Cubismo in arte riassunto

 

 

 

Cubismo in arte riassunto

 

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IL CUBISMO

 

Per i cubisti la caratteristica principale dell’opera pittorica è quella di essere una superficie bidimensionale, sulla quale si stende del colore, per evocare delle forme. La caratteristica principale di ogni oggetto che ci circonda, invece, è di essere un volume collocato all’interno di uno spazio tridimensionale, visibile attraverso passaggi di piano e sfumature. Ma riprodurre questi passaggi di piano e sfumature in pittura, significa venire meno alle caratteristiche essenziali della pittura, costituita da immagini bidimensionali L’immagine dipinta, invece, deve esaltare il suo essere pittura, non annegarsi nella mimesi. Come l’immagine bizantina, essa deve affermare per la sua carica forte, non simile alla realtà, ma reale all’interno delle leggi della pittura.
Secondo i cubisti c’è un solo modo per riunire le leggi della realtà tridimensionale e quelle della pittura, bidimensionale, esaltandole reciprocamente. Si deve considerare l’aspetto più importante degli oggetti, vale a dire la loro forma. Essa diventa volume perché il volume è un insieme di piani (quindi superfici) collocali nello spazio. Quindi, trattandosi di un insieme di piani, non resta che valorizzare questi piani, scomponendo la complessa serie di articolazioni che determinano le forme nello spazio e dipingerli proprio come superfici sulla tela, esaltandone la piattezza con larghe, uniformi campiture di colore. L’immagine dipinta, dunque, rende la solidità delle forme. la loro imprescindibile massa il loro consistente volume ma traducendolo nei piani di cui ogni volume è composto. Ma siccome ogni oggetto è e resta tridimensionale, trattandosi di una composizione di piani nello spazio, per dimostrare che esso non è superficie piatta come un foglio di carta, i diversi piani che nella realtà tridimensionale formano gli oggetti devono essere sovrapposti. quando si dipingono. Si deve costruire un’armonica composizione bidimensionale dei tanti piani che compongono un volume In questo modo le leggi della pittura non sono sottomesse a quelle della realtà e l'oggetto rappresentato non è un trompe-l’oeil. Per questo i volti delle Demoiselles hanno gli occhi posti frontalmente e i nasi visti di profilo, per questo tutta la figura di sinistra è di profilo e i volti delle figure di destra sono intagliati per piani, per questo i punti di vista dai quali si considerano le figure sono tutti diversi; per dare una sintesi assoluta delle forme pure, della loro frantumata collocazione nello spazio. Solo con  la pittura, dunque, grazie alla sovrapposizione dei piani  dei quali si compone la realtà, noi possiamo percepire intere le cose, considerarle come identità e non come tante  apparizioni.
In realtà nel cubismo analitico il dipinto assumerà una struttura complessa difficile da decodificare in cui il fruitore diverrà parte attiva cercando di ricomporre il sistema dei segni. Tutto ciò appare incredibilmente vicino a ciò che gli esponenti della filosofia contemporanea teorizzano sui meccanismi della percezione.
Cosi nell’opera di Bergson, che proprio negli anni della nascita del cubismo aveva i suoi primi larghi successi.  "Molte immagini diverse" scrive per esempio Berg­son "potranno, con il convergere della loro azione, dirigere la coscienza sul punto preciso ove c'è una certa intuizione da cogliere. Scegliendo immagmi quanto più possibile disparate, si evi­terà che una qualsiasi di esse usurpi il posto dell'intuizione che è incaricata di richiamare, perché subito essa ne sa­rebbe cacciata dalle sue rivali. …”
Egli inoltrefa una critica del concetto (o della categoria) di tempo: per una conoscenza estrinseca (o scientifica) il tempo « è puramente una successione di istanti che si susseguono in un ben determinato ordine rettilineo (passato, presente e fu turo); per la realtà della coscienza il tempo è invece qualcosa di irriducibile all’istante, è durata, è processo fluido che conserva il passato e crea il nuovo » (L. Geymonat).
Bergson cioè oppone due forme di conoscenza: quella estrinseca che si basa su dati empirici (il prima e il poi) e quella interiore che dissolve le stutture entro le quali noi sistemiamo i dati sensoriali e al prima e al dopo sostituisce e contrappone la durata, cioè la contemporanea presenza nella nostra coscienza del passato e del presente, del ricordo che si proietta sul presente e lo condiziona, ce lo fa apparire in un modo o in un altro. Ciò d’altra parte è estensibile alla poetica di Gaugin (è nella memoria che si svela il senso di ciò che l’artista ha veduto) e a quella del surrealista Dalì che spesso rappresenterà orologi molli, deformati proprio ad indicare una dimensione soggettiva del tempo.
Non a caso per la pittura cubista si parla della quarta dimensione, quella del tempo, il tempo necessario a percepire da diversi punti di vista l’oggetto più il tempo e il tempo del ricordo nella dimensione della memoria.


