Modello economico-finanziario

 

 

 

Modello economico-finanziario

 

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Modello economico-finanziario

Introduzione e concetti fondamentali

I cicli operativi

  • Ciclo produttivo: acquisto materia prima, immagazzinamento, utilizzo della materia prima, immagazzinamento del semilavorato, assemblaggio del prodotto finito, immagazzinamento del prodotto finito, vendita del prodotto finito
  • Ciclo degli investimenti: costituzione della struttura legale, verifica brevetti esistenti, localizzazione, progettazione e realizzazione degli impianti, assunzione personale, contatto fornitori, avvio produzione, vendita

I cicli monetari
Entrate dovute al capitale iniziale (prestiti banche, capitali dei soci…), uscite dovute alla realizzazione della capacità produttiva, uscite dovute al pagamento di tributi statali o per la restituzione dei prestiti, entrate dovute alla vendita, uscite dovute al pagamento degli stipendi e ai costi di produzione.

  • Ciclo monetario di finanziamento: a medio e lungo termine
  • Ciclo monetario corrente: entrate ed uscite sono legate alla gestione corrente

Modello economico-finanziario
L’attitudine a generare nuova ricchezza (redditività) è la condizione fondamentale del funzionamento dell’impresa e viene definita principio di economicità, cioè la capacità di operare nel tempo (durabilità) senza incorrere ad interventi di sostegno e copertura (autonomia).
Il modello economico-finanziario è lo strumento tecnico di misurazione e valutazione dell’economicità dell’impresa, e rappresenta l’aspetto economico-finanziario delle transizioni di scambio fra l’impresa e l’ambiente esterno. Comprende due modelli:

  • Modello del bilancio d’esercizio: valuta la redditività di un’impresa in relazione a periodi di tempo variabili ma definiti
  • Modello del valore economico: valuta la redditività di un’impresa con riferimento alle dinamiche future per un tempo indefinito

Secondo questo modello:

    • l’impresa sostiene dei costi (aspetto economico) per l’acquisto dei fattori produttivi a cui corrispondono uscite di diritti e/o moneta (fatto finanziario)
    • l’impresa produce e vende, ottenendo dei ricavi (fatto economico) a cui corrispondono delle entrate (fatto finanziario)
    • la differenza tra il valore degli input e quello dell’output è il reddito (ricchezza generata)
    • la trasformazione da input ad output necessita l’impiego di risorse finanziarie (per sostenere l’intera struttura produttiva)
    • l’impresa copre tali spese usando fonti di finanziamento (capitale proprio, autofinanziamento, di terzi)

Il modello è caratterizzato dallo scambio continuo tra impresa e ambiente esterno, che hanno per oggetto risorse di vario tipo e che è effettuato mediante moneta. Mezzi e risorse sono detti fattori produttivi:

  • mezzi monetari
  • servizi
  • lavoro
  • materiali e prodotti
  • macchinari e impianti
  • conoscenze

Gli scambi inoltre sono diretti a:

  • clienti
  • fornitori
  • dipendenti
  • finanziatori
  • azionisti o proprietari
  • pubbliche istituzioni

Ogni risorsa scambiata ( = cambio di proprietà) ha infine come contropartita la remunerazione (in denaro o diritti).
In tutto questo:

  • l’aspetto economico riguarda i ricavi (i valori che sorgono dalla cessione del bene) e i costi (per l’acquisizione del bene)
  • l’aspetto monetario riguarda il flusso di moneta
  • l’aspetto finanziario riguarda il sorgere/cessare di diritti verso l’impresa o dell’impresa, rispettivamente debiti e crediti

Aspetto finanziario e monetario possono essere sia alternativi che complementari fra loro (insieme costituiscono l’aspetto patrimoniale).
Da notare che, mettendosi in un’ottica di medio-lungo termine, entrate ed uscite non sono sempre simultanee (promesse di pagamento), e tali ritardi sono dovuti a:

  • la trasformazione delle risorse (e quindi il ricavo) necessita un determinato tempo
  • concessione di crediti all’acquisto da parte del venditore
  • fenomeno delle scorte (bene tenuto in attesa in magazzino), che rappresenta un impiego di fattori produttivi pagati prima della vendita del bene stesso

Il finanziamento dei capitali immobilizzati nell’azienda
L’azienda impone un immobilizzo di capitale, per poter finanziare la sua realizzazione e la sua attività, che è di due tipi:

  • capitale circolante (crediti e scorte)
  • capitale fisso (terreni, impianti, macchinari…)

La necessità di finanziare gli immobilizzi di capitale (fabbisogno finanziario) comporta il ricorso a fonti di finanziamento (capitale di terzi, autofinanziamento, capitale proprio).

