Monopolio
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Monopolio
LE FORME DI MERCATO
IL MONOPOLIO
IL MONOPOLIO è la forma di mercato opposta alla concorrenza perfetta: sul mercato non vi sono tanti produttori ma uno solo.
La concorrenza perfetta è, teoricamente, la forma di mercato più efficiente; ciò nonostante è poco diffusa nella realtà infatti le imprese, per acrescere i loro profitti, tendono ad aumentare il loro potere di mercato differenziando i prodotti, espandendo le proprie dimensioni, favorendo il processo di concentrazione industriale. Tale processo, favorito anche dallo sviluppo dei sistemi di trasporto e di comunicazione, ha avuto impulso sia dalla crescita delle singole imprese (cause interne) sia da cause esterne quali:
- l'incorporazione che si ha quando un'impresa acquisisce il controllo di un'altra;
- la fusione che si ha quando due o più imprese sono riunificate in un'altra di dimensioni maggiori;
- le joint ventures che sono accordi mediante i quali alcune imprese, pur mantenendo la loro individualità, si uniscono allo scopo di fabbricare determinati prodotti.
LA CONCENTRAZIONE INDUSTRIALE può essere:
- orizzontale > riguarda imprese che operano sullo stesso mercato (es. la fusione di due banche);
- verticale > riguarda imprese che operano una a monte e una a valle di un processo produttivo (es. un'impresa che ha anche la proprietà dei negozi attraverso i quali vende i suoi prodotti);
- conglomerale o finanziaria > riguarda il caso di un'impresa che detiene il controllo di altre operanti in settori completamente diversi dal suo.
CLASSIFICAZIONE DEI MERCATI MONOPOLISTICI secondo la loro origine:
- monopoli naturali > l'impresa si trova nella condizione di ridurre costantemente i costi medi al crescere della produzione > pertanto essa tende ad aumentare le proprie dimensioni fino a rimanere l'unica presente sul mercato;
- monopoli delle risorse > un'unica impresa detiene l'uso di una risorsa fondamentale per la produzione di un bene;
- monopoli legali > un'unica impresa detiene il diritto esclusivo alla produzione di un bene.
MONOPOLI NATURALI > sono normalmente collegati ad elevati costi fissi: si pensi ai pubblici servizi, ad esempio il servizio di trasporto ferroviario, è chiaro che la spesa per il trasporto di un passeggero in più sul treno è del tutto trascurabile rispetto ai costi di realizzazione dell'intera rete ferroviaria. Dunque possiamo affermare che:
- nei monopoli naturali sono presenti delle economie di scala per cui, una volta realizzato l'impianto, l'impresa avrà convenienza ad espandere il più possibile la produzione in modo da ripartire i costi fissi sul maggior numero possibile di prodotti;
- il costo particolarmente elevato degli impianti scoraggia nuovi imprenditori dall'entrare sul mercato anzitutto perchè dovrebbero disporre di un forte capitale iniziale e poi dovrebbero essere in grado di sopportare un lungo periodo di perdite prima di conquistare una quota di clientela tale da coprire i costi di produzione.
MONOPOLI DELLE RISORSE > si realizzano quando un'impresa è l'unica a poter usufruire di una particolare risorsa (es. Microsoft, impresa leader nella produzione di software di sistema).
MONOPOLI LEGALI > si realizzano quando la Pubblica Amministrazione autorizza una sola impresa a commerciare un particolare prodotto (si pensi al settore farmaceutico: un'impresa scopre un nuovo farmaco e lo Stato le garantisce, per un certo numero di anni, il diritto esclusivo alla sua commercializzazione).
LA CURVA DEI RICAVI DEL MONOPOLISTA > in condizioni di monopolio l'imprenditore è libero di stabilire il prezzo che ritiene più opportuno; naturalmente il prezzo incide sul volume delle vendite per cui quando il prezzo è alto la quantità domandata si riduce, quando il prezzo è basso la domanda è più elevata. Ciò vuol dire che:
- nei mercati monopolistici la quantità vendibile dal produttore non è indipendente dal prezzo (come invece accade nella concorrenza perfetta) > se il monopolista vuole aumentare le vendite deve diminuire il prezzo;
- la curva dei ricavi medi non è più una retta parallela all'asse delle ascisse, come in concorrenza, (si confronti con la pag. 167) ma assume l'andamento tipico della curva di domanda del mercato (grafico pag. 183);
- dunque, la curva di domanda (o ricavo medio) del monopolista coincide con la domanda dell'intero mercato.
COME SI COMPORTA IL MONOPOLISTA PER AUMENTARE LE VENDITE E, QUINDI, IL SUO RICAVO? > prendiamo come riferimento la tabella a pag. 184 e osserviamo che:
- per aumentare la quantità venduta, il monopolista deve ridurre il prezzo;
- il ricavo marginale (l'incremento di ricavo totale dovuto alla vendita di una unità aggiuntiva del prodotto) è sempre inferiore al prezzo del bene (a differenza di quanto accade nella concorrenza perfetta, si confronti con il grafico pag. 167, in cui il prezzo coincide con il ricavo medio e con il ricavo marginale).
