Economia aziendale riassunti
Economia aziendale riassunti
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Economia aziendale riassunti
Economia Aziendale
L’equilibrio economico e le variazioni economiche e finanziarie
- redazione del bilancio
L‟azienda è un unità produttrice di beni e servizi contraddistinta da caratteri di aziendalità (economicità, autonomia, durabilità)
- L‟azienda svolge un attività economica ai fini di conseguire un reddito attraverso una gestione efficiente (azienda di produzione per lo scambio di mercato)
- Necessità di operare in modo efficiente ed efficace per creare Valore nel sistema economico e remunerare i titolari
- l‟attività deve essere svolta quindi rispettando la condizione di funzionamento dell‟impresa, ovvero l’equilibrio economico
{ Ricavi = costi (remunerazione dei fattori produttivi )+ X (utile remunerazione dei titolari)}
- occorre monitorare la condizione di funzionamento dell‟impresa, attraverso la
Determinazione del Reddito: essa prende in esame le attività di gestione e i loro effetti sul
Capitale Netto e sul Capitale Monetario
- per questo si fa il bilancio (composto da Stato Patrimoniale e Conto Economico).
Le operazioni di gestione esterna (la produzione, operazione di gestione interna genera solo trasformazioni in natura del Kn e Km, non in termini di entità) generano
- Effetti economici: ovvero variazioni positive e negative del CAPITALE NETTO
CAPITALE NETTO = capitale apportato dai titolari + risultato economico della
Gestione del periodo
(Reddito netto > Utile / perdita)
Variazioni generate da Costi e Ricavi
> Conto Economico: il conto economico è un prospetto che evidenzia le componenti positive di reddito (ricavi) e le componenti negative (costi) manifestatesi nel periodo considerato.
- Effetti Finanziari: variazioni positive e negative del CAPITALE MONETARIO
CAPITALE MONETARIO = disponibilità liquide dell‟impresa
Variazioni generate da Entrate e uscite/ debiti e crediti
> Stato Patrimoniale: lo Stato Patrimoniale è un prospetto che evidenzia la correlazione tra gli impieghi di capitale monetario (denaro in cassa, fattori produttivi e a fecondità ripetuta presenti al tempo T in cui viene redatto), e le fonti di finanziamento utilizzate per la loro acquisizione (capitale proprio e di debito)
Ogni operazione comporta una COPPIA di variazioni:
Operazione |
Variazione |
variazione |
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A questo primo schema si aggiungono componenti legate alle dinamiche complesse della vita aziendale, in particolare al fatto che:
- Operando in interdipendenza di periodi, un‟azienda a fine del periodo considerato presenta pendenze aperte come costi e ricavi di competenza di più esercizi, costi e investimenti ancora da realizzare (rimanenze ancora da vendere, fattori a fecondità ripetuta ancora da utilizzare interamente) crediti e debiti da liquidare.
- I costi e i ricavi del periodo non coincidono con i costi e i ricavi della produzione del periodo (ci sono rimanenze):
- Costo d’acquisto ≠ costo di produzione ≠ costo utilizzo fattori produttivi
- Ricavi di vendita dell’esercizio ≠ Valore della produzione
Componenti di capitale e reddito legati all’utilizzo di materie prime
COSTO DI UTILIZZO DI MATERIE PRIME = Costo d‟acquisto sostenuto durante l‟anno +
Rimanenze iniziali di materie al1/1 - Rimanenze finali di materie prime
Conto Economico: inserisco il costo d‟acquisto delle materie prime meno la variazione rimanenze materie (rimanenze iniziali – rimanenze finali).
RIMANENZE DI MATERIE PRIME = attività di stato patrimoniale. Sono costi d‟acquisto rinviati al futuro, che verranno imputati nell‟esercizio in cui verranno utilizzati. Sono fattori produttivi ancora da utilizzare e realizzare.
Stato patrimoniale: inserisco il valore delle rimanenze al costo d‟acquisto tra le attività.
Acquisizione di Fattori produttivi > tutti: materie prime, impianti, lavoro, ecc
V.E.N > + costo di produzione/ impianti/fabbricati
V.F.N > - cassa e/o + debiti verso fornitori
Componenti di capitale e reddito legati alla produzione ottenuta nel periodo non interamente venduta
VALORE DELLA PRODUZIONE = Costo di produzione del periodo +
Rimanenze finali di prodotti - Rimanenze iniziali di prodotti
Conto Economico: inserisco i ricavi di vendita più la variazione rimanenze materie (rimanenze finali – esistenze iniziali).
Stato patrimoniale: inserisco il valore delle rimanenze al costo di produzione.
Rappresentano un ricavo rinviato al futuro, verranno realizzate nel periodo successivo.
Ricavi di vendita
V.E.P > + ricavi di vendita
V.F.P > + cassa e/o + crediti v/clienti
Componenti di capitale e reddito legati all’utilizzo di fattori produttivi a fecondità ripetuta
I fattori a fecondità ripetuta concorrono alla produzione per più periodi: cedono valore ai prodotti gradualmente man mano che vengono utilizzati.
Il COSTO D‟UTILIZZO DEL FATTORE è pari alla QUOTA DI AMMORTAMENTO, così calcolata
Costo d’acquisto/vita utile del bene
La quota di ammortamento rappresenta la perdita del valore del bene a seguito dell’utilizzo ai fini della produzione: è la parte di valore ceduta dal fattore al prodotto finito
Conto Economico: inserisco la quota di ammortamento, ovvero il costo di utilizzo del fattore di competenza del periodo. E‟ un costo NON MONETARIO: non rappresenta una
vera e propria uscita di denaro ma un accantonamento finalizzato al realizzo del capitale investito nel fondo ammortamento. Rientra nei costi della produzione se riguarda un fattore impiegato nel processo produttivo, nell‟extracaratteristica se riguarda un fabbricato ad uso civile (per esempio)
Il valore del bene nelle attività patrimoniali è pari al VALORE RESIDUO
Costo storico – fondo ammortamento
Il fondo ammortamento è una posta rettificativa di bilancio: rappresenta la parte di valore che il bene ha già ceduto alla produzione.
Il Valore residuo è un costo rinviato al futuro che, rispettando il principio della competenza, verrà imputato gradualmente, proporzionalmente agli anni di vita utile dell‟impresa.
Stato patrimoniale: inserisco il Valore Residuo tra le attività.
Variazioni economiche e finanziarie derivate dalle operazioni di Ammortamento VEN > + costi
VEP > + fondo ammortamento, realizzo del fattore produttivo.
CASO PRATICO: Cessione di un fattore a fecondità ripetuta (impianto,
macchinario, fabbricato) – vedi anche accadimenti di natura straordinaria p. 8
In generale:
1.Sottraggo al fondo ammortamento la parte del bene che è stata ammortizzata (Costo storico – valore residuo).
2. Confronto il valore residuo(Valore residuo= Costo storico – Fondo ammortamento) con il valore di realizzo (se c‟è).
Valore residuo > Valore di Realizzo = Minusvalenza per la differenza Valore di realizzo > Valore residuo = Plusvalenza per la differenza
CESSIONE A UN VALORE MAGGIORE J |
CESSIONE A UN VALORE MINORE L |
plusvalenza |
minusvalenza |
Variazioni: |
Variazioni:
(è un realizzo del fattore produttivo non devo più recuperare il costo con l‟ammortamento)
(entrata per il bene venduto - per il realizzo |
Dopo aver svolto i punti 1 e 2 distinguiamo 2 casi:
- La cessione avviene all’1/1. sottraggo al costo d‟acquisto complessivo il costo d‟acquisto del macchinario/fabbricato/bene ceduto, (ottengo il costo d‟acquisto da scrivere in bilancio) e dopo calcolo l‟ammortamento con la percentuale data dal testo
- La cessione avviene al 31/12.
Prima calcolo l‟ammortamento sul costo d‟acquisto complessivo. Poi sottraggo il valore del bene per avere il Costo Storico da inserire in bilancio.
Componenti di capitale e reddito legati al costo del lavoro
Il costo del lavoro è un fattore a fecondità semplice pagato in via posticipata: non esistono “rimanenze” di ore lavoro. Il costo del lavoro è formato da diverse componenti: - Salari e Stipendi :costo di produzione, per il valore dei salari versati nell‟anno
- Oneri sociali e assicurativi
- TFR: è una retribuzione differita che matura anno dopo anno e viene corrisposta al dipendente alla cessazione del rapporto di lavoro subordinato.
L‟impresa accantona al fondo annualmente la quota di competenza annua > Costo di produzione per la quota annua. La quota annua è un COSTO NON MONETARIO: non rappresenta un uscita di denaro ma un accantonamento che imputa ai ricavi dell‟esercizio la quota di costo maturata nell‟esercizio.
Il fondo è finalizzato all‟adempimento dell‟obbligazione di debito nei confronti dei dipendenti: aumenta di anno in anno della quota accantonata, diminuisce in caso di licenziamenti/pensionamenti della quota versata al dipendente. E‟ una PASSIVITA‟ PRESUNTA perché calcolata secondo la normativa vigente: non corrisponde con certezza al valore che spetterà al dipendente tra 10 anni in caso di nuove normative.
Conto Economico: Quota annua
Stato patrimoniale: Fondo incrementato dalla quota annua
TFR > Accantonamento al fondo
VFN > + debiti per TFR
VEN > + costi della produzione
Componenti di capitale e reddito legati a operazioni svolte a cavallo di due esercizi
Si tratta di PRODUZIONE AD USO INTERNO
Conto Economico: valore del bene prodotto tra i ricavi (ricavo non monetario) à valore determinato soggettivamente [valore di costo] È una variazione economica positiva.
Stato patrimoniale: Tra le attività figura il valore del bene prodotto.
à Capitalizzazione di costi a utilita’ pluriennale [nello stato patrimoniale].
La produzione di beni per uso interno aventi utilita‟ pluriennale (impianti, brevetti) da‟ luogo a costi sostenuti nel periodo da coprire per competenza con i ricavi dei periodi futuri in cui tali beni saranno utilizzati. Quindi il bene prodotto non destinato alla vendita figura tra le attività dello stato patrimoniale ed è soggetto ad ammortamento come gli altri beni strumentali. Il costo di produzione del bene è un attività nello stato Patrimoniale.
Costruzioni interne
VEP à + ricavi di vendita
VENà + impianti = costi rinviati al futuro, è un fattore in attesa di realizzo
Componenti di capitale e reddito legati a oneri e debiti tributari
La formazione di un utile da‟ luogo all‟obbligo di pagamento dell‟imposta sui redditi di impresa. (supponiamo che le imposte sul reddito siano le uniche pagate dell‟impresa)
Conto economico: componente negativa di reddito “oneri tributari” à non rappresenta un costo perche‟ non corrisponde alla remunerazione contrattuale di un portatore di fattori produttivi, ma e‟ un onere in quanto grava sulla remunerazione dei titolari;
Stato patrimoniale: L‟imposta sara‟ pagata successivamente alla redazione del bilancio; nasce quindi un debito verso lo stato che comparira‟ nel bilancio stesso tra le passività (“debiti tributari”).
