Cinematografia significato

 

 

 

Cinematografia significato

 

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti. Se vuoi saperne di più leggi la nostra Cookie Policy. Scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.I testi seguenti sono di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente a studenti , docenti e agli utenti del web i loro testi per sole finalità illustrative didattiche e scientifiche.

 

 

CINEMATOGRAFIA


1

 

INTRODUZIONE

Cinematografia L'insieme delle azioni (artistiche e tecniche) che concorrono alla realizzazione di un film. Il termine deriva da "cinematografo", una macchina per la ripresa (e la proiezione) di fotografie in rapida sequenza, in modo da rendere l'idea del movimento. Nel 1891 Thomas A. Edison aveva brevettato il cinetoscopio, un apparecchio che possedeva già molte caratteristiche tecniche delle moderne macchine da presa, ma fu il lancio del cinématographe dei fratelli Lumière a Parigi nel 1895, con le proiezioni su uno schermo per un ampio pubblico, a decretare la nascita del cinema, la nuova arte per le masse. Mancava solo l'invenzione di un sistema di registrazione e sincronizzazione del sonoro – i futuri Vitaphone nel 1926 e Movietone nel 1931 – a far sì che le fondamenta del cinema moderno fossero completate.
La tecnica del cinema si basa su una proprietà della retina dell'occhio umano, detta persistenza dell'immagine. Quando la lente dell'occhio mette a fuoco un'immagine sulla retina, lo sbiancare dei fotopigmenti scatena degli impulsi nervosi nel cervello. Se l'immagine viene improvvisamente eliminata, l'attività chimica nei fotopigmenti persiste, mantenendo per un dato periodo lo stimolo dei segnali neurali; la lunghezza di tale periodo dipende dallo stato di adattamento dell'occhio.
Quando l'illuminazione ambientale è bassa, la retina per così dire "si adatta al buio" e l'attività neurale continua per un tempo più lungo. È per questo che una torcia fatta ruotare in una stanza buia appare all'occhio come un cerchio ininterrotto: la sorgente di luce continua infatti a tornare ripetutamente nella stessa posizione, prima che la sua immagine sulla retina sia svanita. Le sale cinematografiche sono al buio per fare in modo che la retina degli spettatori vi si adatti e venga perciò stimolata da una serie di immagini fisse, proiettate sullo schermo in rapida successione producendo così l'impressione di un movimento continuo. La maggior parte delle pellicole viene proiettata a una velocità di 24 fotogrammi al secondo.

 

2

 

LA CINEPRESA

Anche se la funzione principale di una macchina da presa cinematografica – effettuare una serie di scatti fotografici – è di fatto simile a quella delle altre macchine fotografiche (vedi Fotografia), la necessità di scattare più fotogrammi al secondo significa che il congegno tecnico deve assolvere al compito di far scorrere velocemente la pellicola attraverso la macchina. Poiché a 24 fotogrammi al secondo, per un minuto di ripresa ci vorrebbero oltre 27 m di pellicola a 35 mm, le cineprese sono equipaggiate con caricatori che possono contenere pellicole da 122 o 305 m. Perché scorrano agevolmente su rotoli così lunghi e per un facile riavvolgimento, le pellicole devono avanzare senza interruzioni, ma devono anche necessariamente muoversi in sequenza per permettere l'esposizione di ciascun fotogramma e l'effettuazione dei singoli scatti.
Il trascinamento della pellicola è permesso da uno o più rocchetti dentati attorno ai quali essa gira trattenuta nei denti da rulli pressori; i denti dei rocchetti si agganciano alla perforazione lungo uno o entrambi i lati della pellicola, facendo in modo che questa scorra a una velocità costante. La finestra è una piastra metallica con un'apertura rettangolare, contro la quale la pellicola viene mantenuta piana da dietro con un'apposita flangia di pressione a molla. Davanti alla finestra, l'obiettivo mette a fuoco sulla pellicola l'immagine capovolta del soggetto inquadrato attraverso l'apertura della finestra, che coincide con i contorni del fotogramma sulla pellicola. Nelle macchine da presa, la pellicola scorre in verticale, e l'altezza di ogni fotogramma, più lo spazio tra questo e il fotogramma successivo, corrisponde alla lunghezza di quattro fori. In una macchina fotografica, dove la pellicola è posizionata orizzontalmente, ogni fotogramma occupa la lunghezza di otto fori.
Tra la lente e la pellicola vi è un otturatore che alternativamente si apre per esporre la pellicola attraverso la finestra e si chiude nel momento in cui un nuovo fotogramma si affaccia all'apertura. Un otturatore-tipo consiste in una lamella di forma semicircolare, con un angolo d'apertura di 180°; l'otturatore è quindi aperto per metà del tempo e chiuso per l'altra metà. A 24 fotogrammi al secondo, ciò produce un tempo di esposizione di 1/48 di secondo per ogni fotogramma. In alcune cineprese l'angolo di apertura, e conseguentemente l'esposizione, possono essere modificati variando l'angolo dell'otturatore. Il trascinamento della pellicola è di solito prodotto da un meccanismo a griffa in movimento ciclico continuo, che si inserisce nella perforazione, tira in basso la pellicola di un determinato grado, si ritira durante l'esposizione, e così via. Al fine di garantire che la pellicola sia posizionata accuratamente e rimanga assolutamente ferma durante l'esposizione, molte cineprese sono equipaggiate con perni di regolazione che s'infilano nella perforazione e ancorano la pellicola durante l'esposizione. Per conciliare il trascinamento continuo e intermittente del film, al di sopra e al di sotto della finestra vi sono piccoli occhielli indipendenti di pellicola.
La maggior parte delle macchine da presa è provvista di mirini reflex che permettono inquadrature accurate. La superficie anteriore dell'otturatore è posizionata a un angolo di 45° rispetto all'asse della macchina ed è a specchio, cosicché durante i periodi in cui l'otturatore è chiuso l'immagine viene riflessa ad angolo retto su un vetrino smerigliato che ha le stesse dimensioni del fotogramma nella finestra. L'operatore della cinepresa, attraverso un mirino ingranditore, vede l'immagine sul vetrino smerigliato, dal retro del vetrino stesso. Molte cineprese sono dotate anche di una piccola videocamera incorporata, che trasmette l'immagine sul vetrino smerigliato a un sistema televisivo a circuito chiuso che permette di controllare e rivedere le immagini.
La qualità delle immagini proiettate dipende dalla superficie del fotogramma. Per uso professionale, in cinematografia si usa normalmente pellicola a 35 mm; quella a 16 mm è destinata al documentario e alle riprese televisive. A volte viene usata anche una versione a 16 mm, la Super 16, utilizzando una maggiore superficie del fotogramma: l'immagine così prodotta viene poi ingrandita a 35 mm per la distribuzione nel circuito cinematografico. L'uso amatoriale delle pellicole a 8 mm è stato in gran parte sostituito dalle videocamere. In alcuni cinema specializzati vengono proiettate pellicole a 70 mm, per una resa di immagine ancora migliore.