LE CONDIZIONI DI EQUILIBRIO NEI MERCATI MONOPOLISTICI
Se l'obiettivo del monopolista è ottenere il massimo profitto, la regola da applicare è la stessa della concorrenza perfetta: egli dovrà confrontare i propri ricavi marginali con i costi marginali e spingere la produzione fino al punto in cui il ricavo marginale è uguale al costo marginale > infatti, come in concorrenza, se il ricavo marginale è superiore al costo marginale, incrementando la produzione il profitto aumenta, così il profitto è massimo quando il ricavo marginale eguaglia il costo marginale (grafico pag. 185).
La regola per la determinazione della produzione ottimale è la stessa valida anche per i mercati di concorrenza perfetta > questa volta, però, il ricavo marginale non coincide con il prezzo ma è ad esso inferiore > il prezzo praticato dal monopolista supera il costo medio e questa differenza dà luogo ad un profitto superiore a quello che si potrebbe conseguire in regime di libera concorrenza.
LA POSIZIONE DEL CONSUMATORE > il monopolio danneggia il consumatore perchè in questo mercato le merci vengono prodotte in quantità limitata e ad un prezzo più alto; per questo motivo, tutti i Paesi industrializzati e la stessa Comunità Europea predispongono norme antitrust finalizzate ad evitare che un'impresa occupi sul mercato una posizione dominante.
LA DISCRIMINAZIONE DEL PREZZO > come già affermato, il monopolista che voglia aumentare le vendite deve diminuire il prezzo; un'alternativa è quella di praticare la discriminazione del prezzo cioè di vendere lo stesso prodotto, a prezzi differenti, a fasce diverse di clientela.
Tra le forme più importanti di discriminazione di prezzo ricordiamo:
- i prezzi personalizzati > un prezzo diverso per ogni consumatore;
- la vendita a versioni > offerta di versioni diverse del medesimo prodotto variandone il prezzo;
- variazione del prezzo secondo la quantità > sconti particolari per i clienti più fedeli;
- prezzi a gruppi > variazioni dei prezzi a seconda delle categorie di consumatori.
Fonte: http://share.itismajo.it/polotecnicobraidese/Classe5B/Materiali/monopolio.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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Riassunto MANKIW – CAPITOLO 17
LA CONCORRENZA MONOPOLISTICA
Quando parliamo di “concorrenza monopolistica” intendiamo indicare una struttura di mercato nella quale sono presenti molti venditori che offrono un prodotto simile ma non identico. Sono mercati che presentano, cioè, alcune caratteristiche della concorrenza perfetta con altre proprie del monopolio. Queste caratteristiche sono:
- molteplicità di venditori – cioè molte imprese competono per lo stesso gruppo di consumatori;
- differenziazione del prodotto – ogni impresa produce un prodotto leggermente differente da quello delle altre imprese e dunque, invece di subire il presso, si confronta con una curva di domanda con pendenza negativa;
- libertà di entrata e di uscita – le imprese possono entrare o uscire dal mercato senza restrizioni, quindi, il numero delle imprese presenti sul mercato si aggiusta in modo da far tendere a zero il profitto economico.
I mercati con queste caratteristiche sono molti: libri, dischi, film, videogames, ristoranti, lezioni di piano, biscotti, mobili.
Vediamo dunque che sia i mercati in concorrenza monopolistica che quelli di oligopolio si ritrovano all’interno di un continuum definito dagli estremi rappresentati dal mercato di concorrenza perfetta e dal mercato monopolistico. Vale la pena di notare, però, la differenza tra mercato di oligopolio e di concorrenza monopolistica rispetto alla concorrenza perfetta:
- l’oligopolio differisce dall’ideale della concorrenza perfetta a causa dello scarso numero di venditori presenti sul mercato, che limita la concorrenza e rende di vitale importanza l’interazione strategica tra venditori;
- la concorrenza monopolistica presenta un gran numero di venditori ognuno dei quali ha dimensioni risibili rispetto al mercato ma ognuno di essi offre un prodotto non perfettamente sostituibile con gli altri.
17.1 – LA CONCORRENZA CON PRODOTTI DIFFERENZIATI
Ogni impresa che si trova a operare in concorrenza monopolistica è, in qualche misura, monopolista in quanto il suo prodotto è diverso da quello offerto dalle altre imprese, quindi si confronta con una curva di domanda con pendenza negativa (mentre l’impresa perfettamente concorrenziale si confronta con una domanda orizzontale, determinata dal prezzo di mercato). Per questo, per massimizzare il profitto, l’impresa in concorrenza monopolistica – come il monopolista – determina la quantità prodotta in modo che il costo marginale uguagli il ricavo marginale e definisce il prezzo in modo che la domanda assorba interamente la quantità prodotta.
- Nel breve periodo: una impresa in concorrenza monopolistica determina quantità e prezzo esattamente come farebbe un monopolista.