Le imposte sul reddito sono un onere presunto misurato da una variazione finanziaria presunta che porta a rilevare nello stato patrimoniale un debito presunto.
→ variazione finanziaria negativa + debiti tributari
Variazione economica negativa + imposte sul reddito
Il capitale netto
E‟ la parte del valore del patrimonio aziendale [attività patrimoniale] che non e‟ gravata da oneri di debito [passività patrimoniali]; corrisponde a fonti di capitale monetario apportato all‟impresa dai titolari, direttamente o indirettamente. E‟ costituito da:
•capitale di conferimento
[nelle s.P.A., capitale sociale (cs)]
[capitale monetario apportato direttamente]
•riserve di utili
[km apportato indirettamente, rinunciando a prelevare, in tutto o in parte, gli utili]
La costituzione di riserve di utili tutela dal rischio generale di impresa: si attua in questo modo una politica di autoassicurazione: nei periodi favorevoli si costituiscono le riserve accantonando utili e nei periodi sfavorevoli si attinge a questi utili per integrare la remunerazione dei titolari o coprire le
perdite. Se c‟è una perdita essa viene coperta con le riserve, intaccando il Capitale di conferimento solo qualora essere risultino insufficienti.
•utile del periodo formatosi grazie all'andamento economicamente favorevole della gestione del periodo
E‟ in attesa di destinazione: può essere prelevato interamente o in parte dai titolari a titolo di remunera zione e/o destinato interamente o in parte a riserva.
[km apportato indirettamente]
Le variazioni economiche e finanziarie conseguenti a operazioni di gestione che riguardano il Capitale Netto sono:
- apporto di capitale di rischio
variazione finanziaria positiva + crediti su soci c/sottoscrizione
variazione economica positiva + capitale sociale
- accantonamento di utili a riserva
Variazione economica negativa |
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- utili d‟esercizio |
Variazione economica positiva |
|
+ riserve di utile |
Variazione finanziaria negativa |
|
+ debiti verso soci /dividendi |
Variazione economica negativa |
|
-utili d‟esercizio |
Le valutazioni di bilancio
A fine periodo ci troviamo di fronte ad alcune componenti di capitale e reddito che hanno un valore INCERTO (rimanenze, accantonamenti a fondi rischi, svalutazione crediti, valore residuo fattori a fecondità semplice e ripetuta).
Attraverso le Valutazioni di Bilancio, attribuiamo a queste componenti un valore. Gli errori di valutazione si compensano naturalmente con plusvalenze e minusvalenze.
è MA un utile sopravvalutato può compromettere l’integrità del patrimonio:
Una distribuzione di utili ai titolari, quando questo valore è sopravvalutato, corrisponde in realtà a una distribuzione di capitale, non a un surplus della gestione. Quando emergerà l‟errore di valutazione al sorgere della minusvalenza, l‟impresa dovrà sopportare la perdita del capitale distribuito ai soci erroneamente.
Ai fini di una corretta determinazione del reddito di periodo e' necessario che le valutazioni di bilancio si articolino in due fasi:
1) individuazione dello spazio dei valori ragionevoli delle rimanenze attive e dei rischi 2) scelta in questo spazio dei valori da attribuire, individuando i valori piu' coerenti con l‟esigenza di determinare un reddito che sia distribuibile senza rischiare di compromettere l'integrita' del patrimonio
principio della prudenza
•attribuire alle rimanenze attive il valore minimo tra quelli ragionevoli
[solitamente il costo - se minore del costo, il valore di presumibile realizzo] à nella pratica valore minimo tra i due dati dal testo
- attribuire ai rischi in essere il valore massimo tra quelli ragionevoli à nella pratica valore massimo tra i due dati dal testo
grazie al principio della prudenza
- al periodo sono attribuiti solo utili di processi giunti a conclusione [per i processi in corso le rimanenze sono valutate al costo e tale valutazione non incorpora utili] ed inoltre tali utili sono gia' gravati di tutti i possibili costi e perdite futuri
•gli utili dei processi in corso sono rinviati al futuro e saranno rilevati quando le rimanenze attive saranno realizzate. I minori costi e perdite legati al risolversi piu' favorevole dei rischi saranno rilevati quando i rischi si manifesteranno nel loro reale ammontare.
STATO PATRIMONIALE
IMPIEGHI Attività patrimoniali |
FONTI |
Cassa e Banca - V. Finanziaria – |
Debiti di finanziamento – V. Finanziaria – |
Crediti di funzionamento – V. Finanziaria – (è un obbligazione di pagamento dovuta alla concessione di dilazioni di pagamento) |
Debiti di Funzionamento – V. Finanziaria – |
Ratei attivi – V. Finanziaria – |
Ratei Passivi – V. finanziaria – |
Risconti attivi – V. economica – |
Risconti passivi – V. economica – |
Immobilizzazioni – V. Economico - |
Fondo TFR – V. Finanziaria – |
Rimanenze di materie prime – V. Econom. - |
Debiti per imposte – V. Finanziaria – |
Rimanenze prodotti – V. Economico - |
Fondo rischi e oneri futuri – V. Economica– |
|
Capitale netto |
Capitale – V. Economico – |
|
Riserve di utili – V. Economico – |
|
Reddito Netto del periodo – V. Economico |
|
TOT IMPIEGHI |
= TOT FONTI |
La redditività – seconda parte esercizi
La redditività è la capacità dell‟impresa di remunerare, anche congruamente se necessario, i fattori produttivi con continuità nel tempo.
E‟la capacità di residuare un utile soddisfacente per i portatori del capitale di rischio, dopo aver remunerato tutti i fattori ed aver destinato una parte del reddito lordo al pagamento delle imposte.
La redditività è una variabile che rientra nel quadro di relazione positivo
DI VITALITA’ ECONOMICA dell’impresa
Economicità: operare in condizioni di economicità significa produrre beni e servizi a cui il mercato attribuisce un valore più elevato rispetto a quello del fattori produttivi utilizzati in condizioni di efficienza ed efficacia.
Condizione per avere
Redditività
Solo se l‟economicità è adeguata c‟è redditività.
Durabilità Autonomia
operare con continuità e sopravvivere nel Un impresa è autonoma quando è in grado tempo. di remunerare i fattori produttivi impiegati e
E‟ legata alla redditività in quanto di coprire con le riserve di utili con le l‟impresa, per procurarsi i fattori di cui eventuali perdite. necessitano per la loro attività, deve essere in grado di remunerarli anche congruamente.
E‟ messa in continua discussione da
- Fenomeni di cambiamento
- Perdita di tensione all‟economicità
è Rafforzarla costituendo riserve di utili nei periodi favorevoli per attingervi nei periodi favorevoli. Ancora
meglio se le riserve sono costituite
con extrareddito, ovvero con parte del reddito che eccede le
aspettative di remunerazione congrua dei titolari.
Si distinguono così:
- Imprese economicamente autosufficienti e vitali à oggettivamente durevoli
- Imprese senza vitalità economica à soggettivamente durevoli
- Imprese a vitalità economica riflessa à soggettivamente durevoli
Le configurazioni di reddito
Sono risultati economici calcolati contrapponendo specifici insiemi di costi e di ricavi relativi a specifiche aree di gestione e capaci di fornire informazioni utili a capire la formazione e la solidità dei redditi di periodo.
CONTO ECONOMICO A VALORE E COSTO DELLA PRODUZIONE OTTENUTA
Gli indici di redditività
Gli indici di redditività sono parametri calcolati per misurare i risultati economici della gestione in termini di rendimento.
R.O.I. [return on investments]
misura la redditività operativa, ovvero il rendimento dei capitali investiti nell'area caratteristica.
ROI = RO [REDDITO OPERATIVO caratteristico]
KO [INVESTIMENTO OPERATIVO MEDIO DEL PERIODO = tot impieghi attività caratteristica
TASSO DI RENDIMENTO DELL'INVESTIMENTO OPERATIVO/CARATTERISTICO MEDIO DEL PERIODO
R.O.E. [return on equities]
misura la redditivita' netta ovvero la remunerazione del capitale apportato direttamente o indirettamente dai titolari.
ROE = RN [REDDITO NETTO]
CN [PATRIMONIO NETTO MEDIO DEL PERIODO = capitale netto finale ]
TASSO DI RENDIMENTO/REMUNERAZIONE DEL PATRIMONIO NETTO MEDIO DEL PERIODO
R.O.I. e R.O.E. Vengono normalmente confrontati con i, (ROD) che misura l'onerosita' del capitale di debito preso a prestito
Determinanti del ROE
ROE = i + (K / CN) * (ROI – i) à equazione reddituale
Determinanti del ROE sono
- ROI e i legati dalla relazione
(ROI – i) (ROI – i) può essere >0, <0, =0
SE ROI = i ROE = ROI = i
ROI < i ROE < ROI < i
ROI > i ROE > ROI > i
- K/Cn tot attività/capitale netto (leverage)
Se K/Cn 1 è un moltiplicatore e una leva finanziaria à amplifica il differenziale tra Roi e i
L‟azione combinata di questi due fattori permette valutazioni sulla convenienza degli investimenti: dato che la leva amplifica l‟effetto sulla redditività(in positivo o in negativo )che ha il rapporto tra redditività operativa e capitale di debito, ovvero:
Se ROI < i il capitale di debito è più oneroso rispetto al reddito generato dall‟attività caratteristica: quindi ogni euro preso a prestito genera meno reddito operativo rispetto al suo costo, avendo così conseguenze negative sulla redditività.
Se ROI > i il capitale di debito è meno oneroso rispetto al reddito generato dall‟attività caratteristica. Il differenziale tra Roi e i rappresenta un valore che aumenta il roe in positivo, in modo tanto maggiore quanto è elevato il rapporto tra totale attività e capitale netto(leva finanziaria).
Determinanti del ROI
il livello del ROI può essere ricondotto ad alcune caratteristiche della gestione definibili come condizioni della redditività operativa e sono:
• condizioni di attività [cosa e quanto] il cosa l‟impresa produce dipende dalla/dalle combinazioni produttive attivate
[specializzazione o diversificazione] e dalle caratteristiche dei prodotti realizzati
à che dipendono a loro volta dalle risorse dell‟impresa il rapporto tra cosa l‟impresa produce e ROI e‟ determinato dall‟attrattivita‟ del business [redditivita‟ potenziale] e da come l‟impresa la sfrutta.
il quanto l‟impresa produce dipende da il punto di pareggio [B.E.P.] le economie di scala, le diseconomie di scala.
• condizioni di efficienza ed efficacia
Riguarda la trasformazione dei fattori produttivi in prodotti e dipende
dall‟organizzazione del lavoro e della produzione e dalla qualità delle tecnologie e dei sistemi gestionali
Consente di ottimizzare il rapporto tra quantità dei fattori produttivi e quantità di prodotti.