 

3

 

LE TECNICHE DI LABORATORIO

I molti metri di pellicola girati vengono trattati in grandi macchine a ciclo continuo che sviluppano i negativi, i quali vengono poi trasferiti su pellicola positiva da una stampatrice. La stampa viene fatta generalmente con dispositivi a contatto continuo: i negativi già sviluppati e le pellicole non impressionate vengono fatti scorrere a contatto sotto una sorgente luminosa. La luce passa attraverso le immagini negative che vengono esposte direttamente sulla pellicola di stampa che verrà poi sviluppata per produrre le immagini positive. Altri dispositivi per la stampa consistono di un proiettore dotato di lente, attraverso cui l'immagine negativa viene proiettata direttamente sulla pellicola di stampa nella finestra di una speciale macchina da presa. Questo tipo di stampatrice ottica, o truka, può essere usata per una grande varietà di scopi, ad esempio per l'ingrandimento da un negativo a 16 mm a una stampa a 35 mm o per svariati effetti speciali.
La luce usata per la stampa è prodotta da una speciale sorgente luminosa aggiuntiva, dove le quantità di luce blu, verde e rossa possono essere regolate singolarmente per controllare sia l'esposizione sia l'equilibrio tonale di ciascuna inquadratura. Attraverso la correzione di piccole differenze tra un'inquadratura e l'altra, si ottiene una precisa continuità fotografica. Tale tecnica di controllo della luce viene definita come "graduare e regolare la stampa". La prima stampa dei fotogrammi viene sottoposta al regista appena possibile, affinché egli possa controllare che le scene siano state girate correttamente. Le stampe sono chiamate "giornalieri" e dopo essere state visionate vengono usate dai montatori per assemblare le inquadrature nelle cosiddette copie-lavorazione, in cui esse vengono unite o "giuntate" nel giusto ordine, determinando nel contempo anche i punti esatti in cui tagliare tra un'inquadratura e l'altra.

 

4

 

IL SONORO

Se si vuole ottenere una sincronizzazione perfetta tra il sonoro e le immagini, come nelle scene di dialogo dove è necessaria una coincidenza precisa tra il suono e il movimento delle labbra, vengono usate speciali cineprese insonorizzate e il sonoro viene registrato contemporaneamente alle riprese. Se le registrazioni non sono di qualità sufficientemente buona, possono essere ripetute negli studi di doppiaggio. I suoni che non devono essere perfettamente sincronizzati vengono registrati separatamente. La registrazione viene di solito fatta su apparecchiature a nastro magnetico, usando tecnologie analogiche oppure digitali, sia in mono che in stereo. I suoni vengono poi trasferiti in laboratorio su pellicola magnetica e montati con le immagini; le pellicole magnetiche hanno un supporto simile a quello delle pellicole cinematografiche, ma con un rivestimento uniforme di materiale magnetico. Molte colonne sonore magnetiche vengono accantonate con le relative immagini e poi mixate in un'unica colonna sonora magnetica principale. Quando la copia-lavorazione delle immagini e la colonna sonora principale sono state completate, il negativo originale viene tagliato in uniformità alla copia-lavorazione e la colonna sonora magnetica principale viene trasferita sulla pellicola fotografica, dove, dopo lo sviluppo, diventa il negativo sonoro ottico (vedi Registrazione e riproduzione del suono). Il negativo delle immagini montato e il negativo sonoro ottico vengono poi stampati insieme sulla prima copia sonora o copia campione. Se la qualità delle immagini e del sonoro viene approvata dal regista, il laboratorio procederà poi a produrre in serie le copie per la distribuzione nei cinema (copie-noleggio).
Un numero sempre crescente di film viene ormai montato usando la tecnica del montaggio non lineare. I negativi codificati in sequenza e i suoni registrati vengono digitalizzati e inseriti in un computer multimediale, dove il montatore può creare una copia-lavorazione e una colonna sonora virtuali. Le immagini possono essere risistemate in un nuovo ordine fino a quando non si trovano le soluzioni migliori per una ottimale resa filmica. Quando la struttura finale del film è stata decisa, il computer elabora una lista di inquadrature in base alla quale si procede a tagliare il negativo delle immagini. Il computer elabora anche versioni digitali delle colonne sonore prodotte separatamente, che possono essere registrate singolarmente su dischi laser ottici. Questi vengono poi mixati in una colonna sonora magnetica principale, digitale o analogica, che può essere trasferita sul negativo sonoro ottico. La copia sonora viene poi prodotta nel modo descritto sopra.

 

5

 

LA PROIEZIONE

Un proiettore cinematografico ha una finestra analoga a quella della macchina da presa, ma in questo caso le aperture sono sia di fronte sia dietro la pellicola. Ogni fotogramma viene intensamente illuminato dal retro da una potente sorgente luminosa, come ad esempio un dispositivo allo xeno. Una lente mette poi a fuoco sullo schermo in sala l'immagine di ogni fotogramma. La pellicola viene fatta scorrere a intermittenza attraverso la finestra mediante un rocchetto posto appena sotto di essa. A differenza della macchina da presa, l'otturatore del proiettore ha due lamelle semicircolari e ogni fotogramma viene ripetuto due volte. Questo aumenta la frequenza dello sfarfallamento così da venire meno percepito dagli occhi degli spettatori adattati al buio in sala. Un raggio di luce accuratamente messo a fuoco, in forma di una sottile fessura, viene proiettato sulla colonna sonora-ottica che scorre su un lato della pellicola per tutta la sua lunghezza. La colonna modula il raggio, facendo variare la luce che cade su una cellula fotoelettrica, la quale converte le variazioni della luce in segnali elettronici che a loro volta vengono amplificati e riprodotti attraverso gli altoparlanti. Le colonne sonore possono usare un sistema complesso di codici per riprodurre il suono in stereofonia, o con il sistema surround in sala, e per ridurre gli effetti del rumore elettronico. Tecniche per proiettare i film con colonne sonore completamente digitali non sono ancora state standardizzate.
I film vengono proiettati nelle sale su schermi di vario rapporto altezza/larghezza. In origine, la larghezza e l'altezza dello schermo erano in un rapporto di 1,33:1 (4:3). La maggior parte dei film viene proiettata oggi con la parte più alta e quella più bassa del fotogramma coperte, cosicché il rapporto è di 1,85:1; questo sistema viene chiamato "schermo panoramico" (widescreen). Alcuni film vengono fotografati attraverso lenti anamorfiche, che "comprimono" l'immagine in senso orizzontale. Questo li fa apparire allungati in senso verticale poiché la loro larghezza è dimezzata rispetto all'altezza. Essi vengono poi proiettati attraverso delle lenti corrispondenti, che "allargano" l'immagine orizzontalmente per riportarla alle proporzioni originali. L'intera immagine è perciò molto più larga di una normale e viene proiettata su schermi che hanno un rapporto di 2,35:1. Questi film vengono di solito chiamati "in scope", dal nome della loro prima versione commerciale, il CinemaScope.
In poche sale allestite appositamente vengono proiettate pellicole a 70 mm che scorrono orizzontalmente attraverso il proiettore, producendo così immagini molto grandi su uno schermo gigante. Ogni fotogramma viene tenuto piatto, in una posizione precisa, su una lastra di vetro grazie a un sistema di aspirazione d'aria. Insieme alle immagini gigantesche queste sale, chiamate Imax o Omnimax, usano anche colonne sonore multiple, riuscendo così a offrire uno spettacolo eccezionalmente intenso e coinvolgente. Poiché la velocità di tutti i proiettori cinematografici è standardizzata a 24 fotogrammi al secondo, il movimento può essere riprodotto a velocità normale solo se la macchina da presa funziona alla stessa velocità. Se la macchina da presa gira a velocità più alte, il proiettore rallenterà l'azione, producendo l'effetto slow motion (al rallentatore); ad esempio, se la camera gira a 48 fotogrammi al secondo, la proiezione durerà il doppio e l'azione verrà rallentata della metà rispetto alla sua velocità naturale. Velocità inferiori di ripresa produrranno l'effetto opposto, accelerando l'azione. La cinematografia a tempo viene ottenuta grazie all'uso di speciali motori e sistemi d'otturazione che espongono un solo fotogramma alla volta; in questo modo una serie di fotogrammi, scattati durante un periodo di tempo molto lungo, viene proiettata a una velocità molto più alta, accelerando l'azione di centinaia o persino migliaia di volte. Questa tecnica viene comunemente usata per svelare movimenti molto lenti, come quello della crescita delle piante o l'emergere di una farfalla dal bozzolo.