PICASSO


Picasso è il mas­simo protagonista dell'arte d'oggi e resta una chiave es­senziale per comprendere cinquant'anni di storia figurativa. Nella fuga di contraddizioni in cui l'opera di Picasso pare implicata, c'è un elemento che rimane fermo, ed è la sua coscienza del mondo oggettivo: l'oggettività del mondo reale costitui­sce infatti per lui un centro di gravitazione verso cui muo­vono irresistibilmente tutte le sue immagini.
Gertrude Stein, del resto, che ha seguito attentamente l'intero periodo cubista, ha scritto che Picasso non s'inte­ressava dello spirito perché era troppo occupato con le cose. La validità obiettiva del reale è dunque il caposaldo della sua poetica, quello che gli ha sempre permesso di ritrovare se stesso, rompendo di volta in volta il cerchio delle formule, dove, non di rado, ha corso il rischio di ri­manere chiuso. “…Io tratto la pittura come trat­to le cose. Dipingo una finestra proprio come se guardas­si da una finestra. Se una finestra aperta sta male in un quadro, io tiro la tenda e la chiudo, proprio come farei in camera mia. Nella pittura come nella vita bisogna agire direttamente…."
Queste ultime dichiarazioni sono del '35, lontane dun­que dal periodo cubista, ma basta guardare i suoi quadri cubisti, anche quelli dove la ricerca formale può apparire più gratuita, per accorgersi come questo vincolo profondo con la realtà non sia mai venuto meno.
Il secondo dato dell'ispirazione picas­siana è l'uomo e il suo destino. Come l'istintiva nozione dell'obiettiva realtà naturale, anche questo secondo dato, nelle sue radici iniziali, gli viene dall'Ottocento. I poveri, i suonatori ambulanti, i bambini ammalati, le madri dolenti, i bevitori,  tutta la fitta serie di personaggi miseri e sofferenti che egli dipinge appar­tiene alla tematica sociale che all'inizio del Novecento gli artisti democratici d'Europa hanno ereditato dal secolo passato. Il periodo blu e il periodo rosa di Picasso, da collocare tra il 1901 e il 1906, sono intrisi di questo uma­nitarismo, di questo giovanile fervore verso gli umili e i diseredati, che si esprime con modi sobri, contenuti, den­tro vaghe atmosfere crepuscolari.
Ma questi due dati della formazione di Picasso, il sen­timento dell'uomo e del mondo raccolti dall'Ottocento, non sono destinati a rimanere in lui allo stato di patetica con­templazione, ma troveranno espressione nella denuncia e nell’impegno attivo, come testimonia Guernica.
Il cubismo è stato un momento basilare dell'esperienza picassiana: l'arco più attivo del periodo cubista è stato per lui folto di scoperte, di intuizioni, di risultati formali inediti. Ma neppure l'esperienza cubista poteva pienamen­te soddisfarlo, ed egli, in piena esperienza cubista, dal '15 al '24, si rivolge anche ad altre ricerche, rivelando cosi uno dei suoi caratteri creativi maggiormente destinato a suscitare intorno a lui accese diatribe: la contemporaneità degli stili. In questi anni cioè, insieme con l'esperimento cubista, egli porta a termine opere d'impostazione di­versa: disegni precisi, fedeli, lineari, di gusto ingresiano (neoclassicheggiante), i ritratti del figlio Paolo, i danzatori, gli arlecchini, che sembrano riprendere il momento sentimentale del periodo blu e rosa; e infine, dopo il viaggio in Italia, nel 1917, i quadri neoclassici: le grandi donne, pesanti, monumen­tali, in cui l'esperienza della plastica arcaica e negra e del primo cubismo si fondono alle suggestioni della pittura pompeiana e della scultura tardo-romana.
Cosi va anche definendosi l’eclettismo di Picasso, che sta alla base della contemporaneità degli stili. Questo aspet­to, tipico, abbiamo detto; della sua attività creativa, cor­risponde al bisogno di appropriarsi d'ogni esperienza del passato, all'avidità insaziabile di trovare nuovi mezzi espres­sivi, alla sua permanente curiosità per ogni forma.
Un accento virile, eroico, ardente domina le opere di Pi­casso. Il suo linguaggio è mordente, immediato, e il sentimento che egli ha della realtà è cosi forte che l'espressione pare liberarsi con improvvisa evidenza.
È in quest'epoca che scoppia la guerra civile spagnola. Nella storia degli intellettuali europei tale avvenimento costituisce un luminoso punto di riferimento, intorno al quale si raccolse l'antifascismo d'ogni tendenza. Picasso è al fianco del suo popolo. Il suo antifascismo è'una collera ardente. Contro Franco incide una serie di motivi in cui la satira, il sarcasmo, l'invettiva assumono forme di estre­ma aggressività. Ma l'opera capitale, che egli porta a ter­mine nel giro di un mese, è Guernica.
I fatti che costituiscono il tema tragico di questo qua­dro sono noti: la città basca, fedele alla Repubblica, fu distrutta dagli aerei fascisti, con il primo bombardamento indiscriminato della guerra moderna, il 28 aprile 1937. Il mondo civile fu sgomentato dalla crudeltà di quella strage e l'opera di Picasso che nacque dal suo dolore, dall'ira e dalla passione, fu uno straziante atto d'accusa contro il tentativo d'instaurare in Europa il dominio della negazione dell'uomo.


