Mitologia
Mitologia
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La Mitologia
Cosa sono un mito, una leggenda, un racconto popolare, una fiaba, una favola?
Sono semplicemente parole diverse che descrivono la medesima cosa, o c’è una differenza?
La parola mito deriva dal greco mythos, “ciò che è detto”, una storia.
Ma se diciamo che un mito è una storia, dobbiamo subito aggiungere che si tratta di una storia non vera, per esempio su Dei e Dee che non sono mai esistiti.
Questa definizione comune di mito, una storia falsa o non vera, non è però corretta perché non considera che i miti sono ritenuti assolutamente veri dalle culture che li producono.
Gli antichi egizi credevano che Osiride, il dio dei morti, fosse stato ucciso dal malvagio fratello Seth e in seguito fosse riportato in vita per governare il regno dell’aldilà. Analogamente al dio, morto e resuscitato nel racconto, ogni credente egiziano aveva fede nella propria resurrezione nella terra di Osiride, per loro era un essere umano realmente esistito e la sua storia era autentica.
Noi, naturalmente, non crediamo in Osiride e non consideriamo vere le sue storie.
Ma i cristiani credono che Gesù Cristo sia stato crocifisso e sia risolto offrendo ai suoi devoti seguaci la vita eterna nel mondo a venire, proprio ciò che i fedeli di Osiride pensavano del loro dio.
La differenza principale tra Osiride e Gesù è che al primo non si crede più, il suo culto si è estinto, mentre quello di Gesù prospera ed è praticato in numerose parti del mondo.
Perciò, chiamiamo miti le storie del dio egiziano e invece definiamo quelle di Gesù e dei suoi apostoli vangeli, cioè buone novelle, storie vere.
Se esaminiamo la questione da un punto di vista oggettivo, si può arrivare alla conclusione che le nostre categorie sono estremamente etnocentriche.
Siamo bendisposti nei confronti delle nostre credenze, però, dobbiamo sempre ricordare che ciò che per uno è teologia per un altro potrebbe essere mitologia.
Tra migliaia di anni, quando la nostra civiltà sarà ormai estinta, qualcuno forse dirà che le popolazioni di Europa e America adoravano un semita, crocifisso e risorto, ma che al quel dio non si crede più.
I miti.
I miti sono narrazioni e sono ritenuti assolutamente veri dalle culture o società che li raccontano. Ma chi ha creato questi miti?
Si può solo dire che le storie sono di autori anonimi, tramandate oralmente di generazione in generazione e hanno un’origine popolare.
Nell’Ottocento, alcuni studiosi credevano che l’India fosse la fonte di gran parte della mitologia mondiale. In seguito, il primato passò all’Africa.
Gli studiosi odierni ritengono troppo semplicistica la teoria di un’unica fonte.
Numerosi fattori culturali, storici e psicologici contribuiscono alla nascita di un mito.
Se un mito assomiglia ad un altro di una cultura diversa, questo non significa necessariamente che sia stato preso in prestito. Ma non vuol dire neanche che non ne possa essere stato influenzato. Ogni caso va studiato singolarmente.
La teoria di un’unica fonte non può spiegare le diversità e le similitudini tra i miti.
E’ inoltre importante ricordare che, per quanto un mito sia simile ad un altro, esistono delle differenze fondamentali tra miti di diverse culture. Nella mitologia eschimese non sono descritti giardini lussureggianti e i miti greci non parlano di ghiaccio e neve.
Ogni mito riflette il mondo in cui ha avuto origine.
I principali protagonisti sono spesso divinità, come Zeus, Thor, Venere e Yahweh, le cui gesta costituiscono la base del racconto. Ma a Dei e le Dee si uniscono spesso mortali, eroi ed eroine, a loro volta accompagnati da esseri semidivini e da una schiera di creature reali e fantastiche, come cavalli alati, draghi, animali e piante parlanti.
Di solito, i miti sono storie sacre e serie: Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden o Gilgamesh nella sua ricerca dell’immortalità. Ma vi sono anche miti più frivoli, come quelli di Zeus e dei suoi amori con giovani e fanciulle e dei mille modi da lui utilizzati per sedurre diverse creature sfuggendo al controllo della sua consorte Era.
I miti combinano aspetti realistici, per le culture che li producono, con elementi fantastici: Zeus ed Era si comportano come una qualsiasi coppia greca e anche come molte coppie sposate dei giorni nostri. E’ una tradizionale famiglia patriarcale, con la moglie ben attenta a che il marito non smarrisca la retta via e pronta a punirlo se ciò avviene. Ma nessun mortale può mutarsi in animali e oggetti, come fa Zeus per sfuggire alle ire della sposa.
I primi ad interrogarsi sul significato del mito furono gli antichi Greci. Essi si ponevano domande quali: Crono ha veramente castrato il padre Urano? Zeus si è abbandonato a comportamenti sessualmente immorali vietati ai mortali? Il carro di Apollo attraversa davvero il cielo recando il giorno? Questi e altri analoghi interrogativi turbavano gli intellettuali greci, molti dei quali misero perfino in dubbio l’esistenza stessa degli Dei.
Senofane, vissuto tra il VI e il V secolo a.C., concluse che gli uomini rappresentavano i loro Dei in forma umana (noi lo definiamo antropomorfismo) semplicemente per una sorta di autoadulazione. Scrive il filosofo: “Ma se i buoi, i cavalli o i leoni avessero le mani, o fossero in grado di disegnare e di realizzare le opere che possono realizzare gli uomini, allora i cavalli disegnerebbero gli Dei come cavalli e i buoi come buoi e ne raffigurerebbero i corpi simili a loro”.
Il punto di vista scettico, ma realistico, di Senofane trovò eco presso molti eruditi greci, particolarmente tra i filosofi stoici. Un modo di risolvere il dilemma fu di non accettare i miti alla lettera, ma di ricercare i significati nascosti o di contenuto simbolico.