La struttura del bilancio
Il bilancio di esercizio è lo strumento di rappresentazione sintetica degli aspetti economico-finanziari della gestione d’impresa. L’esercizio non è il periodo amministrativo (arco temporale) assunto a riferimento, ma è l’insieme omogeneo di valori economici riferiti ai cicli produttivi relativi ad un periodo amministrativo.
Il bilancio è un modello formale finalizzato alla misurazione di due valori monetari:

  • una grandezza di stock, ossia il capitale netto (espresso dallo stato patrimoniale)
  • una grandezza di flusso, ossia il reddito (espresso dal conto economico).

Si definisce capitale (in senso qualitativo), o anche attivo, l’insieme di beni (materiali e/o immateriali) e diritti a disposizione dell’impresa in un determinato momento. E’ perciò composto da grandezze eterogenee, aventi la moneta come unità di misura comune.
Vi sono poi i diritti vantati da fornitori e finanziatori, che costituiscono il passivo, e i diritti vantati dall’imprenditore (che porta il capitale di rischio o capitale proprio).
Il capitale netto N è la differenza algebrica tra l’attivo A e il passivo P.
Il reddito RE è la variazione del capitale netto, misurato in due momenti successivi, per effetto della gestione dell’impresa. Se positiva, si definisce utile, se negativa perdita.
L’insieme delle risorse investite o immobilizzate dall’impresa nella gestione è definito impieghi, mentre le risorse ricevute sono chiamate fonti.
Il reddito si può anche definire come la differenza fra i ricavi R e i costi C.

Il problema della determinazione del reddito di esercizio in presenza di processi e operazioni in corso
Per misurare la dinamica dell’evoluzione del capitale di un’impresa, bisognerebbe o attendere la fine dell’impresa oppure adattare il metodo appena descritto.
Il primo problema riguarda la distinzioni tra cicli veloci e cicli lenti:

  • fattori a ciclo di utilizzo veloce: si consumano in ogni singola operazione di produzione (materie prime e servizi)
  • fattori a ciclo di utilizza lento o ripetuto: partecipano a più di un ciclo di produzione (beni strumentali, anche detti immobilizzazioni)

I principali fenomeni relativi a processi-operazioni in corso

  • le rimanenze di materie prime, componenti, semilavorati e prodotti finiti

Rappresentano processi di scambio i cui effetti non si sono del tutto esauriti nel periodo preso in esame.

  • il capitale fisso immobilizzato in beni materiali o immateriali

E’ costituito dai beni strumentali che partecipano alla produzione (e quindi alla formazione del reddito) per periodi molto lunghi della vita dell’impresa, anche se il loro acquisto (o la loro produzione) avviene una sola volta in un determinato esercizio (investimento). Tale capitale deve essere deprezzato di un valore pari al consumo che esso subisce nei cicli produttivi…
Ammortamento: quota del valore dei beni strumentali che partecipa alla formazione del reddito di esercizio; tale quota (quota di ammortamento) esprime il contributo produttivo e quindi il costo di produzione del capitale fisso alla creazione di ricchezza del periodo.
Vengono definiti 3 parametri:

  • valore da ammortizzare: è il valore di acquisto originario del bene strumentale; talvolta può essere rivalutato per tenere conto dell’inflazione (valore corrente). Inoltre, i soldi ricavati dall’eventuale vendita del bene alla fine della sua vita vanno tolti dal valore corrente.
  • durata del bene

Nel calcolo degli ammortamenti si fa riferimento alla vita economica (non alla vita tecnica) del bene (un macchinario che funziona può però essere obsoleto)

  • criterio di ammortamento

Il contributo di un bene strumentale alla produzione e al reddito dell’esercizio può essere valutato in due modi

  • in proporzione al trascorrere del tempo (il degrado economico avviene prima per obsolescenza che per invecchiamento fisico)
  • in proporzione al grado di utilizzo (il degrado economico avviene prima per invecchiamento fisico che per obsolescenza)

