Dizionario della globalizzazione
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Dizionario della globalizzazione
Accordi commerciali: accordi ufficiali tra governi riguardanti i prezzi, i tipi di beni, le imposte o altre condizioni commerciali; possono essere bilaterali o multilaterali, e in genere gli accordi multilaterali danno vita ad istituzioni sovranazionali di garanzia e controllo degli accordi: oggi la principale è la WTO (world trade organisation). Gli accordi multilaterali si distinguono in regionali (tra paesi contigui, ex: NAFTAàaccordo nord americano per il libero commercio) o globali (più continenti ex: GATT accordi generali del commercio e delle tariffe).
Dal punto di vista mercantile gli accordi possono essere generali, se riguardano tutti i beni scambiati indistintamente, o settoriali se riguardano solo specifici settori commerciali.
Gli accordi commerciali costituiscono un elemento dell’attività governativa internazionale antico ed attivo; essi hanno lo scopo di controllare e regolare il commercio internazionale collocandosi tra i due estremi del libero scambio (situazione in cui gli operatori economici possono comprare e vendere liberamente beni e servizi con operatori esteri, a prezzi determinati dalle parti) e del protezionismo (protezione di settori nazionali dalla concorrenza estera con tariffe e quote doganali).
Oggi la gran parte dei paesi ha interesse a mantenere aperte le relazioni commerciali a patto di accedere effettivamente alle merci prodotte sui mercati industrializzati, non incorrere in discriminazioni fiscali e godere di stabilizzazione dei prezzi delle materie prime.
Banche e credito: la banca è un intermediario finanziario che ha lo scopo di raccogliere fondi ed effettuare prestiti dietro pagamento di un tasso d’interesse fisso. Le banche sono parte integrante del sistema dei mercati finanziari e concorrono a trasferire fondi da chi intende impiegarli in forma remunerativa a chi necessita di effettuare spese produttive. Le banche costituiscono il mercato del credito. Nei rapporti coi risparmiatori la banca ha degli obblighi che gli altri intermediari non hanno; la forma tipica con cui il risparmiatore impiega i propri fondi con la banca è il deposito a vista, che obbliga la banca a far in modo che il risparmiatore possa tornare in possesso della somma depositata in qualunque momento. Il deposito bancario ha poi valore di moneta legale, il risparmiatore può utilizzare parte della somma depositata anche senza prelevarla tramite assegni, carte di credito ecc.Per quanto riguarda i rapporti con chi riceve fondi le azioni e le obbligazioni sono anonime e cedibili mentre i crediti bancari sono personali e non cedibili.
In molti paesi finanziariamente arretrati vi sarebbero condizioni più favorevoli all’instaurazione di relazioni bancarie rispetto a relazioni borsistiche: attività economiche in piccole proprietà, assenza d’intermediari borsistici, basso risparmio pro-capite. Il mercato di credito non è esente da crisi finanziarie al pari degli altri mercati finanziari; i fattori tipici d’innesco di una crisi bancaria sono un eccesso di crediti o di crediti che non possono essere recuperati, una corsa agli sportelli, operazioni internazionali andate a cattivo fine.
Capitalismo: forma d’organizzazione economica e sociale caratterizzata da:
-proprietà dei mezzi di produzione, ossia che le risorse economiche possono essere possedute da soggetti privati;
-libertà d’iniziativa economica, ossia che i soggetti che possiedono mezzi di produzione sono liberi d’impiegarli secondo il proprio interesse.
-prevalenza del lavoro dipendente organizzato dai proprietari dei mezzi di produzione.
Le origini del capitalismo si rintracciano nell’Europa della rivoluzione industriale, il capitalismo ha modificato profondamente, in tutti gli aspetti, le società da cui è nato.
I sostenitori del capitalismo sottolineano la capacità di crescere rapidamente, il progresso tecnico, la diffusione del benessere, l’affermazione di nuove classi sociali e di maggiori spazi di libertà.
I critici, Marx in primis, sottolineava gli elevati costi umani prodotti dal sistema industriale, le condizioni di vita disumane nelle fabbriche, il profitto come risultato delle sfruttamento, i rischi del dominio politico dei capitalisti.
Il capitalismo si è modificato in maniera profonda nel corso di due secoli, ed è stato realizzato in forme diverse in America, in Europa, in Asia; i cambiamenti più importanti sono stati introdotti dopo le forti crisi economiche e sociali degli anni 20-30 e la seconda G.M. che portarono alle economie miste e allo stato sociale.