Quest’approccio fu ben sintetizzato dallo storico greco Plutarco, quando sostenne che i racconti devono essere interpretati “filosoficamente e con riverenza”, cioè simbolicamente e allegoricamente.
Entrambi i termini, allegoria, dal greco “parlare in senso figurato”, e simbolo, dal greco segno, sono usati in modo intercambiabile. Quest’approccio interpretativo è stato adottato da alcune scuole del pensiero cristiano, fin dal Medioevo, che vedono ogni cosa, nel mondo reale e nella Bibbia, in termini allegorici o simbolici.
L’approccio allegorico-simbolico venne mantenuto perfino nel Rinascimento, quando si abbandonarono diverse idee antiquate, e proseguì fino all’Ottocento ed è tuttora adottato in alcuni libri divulgativi di mitologia.
Trovò una propaggine nell’opera di Sigmund Freud, il fondatore della Psicanalisi, e nel suo allievo Carl G. Jung. Freud attribuì diversi significati simbolici a miti famosi, e coniò inoltre l’espressione “complesso di Edipo”, che si basava sul mito greco per spiegare l’amore di un figlio per la madre e il suo odio per il padre.
Le interpretazioni freudiane dei miti non hanno mai incontrato favore presso gli antropologi o gli storici, ma hanno influenzato enormemente le arti, come nei grandi scrittori quali James Joyce, T.S. Eliot, Franz Kafka, Thomas Mann e William Faulkner.
Per ironia della sorte, Carl G. Jung, ex allievo di Freud, ha avuto più fortuna nella diffusione delle sue teorie sul significato della mitologia. Le sue idee, propagate dai suoi seguaci con zelo quasi religioso, esercitano grand’attrazione su coloro che cercano spiegazioni mistiche ai miti. Jung riteneva che ogni uomo avesse un “secondo sistema psichico di natura collettiva, universale e impersonale che è identico in tutti gli individui.
Quest’inconscio collettivo non si sviluppa individualmente, ma viene ereditato. Esso consiste di forme preesistenti, gli archetipi, che sono solo secondariamente possono diventare coscienti e che conferiscono forma definita a certi contenuti psichici “.
Il concetto non è chiarissimo, ma secondo Jung questi simboli universali sono presenti nei sogni e nei miti. Per esempio, la madre terra e il padre cielo, a noi familiari tramite la mitologia greca dove Zeus è il dio celeste e Gaia è la terra. Ma la mitologia di altre parti del mondo dimostra che questo concetto non è universale. Nell’antico Egitto, il cielo era una divinità femminile, Hathor, mentre la terra era maschile, Shu. Questo scambio di genere potrebbe semplicemente avere origine nel modo in cui Greci ed Egizi vedevano i rapporti sessuali. I Greci preferivano la cosiddetta posizione del missionario con l’uomo sopra e con il controllo totale, mentre gli Egizi prediligevano la donna sopra.
Le leggende.
Quando usiamo il termine mitologia, intendiamo una raccolta di miti. Perciò, parliamo di mitologia greca o finnica, indicando un insieme di miti di una certa cultura, religione o gruppo etnico. Ma l’uso della parola mitologia come sinonimo di favola o leggenda è errato, perché, pur essendo racconti tradizionali anonimi, le leggende e le favole non sono miti.
La leggenda, derivata dal latino raccogliere, scegliere, leggere e dal termine greco raccogliere, viene spesso confusa con il mito. Come questo, essa è una storia anonima tradizionale tramandata di generazione in generazione. Ma, laddove il mito ha come protagonisti principali Dei e Dee, una leggenda presenta personaggi storici, come Carlo Magno, El Cid, Maometto, san Francesco d’Assisi o Billy the Kid. Accanto a questi compaiono personaggi di fantasia e creature immaginarie come draghi, angeli e demoni. Inoltre, anche se una leggenda si svolge in tempi storici, e non in epoche primordiali, essa contiene elementi fantastici: sappiamo che Maometto è esistito veramente, ma che abbia cavalcato in cielo sull’animale fantastico Al Borak è sicuramente ancora da dimostrare.
Mentre un mito è ritenuto assolutamente vero dalle persone che lo raccontano, una leggenda non lo è necessariamente. Spesso, in effetti, quando definiamo una cosa leggendaria, vogliamo sostenere che non esistono basi storiche che confermino la sua veridicità, anche se alcuni personaggi del racconto sono figure storiche.
Per esempio, numerose leggende circondano la figura del Cid, ma non tutte le imprese che gli vengono attribuite hanno necessariamente avuto luogo, e naturalmente gli elementi fantastici allontanano i racconti dalla storia reale.
I racconti popolari e le fiabe.
Arriviamo ora all’espressione racconto popolare, che indica una narrazione orale anonima, tramandata di generazione in generazione, non considerata vera, ma inventata.
I racconti popolari vengono narrati a scopo d’intrattenimento o per diffondere dei valori comuni. Essi hanno avuto luogo “una volta…”, cioè non sono mai accaduti.
Presentano personaggi generici, come il Re, la Regina, l’Orco, la Strega. Includono anche elementi fantastici. Quando un racconto popolare assume forma scritta, può entrare a far parte della letteratura, come nel caso della raccolta di racconti dei fratelli Grimm, spesso chiamati in modo poco preciso fiabe. I tedeschi definiscono queste storie Märchen, spesso tradotto con fiabe. Quando autori della levatura di Hans Christian Andersen si servono delle tecniche del racconto popolare abbiamo le cosiddette fiabe.
Come si vede, i due termini sono spesso intercambiabili.
Le favole.
Se dal racconto popolare, passiamo alla favola, scopriamo che essa, dal latino parlare, discorso, storia, è una narrazione molto breve, ancora derivata da una fonte anonima, e tramandata di generazione in generazione. Non c’è indicazione di tempo. Ma, mentre i personaggi di un racconto popolare sono umani, gran parte delle favole ha come protagonisti animali parlanti. Alla favola si accompagna spesso una morale.