I documenti fondamentali del bilancio

Contenuti dello stato patrimoniale

  • ATTIVO
    • crediti verso soci per versamenti ancora dovuti
    • immobilizzazioni

viene portato a bilancio solo il valore residuo contabile; se si vuole conoscere il dettaglio è necessario consultare la nota integrativa. I soli beni non sottoposti ad ammortamento sono i terreni

      • immobilizzazioni immateriali
        • costi di impianto e di ampliamento
        • costi di ricerca, sviluppo e pubblicità
        • diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno
        • concessioni, licenze, marchi e diritti simili
        • avviamento
        • immobilizzazioni in corso e acconti
      • immobilizzazioni materiali
        • terreni e fabbricati
        • impianti e macchinari
        • attrezzature industriali e commerciali
        • immobilizzazioni in corso e acconti
      • immobilizzazioni finanziarie
        • partecipazioni (valore delle azioni (S.p.A.) o delle quote (S.R.L.) di altre società di proprietà (parziale o totale) dell’impresa)
        • crediti verso società controllate e collegate
        • altri titoli (titoli di stato a scadenza medio-lunga, buoni postali, obbligazioni ecc…)
        • azioni proprie
    • attivo circolante
      • rimanenze (il loro valore deve essere pari al minore fra il prezzo di mercato che si può realizzare dalla vendita dei beni e il costo di produzione e/o acquisto sostenuto)
        • rimanenze di materie prime, sussidiarie e di consumo
        • rimanenze di prodotti in corso di lavorazione e semilavorati
        • lavori in corso su ordinazione (2 metodi di valutazione: metodo della percentuale di avanzamento e metodo della commessa completata)
        • rimanenze di prodotti finiti e merci
        • acconti
      • crediti
        • crediti verso i clienti (crediti ordinari il cui pagamento avviene a mezzo di rimessa diretta oppure crediti supportati da un titolo, come cambiali, ricevute ecc…)
        • crediti verso società controllate
        • crediti verso società collegate
        • crediti verso società controllanti
        • altri crediti (crediti di natura non operativa, cioè non strettamente correlati al ciclo acquisti-produzione-vendite)
      • attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni
      • disponibilità liquide
        • depositi bancari e postali
        • assegni e denaro e valori in cassa
    • ratei e risconti (attivi)
  • PATRIMONIO NETTO E PASSIVO
    • patrimonio netto (capitale sociale e riserve)
      • capitale sociale (valore nominale delle azioni della società determinato moltiplicando il prezzo unitario dell’azione per il loro numero)
      • (fino a 7) riserve (il codice civile impone di accantonare il 5% degli utili a riserva fino al raggiungimento del 20% del capitale sociale)
      • utili/perdite portati a nuovo (ossia dell’esercizio precedenti ricontati in quello corrente… quando l’assemblea non ne ha ancora stabilita la destinazione)
      • utile/perdita d’esercizio
    • fondi per rischi ed oneri
      • fondi per il trattamento di quiescenza e obblighi simili (il fondo nel quale si accantonano le indennità di fine rapporto dovute ad agenti e collaboratori, quindi dipendenti esclusi)
      • fondi per imposte (accantonamenti per imposte differite)
      • altri fondi (fondi rischi e spese future)
    • fondo TFR (debito verso i dipendenti… è la sommatoria delle quote accantonate anno dopo anno; la quota annuale accantonata è circa 1/13 della retribuzione annuale, rivalutata dell’1.5% più il 75% del tasso ufficiale d’inflazione rilevato dall’ISTAT)
    • debiti (distinti secondo l’oggetto e/o la natura del creditore)
      • prestiti obbligazionari
      • prestiti obbligazionari
      • debiti verso le banche
      • debiti verso altri finanziatori
      • acconti (anticipi versati dai clienti a fronte di future forniture)
      • debiti verso fornitori
      • debiti rappresentati da titoli di credito
      • debiti verso collegate
      • debiti verso controllate
      • debiti verso controllante
      • debiti tributari (verso lo stato e gli enti pubblici)
      • debiti verso istituti previdenziali (versamenti ancora da effettuare di contributi sulle prestazioni di lavoro dipendente)
      • altri debiti
    • ratei e risconti passivi

