TRANSAMERICA

 

 

 

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TRANSAMERICA

SINOSSI

“ Un film sul ritorno alla propria famiglia, alla propria comunità, infine a se stessi. Dedico questo premio a tutti gli uomini e le donne che affrontano l’ostracismo, l’alienazione e l’emarginazione per difendere la propria vera identità. "
--Felicity Huffman (alla cerimonia di consegna del Golden Globe come Migliore attrice Protagonista)

TRANSAMERICA narra la storia di Bree (Felicity Huffman), un transessuale donna, elegante, colto, alquanto tradizionalista e, soprattutto, dotato di una forte autoironia. Bree vive in un quartiere poco abbiente di Los Angeles e si barcamena tra due lavori per mettere assieme i soldi per l’intervento chirurgico utile alla sua ridefinizione sessuale.

Una telefonata inaspettata da parte di Toby (Kevin Zegers), un teenager sregolato alla ricerca di suo padre, riporta a Bree la notizia scioccante che una relazione eterosessuale avuta nella sua passata vita da uomo ha generato un figlio. Bree non ha nessuna intenzione di conoscerlo, ma dovrà cedere alle pressioni della sua psicoterapeuta, che non è disposta a concederle l’autorizzazione legale per l’intervento finché non avrà affrontato il ragazzo e – attraverso di lui - il suo passato.

A malincuore, Bree darà fondo ai suoi risparmi per volare a New York e prelevare Toby dal penitenziario di turno. Consegnato a lei senza molte spiegazioni, Toby scambia Bree per una missionaria Cristiana in opera di redenzione e conversione, e Bree, poco pronta al ruolo di genitore, prende al volo l’occasione per tenere celata la propria identità.

Quando il ribelle Toby cerca di sfuggire alla custodia di Bree per avventurarsi verso Los Angeles alla ricerca del padre tra autostop, droga e pornografia, Bree va in panico, vedendo i piani per la sua nuova vita messi a repentaglio dalla condotta del figlio. Si offre dunque di accompagnarlo in auto all’altro capo del paese, mentre segretamente progetta di riconsegnarlo al patrigno da cui Toby è scappato.

Tra le innumerevoli bugie e manipolazioni reciproche, Bree e Toby si ritrovano ad affrontare insieme un viaggio inaspettatamente plasmante attraverso l’America.

 

 

SULLA REALIZZAZIONE DI TRANSAMERICA

“Cosa fa una donna nel ruolo di un uomo che diventa una donna?”
-- Felicity Huffman
Felicity Huffamnn è tra i rari artisti che hanno dimostrato non solo una grande versatilità ma anche una assoluta libertà nello scegliere i ruoli interpretati tanto a teatro quanto su piccolo e grande schermo. Innumerevoli premi e candidature hanno coronato il suo impegno sia come fondatrice dell’Atlantic Theatre Company di New York col marito William H. Macy e David Mamet, sia come interprete di duri ruoli femminili in serie Tv (Desperate Housewives, Sports Night) e lungometraggi (Magnolia).
Ma con TRANSAMERICA la Huffman per la prima volta  regge un intero film. La sua interpretazione di Bree - un transessuale biologicamente maschio in procinto di sottoporsi all’intervento definitivo – è una trionfale trasformazione, uno sbalorditivo esempio della possibilità per un attore di annullarsi per appropriarsi delle sembianze e della psicologia di un’altra persona.
TRANSAMERICA comincia con immagini e suoni bizzarri: una donna che, rivolta alla telecamera, si esercita nella modulazione della voce.  In realtà si tratta di un video guardato da Bree per aiutarsi a diventare donna.  Eppure, il regista Duncan Tucker ha più volte sottolineato che, anche se il protagonista principale è un transessuale, TRANSAMERICA non è un film sulla transessualità. Ossia, come Tucker ha brillantemente sintetizzato alla Huffman quando le ha proposto la parte:  “Transamerica non è un film su quello che hai sotto la gonna”. 
“Dare vita a Bree - dice la Huffman - significava dare corpo alla sensazione di sentirsi alienati rispetto alla propria essenza, sentirsi degli impostori. E accettare il ruolo era più che arrischiato, era pericoloso. Specialmente per me che non sapevo nulla a proposito dei transessuali. Cosa fa una donna nel ruolo di un uomo che diventa una donna? Forse si trasforma prima in uomo per poi sforzarsi di far prevalere la propria parte femminile?”
Il produttore Sebastian Dungan ritiene che: “ Felicity è stata coraggiosa ad accettare il ruolo di Bree poiché il rischio di essere fraintesi è molto alto. Ma la Huffman è un’artista profondamente onesta e una persona che ama la sfide, dunque non credo che si sia preoccupata di come sarebbe stata percepita o del glamour. Ha capito immediatamente le potenzialità del ruolo e ci si è immersa. “