La più famosa raccolta di favole è quella attribuita ad Esopo, ma molte altre raccolte si sono sviluppate nel corso dei secoli. La favola tradizionale riutilizzata da un grande scrittore, come per esempio La Fontaine, si trasforma in opera d’arte.
Da queste brevi descrizioni, si arguisce che esistono molte similitudini, ma anche differenze tra mito, leggenda, racconto popolare, fiaba e favola.
Gli studiosi discutono e analizzano queste opere creative, tentando di districarne la complessa trama e noi, come lettori, possiamo solo trarre beneficio dalla loro enorme fatica.
Noi apprezziamo queste opere perché catturano la nostra attenzione; parlano di noi, delle nostre speranze, paure, gioie, e tragedie.
Persino in quest’era scientifica, in cui ci siamo liberati da così tante vestigia del passato, troviamo queste opere vibranti e vitali perché trattano di noi.
Riduzione tratta dall’introduzione del DIZIONARIO UNIVERSALE DEI MITI E LEGGENDE
di Anthony S. Mercatante, Grandi Manuali Newton
Newton & Compton Editori - 2001.
fonte: http://digilander.libero.it/abydosgate/testi/Mitologia.doc
site: http://digilander.libero.it/abydosgate/
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Mitologia
Benvenuti ragazzi,
il mio nome è Ταλος (= Talos) ed ho il piacere di illustrarvi, insieme ai vostri compagni delle Medie, alcuni miti provenienti da varie parti del mondo e altri inventati nella mia splendida terra: la Grecia!
Sono uno schiavo al servizio di una famiglia patrizia romana, mi prendo cura dell’educazione dei figli del mio padrone, il tribuno Tiberius. Sapete, sin da fanciullo io ho sempre amato viaggiare, frequentare mercati, interrogare mercanti per scoprire nuove cose; ho letto tradizioni e leggende di luoghi lontani che cerco di tramandare alle generazioni che verranno.
In questo viaggio fantastico nel tempo ho ricevuto dagli dei il dono di comprendere la vostra lingua e di riflettere insieme a voi sul valore delle storie antichissime che state per leggere.
Quando vedrete la mia immagine, all’inizio della pagina, sarò io a parlarvi… ma sappiate che per il resto il lavoro si deve interamente ai vostri amici di I A, che hanno realizzato questo βιβλος… ehm…libro!
Siete pronti a lasciarvi trasportare dalla fantasia ? …VIA!!!
Prima di cominciare…
◊ Che cosa è un MITO?
Questa parola deriva dal greco mythos, che vuol dire racconto. A noi , giovani del XXI secolo, i miti sembrano racconti comuni, simili a tanti altri che si affrontano in classe, che si leggono e poi, forse, si dimenticano…ma pensiamo di tornare indietro nel tempo per qualche istante, ai giorni del nostro amico Talos magari ! Per gli uomini antichi ciò che veniva raccontato nei miti era molto importante : questi racconti facevano riferimento alla loro religione, spiegavano l’origine delle cose e per questo erano sacri.
◊ Come sono stati tramandati i miti fino ai nostri giorni?
I miti sono stati inventati dagli uomini ancora prima della scrittura, essi venivano raccontati a voce e imparati a memoria da persone che avrebbero avuto il compito di farli conoscere agli altri…Dunque i miti sono stati tramandati oralmente, spesso accompagnati da semplici strumenti musicali, che ne rendevano ancora più piacevole l’ascolto. Non dobbiamo stupirci se, spesso, le storie narrate ci sembreranno incredibili e molto diverse da quelle dei nostri scrittori moderni: esse appartengono ad un lontano passato e, se saremo attenti, alcune ci faranno sorridere, altre ci sembreranno tristi ma, alla fine, saremo contenti di averle lette insieme!
Sapete perché il Sole e la Luna non si incontrano mai in cielo ?
(mito africano)
Un tempo il Sole e la Luna erano buoni amici, vivevano insieme e andavano d’accordo.
Un giorno il Sole si alzò di buon mattino per andare a lavorare nei campi e disse alla Luna di restare a casa a preparare il pranzo.
La Luna accettò dicendo : “ Vai pure, farò ciò che mi chiedi ” ma, quando il Sole tornò, stanco e affamato, non trovò nulla da mangiare.
Il Sole allora disse alla Luna : “ Se non vuoi cucinare , va’ almeno a prendere l’acqua dal pozzo!” . La Luna, sbadigliando, rispose: Non ne ho proprio voglia!”. Il Sole offeso , uscì sbattendo la porta gridando:
“ E va bene… anche questa volta andrò io… ma almeno accendi il fuoco!” . Neanche questa volta la Luna si mosse.
Tornato a casa, il Sole, triste e deluso, fece tutto da solo: cucinò la polenta, apparecchiò la tavola e quando fu pronto invitò la Luna a sedersi a tavola. La Luna allora esclamò : “ Vengo subito, ho davvero fame!”. Il Sole , sentendo quelle parole, si arrabbiò moltissimo : “ Ah, brutta scansafatiche, adesso sei pronta a mangiare, ma fino ad ora non hai fatto niente per aiutarmi” e, prendendo la pentola calda, ne vuotò il contenuto sulla testa della Luna.
La Luna si spaventò moltissimo e scappò via urlando per il dolore.
Da quel giorno non si fa più vedere dal Sole e, per paura di incontrarlo… esce solo di notte!
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Avete capito ragazzi cosa vuole spiegarci il mito ?
Io penso proprio di sì:
Quando si vive con altre persone,
collaborare è la miglior soluzione.
Dura a lungo l’amicizia,
se non è vinta da pigrizia.
Sole e Luna ormai arrabbiati…
non si sono più incontrati !
Perché esiste il vento? Chi lo provoca?