Contenuti del conto economico

  • valore della produzione
    • ricavi da vendita di beni e servizi (quanto l’impresa ottiene dalla vendita del prodotto)
    • variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti (la differenza algebrica fra le rimanenze finali e quelle iniziali; tale variazione si aggiunge al valore delle vendite se positiva, si sottrae se negativa)
    • variazione dei lavori in corso su ordinazione
    • incremento di immobilizzazioni per lavori interni (è il valore dell’incremento apportato ai beni strumentali tramite realizzazione interna)
    • altri ricavi e proventi
  • costi della produzione
    • per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci
    • per servizi
    • per il godimento di beni di terzi
    • per il personale
    • ammortamenti e svalutazioni
    • variazione delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci
    • accantonamenti per rischi
    • altri accantonamenti
    • oneri diversi di gestione
  • proventi e oneri finanziari
    • proventi da partecipazione (somma degli utili percepiti dalle società partecipate (dividenti), come di consueto suddivise fra collegate e controllate)
    • altri proventi finanziari
    • interessi e altri oneri finanziari
  • rettifiche di valore di attività finanziarie
    • rivalutazioni
    • svalutazioni
  • proventi e oneri straordinari
    • proventi
    • oneri
    • imposte sul reddito dell’esercizio

La lettura del bilancio

Il bilancio è un modello di rappresentazione della dinamica economico-finanziaria d’impresa. Ha valenza interpretativa e predittiva: consente insomma di esprimere un giudizio sintetico sulla situazione economico-finanziaria consuntiva di un’impresa, o sul suo stato di salute.
Vengono analizzate le cosiddette operazioni di gestione:

  • operazioni di gestione esterna: avvengono con terze economie
  • operazioni di gestione interna: l’impresa impiega risorse per mezzo dei sistemi tecnici e organizzativi allo scopo di realizzare il prodotto

La gestione si suddivide in diverse aree:

  • gestione caratteristica: riguarda l’attività tipica dell’azienda, cioè la trasformazione dei fattori produttivi in prodotti
    • gestione caratteristica corrente (approvvigionamento, produzione e commercializzazione)
    • gestione caratteristica non corrente (investimenti e disinvestimenti)
  • gestione finanziaria relativa alle fonti di finanziamento, cioè il reperimento dei mezzi monetari necessari per pagare il fattori produttivi e i capitali
  • gestione patrimoniale: attività di acquisto e vendita di titoli e di beni immobili (non collegati ovviamente all’attività principale dell’impresa)
  • gestione fiscale: gestione dei rapporti con lo stato (imposte sul reddito)
  • gestione dei rapporti con gli azionisti: politica di distribuzione degli utili

Prima di utilizzare il bilancio come strumento di analisi è necessario riclassificare le sue voci componenti in modo che la loro lettura sia ordinata secondo certe modalità funzionali all’analisi che si vuole svolgere.

Riclassificazione dello stato patrimoniale

  • criterio finanziario

Basato sulla maggiore o minore attitudine degli impieghi (attivo) e delle fonti (passivo) a trasformarsi rispettivamente in entrate ed in uscite di moneta. Per le voci in attivo, si adotta il criterio della liquidità, cioè la potenzialità di trasformarsi in moneta di ciascuna voce; per le voci in passivo si adotta il criterio dell’esigibilità (o scadenza), cioè la potenzialità dei diritti di terzi di trasformarsi in uscite di moneta.
L’orizzonte temporale del criterio è un anno. Tutti i movimenti di liquidità entro questo arco temporale sono detti correnti (o a breve termine); fuori da questo arco, invece, l’attivo è considerato immobilizzato, e il passivo a medio-lungo termine.
Le grandezze in esame sono:

    • margine di tesoreria: capacità dell’impresa di far fronte ai pagamenti a breve termine solo attingendo ai crediti e alle disponibilità dei conti correnti attivi (se >0, l’azienda è sana)
    • capitale circolante netto (AC – PC): differenza tra entrate future e uscite future, e quindi rappresenta la situazione finanziaria prospettica (se <0, potenziale rischio di insolvenza)
    • margine di struttura: differenza fra capitale netto e complesso delle immobilizzazioni nette; è parte del capitale proprio eccedente il capitale investito (se <0, si hanno debiti)
  • criterio funzionale

Per ciascuna voce significativa dell’attivo e del passivo si adotta il criterio del legame con le diverse aree della gestione. Le grandezze in esame sono:

  • capitale circolante operativo netto: è il capitale investito nelle attività correnti della gestione caratteristica che deve essere effettivamente finanziato (a differenza del capitale circolante netto, non conta cassa e conti correnti)
  • capitale investito netto della gestione caratteristica: CCNO + le immobilizzazioni nette della gestione caratteristica - il fondo TFR; esprime il capitale investito nelle attività della gestione caratteristica che deve essere effettivamente finanziato (ossia al netto delle fonti di finanziamento spontanee, come i debiti verso i fornitori e il TFR)
  • capitale investito netto: differenza fra capitale investito ed immobilizzazioni nette; esprime il capitale investito nelle attività della gestione caratteristica, finanziaria e patrimoniale che deve essere effettivamente finanziato

PS: Capitale netto (o proprio): i soldi che l’azienda ha
Attivo netto: i soldi che l’azienda impiega
NB: nel bilancio, viene considerato solo il valore netto delle immobilizzazioni, anziché il loro valore storico e il relativo fondo di ammortamento.

Riclassificazione del conto economico
Serve per individuare le modalità di formazione del risultato di esercizio, e in genere la classificazione delle voci avviene secondo la natura. Il conto economico scalare a costo del venduto serve a mettere in luce alcune grandezze di rilevanza operativa e direzionale:

  • margine industriale: si ottiene sottraendo ai ricavi di vendita il costo del venduto (rimanenze iniziali + costi d’acquisto + costi di produzione – costi per capitalizzazioni interne – rimanenze finali)
  • margine operativo lordo: reddito operativo della gestione caratteristica al lordo di tutti gli ammortamenti (industriali e non)
  • reddito operativo della gestione caratteristica: è l’indicatore più significativo della capacità dei ricavi di coprire i costi tipici dell’attività caratteristica; si calcola detraendo dal margine industriale tutti gli altri costi operativi relativi alla gestione caratteristica
  • reddito operativo: comprende altre attività di carattere accessorio ma produttrici di reddito
  • reddito lordo: reddito operativo una volta dedotti gli oneri finanziari corrisposti a terzi
  • reddito ante-imposte: reddito al netto delle componenti positive o negative di reddito derivanti da “errori” nei bilanci passati
  • reddito netto: utile dopo le imposte sul reddito (diverso dall’utile distribuibile, ossia l’utile prima della redistribuzione dei dividendi)

NB: tale riclassificazione evidenzia separatamente i costi fissi di struttura e di politica, però è più difficilmente evidenziabile la composizione del reddito e la struttura dei costi.

L’analisi di bilancio: gli indici
Il sistema di analisi degli indici ha per oggetto sia la gestione economica che la situazione finanziaria. Nel primo caso la gestione dell’impresa viene vista prevalentemente sotto il profilo della redditività, nel secondo se ne analizza il rischio. Infine gli indici di rotazione e di durata possono essere utilizzati per valutare l’efficienza operativa nella gestione del capitale.

  • Indici di redditività

La redditività è il rapporto fra i risultati ottenuti e le risorse impiegate per ottenerli. Il risultato ottenuto è generalmente la somma algebrica dei ricavi e dei costi sostenuti per una determinata attività. Le risorse sono invece espresse dal capitale impiegato per svolgere l’attività in esame.
Per quanto riguarda il  , si possono separare le componenti a seconda della loro formazione:
RE = reddito netto dopo le imposte (utile se >0, perdita se <0)
RO = reddito operativo (prima delle tasse)
RO’ = reddito operativo della gestione caratteristica
OF = oneri finanziari
RL = RL (lordo) – OF
R = ricavi (per vendita)
Per quanto riguarda il capitale, si distinguono le varie tipologie di risorse finanziarie:
N = capitale netto = capitale sociale +utile(-perdita) + riserve
An = attivo netto = attivo lordo –a ammortamenti
CIn = capitale investito = An – TFR – debiti operativi
CIn’ = capitale investito nella gestione caratteristica
CT = capitale di terzi
CTi = debiti operativi
CTe = finanziamenti
Indice di redditività:

Si analizza il reddito netto in rapporto al capitale impiegato per ottenerlo. Questo indice esprime quanti interessi frutterebbe il capitale proprio se venissero distribuiti tutti gli utili. Tuttavia il reddito netto è il reddito solo teoricamente distribuibile: il ROE per questo non è un indicatore di redditività completo.
Per analizzare il ROE, lo si può scindere nelle sue componenti costitutive:

Il livello di redditività del capitale proprio è funzione della redditività dell’attivo netto, del rapporto fra l’attivo netto ed il capitale proprio e dell’incidenza del reddito netto sul reddito operativo.
Il ROE è tanto più elevata quanto più l’impresa è indebitata (uso di capitali di terzi), mentre diminuisce se dal reddito operativo vengono tolti oneri e proventi diversi da quelli operativi. Di conseguenza, il costo dei mezzi di terzi pone un freno all’utilizzo dell’indebitamento.
Una versione più esatta porta alla definizione della “prima leva”:

Essendo  ) allora mi conviene indebitarmi (anche perché le imposte smorzano l’incidenza degli oneri finanziari). Tale effetto è detto effetto leva finanziaria. Alza il ROE, tuttavia espone l’impresa al rischio di fallire (che non si avrebbe se usasse solo i propri soldi).
Escludendo dal capitale investito nella gestione operativa le fonti di finanziamento ad interesse implicito (debiti operativi e TFR), si ottiene la “seconda leva”, detta anche equazione dello sviluppo, che esprime in maniera più appropriata l’effetto di leva finanziaria già visto con la prima formulazione:

Esprime il tasso di sviluppo sostenibile in assenza di utili distribuiti e di aumenti di capitale mantenendo costante l’indebitamento. Pertanto un’impresa può crescere con i mezzi propri, senza cioè aumentare l’indebitamento, solo nella misura in cui produce reddito o autofinanziamento.
Infine, si fa riferimento a 3 versioni dell’indice di redditività operativa:

    • ROA =  : redditività globale del capitale investito
    • ROI =  : detraendo dall’attivo netto i debiti o le fonti di finanziamento spontanee, si confronta il reddito operativo con il capitale investito che deve essere effettivamente finanziato. Tale reddito, deve remunerare il capitale di terzi, il capitale proprio (attraverso l’utile) e le imposte
    • ROI’ =  : mette a confronto solo il reddito operativo della gestione caratteristica con il capitale investito nella gestione caratteristica stessa
  • Indizi finanziari
    • quoziente di indebitamento


Il rapporto di indebitamento può variare fra un valore minimo di 1 (non esistono debiti finanziari) e tendente ad infinito (non esistono mezzi propri). Un’impresa è considerata sana fino a che i debiti finanziari sono inferiori o pari al capitale proprio.

    • grado di elasticità degli impieghi

attivo corrente / attivo netto : esprime il peso degli investimenti reversibili rispetto al totale degli investimenti in essere (più è alto più l’impresa è elastica)

    • grado di elasticità delle fonti

passivo corrente / attivo netto : esprime la parte del capitale investito finanziata con fonti a breve termine (più è alto più l’impresa è rischiosa)

    • indice di disponibilità

attivo corrente / passivo corrente : rappresenta la capacità di far fronte agli impegni di pagamento a breve termine con l’attivo a breve

    • indice di liquidità

liquidità (immediate + differite) / passivo corrente : esprime la capacità di far fronte agli impegni di pagamento a breve solo con la liquidità (margine di tesoreria)

  • Indici di rotazione e durata

Sono indici destinati ad analizzare l’efficienza operativa. Vengono espressi in giorni di calendario rapportati a un anno convenzionale di 365 giorni.

    • durata crediti

(crediti / ricavi) * 365 : esprime la dilazione media di pagamento che l’azienda pratica ai propri clienti

    • durata debiti

(debiti / acquisti) *365 : esprime la dilazione media di pagamento che l’azienda riceve dai propri fornitori

    • durata scorte

(scorte materie prime / consumi materie prime) * 365
(scorte prodotti finiti / costo del venduto) * 365
Numero di giorni di copertura delle scorte a magazzino espresso in proporzione ai consumi passati

    • rotazione scorte

(consumi materie prime / scorte materie prime)
(costo del venduto / scorte prodotti finiti)
Anziché esprimere l’immobilizzo di scorte in giorni, è possibile calcolarlo come rotazione, cioè quante volte i consumi o il venduto rinnovano lo stock in giacenza

Fonte: http://www.giordy.org/Uni/3a2p/economia_2.doc

Sito web da visitare: http://www.giordy.org/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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