Il "periodo blu"


Dipinge donne di malaffare e scene di caffè con colori acidi e stridenti in stile postimpressionista, quindi, a partire dal 1901, semplifica radicalmente la propria tecnica pittorica spingendosi ai limiti del­la monocromia e dando inizio a quello che è stato chiamato il suo "periodo blu", che si concluderà at­torno alla metà del 1904. Nelle sue immagini, cui la prevalenza del blu sui rari accenti di bruno, di ocra, di verde, conferisce una singolare tristezza, vi­ve un mondo di diseredati, di afflitti, di mendichi, di deformi presentati in pose bloccate e innaturali: un mondo evocato per desiderio di intensa pateti­cità, in composizioni spesso allegoriche, entro cui Picasso desidera ambientare la propria leggenda di artista. Anche se i poeti cui si accompagna, Max Jacob, per esempio, o Guillaume Apollinaire, sono più pronti ad apprez­zare gli aspetti letterario-illustrativi di immagini fantastiche e crepuscolari, a Picasso premono in primo luogo questioni formali: la costruzione del quadro, per esempio, la solidità e la compattezza interna delle figure, la forza e l'efficacia del disegno.


Il "periodo rosa"


Nel 1904, quando Picasso, che fino a quel momento aveva abitato pre­valentemente a Barcellona, si tra­sferisce definitivamente a Parigi, muta il colore fondamentale dei suoi quadri: al cosiddetto «periodo blu» segue il «periodo rosa». E mu­tano anche i soggetti: invece dei derelitti, raffigura gli uomini del cir­co  che aveva probabilmente co­nosciuto frequentando, come molti intellettuali francesi del suo tempo, il Circo Medrano. Il rosa è certa­mente meno drammatico del blu; e tuttavia anche in questi arlecchini, in questi clown, in questi acrobati, giovani e anziani, è presente una sottile e struggente malinconia, che li imparenta con i poveri del perio­do precedente.
Nella produzione di questo periodo è possibile a notare anche un rin­novato interesse per lo spazio e per il volume, che prepara un'ul­teriore fase dell'arte picassiana, durante la quale il pittore costrui­sce le forme con solidità, semplificandole in larghi piani compositivi,

Les demoiselles d'Avignon -  Fanciulle brutali e frenetiche


A partire dall'autunno del 1906 l'artista inizia a tagliare e semplificare bru­talmente le forme, ad applicare in un modo che pa­re drasticamente letterale il celebre insegnamento cézanniano secondo cui occorre «considerare la natura secondo la sfera, il cilindro, il cono». Tra 1906 e 1907 Picasso inizia a lavorare a una grande opera che lo terrà impegnato per oltre sei mesi e che di­verrà il quadro più famoso del secolo, dall'oscuro tema erotico-allegorico:  Les demoiselles d'Avignon, verosimilmente portato a compimento con l'inizio dell'estate. La composizione sorprende per crudezza e frammentarietà. Cinque fanciulle memo­ri delle Bagnanti di Cézanne si dispongono in uno spazio bidimensionale, compresso in superficie e come cristallizzato, composto da innumerevoli poli­goni irregolari. Uno spazio minerale, dalle apparen­ze appunto di ghiaccio o di cristallo, sorprendente­mente discontinuo e concepito in violento disaccor­do con le consuetudini di tutta la pittura occidenta­le (eccettuati, almeno in parte, i tardi paesaggi del­lo stesso Cézanne). Non esiste un punto di vista unico, Picasso obbliga le figure a torsioni affatto in­naturali. Consideriamo per esempio la figura acco­sciata sulla destra in basso: posa di schiena eppure guarda frontalmente l'osservatore, ruotando la testa di 180 gradi; le sue gambe sono violentemente di­varicate e le cosce premute verso terra. L'artista schiaccia i nasi quasi a dipingere le teste contem­poraneamente di fronte e di profilo. Osserviamo per esempio le teste delle due figure di destra: il naso curva quasi come una vela pur di aderire alla superficie di rappresentazione. Picasso evita inoltre qualsiasi indicazione di profondità: diviene impossi­bile distinguere tra un primo e un secondo piano -a rigore esiste solo un primo piano di esasperata frontalità -, e non troviamo quei suggerimenti di at­mosfera liberamente circolante attorno alle figure che fanno la gradevolezza delle composizioni en plein air (pensiamo a Manet, a Monet, allo stesso Cézanne). Consideriamo ancora il brano di cielo visibile tra le due figure in piedi a destra: ha una funzione stranamente respingente, si erge come una parete sbarrando in qual­che modo l'accesso alla composizione. Osserviamo adesso proprio le cinque figure, più grandi del naturale: crudamente geome­trizzate e disegnate a spigoli vivi e taglienti, hanno un vigoroso aspetto, le pose sono sfrontate, gli sguardi fissi, smarriti o rivolti all'osservatore, la gestualità frenetica.
La prima idea delle Demoiselles era una composizione realistica, con una scena di bordello in cui si incontrano un marinaio (simbolo della vita attiva)  intento a mangiare assieme alle ragazze, e uno studente (simbolo della vita meditativa) che entra portando in mano un teschio (riferimento ad Amleto).