è ANALISI DEI COSTI
- condizioni di elasticità o flessibilità riguarda la capacità di adattare quantità [e qualità] della produzione rispetto alle variazioni del mercato [sul lato sia della domanda che dell‟offerta] senza compromettere la redditività. L‟elasticità [flessibilità] e‟ rilevante in condizioni di variabilità del mercato.
- condizioni di finanziamento
ANALISI DEI COSTI
I costi di prodotto, costi pieni e parziali à metodo FULL COSTING possiamo distinguere tra costi di prodotto:
- pieni à si prendono in considerazione tutti i consumi di fattori produttivi necessari per ottenere il risultato produttivo. per es. Per decisioni sul prezzo di vendita
- parziali à si prendono in considerazione aggregazioni parziali di tali consumi per es. Per valutazioni di efficienza
si ottengono così configurazioni di costo dotate di capacità informative diverse e utili per particolari finalità conoscitive.
le configurazioni di costo nelle imprese industriali monoprodotto
Nessuna problematica di attribuzione. Tutti i costi sono diretti, sostenuti in funzione dell‟unico prodotto realizzato. Non si distinguono quindi costi diretti e indiretti. No riparti
MATERIE PRIME +
MANODOPERA DIRETTA (MOD) +
SERVIZI INDUSTRIALI =
COSTO PRIMO |
|
+ à considerando solo i fattori a fecondità semplice |
AMMORTAMENTI |
|
= |
COSTO DI FABBRICAZIONE |
|
+ |
Costi non legati all‟attività di produzione |
COSTI COMMERCIALI +
COSTI AMMINISTRATIVI =
COSTO DI PRODUZIONE |
+ |
ONERI FINANZIARI |
+ |
ONERI TRIBUTARI |
= |
COSTO DI GESTIONE |
+ à se vendo a questo prezzo sono in pareggio |
ONERI FIGURATIVI |
= à uso del lavoro dell‟imprenditore, ecc |
COSTO ECONOMICO-TECNICO |
à prezzo di vendita remunerativo |
Le configurazioni di costo nelle imprese industriali multiprodotto
Ai fini del calcolo dei costi di prodotto occorre distinguere tra
- costi diretti [di diretta imputazione]
- costi diretti sono quelli che vengono attribuiti ad un oggetto di costo in base ad un calcolo oggettivo (preciso)
modalita’ di calcolo dei costi diretti quantita’ consumata x costo unitario del fattore
(es: litri 125 di gasolio x 1 euro al litro = 125 euro )
- costi indiretti [di indiretta imputazione]
- costi indiretti sono quelli che vengono ripartiti tra piu‟ oggetti di costo in base a criteri convenzionali per motivi oggettivi (non e‟ possibile individuare diversamente la quota di costo relativa a ciascun oggetto di riferimento) o per scelte di opportunità
modalità di calcolo dei costi indiretti [individuazione della/e base/i di riparto] il calcolo dei costi indiretti implica l‟individuazione di un parametro rappresentativo dell‟intensità con cui i diversi oggetti di costo partecipano alla formazione del costo, in funzione del quale effettuare il riparto
à riparto a base unica
Data una base, somma da ripartire, il coefficiente di riparto è
COSTO DA RIPARTIRE / BASE RIPARTO
COEFF. DI RIPARTO X VALORE BASE DI RIPARTO = costo ripartito
NELL‟OGGETTO DI COSTO
à riparto a base multipla
se i costi da ripartire sono compositi li si suddividono in componenti omogenee per trovare una soddisfacente base di riparto per ogni componente
le configurazioni di costo nelle imprese industriali multiprodotto
MATERIE PRIME |
+ |
MANODOPERA DIRETTA |
+ |
SERVIZI INDUSTRIALI DIRETTI |
= |
COSTO PRIMO |
+ à considerando solo i fattori a fecondità semplice |
AMMORTAMENTI DIRETTI |
= |
COSTO DIRETTO DI FABBRICAZ |
+ à considerando solo i fattori a fecondità rip. specifici del prodotto |
COSTI INDIRETTI DI FABBRICAZ |
= |
COSTO COMPLETO DI FABBRIC |
+ à comprende anche i costi imputati indirettamente |
COSTI COMMERCIALI |
+ |
COSTI AMMINISTRATIVI |
= |
Costi non legati all‟attività di produzione ma al funzionamento dell‟impresa: sono indiretti. |
COSTO COMPLETO DI PRODUZIONE +
ONERI FINANZIARI +
ONERI TRIBUTARI =
COSTO COMPLESSIVO DI GESTIONE +
ONERI FIGURATIVI =
COSTO ECONOMICO-TECNICO
ESEMPIO ESERCIZIO
L‟impresa SOGEP produce i prodotti A e B che presentano i seguenti dati annuali di gestione:
A |
B |
|
|
MOD |
2.000.000 |
1.500.000 |
|
Materie |
3.000.000 |
2.000.000 |
|
Servizi ind.li |
1.000.000 |
500.000 |
|
Ammortamenti diretti |
1.500.000 |
2.500.000 |
|
CF indiretti ind.li |
|
|
7.000.000 |
Costi comm.li e amm.vi |
|
|
4.500.000 |
Ricavi di vendita |
17.200.000 |
12.800.000 |
|
Tenuto conto del fatto che i costi indiretti industriali vengono ripartiti a base unica rispetto al costo di manodopera diretta e i costi indiretti commerciali e amministrativi vengono ripartiti su base unica rispetto ai ricavi di vendita, determinare il costo completo di produzione dei prodotti A e B.
Sapendo, inoltre, che:
gli oneri finanziari e tributari, il cui ammontare è pari a 3.000.000, vengono attribuiti per il 60% al prodotto A e per il 40% al prodotto B; l‟impresa utilizza gratuitamente un locale di proprietà del titolare che, se dovesse essere preso in affitto a prezzi di mercato, comporterebbe il sostenimento di un canone annuo di affitto pari a 150.000 (l‟onere figurativo relativo viene attribuito per metà al prodotto A e per metà al prodotto B); si determinino il costo complessivo di gestione ed il costo economico-tecnico.
SVOLGIMENTO
Riparto dei costi indiretti
Totale dei costi di MOD = 2.000.000 + 1.500.000 = 3.500.000 Totale dei ricavi = 17.200.000 + 12.800.000 = 30.000.000 Costi industriali:
k = 7.000.000 / 3.500.000 = 2
quota A = 2 x 2.000.000 = 4.000.000 quota B = 2 x 1.500.000 = 3.000.000
7.000.000 (= costo da ripartire)
Costi commerciali e amministrativi:
k = 4.500.000 / 30.000.000 = 0,15 quota A = 0,15 x 17.200.000 = 2.580.000
quota B = 0,15 x 12.800.000 = 1.920.000
4.500.000 (= costo da ripartire)
Oneri finanziari e tributari:
quota A = 3.000.000 * 60% = 1.800.000 quota B = 3.000.000 * 40% = 1.200.000
3.000.000 (= costo da ripartire)
Oneri figurativi:
quota A = 150.000 / 2 = 75.000 quota B = 150.000 / 2 = 75.000 ESEMPIO DI CALCOLO DEL COSTO DI PRODOTTO
PRODOTTO A PRODOTTO B
MATERIE PRIME |
3.000.000 |
2.000.000 |
MANODOPERA DIRETTA |
2.000.000 |
1.500.000 |
SERVIZI IND.LI DIRETTI |
1.000.000 |
500.000 |
COSTO PRIMO |
6.000.000 |
4.000.000 |
AMMORTAMENTI DIRETTI |
1.500.000 |
2.500.000 |
COSTO DIRETTO DI FARRICAZIONE |
7.500.000 |
6.500.000 |
COSTI INDIRETTI DI FABBRICAZIONE |
4.000.000 |
3.000.000 |
COSTO COMPLETO DI FABBRICAZ. |
11.500.000 |
9.500.000 |
COSTI COMM. E AMM. |
2.580.000 |
1.920.000 |
COSTO COMPLETO DI PROD.NE |
14.080.00 |
11.420.000 |
ONERI FINANZIARI E TRIBUTARI |
1.800.000 |
1.200.000 |
COSTO COMPLESSIVO DI GESTIONE |
15.880.000 |
12.620.000 |
ONERI FIGURATIVI |
75.000 |
75.000 |
COSTO ECONOMICO-TECNICO |
15.955.000 |
12.695.000 |
Controllo dei costi di produzione: metodo Direct costing
Capitale circolante netto, autofinanziamento, cash flow
Calcolo e applicazioni
Capitale Circolante Netto in senso stretto
Capitale Circolante lordo
(liquidità + rimanenze di materie prime + rimanenze prodotti + crediti v/clienti)
–
Passivo Corrente (= Debiti di funzionamento)
Capitale Circolante Netto in senso finanziario
Capitale Circolante lordo
(liquidità + rimanenze di materie prime + rimanenze prodotti + crediti v/clienti à realizzabili a breve termine quello non realizzabile a breve termine come delle scorte particolari va sottratto lo specifica il testo)
-
Passivo Corrente (= fonti esigibili a breve termine)
Capitale Circolante Netto operativo
Capitale Circolante lordo operativo
(rimanenze di materie prime + rimanenze prodotti + crediti v/clienti + scorte à non considero la liquidità)
–
Passivo Corrente (= Debiti di funzionamento)
Autofinanziamento in senso stretto
Utili accantonati a riserva
Autofinanziamento in senso ampio = reddito spendibile
METODO INDIRETTO
Reddito Globale Lordo
+
costi non monetari
(ammortamenti + accantonamenti fondi rischi e oneri + accantonamenti per tfr à non si considerano gli accantonamenti per perdite su crediti)
METODO DIRETTO
[Ricavi di vendita + rimanenze prodotti + interessi attivi + ricavi extracaratt. – accantonamento a fondo svalut. crediti] -
[Costi ffs - Variazione rimanenze materie + Oneri finanziari]
Oppure
Ricavi di vendita + interessi attivi + ricavi extracaratt. – accantonamento a fondo svalut. crediti -
[Costi fattori a fecondità semplice (materie prime, servizi, lavoro)
-
Variazione rimanenze materie
-
Variazione rimanenze prodotti
+
Oneri finanziari]
N.B Se c‟è produzione ad uso interno, non considero i costi non monetari della produzione interna, ne i ricavi derivati dalla produzione interna. à RGL + Costi non monetari del venduto
L‟autofinanziamento corrisponde alla variazione subita dal ccn per effetto della gestione corrente.