Il cosiddetto stato sociale ha segnato la fusione tra capitalismo e socialismo; le caratteristiche essenziali che lo contraddistinguono sono: economie miste,gestione diretta di alcune attività produttive da parte dello stato, estensione a tutti i cittadini delle assicurazioni sociali. Lo stato sociale richiede un sistema di mercato adeguatamente sviluppato, un solido sistema d’istituzioni, in elevato livello medio di competenze, robusti meccanismi costituzionali di salvaguardia dei principi democratici.
Globalizzazione: insieme di fenomeni di elevata intensità e rapidità su scala mondiale in campo economico, sociale, culturale, ideologico tendenti a:
-superare le barriere alla circolazione di persone, cose, idee, informazioni;
-uniformare le condizioni economiche, gli stili di vita, le visioni ideologiche.
La globalizzazione, che viene presentata come un fenomeno piuttosto recente, è prevalentemente riferita ala campo economico dove comporta abbattimento delle barriere alla circolazione, ampliamento su scala internazionale delle opportunità economiche, inasprimento della concorrenza, rafforzamento dell’interdipendenza tra operatori, unità produttive e sistemi economici in località distanti tra loro. Dal punto di vista storico la globalizzazione economica non è un fenomeno inedito: si può parlare di almeno altri due periodi precedenti al presente: il primo si colloca a metà del XIX secolo, fino allo scoppio della prima G.M., mentre il secondo si colloca tra le due guerre. La globalizzazione odierna presenta però alcuni tratti specifici:
-Finanziarizzazione: crescente importanza del settore finanziario da cui dipendono i settori produttivi;
-Dematerializzazione: crescente importanza di fattori immateriali come informazione, conoscenze;
-Iper-competizione: inasprimento della concorrenza nei settori esposti alla globalizzazione, allargamento geografico dell’arena competitiva;
-Globalizzazione delle organizzazioni sociali: nascita di organizzazioni sociali private che si propongono di analizzare, controllare, contrastare i fenomeni legati alla globalizzazione.
Va precisato che la globalizzazione non è il frutto di una precisa scelta politica o economica, ma piuttosto un processo in larga misura spontaneo e poco controllabile che ha come epicentro i paesi occidentali. Per gli altri paesi il problema è se, e in quale misura, partecipare a tale processo o ad alcuni suoi aspetti; i principali argomenti a favore della partecipazione alla globalizzazione sono:
-possibilità d’accedere alle risorse produttive e finanziarie dei paesi ricchi attraverso i loro mercati;
-crescita economica favorita dagli scambi coi paesi ricchi che sono un mercato per la produzione interna e consentono d’ottenere merci e capitali a prezzi più bassi;
-ottenere più rapidamente e a minor costo nuove tecnologie e innovazioni;
-crescita della mobilità delle persone e dell’accesso ai sistemi di telecomunicazione;
-rafforzamento delle difese dei diritti civili perché il paese entra nel panorama internazionale.
A fronte di questi aspetti positivi la globalizzazione solleva numerosi problemi che richiedono interventi correttivi:i mercati sono diventati instabili, mancano garanzie di un uso equo ed equilibrato delle risorse per lo sviluppo, mancano sistemi di regolazione dei mercati valutari e finanziari. Tra le critiche più dure e radicali troviamo la capacità di limitare indebitamente e in modo incontrollabile la capacità d’autodeterminazione dei popoli, la partecipazione democratica, la libertà di scelta, lo sviluppo della dipendenza dai paesi occidentali e l’uniformazione al modello di vita di questi paesi con conseguente distruzione degli stili di vita locali e delle risorse umane, culturali e ambientali.