La redazione finale ci mostra soltanto cinque nudi di donna fra tendaggi, e della frutta su un tavolo in primo piano. Sembra che tutta la tematica sim­bolista dell'"amore e morte" sia stata rifiutata da Picasso, ma non è così. Egli ha eliminato i riferimenti iconografici tradizionali o naturalistici del­l'allegoria, cercando di incarnare l'idea nella "vita delle forme". Una solenne figura avanza sollevando la tenda sullo spettacolo del piacere terreno, simbolo for­male tratto dall'arte egizia quanto dalla scultura romanica. Nelle due figu­re a braccia sollevate nel centro della composizione, luminosi corpi scat­tanti in una inconscia quanto provocatoria energia vitale, e maschere pri­ve di ogni espressione, di ogni partecipazione morale, la sigla della primi­tiva scultura iberica si presta a "comunicare" la primordiale innocenza del piacere, anche senza la presenza descrittiva del marinaio contrapposto al­lo studente. Infine, alla destra del dipinto, l'esperienza, la stanchezza e la volontà del male, la dannazione della vita, sono "concetti" affidati ai "se­gni" desunti dall'arte negra. Un quadro che esprime una semplice filosofia morale solo medianta la forma. E sarà proprio questa ele­mentare "psicologia della forma" che darà a ogni sua invenzione stilistica la forza folgorante di una rivelazione di valori basilari, "semplici", della real­tà. Nei suoi quadri cubisti questo basilare concetto della forma come ele­mento di comunicazione lo terrà immune da ogni costruzione sterilmente geometrica o superficialmente decorativa.
La modificazione più consistente, rispetto al progetto iniziale, riguarda comunque volti e corpi delle figure effettivamente dipinte e ha luogo direttamen­te sulla tela. Visi­tate le collezioni etnografiche parigine nella tarda primavera del 1907, Picasso corregge Les demoiselles cercando di conferire loro l'aspetto delle sculture in legno, dei feticci e delle maschere che lo impressionano così violentemente: dipinge di scuro il volto della prostituta in piedi a sinistra e ne intaglia per così dire il corpo nel legno, applica ai volti delle due donne sulla de­stra una sorta di trucco da guerra a graffi di colore acceso e stridente. Il pittore fu conquistato dal carattere “mentale” della scultura negra, dal suo esprimere mediante forme semplici, ma potenti, concetti spirituali significativi, divenendo essa stessa manifestazione concreta di quelle forze sovrannaturali frutto del pensiero. L’arte africana è un’arte della mente: essa come il cubismo rappresenta ciò che di un oggetto si sa, non ciò che appare ai sensi.
Figure già caratterizzantesi per un'aggressiva sensualità acquistano così la spavento­sa deformità di idoli. D’altra parte secondo Picasso i sessi sono protagonisti di una guerra senza quartiere che vede spesso l’uomo soccombere davanti alla vitalità talvolta brutale insita nella sessualità femminile.


Ritratto di Vollard
Nel periodo del Cubismo analitico (1909-1911), quando il sodalizio artistico con Braque porta i due artisti a concentrare la loro ricerca sulla massima scomposizione degli oggetti, Picasso realizza alcuni interessantissimi ritratti.
Il Ritratto di Ambroise Vollard, risale al 1909-1910 ed è tra i più celebri del periodo. Vollard, collezionista e mercante d'arte, è uno dei molti amici di Picasso che si presta a posare per un ritratto cubista. Osservando l'o­pera ci appare subito evidente come l'artista miri più al contenuto che all'apparenza, rinun­ciando a qualsiasi tipo di verosimiglianza foto­grafica. Ciò non significa rifiutare in assoluto il concetto di ritratto ma, al contrario, impone di scavare più approfonditamente nella psicolo­gia del modello, mettendone in luce solo le ca­ratteristiche veramente significative al fine del­la conoscenza. E non della conoscenza esteriore e formale che avviene tramite gli occhi, della quale si accontentavano gli Impressionisti, ma di una conoscenza profonda, che va all'essenza stessa della realtà.
La composizione èminutamente frastaglia­ta e sia il personaggio sia lo sfondo sono posti sul medesimo piano, a interagire con uno spa­zio frammentato secondo le stesse regole degli altri elementi. I suoi quadri appaiono un po’ come un’immagine riflessa in uno specchio, i cui frammenti riflettono porzioni dell’immagine da diverse angolazioni, ma che riescono a comporsi lo stesso nel nostro occhio per farci capire qual è la cosa riflessa dallo specchio in frantumi. Le forme, che prima venivano collaudate in una sintesi robusta e semplificata del sog­getto, si modificano fino a perdere una superficie riconoscibile, lascian­do al centro del quadro qualcosa co­me l'intelaiatura di quella che era sta­ta una forma naturale.
Nello schema ricostruttivo che forniamo abbiamo messo in evidenza una bottiglia appoggiata sul tavolo (in alto a sinistra), un libro (in alto a destra) e un giornale aperto (al centro), ma a ben osservare emergono infiniti altri dettagli (un bottone, il fazzoletto da taschino), sintomo di un'attenzio­ne lucida a ogni minimo particolare della realtà proprio quando l'opera, nel suo insieme, sembra quasi dissolversi nell'astrazione.

