come si scrive una citazione
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come si scrive una citazione
REGOLE PER LA CITAZIONE BIBLIOGRAFICA
LIBRI (testi narrativi o saggi):
Nome dell'autore COGNOME DELL'AUTORE, Titolo e sottotitolo dell'opera, Luogo di edizione [se non c'è scrivere: s.l.], Editore [se non c'è scrivere: s.e.], Anno di edizione [se non c'è scrivere: s.d.; se l'edizione non è la prima, scrivere tra parentesi: 1^ ed. e l'anno], Numero delle pagine complessive del libro [si può tralasciare, ma può essere utile], (I ed. Luogo e Anno [nel caso di traduzioni])
esempi:
Hannah ARENDT, Le origini del totalitarismo. Introduzione di Alberto Martinelli, Milano, Edizioni di Comunità, 1996 (1^ ed.it. 1967), 710 p. (1^ ed. New York 1966).
nel caso di più autori: fino a tre li si indica tutti, da quattro in poi si può scrivere AAVV., ma è meglio iniziare subito con il titolo, aggiungendo eventualmente il nome del curatore:
A.GIARDINA, G.SABBATUCCI, V.VIDOTTO [il libro non fornisce i nomi degli autori, ma solo le iniziali], Storia. 1900-1993, Roma-Bari, Laterza, 1994.
Dal '900. Testimonianze per la comprensione del ventesimo secolo, a cura di Silvano Costanzo, Torino, Petrini, 1997.
se l'autore non è indicato e non è noto, si inizia con il titolo; se si può risalire all'autore, anche se non è indicato, lo si indica tra parentesi quadre:
Il genio de' tempi. Almanacco alla moda per l'anno 1799, in Vercelli, da Felice Ceretti Stampatore della Curia vescovile, s.d., 115 p.
[Andrea DE JORIO], Massime politico-morali per la cristiana gioventù, Napoli, nella Stamperia Simoniana, 1803, 170 p.
se non ci sono né il luogo né l'editore né l'anno, scrivere: snt. [= senza notazioni tipografiche]
N.B.: nelle note che indicano la fonte di una citazione (esplicita o implicita) si aggiunge l'indicazione precisa della o delle pagine cui si fa riferimento: Queste indicazioni potranno sembrare un po' noiose, ma sono molto importanti, perché aiutano chi legge a capire di che cosa si sta parlando: sono norme
di etichetta erudita: la loro osservazione rivela la persona che ha familiarità con la disciplina, la loro violazione tradisce il parvenu scientifico e talora getta un'ombra di discredito su di un lavoro altrimenti ben fatto. E non è che queste norme di etichetta non contino niente e siano pure debolezze da nozionista. Succede nello sport, nel collezionismo di francobolli, nel gioco del bigliardo, nella vita politica: se qualcuno usa male delle espressioni “chiave” viene guardato con sospetto, come uno che viene da fuori, che non è “dei nostri”.
CAPITOLI DI LIBRI, SAGGI IN OPERE COLLETTIVE:
si citano per primi autore e titolo del saggio che interessa, poi l'opera di cui fa parte e le pagine occupate dal saggio che citiamo:
Tullio DE MAURO, Lingua e dialetti, in Stato dell'Italia, a cura di Paul Ginsborg, Milano, Il Saggiatore-Bruno Mondadori, 1994, pp.61-66.
ARTICOLI DI RIVISTE:
Giovanni CARPINELLI, Presupposti teorici e aspetti storici della questione nazionale, in “Quaderni di storia contemporanea”, 1998, 23, pp.45-54.
per gli articoli di quotidiani non è necessario indicare l'annata, ma solo la data:
Massimo NAVA, Storie balcaniche. La Croazia giudica il suo passato, in “Il Corriere della Sera”, 15 marzo 1999.
BIBLIOGRAFIE FINALI:
si seguono le stesse norme (volendo, si può mettere prima il cognome poi il nome dell'autore); nel caso di più opere dello stesso autore, dalla seconda in poi si scrive: ID., oppure EAD.:
Paul GARDE, I Balcani, Milano, Il Saggiatore, 1996 (1^ ed. Parigi 1994);
ID., Vie et mort de la Yougoslavie, Paris, Fayard, 1994 (1^ ed.1992).
