biocosmesi e le etichette
biocosmesi e le etichette
Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti. Se vuoi saperne di più leggi la nostra Cookie Policy. Scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.I testi seguenti sono di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente a studenti , docenti e agli utenti del web i loro testi per sole finalità illustrative didattiche e scientifiche.
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
biocosmesi e le etichette
La biocosmesi e le etichette
La cosmesi può essere bio? E’ questa la domanda che arrovella chiunque si trovi di fronte agli innumerevoli flaconi, dispenser, e tester di una profumeria, erboristeria o di una grande catena di distribuzione. Cosa si può fare per controllare il contenuto “ecologico” dei prodotti per la bellezza e la cura del corpo, esiste un modo per verificare il comportamento delle imprese?
La risposta è quantomeno tarata sulla possibilità, la certezza non è mai assoluta, ma alcuni accorgimenti e attenzioni possono rivelarsi fondamentali ed aiutarci nella scelta. Anche se non si è plurilaureati, in chimica (per conoscere composizioni e principi attivi), in lingue antiche (gli ingredienti spesso riportano la dicitura in latino) o in botanica (per individuare l’origine vegetale o meno), è possibile informarsi conoscendo la normativa, accertando la presenza di eventuali certificazioni e di alcuni ingredienti.
Tra il 2004 e il 2005 l’Unione Europea, per tutelare il consumatore, ha emanato alcune disposizioni, rendendo obbligatoria la dichiarazione in etichetta di tutti gli ingredienti, in ordine decrescente. In Italia a decorrere dal 1 gennaio 2007 con la ricezione della decisione 2006/257/CE e della Raccomandazione del 7 giugno 2006, gli ingredienti impiegati nei prodotti cosmetici devono essere dichiarati, e la dicitura «non testato su animali» (divenendo un'informazione utile al consumatore, per non trarlo in inganno), riportata sulle etichette. Quindi già a partire dalla lettura dell’etichetta si può iniziare a capire la natura di un articolo, prima di analizzarne la struttura è utile passare in rassegna alcuni organi e strumenti certificativi, e non, in grado di orientarci al meglio nell’acquisto. Una delle ultime novità è il bio check, un test ecologico fai da te, realizzato da Icea, organismo italiano per la certificazione del biologico. Si tratta di un programma scaricabile, in costante aggiornamento, che riconosce ognuna delle quasi 9000 sostanze registrate nell’inventario europeo degli ingredienti utilizzabili dall’industria cosmetica (Inci). Catalogo consultabile, in inglese, attraverso lo Skin Deep. In questo database si possono cercare gli ingredienti, e trovare informazioni su cosa sono e in che prodotti si trovano, inoltre viene dato un punteggio da 0 (sicurissimo) a 10 (da evitare), elencando anche gli studi scientifici che comprovano sospette pericolosità.
A questo punto non ci rimane che capire come leggere un’etichetta sul contenitore a diretto contatto con il cosmetico (condizionamento primario) e sull’imballaggio esterno (secondario), in cui devono essere riportati i seguenti elementi:
- il nome o la ragione sociale e la sede legale del produttore o del responsabile dell’immissione sul mercato del prodotto cosmetico;
- il contenuto nominale (obbligatoriamente in italiano);
- la data di durata minima, se inferiore a trenta mesi, o la validità post apertura se la data di scadenza del prodotto integro è superiore ai trenta mesi. Per i prodotti con durata minima superiore a trenta mesi deve essere riportata un'indicazione relativa al periodo di tempo in cui il prodotto, una volta aperto, può essere utilizzato senza effetti nocivi per il consumatore, preceduta dal simbolo rappresentante un barattolo di crema aperto
- le precauzioni d’impiego (obbligatoriamente in italiano). In caso di impossibilità pratica di riportare le precauzioni particolari per l'impiego, esse devono essere contenute in un foglio di istruzioni, una fascetta o un cartellino allegati. A tali indicazioni il consumatore deve essere rinviato mediante un'indicazione abbreviata o mediante il simbolo di rinvio
- il lotto di fabbricazione;
- il paese d’origine per i prodotti fabbricati in paesi extra UE;
- la funzione del prodotto (obbligatoriamente in italiano);
- l’elenco degli ingredienti (può essere riportato anche solo sull’imballaggio esterno del prodotto).