I produttori di TRANSAMERICA hanno sempre avuto idee molto chiare riguardo al tipo di artista che avrebbero voluto nel ruolo di Bree.
“L’operazione di casting per Bree è stata la parte più intricata nella realizzazione del film - ricorda Dungan - I più suggerivano di prendere un attore maschio, ma l’ultima cosa che volevamo era che Bree apparisse come un uomo travestito da donna. Oltretutto, trasformare un uomo in un perfetto transessuale donna sarebbe stato complicato  e dispendioso da tutti i punti i vista.”
Nonostante ciò, la Huffman ha affrontato un radicale processo di trasformazione fisico e psichico per prepararsi a interpretare Bree. “ Era necessario assimilare la fisicità del ruolo e la vita interiore dei transessuali, oltre alle prove cui il fisico è sottoposto in quei casi. Mi è stato raccontato nei dettagli il doloroso stadio post-operatorio e il brillante costumista Danny Glicker si è addirittura informato sui dettagli del bendaggio utilizzato.”
Tucker aggiunge: “In genere si pensa alle donne transessuali come a qualcuno di strano aspetto, perse in un limbo tra maschile e femminile. Accade perché siamo in grado di notare solo chi di loro ha una certa visibilità, mentre ogni anno centinaia di “invisibili” operano una transizione che gli permette di passare inosservati.”
Perché Bree apparisse, parlasse, camminasse e vestisse come un transessuale che punta ad essere “invisibile”,  la Huffman e l’intero staff di TRANSAMERICA hanno curato i minimi dettagli.
La Huffman ha cominciato col chiedersi: “Come si muove una donna? Come siede, come si comporta?”. E aggiunge: Ho avuto un coach meraviglioso: Danea Doyle, che insegna ai transessuali donna a comportarsi come donne vere. Ho dovuto imparare a rifare tutto da un nuovo punto di vista: come camminare, o come posizionare mani e braccia, poiché negli uomini sono più lunghe e dunque mi sono sforzata di tenere i gomiti aderenti al corpo e le mani giunte. Strano ma vero, la maggior parte del mio training ha puntato a rendermi più femminile. Per la trasformazione della voce ci siamo rivolti ad Andrea James, un transessuale che insegna a ritrovare i toni femminili nella propria voce. Questa è la parte più difficile. Puoi anche sembrare una top model ma se hai la voce di Tony Curtis in A qualcuno piace caldo è un bel problema. Nel mio caso, dovevo sembrare un uomo che non riesce pienamente ad avere una voce da donna. Il mio coach si è ritrovato a insegnare a una
donna a parlare come un uomo che cerca di essere una donna… Parlare per me era diventato un problema, la mia voce da donna/uomo/donna era qualcosa di imbarazzante, ho fatto di tutto per evitare di emettere suono. Elementi più frivoli del personaggio Bree e tuttavia fondamentali erano le pettinature, il trucco e il guardaroba.