Fonte: http://www.itcromanazzi.it/indire/documenti/cinematografia.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

Cinematografia significato

Produzione cinematografica

 


1

 

INTRODUZIONE

Produzione cinematografica Insieme dei processi di lavorazione di un film che precedono la sua distribuzione nelle sale. L’espressione “in produzione” designa in senso stretto il periodo delle riprese della pellicola cinematografica, ma esistono fasi di preproduzione e postproduzione che sono parti integranti della realizzazione di un film.

2

 

LE FASI DELLA PRODUZIONE

1

 

La preproduzione

La preproduzione si riferisce a tutti i processi antecedenti le riprese di un film, come ad esempio la scelta e lo sviluppo del soggetto, da convertire poi in trattamento e in una vera e propria sceneggiatura, con dialoghi e descrizioni sufficienti a fornire un’idea del film che si intende girare o la raccolta dei finanziamenti necessari, provenienti spesso da un distributore o da una rete televisiva e stabiliti talvolta persino prima della fase di preproduzione).
Figure chiave nella preproduzione sono lo sceneggiatore, il regista, il produttore e il direttore di produzione. Lo sceneggiatore sviluppa un’idea originale o adatta allo schermo un’opera altrui partendo dal soggetto, una breve descrizione dell’intreccio, cui segue il trattamento, descrizione dettagliata del film che solitamente contiene i dialoghi principali e la scansione a grandi linee delle scene, per arrivare al copione vero e proprio, che contiene i dialoghi, la descrizione dettagliata delle azioni sceniche e gli eventuali movimenti di macchina.
Al regista spettano invece la direzione di tecnici e attori e la supervisione artistica e tecnica dell’intera lavorazione film, dal concepimento della sceneggiatura alle riprese dell’ultima scena o addirittura al termine del montaggio. Il produttore, che controlla la disponibilità di fondi e il loro uso, si assume la responsabilità per le scelte fondamentali (sceneggiatore, regista, attori) e per il piano della lavorazione.
A questo punto è necessaria una minuziosa programmazione: vengono stipulati accordi contrattuali con il cast e con il personale tecnico (direttore della fotografia, scenografo, montatore, compositore). Il direttore di produzione si assume la responsabilità di organizzare il perfetto funzionamento di questa fase: stabilisce un piano di lavorazione, sceglie i membri della troupe, chiede le autorizzazioni per le riprese in esterni, sovrintende all’acquisto di beni e servizi necessari alle riprese. Il film viene programmato nei dettagli, fino alla copertura assicurativa: la responsabilità giudiziaria e finanziaria è affidata al produttore delegato.

2

 

La produzione

Un film si dice “in produzione” quando viene materialmente girato. Per fare ciò è necessario scegliere i luoghi dove effettuare le riprese in esterni, costruire i set, organizzare i trasporti, acquistare la pellicola, provare le scene. Il numero di persone coinvolte dipende dal livello della produzione e può ammontare a centinaia di persone. Nell’era dei grandi studi cinematografici hollywoodiani, schiere di personale fisso si spostavano da una produzione all’altra conferendo ai film un carattere peculiare; oggi, con l’avvento delle produzioni indipendenti, queste persone vengono impiegate con accordi separati e a breve termine.
Essenziale è l’apporto del direttore della fotografia, che traduce la sensibilità visiva del regista su pellicola, curando la luce e le peculiarità tecniche e artistiche dell’immagine, dello scenografo, che si occupa di coordinare tutto quanto è inquadrato dalla cinepresa, dagli arredi al trucco, dalla scelta degli esterni alla costruzione di set particolari, del costumista, che lavora a stretto contatto con lo scenografo talvolta coincidendo con questi, del direttore di casting, incaricato di scegliere gli attori di contorno, i cascatori e le comparse.

 

 

 

La postproduzione

 

La postproduzione comprende i momenti del processo realizzativo successivi alle riprese, quando il film viene assemblato e assume la sua forma definitiva. È la fase del montaggio del suono (l’aggiunta del sonoro, dei dialoghi e talvolta di effetti particolari postsincronizzati) e delle immagini del film (alla moviola, in video o al computer), della composizione di una colonna sonora o della scelta di brani preesistenti, eventualmente del doppiaggio. Il produttore, visionando la pellicola di persona o, negli Stati Uniti, affidandosi al giudizio emerso dalla proiezione delle anteprime, apporta insieme al regista gli ultimi ritocchi. In passato spesso il regista si disinteressava completamente di questa fase, o ne era esautorato, mentre oggi possono coesistere due versioni del film, quella distribuita commercialmente e il director's cut (come nel caso di Blade Runner, 1982, di Ridley Scott).
A film ultimato, i distributori acquistano i diritti di diffusione della pellicola dal produttore (che può scegliere di mantenere il controllo sui diritti concernenti i prodotti annessi o derivati. riservandosi i proventi della colonna sonora o del merchandising), promuovendolo e distribuendone le copie in sala. Inoltre organizzano le modalità di diffusione televisiva e via cavo, e talvolta si occupano pure della sua distribuzione in video.

3

 

L’INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA

Anche se l’idea dell’industria cinematografica che si è imposta con l’avvento di Hollywood – si pensi ai grandi studi degli anni Trenta e Quaranta Metro-Goldwyn-Mayer (MGM), Paramount, Twentieth Century-Fox, RKO e Columbia – domina ancora l’immaginario di molti, la produzione è cambiata dagli anni Cinquanta e i film sono preparati e finanziati in modo diverso e più complesso. In Europa, ad esempio, si tende sempre più a privilegiare le coproduzioni internazionali per creare un grosso mercato domestico in grado di competere con gli Stati Uniti; molti film inoltre ricevono finanziamenti dalle reti televisive.
A partire dalla fine degli anni Cinquanta, con il controllo assunto più dal regista che dal produttore (figure che peraltro potevano coincidere, come nel caso di Alfred Hitchcock), il processo produttivo è diventato via via più imprevedibile, mentre si è smussato il conflitto creativo e spesso vitale che in passato avevano queste due pedine chiave. Si è persa inoltre la tradizione del working producer, esperto di tecniche e problemi realizzativi, ben rappresentato da personaggi come il pioniere del cinema francese Léon Gaumont, i rozzi e dispotici ma infaticabili Louis B. Mayer e Jack Warner, i colti e sensibili Irving Thalberg, Darryl Zanuck, David Selznick.
Oggi spesso i produttori sono solo finanziatori, o nomi prestati da altri ambiti per ottenere fondi con maggiore facilità (le rockstar Madonna, Bono, Michael Stipe), mentre è tramontata la preziosa fucina artigianale dei registi/produttori, sull’esempio di Roger Corman. Il modello vincente è il produttore eclettico, come ad esempio lo statunitense Jeremy Thomas, capace di passare con disinvoltura dal cinema a tinte forti di Cronenberg ai kolossal di Bertolucci. Tale processo è evidente anche nell’ambito dell’industria cinematografica italiana dove le formule produttive cercano nuove strade che talvolta passano per la stessa distribuzione. Vedi anche Cinematografia.

 

Fonte: http://www.itcromanazzi.it/indire/documenti/produzione.doc

autore del testo non indicato nel documento di origine del testo

 

REGIA CINEMATOGRAFICA

 


1

 

INTRODUZIONE

Regia cinematografica Attività e professione dell’ambito cinematografico che consiste nel controllo e nel coordinamento delle diverse fasi della lavorazione di un film, dalla composizione di ogni singola inquadratura alla messa in scena nella sua globalità.
Affiancato da collaboratori e tecnici che concorrono alla realizzazione di ogni singola fase di lavorazione, il regista cinematografico effettua scelte relative alle posizioni e ai movimenti della macchina da presa, all'illuminazione, ai costumi, al trucco e alle scenografie, agli attori e alla loro recitazione, agli eventuali effetti speciali e – in talune circostanze – anche alla colonna sonora musicale e al montaggio (vedi anche Cinematografia).