 

Fonte: http://www.liceodanilodolci.it/files/public/La%20Scala/il%20cubismo.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

Cubismo in arte riassunto

 

CUBISMO

Il Cubismo rappresenta per il mondo dell'arte il big-bang dal quale esplodono innumerevoli contenuti innovativi dell'arte a seguire. Immenso è infatti il potere rivoluzionario di uno dei più importanti movimenti del nostro secolo e straordinarie le personalità che lo hanno determinato. Principali esponenti del Cubismo furono Picasso, Braque, Delaunay, Duchamp, Gris e Léger. Il Cubismo parte dalle ricerche di Cézanne. Dal suo modo personalissimo di costruire le forme. Cézanne infatti costruiva lo spazio del dipinto attraverso una sorta di sintesi dei volumi che aveva influenzato Picasso, Braque e Léger.
Il cubismo fu anche suggestionato dai post-impressionisti, che sostenevano che l'arte non doveva imitare la natura ma tendere a costruire un universo formale parallelo. Il periodo del Cubismo va dal 1908 all'inizio della prima guerra mondiale e la parola deriva da un'espressione del critico Vauxceles che aveva definito "simili a cubi" le forme presenti in un quadro di Braque.
Il fenomeno fu caratterizzato da alcuni temi di ricerca che appartenevano ai Fauves, come l'abolizione della profondità illusoria e la cultura “negra”, che suggestionava gli artisti del tempo per la sua essenzialità e stilizzazione. Il processo di distruzione della prospettiva cominciato dai Fauves, veniva reimpostato dai Cubisti che partirono dallo studio di un oggetto, o di una figura umana, e la scomposero per poi ricomporla sulla tela secondo un nuovo ordine annientante la distinzione spazio-oggetti. Si tese inoltre a rappresentare il soggetto in più vedute contemporaneamente.
Il cubismo, includendo nuove dimensioni nella composizione, come il movimento e il tempo, tendeva a comunicare la totalità delle percezioni, ottenute come girando attorno al soggetto. Infatti si trattava di rappresentare l'oggetto non in una tradizionale collocazione spaziale di tipo monocentrico, ma in una simultaneità di visioni che ne consentivano la visualizzazione secondo molteplici aspetti. I piani intermedi e quelli di sfondo venivano così, progressivamente annullati. La forma appariva ora come discretizzata, e il soggetto rappresentato non era più riconoscibile.
L'oggetto quadro si appropriava dello spazio e i confini tra pittura e scultura quasi si annientavano. Si sviluppavano tecniche che, attraverso il colore denso anche mescolato, rendevano l'opera d'eterogenea composizione. Materiali come la sabbia venivano mescolati al colore.
Tecniche, come il collage sia con carta, legno o stoffa, tendevano a comunicare all'osservatore sensazioni tattili e visive, che lo riportavano alla realtà fisica. La rivoluzione si attua con un'opera dai contenuti sconvolgenti per il modo di concepire la rappresentazione dell'epoca. Si tratta del celebre quadro dal titolo "Le Demoiselles d'Avignon" di Picasso. In esso si attua l'abbandono del metodo prospettico di raffigurazione dello spazio. Non si cerca più l'apparenza visiva della realtà, ma la sua relatività nelle dimensioni dello spazio e del tempo. I temi sono anche semplici oggetti, come bottiglie, strumenti musicali... Ad essi si conferisce -afferma Argan- "la stessa certezza che hanno i valori misurabili sulle coordinate verticali e orizzontali...Tanto Picasso che Braque- - risolvono il problema della terza dimensione mediante linee oblique, indicative della profondità, e curve, indicative del volume, e cioè riportando sul piano ciò che si dà come profondità o risalto. Qui intervengono i contenuti della coscienza, le nozioni che si hanno degli oggetti (ed è questo l'aspetto tipicamente cartesiano del cubismo, quello che lo inquadra nel razionalismo di fondo della tradizione culturale francese)".
Il cubismo può distinguersi, nella sua evoluzione in due fasi sostanziali denominate: cubismo analitico e cubismo sintetico. La prima fase si svolse dal 1907 al 1911. Le forme si scompongono in piani che intersecandosi e compenetrandosi sembrano spezzarsi dando luogo a delle sfaccettature che dissolvono gli oggetti. Una nuova immagine plastica, priva, o quasi del colore. La seconda fase che dura fino al 1913 mira a ricomporre le forme che sono caratterizzate da un maggiore cromatismo. Si inseriscono elementi materiali direttamente sulla tela e si tenta di pervenire alla essenzialità delle cose. Abbandonato il ruolo imitativo della realtà, lo spazio del quadro viene ora visto come spazio nel quale si può materialmente agire. Picasso è il più noto esponente del Cubismo, a differenza di Braque utilizza il chiaroscuro per definire i volumi.
L'opera che lo consegna alla storia è comunque più di ogni altra "Guernica" del 1937. Questa sconvolgente, commovente e meravigliosa opera d'arte emerge da un fatto storico la cui drammaticità è tutta lì, disponibile per chi ha la sensibilità di accoglierla e comprenderla. E' una reazione immediata, elaborata quasi di getto, all'atroce bombardamento subito dalla cittadina di Guernica. Picasso vuole portare questo evento direttamente alla coscienza oltre che alla conoscenza del mondo civile. Ci riesce talmente bene che, anche se la strage di Guernica è lontana nel tempo, ancora oggi osservando l'opera di Picasso, il dramma emerge attuale, come fosse accaduto ieri. Guernica non ha colore, solo il bianco e il nero per esprimere il dolore. Non vi è neanche il senso del rilievo conferito dal chiaroscuro. Le linee sono nette, crude come la verità di quell'atto efferato.
Il Cubismo ebbe ripercussioni in altre realtà appartenenti alla sfera creativo-culturale. In architettura ebbe riflessi nelle teorie confluite nel "Purismo" elaborate da Ozenfant e Le Corbusier. Alcuni procedimenti utilizzati nella composizione delle prime architetture lecorbusieriane, come la compenetrazione della casa-oggetto e dello spazio, il rapporto di comunicazione interno-esterno comprovano l'influenza esercitata dal cubismo. Afferma Benevolo: "i cubisti dissociano l'integrità dell'immagine nei suoi ingredienti elementari: linee, superfici, colori...negli elementi liberati si scoprono nuove qualità che prima erano nascosti sotto le apparenze convenzionali, e tra gli elementi si scorgono nuove relazioni che consentono di organizzarli in tutt'altro modo, secondo nuove leggi. ...ci si sente impegnati in una indagine aperta i cui risultati non sono definibili a priori (...) mettendo in dubbio le regole prospettiche e la loro corrispondenza con le leggi naturali della visione, si è visto cadere il presupposto che esista un mondo di regole a priori a cui l'arte debba la sua dignità e consistenza come attività separata. Questa ricerca conduce diritto all'architettura".