Come citare passi di altri autori. Come organizzare una bibliografia
Molte delle indicazioni che seguono sembreranno ovvie, ma non si sa mai; altre vi sembreranno stupide inezie, ma non lo sono per chi fa parte del “giro” di chi scrive saggi: se non si rispettano alcune regole, nel migliore dei casi si fa la figura dell’inesperto, nel peggiore si rischia di non farsi capire.
Cominciamo da un caso molto comune: intendo riferire il pensiero di un autore facendo in modo che si capisca sia che cosa pensa lui, sia che cosa penso io di quel che lui pensa. Allora posso parafrasare, facendo attenzione a non usare frasi o espressioni esatte dell’autore – altrimenti dovrei metterle tra virgolette – o, appunto, citare esattamente una o più frasi; e affiancare i miei commenti, stando bene attenta a che si capisca che non sto più riferendo il pensiero di altri. In genere, per le citazioni testuali, ci si regola così: se occupano meno di tre righe le si lascia nel testo, racchiudendole semplicemente tra virgolette. Se sono più lunghe, le si separa graficamente, usando un carattere più piccolo e restringendo il margine.
Se, per esempio, voglio parlare di Fichte e di cosa pensa della nazione tedesca, potrei riportarne le parole esatte:
La prima differenza tra il destino dei tedeschi e quello degli altri popoli di origine germanica è questa: che i tedeschi rimasero nelle sedi primitive del popolo originario, gli altri migrarono verso nuove contrade: i Tedeschi conservarono la loro lingua e la svilupparono, gli altri adottarono una lingua straniera che a poco a poco a modo loro trasformarono. Da questa differenza iniziale si svolsero le differenze ulteriori .
Dando in nota l’indicazione bibliografica e proseguendo poi con parafrasi e citazioni più brevi: Fichte proseguiva poi sottolineando la scarsa importanza del luogo in cui un popolo si insedia; a suo avviso era invece fondamentale il fatto che un certo popolo mantenesse la propria lingua, oppure ne assumesse “una straniera” .
Se poi nel frattempo ho citato altri, ad es. Mill, per dire che secondo il filosofo inglese ben più importante della lingua è “l’identità del passato politico” , dovendo nuovamente parlare di Fichte, per esempio per citare le sue affermazioni sul legame tra cultura e lingua (se la lingua di un popolo è viva, sostiene Fichte, “partecipa alla vita” anche la cultura di quel popolo ) dovrò ripetere in nota l’autore (anche solo con le iniziali del nome), il titolo, anche in forma abbreviata, seguito da “cit.” e senza ripetere luogo editore anno, ma indicando soltanto la pagina specifica.
Se invece cito una frase che sta nella stessa identica pagina, allora uso “ibidem”: per Fichte “molto più sono foggiati gli uomini dalla lingua, che non la lingua dagli uomini” .
Se cito un’altra opera dello stesso autore citato nella nota subito sopra, allora devo usare ID. (o EAD. se è una donna): molto interessanti le affermazioni di Mill sulla nazione contenute nel suo saggio sul governo rappresentativo , così come significative sono le affermazioni sulla democrazia contenute nel suo più noto saggio On Liberty.
Un cenno alle bibliografie: la cosa più semplice è elencare i libri (e articoli e saggi in raccolte collettive) tutti insieme, in ordine alfabetico per cognome dell’autore (non tenendo conto quindi dei vari von, de ecc: Otto von Bismarck va sotto la B, Jean Baptiste le Rond d’Alembert va sotto la A; se non siete sicuri cercate altri indici in cui sia compreso l’autore che vi interessa e guardate come hanno fatto gli altri); più opere dello stesso autore possono essere messe o per ordine alfabetico del titolo o per ordine di data di composizione; l’importante è che, scelto un criterio, lo si segua sempre.
Volendo, si possono dividere i testi citati, soprattutto se sono tanti, in fonti primarie e secondarie; in testi di un determinato autore e letteratura critica (per esempio, se parlo del verismo, posso mettere in una sezione tutti gli scritti di Verga e Capuana, in un’altra i saggi critici su Verga e Capuana ecc.). L’importante è sempre che chi legge capisca il criterio e possa trovare subito se un testo c’è o no nella bibliografia.
I siti internet vanno citati per intero e precisando la pagina esatta: se ho trovato un saggio su Fichte nel sito di storia della filosofia http://www.sfi.it/ è inutile che lo citi soltanto così, ma dovrò riportare l’indirizzo esatto (che qui non metto perché sto inventando). In ogni caso, i siti internet vanno citati tutti insieme, in genere in calce, e specificando il mese e l’anno di consultazione (perché possono essere spariti o essere stati modificati nel frattempo).