 

2

 

UN’ARTE E UNA TECNICA

La regia cinematografica presenta alcune caratteristiche proprie della regia teatrale, dalla quale trae origine. Tuttavia, nel corso dei decenni, la regia in ambito cinematografico è andata progressivamente conquistando una specificità del tutto autonoma, attraverso una variegata gamma di interpretazioni dei compiti a essa legati, dettata da un'altrettanto ampia tipologia di "filosofie" della narrazione per immagini e suoni. Si può comunque affermare che il principale compito del regista consiste nella scelta degli ambienti e dei personaggi adatti a concretizzare l'idea originaria, adottando via via gli strumenti tecnici più opportuni e risolvendo i problemi che si presentano durante i vari stadi della lavorazione del film. Il responsabile della regia lavora a stretto contatto con una più o meno nutrita schiera di collaboratori, dallo sceneggiatore al direttore della fotografia, dagli operatori allo scenografo, dal fonico al musicista, dagli interpreti al montatore, anche se talvolta alcune di queste mansioni sono sostenute in prima persona dallo stesso regista. E’ inoltre compito del regista tenere in adeguata considerazione le disponibilità finanziarie e produttive, rispettando i piani di lavorazione previsti.

 

3

 

ASPETTI TEORICI E FATTUALI

Sebbene non sia agevole identificare con precisione i modi in cui sono stati e vengono tuttora declinati gli aspetti teorici e fattuali connessi alla regia (dall'"artigianato" degli esordi della settima arte alle rigorose elaborazioni di un Ejzenštejn; dalla subordinazione alle politiche delle case di produzione alla libertà pressoché assoluta degli indipendenti; dall’ossequioso rispetto della sceneggiatura al ricorso massiccio all’improvvisazione), è peraltro legittimo indicare almeno alcuni dei punti maggiormente ricorrenti e condivisi.
Risulta ad esempio di grande importanza che già durante le sedute preparatorie il regista sia in condizioni di prevedere sia le questioni di ordine estetico e creativo sia quelle di natura eminentemente pratica (scelta degli attori, dei luoghi in cui girare, dei principali membri della troupe ecc.). In seguito, di concerto con il direttore di produzione, vengono solitamente stabiliti il piano di lavorazione e i tempi presunti di realizzazione, dopodiché – una volta effettuati i provini destinati a verificare la rispondenza degli attori e dei set prescelti alle esigenze del film – si passa alle riprese vere e proprie, nel corso delle quali possono sorgere le difficoltà più svariate (eventuali incompatibilità tra regista e interpreti, problemi ambientali o tecnici ecc.). Non esistono regole fisse nemmeno per quanto riguarda le stesse metodologie di ripresa: vi sono infatti registi che girano chilometri di pellicola, ripetendo più volte la medesima azione e riservandosi di selezionare la migliore in sala di montaggio, e altri che curano in maniera puntigliosa e nei minimi dettagli le fasi preliminari, dedicando largo spazio alle sessioni di prova. Terminata la successione dei "ciak" il regista dovrebbe infine sovrintendere, laddove possibile, alle fasi di montaggio e di edizione (doppiaggio, sonorizzazione, incisione della musica, sincronizzazione, missaggio, stampa della copia definitiva del film).
Le scelte fattuali operate all’interno delle diverse fasi di lavorazione del film sono infine profondamente legate alle variabili concernenti la personalità, l'originalità e lo spessore artistico di ciascun regista: è la particolare compenetrazione di questi aspetti a determinare la personale marca poetica di un regista, a definire il valore e il contenuto espressivo delle sue opere e ad aprire nuovi orizzonti all’interno di una professione in continuo divenire.

 

Fonte:http://www.itcromanazzi.it/indire/documenti/regia.doc
Autore del testo non indicato nel documento di origine del testo

 

Montaggio (cinema)

1

 

INTRODUZIONE

Montaggio (cinema) Selezione e collegamento in successione di inquadrature, scene e sequenze girate separatamente in vista del completamento della realizzazione di un film. Il film è un assemblaggio di centinaia di piani, conseguentemente solo una parte del materiale girato resta nel prodotto finale: riprese insoddisfacenti, fini rullo e inquadrature superflue vengono scartate, e il rapporto tra pellicola usata e proiettata varia in genere da 5:1 a 40:1. (Vedi anche Cinematografia e Produzione cinematografica).
Il montatore comincia a sincronizzare il film in rapporto alla pista sonora visionando il materiale girato (postsincronizzazione). Se necessario, il montatore del suono registra i dialoghi degli attori in uno studio (doppiaggio). Una delle ultime tappe consiste nel preparare e missare le diverse piste sonore su una pellicola direttrice magnetica che conterrà i dialoghi, la musica e gli effetti sonori sincronizzati al momento della stampa. Questo assemblaggio porta al rough cut o copia lavoro e infine al cosiddetto director's cut.
A questo punto, però, la lavorazione del film non è necessariamente terminata perché il produttore, una volta visionata la pellicola di persona o tramite anteprime selezionate, potrebbe richiedere di apportare ulteriori cambiamenti. In passato spesso il regista si disinteressava completamente del montaggio (così faceva John Ford), o ne era esautorato (ciò avveniva ad esempio con Eric von Stroheim e Orson Welles, celebri per gli altissimi budget dei loro film, la lunga durata delle riprese e la quantità enorme della pellicola girata), mentre oggi possono coesistere due versioni del film, quella distribuita commercialmente e il director's cut, come nel caso di I cancelli del cielo (1980) di Michael Cimino e Blade Runner (1982) di Ridley Scott.
Nei primi tempi del muto erano l’operatore o il regista a occuparsi del montaggio, incollando personalmente la pellicola girata: la professione di montatore nacque solo successivamente negli Stati Uniti. La pellicola veniva tagliata su un tavolo luminoso, assemblata in un primo momento con graffette o fermagli e poi con colla ad acetone, sostituita negli anni Sessanta dal più pratico scotch.
Tra la fine dell’epoca del muto e l’avvento del sonoro comparve la moviola. Il lavoro di montaggio si svolgeva utilizzando una pista ad avvolgimento verticale, uno schermo in miniatura da controllare in piedi, il suono ottico (in seguito sostituito da una pista magnetica) di lato, un tavolo per le incollature operate dall’assistente, una sala di proiezione per le verifiche immediate. Negli anni Ottanta si impose il montaggio in video e nei Novanta quello digitale al computer.
L’apporto del lavoro del montatore alla riuscita di un film è spesso determinante e proprio per questo svariati sono stati i tandem montatore-regista di successo: Marguerite Beaugé con Abel Gance, Danny Mendel con William Wyler, Ruggero Mastroianni con Federico Fellini. Molti registi, come Robert Wise, Lewis Milestone, Edward Dmytryk, John Sturges, David Lean, Hal Ashby, hanno invece un passato da montatori.