Informazione: per alcuni oggi l’economia mondiale è basata su informazione e conoscenza; i vettori della rivoluzione dell’informazione sono: l’espansione della potenza dei pc e la caduta dei costi nella trasmissione delle informazioni. Per il terzo mondo la rivoluzione dell’informazione ha due facce: se da una parte aumenta capacità e opportunità perché diffonde conoscenze a basso costo, dall’altra fa aumentare i rischi perché le disuguaglianze nell’informazione avvantaggiano i paesi industrializzati danneggiando quelli meno sviluppati. I governi di questi paesi, le ong, il settore privato devono collaborare per affrontare i problemi legati all’informazione e garantire l’accesso dei poveri alle nuove fonti (reti, cellulari, tv satellitare, telecopiatrici)
Mercati finanziari: sono l’insieme dei mercati dove hanno luogo le operazioni di acquisto e vendita dei titoli finanziari. Numerosi studi hanno dimostrato che l’assenza o l’arretratezza del sistema finanziario è una delle cause dei problemi dei paesi poveri. I mercati finanziari svolgono una pluralità di funzioni complesse che influiscono sia sulla vita dei singoli individui, sia sull’intero sistema economico: permettono d’impiegare il risparmio in maniera redditizia e consentono l’incontro tra risparmio e investimento. I soggetti ammessi ad operare nei mercati finanziari sono specializzati ed autorizzati in base a norme di legge e sono detti intermediari finanziari; attualmente gli intermediari più importanti sono i fondi pensione, i fondi d’investimento e le banche.
Nei mercati finanziari vengono trattati e scambiati titoli finanziari, contratti che impegnano chi riceve e fondi a restituire all’altra parte la somma ricevuta maggiorata degli interessi. I titoli finanziari e il modo di pagare gli interessi sono di varia natura:
-azioni, titoli emessi da imprese che danno diritto a chi le acquista ad una partecipazione ai profitti e alla conduzione economica dell’impresa;
-obbligazioni, titoli che danno diritto a ricevere un dato interesse annuale e la restituzione della somma versata entro una data prestabilita;
-titoli pubblici, obbligazioni emesse dallo stato;
-debiti bancari, contratti come le obbligazioni ma che l’impresa stipula con una banca.
Le compravendite di azioni e obbligazioni hanno luogo in mercati anonimi e centralizzati: le borse valori che hanno la funzione di determinare il prezzo a cui i titoli possono esser comprati e venduti.Le banche valori funzionano sulla base di regolamenti e leggi molto dettagliate e sono gestite sotto la responsabilità d’organi tecnici pubblici e privati. Un’operazione finanziaria può avvenire tra soggetti residenti nello stesso paese o tra soggetti residenti in paesi diversi, i governi possono decidere se ammettere operazioni finanziarie internazionali e se trattarle con leggi speciali.
La parte delle obbligazioni private e pubbliche e dei debiti bancari in possesso di operatori e banche estere forma il debito estero di un paese, una variabile finanziaria di estrema importanza. Anche i movimenti di capitali sono una variabile molto importante per i paesi con mercati finanziari aperti. I vantaggi e gli svantaggi della partecipazione al sistema finanziario internazionale costituiscono una materia molto controversa; in genere il problema si pone per quei paesi in fase d’industrializzazione che necessitano d’ingenti finanziamenti ottenibili attraverso il risparmio interno, gli aiuti internazionali o il risparmio estero.
Mercati valutari: mercati dove hanno luogo gli acquisti e le vendite di valute necessarie per effettuare pagamenti internazionali. Ogni paese emette una propria moneta che ha valore legale per effettuare pagamenti all’interno del paese ma che non è accettata in altri. Chi deve effettuare pagamenti all’estero domanda valuta estera, viceversa chi ha ricevuto incassi all’estero offre valuta estera per trasformarla in valuta nazionale.Queste operazioni di scambio avvengono nei mercati valutari, mercati generalmente regolamentati sotto la responsabilità delle autorità monetarie nazionali. L’insieme dei mercati valutari e degli accordi tra le autorità monetarie dei diversi paesi formano il sistema monetario internazionale. Di fatto non tutti i paesi del mondo hanno un mercato valutario proprio, tra questi i paesi più poveri o con scambi internazionali poco sviluppati.
Lo scopo principale del mercato valutario è quello di determinare quotidianamente il prezzo delle valute estere per le quali esiste un accordo di convertibilità; tale prezzo si dice tasso di cambio, il prezzo in valuta nazionale di un’unità di valuta estera. Il tasso di cambio con valuta estera aumenta quando aumenta la domanda di valuta rispetto all’offerta e viceversa, diminuisce quando aumenta l’offerta rispetto alla domanda. Le quotazioni di una valuta tendono ad essere sempre più uniformi su tutti i mercati e diviene sempre meno importante la località geografica in cui si trova ad agire il singolo operatore.Le autorità monetarie possono regolare il tasso di cambio intervenendo o dal lato della domanda o da quello dell’offerta, la regolazione può essere: vincolata in base ad accordi internazionali o discrezionale se le autorità possono liberamente deciderete se lasciare determinare il tasso di cambio dal mercato o se guidarlo verso il valore ritenuto più opportuno.