Sulla citazione bibliografica cfr. Umberto ECO, Come si fa una tesi di laurea. Le materie umanistiche, Milano, Tascabili Bompiani, 1977, pp.75-93.
Johann Gottlieb FICHTE, Discorsi alla nazione tedesca, a cura di Barbara Allason, IV, Torino, UTET, 1939, p.xx.
Fonte: http://coalova.itismajo.it/Appunti/Citazioni%20e%20bibliografie.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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regole di citazione bibliografica
1) NOME E COGNOME DELL’AUTORE
Si indicano con l’iniziale del nome, puntata, seguita dal cognome in maiuscoletto.
- Se gli autori sono più di uno, si danno nell’ordine in cui compaiono sul frontespizio, separati tra loro da una virgola, per evitare confusioni con gli autori che hanno cognome doppio già con il trattino
(es.: D. HERLIHY, C. KLAPISCH-ZUBER).
- Nel caso di più di tre autori, si dà direttamente il titolo del libro, mai l’indicazione AA.VV.
- Se l’autore è un ente o un istituto, il nome si dà per esteso, in maiuscoletto
(es.: MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI, L’Archivio di Stato di Bologna, a cura di I. ZANNI ROSIELLO).
2) TITOLO DELL’OPERA
Si separa dall’autore con una virgola e si dà sempre in corsivo, anche se si tratta di un saggio in un volume collettaneo o del capitolo di un libro.
3) ATTI DI CONVEGNI
Si usa il corsivo, oltre che per il titolo, anche per la località e la data del convegno, quando questi ultimi fanno parte del frontespizio; diversamente vanno in tondo (es.: Religiosità e società in Valdelsa nel basso medioevo. Atti del convegno di San Vivaldo, 29 settembre 1979; ma ISTITUTO NAZIONALE DI STUDI SUL RINASCIMENTO, Il tumulto dei Ciompi. Un momento di storia fiorentina ed europea, Atti del convegno internazionale di Studi, Firenze, 16-19 settembre 1979).
4) NOME E COGNOME DEL CURATORE
L’iniziale del nome, puntata, ed il cognome, in maiuscoletto, si collocano dopo il titolo, preceduti dalla locuzione a cura di in tondo (es.: G. BOCCACCIO, Decameron, a cura di V. BRANCA). Per le opere collettanee e gli atti dei convegni il curatore può essere collocato prima del titolo, seguito dalla locuzione a cura di tra parentesi tonde (es.: G. C. GARFAGNINI (a cura di), Callimaco esperiente). Anche per il prefatore e l’introduttore si danno l’iniziale del nome e il cognome in maiuscoletto. Se però si cita in particolare la prefazione (o l’introduzione), il prefatore (o l’introduttore) si dà all’inizio (es.: D. CANTIMORI, Prefazione a R. DE FELICE, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo).
5) NOTE TIPOGRAFICHE
Si danno in tondo dopo il titolo nella lingua in cui figurano sul frontespizio e nel seguente ordine: luogo, editore (indicato con il solo cognome), anno, separando i diversi elementi con una virgola. Se però non si indica l’editore, fra luogo e anno non si mette la virgola. Se il luogo non è conosciuto si usa s.l.; se non è conosciuto l’anno si usa s.d.; se non si conosce nessun elemento delle note tipografiche si usa s.n.t. Per edizioni successive alla prima si dà il numero dell’edizione in esponente (es: U. CASSUTO, Gli ebrei a Firenze nell’età del Rinascimento, Firenze, Olschki, 19655).
6) ALTRE NOTE
Per le opere in più volumi o tomi pubblicati in anni diversi, si indicano le date estreme in tondo, separate da un trattino, e il numero dei volumi o tomi seguito da voll. o tt. (es.: E. REPETTI, Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, Firenze 1833-1846, 6 voll.). Se però si cita un solo volume, dopo il titolo dell’opera si indica il numero romano del volume citato, l’eventuale titolo particolare in corsivo e le note tipografiche riferite soltanto a questo (es.: E. CONTI, La formazione della struttura agraria moderna nel contado fiorentino, III/2, Monografie e tavole statistiche (secoli XV-XIX), Roma, Istituto Storico Italiano per il Medioevo, 1965).