Cash flow corrente
METODO DIRETTO
[Ricavi di vendita – variazione dei crediti di funzionamento + interessi attivi + ricavi extracaratt. – fondo svalut. crediti] –
[Costo fattori produttivi a fecondità semplice – var. deb di funzionamento + oneri finanziari]
METODO INDIRETTO Autofinanziamento – variazione CCN operativo
(var. crediti di funzionamento – var. materie prime – var. rimanenze prodotti + debiti di funzionamento)
Cash flow extracorrente
variazione di cassa – CF corrente
Cash flow totale
Variazione di cassa
SIMULAZIONE PROVA D’ESAME
ESERCIZIO 1
L‟impresa industriale MARTE S.p.A. presenta i seguenti schemi di Stato Patrimoniale al 31/12/X0 e 31/12/X1 e di Conto Economico per l‟esercizio X1 (dati espressi in migliaia di Euro):
STATO PATRIMONIALE
31/12/X1 |
31/12/X0 |
|
31/12/X1 |
31/12/X0 |
|
Immobili civili (valore residuo) |
5.800 |
6.300 |
Fondo garanzia prodotti |
1.000 |
800 |
Macchinari (valore residuo) |
21.100 |
22.900 |
Debiti v/fornitori |
5.100 |
5.200 |
Rimanenze mat. prime |
4.400 |
3.900 |
Debiti v/ banche |
12.060 |
13.200 |
Rimanenze prodotti |
4.850 |
2.850 |
Debiti TFR |
4.600 |
3.900 |
Crediti v/clienti (valore di presumibile realizzo) |
1.160 |
2.700 |
Capitale sociale |
15.000 |
15.000 |
Cassa e banca |
1.950 |
950 |
Riserve di utili |
1.100 |
500 |
|
|
|
Risultato economico |
400 |
1.000 |
|
39.260 |
39.600 |
|
39.260 |
39.600 |
CONTO ECONOMICO X1
Ricavi di vendita |
30.590 |
Variazione rimanenze prodotti |
+2.000 |
Costo acquisto materie prime |
-13.020 |
Variazione rimanenze materie prime |
+500 |
Costi per servizi |
-8100 |
Salari e stipendi |
-9.400 |
Quota TFR |
-700 |
Ammortamento macchinari |
-800 |
Accantonamento al Fondo sval. Crediti |
- 120 |
Accantonamento al Fondo gar. Prodotti |
-50 |
Fitti attivi |
1.200 |
Ammortamento immobili civili |
- 500 |
Interessi attivi su c/c |
300 |
Interessi passivi |
-1.500 |
Utile d’esercizio |
400 |
Sulla base di tali dati, si proceda per l‟esercizio X1:
- alla redazione del Conto Economico a valore aggiunto;
- alla determinazione di ROE, ROI e i;
- al calcolo dell‟Autofinanziamento in senso ampio (o reddito spendibile) con il metodo diretto.
ESERCIZIO 2
Nel 2005, l‟impresa industriale Smile SpA produce e vende i prodotti A e B, che presentano i seguenti valori di gestione su base annua.
A |
B |
Totali |
|
Ricavi di vendita |
1.500.000 |
1.400.000 |
|
Numero di prodotti venduti |
50.000 |
70.000 |
|
Costo materie prime |
400.000 |
300.000 |
|
Costo manodopera diretta |
100.000 |
50.000 |
|
Costi fissi di pubblicità |
400.000 |
120.000 |
|
Ammortamenti industriali indiretti |
|
|
60.000 |
Costi generali di amministrazione |
|
|
120.000 |
Assumendo la quantità prodotta e venduta come base di riparto per i costi indiretti, determinare:
il margine di contribuzione lordo e il margine di contribuzione netto per i prodotti A e B; il risultato economico complessivo;
il punto di pareggio e il margine di sicurezza per il prodotto A;
la variazione di quantità prodotta e venduta di A necessaria (a parità di condizioni) per mantenere
invariato il margine di sicurezza nell‟ipotesi che si decida di effettuare nuovi investimenti in pubblicità per il prodotto per un ammontare di 25.000.
ESERCIZIO 3
Dal budget relativo al 2006 dell‟impresa Smile SpA cui fa riferimento l‟esercizio 2 emergono le seguenti informazioni relative alla produzione dei prodotti A e B:
PRODOTTO A |
PRODOTTO B |
|
ORE MACCHINA PER UNITA‟ |
0,04 |
0,05 |
PREVISIONE DI DOMANDA (UNITA‟) |
60.000 |
80.000 |
La capacità produttiva disponibile è di 6.000 ore macchina ed è, quindi, insufficiente a produrre i quantitativi di prodotti che si prevede verranno richiesti dal mercato.
Assumendo che i prezzi di vendita ed i costi variabili unitari dei due prodotti nonché i costi fissi non subiscano variazioni rispetto al 2005, determinare il mix produttivo ottimale per l‟anno 2006, considerate le ore macchina disponibili, e il risultato economico differenziale conseguibile attraverso la soluzione adottata rispetto a quello conseguito nell‟anno 2005.
SOLUZIONE
ESERCIZIO 1
A) Riclassificazione a Valore aggiunto:
Il valore aggiunto prevede una presentazione dei costi più “frammentata”, divisa in costi per beni e servizi esterni – costi del lavoro – ammortamenti e svalutazioni. Una volta arrivati al reddito operativo si procede come al solito
Valore della produzione |
|
32.590 |
Ricavi di vendita |
30.590 |
|
Variazione rimanenze prodotti |
+2.000 |
|
COSTO BENI E SERV. ESTERNI |
|
-20.620 |
Costo acquisto materie prime |
-13.020 |
|
Variazione rimanenze materie prime |
+500 |
|
Costi per servizi |
-8100 |
|
VALORE AGGIUNTO |
|
11.970 |
Salari e stipendi |
-9.400 |
|
Quota TFR |
-700 |
|
MARGINE OPERATIVO LORDO (MOL) |
|
1.870 |
Ammortamento macchinari |
-800 |
|
Accantonamento al Fondo sval. Crediti |
- 120 |
|
Accantonamento al fondo gar. Prodotti |
-50 |
|
Reddito Operativo Caratteristico |
|
900 |
Fitti attivi |
1.200 |
|
Ammortamento immobili civili |
- 500 |
|
Reddito operativo globale |
|
1.600 |
Interessi attivi su c/c |
300 |
|
Interessi passivi |
-1.500 |
|
Utile d’esercizio |
400 |
|
In più a titolo di esempio: Riclassificazione a Costo del venduto:
Il costo del venduto ha solo una differenza sostanziale col conto economico a valore della produzione: le rimanenze di prodotto e le costruzioni interne vanno scritte assieme ai costi, sotto costo del venduto, con segno OPPOSTO rispetto al Ce di partenza.
Ricavi del venduto |
|
30.590 |
Ricavi di vendita |
30.590 |
|
Costo del venduto |
|
29690 |
Costo acquisto materie prime |
13.020 |
|
Variazione rimanenze materie prime |
500 |
|
Costi per servizi |
8100 |
|
Salari e stipendi |
9.400 |
|
Quota TFR |
700 |
|
Ammortamento macchinari |
800 |
|
Accantonamento al Fondo sval. Crediti |
120 |
|
Accantonamento al fondo gar. Prodotti |
50 |
|
- produzione ad uso interno |
// |
|
- rimanenze prodotti |
- (-2000) |
|
Reddito Operativo Caratteristico |
|
900 |
Fitti attivi |
1.200 |
|
Ammortamento immobili civili |
- 500 |
|
Reddito operativo globale |
|
1.600 |
Interessi attivi su c/c |
300 |
|
Interessi passivi |
-1.500 |
|
Utile d’esercizio |
400 |
|
B)
ROE = utile d‟esercizio / capitale netto = 400 / 16.500 = 2,42%
ROI = ROC/attività caratteristiche = 900 / 33.460 = 2,69%
I = oneri finanziari/debiti onerosi 1.500 / 12.060 = 12,4%
C) AF = (30.590 + 1.200 + 300 – 120) – (13.020 + 8.100 + 9.400 + 1.500 –500 – 2.000) = 31.970 –
29.520 = 2.450
ESERCIZIO 2
A |
B |
Totali |
|
Ricavi di vendita |
1.500.000 |
1.400.000 |
|
Costo materie prime |
400.000 |
300.000 |
|
Costo manodopera diretta |
100.000 |
50.000 |
|
MCL |
1.000.000 |
1.050.000 |
|
Costi di pubblicità |
400.000 |
120.000 |
|
MCN |
600.000 |
930.000 |
1.530.000 |
Amm. ind. Ind. |
|
|
60.000 |
Costi gen. Amm. |
|
|
120.000 |
RE |
|
|
1.350.000 |
Costi Fissi A = 400.000 + (60.000 / 120.000) * 50.000 + (120.000 / 120.000) * 50.000 = 400.000 + 25.000 + 50.000 = 475.000
Prezzo di A = 1.500.000 / 50.000 = 30
Costo variabile unitario A = 500.000 / 50.000 = 10
P – V = margine di contribuzione unitario = 30 – 10 = 20
BEP A – quantità di equilibrio = costi fissi/ margine di contribuzione = 475.000 / 20 = 23.750 S X A = margine di sicurezza di A = quantità venduta – q di equilibrio= 50.000 – 23.750 = 26.250
Costi Fissi‟ A (aumentano dei nuovi investimenti) = 475.000 + 25.000 = 500.000
BEP‟ A = CF‟/margine di contribuzione = 500.000 / 20 = 25.000
26.250 = Q‟ – 25.000
Q‟ = 51.250 per mantenere inalterato il margine di sicurezza
VAR Q = 51.250 – 50.000 = 1.250
ESERCIZIO 3
Margine di contribuzione unit. di A = 20
Margine di contribuzione unit. B = MC totale/ q venduta = 1.050.000 / 70.000 = 15
Margine di contribuzione orario A = 20 / 0.04 = 500
Margine di contribuzione orario B = 15 / 0,05 = 300
MIX PRODUTTIVO OTTIMALE =
60.000 UNITA‟ DI A (CHE ASSORBONO 2.400 ORE MACCHINA) (il max vendibile di A) 72.000 UNITA‟ DI B (CHE ASSORBONO 3.600 ORE MACCHINA) (le restanti ore)
NUOVO RE =(q venduta A * Mc unit A + q venduta B * Mc unit B) – costi fissi =
(60.000 * 20 + 72.000 * 15) – 520.000 – 60.000 – 120.000 = 1.580.000
VARIAZIONE RE = 1.580.000 – 1.350.000 = 230.000
Appunti di teoria per l’orale
L‟economia si occupa delle attività svolte dai soggetti economici per rispondere ai bisogni umani secondo principi di Razionalità Economica: tutte le attività implicano l‟utilizzo di risorse scarse in termini di convenienza.