2

 

TEORIA E PRATICA DEL MONTAGGIO

L’evoluzione del montaggio, inteso come elemento fondante del linguaggio e dello stile cinematografico, è stata fortemente influenzata dai contributi teorici e pratici di alcuni importanti cineasti. Fu D.W. Griffith a inaugurare in La villa solitaria (1909) la pratica del “montaggio parallelo”, combinando a ritmo serrato le inquadrature al fine di coinvolgere gli spettatori nelle vicende narrate e creare la suspense.
Fondamentali furono inoltre le teorie sviluppate in Russia da Lev Kulešov, poi rielaborate e messe in pratica dai suoi allievi Vsevolod Pudovkin (La madre, 1926) e Sergej Ejzenštejn (Sciopero e La corazzata Potëmkin,1925, Ottobre - I dieci giorni che sconvolsero il mondo,1928). Le nuove tecniche di montaggio, che giustapponevano immagini contrastanti stimolando il giudizio dello spettatore, impressero ai film un notevole dinamismo.
La centralità del montaggio nel linguaggio filmico fu messa in discussione dal teorico e critico cinematografico francese André Bazin che, ponendo l’accento sull‘artificiosità e la soggettività insite nelle tecniche di montaggio tradizionali, affermò per contro la necessità della massima adesione del cinema al reale.

 

Fonte: http://www.itcromanazzi.it/indire/documenti/montaggio.doc

autore del testo non indicato nel documento di origine del testo

 

Effetti speciali

 

1

 

INTRODUZIONE

Effetti speciali Nelle pellicole cinematografiche, qualsiasi parte di un film che non sia stata ottenuta dalla semplice ripresa cinematografica dal vivo.


2

 

EFFETTI MECCANICI

Gli effetti speciali possono essere divisi con una certa precisione in varie categorie. I più semplici sono gli effetti meccanici; questi includono qualsiasi cosa che venga fisicamente creata sul set di una scena filmata con la procedura normale, ad esempio esplosioni, mura che crollano, gli effetti dei proiettili, l'uso di modellini in miniatura e così via. Essendo tutti effetti che venivano già usati a teatro, il cinema poté appropriarsene sin dagli inizi.

3

 

EFFETTI OTTICI

La categoria successiva è quella degli effetti ottici, che includono qualsiasi tipo di distorsione del normale metodo cinematografico, sia attraverso manipolazioni all'interno della macchina da presa, sia attraverso speciali trattamenti della pellicola successivamente alla sua esposizione. Il più semplice di questi è la sovrimpressione, che significa avere nell'inquadratura due immagini distinte una sull'altra; se questo effetto viene ottenuto esponendo la pellicola due volte prima che essa venga sviluppata, si parla di "doppia esposizione", se invece è ottenuto stampando due negativi in successione su un singolo positivo di pellicola, allora è chiamata "doppia stampa". Altri basilari effetti ottici sono le dissolvenze (o fondù), le dissolvenze incrociate e le mascherine a ventaglio (diaframmi a iride). In un fondù di chiusura, l'immagine a poco a poco si dissolve nell'oscurità fino a che lo schermo non rimane completamente nero; in un fondù di apertura avviene il contrario. Le dissolvenze possono essere fatte in macchina durante le riprese, attraverso l'apertura o la chiusura del diaframma dell'obiettivo, oppure attraverso l'apertura o la chiusura della fessura dell'otturatore rotante posto davanti alla pellicola. Nelle dissolvenze incrociate, a un fondù di chiusura viene sovrapposto uno di apertura, ottenuto riavvolgendo la pellicola per la durata del primo fondù, e impressionandola nuovamente con la nuova inquadratura per la stessa lunghezza di tempo della prima esposizione; in questo modo, la seconda immagine sembra emergere dalla prima. Nei "passaggi a tendina", una linea attraversa l'inquadratura rimuovendo l'immagine esistente e rivelando dietro di essa, nell'area che ha appena attraversato, una nuova immagine. Vedi anche Fotografia.

 

4

 

EFFETTI DEL MONTAGGIO

La tecnica del far apparire o scomparire oggetti, oppure di sostituire un oggetto con un altro, risale agli albori del cinema e consiste nel fermare la macchina da presa e sostituire gli oggetti prima di ricominciare a girare, oppure nell'unire in maniera invisibile due diversi frammenti di pellicola; fu impiegata per la prima volta nel film The Execution of Mary, Queen of Scots (1895) della Edison Company, ma viene associata soprattutto all'uso che ne fece in seguito Georges Méliès.

 

5

 

MASCHERINI

Un'altra categoria di effetti sono i mascherini di vari tipi. Nei più semplici, un mascherino nero viene sistemato davanti alla lente oppure all'interno della macchina da presa per coprire parte della scena inquadrata. Un'altra scena viene poi filmata sull'area dell'inquadratura non esposta usando un "contromascherino" che copre esattamente l'area che era stata esposta con la prima ripresa. Anche questi effetti risalgono agli albori del cinema e sono stati sviluppati prima di tutti da G.A. Smith e Méliès, e poi da Edwin Porter.

1

 

Mascherini mobili

Combinazioni di mascherini fissi non sono d'alcuna utilità quando si vuole riprendere un attore in movimento davanti a uno sfondo anch'esso in movimento ripreso separatamente, e perciò a questo fine fu inventato il mascherino mobile. In questo tipo di effetto vengono prima ripresi gli attori mentre si muovono di fronte a un fondale neutro di un colore appropriato (nell'attuale cinema a colori è di solito blu), e poi le loro immagini vengono usate per generare delle silhouette nere in movimento che vanno a coprire quelle parti della scena, girata separatamente, che si vuol far credere si stia svolgendo alle loro spalle. Le due scene vengono poi sovrapposte in fase di stampa. Un modo più semplice per ottenere lo stesso effetto, usato di solito negli anni Trenta e Quaranta, era la proiezione di sfondi; in questo caso, la scena sullo sfondo doveva essere girata per prima, per poi venire proiettata da dietro su un grande schermo semitrasparente, con un proiettore speciale che operava in perfetta sincronia con quello che riprendeva gli attori che recitavano di fronte allo schermo. Un metodo alternativo, usato dal 1969 in poi, consiste nel proiettare la scena dello sfondo frontalmente sugli attori stessi e su uno schermo speciale (di Scotchlite) alle loro spalle, che riflette in una sola direzione. La parte della scena proiettata sugli attori non viene impressionata sulla pellicola, in quanto è molto meno luminosa delle parti della scena che li circondano e che vengono riflesse dallo schermo alle loro spalle.

 

6

 

GRAFICA AL COMPUTER

Gli sviluppi più importanti dell'ultimo decennio sono stati dovuti al controllo computerizzato di tutti i movimenti della cinepresa e all'uso sempre più frequente dell'animazione ottenuta attraverso la grafica computerizzata. L'uso nei lungometraggi di immagini generate dal computer è notevolmente aumentato durante gli ultimi dieci anni, di pari passo con l'aumento della potenza dei computer e l'abbassarsi dei loro prezzi. L'animazione computerizzata viene nella maggior parte dei casi prodotta costruendo in primo luogo dei modelli degli oggetti da animare; in seguito le posizioni dei loro contorni vengono indicate numericamente in tre dimensioni e dopo queste sono stabilite esattamente le linee lungo le quali gli oggetti devono muoversi. Un programma calcola poi tutte le posizioni del modello sulla superficie di ogni inquadratura del film; la superficie viene a questo punto riempita e colorata ("resa") come dovrebbe apparire sotto le appropriate condizioni di luce della scena, e il risultato viene visionato sullo schermo del computer. Infine un apposito laser viene usato per impressionare ogni fotogramma della pellicola negativa in base a istruzioni numeriche corrispondenti al colore dei singoli punti dell'immagine filmica finale che si vuole ottenere. La grafica computerizzata viene anche usata nelle riprese di effetti speciali per modificare immagini filmate in vari modi: ad esempio, per rimuovere tracce dei cavi usati per sospendere in aria i modelli. In questi casi, la pellicola già impressionata viene elaborata inquadratura per inquadratura in immagini sezionate numericamente da un computer, e un programma standard di pittura computerizzata viene poi usato per modificare l'immagine nei modi richiesti. Infine, l'immagine modificata viene trasferita di nuovo sulla pellicola con la stessa procedura usata per l'animazione computerizzata.