Per le ristampe anastatiche si indicano le note tipografiche dell’originale e poi, tra parentesi, quelle della ristampa precedute dall’abbreviazione rist. anast.; es.: L. PECORI, Storia della terra di San Gimignano, Firenze 1853 (rist. anast., Roma 1975).
Se il volume fa parte di una collana, il nome di questa, in tondo, va indicato dopo l’anno di edizione, fra parentesi tonde e senza virgolette. Il numero progressivo in cifre arabe segue il nome della collana, separato da una virgola; es.: Documenti dell’antica costituzione del Comune di Firenze, a cura di P. SANTINI, Firenze 1889 (Documenti di storia italiana, 10).
Il numero delle pagine o delle colonne si riporta in cifre romane o arabe, come è nel testo e si fa precedere dall’abbreviazione p. o pp.; col. o coll. Le pagine di un intero saggio si indicano con i numeri estremi separati da un trattino (es.: pp. 131-167 e non 131-67). Lo stesso, per le pagine a cui si riferisce la citazione, se sono continue; altrimenti si indicano le singole pagine, separate da virgole (es.: pp. 3, 5, 8); per un numero imprecisato di pagine si indica la prima seguita da sgg. Quando il riferimento è localizzato in più punti si usa passim. Se si cita un volume in generale non si dà il numero delle pagine o delle colonne. Per le tavole si usa l’abbreviazione tav. o tavv., seguita dal numero in cifre romane o arabe, come nel testo.
7) OPERE E AUTORI CITATI PIÙ VOLTE
Nelle citazioni successive di una stessa opera si ripete il cognome dell’autore e le prime parole del titolo seguite dall’abbreviazione cit. in tondo (non preceduta dalla virgola) e dal numero delle pagine che si vogliono citare (es.: CACIAGLI, La lotta politica in Valdelsa cit., pp. 15-19).
Quando la seconda citazione segue immediatamente la prima, si usa Ivi in corsivo e con iniziale maiuscola, seguito dal numero delle pagine citate. Se queste sono le stesse della citazione precedente basta Ibidem, sempre in corsivo. Se le predette abbreviazioni sono usate all’interno della stessa nota, si scrivono con iniziale minuscola, sempre in corsivo.
I titoli lunghi di opere spesso citate si possono abbreviare anche alterandoli, purché dopo la prima citazione si usi, tra parentesi tonde, la locuzione da ora, seguita dal titolo abbreviato; es.: S. ISOLANI, Storia politica e religiosa dell’antica comunità e potesteria di Gambassi (Valdelsa), Castelfiorentino, Tipografia Giovannelli e Carpitelli, 1924 (da ora ISOLANI, Gambassi).
Se si citano saggi diversi da una stessa opera miscellanea, la prima volta si dà il titolo del saggio seguito da virgola e da in (in tondo) e dal titolo completo dell’opera: il titolo del secondo saggio sarà seguito da ivi se segue immediatamente il precedente, altrimenti dal titolo dell’opera nella forma abbreviata e dal numero delle pagine (ess.: E. GARIN, Echi del tumulto dei Ciompi nella cultura del Rinascimento, in Il tumulto dei Ciompi. Un momento di storia fiorentina ed europea, Firenze, Olschki, 1981, pp. V-XXII; V. I. RUTENBURG, I Ciompi nel 1378, ivi, pp. 1-11; in citazione non consecutiva: H. HOSHINO, La produzione laniera nel Trecento a Firenze, in Il Tumulto dei Ciompi cit., pp. 48-58).
Nel caso che alla citazione di un’opera di un autore segua immediatamente la citazione di un’altra opera dello stesso autore, invece di ripeterne il nome, si usa ID. o EAD. in maiuscoletto (es.: G. PINTO, Il libro del Biadaiolo. Carestia e Annona a Firenze dalla metà del ’200 al 1348, Firenze, Olschki, 1978; ID., La toscana nel tardo medioevo. Ambiente, economia rurale, società, Firenze, Sansoni, 1982).
Nel citare un saggio già pubblicato in un volume e ripubblicato in un altro, dopo le consuete indicazioni relative al primo volume si usa l’abbreviazione rist. in (in tondo) seguita dal titolo completo del nuovo volume (es.: E. FIUMI, La popolazione del territorio volterrano-sangimignanese ed il problema demografico dell’età comunale, in Studi in onore di Amintore Fanfani, Milano 1961, I, pp. 249-290, rist. in ID., Volterra e San Gimignano nel medioevo, raccolta di studi a cura di G. PINTO, San Gimignano, Cooperativa Nuovi Quaderni, 1983, pp. 127-158).