L’economia aziendale studia le aziende, unità costituite per la produzione di beni e servizi necessari per soddisfare bisogni individuali o collettivi, caratterizzate da:
Cos’è l’economicità? L‟economicità è il carattere primario di aziendalità, consiste nell‟utilizzo efficiente ed efficace delle risorse per ottenere prodotti finiti con un valore superiore ai fattori impiegati. Se l‟economicità è adeguata c‟è redditività. Da questa caratteristica derivano l‟autonomia e la durabilità. L‟autonomia è l‟indipendenza nello svolgere l‟attività produttiva e nelle decisioni di gestione. Ad esempio un istituto secondario superiore non è autonomo perché le decisioni dipendono dal provveditorato. La durabilità è la caratteristica di un‟attività destinata a sopravvivere e perdurare nel futuro perché utile e svolta in condizioni di economicità. Un‟azienda pubblica in perdita tenuta in piedi dallo stato per pubblico interesse non è economica quindi non ha carattere di durabilità. Viene tenuto in piedi da terzi. |
- Economicità: utilizzo efficiente ed efficace delle risorse per ottenere prodotti finiti con un valore superiore a quello dei fattori impiegati (creazione del valore).
àcarattere primario da cui derivano i caratteri di - Autonomia: indipendenza nello svolgere l‟attività produttiva nelle decisioni di gestione.
- Durabilità: attività destinata a sopravvivere e perdurare nel futuro. Solo se l‟attività è utile e svolta in condizioni di economicità, sopravvive nel sistema economico.
Le unità produttrici di beni e servizi possono essere Aziende, contraddistinte da economicità, autonomia e durabilità (caratteri di aziendalità); o non Aziende, che non presentano in tutto o in parte i caratteri di aziendalità (un istituto secondario superiore non è autonomo, un‟azienda pubblica tenuta in vita anche se inefficiente per pubblico interesse non è economica).
Le aziende possono essere:
- di produzione per l’erogazione: soddisfazione diretta dei bisogni. Producono beni e servizi allo scopo di fornire la soddisfazione di un certo bisogno agli utenti utilizzando i capitali apportati dai soggetti che li costituiscono. L‟economicità si misura valutando se le risorse spese danno un risultato soddisfacente. (esempi: asl, fondazioni)
- di produzione per lo scambio di mercato: soddisfazione indiretta dei bisogni à rispondere alla domanda producendo beni e servizi idonei allo scambio di mercato. Svolgono l‟attività economica allo scopo di conseguire un surplus che remuneri il capitale investito per l‟erogazione del bene/servizio (impresa capitalistica), oppure che garantisca benefici ai soci (cooperativa), o ancora permetta la sopravvivenza dell‟attività( azienda no profit). L‟economicità si misura confrontando valore della produzione e valore di scambio: se il valore di scambio è maggiore l‟attività è economica.
L’economia aziendale studia le aziende come sistemi complessi per identificare le più utili modalità di governo.
L‟economia aziendale si è occupata soprattutto dell‟analisi dell‟impresa, ovvero quell‟azienda che produce beni e servizi destinati allo scambio sul mercato.
Ciò deriva dal ruolo trainante che le imprese hanno avuto nel concorrere allo sviluppo economico fornendo risposte sempre nuove e crescenti livelli di produttività, e per la crescente complessità dei problemi gestionali che hanno via via affrontato.
L’impresa come espressione di imprenditorialità
L‟impresa è espressione del fenomeno storico e della funzione sociale di Imprenditorialità.
L‟imprenditorialità è una delle funzioni sociali trainanti, motore dello sviluppo economico e sociale; nasce con la prima rivoluzione industriale, quando l‟attività di produzione si sviluppa utilizzando le nuove scoperte scientifiche e le innovazioni tecniche e assume carattere organizzato
(coordinamento delle varie attività) e capitalistico (per svolgere l‟attività occorre investire capitali in misure sempre maggiori) e valenza sociale (l‟attività imprenditoriale influenza i consumi, scandisce la giornata coi ritmi lavorativi).
Le imprese si sono sviluppate sotto la spinta dell‟interazione col mercato (le pressioni della domanda e della concorrenza spingono l‟impresa a migliorare efficienza, efficacia, qualità e rapidità delle risposte produttive), l‟impatto del progresso scientifico ( fornisce alle imprese le conoscenze necessarie per relazionarsi col mercato in termini di innovazione), e l‟organizzazione interna e relazionalità esterna.
Dell‟imprenditorialità si son date nel tempo, diverse definizioni. E‟ imprenditore:
- per Smith e Mill é colui che organizza e gestisce un attività produttiva, apportandovi capitale di rischio: acquista fattori produttivi a prezzi certi, per ottenere prodotti finiti vendibili a prezzi incerti. - per Say la definizione di imprenditore assume connotazione organizzativo-gestionale: è imprenditore colui che organizza e gestisce un attività imprenditoriale mobilitando capitali propri e di terzi. Distingue chi gestisce la produzione dall‟apportatore di capitali, che può rimanerne estraneo.
- Schumpeter condivide la distinzione di Say ma individua l‟imprenditore come colui che introduce soluzioni nuove a un certo bisogno, rendendo prive di valore quelle vecchie: coglie le necessità di mercato, anticipa nuovi modi di soddisfare i bisogni innovano i processi e l‟organizzazione.
Oggi l‟imprenditorialità è la funzione che, al di là della singola azione innovativa e dell‟operare della singola persona si esprime in una capacità di innovazione e di adottare
un comportamento organizzativo volto a rispondere al cambiamento. E‟ la capacità che contraddistingue una o più persone che governano l‟impresa di progettare formule imprenditoriali mediando tra risorse, bisogni e risposte produttive.
Formula imprenditoriale = modello produttivo, organizzativo, introduzione di nuovi prodotti, idonei a remunerare il capitale investito perché espressione di una corretta interpretazione delle disponibilità e esigenze di mercato.
ANNOTAZIONI SU ALCUNE COMPONENTI DI CAPITALE E REDDITO
Componenti di capitale e reddito legati all’utilizzo di materie prime
COSTO DI UTILIZZO DI MATERIE PRIME = Costo d‟acquisto sostenuto durante l‟anno +
Rimanenze iniziali di materie al1/1 - Rimanenze finali di materie prime
RIMANENZE DI MATERIE PRIME = attività di stato patrimoniale. Sono costi d‟acquisto rinviati al futuro, che verranno imputati nell‟esercizio in cui verranno utilizzati. Sono fattori produttivi ancora da utilizzare e realizzare.
Componenti di capitale e reddito legati alle rimanenze di prodotti
VALORE DELLA PRODUZIONE = Costo di produzione del periodo +
Rimanenze finali di prodotti -
Rimanenze iniziali di prodotti
RIMANENZE DI PRODOTTI = attività di stato patrimoniale. Sono inserite al costo di produzione. Rappresentano fattori produttivi impiegati in attesa di realizzo.
Componenti di capitale e reddito legati all’utilizzo di fattori produttivi a fecondità ripetuta
I fattori a fecondità ripetuta concorrono alla produzione per più periodi: cedono valore ai prodotti gradualmente man mano che vengono utilizzati.
Il COSTO D‟UTILIZZO DEL FATTORE è pari alla QUOTA DI AMMORTAMENTO: la quota di ammortamento rappresenta la perdita del valore del bene a seguito dell‟utilizzo ai fini della produzione: è la parte di valore ceduta dal fattore al prodotto finito
La quota di ammortamento, ovvero il costo di utilizzo del fattore di competenza del periodo, è un costo non monetario: non rappresenta una vera e propria uscita di denaro ma un accantonamento finalizzato al realizzo del capitale investito nell‟acquisizione del fattore. Il valore del bene nelle attività patrimoniali è pari al VALORE RESIDUO del bene. E‟ un investimento in attesa di realizzo. Il fondo ammortamento è una posta rettificativa di bilancio: rappresenta la parte di valore che il bene ha già ceduto alla produzione.Il Valore residuo è un costo rinviato al futuro che, rispettando il principio della competenza, verrà imputato gradualmente, proporzionalmente agli anni di vita utile dell‟impresa.
Variazioni economiche e finanziarie derivate dalle operazioni di Ammortamento
VEN à + costi
VEP à + fondo ammortamento, realizzo del fattore produttivo.
Componenti di capitale e reddito legati al costo del lavoro
Il costo del lavoro è un fattore a fecondità semplice pagato in via posticipata: non esistono “rimanenze” di ore lavoro. Il costo del lavoro è formato da diverse componenti:
- Salari e Stipendi :costo di produzione, per il valore dei salari versati nell‟anno
- Oneri sociali e assicurativi
- TFR: è una retribuzione differita che matura anno dopo anno e viene corrisposta al dipendente alla cessazione del rapporto di lavoro subordinato.
L‟impresa accantona al fondo annualmente la quota di competenza annua à Costo di produzione per la quota annua. La quota annua è un COSTO NON MONETARIO: non rappresenta un uscita di denaro ma un accantonamento che imputa ai ricavi dell‟esercizio la quota di costo maturata nell‟esercizio. Il fondo è finalizzato all‟adempimento dell‟obbligazione di debito nei confronti dei dipendenti: aumenta di anno in anno della quota accantonata, diminuisce in caso di licenziamenti/pensionamenti della quota versata al dipendente. E‟ una PASSIVITÀ PRESUNTA perché calcolata secondo la normativa vigente: non corrisponde con certezza al valore che spetterà al dipendente tra 10 anni in caso di nuove normative.
Componenti di capitale e reddito legati a operazioni svolte a cavallo di due esercizi
Costi per servizi |
Ricavi per servizi |
||
Pagati in anticipo |
Pagati posticipatamente |
incassati in anticipo |
Incassati posticipatamente |
RISCONTO ATTIVO |
RATEO PASSIVO |
RISCONTO PASSIVO |
RATEO ATTIVO |
È un costo sospeso. |
Obbligazione di pagamento di un servizio già goduto in parte e in parte ancora da godere |
E‟ un obbligazione alla |
E‟ un diritto a incassare il corrispettivo per il servizio offerto |
SP. Attività |
S.P. Passività |
S.P. passività |
S.P. attività |
CE. Storno di costo: |
C.E. integrazione di costo |
C.E. Storno di ricavo: componente negativo che |
C.E. integrazione di ricavo |
Componenti di capitale e reddito legati a rischi particolari
- Costi e perdite di presunta manifestazione futura
- Generati/e dalle operazioni del periodo di produzione e vendita (costi di assistenza per garanzia su prodotti / perdite per crediti insoluti)
- previste e imputate soggettivamente al conto economico perché di competenza del periodo, alla voce Accantonamenti a Fondi Rischi = costo non monetario che implica l‟accumulo di capitale monetario.
E‟ una politica di autoassicurazione che fa si che le perdite non gravino sui ricavi del periodo in cui si manifesteranno, per evitare improprie decurtazioni del reddito netto. Al fondo viene attribuito il valore più alto tra quelli ragionevoli.
Fondo rischi per perdite su crediti |
Fondo rischi per oneri futuri presunti |
E‟ un accantonamento formale, una correzione negativa dei ricavi: diminuisce i ricavi presunti della quota di crediti che potrebbero rimanere insoluti. Serve a coprire la perdita nel momento in cui si presenterà. Se è insufficiente, la parte in eccedenza è considerata tra i costi di esercizio alla voce “perdite su crediti” |
E‟ un accantonamento sostanziale,vincola i ricavi del periodo alla copertura di presunti costi di manifestazione futura di competenza della produzione del periodo. Serve a |
Componenti di capitale e reddito legati a accadimenti di natura straordinaria.
