Diritto internazionale dell'ambiente appunti
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Diritto internazionale dell'ambiente appunti
APPUNTI DIRITTO INTERNAZIONALE DELL’AMBIENTE.
Lezione 1: sorry, ma in questa lezione forse mancheranno alcune preposizioni!
Diritto internazionale dell’ambiente: non è un settore a parte, è una parte del diritto internazionale.
- Fonti (art. 38 Statuto ICJ):
- Trattati
- Convenzioni
- Dichiarazioni (soft law)
- Consuetudini
- Principi Generali (principi di diritto interno trasferiti su piano internazionale): es. diritto processuale: equo processo.
- Inoltre: giurisprudenza, dottrina.
Diritto internazionale dell’ambiente: soft law molto importante si evolve rapidamente con evoluzione di conoscenze scientifiche. Molto più adattabile di una norma vincolante. Più facilmente accettabile da Stati.
Gerarchia fonti? No.
Trattati solo tra parti, può derogare a consuetudine.
Consuetudine: per tutti, può derogare un trattato. es. law of the sea, norme consuetudinarie incorporate in convenzioni di Ginevra. 30 anni successivi: diritto consuetudinario evolve in modo diverso: Montego Bay ’82.
Ius cogens: non è derogabile (uso della forza, tortura), diritto imperativo. Trattato o consuetudini non possono derogare il ius cogens.
Trattati – Consuetudine – Principi Generali.
Consuetudine:
Prassi (comportamento di Stati)
Comportamento dovuto / opinio iuris obbligatorio giuridicamente
Come incide la soft law nella consuetudine: costituisce un elemento della prassi.
Soft law: negoziati con la stessa attenzione dei Trattati (in quanto porta a quesiti ultimi).
Adattamento ed efficacia del diritto interno a quello internazionale.
Global Environmental Soft Law: problematiche ambientali: sintetizza problematiche generali:
- cambiamento climatico (da forte impatto su tutti gli altri –aumento temperatura causa effetti su tutto)
- tutti i problemi legati a questo cambiamento
- perdita di biodiversità
- desertificazione
- acqua (scarsità mai conosciuta prima)
Sfera ecologica + legata a questioni di pace e sicurezza internazionale
Es.: desertificazione: Darfur: conflitto a causa di scarsità di risorse: lotta per controllo di poche risorse.
Protezione montagne: regioni del mondo: dipendono da altopiani lontani e situati in paesi molto distanti: come gestisce quelle risorse un paese influisce sul 98% delle risorse di altri 5-6.
Valore geopolitica: povertà – sviluppo sociale: influenzato da protezione ambiente – indissolubilmente legate.
STORIA:
Fine ‘800: prime manifestazioni controllo ambiente. Ma solo da 30 anni, sviluppo corpus normativo: di pari passo con lo sviluppo scientifico.
Sviluppo a strappi: per reazioni a catastrofi o dopo conoscenza scientifica.
Forza di sviluppo: economia:
- costo di qualunque azione per proteggere l’ambiente (investimento, mancato guadagno)
- fonde di reddito
- problemi dell’ambiente derivano da un problema economico (commercio specie, estinzione, trasporto di rifiuti pericolosi).
- compatibilità regolamentazione ambientale e commercio proteggere ambiente è difficile in termini di libero scambio, concorrenza, misure protezionistiche.
Ambiente: visto come risorsa: obiettivo: mantenere risorse per sostentamento dell’uomo: evoluzione di tutela: diritto autonomo.
Passaggio: impostazione tutela impostata su principio di sovranità diritto alla cooperazione.
Problematiche diventano globali: interdipendenza degli Stati.
Affacciarsi di PVS su scena internazionale: portano loro valori (introduzione concetto di sviluppo sostenibile). PS vs. PVS.
Consapevolezza graduale Conferenze dell’ONU.
Pacific Fun Seal Arbitration (1893) giurisdizione su risorse marine.
Lezione 2:
Prima Fase: fino 1982.
Principio di sovranità degli stati sui risorse. Sovranità dello Stato sul territorio.
All’epoca non si poteva chiedere ad uno stato di limitare l’uso dei propri risorsi ma si poteva evitare che un’attività dentro avesse effetti negativi fuori. Libertà limitata dalla sovranità dell’altro stato.
Caso della Fonderia di Trail (Trail Smelter Case): Arbitration 1941. Usa vs. Canada.
Fonderia Canadese, fumi nocivi andavano a danneggiare proprietà agricole americane.
Holding: sovranità limitata dalla sovranità dell’altro.
Canada deve risarcire.
Divieto di inquinamento trasfrontaliero. Misure contro la overexploitation (es. della pesca): protezione con un approccio antropocentrico.
Il diritto internazionale dell’ambiente si sviluppa dopo catastrofi o crisi ambientali: es. 1967 petroliera Torrey Canyon: impulso per regolare la protezione del mare.
Principi:
1972: Primo mindstorm “Conferenza sull’ambiente umana” Stockholm. Documento non vincolante: declaration of the UN Conference on the human environment.
Principle 21: Codifica il divieto d’inquinamento trasfrontaliero.
2 innovazioni:
- non solo attività sul territorio, ma quando svolge attività fuori dal proprio territorio (controllato).
- Areas beyond… Si protegge l’ambiente al di là dei limiti dello stato. Si protegge l’ambiente in se.
Comincia un approccio ecocentrico. L’ambiente non solo si protegge come parte degli Stati ma come fine a se stesso.
Esempio dell’approccio ecocentrico: Protocollo sulla protezione della natura al Trattato Antartico (Madrid, ’91).
Antartide: protetta solo per il suo valore naturale. Non per conservare i risorsi per un futuro sfruttamento, neanche per proteggere gli Stati.
The “intrinsic value of the Antarctic”, “including its wilderness and aesthetic values” (art. 3 § 2).
In questa tappa (’72-’92): numerosi trattati adottati.
1987: Commissione per sviluppare il rapporto “our common future” (Brundtland Commission).
Importante perché è la prima codificazione sullo sviluppo sostenibile: “development that meets the needs of the present without compromising the ability of future generation sto meet their ouw needs”. Forza irrompente.
Conferenza di Rio ’92: Prima grande conferenza.
Per la prima volta governi e società civile si trovano a parlare di ambiente.
Viene consacrato definitivamente il concetto di “Sviluppo Sostenibile”.
Soprattutto: perché entrano i PVS: consapevoli del proprio ruolo e dei suoi interessi. Rivendicazione del Diritto allo Sviluppo: lotta alla povertà: ritorno della visione antropocentrica: princ. 1.
A Rio si arriva con la consapevolezza che l’ecosistema è una cosa di tutti.
Rio: significa un enorme compromesso tra PVS (che vogliono più sviluppo) e PI (che vogliono più ambiente).
Principio 3: compromesso.
Principio 4: environment.
Principio 5: PS devono aiutare nella lotta alla povertà.
Principio: responsabilità comuni ma differenziate: I PS hanno contribuito maggiormente allo inquinamento e perciò devono contribuire in maggior misura.
È un principio astratto: con effetti molto concreti: obblighi diversi: es. trattati dove PVS non hanno obblighi. Questo è diverso al diritto internazionale: obbligo di aiutare i PVS.
“Compromesso”: in astratto sembra duro. Ma è meglio avere i PVS dentro del trattato.
PVS: non obblighi di ridurre inquinamento hanno obblighi diversi: contare/quantificare le emissioni.