8) OPERE STRANIERE
Si danno il titolo e le locuzioni a cura di e simili in lingua originale, come da frontespizio. Le indicazioni tratte da altre parti del libro si danno in italiano, tra parentesi quadre. Il luogo dell’edizione va in lingua originale mentre pp., sgg., voll., tt. si danno in italiano. Le maiuscole si danno come compaiono sul frontespizio (es.: Studying Medieval Women, edited by N. F. PARTNER, Cambridge (Massachusetts), The Medieval Academy of America, 1993). Se invece si cita la traduzione italiana, ci si attiene alle regole generali, facendo precedere le note tipografiche dalla locuzione trad. it. (es.: F. BRAUDEL, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II, trad. it., Torino, Einaudi, 1976). In questo caso, si può aggiungere anche il titolo originale; es.: W. SCHIRER, Storia del Terzo Reich, trad. it., Torino, Einaudi, 1962, 2 voll. (tit. orig.: The Rise and Fall of the Third Reich).
9) OPERE ANTICHE A STAMPA (SECC. XV-XVIII)
Il nome dell’autore si riporta nella forma che compare sul frontespizio in maiuscoletto (es.: De origine et causa pestis patavinae ... per BASSIANUM LANDUM).
Se è in genitivo e precede il titolo, non lo si separa da questo con virgola (es.: CALLIMACHI EXPERIENTIS [PHILIPPI BONACCORSI] Carmina). Se non figura nel frontespizio, ma in altre parti del libro, lo si riporta senza parentesi quadre, che verranno invece usate qualora lo si ricavi da fonti esterne. Il titolo si può abbreviare, segnalando l’abbreviazione con tre puntini. Le note tipografiche si danno nella forma e nella lingua del frontespizio, l’anno in cifre arabe, anche quando è reso diversamente.
10) MANOSCRITTI
L’autore si cita nella lingua del manoscritto, indicando per esteso in maiuscoletto il nome, il cognome e l’eventuale appellativo patronimico o di origine (es.: BERNARDINUS TELESIUS, JOHANN MÜLLER, FRANCESCO DA BARBERINO, etc.), o solo il nome, quando l’autore è conosciuto solo con quello (es.: BEDA, IRNERIUS). I santi e i papi si citano col loro nome (es.: S. HIERONIMUS, PAULUS PP. VI). Se l’autore è supposto, si mette tra parentesi quadre. Il titolo, che può essere abbreviato, va in corsivo. Segue poi, in maiuscoletto, il nome dell’ente che conserva il manoscritto, il nome del fondo in corsivo, la segnatura in tondo ed il numero delle carte (ess.: LAURENTII BONINCONTRII, Annales, BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE DI FIRENZE, Magliab.- Strozziano, XXV, 559, cc. 3v-4r).
11) ARCHIVI E BIBLIOTECHE
L’ente (archivio o biblioteca) in cui è conservato il documento o manoscritto da cui si fa la citazione, si dà in maiuscoletto: per esteso la prima volta e poi in forma abbreviata. Le abbreviazioni si possono riportare o all’inizio dell’articolo o dopo la prima citazione, indicandone, tra parentesi tonde, la sigla, preceduta dalla locuzione da ora. Si tenga presente che Archivio Centrale dello Stato si abbrevia ACS; Archivio di Stato, Archivio Comunale, Archivio Storico Comunale, Archivio Vescovile, Archivio Arcivescovile, rispettivamente con AS, seguito dalla sigla automobilistica in maiuscoletto, AC, ASC, AV, AA, seguiti dall’iniziale della località; ess.: ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE (da ora ASFI), ARCHIVIO COMUNALE DI CASTELFIORENTINO (da ora ACC), ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI SAN GIMIGNANO (da ora ASCSG), ARCHIVIO VESCOVILE DI VOLTERRA (da ora AVV), ARCHIVIO ARCIVESCOVILE DI LUCCA (da ora AAL). Il nome della località si dà invece in tondo per gli archivi privati e per le biblioteche, quando non faccia parte del nome della biblioteca stessa; ess.: ARCHIVIO GUICCIARDINI, Firenze (da ora AGF); BIBLIOTECA MEDICEA LAURENZIANA, Firenze (da ora BMLF); ma BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE DI FIRENZE (da ora BNCF).