Si parla di crisi valutaria quando la valuta di un paese tende ad assumere valori di mercato in contrasto con gli accordi di cambio stipulati dalle autorità monetarie, o quando essa manifesta una forte e perdurante tendenza alla svalutazione.Le manifestazioni tipiche di una crisi valutaria sono: rapido esaurimento delle riserve ufficiali, rottura degli accordi di cambio, svalutazione della valuta nazionale, correzioni della bilancia dei pagamenti, ricorso a prestiti internazionali.
Mercato: forma d’organizzazione delle relazioni economiche che prevede la proprietà privata dei beni economici e la libertà di contrattazione tra soggetti privati per la compravendita dei loro beni economici. Il termine mercato rievoca il fatto che qualunque bene economico può essere comprato e venduto e che ogni bene ha un prezzo che risulta dalla libera contrattazione di chi lo domanda e di chi lo offre. Lo scopo fondamentale di un mercato è quello di determinare il prezzo di un bene; tendenzialmente il prezzo riflette l’andamento della domanda e dell’offerta.La legge della domanda e dell’offerta comporta delle conseguenze molto importanti per l’efficienza dei mercati sotto il profilo della soddisfazione dei bisogni individuali e sotto quello della regolazione dell’attività economica.Il mercato produce diversi effetti: gli acquisti e le vendite si realizzano al prezzo d’equilibrio, dove la domanda eguaglia l’offerta, prezzo che tutti i compratori sono disposti a pagare;il mercato è un modo di organizzare le relazioni economiche che consente a ciascun individuo di acquistare o vendere un bene. Il mercato ha diversi limiti, primo un elenco di elementi che non possono esser trattati dal mercato: ambiente, istruzione, sicurezza, informazione ecc.
Organizzazioni economiche internazionali: organizzazioni d’origine governativa che svolgono attività nel campo economico internazionale. Si distinguono in organizzazioni universali, direttamente o indirettamente connesse all’Onu (UNDP, FAO), e in organizzazioni regionali che coinvolgono paesi contigui geograficamente e per interessi.
Le organizzazioni economiche internazionali si distinguono anche in base alle finalità e alle modalità d’intervento che esse attuano. Le finalità possono essere:
- studio di problemi, elaborazione di linee di politica economica, consulenza a governi;
- raccolta e attuazione di aiuti internazionali;attuazione d’interventi d’emergenza;
- coordinamento delle politiche economiche, elaborazione d’indirizzi generali comuni;
Le modalità d’intervento possono essere:
- concordate coi governi dei paesi destinatari;
- concordate dai paesi membri dell’organizzazione;
- vincolanti per i governi destinatari;
le due maggiori organizzazioni economiche internazionali sorte dopo la seconda G.M., il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale rispecchiano fedelmente il tipo di strumenti necessari per ricostruire le relazioni internazionali: strumenti che favoriscano la stabilizzazione monetaria e finanziaria e che facciano confluire nei paesi più poveri gli investimenti di lungo termine necessari alla crescita economica e all’industrializzazione.
La storia delle organizzazioni presenta successi e insuccessi ed ha mostrato una serie di problemi di non semplice soluzione nell’ambito dell’attuale assetto politico mondiale: la rappresentanza degli interessi in gioco, spesso orientata favorevolmente alle potenze economiche, il potere, ossia la capacità delle organizzazioni d’attuare i loro interventi indipendentemente dal consenso degli stati, l’efficacia degli interventi che non si devono piegare agli interessi politici delle parti.
Organizzazioni non governative: organizzazioni private senza scopo di lucro, operanti nel settore della solidarietà sociale e della cooperazione internazionale per lo sviluppo. Nell’ordinamento italiano le ong appartengono alla categoria giuridica delle associazioni senza scopo di lucro e quelle che si occupano di cooperazione allo sviluppo possono ottenere dal ministero degli Affari Esteri un riconoscimento di idoneità, fondamentale al fine di accedere ai contributi e ai progetti ministeriali. Per ottenere l’idoneità l’ong deve essere formalmente costituita, non deve avere finalità di lucro, deve avere come scopo istituzionale lo svolgimento di attività di cooperazione allo sviluppo, deve fornire adeguate garanzie di competenze e capacità, deve accettare una serie di impegni di documentazione e periodici controlli ministeriali. Le ong di cooperazione internazionale hanno una lunga tradizione in tutti i paesi occidentali, ma hanno avuto uno sviluppo particolarmente intenso dopo la seconda guerra mondiale. Il movimento delle ong di cooperazione internazionale costituisce oggi uno degli attori principali nel campo degli aiuti internazionali, dello studio e dell’attuazione di politiche per lo sviluppo alternative a quelle dei governi e delle grandi organizzazioni internazionali.le linee guida tipiche delle ong sono: interventi di piccola scala, rispetto assoluto dei criteri di giustizia sociale, equità e rispetto dei diritti umani, partecipazioni delle popolazioni locali ai progetti, rafforzamento dei gruppi sociali svantaggiati o discriminati, coinvolgimento della società civile alla cooperazione allo sviluppo, sviluppo delle doti professionali dei volontari, raccolta fondi con metodi adeguati e trasparenti.