Un altro problema: è un concetto statico: i PVS si sviluppano. Si cerca di rinegoziare i termini con alcuni paesi (Cina, Brasile).
Principio 10: sembra astratto, ma non: Rio: società civile: ruolo importunate.
A Johannesburg: più partecipazione.
E in 1998: Århus Convention (si pronuncia Orus): stabilisce delle obblighi precisi degli stati sull’accesso agli aiuti, partecipazione dell’ambiente.
Principio di Precauzione:
≠ prevenzione: la precauzione funziona quando non c’è la certezza scientifica.
“In dubbio pro ambiente”.
Con Rio viene sancita l’internazionalizzazione del diritto ambientale e l’interdipendenza dell’ecosistema.
Problemi ambientali: sottratti alla sovranità degli stati.
UN Assembly on Climate Challenge: “Common concern of mankind”.
Rio:
- Convenzione sulla Biodiversità.
- Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici.
- Agenda XXI: documento programmatico che indica tute le azioni che gli stati devono adottare per combattere il problema dell’ambiente.
- Dichiarazione non vincolante sulle Foreste: la deforestazione rimane indietro. Vittoria del PVS. La questione di deforestazione rimane non internazionalizzata.
Es.: c’è il trattato che vieta il commercio di specie in rischio, ma non vieta la deforestazione.
Soggetti.
1.- States:
Based on principle of sovereignty.
In international arena: fine heterogeneous groups: evident in environmental law:
- Oil rely (developed + developing)
- Increasing level of seas
- Forests
Cross sector of integration.
Geopolitical Framework: different from usual.
2.- International Organizations: UNEP (UN Environmental Program)
Some have specific mandate FAO (natural resources) food.
International Atomic Organization: nuclear matters: installation, materials, etc.
Unesco (education, scientific research) deals a lot with environment.
Law of the Sea and Environment.
2 main roles:
- Permanent forum of discussion (very relevant because it’s not really simple to meet) regular meetings chance to discuss.
Normative production (power to adopt mandatory rules) not very frequent.
- Minor role: treaties are adopted within an organization: initiative of organizations that give the forum.
3.- NGOs:
Important because are actors in put issue on agenda happens many times.
They start processes.
Keep an lobbying what they think is the best rule.
PVS don’t have many delegates represented by NGOs.
4.- Individuals (not in international law)
They can entail responsibility of states.
What individuals do reflect to what state do.
Human Right: positive actors
Individual claims just from human rights that provide environmental rights: provision African – Interamerican collective actions.
2 level of responsibility: state – individuals.
Different Tecnique of environmental law instruments:
Cathegories:
- AREA or ecosystem (geographical kind of treaty) ex.: World Heritage (UNESCO).
- Certain Species (migratory polar bears, bats, etc.)
- Specific activities (industrial accidents, nuclear engine, hazardous activities).
- Specific problem (Ahrus convention)
- Global Treaties (Montego Bay, etc.)
- Regional Treaties (Mediterranean).
Overlopping of treaties on one issue: which one apply? Very complex protection. Many treaties you can apply. Problem to coordinate (problem of conflict). Ex.: obligation to trade, duty to protect environment.
Class 3: Instruments.
Kind of obligations: different obligations:
Some examples:
1.- General obligations to adopt national measures:
1979: They don’t say specific targets. These are not self-executing norms. National governments have to produce legislation to apply it.
It’s up to the States. Different States different ways to adopt it.
2.- Kind of Technique: specific standards:
Ex.: 30% max. sulphur emissions.
Problem with sovereignty: how to obtain the info? Hip Solution: global institutions.
Protocol on Transport of Alpine Convention (1991), art. 11: “Le parti si astengono di costruire nuove strade”: a negative obligations: not to do something (to refrain to do something). It’s self-executing: a judge can stop a new strada.
Although 1 prescribes specific goals it is not self executive!
3.- Procedural Obligations:
Simple procedural obligations: ex.: environmental impact assessment.
4.- Economic Tools:
Why?
- To incentive to become part of the treaty.
- To avoid the benefit of free-riding.
The “Framework Approach”:
Framework convention (general principles) + Specific Protocols (with particular obligations).
Why this structure?
- Technical knowledge.
- Political Question: establish the principles, and then the politicians start discussing the protocols.
- Technical complexity: very specific norms.
- Rules of financing and assisting countries: protocols.
General Principles:
What are these principles?
Sands:
- Principles: general frameworks.
- Rules: practical enunciation of the principles: obligation that can be brought from a judge.
Critique:
Sands: because principle is general is not necessary binding.
But that’s not 100% true? Yes! Principles may be translated into rules. But there are other more abstract on general. Ex. “Sustainable development” (also accepted as an interpretable principle).
Even general principles can be binding: as interpretative principles.
1° Principle: No transboundary harm:
Sovereign of State: limited by the sovereignty of the other states.
Cases:
- Island of Palmas Arbitration (Netherlands vs. USA) 1928.
- The Corfu Channel (UK vs. Albania) 1949.
- The Trail Smelter Arbitration (USA vs. Canada) 1941.
- Lake Lanoux Arbitration (France vs. Spain) 1957.
- Stockholm Declaration (principle 21).
- Rio Declaration (principle 2, changes from Stockholm only « and development »).
- Montego Bay Convention (1982). Principles becomes customary law.
- Nuclear Test Case II: New Zealand vs. France (1995): obiter dictum: conclusion without prejudice to the obligation of states to respect and protect the natural environment.
- Advisory Opinion: Legality of the threat or use of nuclear weapons (1996): Important: it’s not saying if it’s the Stockholm or the Rio declaration principle: the environment is protected as such an not by a sole sovereign action.
Compiting jurisdiction.
Parliamo del Trail Smelter:
To refrain to doing something but also to control the obligations of the individuals.
State: obligation to cut down emissions. If the national citizens don’t cut it down, the state is responsible. International order does not care about how the states achieve the goal.
How to determine the “Serious consequence” level?
Principle not to damage ≠ duty of diligent provisions:
PNTD: always responsible!
Due Diligence: not absolute.
So, which is the standard of due diligence? “extra cares”: remember “serious consequence” from Trail Smelter Arbitration case.
Lezione 5:
Parliamo all’interno del divieto transfrontaliero:
Principio di Prevenzione: obbligo di prevenire Danni.
ICJ: Gabcikovo – Nagymanos (1997) –perché caz… non lo chiamavano in un’altra forma??-
Vigilant & Prevention: perché il danno è often irreversibile.
Il meccanismo del risarcimento: non funziona.
Dubbio: che cosa aggiunge il principio di prevenzione al divieto transfrontaliero.
2 differenze:
- Primo punto: limita la sovranità dello Stato al suo interno.
- Secondo Punto: opera a priori: anche se non c’è un danno. Solo perché non ha applicato le misuro preventive.
Es. Vigilare sui privati: es. regolare la produzione di energia nucleare: obbligo preventivo.
Stato: può essere responsabile senza un danno. Es. da una licenza a un particolare che non c’entra. Lo stato deve controllare le attività rischiose.
Principio di Cooperazione:
Principle 24 Stockholm Declaration:
Articolazioni pratiche molto rilevanti:
Principio 7 di Rio (sostanzialmente simile a Stockholm).
Concretizzato principalmente in obblighi procedurali. Là dove ci sia un rischio, lo stato è obbligato ad informarlo.
È importante. Per esempio, prima di Chernobyl, non esisteva.
Altro principio: il trasporto di rifiuti tossici: traffico illegittimo di rifiuti pericolosi. Mancanza d’info. Es. Rifiuti dal Giappone all’UK.