L’UCCELLO DEL VENTO
(mito dei nativi d’America)
All’inizio dei tempi , viveva con la nonna in una terra lontana Gluskabe, un ragazzo forte e coraggioso. Un giorno Gluskabe decise di andare a caccia di anatre con la sua canoa, ma il vento soffiava tanto forte che egli non riusciva a remare. Arrabbiato il ragazzo tornò a casa e, con fermezza, disse alla nonna : “ Devo proprio scoprire da dove arriva tutto questo vento che mi impedisce di cacciare” La nonna cercò di farlo ragionare : “ Non andare… il vento viene da molto lontano …è pericoloso cercarlo!”. Ma il ragazzo la tranquillizzò dicendo “ Vedrai, tornerò presto”.
Gluskabe viaggiava e viaggiava e il vento ad ogni suo passo si faceva sempre più violento, fino a quando egli non riuscì quasi più a camminare e si ritrovò del tutto pelato : il vento gli aveva soffiato via tutti i suoi lunghi capelli.
Finalmente il ragazzo vide un grande uccello magico che, agitando le sue ali, provocava il vento. Dopo essersi avvicinato, con le poche forze che gli rimanevano, disse: “ Nonno , riesci a fare un vento ancora più forte di questo?”. “No, nipotino mio _ rispose pacatamente l’uccello _ questo è il meglio che riesco a fare”.
Gluskabe aggiunse: “ Se ti metterai a sedere lassù, in cima alla montagna, il tuo soffio sarà più potente…” “ No, non posso … vedi io sono qui sin dal principio.”
Gluskabe insistette e gli offrì il suo aiuto, fino a quando l’uccello magico accettò dicendogli: “ E va bene, se mi aiuterai a salire , proverò a spostarmi più in alto, perché desidero che tutti ricevano il vento delle mie ali”.
Gluskabe se lo caricò sulle spalle ma, quando furono giunti su un picco altissimo, lo lasciò precipitare , provocando all’uccello la frattura di un’ala. Poi il ragazzo tornò a casa.
Dopo qualche tempo, pensando di aver risolto il suo problema, Gluskabe andò a caccia con la sua canoa ma… il mare questa volta era troppo calmo: non si avvertiva neppure un soffio di vento e l’acqua era stagnante e immobile.
“ Non riesco nemmeno a remare… dovrò ritornare dove si trova l’uccello del vento” concluse Gluskabe.
Quando gli si presentò, l’uccello non riconobbe Gluskabe e con lui si confidò : “ Un maledetto furfante dalla testa pelata mi ha ingannato, mi
ha convinto a seguirlo e così mi si è rotta un’ala”. Gluskabe non perse tempo e gli disse: “ Nonno ti riporterò io nel punto esatto in cui stavi prima e poi ti medicherò anche l’ala!”. L’uccello era davvero contento di quell’ incontro, ringraziò il ragazzo e gli chiese come poteva ricompensarlo. Gluskabe ci pensò un attimo e poi , avvicinandosi un poco all’uccello disse: “ D’ora in poi, nonno, non agitare le ali continuamente… così gli uomini che verranno potranno andare a caccia per nutrirsi. Cerca di agitarle per un giorno o due ma poi regala agli uomini un giorno di riposo e di calma nei cieli e nei mari.”
L’uccello del vento riconobbe che il ragazzo aveva ragione e lo salutò dicendogli : “ D’ora in poi cercherò di non provocare venti così forti !”.
Gluskabe se ne tornò a casa tutto contento dalla nonna che lo aspettava.
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Che ne dite ragazzi , secondo voi è riuscito l’uccello del vento a mantenere la promessa fatta a Gluskabe? Sembrerebbe proprio di no …ma …sono proprio uno sciocco! Dimenticavo che questo è “solo” un mito e che voi giovani sapete bene qual è in realtà l’origine dei venti ! Il vento è uno spostamento di masse d’aria dovuto a diversi fattori: la rotazione della Terra, le radiazioni solari ecc… ma tutto questo lo approfondirete a scuola. Ora è tempo di leggere un altro interessante mito !!!
Si accendono come per incanto di notte , nel cielo che avvolge il mondo intero : sono le stelle . E per gli antichi che cosa erano quelle luci misteriose?
(mito brasiliano)
Al villaggio le donne da sempre si occupavano di andare a cogliere il mais ma, da qualche tempo, il raccolto non era buono. Le donne pensarono allora di portare con sé un fanciullo,come “portafortuna”, ed egli infatti trovò molte spighe. Portarono allora le pannocchie in un posto sicuro, per fare con la farina di mais dolci e focacce per gli uomini di ritorno dalla caccia. Il fanciullo rubò molti chicchi , li nascose in alcune canne di bambù e li portò alla nonna, perché preparasse un buon dolce tutto per sé e per i suoi compagni. La nonna dapprima accettò ma, dopo che tutti ebbero mangiato a sazietà, chiese da dove provenivano i chicchi di mais.
I fanciulli, temendo di essere scoperti dai genitori e puniti per quello che avevano fatto, tagliarono la lingua alla nonna e quella del pappagallo parlante, che viveva nella capanna della nonna. Il rimorso e la paura di essere scoperti li terrorizzava ancora e così presero una lunghissima liana e mandarono l’uccello mosca a fissarlo nella parte più alta del cielo; poi uno dietro l’altro si arrampicarono fino al cielo.
Quando le donne tornarono alle capanne non trovarono più i loro bambini e si disperarono perché né la nonna né il pappagallo riuscivano a farsi capire con i gesti…Poi una donna scorse la liana e tutte le madri si precipitarono in quella direzione per potersi arrampicare e seguire i piccoli ma l’ultimo bambino della fila (il piccolo ladro dei chicchi), non appena raggiunse il cielo, tagliò la liana.