Politica economica: complesso delle decisioni e delle leggi emanate dall’autorità politica di un paese con lo scopo di raggiungere determinati risultati di tipo economico.La politica economica ha lo scopo di determinare e orientare i comportamenti individuali oppure di intervenire nelle attività economiche in modo da ottenere il maggior benessere economico possibile per la società.
Le politiche di benessere possono articolarsi secondo tre modalità:
- politiche a tutela della concorrenza;
- uguaglianza dei punti di partenza, cioè intervenire affinché tutti siano nelle migliori condizioni per partecipare alla competizione economica;
- politiche redistributive.
Secondo la dottrina del liberismo i poteri e i compiti delle autorità politiche in campo economico devono essere ridotti al minimo necessario mentre massimo spazio dev’essere lasciato alla libera iniziativa dei cittadini che, attraverso l’organizzazione dell’economia in un sistema di concorrenza, ottengono il massimo di benessere per se stessi e per la società.
Ad opporsi alla visione liberista fu Keynes che elaborò la complessa teoria dell’instabilità economica e della disoccupazione di massa che va affrontata e prevenuta con appropriati interventi delle autorità di politica economica, di regolazione e stabilizzazione del sistema economico.
Sistema economico: insieme dei mezzi materiali e immateriali delle organizzazioni private e pubbliche, delle norme sociali e delle leggi, che hanno come scopo ultimo la produzione di bene e servizi necessari per la soddisfazione dei bisogni dei membri della società. Ogni società umana deve comprendere al proprio interno un sistema economico; non esiste un modo univoco d’organizzare un sistema economico ma i si possono classificare in base a tre caratteristiche generali:
- quantità e qualità delle risorse economiche disponibili economia agricola, economia industriale ed economia dei servizi.
- forme organizzative a chi attribuire l’uso delle risorse, come organizzare la produzione di beni, come distribuire i beni prodotti.
- norme sociali che regolano il comportamento interno al sistema economico.
Il sistema economico è animato dagli individui che compongono un data società e dipende, quindi, in maniera essenziale dagli scopi e dai comportamenti degli individui stessi. Allo stesso tempo però sia gli scopi che il comportamento degli individui devono esser coerenti col funzionamento del sistema economico. Le norme sociali, in genere, svolgono la funzione di rendere coerenti le motivazioni individuali con la vita associata. Le istituzioni economiche sono dunque l’insieme delle regole formali e informali che condizionano le motivazioni individuali nel campo economico.le istituzioni economiche possono essere formali, se nascono con esplicite finalità economiche e vincolano i comportamenti individuali, o informali se non nascono pere esplicite finalità economiche ma hanno influenza sul sistema economico.
Uno degli aspetti più importanti con cui le norme sociali influiscono sul sistema economico è la produzione di diritti economici;la principale e antica forma sono i diritti di proprietà ma troviamo i diritti di partecipazione, d’accesso, il diritto al lavoro, il diritto d’organizzarsi in sindacati e scioperare.
Stato: organizzazione della vita collettiva di un gruppo sociale su un territorio, che si serve del potere coattivo, esercitato in via esclusiva, per raggiungere i propri fini.lo stato deve possedere tre elementi fondamentali: istituzioni che funzionino con personale specificatamente statale, territorio delimitato da confini geografici, monopolio della legge all’interno del territorio. I confini delimitano i territori degli stati entro i quali essi esercitano la loro sovranità, e svolgono una funzione economica poiché permettono l’imposizione di dazi e tasse.
Grazie alla sua sovranità lo stato regola l’intera convivenza politica; le teorie costituzionaliste e quelle pluraliste hanno però dimostrato che la sovranità necessita del consenso di coloro che vi sono sottoposti; paradossalmente la forza dello stato è spesso il risultato della sua capacità di cooperare con la società civile.