Fonte: http://www.icmanzonicellino.it/docs/terze/doc/cubismo.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

 

Pablo Picasso nasce a Malaga nel 1881.
Nel 1895 si trasferisce a Barcellona, dove si iscrive all'Accademia di Belle Arti. Vi tiene anche la sua prima personale al cabaret Els Quatre Gats.
Nel 1900 realizza il primo viaggio a Parigi e dopo vari spostamenti, si stabilisce definitivamente a Parigi nel 1904.
Muore a Mougins nel 1973.

 

 
 

 


Pablo Picasso nasce a Malaga nel 1881.
Nel 1895 si trasferisce a Barcellona, dove si iscrive all'Accademia di Belle Arti, qui  tiene anche la sua prima personale al cabaret Els Quatre Gats.
Nel 1900 realizza il primo viaggio a Parigi. Qui conosce Max Jacob, con cui divide per un certo periodo la casa. Sono momenti difficili, che nel suo lavoro trovano riscontro nel cosiddetto "periodo blu" (1901-1904), simbolista e disperato.
Dopo vari spostamenti, si stabilisce definitivamente a Parigi nel 1904. Prende studio e casa in "Bateau-Lavoir". I suoi contatti si infittiscono: conosce Andre Salmon, Guillaume Apollinaire e molti degli artisti destinati a divenire suoi futuri compagni di strada. Nel 1905 incontra Fernand Olivier, che diviene sua compagna. Le nuove frequentazioni e il grande interesse nei confronti del circo scaturiscono nel cosiddetto "periodo rosa" (1905-1906), malinconico, ma dalle tinte più chiare e pastello.
Il 1907 è un anno di svolta. Profondamente colpito dall'opera tarda di Cézanne e dalla scultura africana, realizza Les demoiselles d'Avignon, che in qualche modo segnano la nascita del Cubismo. Conosce Georges Braque, con il quale instaura un lungo periodo di sodalizio artistico. Incontra anche Daniel-Henry Kahnweiler, che col tempo diverrà il suo mercante.
Nel 1909 soggiorna a Horta de Ebro, dove porta avanti la ricerca che nel 1910 sfocerà nel cosiddetto "cubismo analitico" (1910-1912). A contatto di gomito con Braque, elabora una nuova concezione della composizione, definita "cubismo sintetico" (1912-1914). Sulla tela fanno la loro apparizione inserti di materiali diversi dal colore ad olio, fino alla punta estrema dei "papiers collés".
Nel 1917 incontra Jean Cocteau, e con lui effettua un viaggio in Italia, per incontrare il coreografo russo Djaghilev, in vista della realizzazione di scene e costumi per il balletto Parade. L'anno dopo sposa Olga Koklova, una delle ballerine, da cui avrà un figlio, Paulo. Dall'impressione del viaggio scaturisce il "periodo classicista".
Nel 1923 si avvicina al surrealismo e prende parte alla prima mostra surrealista presso la Galerie Pierre. Nel 1927 incontra Marie-Thérèse Walter, che diviene sua compagna.
Dalla metà degli anni '20 manifesta un interesse crescente per la scultura e la grafica. Nel 1931 illustra le Metamorfosi di Ovidio, e nel 1935 il ciclo sulla Minotauromachie. Sempre nel '35 nasce la figlia Maïa.
Nel 1936 il governo spagnolo gli commissiona un'opera per l'Esposizione Universale di Parigi. Picasso realizza Guernica (1937), grande dipinto dedicato alla cittadina basca, distrutta dai bombardamenti tedeschi. Nel 1943 incontra Françoise Gilot, da cui ha 2 figli: Claude nel 1947, e Paloma nel 1949.
Nel 1944 espone per la prima volta al Salon d'Automne e aderisce al partito comunista.
A partire dal 1947, a Vallauris, realizza le prime ceramiche. Sempre a Vallauris, nel 1952, realizza i grandi affreschi sulla Guerre e la Paix. Nel 1954 incontra Jacqueline Roque, che sposerà nel 1961.
Negli anni '50 rielabora opere di grandi artisti del passato. Nel 1955 realizza la serie delle 15 varianti sul tema Femmes d'Alger di Delacroix. Nel 1957 le 58 varianti da Meniñas di Velasquez. Nel 1959 è la volta di Le déjeuner sur l'herbe di Manet. Nel 1963 comincia a dedicarsi al tema del "pittore e la modella".
Una grande retrospettiva ha luogo a Parigi nel 1967. Tra le ultime opere va ricordato il ciclo di 347 acqueforti, realizzate nel 1968.
Picasso muore a Mougins nel 1973

Pablo Picasso è stato probabilmente uno dei talenti più precoci e multiformi della storia dell'arte. Nel corso della sua lunga attività artistica sperimenta e inventa di tutto. Si muove in maniera incessante da un'idea ad un'altra, genera nuovi movimenti e tendenze, ne attraversa altre. Impone modelli con i quali molti dei suoi contemporanei e delle generazioni successive devono fare i conti.
All'inizio della carriera Picasso manifesta una spiccata attitudine girovaga. Mentre fa la spola tra Barcellona e Parigi, il suo interesse si sposta da Puvis de Chavannes a Toulouse-Lautrec, da Manet a Rousseau il doganiere.