Sotto l’ombrello del principio di cooperazione, ci troviamo con:
Principio della previa valutazione impatto ambientale:
Gli Stati che faranno qualche attività devono informare, e fare prima una valutazione sull’impatto ambientale dell’attività.
Applicazione pratica del principio di cooperazione: caso Mox Plant: Ireland vs. UK: impianto inglese dove si arricchisce con uranio i rifiuti tossici (reprocessing), inquinamento delle coste irlandese. Tribunale per il Diritto del Mare:
UK: analisi ridotta. Non aveva informato l’Irlanda. E apre l’impianto.
Irlanda: va davanti alla Corte. Corte a favore dell’Irlanda.
Obbligo d’Info: obbligo di diritto consuetudinario.
Prima di aprire, UK doveva cooperare, aprire consultations to:
- exchange further information.
- monitor risks of the effects.
- devise measures.
Principio di Precauzione:
≠prevensione: nella prevenzione esiste la certezza dell’esistenza del danno.
Il principio di precauzione mi dice come devo comportarmi in caso che non so se esiste o meno il danno o rischio di danno.
Es. cambiamento ambientale: alcuni scienziati dicono che non esiste il problema, non è certo il danno provocato dall’azione dell’uomo. Ciononostante, si deve avere precauzione.
Obbligo: nel dubbio non si deve svolgere l’attività pericolosa.
Obbligo dello stato di cercare informazione??
Difficile tradurre questo principio.
2 documenti:
1.- Carta Mondiale della Natura, 11:
Obbligo di controllare le attività pericolose.
- Attività which are likely to cause irreversibile damage to nature shall be avoided: c’è un dubbio sulla possibilità di causare un danno ma non sulla sua intensità.
- Attività which are likely to cause significant risk:
- Shall be proceeded by an exhaustive examination.
- Proponents shall demonstrate the benefits outweigh potential damage to nature capovolge l’onus probandi.
- Where potential adverse effects are not fully understood, the activities should not proceed.
- Attività which are likely to cause serious consequences: examination.
2.- Dichiarazione di Rio: principle 15 (enunciazione più fedele) è più un principio generale (meno una regola di condotta).
Sembra più un principio di policy:
“La mancanza di certezza scientifica non può essere una scusa per non prevenire il danno”.
Debolezze:
- si parla di “precautional approach”: indebolimento del principio (so-called approach).
- “According to their capabilities”: no principio assoluto. Ogni stato secondo le sue capacità.
- “Cost effective measures”: no assoluto.
Cosa deve fare uno stato?
3 forme che abbiamo visto.
Non è chiaro il livello a cui scatta il rischio.
Soft Law? Or Customary Norm? Il principio precausionale non è ancora una norma consuetudinaria.
Ma ha trovato applicazione:
- caso in Queensland, Australia: stop autostrada per non danneggiare degli anfibi.
- dumping di rifiuti radioattivi: era lecito buttare nel mare sostanze radioattive: dubbi sulla capacità del mare di riciclare o accettare i rifiuti:
- Prima: si buttava tutto tranne alcune sostanze ultra-pericolose.
- Adesso: non si butta nulla tranne le sostanze pericolose (jaja… dai che scherzo! Solo si possono buttare rifiuti non pericolosi).
Caso “Tonno Pinna Blu” (1999) Bluefish Tunna: Giappone vs. Australia/New Zealand.
Tribunale del diritto del mare:
Giappone pesca questo tonno in acque australiane/neozelandesi: Tratatto tra i tre paesi per fissare i limiti di pesca. Giappone fa studi che dicono che può aumentare la cattura senza rischiare la sustainability del tonno. Giappone aumenta pesca.
Tribunale:
- Contro Giappone.
- Parts: prudence & caution.
- Precautionary Measures.
- Aus/New Zealand: devono dimostrare l’urgenza: per questo ha applicato il principio precauzionale, anche se non è urgente.
Sustainable Development:
- Alcuni: una regola/principio.
- Altri: un semplice concetto (umbrella concept).
Sands: Ricostruzione del principio in 4 regole:
- Considerazione ambientale: integrate in qualunque political decision-making. Es. obbligo di environmental technical assessment.
Prof.: rimane un concetto generale. Ma problema: come principio, come si applica?
- Sfruttare i risorse in maniera sostenibile.
Trattati: stati hanno diritto ad sfruttare i risorsi in forma “razionale” “saggia” “sostenibile”.
Es. Trattato del Diritto del Mare: obblighi di consentire il maximum sustainable gild: capacità degli animali di sopravivvere.
- Equità intergenerazionale:
Bisogna rispettare l’ambiente per le generazioni future.
Problem: come applicarlo.
Caso dove le corti nazionali lo hanno usato: Filippine: popolazione ha chiesto d’impedire la deforestazione per mantenere la foresta per le generazioni future.
- Equità intergenerazionale: ovverosia, l’obbligo di sfruttare equitativamente i risorse all’interno di ogni gruppo.
Link: responsabilità comune ma differenziata: obblighi diversi – asistenza dai PS ai PVS.
Prof.: due caratteri operativi: il sustainable development è un diritto consuetudinario ma non ci sono regole consuetudinarie riconducibili a questo principio.
In caso estremo si può dire che è contrario allo sviluppo sostenibile, ma non c’è pratica che lo determina.
Sarà valido man mano il principio è messo nei trattati. Il concetto di sviluppo sostenibile può essere una key d’interpretazione. Es. WTO: preambolo: riferimento allo sviluppo sostenibile
Quando poi uno degli organi si ha trovato con un caso, ha presso il principio e ha detto che lo sviluppo sostenibile è un principio che informa/invade tutte le parti del commercio: US vs. paesi asiatici sulla pesca dei gamberetti: si cacciavano anche le tartarughe: US vota una legge che si applica fuori degli US. Usando il principio, l’organo giudiziale (panel) ha dato ragione agli USA. Ma alla fine ha dato torto, ma per altri motivi che il lettore troverà troppo noiosi di leggere in questa bella giornata!!!
Principio “Chi Inquina Paga” (Polluter Pays):
Contenuto non chiaro.
2 punti di vista:
- Obbligo di riparare il danno da chi inquina. Intestate.
- Obbligo interno: Gli stati devono far si che all’interno, chi inquina paga:
- il soggetto paga
- gli stati devono internazionalizzare dei costi: al di là di risarcire il danno, gli inquinanti devono pagare anche la prevenzione del danno (es. assicurazione delle aziende che trasportano sostanze pericolose nel mare).
Stati: devono far si che i costi non vadano al pubblico ma a colui che inquinano.
Principio della Partecipazione:
Principio N° 10 a Rio: partecipazione ai processi decisionali per tutti gli interessati (stakeholders). Ma non si traduce in nessun trattato. Ma, la Convenzione Århus del ’98 sull’accesso e partecipazione alle decisioni in temi ambientali regola l’omogeneizzazione delle regole.
In Italia: solo con danno. Non interessi difussi.
Riscaldamento Globale:
Problema Scientifico dello scaldamento:
Emissioni di gas serra (greenhouse gases).
I raggi penetrano l’atmosfera e rimbalzano. Raggi scaldano la terra e il caldo non scappa per colpa del gas serra. La cappa di gas serra è uno scompenso del carbonio. Certi elementi producono ed altri assorbono il carbonio.
La terra ha una limitata capacità di asserzione del carbonio.