Si devono inoltre considerare, nell‟analisi delle componenti di capitale e reddito operazioni o accadimenti di natura straordinaria (dal punto di vista della ripetibilità nel tempo).
Possono comportare maggiori / minori valori delle attività patrimoniali, a parità di passività à quindi maggiori / minori valori del capitale netto: cio‟ si riflette nel conto economico attraverso la formazione di specifici componenti positivi / negativi di reddito.
Operazioni / avvenimenti possibili:
- Realizzo diretto di fattori produttivi a fecondità ripetuta (beni strumentali) a valori superiori / inferiori al valore residuo di bilancio, con formazione di plusvalenze / minusvalenza.
- concessione di contributo a fondo perduto
- distruzione di beni per calamità naturale senza copertura assicurativa
Componenti di capitale e reddito legati a oneri e debiti tributari
La formazione di un utile dà luogo all‟obbligo di pagamento dell‟imposta sui redditi di impresa. (supponiamo che le imposte sul reddito siano le uniche pagate dell‟impresa)
Conto economico: componente negativa di reddito “oneri tributari” à non rappresenta un costo perche‟ non corrisponde alla remunerazione contrattuale di un portatore di fattori produttivi, ma e‟ un onere in quanto grava sulla remunerazione dei titolari;
Stato patrimoniale: L‟imposta sarà pagata successivamente alla redazione del bilancio; nasce quindi un debito verso lo stato che comparirà nel bilancio stesso tra le passività (“debiti tributari”).
Le imposte sul reddito sono un onere presunto misurato da una variazione finanziaria presunta che porta a rilevare nello stato patrimoniale un debito presunto.
Il capitale netto, le valutazioni di bilancio e l’annacquamento del capitale
Il capitale netto è la parte del valore del patrimonio aziendale [attività patrimoniale] che non e‟ gravata da oneri di debito [passività patrimoniali]; corrisponde a fonti di capitale monetario apportato all‟impresa dai titolari, direttamente o indirettamente aumentato del reddito generato dalla gestione.
E‟ costituito da:
•capitale di conferimento [nelle s.P.A., capitale sociale (cs)]
[capitale monetario apportato direttamente]
•riserve di utili (palesi)
[km apportato indirettamente, rinunciando a prelevare, in tutto o in parte, gli utili]
La costituzione di riserve di utili tutela dal rischio generale di impresa: si attua in questo modo una politica di autoassicurazione: nei periodi favorevoli si costituiscono le riserve accantonando utili e nei periodi sfavorevoli si attinge a questi utili per integrare la remunerazione dei titolari o coprire le
perdite. Se c‟è una perdita essa viene coperta con le riserve, intaccando il Capitale di conferimento solo qualora essere risultino insufficienti.
Costituire riserve da vantaggi di tipo patrimoniale, perché permette di coprire le perdite senza erodere il capitale di rischio e vantaggi finanziari perché il risparmio di utile trattiene nell‟impresa ricchezza autogenerata (autofinanziamento in senso stretto)
•utile del periodo formatosi grazie all'andamento economicamente favorevole della gestione del periodo E‟ in attesa di destinazione: può essere prelevato interamente o in parte dai titolari a titolo di remunerazione e/o destinato interamente o in parte a riserva.
[km apportato indirettamente]
LA GESTIONE CORRENTE è rappresentata dall‟insieme di operazioni che riguardano l‟utilizzo di una capacità produttiva già predisposta. Si tratta delle operazioni che riguardano il ciclo acquisto ffs – trasformazione – vendita dei prodotti
Esempi di operazioni di gestione corrente: acquisto di ffs, saldo debiti di funzionamento, trasformazione, vendita, riscossioni crediti di funzionamento, pagamento interessi passivi
Va osservato che la gestione corrente può essere individuata tanto con riferimento alle attività caratteristiche quanto alle attività extracaratteristiche. Si adotta l‟ipotesi semplificatrice che non ci sia attività extracaratteristica quindi la gestione corrente coincida con la gestione caratterista, ma attenzione, in realtà non è così.
Premesso ciò la gestione corrente da luogo ad una serie di variazioni nel valore degli impieghi e delle fonti del capitale di funzionamento rappresentati nello stato patrimoniale: la gestione corrente può determinare variazioni nell‟entità del capitale monetario, dei debiti, dei crediti, delle scorte di materie prime e prodotti. Le operazioni che non fanno parte della gestione corrente si risolvono invece in variazioni dell‟entità del solo capitale monetario.
Esempi di operazioni di gestione extracorrente che generano variazioni di entità del capitale monetario: acquisto e realizzo di fattori produttivi a fecondità ripetuta, acquisizione e rimborso di capitale di credito, acquisizione e rimborso del capitale di rischio, utilizzo dei fondi rischi, del fondo tfr, pagamento oneri tributari, remunerazione del capitale di rischio.
Nella dinamica finanziaria della gestione si crea così un interdipendenza di flussi finanziari originati
dalla gestione corrente e extracorrente. La gestione corrente rappresenta uno snodo fondamentale tra gli aspetti economici e finanziari della gestione:
le risorse finanziarie che si formano nell‟ambito della gestione corrente da un lato migliorano le condizioni di redditività ma dall‟altro dipendono (come si vede dall‟autofinanziamento), dalla dinamica reddituale, in particolare dall‟entità dei ricavi di vendita (= entrate finanziarie), dei costi d‟acquisto dei ffs e degli oneri finanziari (= uscite finanziarie), degli ammortamenti e degli accantonamenti per oneri futuri (non sono uscite nel breve termine), del reddito globale lordo.
IL CAPITALE CIRCOLANTE NETTO è un valore astratto di natura finanziaria, calcolato per differenza tra una parte degli impieghi ed una parte delle fonti del capitale di funzionamento rappresentati nello stato patrimoniale. Anche la sua variazione (flusso di capitale circolante netto) che si produce per effetto della gestione ha natura finanziaria. Il significato e la dimensione di questo valore dipendono da quali impieghi e quali fonti vengono presi in considerazione ai fini del suo calcolo. Ne derivano quindi diverse configurazioni di capitale circolante netto:
- CCN in senso stretto: utile per l‟analisi e il governo della formazione delle risorse finanziarie. Si ottiene riclassificando fonti e impieghi in base al loro rapporto col ciclo della produzione. Il capitale fisso è costituito dagli investimenti di struttura, il ccl è costituito da liquidità e dagli investimenti per assicurare l‟utilizzo della capacità produttiva installata, (= elementi legati alla gestione corrente, sono scorte di mp e prodotti, crediti al netto dei fondi rischi e liquidità);Le fonti durevoli sono il capitale netto al netto dell‟utile destinato alla distribuzione e i debiti di finanziamento; il passivo corrente è costituito dalle fonti che si formano in relazione allo svolgimento della gestione corrente ( = debiti v/f, fondi rischi, fondo tfr, debiti tributari, utile destinato alla distribuzione).
CCN = ccl – passivo corrente
Segnala l‟entità delle risorse finanziarie dell‟impresa, rappresentate dal capitale disponibile in forma liquida e da quello destinato a tornare in forma liquida attraverso le operazioni di gestione corrente come conseguenza del realizzo del ccl e dell‟estinzione del passivo corrente. Non corrisponde alle risorse effettivamente disponibili perché la liquidità derivata dal realizzo del ccl è con continuità riassorbita dal rifornirsi di scorte e di crediti di funzionamento e l‟estinzione dei debiti è compensata dall‟ottenimento di nuove dilazioni di pagamento. Peraltro un valore positivo del ccn segnalerebbe che la gestione corrente è svolta in condizioni di equilibrio finanziario, in quanto il capitale già disponibile e quello in attesa di realizzo del ccl è sufficiente ad assicurare i pagamenti connessi all‟estinzione del passivo corrente. Il riformarsi del passivo corrente consente di rifinanziare il ccl. Nella realtà i tempi di realizzo del ccl e di estinzione del passivo corrente non sono necessariamente quelli sopra ipotizzati:quindi la capacità informativa del ccn in senso stretto più che al controllo dell‟equilibrio finanziario a breve, si rivela fondamentale per operare scelte di sviluppo o di funzionamento attente alle conseguenze che ne discendono sul piano finanziario.
- CCN operativo: il ccn operativo è pari a crediti + scorte – debiti di funzionamento. Il ccn in senso stretto può essere visto come un valore corrispondente alla liquidità disponibile a cui si somma il ccn operativo. Il ccn operativo può essere un valore positivo o negativo che va a incrementare/decrementare la liquidità ai fini del calcolo del ccn in senso stretto.
- CCN in senso finanziario: si è già detto che nella realtà i tempi di realizzo del ccl e di estinzione del passivo corrente non sono necessariamente quelli sopra ipotizzati nella spiegazione del ccn in senso stretto: da ciò deriva quindi l‟esistenza del ccn in senso finanziario come strumento d‟esame dell‟equilibrio finanziario di breve termine.
Per questo motivo gli impieghi e le fonti vengono riclassificati non più in base al ruolo nel ciclo di produzione bensì in base al loro effettivo grado di realizzabilità/esigibilità nel breve o nel medio/lungo termine. Il capitale fisso raccoglie tutte le attività destinate ad essere realizzate oltre l‟anno; il ccl ingloba il denaro in cassa/banca, crediti esigibili entro l‟anno e scorte destinate a tornare in forma liquida sempre entro l‟anno. Le fonti durevoli sono tutti i valori esigibili oltre l‟anno (capitale proprio al netto degli utili da distribuire, debiti di funzionamento e finanziamento oltre l‟anno,i fondi per utilizzi oltre l‟anno); il passivo corrente è composto dalle passività esigibili entro l‟anno (utili da distribuire, debiti tributari, fondi rischi e tfr per usi entro l‟anno successivo). Il ccn in senso finanziario consente di prevedere se il capitale monetario già disponibile in forma liquida nel breve termine, sarà sufficiente ad alimentare i pagamenti connessi all‟estinzione delle fonti scadenti nello stesso arco di tempo. Se è negativo significa che è insufficiente a far fronte ai pagamenti connessi alle passività correnti: in altre parole la gestione corrente non sarà in grado di assicurare la formazione di capitale monetario in misura sufficiente a fronteggiare i pagamenti. Se è positivo bisogna però valutare, perché ci sono due scenari ben diversi: se il capitale monetario disponibile inizialmente supera il passivo corrente non esistono problematiche di equilibrio finanziario; se il capitale monetario inizialmente disponibile è inferiore al passivo corrente, perché vi sia equilibrio finanziario occorre che i tempi di realizzo del ccl siano coerenti con i tempi di estinzione del passivo corrente.