Le povere donne precipitarono tutte al suolo e si trasformarono in animali e bestie feroci. In quello stesso momento i bambini furono mutati in stelle, costretti a guardare durante la notte la triste sorte delle loro madri . Le luci che vediamo brillare in cielo …sono i loro occhi.
E’ questo un mito sicuramente molto triste ma attraverso il racconto si impara che non bisogna fuggire di fronte ai proprio errori . I bambini non sono stati puniti per il furto del mais ma per la cattiveria dimostrata nei confronti di persone buone come la nonna e le madri . Ammettere i propri sbagli è il primo passo per non commetterli di nuovo !
I Più FAMOSI MITI GRECI
Eccomi di nuovo a voi! Questa volta un po’ emozionato:
sto infatti per presentarvi alcuni miti della mia terra …ah, quanto ne sono fiero! E come è bello pensare che dipinti e statue raffiguranti i miei eroi preferiti e le divinità che adoro sono ancora conservati e ammirati nei vostri musei in tutto il mondo…se solo potessero saperlo i miei antenati! Prima di lasciarvi alla lettura, vi elenco le principali divinità greche (tra parentesi ho inserito anche il nome che i Romani diedero loro successivamente), ognuna delle quali proteggeva alcune attività degli uomini. Secondo la credenza comune essi vivevano sulla cima di un monte greco: l’Olimpo. Il loro aspetto era molto simile a quello degli umani, ecco perché si dice che gli dei greci sono antropomorfi : pur nella loro grandezza , gli dei provavano le stesse emozioni e sentimenti dei mortali come ira, amore, rabbia, pietà ed erano tutti governati da una presenza dal potere assoluto : il Fato.
Ade: dio del regno dei morti (Plutone)
Afrodite: dea della bellezza (Venere)
Artemide: dea protettrice della caccia ( Diana)
Ares: dio della guerra ( Marte)
Atena: dea delle arti (Minerva)
Demetra: dea della terra e del grano (Cerere)
Dioniso: dio del vino (Bacco)
Efesto: dio fabbro delle armi e degli oggetti divini (Vulcano)
Era: sposa di Zeus, protettrice delle partorienti (Giunone)
Ermete: dio messaggero (Mercurio)
Febo: dio del Sole (Apollo)
Poseidone: dio dei mari (Nettuno)
Zeus: padre del cielo e degli dei (Giove)
Allora li avete imparati a memoria??! Beh, avrete modo di conoscere alcuni di loro leggendo le storie che vi aspettano nelle pagine successive. Ecco i titoli:
Il vaso di Pandora
Persefone
Apollo e Dafne
Aracne
Re Mida
Prima di lasciarvi però devo rendere omaggio al mio “mito” ( è così che chiamate oggi voi giovani il vostro personaggio preferito,vero?!!): si chiama Eracle, è forte e coraggioso ma forse voi lo conoscete meglio con il nome di Ercole dalle dodici fatiche! Eccolo, pronto a scagliare la freccia , mentre noi siamo pronti a partire per il nostro viaggio nel passato…
Il nostro mondo è davvero bellissimo : mari , monti , fiori profumati , sorgenti freschissime, ghiacciai incontaminati …ma purtroppo esistono anche molti mali che turbano l’uomo. Perché esistono il dolore, la malattia, l’odio ? La spiegazione ce la offre questo antico mito…
IL VASO DI PANDORA
Sull’Olimpo, da qualche giorno, si avvertiva una brutta atmosfera: Zeus, il padre degli dei, questa volta era davvero arrabbiato! Come aveva osato il gigante Prometeo donare il fuoco agli uomini sulla terra senza il suo permesso? Zeus, il re delle folgori, pensò di vendicarsi.
Andò da Efesto, il fabbro degli dei che stava lavorando nella sua officina all’interno di un vulcano, e gli chiese di realizzare una donna bellissima , simile ad una dea. Efesto si mise al lavoro: le sue abili mani modellarono una creatura simile ad Afrodite, poi Eolo, il re dei venti, le soffiò la vita dalle narici. Tutti gli dei appena la videro le fecero dei doni, per questo la fanciulla fu chiamata Pandora . Anche Zeus le si avvicinò e le regalò un bel vaso , il più bello che gli dei avessero mai visto ma, consegnandolo nelle sue mani, le disse:
“ Ricorda, non dovrai aprirlo mai, per nessuna ragione!”
Il fratello di Prometeo, che si chiamava Epimeteo, non appena la vide si innamorò di lei e Pandora, che ricambiava il suo amore, divenne sua sposa.
I due vivevano felici insieme alla loro bella bambina ma , a volte Pandora diventava pensierosa: “Che cosa ci sarà dentro quel vaso?” .
Il marito cercava di cambiare discorso : “ Non parlare sempre di questo vaso! Andiamo in giardino, oggi è una splendida giornata!”.
Pandora sorrideva e mostrava di accettare i consigli del marito ma, a volte si ritrovava a pensare, quasi senza accorgersene al vaso e al suo misterioso contenuto.
Un giorno Pandora rimase sola in casa. Il suo sguardo ancora una volta si posò sul dono splendido, decorato con sapienza da Efesto.
La giovane donna pensò: “ In fondo… se solleverò di poco il coperchio per dare un’occhiatina nessuno se ne accorgerà…” e senza timore fece ciò che da sempre aveva desiderato.
Ma, non appena il tappo fu alzato, uscì dal vaso una nebbia scura ed un terribile vento circondò Pandora ; molte strane e brutte ombre volavano nella stanza. In quel momento fece ritorno a casa Epimeteo , trovò la moglie in lacrime e capì che da quel momento la loro vita e quella di tutti gli uomini sarebbe cambiata: tutti i mali si erano diffusi ormai sulla
Terra. Sul fondo del vaso era rimasta solo una crisalide , da cui uscì una luce di tanti bei colori : era la Speranza.
