Il signore degli anelli il film e il libro
Il signore degli anelli il film e il libro
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visione critica del film
IL SIGNORE DEGLI ANELLI
(di Peter Jackson, “La compagnia dell’anello” 2001, “Le due torri” 2002, “Il ritorno del re” 2003)
Il Signore degli Anelli, in originale The Lord of the Rings, è una trilogia fantasy del regista neozelandese Peter Jackson, basata sull'omonimo romanzo scritto da John Ronald Reuel Tolkien. Insieme a Ben-Hur e Titanic, Il Ritorno del Re è il film premiato con il maggior numero di premi Oscar, 11, e complessivamente la saga è la più vittoriosa della storia: 17 statuette.
Questa serie di film è celebre per l'estremo realismo degli effetti speciali, realizzati dalla società neozelandese Weta, fondata da Peter Jackson
Il film, pur ispirandosi all'opera di Tolkien, in realtà si prende alcune licenze, come ogni adattamento, ciò però non toglie valore all'opera, che ha comunque cercato di rispettare fedelmente lo spirito dell'autore.
A differenza del romanzo nel prologo del film si narra della seconda era, in cui sono stati forgiati gli anelli, spiegando come Bilbo abbia ottenuto l'Unico Anello.
La prima parte del prologo, tratta dall'ultimo racconto de Il Silmarillion, narra dei diciannove anelli che Sauron re di Mordor ha donato alle razze della Terra di Mezzo: sette anelli sono stati dati ai nani, tre agli elfi e nove ai re degli uomini; tutti questi, però, sono stati ingannati dall'oscuro signore del male, il quale ne forgiò uno, l'Unico Anello, che poteva dominare gli altri.
Nella battaglia contro Sauron, Isildur taglia a Sauron il dito al quale è infilato l'Unico Anello, ottenendo così una insperata vittoria. Impossessatosi dell'Anello, si lascia però irretire dal malvagio potere in esso contenuto e non ascolta il consiglio di Elrond, che gli dice di gettarlo nella bocca del vulcano su Monte Fato per poter sconfiggere definitivamente il nemico.
Questa scelta gli costerà la vita e porterà alla rovina la razza degli uomini, mentre vengono così perse le tracce dell'Anello, che viene in seguito ritrovato da Gollum. Anche l'infelice essere venne corrotto dal malvagio potere di Sauron, finché inspiegabilmente Gollum smarrì l'Anello, forse per volontà dell'oggetto stesso, il quale venne poi ritrovato da Bilbo Baggins.
La storia comincia con i preparativi per il compleanno di Bilbo, impegnato nella stesura della sua autobiografia: Andata e ritorno. Nel frattempo si avvicina al villaggio di Hobbiville lo stregone Gandalf il Grigio, anch'egli invitato ai festeggiamenti.
Durante la festa Bilbo indossa l'anello e scompare, con l'intenzione di andare a Gran Burrone e non farsi ritrovare mai più. Prima della partenza, però, viene affrontato da Gandalf, che lo spinge a lasciare l'Anello al nipote Frodo.
Nel frattempo Gandalf studia l'anello, scoprendo la sua origine. La natura dell'anello viene confermata indiscutibilmente quando, gettandolo nel fuoco, compare l'incisione con il testo: « Un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli. »
Gandalf riferisce a Frodo che Sauron è risorto spiritualmente per tornare in cerca dell'anello, ragion per cui aveva inviato i Cavalieri Neri' (Nazgul) a Hobbiville. Frodo, spinto da Gandalf, decide di partire per Brea per salvare l'anello. Con lui parte anche Sam, il suo giardiniere, mentre Gandalf si dirige alla torre di Orthanc (a Isengard), per parlare con Saruman, maestro della Congregazione dei maghi.
Saruman, un altro potente mago, vede quanto sta accadendo tramite il Palantir, la pietra veggente e si schiera dalla parte di Sauron. Ignaro di ciò Gandalf si reca da lui per informarlo degli eventi, ma Saruman cerca di indurlo a prendere la sua posizione. Nasce uno scontro, da cui Gandalf esce sconfitto e viene imprigionato nella torre di Orthanc.
Saruman crea un esercito di orchi al servizio di Sauron, nel frattempo Gandalf scappa.
Durante il viaggio i due Hobbit (Frodo e Sam) incontrano gli elfi che stanno lasciando la Terra di Mezzo per non farvi più ritorno; lungo la strada incontrano altri due Hobbit, Merry e Pipino, che si uniranno al loro viaggio.
Inseguiti dai Cavalieri Neri, arrivano alla locanda del Puledro impennato a Brea, e lí attendono l'arrivo di Gandalf. Nella locanda incontrano il ramingo Grampasso.
Frodo indossa l'Anello per la prima volta, diventando invisibile: tutto quello che lo circonda assume un aspetto distorto, circondato da una mistica nebbia. I Cavalieri Neri, attirati dalla forza magica dell'Anello indossato, cercano di ucciderlo, ma il piccolo Hobbit viene salvato dall'intervento di Grampasso.