Esistono diverse tipologie di stati: lo stato federale deriva dall’idea di supremazia della legge, ossia della costituzione, che delimita le competenze degli stati federali rispetto a quello centrale; questa forma di stato obbliga i suoi cittadini ad una duplice fedeltà che può entrare in conflitto rompendo equilibri delicati. Il modello europeo di stato si può spiegare come il prodotto di forze esterne tra cui sicuramente troviamo il capitalismo moderno: gli stati nascenti cercarono di assicurarsi le entrate fiscali date dall’espansione del capitalismo, in cambio della fornitura delle infrastrutture.
Il colonialismo ha favorito la diffusione del modello di stato europeo in tutto il mondo e, nel periodo della decolonizzazione l’idea di stato nazionale nativo fu vista come al panacea per ogni male;oggi ci si rende conto che gran parte dei paesi del terzo mondo non ha percorso la strada del progresso così come non è riuscita a sviluppare stati nazionali funzionanti. In queste società lo stato appare come un apparato coercitivo o come una società d’affari privata.
Se oggi anche gli stati avanzati non riescono più ad essere centri di potere autonomi è perché l’interdipendenza ha intaccato i loro poteri tradizionali:
- lo sviluppo delle organizzazioni internazionali e la creazione di tribunali internazionali hanno indebolito il monopolio statale della legislazione;
- la globalizzazione priva gli stati del potere di imporre dazi;
- nuove alleanze militari mutano il ruolo delle forze armate e impongono a molti settai una sovranità limitata;
Sviluppo: l’economia dello sviluppo nasce dal secondo dopoguerra in cui distinguiamo:
1950-60 à anni dell’ottimismo; l’obiettivo principe è quello di indicare la via liberal-capitalista della prosperità agli stati di recente indipendenza caratterizzati da sottosviluppo (bassi livelli di crescita economica) per favorire industrializzazione, urbanizzazione e benessere materiale.
1960-70 à la critica dipendista; risulta sempre più chiaro che la prospettiva di un imminente decollo del terzo mondo è lontana e che il modello occidentale di stato non è dovunque applicabile.Si fa strada la tesi che sviluppo e sottosviluppo sono fenomeni connessi tra loro. Lo sviluppo è alimentato dal sottosviluppo perché:
-la legge del vantaggio comparato penalizza i paesi specializzati nella produzione di materie prime e dunque maggiormente vulnerabili alla fluttuazione dei prezzi;
-la legge dello scambio ineguale penalizza il contraente del sud perché più alti livelli di tecnologia e maggior costo della forza lavoro aumentano i costi delle merci che arrivano dal nord.
1970-80 à alla ricerca di un nuovo ordine; si fa strada l’opportunità dello sganciamento delle periferie dal centro: è necessario che il sud si sviluppi secondo modalità originali di capitalismo di stato in modo da rendere gli stati autonomi nella gestione del proprio surplus a favore degli interessi generali.Anche la risoluzione 3101 dell’Onu richiede un nuovo ordine economico internazionale con forme non gerarchiche d’interdipendenza e raccomanda un massiccio trasferimento di risorse dal nord al sud. Si fa strada l’idea dello sviluppo diverso che: tende alla soddisfazione dei bisogni primari, è basato sull’autosufficienza, è in armonia con la natura, cioè collegato all’idea di sviluppo sostenibile e dev’essere partecipato, prevedere cioè l’attiva partecipazione delle persone;
1980-90 à epoca neoliberista; si sostiene che solo il mercato può permettere la crescita economica e la lotta alla povertà. Le ricette sono diverse: soppressione delle misure protezionistiche, liberalizzazione del commercio, svalutazione del tasso di cambio, contrazione della spesa pubblica, privatizzazione, ma i risultati devastanti poiché la povertà aumenta su larga scala.
1990-oggi à nuovo approccio che ratifica la necessità di misurare variabili quali istruzione, sanità, diritti. Viene elaborato l’indice di sviluppo umano che considera lo sviluppo la capacità d’ampliare le possibilità di scelta e aggrega in un unico indice speranza di vita, alfabetizzazione e valore reale del reddito pro-capite espresso in potere d’acquisto.
Fonte:http://www.sviluppoepace.it/public/2/diritto%20pubblico/DIZIONARIO%20DELLA%20GLOBALIZZAZIONE.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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