La luce raggiunse la piccola figlia di Pandora e le illuminò il viso. I due genitori si abbracciarono e capirono che, se anche Zeus aveva voluto punirli, la vita sarebbe stata bella ugualmente : la Speranza avrebbe aiutato gli uomini a superare le situazioni difficili!
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La curiosità spesso ci spinge ad azioni poco prudenti.
Sarebbe stato meglio ubbidire agli ordini di Zeus …ma noi uomini siamo fatti così : avventurosi, testardi e capricciosi! E poi, come ci ha spiegato il mito, “la speranza è l’ultima a morire” ! Leggete come hanno commentato la vicenda i vostri compagni:
Ecco la storia di Pandora
di Epimeteo bella signora,
se non avesse messo il naso
nello sciagurato vaso
oggi non avremmo i mali
che per tutti son fatali!
Come mai esistono le stagioni? Perché in un certo periodo dell’ anno la natura sembra addormentata sotto una coperta di freddo e gelo? Lo scoprirete se continuerete a leggere….
IL MITO DI PERSEFONE
Demetra, la dea del grano , protettrice dei raccolti, viveva in Sicilia, insieme alla bellissima figlia Persefone. In quei luoghi la fanciulla viveva serena: correva nei verdi campi, amava tuffarsi in mare e raccogliere i fiori per farne belle ghirlande.
Un brutto giorno però un dio si innamorò di Persefone. Non era un dio come gli altri : era Ade, il dio del regno dei morti. Ade era un giovane tenebroso e, per la sua bruttezza, nessuna donna ,né ninfa né dea lo aveva mai voluto in sposo.
Ade non faceva altro che pensare alla sorridente fanciulla e così, dopo aver preso il suo cocchio trainato da quattro cavalli neri, emerse dagli Inferi e , senza curarsi dello spavento e delle grida di Persefone, la rapì per condurla con sé. Persefone, addolorata per aver lasciato la Terra e la madre, decise di non toccare più cibo.
La madre Demetra per giorni e giorni si mise disperatamente sulle tracce della figlia che sembrava sparita nel nulla, fino a quando Elio, il dio del Sole, che vede tutto, decise di dirle la verità : “ Tua figlia è divenuta la sposa di un dio importante, il suo regno è immenso, tutti temono e rispettano Ade …non devi disperarti per lei!”.
Ma Demetra non riusciva ad accettare il fatto di non potere rivedere più la figlia e, soprattutto, di saperla in un luogo tanto triste, sempre avvolto dalle tenebre.
Il suo dolore le fece dimenticare i suoi doveri di dea, anzi la sua rabbia provocò siccità, pestilenze, distrusse i raccolti …in breve tempo la Terra non sembrava più la stessa : era diventata una distesa arida e inospitale.
Zeus, il padre degli dei, pensò che fosse necessario mettere fine ad un tale disastro e andò a parlare con Ade. Gli accordi furono questi : se Persefone (fino a quel momento) aveva mangiato qualcosa nel Regno dei morti non sarebbe più potuta tornare sulla Terra , se invece non aveva toccato cibo sarebbe stata riconsegnata alla madre.
La madre accettò il patto e si recò all’ingresso dell’Oltretomba, dove Ade e Persefone l’aspettavano.
Appena la vide Demetra abbracciò la figlia e le chiese se aveva mangiato qualcosa. Persefone, mentendo, disse di non aver toccato cibo, ma uno dei giardinieri di Ade gli si avvicinò dicendo:
“ La tua sposa sta mentendo: io stesso l’ho vista mangiare alcuni chicchi di una melagrana”. La fanciulla, in lacrime, ammise di averne mangiati quattro o forse sette chicchi, attratta dal bellissimo colore del frutto.
Zeus prese una decisione , accettata alla fine sia da Demetra che da Ade: Persefone avrebbe vissuto con il marito per alcuni mesi dell’anno nell’Oltretomba, durante gli altri mesi avrebbe soggiornato con la madre sulla Terra!
Proprio per questo, secondo i Greci, esistono la bella stagione e quella cattiva :
in Primavera e in Estate Demetra riempie di doni gli uomini perché è felice di trascorrere il suo tempo con l’amata figlia…in Autunno e in Inverno, invece, Demetra è triste perché Persefone deve tornare da Ade, come stabilito da Zeus, e le sue lacrime e i suoi sospiri invadono la terra, portando vento e gelo.
Un piccolo approfondimento su ADE :
Il regno di Ade era immaginato come un immenso
labirinto sotterraneo diviso in tre zone:
- l’ EREBO: regno della Notte e della Morte;
- il TARTARO, che ospitava le anime dei malvagi;
- i CAMPI ELISI, sede dei buoni.
Esiste una pianta, le cui foglie venivano usate per realizzare corone in onore di poeti, eroi, imperatori : essa è l’alloro. La sua origine si deve a questo mito…
APOLLO E DAFNE
Questo mito prende il via dal più piccolo tra gli dei, un giovinetto alato che spesso se ne andava in giro con una benda sugli occhi : Eros!
Un giorno il giovane dio Apollo vide il dio bambino che stava provando il suo bellissimo arco d’oro e, sorridendo, gli disse :
“ Che fai piccolo Eros? Vuoi diventare bravo come me a tirare le frecce? Attento potresti farti male… gioca con gli altri giocattoli!”
Eros lo guardò mentre si allontanava e pensò : “ Sì, Apollo, tu sei un dio potente, ma anche io posso colpirti con le mie frecce d’amore!” e, senza pensarci due volte, colpì Apollo che non si accorse di nulla.
Le frecce del piccolo Eros avevano un grande potere: chi ne veniva colpito si innamorava della prima persona che incontrava nel suo cammino ; Apollo incontrò nel suo percorso una giovane ninfa chiamata Dafne e si innamorò immediatamente di lei.
Subito le si avvicinò pensando di ottenere l’amore della fanciulla ma Dafne rifiutò le dolci parole del dio perché innamorata di Leucippo.