Per quanto riguarda gli ingredienti tutti devono essere obbligatoriamente indicati in ordine decrescente di peso. Gli ingredienti in concentrazione inferiore all'1% possono essere menzionati in ordine sparso dopo quelli in concentrazione superiore, così come i coloranti che vanno indicati dopo gli altri ingredienti. Sono state individuate sostanze, sintetiche e naturali, particolarmente allergizzanti, che se presenti nel cosmetico dovranno essere indicate. È possibile per il consumatore richiedere alle aziende produttrici l'elenco completo degli ingredienti, nonché informazioni sugli eventuali ''effetti indesiderabili''. L'indicazione che il prodotto è stato sviluppato senza fare ricorso alla sperimentazione animale è consentita solo a condizione che il fabbricante e i suoi fornitori non abbiano effettuato o commissionato sperimentazioni animali né sul prodotto finito o sul suo prototipo, né su alcun suo ingrediente e che non abbiano usato ingredienti sottoposti da terzi a sperimentazioni animali al fine di ottenere nuovi prodotti cosmetici.Di seguito elenchiamo le principali categorie di ingredienti sospettati d’essere dannosi per la salute e l’ambiente. Alcuni ingredienti o principi attivi si ripetono in molti prodotti e ci sono siti appositi che aiutano nell'impresa di scoprirne i principi e i pericoli. Ecco un breve vademecum per evitare le sostanze più "pericolose":
- petrolatum (derivati dal petrolio, possono occludere i pori);
- paraffinum liquidum, vaseline, olio di silicone, oli ottenuti da petrolio (derivati dal petrolio, possono occludere i pori):
- quasi tutte le cose che finiscono in -one, -thicone oppure -siloxane (sono siliconi);
- tutti i numeri (nell'ottanta per cento dei casi, in quanto il produttore può chiedere, per motivi di riservatezza commerciale, di non riportare uno o più ingredienti del prodotto nell'elenco che deve comparire sul contenitore o sull'imballaggio esterno. (Legge 713/86 art. 8 bis e Allegato VII). La denominazione dell'ingrediente verrà sostituita nell'elenco da un numero di registrazione di 7 cifre attribuito dal Ministero: le prime due corrispondono all'anno di riconoscimento della riservatezza, le due seguenti al codice attribuito a ciascuno Stato membro);
- i PEG e PPG (riconoscibili anche dalle lettere “eth” seguiti da un numero, come per esempio Ceteareth-33, sono sostanze, in parte d’origine naturale, usate come emulsionanti, che rendono l’epidermide più permeabile a volte avendo un effetto irritante);
- i DEA, MEA, TEA, MIPA (prodotti di sintesi che possono portare alla formazione di nitrosammine e che quindi è meglio evitare);
- l'EDTA (es. tetrasodium EDTA, ha la funzione di reagire e formare complessi con ioni metallici che potrebbero alterare la stabilità e/o l’aspetto dei cosmetici stessi, ma così facendo li rende disponibili per essere disciolti in acqua, provocando un aumento dei metalli presenti in esse attraverso i residui);
- i triclosan, DMDM hydantoin, imidazolidinyl urea, diazolidinyl urea, formaldheyde, methylchloroisothiazolinone, methylisothiazolinone, sodium hydroxymethylglycinate (alcuni fanno parte dei composti organici alogeni e altri contengono formaldeide, impiegati come conservanti, si accumulano nell’ambiente e negli individui più sensibili possono scatenare allergie, inoltre alcuni di loro sono sospettati di essere cancerogeni);
- i C seguiti da un numero dispari sono sintetici, come pure le desinenze o radici di parole iso- , i –trimonium, i -dimonium ed i glycol.
Un’ultima avvertenza riguarda i profumi e le sostanze tensoattive. Per i primi l’elenco INCI, li riporta con il termine generico Parfum o Profumo, senza distinzione tra profumi sintetici e oli essenziali. Tra questi alcuni, come il muschio bianco sono risultati ad elevata concentrazione di ftalati e muschi sintetici, composti che si accumulano nei tessuti grassi, nel latte materno, nei corsi d’acqua e negli organismi acquatici. I tensioattivi più usati e discussi sono il Sodium Laureth Sulphate e il Sodium Lauryl Sulphate, che si trovano in dentifrici, shampoo e cosmetici. Dai test tossicologici il SLS pare risultare irritante per la pelle, nocivo per gli occhi e può causare allergie, oltre ad inquinare fiumi, torrenti, laghi e mare. Il SLES risulta meno aggressivo e causa meno problemi d’irritazione e allergie. Il problema è che durante la preparazione degli emulsionanti (quindi anche dei PEG) si potrebbe formare diossano, una sostanza cancerogena. Come si diceva appunto avvertenze o preparati da monitorare in quanto lo stato attuale dei test non ha raggiunto ancora una fase approfondita.
Fonte: Ministero della Salute, Icea, Greenpeace Italia, Repubblica, Biodizionario.it, Saicosatispalmi.org, AAM Terranuova
Fonte testo: http://files.meetup.com/1312115/La%20biocosmesi%20e%20le%20etichette.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Parola chiave google : biocosmesi e le etichette tipo file : doc
Visita la nostra pagina principale
biocosmesi e le etichette
Termini d' uso e privacy