Due aspetti importanti: l’assorbimento del gas serra non è causato solo dagli uomini, ma anche dal mare, organismi marini, ecc.
Il petrolio è un contenitore di carbonio.
Emissioni dell’uomo: 5.5 (piccolo nel rapporto per esempio del mare: 92), ma non ha contrario.
Albero tagliato: restituisce CO2: attraverso la biodegradazione naturale si emette CO2.
Complessità tecnica: non si sa veramente il grado di responsabilità dell’azione dell’uomo in questo processo, e non ci sono researches abbastanza.
Problema Ambientale: trasfondo: duelling tra i paesi:
Alleanze tra paesi e alleanze trasversali: es.
Paesi Arabi: producono petrolio: ergo, contro la limitazione al uso dei carburanti.
Si possono mettere delle tasse contro questi paesi?
In questo caso, vediamo che se imponiamo delle misure, ci sarà qualche danneggiato, ed è per questo che ci troviamo davanti ad un struggle politico-ambientale.
Invece, nel problema del Buco di Ozono, le misure intraprese furono sono effettive perché non c’è nessun danneggiato. (Conv. di Viena ’85 sulla protezione dello strato di ozono).
Definizione cambiamenti: indicatori.
Uomo: contribuisce, ma non si sa quanto.
Misure preventive.
Indicatori:
- Extreme weather events.
- Aumento della temperatura.
- Aumento della siccità.
- Aumento dell’umidità nell’atmosfera (piove di meno).
- Riduzione dell’acqua dolce (60% negli ultimi 10 anni).
Previsioni catastrofiche:
- 88 cms. innalzamento del livello del mare.
- Desertificazione.
- Estremi fenomeni climatici: costi economici.
- Pablo becomes president!
Misure:
Problematiche:
- Scientifiche: non totalmente conosciute. Coscienza scientifica limitata che evolve.
- Economiche: combattere questo problema: costi altissimi.
- Difficoltà pratiche: agire su tutte le aree sociali. Non è un singolo problema con una singola posizione, ma un problema complesso.
- È difficile stabilire un nesso di causalità.
Perché non solo inquinamento trasfrontaliero?
Problema soggettivo: qui la fattispecie non è chiara: tutti gli stati sono, allo stesso tempo, responsabili e anche vittime.
≠ pioggia acida (‘70s): paesi scandinavi soffrono da alcuni paesi identificabili.
È diverso perché il cambiamento climatico è un common concern of humankind.
Assemblea UN: abbiamo bisogno di un trattato.
Importanza della Convenzione Rio 1992: primo trattato ambientale veramente globale (dal punto di vista della partecipazione e dalla materia).
Porta un’articolazione politica:
Non più divisione tra PS e PVS ma frammentazione tra diversi gruppi piccoli con uguali interessi:
1.- Esiste ancora la macro divisione PI – PVS:
- PVS: responsabilità comune ma differenziata.
- PI: cooperazione: obblighi più severi.
2.- Alleanza tra i:
- AOSIS: Alliance of small island States (preoccupati per il sea level risk)
- Africa: preoccupati per la desertificazione.
Vogliono adaptation measures: non per soluzionare i problemi ma per adattarci: obbligo per i PI di assisterli.
3.- Grandi PVS (Brasile, India, Malaysia): alcuni paesi come il Brasile e la Malaysia sono importanti per le sue Foreste Sinks: che vengono conteggiate in favore.
Questi paesi non vogliono un divieto di deforestazione.
4.- Paesi OPEC: approccio negativo:
Meno consumo CO2 meno consumo petrolio meno ricchezza OPEC.
Volevano non concentrarsi solo sul CO2 ma su un “basket approach” (anche altri 6 gassi), con un “tasso di cambio” tra un gas ed un altro. Es. riduzione di 2 O2 x 1 CO2.
Si possono ottenere gli stessi risultati non solo abbassando il CO2 ma anche altri gas.
Ma controargomento: se posso reagire abbassando un altro gas, non cambierò le attività umane che inquinano e che sono il vero problema!!!
5.- Divisione tra i PI:
USA: contro obblighi specifici (targets and timetable approach).
UE: volevano targets quantitativi specifici entro certi termini.
UNFCC.IT articolazione politica degli gruppi (modo in cui i paesi si presentano): le alleanze cambiano a seconda delle nuove circostanze.
“Environmental integrità”: interesse che aggruppa la Svizzera, il Messico e la Korea.
(ma dimmi tu che c’entrano questi tre paesi insieme?!)
Risultato: un compromesso per soddisfare tutte le diverse posizioni.
Abbiamo:
1.- Framework Convention: Rio ‘92
- Contiene degli obblighi generali.
- Crea struttura istituzionale che serve per sviluppare il diritto.
- Getta le basi per lo sviluppo successivo.
2.- Protocol: Kyoto ’97: per le questioni più calde.
Preambolo:
Primo paragrafo: simile Assemblea.
Settimo Paragrafo:
- cooperation by all countries
- common but differentiated responsibilities.
- Recalling also: transboundary responsibility.
- Also: future generations.
Art. 4 comma 2, par. A e B: l’obbiettivo: ridurre al livello dell ’90 nel 2012.
Non stabiliscono nessun obbligo: solo “shall adopt” & “shall comunicate” usati due volte: nessun obbligo specifico!!! Questa schifezza dopo è migliorata attraverso il Protocollo (risultato positivo): più rigido ed è stato accettato.
Art. 2: obbiettivo: stabilizzare la emissione secondo l’adattamento…
Art. 3: principi guida per le parti (non traducibili in obblighi, ma solo guidano le attività):
- common but differentiatied responsibility,
- equità
- precautionary measures.
Divisione in 3 blocchi:
- Annex 1: PS (OECD) + EIT (Economy in Transition –ex soviet countries-)
- Annex 2: OECD
- Non Annex 1: Tutti gli altri paesi (PVS)
Obbligo che tecnicamente era specifico di riduzione: per l’Annex 1 (art. 4, 2 a e b)
Altri commitments: all parties (annex 1, 2 e non 1):
- fare un inventario delle emmissioni,
- formulare dei programmi,
- promuovere lo sviluppo di nuove tecnologie, ecc.
Annex II: Obblighi di assistenza:
- finanziaria
- tecnologica (trasferimento di tecnologia).
Kyoto Protocol:
5 anni dopo Rio, 3° Conferenza delle parti: Accordo di Kyoto: è uno strumento estremamente complesso.
Che c’è di nuovo?
- Necessità di ribadire obblighi della convenzione.
- Necessità di arrivare ad un accordo/compromesso tra tutte la parti fissando obblighi specifici.
Sistema innovativo: Flessibility Mechanisms:
non sono un obbligo di riduzione, ma un sistema innovativo di incentivazione per inquinare di meno.
Tra la Convenzione e il Protocollo sono stati affrontati i problemi dei PVS. I PS hanno perso: solo i PI si obbligano a ridurre i gas serra.
Art. 2: specifica obblighi della convenzione.
Annex 1: Paesi non PVS.
Rispetto alla convenzione quadro, i paesi europei volevano dare maggiore concretezza agli obblighi: volevano una serie di politiche tassative. Ma non è così:
- per “such as”
- per “in accordance with its national circumstances”..
Le parti per arrivare agli obiettivi usano qualsiasi mezzi: obbligo di fine ma non di mezzi. Ma i mezzi erano importanti (Europa).
Ma perché non mettere più obblighi di mezzi e alla fine quello chi non ce la fa fa ricorso al “in accordance with its national circumstances”?