Apollo , accecato dall’odio per il suo rivale che ormai considerava come un nemico, andava in cerca di Leucippo per ucciderlo e così il povero giovane era costretto a travestirsi da donna per incontrare la sua amata Dafne. Ma un giorno Apollo scoprì il suo travestimento .
Infatti tutte le ninfe erano andate a fare il bagno in una fonte e Leucippo era rimasto sulla riva senza spogliarsi per non farsi riconoscere!
Senza esitare apollo lo colpì alla schiena con una delle sue terribili frecce, sperando che, senza di lui, la bella ninfa avrebbe accettato il suo amore. Dafne invece disperata fuggì via , odiando ancora di più Apollo per avergli tolto per sempre Leucippo.
Apollo la inseguì e stava quasi per raggiungerla quando la ninfa invocò con quanto fiato aveva in gola suo padre, il fiume Peneo:
“ Ti prego padre, non farmi prendere da questo dio che mi ha tolto ciò che avevo di più prezioso. Trasforma il mio corpo in modo che Apollo finalmente mi lasci in pace …”
A queste parole accadde qualcosa di straordinario : Apollo vide che il corpo della ragazza che stringeva tra le braccia si stava trasformando in un albero : un bellissimo albero di alloro.
Il giovane Apollo pianse per la triste sorte della giovane amata e decise che quell’ albero gli sarebbe sempre stato caro e che da quel giorno le sue foglie avrebbero per sempre incoronato eroi ed artisti!
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Scommetto che qualcuno tra voi ha paura dei ragni , anche se non vuole confidarlo agli amici !! D’accordo, i ragni non sono belli , ma c’è qualcosa di loro che ancora non sapete…
ARACNE
In una lontana regione dell’ Asia viveva un tempo Aracne, una bella fanciulla molto brava nell’arte del ricamo. Quando si sedeva al suo telaio le sue abili mani correvano veloci e sicure, dando vita a disegni meravigliosi: fiori , monti, paesaggi sembravano veri sulla tela!
Le donne del luogo spesso passavano a trovarla per ammirare i suoi lavori, rimanendo senza parole di fronte a tanta bellezza!
Passava il tempo e la giovane Aracne si era ormai abituata a ricevere le lodi di tutti…persino dai paesi vicini arrivavano mercanti che volevano acquistare i suoi ricami.
Aracne cominciò a diventare superba e a darsi delle arie con le sue amiche:
“Sono davvero la migliore tessitrice sulla Terra! Scommetto che neppure Atena in persona, la dea delle arti, saprebbe realizzare una tela più originale della mia!” .
Una vecchia, che le voleva bene e che l’aveva vista crescere l’ammoniva :
“ Non dire queste cose, figliola. Gli dei potrebbero ascoltarti e offendersi terribilmente per ciò che dici: loro sanno essere tremendi con chi li sfida. Ricordalo!”
Aracne alzava le spalle e rispondeva; “ Vattene, non ho tempo per le tue chiacchiere…”
Ma un giorno , mentre la ragazza scherzava con le sue amiche , vantandosi ancora di essere la più brava tessitrice, una nuvola entrò nella sua stanza e subito dopo apparve la dea Atena, dallo sguardo fiero ,splendente nella sua armatura .
Le ragazze iniziarono a tremare dalla paura, tutte, tranne Aracne che non si mosse dal suo telaio.
Atena, fissandola, disse : “ Hai ancora voglia di sfidare una dea?”
Aracne, senza pensare rispose : “ Certo, posso gareggiare anche con te nel ricamo!”
La gara ebbe inizio. Due figura femminili sul loro sgabello davano vita a disegni meravigliosi : tutti i presenti rimasero a bocca aperta per lo stupore e l’ammirazione!
Alla fine Atena confrontò il suo lavoro con quello di Aracne . Il lavoro della ragazza non era inferiore al suo : era bello , bello davvero e raffigurava divinità sull’Olimpo che danzavano tra fiori e fresche fonti.
Atena era furiosa e la sua rabbia esplose in queste parole:
“ Bene, visto che credi di essere tanto brava nel ricamo io ti condanno a tessere la tua tela per tutta la vita!”
All’inizio la fanciulla non capì il senso di quella maledizione ma, poco dopo, sentì il suo corpo trasformarsi: la bella fanciulla era stata mutata in un brutto ragno dalle lunghe zampe…che avrebbero per sempre filato una fragile tela trasparente e senza colore.
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Il mito che avete appena letto condanna un vizio degli uomini:
la superbia. Non è giusto vantarsi per ciò che si sa fare: è bello essere soddisfatti di se stessi ma è altrettanto bello mantenere la propria semplicità, la gentilezza con le persone che ci circondano! Aracne ha davvero esagerato e ha trasformato il dono che gli dei le avevano dato nella sua condanna … a proposito… lo sapevate? In zoologia i ragni, ancora oggi, appartengono alla classe degli Aracnidi, proprio dal nome della sfortunata fanciulla protagonista di questo mito!
Questa storia di sicuro la conoscete già! Parla di un uomo che aveva un desiderio…un desiderio pericoloso. Per saperne di più bisogna continuare a leggere, ma il titolo forse vi aiuterà a ricordare un metallo prezioso!!!
RE MIDA
A Mida, re della Frigia, non mancava davvero nulla : viveva in uno splendido palazzo, aveva amici e ammiratori, giardini pieni di fiori, splendidi vestiti e gioielli. Era un re spensierato e allegro.
Un giorno i suoi servitori trovarono in giardino un estraneo che dormiva.
Mida lo accolse a palazzo per sapere qualcosa in più sulla sua identità e offrì allo strano ospite un buon calice di vino.