Duncan Tucker ricorda: “Quello di cui avevamo bisogno era qualcosa di molto accurato e femminile e appena sopra le righe. Il nostro make up artist Lynn Campbell – lo stesso di Sex and the City – ha fatto in modo da accentuare i lineamenti spigolosi di Felicity per renderla più maschile. Si è scelto di applicare un fondotinta molto coprente e più scuro di un tono rispetto a quello che sarebbe stato appropriato, per sottolineare la poca familiarità di Bree col make up.
Jason Hayes ha creato per noi delle costosissime parrucche con capelli autentici, che abbiamo potuto permetterci solo perché Jason, credendo molto nel film, ci ha fatto pagare un decimo del loro valore. La parrucca realizzata ha esattamente l’aspetto che dovrebbe avere la capigliatura di un uomo di mezza età in piena terapia ormonale.
Per i costumi di Bree, abbiamo pensato a quei vestiti che si ordinano dai cataloghi di moda poiché il personaggio di Bree avrebbe sicuramente avuto problemi a fare normale shopping in pubblico. Il costumista Danny Glicker e Felicity Huffman hanno scelto colori pastello e ultra-femminili. I foulard sarebbero stati una costante, per nascondere il collo, ampie giacche per nascondere il busto, gonnellone per nascondere le gambe -  tutto improntato a coprire il più possibile. “
La Huffman fa notare che “ …prima dell’intervento definitivo la candidata deve vivere come per almeno un anno nelle vesti di una donna, in tutti i sensi. Per un uomo che di punto in bianco deve cominciare a indossare tacchi alti e make up per andare in ufficio o a fare la spesa deve essere terribile.  Ho cominciato a capire quanto possano essere eroiche queste persone: se sono coraggiose abbastanza per lottare per quel che realmente sono, vengono etichettate come ‘diverse’ e ostracizzate dalla società. Se invece scelgono di non farlo, si alienano da se stesse. Ho cominciato le mie ricerche per la preparazione al film ritenendo le persone affette da disforia sessuale interessanti ma, nel migliore dei casi, delle bizzarre anomalie; entro la fine del film ero già convinta che siano i più coraggiosi al mondo.”
Il produttore Sebastian Dungan ci ricorda che “Felicity Huffman ha creato un’intera gamma di movimenti, tic, toni vocali che hanno fortemente modificato la sua persona, al punto che quando il marito William Macy, produttore esecutivo del film, ha portato le due figlie sul set a salutare la madre, la più piccola non si lasciava prendere in braccio perché non la riconosceva. Mi è dispiaciuto per Felicity come madre, ma ero felice dei risultati della trasformazione. “
La Huffman ha dichiarato che la metamorfosi è stata talmente profonda che ha fatto fatica a liberarsi dei residui del personaggio Bree anche a film ultimato, quando è tornata sul set di Desperate Housewives.  “E’ stato un vero shock. La mia voce era più bassa di un’ottava e mi è capitato di avere qualche esitazione riguardo ai bagni pubblici. Andavo verso quella per donne e poi all’improvviso mi bloccavo pensando: - Posso entrare qui? …si! No, non è la porta giusta… Ma si, invece… io SONO una donna!” Dungan aggiunge: “ Le attrici fanno di tutto per apparire belle, ma per loro è anche importnate recitare in ruoli impegnati e il lavoro di Felicity in questo film mi ricorda le esperienze di Charlize Theon per Monster e Hilary Swank per Boys don’t cry, tra i casi di attrici che hanno rischiato e sono state premiate. La totale assimilazione della realtà di Bree da parte di Felicity è una delle cose che ammiro di più. E’ stata una sua idea prendere lezioni da veri transessuali per trasformare i propri atteggiamenti, come anche indossare costantemente lo scomodissimo indumento contenitivo da transessuale anche quando non sarebbe stato visibile. “
La cosa più difficile durante la lavorazione è stato mantenere costanti le caratteristiche del personaggio. La Huffman sottolinea che il regista è stato di grande aiuto in questo: “Duncan era attentissimo e mi faceva notare ogni minimo cedimento del tono della voce o della mimica o degli atteggiamenti non perfettamente aderenti al personaggio Bree, evitando di girare di nuovo le scene, cosa che con un film a basso budget come TRANSAMERICA non ci si può permettere. Inoltre è bello sapere di essere diretti da qualcuno che è assolutamente convinto delle tue capacità e che quindi non è disposto ad accettare null’altro che la verità assoluta. Man mano che il film andava avanti ho assimilato sempre di più le caratteristiche del personaggio: la mia voce non era più riconoscibile al telefono nemmeno per mio marito o il mio agente.”

DICHIARAZIONI DEL REGISTA

 

“Non è un film su quello che hai sotto la gonna.”
--Duncan Tucker

 

TRANSAMERICA trae la sua essenza dallo spirito del tipo di persone di cui racconta e ho scelto di farne un road movie per ritrarre i due straordinari personaggi sullo sfondo dell’America e degli Americani più tipici. Bree e Toby si avventurano nei paesaggi inesplorati delle loro vite man mano che affrontano il viaggio dal nordest al sudovest degli Stati Uniti, quale drammatizzazione del proprio viaggio interiore. E’impossibile scrivere una sceneggiatura del genere se non si riconosce la tensione implicita nei personaggi e nella realtà che affrontano. Ma Bree e Toby non si perdono d’animo. Ho cercato di rendere la loro storia ritmata e divertente, piena di speranza e possibilità.