Art. 3: par. 1 e 2:
“individually or jointly”: novità assoluta: primo elemento di flessibilità: quello che ci interessa è l’impatto totale nell’atmosfera.
L’obiettivo è calcolato secondo la tabella di scambio dei valori di gas. Questo può portare a ridurre altro gas senza toccare il CO2.
Anno base: 1990.
Agli stati viene data la quantità che possono emettere: calcolata nell’allegato B.
Ciascuno stato ha il suo proprio tasso di emissione. A ridurre un 5% dal tasso del 1990: tra il 2008 e il 1012.
1.- Basket approach.
2.- Individual targets.
3.- Overall Targets.
Si calcola che per arrivare al livello del ’90 si deve tagliare un 30-40%.
Individual targets: varia la riduzione di stato a stato. Riduzione dell’Annex B:
EU: 8%
US: 7%
Japan: 5%
Sono solo cifre. US ha già detto che non ratifica.
Meccanismo principale: che ogni stato abbia un individual target, e un global target.
Meccanismo di entrata in vigore: di solito un trattato entra in vigore con un numero tot di ratifiche.
Ma questo: 55 parti che rappresentino almeno un 55% dell’emissione.
Russia: ratifica, ma perché non deve ridurre dell’emissioni del ’90 (e nel ’90 c’era la crisi: molte emissioni).
Ciascuno stato ha un ammontare delle emissioni possibili che è pari alla sua emissione nel ’90 moltiplicata per 5 (first commitment period). A questo punto arrivano i meccanismi di flessibilità:
Primo Meccanismo di Flessibilità:
Emission Banking delle Emissioni:
Se un paese emette di meno può trasferire quel resto al prossimo commitment period.
Sinks: se abbiamo più deforestazione a partire dal ’90 abbiamo meno obblighi!
The net changing in human induced activity.
Questo cambia la metodologia del trattato. Se il paese riforesta e riesce a dimostrare che con quello riduce l’emissioni: questo percentuale viene conteggiato.
Devono essere attività NUOVE: “human induced”.
RMU (remouval units): “credito” grazie alla forestazione. Alla fine del ’12 avrò una percentuale di più (RMU) per emmettere.
Da un lato: incentivo della forestazione.
Dall’altro: ma ha un limite? Ci sono procedimenti di forestazione dannosi per l’ambiente: OGM’s, Alien invasives species. In fact, per rispettare il protocollo: si può danneggiare l’ambiente da un altro punto di vista.
Se non ci sono limiti: uno stato può riforestare e non ridurre l’emissioni.
Tetto massimo di uso di RMU’s: stabilito di paese a paese. Percentuale delle riduzioni.
Cosa importante da capire: introduce una importante flessibilizzazione, ma se non esistono i limiti… per questo è che si devono stabilire dei meccanismi.
Art. 4: joint implementation:
2 o più parti possono a priori dire che raggiungeranno gli obiettivi collettivamente. Es.: UE.
Accordo tra i paesi deve essere notificato. E l’organizzazione e lo Stato sono responsabili in maniera solidaria se non si fa quello che si deve.
Art. 6:
Joint implementation attraverso project-based: un paese fa investimenti in un altro paese Annex 1 e così riduce emissioni, e si ottengono ERU (Emission Reduction Units): deve essere verificata la riduzione. Questi ERU sono supplementari alla riduzione domestica di gasi.
Perciò abbiamo gli RMU e gli ERU come crediti.
Convenzione Rifiuti Trasfrontalieri. Basilea.
Storia:
Problema rifiuti tossici: comincia negli anni ’70 e di più negli anni ’80.
- Situazione mondiale pericolosa.
- Aumento di sostanze pericolose.
USA 79% UE 10%
Perché USA tanto?
Dipende di vedere cos’è un rifiuto pericoloso. USA aveva più idea di cos’era un rifiuto tossico e aveva già una normativa molto severa.
L’incremento della produzione in sé non porta al problema. Altri fattori:
- la grande produzione e non più regolazione per smaltire i rifiuti.
- Paesi più sensibili: più smaltimento: perché più persecution.
Smaltimento di rifiuti:
più produzione di rifiuti più regolamentazione più prezzo problema economico: ci porta a smaltire altrove!!!
La società civile chiede di esportare i rifiuti (NIMBY sindrome).
A parità di possibilità di trattare o esportare i rifiuti: porta a esportare.
Se le norme sono troppo severe: si sa che ci sarà un traffico illegale.
Aumento dell’esportazione:
- 10% dei rifiuti mondiale attraversa un confine.
- 25% paesi OCSE.
- 1 spedizione ogni 5 minuti.
- 5 milioni di tonnellate (’86-’90)
Si esporta a paesi del 3° mondo, perché:
- poche normative
- società civile poco attenta.
Path of Least Resistance.
Il diritto internazionale dell’ambiente si organizza.
Serie di casi di rifiuti tossici (che spingono al trattato):
1.- Caso Severo: 1976: incidente con fuoriuscita di diossina che contamina il terreno. Questi rifiuti sono stati esportati (non si saprà mai dove). Dopo: divieto di esportare.
2.- 1986: “Khian Sea”: nave da Filadelfia con cenere (ashes) con diossina. Si dichiara che può essere riciclato per fare il fondo delle strade. Vuole essere spacciate in Panama, Haiti, Bahamas, Bermuda, Honduras…
3.- Karin B (1987): società italiana da € 100 al giorno per avere bidoni tossici in un terreno di un particolare in Nigeria.
4.- “Lynx” 1987: da Italia al Gibuti. Non lo vogliono. Puerto Cabello (Venezuela), la lasciano lì e dei bambini s’inquinano (uno muore). Italia cerca di riportarli e cercano di inviarli in Siria: “Zanoobia” Nuova Nave. Non si sa dov’è… tutti morti…
Reazione internazionale:
Norme nazionali: PVS.
UNEP Montevideo Programme for the Development and Periodic Review on Environmental Law.
Sip arte con meccanismi di soft law per dopo approdare in un vero e proprio trattato.
Questo programme elenca le priorità per la comunità internazionale: non è i rifiuti tossici e il suo traffico illecito.
OCSE: raccomandazioni.
Principi:
“Cairo Guidelines for Environmentally Sound Management”:
Incorporano alcuni principi adottati dall’OCSE.
Interviene l’ONU: Assemblea ’87-’88: due dichiarazioni contro i rifiuti tossici: nuovo imperialismo ecologico PVS vs. PI.
Consiglio dei Ministri dell’OUA (Organizzazione per l’Unità Africana): per dichiarazione divieto assoluto per l’importazione di rifiuti.
Pene severe.
E adesso si… si arriva ai negoziati della Convenzione di Basilea: marzo ’89.
Perché un trattato del genere?
Per armonizzare criteri nazionali
Per evitare free-riding.
Quid: perché non è sufficiente la legge che vieta l’importazione: è importante anche il paese esportatore: per fermare alla fonte, perché i PI hanno più enforcement. Ed è qui che arriva il nostro caro principio della common but differentiated responsibility.
Negoziati: as usual PI vs. PVS:
- PVS: vogliono vietare totalmente l’esportazione.
- PI: dicono che il bando totale non è utile: avrebbe chiuso i paesi industrializzati con i rifiuti tutti lì dentro. Meglio: regolare una esportazione molto severa.
Compromesso: controllo.
Trattato: sistema che regola l’esportazione e l’ammette solo nel caso in cui è “environmentally sound”.
Obiettivi:
- Permettere le spedizioni.