Lo sconosciuto in realtà era un personaggio importante: Sileno, il maestro privato del dio Dioniso. Egli, dopo aver ringraziato per l’ospitalità ricevuta giustificò la sua presenza in giardino con queste parole:
“ Ieri sera stavo seguendo il padrone sul mio vecchio asino ma…devo ammetterlo forse avevo bevuto qualche bicchierino di troppo e, mi sono addormentato…insomma devo essere caduto dalla groppa dell’asino perché ero ubriaco!! Come farò adesso a raggiungere gli altri in viaggio?” Re Mida volle aiutare Sileno e lo riportò lui stesso da Dioniso.
Il dio Dioniso fu molto felice di riabbracciare il suo maestro e di saperlo sano e salvo e volle ricompensare re Mida.
“ Chiedimi tutto quello che vuoi e io ti accontenterò per ringraziarti per ciò che hai fatto!”
Re Mida amava tutto ciò che era prezioso e avrebbe voluto chiedere posate in oro oppure un bel trono tutto d’oro ma non sapeva decidersi e guardava negli occhi Dioniso.
Il dio sembrava leggergli nel pensiero e sorridendo gli disse: “ Non temere…chiedi pure quello che desideri sopra ogni cosa !”
Re Mida ci pensò un po’ e poi rispose: “ Ecco …io …io vorrei avere il tocco d’oro : vorrei che tutte le cose che sfioro diventassero d’oro!”
Il dio Dioniso lo guardò a lungo e poi disse : “ Se questo è ciò che mi chiedi , avrai il tocco d’oro come desideri” e si allontanò con i suoi compagni.
Quando tornò a castello re Mida era fuori di sé dalla contentezza. Diede ordine di dare una grande festa e di invitare tutti gli amici per poter annunciare il favoloso dono che Dioniso gli aveva fatto.
Intanto girava per le sale del palazzo toccando porte, oggetti, quadri …e tutto, come per incanto, diventava d’oro!
Ma la sua felicità purtroppo non durò a lungo.
Al banchetto tutti gli ospiti erano stupiti : non avevano mai visto una sala per il banchetto così splendente ! Ogni mobile , ogni calice , ogni piatto era in oro massiccio ma, mentre tutti mangiavano e bevevano in allegria pensando alla fortuna di re Mida , il poveretto non riusciva a bere neppure un sorso di vino né a toccare cibo: non appena qualcosa si avvicinava alla sua bocca, essa diventava di metallo prezioso!
Non poteva neppure riposare su un letto morbido: al contatto con il suo corpo anch’esso diventava , senza rimedio, d’oro!
A Mida sembrava di diventare pazzo: dopo alcuni giorni, senza cibo e senza riposo , le forze gli mancavano …ormai provava odio per tutti gli oggetti d’oro che lo circondavano e che erano diventati la sua condanna di morte. Non gli restò altro da fare che pregare in ginocchio il dio che gli aveva dato quel terribile dono:
“ Ti supplico, Dioniso, liberami da questa richiesta che ti ho fatto o sarò rovinato!”. Dioniso pensò di aiutare il re pentito e mandò da lui il maestro Sileno. Sileno gli parlò con saggezza:
“ Mio caro amico il tuo dono sarà annullato se tu rinuncerai a tutte le ricchezze che il tuo tocco ha realizzato nel tuo palazzo.”
“ Sì, sì ti prego …fai in modo che tutto torni vivo e colorato come prima: i miei bei fiori, i miei tappeti , basta oro … non conosco un metallo più odioso di questo!”
Il maestro pensò che re Mida aveva ormai imparato la lezione e , sorridendo, gli ordinò:
“ Vai alla sorgente del fiume Pattolo e bagnati con le sue acque…vedrai che la corrente si porterà via il tuo dono”
Così fu. Il re si liberò dal suo pericoloso potere e le acque si riempirono di luminose pagliuzze e …sapete una cosa? Dicono che ancora oggi, sul letto di questo fiume, se si guarda attentamente, si possono trovare delle pepite lucenti d’oro!!! Ma bisogna essere molto fortunati !
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Proprio un bel pasticcione questo re Mida , non è vero ?
E pensate ragazzi che anche in un’altra occasione si è cacciato nei guai!
Eh sì… perché un giorno , durante una gara musicale tra un certo Pan e il dio Apollo, egli disse che era stato più bravo a suonare Pan e così Apollo andò su tutte le furie e gli fece crescere le orecchie lunghe come quelle di un asino! Certa gente non impara mai !
Beh…e adesso tocca a noi : è proprio giunto il momento di salutarci…
Io tornerò al mio lavoro e al mio tempo , il II secolo a.C, e voi continuerete a fare i bravi studenti e forse, ogni tanto, rileggerete qualche storia che vi ho raccontato, e ricorderete il vostro amico Talos!
B I B L I O G R A F I A M I N I M A
Anna Somma, Il fascino del mito, Loffredo editore
Laura Giacobazzi, Gli dei e gli eroi: i miti della Grecia, Atlas
R. Pettazzoni, Miti e leggende, UTET
R.Pettazzoni, Quando le cose erano vive, UTET
Dizionari dell’Arte, Eroi e Dei dell’antichità, ed. Electa.
Il ragazzo chiama così l’uccello per entrare in familiarità con lui e riuscire a realizzare il suo scopo.
Prometeo fu punito duramente da Zeus: fu incatenato sulla cima di un monte ; di giorno un’aquila gli divorava il fegato e le viscere ma di notte esse ricrescevano. La crudele punizione si sarebbe ripetuta ogni giorno, per sempre.
Il presente opuscolo è stato realizzato dagli alunni della classe I A della
Scuola Media statale “ G. Mompiani” durante il laboratorio pomeridiano
del Mito.
Autori :
Bico Orlando
De Martino Rino
Craciun Madalina
Liao Xi
Mohammed Hasan
Rahman Tahmid
Tahiri Desara
Vulpe Ion
Wu Elena
Xhaferri Arjola
Coordinamento delle attività : prof.ssa Laura Amoruso
Fonte: http://www.centrinterculturacsa.it/Portals/0/docs/CTI%207/MITOLOGIA%202.doc
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