La storia di TRANSAMERICA è al contempo universale e rivoluzionaria.  E’ strano pensare che tutti gli esseri umani ambiscano alle stesse cose – la famiglia, l’amore, la casa – anche al di fuori del concetto di “normalità”. Il personaggio principale di Transamerica è transessuale, eppure il film non è incentrato sulla transessualità. A ben guardare, si tratta della classica storia genitore / figlio / legami familiari, strutturata come i consueti road movie americani. Ma le vite dei protagonisti sono tutt’altro che  consuete. Il mio desiderio è che TRANSAMERICA riesca a far entrare lo spettatore in simbiosi con Bree e Toby, due esseri umani che normalmente vengono percepiti come outsider o, peggio, ignorati del tutto.

Alcuni anni fa, ho incontrato una donna attraente che dopo qualche mese mi ha rivelato di essere un transessuale “pre-op”. Si era già sottoposta a elettrolisi, interventi di femminilizzazione facciale, anni di terapia ormonale – le restava da fare solo l’intervento genitale definitivo. Prima del suo outing, io non sospettavo che non fosse biologicamente donna. Aveva avuto una vita incredibilmente difficile e lottava costantemente con la solitudine, le sofferenze del suo passato e le incertezze del suo futuro. Ma più di tutte le storie commoventi raccontatemi, una cosa mi colpì in modo particolare: il sogno della mia amica era vivere una vita “normale”. Il suo coraggio e la sua autoironia mi commuovevano, e mi chiedevo se il desiderio sarebbe rimasto al di fuori della sua portata.

Nello sviluppare la storia di TRANSAMERICA ho incontrato e ascoltato a lungo molti transessuali donna. A volte mi sono scontrato con una rabbia implacabile. Ma più spesso ho trovato notevole spirito e capacità di adeguamento. Un numero sorprendente di trans donne conosciute vivevano in pratica come donne genetiche, impossibili da distinguere da tutte le altre.

 

Come sottolineato all’inizio del film, l’Associazione Psichiatrica Americana include la GID (la Disforia di Genere, ossia il disturbo dell’identità biologica) tra i disturbi mentali, sortendo il duplice effetto di conferire legittimità alla transessualità – assegnando una diagnosi medica – e di stigmatizzare i transessuali tra i malati di mente. Personalmente, credo che la transessualità sia uno stato biologico più che psicologico. Io credo che la transessualità NON sia un disturbo mentale, per quanto crescere nella condizione di transessuale in una società fobica causi un notevole disagio emotivo.

Nelle mie indagini per TRANSAMERICA, ho anche intervistato diversi ragazzi di vita. Quasi tutti erano personalità disturbate, avendo spesso subito abusi sessuali da bambini. Quasi tutti confondevano il sesso coi rapporti affettivi e ritenevano il proprio corpo la sola risorsa. E’ il caso di Toby che, nel cercare di avvicinarsi a Bree e ripagarla del suo affetto, tenta l’approccio fisico per farle dono dell’unica cosa che può offrire.  E’ una scena che può disturbare, ma Toby  ha forti problemi con se stesso: non sa come relazionarsi agli adulti se non attraverso il sesso, è rabbioso, sospettoso, egocentrico, infantile e allo stesso tempo seducente. In più, fa uso costante di droghe pesanti e per procurasele non disdegna di entrare nel giro della pornografia.