- Regola il traffico:
- riducendo i rischi derivanti la loro produzione e dal loro movimento.
- procedura di controllo per le spedizioni
- garantendo la gestione ecocompatibile dei rifiuti (“environmentally sound management”).
Tutto il problema nasce perché esiste una produzione di rifiuti tossici.
Primo punto: combattere la produzione di rifiuti tossici. Ma come farlo?
- Tetto massimo? No!
- Obbligo generico di produrre al minimo possibile… maybe, but come incentivare uno stato ad abbassare la produzione?? Stabilisco che si può esportare al minimo.
Quid Principio di Autosufficienza:
Limitare la produzione limitando la possibilità di esportare.
Come si fa?
- I rifiuti vanno smaltiti nella zona più vicina alla fonte (principio di prossimità).
- Obbligo di dotarsi di impianti per smaltire.
- Principio di riduzione al minimo dei movimenti trasfrontaliero.
- Elenco tassativo di possibile esportazione.
Primo Requisito: Solo quello che lo Stato non può smaltire può essere esportato.
Non può esportare per questione solo economica!
Question: “non sono in grado di smaltire”.
Secondo Requisito: “Non si può esportare ad uno stato che vieta/non vuole l’importazione”:
si aiuta ai singoli stati che non vogliono l’importazione.
È necessario che lo Stato importatore sia in grado di smaltire.
Se i rifiuti sono richiesti come materiale destinato al riciclaggio o al ricupero.
Abbiamo un meccanismo che si regge nel caso in cui un paese non vuole e fa quello che è migliore per la vita della gente.
Anche lo stato importatore è obbligato a poter smaltire per accettare.
Un paese non può accettare se non può smaltire. doppio obbligo.
Vietato Rifiuti nell’Antartide!!!
Vietato commercio con stati non contraenti salvo che sia in vigore un trattato speciale ex art. 11 compatibile con la Convenzione: sorte di loop hole all’interno della convenzione: può servire per dare la possibilità alle regioni o stati di creare altre soluzioni.
Sistema: Principio della Notifica Preventiva e del Consenso Preventivo Informato (art. 6).
Diventano i cardini del nuovo sistema. Lo Stato che vuole esportare deve informare “all states concerned” e chiedere il consenso.
principio generale di cooperazione (obbligo d’informare): non prevenzione perché informare in se non previene il danno.
Procedura.
1.- Notifica (Annex VA):
- Da parte del “notifier” (stato di esportazione “generator” o “exporter”).
- Agli “states concerned”:
- stato importatore
- stato transito
- stati (non parte) di transito.
2.- Consenso: Senza consenso non esiste una spedizione. Consenso solo dallo stato d’importazione o di quello di transito (parte): perché gli stati non parti non hanno diritti ne obblighi.
In caso di divieto: obbligo di cambiare tragitto.
Interpretazione del trattato: 31.3 della Viena Convention on the Law of Treaties.
Deve applicarsi alla luce di any applicable rule delle parti. In caso di omissione si deve interpretare secondo altri trattati o norme consuetudinarie: se non si da il consenso: esportazione vietata: si deve attendere il consenso. Ergo: senza consenso: non esportazione.
Esportazione a stato non membro: vietato!!!
Problema: campo di applicazione territoriale.
Movimenti trasfrontaliero di rifiuti dove sono coinvolti 2 stati parti.
“Transboundary movement”
(A) (B) (C) : coperto dalla convention.
È uno “transboundary movement” anche quando si esportano i rifiuti in territori esterni.
(A) (B) (High Seas) : caso coperto
Ma… se non ci fosse (B):
(A) (High Seas) : fuori dal campo della convenzione!!!
Prima, anche il dumping in mare era considerato uno smaltimento. Ma adesso il dumping è vietato.
Problema del diritto del mare: competenze dello stato:
- Mare Territoriale: 12 miles.
- ZEE: Zona Economia Esclusiva: 200 miles.
Problema: in che modo sono coperti le zone marittime.
Art. 2 par. 9:
Come faccio per trovare quali sono queste aree? Si fa riscattare (attraverso il 31.3 sub C della Convenzione di Vienna) il diritto del mare (Montego Bay) per ricostruire la nozione.
In Montego Bay (che riflette il diritto consuetinario):
Mare territoriale = sovranità
ZEE: giurisdizione (su materia ambientale)
Ergo, lo stato controlla il mare territoriale e la ZEE.
Secondo problema: come si applica la convenzione?
Perché nel diritto internazionale del Mare esiste la regola del diritto di passaggio inoffensivo: “shall not camper innocent passage”: ma questo significa che non si deva notificare?
Chiedere notifica è un hampering? Passaggio con rifiuti tossici: inoffensivo? Si! si vede solo la condotta.
Si potrebbe dire che Basilea è “lex specialis”… ma Basilea fa salvo il diritto del mare (art. 4, par. 12: “nothing in this convention shall affect il diritto del mare”).
Ci vuole una notifica: un consenso.
Per valutare Montego vs. Basilea: posso, through 31.3, andare a vedere i principi di diritto ambientale. Dire anche che esiste un obbligo consuetudinario di informazione.
Se il paese B adotta norme ambientali più restrittive: questo andrebbe contro il divieto di hampering.
Prassi non uniforme: paesi che vietano il passaggio dicono che Montego Bay è stato superato per una regola consuetudinaria diversa di Montego (lex posterior).
Divieto di Commerciare con Stati non parte: limitato dalla possibilità di stabilire trattati ad hoc (usati tantissimo): tendenzialmente questi accordi ad hoc sono più severi che Basilea.
Es. Convenzione di Bamako (Africa): rifiuto collettivo: importante per Basilea.
(continuiamo con la procedura)
Dopo il consenso:
- Conferma del contratto per lo smaltimento tra esportatore e importatore. Soltanto in questo punto può partire la spedizione.
- Partenza della Spedizione: movement documents.
- Lo smaltitore deve informare che ha ricevuto i rifiuti, e
- Informa il completamento dello smaltimento.
Obbligo di Gestione Corretta dal punto di vista ambientale (“Environmentally sound management” -ESM-) dei rifiuti:
Principio: i rifiuti esportati devono essere gestiti in maniera corretta.
Responsabilità dello stato produttore per l’obbligo di gestione corretta.
Se la spedizione non va a buon fine per qualunque motivo: stato esportatore deve:
- trovare una soluzione alternativa, o
- reimportare i rifiuti (art. 8).
Questo significa un obbligo totale di gestione corretta da parte dello stato esportatore.
Ma, in caso di traffico illecito (qualunque traffico contrario a Basilea) il punto cambia:
- illecito: responsabilità oggettiva dell’esportatore.
- Illecito in territorio importatore: responsabilità dell’importatore.
Convenzione Basilea attribuisce la responsabilità.
Esiste un Protocollo (legato alla Convenzione) sulla responsabilità dei privati: individua i privati e gli attribuisce una responsabilità.
Cosa significa “environmentally sound management”?
Art. 2. par. 8: all practicable steps to ensure that the wastes are managed in a manner which will protect human health and the environment against the adverse effects.”
Dopo ogni convention specifica cos’è il “ESM” di ogni rifiuto: con un significato scientifico specifico.
Fin’ora tutte le regole materiali.
Ma, quali sono questi rifiuti pericolosi?
Classifica:
Che sono i “rifiuti”?
Sono sostanze di cui ci si deve liberare per legge o che comunque di fatto vengono smaltiti.
