roma e in seguito liberato dall'imperatore Augusto. Fedro scrisse cinque libri di favole in versi, ma molte andarono perdute. Il modello principale di Fedro è Esopo,ma è importante evidenziare un fondamentale tratto distintivo del favolista latino:in Fedro è il prepotente che trionfa sul più debole. Lo scopo di Fedro è denunciare il male presente,egli non cerca di modificare la cruda realtà perché sa che ciò è impossibile. Il suo è più che altro un invito rivolto ai più deboli a sopportare le angherie dei più forti. Questa rassegnazione non esclude però uno sforzo di adattamento;il più debole può,usando le sue risorse spirituali e il suo ingegno,riscattarsi dalla sua passività e così obbligare il più forte a stabilire un compromesso che accontenti entrambi.

 

testi descrittivi

 

            Il testo descrittivo "fa vedere" con le parole com'è fatta una persona, un animale, una cosa, un ambiente descrivendone le caratteristiche e gli aspetti più significativi.

 

            La descrizione può essere:

            OGGETTIVA:
la descrizione è fatta attraverso una serie di dati condivisibili da tutti cioè è una descrizione impersonale

            
SOGGETTIVA:
è una descrizione personale dove l'autore esprime le sensazioni, opinioni, impressioni personali dandone una   personale interpretazione

 

           
Dati da considerare per descrivere:

 

            una persona
chi è, come si chiama, aspetto fisico, abbigliamento, il carattere: qualità e difetti,
il temperamento, i suoi interessi, quali sentimenti suscita

un animale
che animale è, come si chiama, ambiente in cui vive, caratteristiche fisiche, da cosa è ricoperto il suo corpo, versi che produce, il comportamento, il rapporto che ha con te, quali sentimenti suscita

un ambiente
le informazioni provenienti dai 5 sensi:
- descrizione del primo piano
- descrizione dello sfondo
- suoni e rumori
- odori e profumi
- temperatura

              sensazioni e stati d'animo

            In un testo descrittivo le frasi sono brevi per dare maggiore chiarezza e incisività alla descrizione

 

fonte: http://files.achillefolgieri.webnode.com/200000221-7578e76730/Il%20testo%20espositivo%201.doc

fonte: http://files.achillefolgieri.webnode.com/200000222-95bfd96b9d/Il%20testo%20espositivo%202.doc

fonte: http://files.achillefolgieri.webnode.com/200000224-eeb3aefadd/Il%20testo%20narrativo%201.doc

fonte: http://files.achillefolgieri.webnode.com/200000225-18506194a9/Il%20testo%20narrativo%202.doc

fonte:http://files.achillefolgieri.webnode.com/200000226-0d38d0e334/Il%20testo%20poetico%201.doc   

fonte: http://files.achillefolgieri.webnode.com/200000227-383d639372/Il%20testo%20poetico%202.doc   

fonte: http://files.achillefolgieri.webnode.com/200000233-7b5727c3c1/La%20Fiaba.doc

fonte: http://files.achillefolgieri.webnode.com/200000232-81150820f0/La%20Favola.doc

Fonte: http://files.achillefolgieri.webnode.com/200000220-f26b1f3659/Il%20testo%20descrittivo.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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