Per la citazione dei fondi archivistici o bibliografici attenersi fedelmente alla denominazione che compare sui cataloghi e sugli inventari.
Il fondo (pure abbreviabile come detto di sopra), la serie e le eventuali ripartizioni vanno in corsivo, separati tra loro da virgole e ciascuna con iniziale maiuscola, mentre le indicazioni dell’unità archivistica (filza, busta, inserto) e l’eventuale citazione di una data vanno in tondo, sempre separate da virgola. Se di un’unità archivistica si riporta il titolo o l’oggetto, questo va tra virgolette basse « ».
Il numero della carta o della pagina va in tondo, preceduto dall’abbreviazione c. o cc.; p. o pp. L’eventuale indicazione r (per recto) o v (per verso) va in corsivo, senza lasciare spazio e sul rigo, es.: c. 23r; cc. 2v-3r; c. 18 (e non c. 18r-v).
Ess.: ARCHIVIO DI STATO DI SIENA (da ora ASSI), Archivio del Comune di Colle (da ora Colle), 63, c. 6v; ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE (da ora ASFI), Diplomatico, Comunità di Colle (da ora Dipl., Colle), 1207 maggio 23; ASFI, Prefettura, Affari segreti (1849-1864), filza 20, affare 60 «Sequestro di giornali».
Se si pubblica il testo di un documento, la didascalia deve comprendere sinteticamente: tipo del documento, autore o mittente, destinatario, data topica e cronica (riportando, nell’ordine, anno, mese e giorno per i documenti medievali; all'inverso per quelli moderni). La segnatura va collocata di seguito, tra parentesi tonde, seguendo le regole già indicate; es.: Atto di sottomissione degli uomini di Gambassi al Comune di San Gimignano, Gambassi, 1268 dicembre 7 (ASFI, Diplomatico, Comunità di San Gimignano); Telegramma di Lanza a Lamarmora, 23 ottobre 1870 (ASFI, Prefettura, Gabinetto, b. 32, fasc. 113).
12) VOCI DI ENCICLOPEDIE E DIZIONARI
Si danno autore e titolo della voce, secondo le norme consuete, seguiti dal titolo dell’enciclopedia o del dizionario, preceduto da in e dall’indicazione del volume, delle relative note bibliografiche e delle pagine o colonne estreme in cui è compresa la voce (es.: C. GRAYSON, Lorenzo Bonincontri, in Dizionario Biografico degli Italiani, XII, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1970, pp. 209-211).
13) TESI DI LAUREA
Dopo il nome e il cognome dell’autore e il titolo, che si riportano con le stesse norme usate per i libri, si aggiunge: Tesi di Laurea, il nome del relatore, la facoltà e l’anno accademico in cui la tesi è stata discussa (es.: S. BORGHINI, Società e proprietà a Castelfiorentino secondo i catasti agrari del Quattrocento, Tesi di Laurea, rel. Prof. G. Pampaloni, Facoltà di Magistero dell’Università di Firenze, a.a. 1983-1984).
14) ARTICOLI DI PERIODICI
La citazione di un saggio apparso in un periodico deve comprendere, nell’ordine, i seguenti elementi: autore (secondo le norme indicate al n. 1), titolo del saggio (in corsivo), titolo per esteso del periodico (in tondo, fra virgolette basse « » e preceduto da virgola, mai da in), numero dell’annata (in cifre romane), corrispondente anno solare (in cifre arabe e fra parentesi tonde), numero del fascicolo, numeri estremi delle pagine. Non vanno citati né luogo di stampa né editore: è consentito invece abbreviare per sigla il nome della rivista, dandolo tra virgolette basse (es.: «MSV»), sciogliendo la sigla all’inizio del testo o indicandola dopo la prima citazione e facendola precedere dalla locuzione da ora). Se si tratta di numero monografico con titolo specifico, questo va inserito dopo il numero della rivista, tra parentesi, in corsivo, preceduto dall’abbreviazione num. mon., es.: L. ROMBAI, Paolo dal Pozzo Toscanelli e la cosmografia del XV secolo, «Miscellanea Storica della Valdelsa», XCVIII (1992), 3 (num. mon., Dalla Valdelsa alle Indie. Cartografi, geografi e scopritori), pp. 173-188.