Pericolosità: 3 fattori:
- Che provengano di un determinato settore industriale (“waste streams”): es vernici, pharmaceuticals, ecc.
- Che contengono determinate sostanze. Es. mercurio, cadmio, piombo.
- Che abbiano determinate caratteristiche. Es. infiammati, esplosivi, che eliminano gas tossici al contatto con l’aria).
Importante aggiunta: la convenzione copre anche i rifiuti dichiarati pericolosi in uno degli stati (nel caso di transito).
Questo evita il pass of less ressistant.
Importante eccezione: rifiuti radioattivi (sono controllati dall’IAEA: International Atomic Energy Agency).
Alla fine, il bando dell’esportazione ai PVS è stato emmendato dopo (ma ancora non è in vigore, mancano delle ratifiche).
Dopo la Convenzione, i PVS continuano ad spingere per vietare totalmente, perché c’è il timore di essere oggetto di traffico illecito.
Alla fine: introduzione del nuovo art. 4°: i paesi dell’Annex 7 (OECD, EC + Liechtenstein) non possono esportare in paesi non Annex 7.
Problemi:
Ma cosa succede all’interno dell’Annex 7?
Tecnicamente si, si può.
E anche tra paesi non Annex 7?
Si, Ma questo non è una soluzione, perché una tonnellata di rifiuti da un paese Annex 7 per una non Annex 7 non interessa: debolezza del sistema.
Si può esportare dall’Annex 7 a Annex 7?
Problema: in Annex 7 non c’è la Cina, neanche la Russia.
Perché vietare l’esportazione dall’Islandia e non dalla Cina?
Paesi Annex 7 si chiudono.
Bando: paradosso:
I PVS hanno cominciato ad avere la capacità di smaltire i rifiuti e adesso sono alcuni PVS che vogliono cancellare il bando.
Problemi generali e questioni rimaste:
Oggi: bando or not bando, that is the question!
Questo ha distratto l’attenzione sul problema: gestire l’amministrazione responsible dei rifiuti (environmentally sound management).
Il movimento trasfrontaliero cala, ma la produzione aumenta!
Come si fa nel soluzionare questo problema?
- Cercare di limitare la produzione. Ma quando è un rifiuto? Es. telefonini, batterie.
- Cercare più sviluppo tecnologico.
- Aiuti ai PVS.
- Migliorare il meccanismo alle esportazioni e alla importazioni (che ancora non avviene). Molto dipende dei parametri di esportazione e importazione: tutto il meccanismo si regge su cosa significa “environmentally sound management”: perché così i parametri sono oggettivi. Questa definizione dovrà essere inserita nella Convenzione!
Art. 11: che permette agli stati di firmare accordi regionali: Si deve limitare la possibilità di creare un trattato regionale con meno obblighi dalla Convenzione: la convenzione deve essere un ombrello.
Non ci sono norme efficaci per la supervisione dell’applicazione della Convenzione.
Secretariat: ruolo marginale. Non ci sono altri meccanismi.
Rapporto con Trade & the Environment.
International Environmental Law.
Implementation of international law & the environment:
Per quanto il diritto dell’ambiente sia internazionale viene implementato a livello nazionale.
Sembra che il diritto internazionale dell’ambiente non trova difesa.
Tutte le norme vengono attuate a livello interno.
Stati: devono adattare il diritto interno al diritto internazionale (implementation – adaptation).
Visioni: monismo vs. dualismo.
Diverse visioni gerarchiche:
- diritto internazionale sopra diritto nazionale
- diritto internazionale allo stesso livello del diritto internazionale
- diritto interno sopra il diritto internazionale
Art. 10 Costituzione Italiana: Norma internazionale automaticamente inserita nel diritto italiano come norma costituzionale.
Primo modo per il diritto internazionale ridiventare diritto nazionale. Un cittadino può far valere il trattato davanti ad un giudice nazionale.
Problema della responsabilità:
Responsabilità degli stati ≠ Responsabilità dei privati.
La responsabilità dello stato per:
- comportamento
- contrario alla norma primaria (elemento oggettivo)
- attribuibile allo Stato (elemento soggettivo)
= obbligo di risarcimento: rapporto regolato dalle norme secondarie (obbligo di riparazione).
Nel settore ambientale il punto critico è determinare la norma primaria.
Es. divieto di inquinamento trasfrontaliero: si deve determinare la norma primaria:
Cos’è “inquinamento”?
“Danno ambientale”: cosa significa?
Quando si produce un danno economicamente quantificabile.
Per forza si deve vincolare con un parametro quantificabile. Es. non si protegge il danno al paessaggio.
Damage to:
- persons
- property
- loss of income (es. meno turismo)
Diversi gradi di danni ambientali.
Tutto ciò costituisce la procedura per determinare la norma primaria.
Sempre dobbiamo domandarci: cosa impone allo stato la norma primaria?
Es. prevenzione: lo stato deve avere “due diligence”: lo stato che viola può non danneggiare: ma è responsabile per la violazione della norma.
(es. diritto d’informare)
Onere della prova: spesso è difficile dimostrare:
il nesso di causalità
l’entità del danno, ecc.
Rapporto tra stato autore dell’illecito e lo stato vittima:
- violerà un obbligo in confronto di (B)
- invocherà l’obbligo e chiederà risarcimento.
Ma per danni ambientali globali?
(A-B-C) causano danni subiti da (D-E-F)
Es. Kyoto: non crea tanti rapporti bilaterali ma crea obblighi erga omnes: che ogni stato ha nel confronto di tutti gli stati.
Tutti gli stati possono invocare la responsabilità nel confronto di uno stato che viola il protocollo.
Regime di Autotutela:
Se (B) non riesce a soddisfare il suo diritto può compiere un illecito (contromisure) contro (A).
Queste contromisure possono riguardare altri diritti (es. incautare navi), ma hanno dei limiti (diritti umani, proporzionalità). La contromisura deve forzare l’adempimento. Es. Caso Torrey Canyon: affondamento della nave bombardata per evitare l’inquinamento.
Responsabilità dello Stato:
Quadro normativo:
Progetto d’Articoli: draft articles on responsibility of states for international wrongful acts.
È solo un rapporto che chiude 50 anni di esperienza (diritto consuetudinario). È solo vincolante se si mette in un trattato.
Quid: gli stati sono responsabili per qualsiasi violazione di diritto internazionale.
Art. 1 e 2: Ci deve essere:
- condotta / comportamento (action or ommission)
- attribuibile allo stato
- contrario ad una norma internazionale (beach of an international obligation of the state)
Problema: determinare il contenuto della norma primaria!!
Es. manca definizione consuetudinaria d’”inquinamento, “danno ambientale” e gradi di danno.
Vediamo alcuni esempi di definizioni:
1.- OECD Recomendation:
Definizione standard de “pollution”:
- azioni dell’uomo
- elementi introdotti negativi
- che danneggiano una serie di fattori:
- endanger human health
- harm living resources
- interfere with amenities.
“Deleterious effects”: manca una gradazione.
2.- Helsinki Convention:
“Trasboundary impact” on lakes:
Qualsiasi alterazione può considerarsi un’alterazione seria: questo in (1) non è possibile. Es. deviare un fiume non è 1 ma si 2.
I fattori ad alterare sono di più.
3.- Protocollo sulla responsabilità del trasporto di sostanze tossiche (responsabilità per privati):
da una definizione di “damage”:
- contro l’uomo e la property
- loss of incombe directly derivino: questo è uguale al danno ambientale
- cost of measures to reinstatement of the impaires environment & cost of preventive measures: più damages, solo rimborsabili se sono effettuate (se no non è danno).