A partire dal 1901 lo stile si fa più chiaro. Dipinge ritratti e composizioni a contorni netti e nitidi, solidi. Si parla di "periodo blu" per il prevalere del blu, nelle varie tonalità. Il carattere cupo e austero delle opere coincide con una fase di grande difficoltà per Picasso. Nel 1905 lo spartito cromatico si schiarisce, vira verso il rosa e le tinte pastello. Gli storici dell'arte parlano di "periodo rosa". Il soggetto ricorrente è quello della vita del circo, con gli acrobati, i saltimbanchi (La famiglia dell'acrobata del 1905).
Dal 1906, Picasso comincia ad approfondire la lezione di Paul Cézanne, affascinato dalla vasta retrospettiva dedicata all'artista, da poco scomparso. Semplifica le forme e si interessa al modo di rendere i volumi. Studia il modo di Cézanne di scomporre le forme e ricomporle sulla tela. Nel contempo scopre l'arte iberica e la scultura africana. Resta folgorato dalla loro essenzialità e forza espressiva. Picasso cerca di inglobare questi diversi influssi in un nuovo modo di intendere lo spazio, rappresentare le cose. Nascono opere fondamentali, come Les demoiselles d'Avignon (1907), Troi femmes (1908), che costituiscono il punto di partenza del cubismo. Le opere successive sono figure di donna, nature morte, paesaggi (soprattutto del soggiorno a Horta de Ebro). I soggetti raffigurati si presentano come scomposti e ricomposti sotto forma di blocchi geometrici, strutturati e sovrapposti. Il colore è povero, giocato sulle gamme dell'ocra, del marrone e del grigio.
A partire dal 1909 Picasso porta avanti la sua ricerca assieme a Georges Braque. I due realizzano opere che tendono ad assomigliarsi in maniera talora incredibile. I soggetti sono sempre nature morte con frutta, strumenti musicali, figure di donne o uomini (Aficionado), composizioni con tavolini al bar (Ma Jolie, 1911-12). In esse i punti di fuga risultano moltiplicati e le regole prospettiche sovvertite. Gli oggetti, scomposti nei caratteristici blocchi geometrici, appaiono visti da diverse angolature simultaneamente. Lo stile particolare viene definito "cubismo analitico" (1909-1912).
Dopo l'estate del 1912, si verifica un ulteriore, sensibile mutamento, per il quale viene coniato il termine di "cubismo sintetico" (1912-1914). L'ordine geometrico della composizione si semplifica e si perde il senso della profondità. Il motivo del quadro diviene di difficile lettura. Lettere e parole ricorrono sulla tela come veri e propri elementi compositivi. Alle tinte di sempre (ocra, marrone, grigio) si aggiungono il bianco e qualche tinta più accesa. Ma al fianco del colore ad olio fanno la loro comparsa materiali fino ad allora totalmente estranei al mondo dell'arte: sabbia, carta di giornale, carta da parati, paglia, corda. Nascono i primi "papiers collés".
In seguito al viaggio in Italia del 1920, per Picasso inizia una fase classicista. L'artista riprende la figurazione tradizionale, cercando valori di solidità e compostezza classica (Tre donne alla fonte, Arlecchino seduto). Sul finire degli anni '20 si accosta al surrealismo, sperimentando l'uso di forme organiche. Negli anni '30 e '40 trae alcuni spunti persino dalla pittura astratta.
Nonostante gli incessanti cambiamenti di rotta, le opere di Picasso manifestano però una sostanziale coerenza, che le rende assolutamente inconfondibili. Alcuni elementi propongono la loro fondamentale matrice cubista: la semplificazione della composizione, la mancanza della prospettiva e della profondità, la scomposizione della figura. Dagli anni '30 in avanti Picasso dipinge in maniera sempre più sciolta e libera, a volte senza nemmeno bisogno del disegno preparatorio. Nature morte, teste di donna, scene di interni, si inframmezzano a opere più impegnative: grandi composizioni allegoriche (Guernica, Pesca notturna ad Antibes, le pitture murali Guerre e Paix a Vallouris), cicli che rielaborano opere di grandi artisti (Femmes d'Alger da Delacroix, Meniñas da Velasquez, Les demoiselles au bord de la Seine da Courbet). Nel trattare la figura, l'artista opera autentiche deformazioni, che in alcuni casi assumono un accento spiccatamente ironico.
Sul piano teorico-programmatico il cubismo costituisce probabilmente il maggior contributo di Picasso alla storia dell'arte. Un contributo con il quale gran parte degli artisti del suo tempo e anche del dopoguerra devono confrontarsi.