 

Fonte: http://www.itcromanazzi.it/indire/documenti/effetti-speciali.doc
Autore del testo non indicato nel documento di origine del testo

 

Colonna sonora

 


1

 

INTRODUZIONE

Colonna sonora Parte della pellicola cinematografica sulla quale vengono incisi i dialoghi e ogni altro tipo di evento sonoro. Più comunemente, l'espressione indica la musica composta o arrangiata espressamente come commento alle immagini del film. Nella grande maggioranza dei casi, la musica per film accompagna i titoli di testa e di coda e sottolinea specifici momenti della narrazione. In altri casi, ad esempio nel musical, svolge una propria e fondamentale funzione narrativa.
Le colonne sonore possono anche contenere "musica interna", proveniente cioè da una sorgente sonora visibile sullo schermo, come una radio, un jukebox o uno strumento musicale; uno degli esempi più celebri di musica interna è il brano As Time Goes By suonato in Casablanca (1942) di Michael Curtiz.

2

 

ASPETTI TECNICI

Oggi la musica per film viene solitamente composta dopo il montaggio finale, affinché sia possibile ottenere una sincronizzazione perfetta con l'azione sullo schermo. Il compositore della colonna sonora visiona il film in compagnia del regista, con il quale discute la natura e la posizione di ogni segmento musicale. Dopo essere stata composta, la musica viene quindi registrata in uno studio durante la proiezione. I nastri così prodotti vengono infine montati, missati, trasferiti su pellicola magnetica e combinati con tutti gli altri elementi sonori in uno studio di doppiaggio. Nel caso di film musicali o di opere liriche filmate, prima vengono registrati i brani musicali e poi vengono girate le scene con gli attori che cantano o danzano in playback al suono della musica preregistrata. Anche nei cartoni animati la musica viene normalmente registrata prima del montaggio. Oggi molti compositori usano il computer per comporre le musiche per film, spesso utilizzando studi elettronici. Vedi anche Registrazione e riproduzione del suono.

3

 

DAL MUTO ALLE PRIME MUSICHE PER FILM

Al tempo del muto, le proiezioni cinematografiche erano accompagnate da una musica suonata dal vivo. Tale accompagnamento veniva eseguito da un semplice pianoforte o da un’intera orchestra, e i pezzi suonati erano solitamente tratti dai brani più popolari dell’epoca. Nel 1908 il compositore francese Camille Saint-Saëns compose la prima importante partitura originale per film (per L'Assassinat du Duc de Guise di Charles Le Bargy). Altri celebri compositori che diedero vita alle prime musiche per film si ricordano Ildebrando Pizzetti, autore della partitura sinfonica d’accompagnamento per Cabiria (1914, di Giovanni Pastrone) e Erik Satie, autore delle musiche per Entr’acte (1924) di René Clair.

4

 

COMPOSITORI E STILI MUSICALI

Con l'avvento del cinema sonoro, l'accompagnamento musicale dal vivo andò via via scomparendo. A partire dagli anni Trenta, tutti i principali studi cinematografici possedevano dipartimenti musicali con staff di compositori, orchestratori e direttori d'orchestra che lavoravano a tempo pieno. Agli inizi, la musica veniva abbinata piuttosto rozzamente all'azione cinematografica e spesso i brani venivano tratti da archivi di musiche preregistrate.
Il grande successo del sonoro, il continuo perfezionamento delle tecniche di registrazione e l’ormai riconosciuta importanza della musica come elemento determinante alla buona riuscita di un film, comportarono il coinvolgimento di un numero sempre crescente di compositori provenienti dai più svariati generi musicali.
Fu grazie al lavoro compiuto dal compositore Max Steiner per King Kong (1933) che divenne ben presto chiaro a tutti quali risultati si potevano ottenere grazie a una colonna sonora originale montata in stretta sincronia con le immagini. Così, a partire dagli anni Quaranta, l'industria cinematografica iniziò a mettere sotto contratto compositori provenienti dalle più diverse aree musicali: dai teatri di Broadway vennero ad esempio Alfred Newman (compositore di colonne sonore per molti film di John Ford), Herbert Stothart (Il mago di Oz, 1939, di Victor Fleming) e Roy Webb; dalla musica classica e dall'opera vennero Erich Wolfang Korngold, Dimitri Tiomkin

1

 

Jazz e musica leggera

Fino allo scoppio della seconda guerra mondiale la musica composta per la maggior parte dei film fu corredata da ricche orchestrazioni e melodie sentimentali; dopo il conflitto, la musica cinematografica cominciò ad allontanarsi dalla pesante orchestrazione sinfonica grazie all'arrivo di un gruppo di nuovi compositori, alcuni dei quali provenivano dal mondo della musica leggera o del jazz.. Altri compositori, aspettavano tra le quinte, occupati spesso a comporre musica per la televisione, che stava diventando una pericolosa minaccia per l'industria cinematografica.
Intorno alla metà degli anni Cinquanta, il pubblico aveva ormai imparato a prestare attenzione alla musica per il cinema. I produttori, decisi a sfruttare subito questa evoluzione, spinsero i compositori a comporre temi musicali che, sotto forma di canzoni, potessero essere venduti anche come dischi. Uno dei primi successi fu la canzone Moon River, scritta da Johnny Mercer e Henry Mancini per Colazione da Tiffany (1961) di Blake Edwards, che vendette più di un milione di copie. I produttori furono anche prontissimi a riconoscere il potere d'immagine della musica leggera e iniziarono a scritturare celebri cantanti, come Elvis Presley, perché interpretassero parti da protagonista in commedie leggere incentrate sul loro personaggio. Vennero anche sfruttati i miglioramenti nelle tecniche di registrazione sonora, accorgimenti che emergono in particolare nei grandi film storici degli anni Cinquanta e Sessanta come La tunica (1953), Ben-Hur (1959) e Barabba (1962).

2

 

Non solo musical

Nel corso degli anni, il cinema dimostrò di poter essere efficacemente costruito attorno alla musica; tra i film musicali divenuti ormai classici vanno ricordati il film a cartoni animati Fantasia (1940, di Walt Disney), con brani di Bach, Cajkovskij, Stravinskij, Beethoven, Musorgskij e Schubert; Scarpette rosse (1948, di Powell e Pressburger), su musiche di Brian Easdale; Un americano a Parigi (1951, di Vincente Minnelli), al quale collaborarono Ira e George Gershwin; Cantando sotto la pioggia (1952, di Gene Kelly e Stanley Donen), con le musiche di Nacio Herb Brown; Ascensore per il patibolo (1957, di Louis Malle), con le splendide improvvisazioni della tromba di Miles Davis; West Side Story (1961, di Wise e Robbins), le cui musiche sono il capolavoro di Leonard Bernstein; My Fair Lady (1964, di George Cukor), con gli arrangiamenti curati da André Previn; Mary Poppins (1964, di Robert Stevenson), la cui famosa canzone Cam caminì (in inglese, Chim-Chim-Cheree) è opera dei fratelli Sherman; Tutti insieme appassionatamente (1965, di Robert Wise), su musiche di Richard Rodgers; Oliver! (1968, di Carol Reed), con canzoni di Lionel Bart; Il violinista sul tetto (1971, di Norman Jewison), con la colonna sonora di John Williams. Tutti questi film ebbero in quegli anni un ruolo importante per richiamare nelle sale cinematografiche il pubblico rapito dagli schermi televisivi.