“Measuresof reinstatement”: only “reasonable” measures.
Se non è ragionevole (inquinamento di una spiaggia inabitata): costa moltissimo ripristinare la spiaggia.
In sintesi:
- non c’è una norma consuetudinaria
- difficile ricostruire la norma primaria. Es. in Trail Smelter era facile: direct loss of incombe from american agricultors.
IMPORTANTISSISISISSIMO: Ritorniamo al Divieto di inquinare extraterritorialmente.
“Divieto”: qual è lo standard of care?
- standard di “due diligence”: se lo stato prende le misure ma c’è il danno non è responsabile.
- divieto assoluto: questo non è chiaro a livello consuetudinario. Es. Satelliti che cadono sulla terra: responsabilità assoluta dello stato. Es in Basilea: responsabilità assoluta: anche con due diligence lo stato deve pagare qualsiasi danno.
“Inquinare”: 2 problemi:
- definizione
- livello d’inquinamento.
Principio: il comportamento non è imputabile allo stato quando lo fa il privato.
Ma vediamo Kyoto: l’inquinamento è fatto dalle aziende private.
Questo atto non è imputabile allo stato, non è atto dello stato.
Ma la norma primaria dice che lo stato deve ridurre le emissioni: obbligo di risultato.
Lo stato deve garantire quel risultato: se non lo garantisce: lo stato è responsabile.
Fatto del privato: causa materiale della responsabilità dello stato (che fa si che lo stato non possa compiere il suo obbligo).
Quid: guardare sempre cosa dice la norma primaria!
Es. divieto “not to pollute”: obbligo di risultato.
Es. 2: control & prevent pollution: solo obbligo di due dilligence: se (A) ha fatto tutto quello che poteva, l’atto non è una violazione.
Per evitare questo problema della responsabilità la Commissione ha cominciato a trattare il tema di responsabilità for “acts not prohibited by the international law” (atti leciti): studiati principalmente per la questione ambientale.
L’obiettivo finale: dichiarare che gli stati sono responsabili quando il danno deriva di sostanze pericolose anche se l’attività è legittima: responsabilità oggettiva assoluta su tutti i danni.
Alla fine: tutti i danni saranno pagati. Non più problemi per determinare la norma primaria. Compromesso:
- le attività non sono vietate, ma
- se c’è danno, lo stato paga automaticamente.
Problema: e cosa facciamo dopo con la visione preventiva??
(rimane come una question lasciata simile a quella del traffico di rifiuti).
Responsabilità internazionale per danni ambientali: caratteristiche generali:
Prevalenza dei regimi “ad hoc” di responsabilità civile su quella degli stati.
Diritto internazionale dell’ambiente si applica attraverso lo stato.
Anche in trasboundary damage il privato si rivolge alla corte nazionale.
Sono dei trattati che uniformano le regole di responsabilità civile: e dicono:
- chi è responsabile
- per quanto
- chi è il giudice competente
- qual è la legge applicabile.
TRIBUNALI INTERNAZIONALI.
Principio Arbitrario: ci vuole accordo delle parti.
Eccezioni (alcune importanti):
- ICJ: Art. 36.2 Statuto: “dichiarazione facoltativa di giurisdizione obbligatoria”
- ITLOS (Sistema Conv. Montego Bay ’82): sistema obbligatorio tra diverse opzioni (scelta quando si firma il trattato):
- ICJ
- ITLOS
- Arbitrale
- WTO: è anche fondamentale per l’ambiente. Esempi:
- commercio di tonno pescato usando tecniche non environmentally friendly.
- OGM’s
- uso di amianto,
- tartarughe.
È uno dei sistemi più forti: è assolutamente obbligatorio.
Dispute settlement body: panel Appellate body (caso rarissimo di un 2° grado a livello internazionale).
Competenza:
- ICJ: competenza generale anche sull’ambiente.
- ITLOS: competenza più ristretta: interpretazione e applicazione Montego.
- WTO: trattati sul commercio.
Non c’è sovrapposizione: in principio in astratto. Es. ICJ: competenza anche sopra Montego Bay.
Montego Bay: regola che privilegia la competenza di altri tribunali (ICJ).
Ma se non c’è norma: problema del Forum Shopping.
Es. questione sia commerciale sia di diritto del mare: gli stati possono scegliere.
WTO: sistema più forte.
Con sistema chiuso, isolato (ma è all’interno)
Con sistema istituzionalizzato di contromisure (sanzioni) d’applicazione collettiva: ogni stato applica le misure, gestite a livello istituzionalizzato.
Questo crea un sistema molto rapido.
Altro Tribunale: ECJ: Caso Mox (Pianta nucleare UK che inquina le coste dell’Irlanda).
Questo caso è stato sottoposto a: ITLOS, Tribunale Arbitrale, ECJ.
Fino a qui, tutto relativo agli stati. Adesso vediamo cosa accade con gli individui.
Legittimazione Individui:
Ristrettissima: quasi non hanno accesso ai tribunali. Ecc.: pronto rilascio delle navi.
Individui: solo:
- tribunali nazionali
- tribunali di diritti umani (Strasbourg, Comisión Interamericana de Derechos Humanos, Tribunale Africano –più garantiste-).
Indirettamente: ONGs (NGOs): hanno la possibilità di presentarsi “amicus curiae” per contribuire alla soluzione senza partecipare della procedura.
Anche attraverso un’”actio popularis”.
Dopo tutto questo: sentenza: vincolante: produce vincoli giuridici.
Ma… è raro che ci sia un enforcement (tipo wto).
Se lo stato non compie (rarissimo) solo si può parlare di espulsione dello stato dell’organizzazione del trattato.
WTO: Panel: interpreta trattati di commercio. Ma art. 31.3.c Vienna: si deve interpretare alla luce di tutto il diritto internazionale.
Caso Turtles: USA vieta importazione gamberetti pescati con tecniche che danneggiano le tartarughe. I paesi asiatici vanno dal WTO: i trattati non dicono che si può non applicare norme per motivi ambientale. Ma hanno andato a chiedere cosa dicono i principi del diritto dell’ambiente.
Inquinamento petrolifero:
20% totale inquinamento.
363 gallons (1 gallon = 4 litri): drain.
Principale fonte: non accidentale.
Altra fonte: incidenti. Più importante Torrey Canyon 1967: UK bombarda in alto mare.
Disastro Essex: Canada: uccelli muoiono a manette!
Fondo internazionale di compensazione: mass. 310 milioni.
Fondo supplementare di compensazione (pochi stati): più di un miliardo.
Misure di ripristino.
Misure preventive: s’incoraggia al privato e state ad evitare le misure.
Arriva prima le misure di ripristino che quelle preventive.
Inquinamento “marino”:
- land based pollution:
- non convention,
- scarica dalle coste
- maggiore in assoluto
- dumping volontario: Conv. 1972:
- prima: consentiva salvo poche eccezioni
- oggi: dumping vietato salvo poche eccezioni (Protocollo 1996).
- pollution from ships:
- accidentale (convention Marpol ’73)
- incidentale (“operational”)
Regole anche in Montego Bay: stabilisce solo norme primarie.
Fonte: http://www.glocaltrento.com/int_affairs/ia_documents/05h_APPUNTI_DIRITTO_INTERNAZIONALE_DELLAMBIENTE.doc
Sito web: http://www.glocaltrento.com/int_affairs/ia_main.html
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