 

IL CUBISMO

Il Cubismo si sviluppa con straordinaria rapidità tra il 1907 e il 1914.
Caratteristiche fondamentali di questa nuova corrente sono il rifiuto di due aspetti fondamentali della pittura europea dal Rinascimento in poi:

  1. la norma classica per la rappresentazione della figura umana
  2. la raffigurazione illusoria dello spazio ottenuta secondo la prospettiva da un unico punto di vista.

All'interno della corrente si identificano tre fasi:

Protocubismo  dal 1907 al 1910

In questa prima fase gli oggetti acquistano una morfologia cubica, con divaricazione netta tra le facce in luce e le facce in ombra; essi sono esibiti in primo piano con una specie di zoomata assumendo un carattere macroscopico che tende ad annullare il valore dello sfondo.
I soggetti sono prevalentemente paesaggi, nature morte, figure.
I colori sono caldi, tendenti al legno, utilizzati in gamme monocromatiche che variano da dipinto a dipinto.

 

Cubismo analitico dal 1910 al 1912

Gli oggetti, pur mantenendo una morfologia ancora cubica, aumentano le sfaccettature con il moltiplicarsi dei piani e quindi dei punti di vista. Braque e Picasso fanno uso di brani di scrittura da inserire nell'opera e introducono l'effetto trompe l'oeil, imitando le venature del legno.
I soggetti sono prevalentemente ritratti.
I colori, pur mantenendo una tendenza al monocromo, diventano metallici, leggeri e sfumati ai bordi.

 

Cubismo sintetico dl 1912 al 1914

Gli oggetti divengono sempre più immateriali abbandonando la forma reale per lasciar posto all'idea che ognuno possiede dell'oggetto. Il disegno si fa sempre più esile, lasciando ampi spazi vuoti che vengono riempiti dal trompe l'oeil, collages, inserti di scritte.
I soggetti sono prevalentemente nature morte.
La tavolozza si mantiene quasi immutata rispetto al periodo precedente, mentre aumenta l'uso del collage e la differenziazione dei materiali utilizzati: Braque usa il papier collé più rispondente al carattere mentale delle sue opere, mentre Picasso, più concreto, usa materiali plastici più forti, come ad esempio pezzi incollati di tela incerata che simulano l'intreccio della paglia di una sedia.

                           

                                            
Fonte: http://www.monteverdicolorni.it/Sito%20monteverdi/Didattica/Arte%20e%20imamgine/Artisti/Pablo%20Picasso.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

Cubismo in arte riassunto

 

 

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