 

3

 

Gli anni del rock e del pop

Se le pellicole degli anni Cinquanta sono connotate nella memoria collettiva dalle atmosfere jazzate, gli anni Sessanta e Settanta videro l'esplosione del rock. I Beatles girarono Sgt. Pepper Lonely Heart's Club Band (1978), gli Who il film Quadrophenia (1979) e i Sex Pistols il film-documentario La grande truffa del rock'n roll, con Sid Vicious che canta una celebre versione punk di My Way di Frank Sinatra. Tra le colonne sonore che vendettero più dischi in tutta la storia della musica leggera, si ricorda quella del film La febbre del sabato sera (1977), firmata dai Bee Gees.
Molte furono le musiche che contribuirono alla celebrità dei film per i quali erano state composte; tra tutte, il tema per ottoni di Monty Norman e l'efficace accompagnamento di sottofondo di John Barry scritto per la serie di 007 - James Bond; le composizioni di Henry Mancini per la serie della Pantera Rosa (1963) e quelle di Giorgio Gaslini per Profondo rosso (1975, regia di Dario Argento). Infine non si possono dimenticare gli inconfondibili motivi di Ennio Morricone (collaboratore anche di Pier Paolo Pasolini, Gillo Pontecorvo, Bernardo Bertolucci, Brian De Palma) per gli "spaghetti western" di Sergio Leone.

4

 

L’apporto della musica colta

Alcuni registi, ad esempio Luchino Visconti e Stanley Kubrick, utilizzarono la musica come elemento portante della struttura narrativa dei propri film. Del primo si ricordano Il Gattopardo (1963), con la scena del valzer di Giuseppe Verdi arrangiato da Nino Rota, e soprattutto il perfetto impiego delle musiche di Gustav Mahler che in Morte a Venezia (1971) raccontano la vicenda del professor Von Aschenbach nella fatiscente atmosfera di una Venezia invasa dalla peste. Quanto a Kubrick, fece molto scalpore il suo impiego della musica di Gioacchino Rossini e Ludwig van Beethoven per Arancia meccanica (1971) e l'utilizzo dei brani Also sprach Zarathustra di Richard Strauss, Requiem e Lux Aeterna di György Ligeti e Danubio Blu di Johann Strauss in 2001: Odissea nello spazio (1968).

5

 

Musica elettronica e orchestrale

Gli anni Settanta e Ottanta furono dominati dalle fantasie d'evasione di Steven Spielberg e George Lucas, il cui fenomenale successo si tradusse in fama mondiale per il loro compositore, John Williams. Questo periodo vide anche lo sviluppo del sintetizzatore, che spinse un numero sempre crescente di cineasti ad affidarsi alle colonne sonore elettroniche (talvolta forse più per ragioni economiche che artistiche); compositori come Vangelis, Wendy Carlos e Hans Zimmer ottennero grandi successi. La colonna sonora orchestrale, comunque, non è mai scomparsa completamente e compositori come Michael Kamen (collaboratore di David Cronenberg e di Terry Gilliam) e Alan Silvestri (Ritorno al futuro, 1985 e Chi ha incastrato Roger Rabbit, 1988 di Robert Zemeckis) hanno mescolato con successo musiche elettroniche e strumenti dal vivo.
Gli anni Novanta hanno visto nascere molti film basati sugli effetti speciali; ciò ha fatto sì che compositori più giovani, tra cui Danny Elfman, Brad Fiedel ed Elliott Goldenthal, producessero una serie di colonne sonore molto inventive. In senso più tradizionale, tra i maggiori compositori di questa decade si ricordano Michael Nyman (autore delle musiche dei film di Peter Greenaway e di Lezioni di piano, diretto da Jane Campion nel 1993) e Ryuichi Sakamoto (Furyo, 1983, di Nagisa Oshima, e L’ultimo imperatore, 1987, di Bernardo Bertolucci).

 

5

 

DONNE E COLONNE SONORE

Negli ultimi anni, accanto a rare compositrici come Anne Dudley e Rachel Protman, che hanno dato il loro contributo a questo settore della cinematografia tradizionalmente appannaggio di figure maschili, alcune grandi voci femminili hanno interpretato canzoni commerciali divenute vere e proprie “colonne sonore” indissolubilmente legate a film di successo. Tra queste, Whitney Houston (Guardia del corpo, del 1992) e Céline Dion (Titanic, 1997).

 

Fonte: http://www.itcromanazzi.it/indire/documenti/colonna-sonora.doc
Autore del testo non indicato nel documento di origine del testo

 

 

Termini cinematografici

B-Movie


Produzione cinematografica a basso costo. Il termine fu coniato negli anni Trenta negli Stati Uniti per indicare le pellicole realizzate in tempi brevi, con budget limitati, spesso in serie e conseguentemente di qualità inferiore alle principali produzioni.

Cameraman o operatore di ripresa

Tecnico che, seguendo le indicazioni del regista e del direttore della fotografia, imposta ed esegue le riprese cinematografiche, spesso coadiuvato da uno o più assistenti.

 

Cammeo

Ruolo secondario che assume un significato o un'importanza particolari all'interno di un film grazie alla bravura o alla fama del suo interprete.

Campo

Porzione di spazio compresa nell'inquadratura. Si parla di campo lungo o totale per indicare un'inquadratura che abbraccia un' ambiente nel suo insieme e di campo medio o mezzo campo lungo nel caso in cui la figura umana assume una posizione di centralità. Con il termine fuori campo si indica invece ciò che rimane esterno rispetto all'inquadratura.

Carrellata

Ripresa ottenuta mediante lo scorrimento in avanti, indietro, verticale o laterale della macchina da presa su un supporto che si muove solitamente su rotaie, detto carrello.

Cast o Troupe

Insieme delle persone che prendono parte alla realizzazione di un film. Col termine cast artistico si indicano perlopiù gli attori, il regista e gli autori del soggetto e della sceneggiatura, mentre la dizione cast tecnico si riferisce solitamente al complesso di figure professionali quali ad esempio il direttore della fotografia, l'operatore di ripresa, il montatore e il truccatore.

 

Casting

Ricerca e selezione degli attori comprimari e generici e delle comparse, finalizzate alla formazione del cast di un film.

 

Celluloide

Materiale plastico altamente infiammabile con il quale sono realizzate le pellicole cinematografiche.

 

Ciacchista

Addetto all'uso del ciak, incaricato di leggere a voce alta le indicazioni relative alla ripresa che sta per essere girata riportate sul ciak stesso.

 

 

Ciak

Tavoletta di legno collegata a un'asticella, utilizzata durante le riprese cinematografiche immediatamente dopo l'avvio della macchina da presa per indicare il numero e altri dati utili delle singole riprese, al fine di individuarle e comporle correttamente in fase di montaggio.

 

Colonna sonora

Parte della pellicola cinematografica su cui vengono incise le componenti sonore del film, quali ad esempio i dialoghi e le musiche. In senso più generico il termine indica il commento musicale di un film che può essere originale, cioè concepito appositamente per una determinata opera cinematografica, oppure composto da brani incisi in precedenza.

 

Comparsa

Chi partecipa alle riprese di una scena di un film accanto agli attori senza però pronunciare alcuna battuta.

Controcampo
Inquadratura ripresa da un punto di vista opposto a quello dell'inquadratura che la precede, frequentemente utilizzata per filmare un dialogo.

 

Découpage tecnico

Insieme delle indicazioni dettagliate degli aspetti tecnici e contenutistici di un film, relative ad esempio alla composizione delle inquadrature, alla suddivisione in piani o agli obiettivi da utilizzare.

Dissolvenza

Graduale e lenta definizione (dissolvenza in apertura) o sparizione (dissolvenza in chiusura) dell'immagine cinematografica. Questi effetti si ottengono rispettivamente mediante l'apertura e la chiusura dell'otturatore della macchina da presa. Si ha invece la cosiddetta dissolvenza incrociata quando al progressivo svanire di un'immagine si sovrappone il graduale apparire di un'altra immagine.