Cos'è l’autofinanziamento? |
L’AUTOFINANZIAMENTO è il fenomeno per cui, grazie alle operazioni della gestione corrente, si formano all‟interno dell‟impresa risorse finanziarie che sono già o si trasformeranno rapidamente in forma liquida e che rimangono a disposizione dell‟impresa in via temporanea o permanente.
In altri termini si tratta di un fenomeno di natura finanziaria, anche se ha origine nella gestione reddituale, ovvero nei componenti di reddito attivati dalla gestione corrente; esso si traduce in un flusso di ccn, ovvero un flusso di risorse finanziarie disponibili per alimentare la gestione extracorrente, e per questo viene anche definito come reddito spendibile(incremento o decremento che subisce il ccn in un certo periodo di tempo per effetto della gestione corrente). Per capire i meccanismi ai quali è riconducibile il fenomeno ipotizziamo che i rischi per perdite future presulte riguardino l‟inesigibilità di crediti, l‟impresa non realizzi produzione interna, nella gestione non ci siano le aree extracaratteristiche e straordinarie, e l‟impresa operi in condizioni di economicità, conseguendo un utile. Su queste basi il fenomeno dell‟autofinanziamento può essere così spiegato. La rappresentazione dei componenti di reddito del periodo fornita dal c.e a valore e costo della produzione permette di scrivere l‟equazione
Valore della produzione = costo della produzione + oneri finanziari + rgl
Se invece si fa riferimento allo schema del c.e a costi e ricavi del venduto vale l‟equazione Ricavi di vendita = costo del venduto + oneri finanziari + rgl
La seconda uguaglianza evidenzia:
- i ricavi di vendita che corrispondono alle entrate finanziarie, son detti per ciò ricavi monetari
- il costo monetario del venduto corrisponde ai costi d‟acquisto dei ffs, e sono uscite monetarie
Rapporto tra AF e ammortamenti. |
- il costo non monetario del venduto è rappresentato da ammortamenti e accantonamenti
- gli oneri finanziari sono uscite finanziarie, quindi sono costi monetari
- il RGL corrisponde al capitale monetario derivante dall‟eccedenza dei ricavi sui costi che alimenterà il pagamento delle imposte, la remunerazione del capitale di rischio e la formazione di riserve di utili
Se si considera la gestione corrente, le entrate finanziarie del periodo solo in parte vengono
assorbite nel periodo da Uscite finanziarie: per la parte restante rimangono permanentemente o
temporaneamente all‟interno dell‟impresa. Alcuni componenti di reddito negativi corrispondono a uscite finanziarie nel periodo, altri a uscite in periodi successivi, mentre altri ancora non corrispondono
mai ad uscite finanziarie specifiche (per il fatto che il componente negativo di reddito in realtà compensa ricavi che in realtà son fittizi, un esempio è l‟accantonamento al fondo svalutazione crediti).
Dal punto di vista della produzione e riproduzione di risorse finanziarie alimentate dalla gestione corrente, si può osservare che una parte delle entrate finanziarie originate nel periodo da tali operazioni rappresenta Capitale rigenerato, che cioè torna in forma liquida nella stessa misura in cui era stato inizialmente investito.
Si può quindi ricondurre l’Autofinanziamento a quella parte delle risorse finanziarie che trova origine nella gestione corrente che rimane a disposizione dell’impresa temporaneamente o permanentemente, e che l’imprese può spendere liberamente nei limiti di tali vincoli temporali: per tanto l’autofinanziamento viene anche definito come reddito spendibile.
MODALITA’ DI CALCOLO
Autofinanziamento in senso stretto: sono gli utili accantonati a riserva Autofinanziamento in senso ampio:
Come si calcola l’af col metodo diretto? |
- metodo reddituale diretto: Innanzi tutto si può tener conto che l‟autofinanziamento corrisponde a quella parte delle Entrate finanziarie della gestione corrente che non vengono riassorbite nel periodo dalle Uscite finanziarie della gestione corrente (ovvero dai costi monetari e dagli oneri finanziari). Da questo deriva la formula del metodo reddituale diretto:
[ricavi di vendita + Δ rimanenze prodotti] – [costi fattori a fecondità semplice –
- Δrimanenze mp + oneri finanziari]
- metodo reddituale indiretto: si può tener presente che le entrate finanziarie che restano temporaneamente o permanentemente a disposizione dell‟impresa corrispondono al rgl ed
ai costi non monetari. Ne deriva quindi che l‟autofinanziamento è reddito globale lordo + costi non monetari (=imposte sul reddito + ammortamenti + accanton. ai fondi rischi per oneri futuri presunti + accantonamenti per tfr).
Autofinanziamento in presenza di produzione ad uso interno: la produzione ad uso interno è un ricavo non monetario. Per calcolare l‟autofinanziamento occorre separare i costi monetari e non monetari della produzione venduta da quelli della produzione interna. I costi della produzione interna non si considerano perché si annullano coi ricavi non monetari che hanno segno meno. Autofinanziamento in presenza di attività extracaratteristiche: si devono conteggiare i costi e i ricavi atipici nel calcolo.
Autofinanziamento in presenza di attività straordinaria: le operazioni di natura straordinaria non riguardano la gestione corrente quindi per definizione non hanno effetti sull‟Autofinanziamento, quindi non vanno considerati.
Autofinanziamento in presenza di fondo svalutazioni crediti: l‟accantonamento, in quanto rettifica di ricavi deve essere sottratto ai ricavi nella formula diretta, o non considerato nella formula indiretta.
Autofinanziamento in presenza di perdite: la presenza di una perdita non esclude la formazione di autofinanziamento. La perdita implica che i ricavi non coprono la totalità dei costi, ma perché vi sia autofinanziamento è sufficiente che i ricavi monetari siano superiori ai costi non monetari.
AUTOFINANZIAMENTO E CASH FLOW DELLA GESTIONE CORRENTE
La gestione corrente si risolve nella formazione di risultati significativi non solo sul piano dell‟economicità (perché da essa dipende l‟economicità dell‟utilizzo della capacità produttiva à gestione reddituale), ma anche sul piano finanziario.
In particolare la variazione, per effetto della gestione corrente, del
Che rapporto c’è tra AF e cash flow corrente? |
CCN corrisponde all’Autofinanziamento in senso ampio (reddito spendibile)
mentre la variazione, per effetto della gestione corrente, del solo capitale monetario può essere definito come cash flow corrente.
N.B. la variazione totale del CCN può essere dovuta sia a gestione corrente che extracorrente. Dal punto di vista della determinazione delle variazioni del ccn, la variazione totale si può calcolare confrontando il ccn dei due esercizi coi dati di bilancio. La variazione dovuta alla gestione corrente è pari all‟autofinanziamento in senso ampio. La variazione per la gestione extracorrente è pari alla differenza di questi due valori.
Dal punto di vista invece della determinazione delle variazioni del capitale monetario, il Cash flow totale può essere calcolato come la differenza tra capitale monetario finale e capitale monetario iniziale e anche come differenza tra Entrate e Uscite monetarie del periodo.
Il Cash flow corrente è la variazione del capitale monetario indotta dalla gestione corrente, e può essere calcolata in due modi:
- METODO DIRETTO: basato sulla natura del fenomeno, è la differenza tra Entrate Monetarie e Uscite Monetarie della gestione corrente.
[Ricavi di vendita – variazione dei crediti di funzionamento + interessi attivi + ricavi
extracaratt. – accantonamento a fondo svalut. crediti] –
[Costo fattori produttivi a fecondità semplice – var. deb. di funzionamento + oneri finanziari]
-METODO INDIRETTO: deriva dalla considerazione che l’autofinanziamento in quanto variazione che il ccn subisce per effetto della gestione corrente,ha un valore che è pari alle variazioni che si determinano, per effetto della gestione corrente, nei componenti di capitale che concorrono alla sua formazione: il capitale monetario, la cui variazione per effetto della gestione corrente corrisponde appunto al cash flow corrente, e il ccn operativo che varia solo per effetto della gestione corrente e la cui variazione è pari alla somma algebrica delle variazioni dei crediti e dei debiti di funzionamento e delle scorte.
Autofinanziamento – variazione CCN operativo
(var. crediti di funzionamento – var. materie prime – var. rimanenze prodotti + debiti di funzionamento)
Cash flow extracorrente: cash flow totale – cash flow corrente
Attraverso la formazione di risorse finanziarie temporaneamente o permanentemente disponibili, dalla gestione corrente deriva una ricaduta positiva sulle prospettive di economicità e di sviluppo dell‟impresa dovuto al rapporto tra investimenti e fonti esterne di finanziamento.
L‟autofinanziamento viene normalmente impiegato dall‟impresa (sia il capitale temporaneamente disponibile, sia quello permanentemente disponibile) per l‟acquisizione di nuovi ffr o per rimborsare capitale acquisito esternamente. Questa prassi non è priva di effetti sul piano economico, in quanto i nuovi investimenti consentiranno di generare più reddito operativo e i rimborsi comporteranno una diminuizione degli oneri finanziari. In ogni caso a fronte di un maggiore reddito operativo disponibile per fronteggiare gli oneri finanziari (diminuiti o meno), si configura, al netto di questi oneri, una migliore capacità di remunerare il capitale di rischio. Ovviamente alle scadenze dovute bisognerà fronteggiare tutte le obbligazioni di pagamento: se a tali scadenze l‟impresa non ha le disponibilità liquide necessarie, potrà sempre finanziarsi coprendo gli oneri della remunerazione del nuovo capitale acquisito grazie agli accresciuti margini di redditività operativa.
In conclusione la formazione di risorse finanziarie per effetto della gestione corrente rende meno stringenti le interdipendenze tra gli aspetti economici e finanziari della gestione, nel senso che la minore pressione esercitata sul reddito operativo dalle fonti esterne di capitale migliora le condizioni di redditività dell‟impresa. Tutto ciò si risolve in una accresciuta capacità dell‟impresa di far fronte congiuntamente ai vincoli di equilibrio economico e finanziario dell‟impresa.
Glossario riassuntivo
Definizioni e elenco tratte dal file fornito dal professore che evidenzia i concetti fondamentali per l‟insegnamento di EGI del secondo anno. Sono argomenti ritenuti propedeutici, quindi molto importanti presentati in ordine alfabetico. (Zainetto di economia aziendale)
Attività patrimoniali, Passività patrimoniali e Capitale netto.
Le Attività Patrimoniali (o anche Capitale Lordo di Funzionamento) sono il capitale monetario, i beni e i diritti in cui si trova impiegato il capitale aziendale (da cui anche i termine impieghi) per effetto della gestione. Le Passività Patrimoniali ed il Capitale Netto rappresentano le fonti del capitale che si trova impiegato sotto forma di Attività Patrimoniali. In particolare le Passività Patrimoniali sono le fonti la cui attivazione comporta per l'impresa la formazione di obbligazioni; il Capitale Netto è l'espressione contabile del capitale proprio dell'impresa, formato dal capitale apportato direttamente dai titolari, dalle riserve di utile e dall'utile in attesa di destinazione.