- L’impresa realizza un profitto se, per la quantità prodotta, il prezzo è superiore al costo medio totale:
- Subisce una perdita perché nelle medesime condizioni, il prezzo è inferiore al costo medio totale:
- Nel lungo periodo, le due caratteristiche essenziali che descrivono l’equilibrio in un mercato in concorrenza monopolistica sono:
- Come in un mercato in regime di monopolio, il prezzo è superiore al costo marginale. A questa conclusione si arriva in virtù del fatto che la massimizzazione del profitto impone l’uguaglianza di costo marginale e ricavo marginale e, data la curva di domanda con pendenza negativa, il ricavo marginale è sempre inferiore al prezzo.
- Come in un mercato in concorrenza perfetta, il prezzo è uguale al costo medio totale. A questa conclusione si giunge in virtù del fatto che la libera entrata o uscita nel mercato porta all’azzeramento del profitto. Ciò dimostra anche come la concorrenza monopolistica sia diversa dal monopolio: poiché il monopolista è l’unico venditore presente sul mercato di un prodotto privo di beni succedanei riesce a conservare il proprio profitto anche ne lungo periodo. Invece, dato che in un mercato in concorrenza monopolistica le imprese possono entrare o uscire dal mercato liberamente, nel lungo periodo il profitto economico dell’impresa che opera su questo tipo di mercato tende a zero.
Concorrenza monopolistica e concorrenza perfetta (lungo periodo)
a) impresa in concorrenza monopolistica:
b) impresa in concorrenza perfetta
Allora, nella parte a) vediamo l’equilibrio di lungo periodo di un’impresa in concorrenza monopolistica e nella parte b) quello di un’impresa in concorrenza perfetta.
Si notano due differenze evidenti:
- l’impresa in concorrenza perfetta ha la dimensione efficiente, ovvero produce la quantità che minimizza il costo medio totale mentre l’impresa in concorrenza monopolistica produce meno della propria dimensione efficiente e ha quindi capacità produttiva in eccesso;
- in concorrenza perfetta il prezzo è uguale al costo marginale mentre in concorrenza monopolistica i prezzo è superiore al costo marginale. In tale differenza tra prezzo e costo marginale (markup) si individua una differenza comportamentale chiave tra l’impresa in concorrenza monopolistica e quella in concorrenza perfetta. Poiché il prezzo dell’impresa perfettamente concorrenziale è esattamente uguale al costo marginale, il profitto che si ricava dalla vendita di una unità di prodotto aggiuntiva è nullo; al contrario, l’impresa in concorrenza monopolisitica è sempre felice di avere un altro cliente dal momento che il suo prezzo è superiore al costo marginale, una unità di prodotto venduta in più al prezzo corrente significa aumentare il profitto.
Concorrenza monopolistica e benessere sociale
Dal punto di vista del benessere sociale, La concorrenza monopolistica non condivide tutte le caratteristiche positive della concorrenza perfetta.
Oltre alla tipica perdita secca che si genera in corrispondenza con il prezzo di monopolio, a causa del markup del prezzo sul costo marginale, il numero delle imprese (e quindi la varietà dei prodotti) potrebbe non essere quello ottimale. Infatti, nel caso in cui un’impresa decida di entrare in un mercato, lo fa prendendo in considerazione i potenziali profitti futuri, ma l’entrata ha anche due effetti esterni:
- l’esternalità della varietà del prodotto – dal momento che i consumatori beneficiano di un certo surplus a causa dell’introduzione del nuovo prodotto, all’entrata sul mercato si associa una esternalità positiva. Essa sorge dunque perché la nuova impresa offre un prodotto diverso da quello delle altre imprese ed aumenta quindi la possibilità di scelta;
- l’esternalità della sottrazione di quote di mercato – poiché le altre imprese perdono clienti a causa dell’entrata del nuovo concorrente sul mercato, a questa si associa una esternalità negativa. Essa sorge perché il nuovo entrante ha un prezzo superiore al costo marginale ed è quindi sempre disposto a vendere unità di prodotto aggiuntive.
Le imprese in concorrenza perfetta, invece, producendo beni perfettamente sostituibili l’uno all’altro e applicando un prezzo uguale al costo marginale, non presentano alcuna di tali esternalità.
La possibilità che il legislatore ha di correggere tali inefficienze è estremamente limitata dal momento che le inefficienze sono complesse e difficili da misurare.
17.2 - LA PUBBLICITA’ ED I MARCHI
La differenziazione del prodotto implicita nella struttura del mercato in concorrenza monopolistica comporta il ricorso alla pubblicità e la creazione di prodotti di marca.
I critici della pubblicità e dei marchi sostengono che le imprese li utilizzano per avvantaggiarsi dell’irrazionalità del consumatore e inibire la concorrenza.
I sostenitori della pubblicità e dei marchi affermano che le imprese li utilizzano per informare i consumatori e per stimolare una più vigorosa concorrenza sul prezzo e sulla qualità del prodotto.
Fonte: http://www.sociologia.uniroma1.it/users/studenti/Riassunti/Mankiw_Riassunti/17_MANKIW.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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