 

Direzione della fotografia

 

Composizione e organizzazione delle fonti luminose presenti sulla scena, finalizzate a realizzare le condizioni di luce previste dalla sceneggiatura o indicate dal regista.

 

Dolly

 

Apparato mobile composto da un carrello e un braccio meccanico collegato a una macchina da presa. Il dolly permette di realizzare riprese di particolare complessità attraverso movimenti verticali e/o trasversali molto fluidi.

 

Doppiaggio

 

Sostituzione dei dialoghi originali di un film con altri registrati successivamente.
Il doppiaggio, effettuato in sala di sincronizzazione, viene adottato per tradurre i dialoghi ai fini della distribuzione del film all'estero oppure per rimpiazzare registrazioni di qualità scadente.

 

 

Flashback
In un film, introduzione di una scena che spezza la sequenza cronologica naturale dei fatti descrivendo eventi avvenuti in un tempo antecedente.
Il flashback si presta a svariati usi narrativi e permette di gestire la struttura temporale dell'intreccio con notevole flessibilità.

Flou

Effetto ottico volto a produrre un'immagine dai contorni sfumati, non perfettamente a fuoco. Per estensione il termine indica gli strumenti ottici mediante i quali si ottiene tale effetto.

Giornalieri

Il più piccolo segmento della pellicola cinematografica. Le pellicole vengono perlopiù riprese e successivamente proiettate alla velocità di 24 fotogrammi al secondo; il rapido succedersi delle immagini impresse su ogni singolo fotogramma produce l'effetto di movimento.

Prime stampe della pellicola girata nel corso di una giornata, visionate dal regista e dai suoi collaboratori per verificare l'esito del lavoro svolto e l'eventuale necessità di ripetere le riprese di alcune scene.

 

Giraffa

Braccio meccanico regolabile collegato a un supporto mobile che sostiene un microfono, utilizzato negli studi cinematografici, televisivi e radiofonici.

 

Inquadratura

Parte di spazio ripresa senza interruzioni da un obiettivo cinematografico. In sede di montaggio, più inquadrature vengono assemblate per comporre una sequenza. A ciò fa eccezione il piano-sequenza, costituito da un'unica inquadratura.

 

Location

Luogo, esterno al teatro di posa, dove si effettuano le riprese cinematografiche. La scelta di una location può comportare svariati problemi di carattere logistico, legati ad esempio al trasporto delle attrezzature cinematografiche, alle condizioni atmosferiche e di luce o alla richiesta di permessi per girare in ambienti particolari.

 

Macchina a  mano

Ripresa effettuata dall'operatore mediante movimenti della macchina da presa compiuti senza l'ausilio di altri strumenti, quali ad esempio cavalletti e carrelli. L'uso della macchina a mano è subordinato alla disponibilità di attrezzature leggere e produce un effetto di notevole realismo.

 

Panoramica

Ripresa di un'ampia porzione di spazio realizzata mediante il movimento rotatorio orizzontale, verticale od obliquo della macchina da presa, che viene fissata a un perno.

Piano americano

Inquadratura che riprende la figura umana dalle ginocchia in su circa.

Piano-sequenza

Sequenza ripresa in continuità, senza stacchi, composta da un'unica inquadratura, che non prevede un intervento di montaggio.

Pizza

Termine gergale con cui si indica la pellicola cinematografica racchiusa in un contenitore metallico rotondo e piatto.

Primo piano

Inquadratura che riprende la figura umana dal mezzo busto circa in su. Da esso si distinguono il primissimo piano, raffigurante il volto, e il dettaglio o particolare, in cui viene ripresa una singola parte del volto e del corpo.

Proiezionista

Addetto alla proiezione dei film. Tra i compiti del proiezionista, collocato nella cabina di proiezione, vi è la vigilanza sul corretto funzionamento del proiettore al fine di evitare interruzioni o eventuali danneggiamenti della pellicola.

 

Provino

Breve saggio di recitazione sostenuto da un attore dinanzi al regista o ai suoi assistenti in vista dell'eventuale partecipazione a un film.

Ralenti o Rallentatore

Procedimento mediante il quale, durante una proiezione cinematografica, il movimento di persone o cose risulta rallentato. L'effetto di ralenti si produce effettuando una ripresa a velocità superiore rispetto al normale e proiettando poi il girato secondo lo standard usuale di 24 fotogrammi al secondo.

 

Regia

 

Organizzazione, conduzione artistica e coordinamento delle diverse fasi di lavorazione di un film.

 

Remake

Termine usato per indicare la riedizione di un film. L'autore di un remake mantiene sostanzialmente intatto l'intreccio dell'opera cinematografica originaria, apportando talora modifiche o aggiustamenti alla sceneggiatura più o meno rilevanti.

Fase conclusiva della scrittura di un film. La sceneggiatura contiene tutte le indicazioni necessarie all'esecuzione delle riprese, quali ad esempio i dialoghi e la descrizione dettagliata di ciò che deve avvenire in una scena.

 

Sequenza

 

Successione ininterrotta di inquadrature collegate in senso narrativo, spaziale o temporale. L'insieme delle sequenze, che possono iniziare e terminare con dissolvenze o stacchi veri e propri, costituisce il film.

Set

Luogo predisposto per fungere da ambientazione alle riprese di un film. L'organizzazione di un set, che può essere collocato in un teatro di posa oppure altrove, sia in interni sia in esterni, presuppone l'intervento di diverse figure professionali tra le quali spicca quella dello scenografo.

 

Soggettiva

 

Inquadratura che coincide con il punto di vista di un personaggio. Alle inquadrature di tipo oggettivo, tese a riprendere la realtà in maniera diretta e impersonale, si contrappone la soggettiva, mediante la quale lo sguardo dello spettatore si identifica con quello del personaggio.

 

Soggetto

 

Breve testo che contiene gli elementi essenziali dell'intreccio di un film.
Il soggetto è il nucleo letterario di un'opera cinematografica, punto di partenza per la stesura del trattamento e della sceneggiatura.

 

Steadycam

 

Macchina da presa fissata al corpo tramite un'intelaiatura che lascia all'operatore una notevole libertà di movimento, permettendogli di effettuare riprese molto fluide.

 

Story-board

 

Rappresentazione grafica degli elementi previsti per la composizione di un'inquadratura e dei movimenti di macchina necessari a realizzarla.

 

Suono in presa diretta

 

Sonoro registrato contemporaneamente alle riprese e mantenuto nell'edizione finale del film, senza quindi l'apporto di interventi di doppiaggio.

 

Teatro di posa

 

Ambiente realizzato all'interno di uno stabilimento cinematografico con criteri acustici e fonti luminose tali da garantire condizioni ottimali per la registrazione di riprese audiovisive.

 

Trailer

 

Breve film pubblicitario composto da spezzoni particolarmente significativi di una pellicola in uscita, finalizzato al lancio della stessa.

 

Trattamento

Elaborazione del soggetto di un film che presenta una suddivisione delle scene, indicazioni più precise relative ai personaggi e alle ambientazioni e una prima traccia dei dialoghi.

 

Voce fuori campo

Commento, parte di dialogo o monologo pronunciato in un film da un soggetto non visibile nell'inquadratura. La funzione della voce fuoricampo è perlopiù narrativa e tesa a chiarire aspetti oscuri dell'intreccio.

Zoom

Obiettivo a distanza focale variabile che permette di modificare l'ingrandimento dell'immagine senza dover cambiare la distanza dall'oggetto ripreso.

 

Fonte:http://www.itcromanazzi.it/indire/documenti/glossario.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

Cinematografia significato

 

 

Visita la nostra pagina principale

 

Cinematografia significato

 

Termini d' uso e privacy

 

 

 

Cinematografia significato