Se si cita un estratto, dopo l’autore e il titolo del saggio si usa la locuzione estratto da, seguita dai dati relativi al periodico secondo le regole sopra indicate e se la paginazione ricomincia da uno, si cita quella dell’estratto.
Nelle citazioni da quotidiani al nome dell’autore e al titolo dell’articolo si fanno seguire il titolo del giornale tra virgolette basse e la data (giorno, mese in forma abbreviata, anno) della pubblicazione. Se un saggio già pubblicato in una rivista viene ripubblicato in volume, si citano, dopo le indicazioni relative alla prima pubblicazione, i dati della seconda preceduti da rist. in.
15) ORDINE DELLE CITAZIONI
Se in una nota si susseguono più citazioni si mettono in ordine cronologico di edizione separate da un punto e virgola. All’interno di una stessa citazione non si dovrà mai andare a capo. Per il rinvio a note precedenti o seguenti si usa rispettivamente v. supra e v. infra, seguito dal numero della nota.
16) BRANI RIPORTATI NEL TESTO
I brani di altri autori riportati testualmente, in qualunque lingua siano, vanno riportati in tondo tra virgolette basse, mentre le parole in lingua diversa dall’italiano riportate nel testo, ma che non sono citazioni testuali, vanno in carattere corsivo (es.: la Koinè linguistica del IV secolo; l’intero corpus del diritto civile, etc.). Per indicare un’omissione all’interno di una citazione si mettono tre puntini tra parentesi quadre […] e sempre tra parentesi quadre anche eventuali integrazioni al testo citato. Se il brano citato supera le 3-4 righe va in corpo più piccolo, andando a capo fra virgolette basse. Nel caso di citazione nella citazione va usato un tipo diverso di virgolette (es.: «Lo Spirito Sancto parla per la bocha del propheta dicendo “Declina a malo et fac bonum”»). I richiami alle note a piè di pagina sono sempre indicati in esponente senza parentesi. Una eventuale nota relativa al titolo del contributo va indicata con asterisco. I versi, quando non siano riportati in colonna al centro della pagina, si dividono mediante barra inclinata /. Lo stesso segno si usa per indicare la divisione delle righe nelle pergamene. Nei codici il cambio di carta va indicato facendo seguire alla barra, in corsivo e tra parentesi quadre, il numero delle carta successiva (es.: … dalla festa di sancto Francesco in sino /[c. 22r] alla Resurrectione …).
Criteri di trascrizione dei documenti e dei manoscritti
La trascrizione del testo di documenti o manoscritti in latino o in volgare deve essere il più possibile aderente alla grafia usata nel testo (ad es. si mantengono il nesso æ, la ç e la y) con le seguenti eccezioni:
- la j si trascrive con i, salvo se si trova all’ultimo posto in un numero romano;
- - la u con valore consonantico si rende con la v;
- - la separazione delle parole deve seguire l’uso moderno.
- Le maiuscole si danno secondo l’uso moderno, riservandole ai nomi propri, all’inizio del testo dopo un punto, ai nomina sacra (Dio, Gesù, Spirito Santo, etc.), agli ordini religiosi o cavallereschi, alle varie magistrature comunali, alla parola santo, quando designa una località o un edificio (chiesa, mulino, etc.), ma non se designa una persona, alle feste, a Chiesa e Impero, quando designano le omonime istituzioni universali.
- Gli accenti, gli apostrofi, la punteggiatura e i segni diacritici si danno secondo l’uso moderno.
- Le cifre si trascrivono in caratteri romani o arabi, secondo come compaiono nel testo, e si pongono fra punti (es. .xviij.; .18.).
- Le abbreviazioni si sciolgono senza alcuna segnalazione particolare, a meno che non vi sia ambiguità di scioglimento: in tal caso si sciolgono tra parentesi tonde ( ).
- Le lacune nel testo si segnalano fra parentesi quadra [ ] se si tratta di guasti meccanici (macchie, scolorimento dell’inchiostro, lacerazioni); le eventuali integrazioni del curatore, per lapsus o errore del copista, fra parentesi angolari .
- Le parole in caratteri cancellereschi allungati, tipiche delle bolle papali, si fanno precedere e seguire da tre asterischi sovrapposti.
Fonte: http://storia.jus.unibs.it/regcit.doc
Sito web: http://storia.jus.unibs.it/
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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