Autofinanziamento e Cash Flow.
Rappresentano misure delle risorse finanziarie generate dalla gestione. L'Autofinanziamento è la misura delle risorse finanziarie generate nel periodo dalla gestione corrente e temporaneamente o permanentemente disponibili; corrisponde da questo punto di vista alla variazione del Capitale Circolante Netto derivante dalla gestione corrente. Il Cash Flow è una misura della variazione di liquidità determinata dalla gestione del periodo; si distingue: tra Cash Flow totale (cassa finale meno cassa iniziale), Cash Flow generato dalla gestione corrente (è la componente liquida dell'Autofinanziamento), Cash Flow extra gestione corrente (determinato dalle operazioni di investimento, disinvestimento, indebitamento, rimborso, distribuzione di utili).
Break even Point (BEP).
È la quantità prodotta e venduta in corrispondenza della quale i Ricavi ed i Costi pareggiano (punto di pareggio). L'esistenza di una soglia di questo genere, critica dal punto di vista della redditività, deriva dalla presenza nella struttura dei costi di Costi Fissi.
Capitale circolante netto (CCN:) in senso stretto e in senso finanziario.
Il Capitale Circolante Netto è un valore astratto di natura finanziaria, calcolato come differenza tra una parte degli impieghi ed una parte delle fonti rappresentati nello Stato Patrimoniale. In particolare, a seconda degli impieghi e delle fonti presi in considerazione si possono ottenere due diverse configurazioni di CCN: il CCN in senso stretto ed il CCN in senso finanziario. Il CCN in senso stretto segnala l'entità delle risorse finanziarie dell‟impresa, rappresentato dal capitale già disponibile in forma liquida e da quello destinato a tornare in tale forma attraverso il realizzo e l'estinzione dei componenti di capitale legati al ciclo operativo (il CCN in senso stretto si calcola quindi come differenza tra il Capitale circolante lordo, ovvero la liquidità, i crediti commerciali, le rimanenze di materiali e di prodotti, ed il Passivo corrente, ovvero i debiti commerciali). Il CCN in senso finanziario invece è un indicatore della posizione di equilibrio finanziario di breve termine dell'impresa e si calcola come differenza tra gli impieghi e le fonti effettivamente realizzabili o esigibili entro l'anno.
Capitale circolante netto operativo (CCNop).
E' la misura delle risorse finanziarie incorporate nel capitale aziendale in forma non liquida; corrisponde al Capitale Circolante Netto al netto della liquidità.
Costo fisso, costo variabile e costo totale, unitari e globali.
Il costo di produzione (globale) di un prodotto è il valore dei fattori produttivi utilizzati per produrlo. Ai fini dell'analisi del suo andamento al variare della quantità prodotta e venduta si fa l'ipotesi semplificata che esso sia composto da una parte fissa e da una parte variabile (e variabile in modo direttamente proporzionale al variare della quantità).
In questo modo il Costo Fisso è quella parte del costo di produzione che non varia al variare della quantità prodotta e venduta; esso può derivare dall'allestimento della capacità produttiva (ed allora corrisponde a costi di ammortamento o a costi di affitto relativi a contratti pluriennali su fattori a fecondità ripetuta) o da spese relative a progetti di innovazione, di pubblicità, di formazione del personale e simili. In entrambi i casi si tratta di costi sostenuti per poter produrre o per migliorare la competitività, che non variano una volta sostenuti quale che sia la quantità effettivamente prodotta e venduta.
Il Costo Variabile invece è quella parte del costo che varia al variare della quantità prodotta e venduta; esso deriva dal consumo dei fattori produttivi a fecondità semplice che alimentano la produzione, quali materie prime, mano d'opera diretta, servizi di trasporto, ecc. Se invece che al costo di produzione globale si fa riferimento al costo unitario, cioè al costo sostenuto per la produzione di una singola unità di prodotto, e se ne analizza la variazione al variare della quantità prodotta e venduta, si può notare che: il Costo Fisso unitario decresce al crescere della quantità perché si ripartisce su di una quantità crescente di prodotti, il Costo Variabile unitario rimane costante perché è determinato dal valore della dose costante di fattori produttivi a fecondità semplice necessari per produrre la singola unità di prodotto, il Costo Totale unitario decresce al crescere della produzione per effetto del decrescere del Costo Fisso unitario.
Costi/valori rilevanti e costi opportunità.
Sono concetti legati alle valutazioni di convenienza, di breve termine, relative all'utilizzo della capacità produttiva. Sono valori rilevanti quelli che variano al variare della scelta, concorrendo quindi a determinarne la convenienza, mentre quelli non rilevanti sono indifferenti alla scelta operata. I costi opportunità invece sono vantaggi conseguibili grazie ad una scelta alternativa rispetto a quella praticata, ed ai quali quindi si rinuncia mantenendo quest'ultima invariata.
Economicità.
E‟ la capacità dell'impresa di produrre beni o servizi cui il mercato riconosca un valore superiore al valore dei fattori produttivi consumati, ovvero di utilizzare fattori produttivi di valore dato per produrre beni o servizi dal valore superiore.
Efficienza, efficacia, flessibilità.
Sono caratteristiche della gestione da cui dipende la Redditività Operativa. L'Efficienza è la capacità di ottimizzare il rapporto tra la quantità dei prodotti ottenuti e la quantità dei fattori produttivi utilizzati. L'Efficacia è la capacità di ottimizzare da un lato il rapporto con i clienti in termini di appropriatezza dell'offerta e dall'altro il rapporto con i fornitori in termini di convenienza dei fattori approvvigionati. La flessibilità è la capacità di adattamento alle modificazioni nella domanda di prodotti e nell'offerta dei fattori produttivi, grazie ad una corrispondente capacità di variare le proprie risposte produttive sul piano sia quantitativo che qualitativo.
Equilibrio economico e equilibrio finanziario.
Sono le fondamentali condizioni di funzionamento dell'impresa (senza di esse l'impresa non ha la possibilità di continuare ad operare). L'equilibrio economico è la condizione in cui si trova l'impresa quando le operazioni di gestione permettono di ottenere un flusso di ricavi capace di coprire i costi dei fattori produttivi e di corrispondere un'adeguata remunerazione al capitale di rischio. L'equilibrio finanziario è la condizione in cui si trova l'impresa quando è in grado di far fronte regolarmente alle uscite connesse agli impegni finanziari con le entrate derivanti dalle vendite e se necessario con nuovi finanziamenti economicamente sostenibili.
Fabbisogni finanziari.
Rappresentano l'entità del capitale che è necessario acquisire per far fronte agli investimenti. Come fabbisogno assoluto corrispondono al valore del capitale investito; come fabbisogno residuale corrispondono alla variazione degli investimenti che occorre coprire attivando nuove fonti.
Gestione corrente.
E' l'insieme di operazioni di gestione con le quali si utilizza una capacità produttiva già finanziata e predisposta. Essa da luogo alla formazione di risorse finanziarie in senso ampio (Autofinanziamento) o stretto (Cash Flow della gestione corrente).
Impresa come azienda di produzione per il mercato.
L'impresa è una azienda (cioè un soggetto che produce beni o servizi per soddisfare bisogni individuali o collettivi, operando in condizioni di autonomia, durabilità ed economicità) che produce beni o servizi destinati ad essere scambiati sul mercato.
Leva finanziaria.
E' il meccanismo per cui il ROE viene amplificato in positivo (se ROI è maggiore di i) o in negativo (se ROI è minore di i) in funzione del livello del debito.
Margini di contribuzione lordi e netti.
Sono risultati calcolati, con riferimento ad un singolo prodotto, come differenza tra i Ricavi ed i
Costi Variabili. In altri termini rappresentano la quantità di Ricavi che dopo aver coperto i Costi
Variabili rimane disponibile per coprire i Costi Fissi; da questo punto di vista nelle imprese multiprodotto con capacità produttive dedicate si distingue poi tra il Margine di Contribuzione Lordo, che deve coprire i Costi Fissi Diretti ed i Costi Fissi Indiretti imputati al prodotto, ed il Margine di Contribuzione Netto, che è la parte del Margine di Contribuzione Lordo che rimane a disposizione dopo aver coperto i Costi Fissi Diretti per coprire anche i costi Fissi indiretti imputati al prodotto.
Redditività.
É la capacità, più o meno intensa, dei ricavi di remunerare i portatori dei fattori produttivi utilizzati nella produzione, verificata tipicamente attraverso la capacità di generare utile dopo aver coperto congruamente il costo dei fattori a remunerazione contrattuale.
Reddito operativo e reddito netto.
Il Reddito Operativo è il risultato economico generato dalle attività operative, caratteristiche (Reddito Operativo caratteristico) o anche extra-caratteristiche (Reddito Operativo globale); da esso dipendono la remunerazione del capitale di credito e di rischio e la copertura delle imposte. Il Reddito Netto è il risultato economico finale della gestione del periodo e misura la remunerazione del capitale proprio.
Rischio generale d’impresa.
E' la possibilità, connaturata alla natura dell'impresa e della sua attività, che cambiamenti nelle condizioni operative e ambientali determinino un peggioramento dei risultati economici (riduzione degli utili o formazione di perdite).
ROI, ROE e i.
ROI (Return on Investments) è l'indice di Redditività Operativa: segnala il rendimento delle attività operative (solitamente di quelle caratteristiche ) in termini di rapporto tra Reddito Operativo e capitale investito nelle attività caratteristiche. ROE (Return on Equities) è l'indice di Redditività Netta: segnala il rendimento del capitale proprio in termini di rapporto tra il Reddito Netto e Capitale Netto. L'indice i segnala l'onerosità delle passività onerose, in termini di rapporto tra il totale degli oneri finanziari ed il totale dei debiti che li hanno generati (corrisponde al tasso di interesse medio ponderato).
Valore aggiunto.
E' la differenza tra il valore della produzione ed il costo dei materiali e servizi acquistati esternamente, e misura il valore che l'impresa aggiunge a tali materiali e servizi col lavoro e le capacità produttive interne. Corrisponde anche alla ricchezza disponibile per essere redistribuita al lavoro ed ai portatori di capitale di credito e di rischio, per mantenere il valore del capitale investito facendo fronte ad ammortamenti ed accantonamenti e per far fronte alle imposte.
Valore d'uso e di scambio.
Il Valore d'uso di un prodotto è l'apprezzamento soggettivo, di un singolo consumatore o condiviso da gruppi di consumatori, su di un prodotto in rapporto alle sue caratteristiche ed alla sua capacità di corrispondere alle attese. Il Valore di scambio è il prezzo che si forma sul mercato, in rapporto alla domanda ed all'offerta, al quale un prodotto può essere acquistato dai consumatori e venduto dai produttori.
Fonte: http://davidebenza.altervista.org/triennale/Economia_aziendale_2012.zip
Sito web da visitare: http://davidebenza.altervista.org/
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