Bree e Toby imparano a conoscersi meglio e a godere della reciproca compagnia man mano che il viaggio – e con questo la storia – procede, e lo stesso si può dire dei due attori Felicity Huffman e Kevin Zegers, che insieme hanno dato vita a una performance molto convincente e spontanea. La scene di nudo, in particolare quella in cui Toby scopre la vera identità di Bree, sono state particolarmente naturali nella dinamica tra i due attori i cui personaggi, come dice il produttore Sebastian Dungan, non potrebbero essere più diversi. Il produttore esecutivo (noto attore e marito di Felicity Huffman) William H. Macy ha sintetizzato: “Sono convinto che Bree sia repubblicana: conservatrice, chiusa, vecchia maniera. E con un segreto da nascondere che Toby vivrà come una vera e propria frode.” Dungan aggiunge: “Lei è tradizionalista, retorica, estremamente controllata. Lui è sregolato, esibizionista, insicuro, consapevole dei suoi limiti. In comune hanno la propria solitudine e un certo sospetto verso il resto del mondo, che li ha maltrattati e stigmatizzati. Entrambi si sono chiusi in sé per non essere feriti ancora. Il conflitto generato dalle differenze ma anche le  inattese similitudini e i compromessi cui giungono sono l’asse portante del loro viaggio.”
Kevin Zegers ha insisitito molto per ottenere il ruolo di Toby. “E’ difficile fare il casting di attori giovani,” spiega il regista . “Se non hanno molta esperienza, rischiano di essere troppo naturali e non avere spessore. Se sono molto esperti e raffinati potrebbero perdere in naturalezza. Per il ruolo di Toby, abbiamo cercato un equilibrio tra le due cose in una fascia d’età molto specifica. Ci siamo rifiutati di ricorrere a una persona matura per interpretare quello che è un adolescente, come spesso accade.
Quando la nostra responsabile del casting Eve Battaglia ci ha mostrato le fotografie di Kevin per la prima volta, la nostra reazione immediata è stata: “Troppo bello.” Ma Kevin e i suoi agenti non si sono mai arresi. Avendo avuto molto successo all’inizio della sua carriera, Kevin aveva in quel momento bisogno di sfuggire al cliché di ragazzo carino e dimostrare la sua bravura. Ha fatto una cassetta per noi e la sua interpretazione ci ha esaltato per la sua vulnerabilità e naturalezza. Era persino riuscito a imbruttirsi. La sua passione per la parte era evidente e il suo talento innegabile: quando abbiamo constatato la capacità di Kevin di risultare autentico, è saltato in cima alla nostra lista.”
La Huffman ricorda:  “Ho visto la cassetta con il provino di Kevin e ho pensato che fosse fenomenale. Ma temevo fosse la classica giovane star del cinema: arrogante, ritardatario, titubante, ansioso di far sapere a tutti che si stava dando da fare per il cinema indipendente, facendoci un favore a essere con noi. Sono stata molto sollevata quando è arrivato alle prove ed era l’antitesi del giovane attore in voga antipatico. Kevin Zegers è un professionista, educato, gentile, rispettoso e con spirito di gruppo. E, soprattutto, è un bravo attore. Era disposto a rischiare e sperimentare cose nuove. Abbiamo trascorso sei settimane insieme, viaggiando in una vecchia station wagon senza aria condizionata sotto il sole dell’Arizona e ci siamo divertiti molto.”
Tucker aggiunge, “Kevin ha scoperto in Toby un ragazzo che è stato ferito, abbandonato e ostracizzato per tutta la vita. E’ il tipo di teenager che non fa capire cosa prova, spesso sembra semplicemente vuoto – e ti viene di scuoterlo e urlargli ‘Ma che ti passa per la testa?’ Kevin ha avuto coraggio ed è riuscito a dare moltissimo.
“Toby è un peso per Bree, un ostacolo sul suo cammino,” continua Tucker. “E’ la crepa nel muro delle convinzioni di Bree. Le lacrime di Bree che scoppia a piangere dopo l’intervento sono il suo premio, la grazia ottenuta, il tesoro che riporta dal suo viaggio.”  Tucker conclude, “E’ un film vecchia maniera sul far pace con se stessi e con gli altri. Non si direbbe, ma è un film sui valori della famiglia. Abbiamo girato in zone piuttosto antiprogressiste – in particolare l’Arizona repubblicana, tra cowboy e cristiani,  e tutti hanno mostrato incredibile simpatia e supporto per la storia che stavamo raccontando.
Io credo che TRANSAMERICA sia un film per chiunque sappia cosa voglia dire sentirsi diverso e solo. Per chiunque si sia accorto di quanto è difficile crescere. Per chiunque ami ridere. Per chiunque desideri essere in contatto con gli altri. Per chiunque abbia una famiglia assurda. Per chiunque ami viaggiare. Per chiunque capisca che – nella gioia come nel dolore, in tutto ciò che un cuore sente - l’unico modo in cui valga la pena vivere è mantenendo aperta la porta del cuore.”

 

Fonte: http://www2.kwcinema.kataweb.it/transamerica/download/sinossi.rtf

Sito web da visitare: http://www2.kwcinema.kataweb.it/transamerica

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