Il ramingo allora decide di unirsi agli Hobbit per accompagnarli a Gran Burrone da Elrond; durante il viaggio vengono raggiunti dai Nazgul che, nonostante indossi l'Anello, feriscono Frodo con il pugnale di Morgur, e solo l'intervento di Grampasso, che li respinge con il fuoco, evita conseguenze ben più gravi. Ad aiutare Frodo che sta male dopo la pugnalata arriva Arwen che con il suo cavallo lo porta a Gran Burrone proteggendolo dai Nazgul: qui Elrond lo cura e, al suo risveglio, incontra Gandalf e tutti i suoi amici Hobbit, tra cui anche Bilbo (molto invecchiato da quando ha dovuto lasciare l'Anello).
Il Consiglio di Elrond si riunisce al Gran Burrone, con rappresentanti di tutte le razze, da Gimli per i nani a Legolas per gli elfi passando per gli uomini, il cui delegato è Boromir. Prima che si tenga il Consiglio, Arwen vorrebbe rinunciare alla sua immortalità per stare vicino a Grampasso che cerca, invano, di convincerla a desistere svelandole di essere in realtà Aragorn, erede di Isildur e del trono di Gondor. Il consiglio decide di distruggere l'anello gettandolo nel Monte Fato, a Mordor.
Frodo si offre volontario per compiere la missione e a lui si uniscono Gandalf, Aragorn, Legolas, Gimli, Boromir, Sam, Pipino e Merry: è questa la compagine che prenderà il nome di "Compagnia dell'Anello". Bilbo regala a Frodo due oggetti magici, che lo aiuteranno nel corso del suo viaggio: Pungolo, una spada incantata, e Mithril, una maglia di un metallo elfico con caratteristiche combinate di leggerezza e resistenza straordinarie. La strada scelta per arrivare alla meta è inizialmente la Breccia di Rohan, da cui si devierà poi per il passo di Caradhras. Alla fine gli ostacoli posti da Saruman, costringeranno il manipolo a passare per le miniere di Moria, territorio di Balin, cugino di Gimli.
Giunti alle miniere scoprono che tutti i nani delle miniere, sono stati sterminati dai Goblin. Un mostro orrendo, il Guardiano del Cancello, blocca la Porta Occidentale di Moria, obbligandoli a proseguire per la strada delle miniere, sulla quale scoprono di essere seguiti da Gollum. Nelle miniere vengono attaccati dagli orchi e dal troll di caverna, li sconfiggono e si recano al ponte di Khazad-dum, dove li aggredisce il Balrog. In questo scontro Gandalf precipita insieme al Balrog nel dirupo.
Aragorn prende il comando della Compagnia che guida al bosco di Lothlorien, regno della dama della luce Galadriel. Boromir incomincia a nutrire dei dubbi, mentre Frodo vede attraverso lo specchio magico di Galadriel la distruzione della contea da parte degli orchi e la terribile prigionia che aspetta i suoi compagni. Le dolorose sensazioni causate dalla visione lo accompagneranno per il resto del viaggio.
La Compagnia lascia il regno di Galadriel con gli omaggi ricevuti dagli elfi e continuano il viaggio in canoa, lungo il fiume. Nel frattempo gli Uruk-hai di Saruman vengono da questi lanciati sulle tracce della Compagnia, con l'ordine di catturare tutti gli Hobbit e portarli a lui. Mentre si riposano sulla sponda, Boromir, offuscato nella ragione dalla vicinanza con l'Anello, tenta di rubarlo, ma Frodo, impaurito, lo indossa, attirando così l'esercito degli Uruk-hai. Il primo ad affrontarli è Aragorn, che consente così a Frodo, che aveva già in animo di proseguire da solo, di fuggire. In suo aiuto giungono anche Legolas, arciere sopraffino, e Gimli, che sventra i nemici a colpi d'ascia.
Durante la sua fuga Frodo si imbatte in Merry e Pipino, i quali richiamano l'attenzione degli orchi di Saruman per salvarlo e permettergli di compiere la sua missione. Boromir si sacrifica a sua volta per salvarli, ma questo non impedisce che i due Hobbit vengano catturati.
Frodo, quindi, deciso a proseguire la missione da solo, sale su una delle canoe, ma il fido Sam, per mantenere la parola data a Gandalf, non vuole abbandonarlo e così proseguono il viaggio insieme.
L'ultima scena, tratta dal primo capitolo de Le Due Torri, vede Aragorn, Legolas e Gimli che decidono di andare ricerca degli Hobbit rapiti (Merry e Pipino).
Durante la marcia Frodo e Sam si accorgono di essere seguiti e decidono di tendere una trappola al loro inseguitore. Una notte lasciano che Gollum si avvicini loro alla ricerca dell'Anello per poi catturarlo dopo una piccola battaglia strappandogli la promessa di essere accompagnati a Mordor in cambio della libertà.
Saruman crea sempre più Orchi per la guerra contro Rohan e stringe nuove alleanze con gli uomini delle montagne per farli combattere al suo fianco. Così gli Uruk-hai cominciano a razziare le terre del Mark attaccando i villaggi e uccidendone tutti gli abitanti. In uno dei tanti scontri tra Rohan e Saruman, Théodred, figlio del re Théoden, rimane ferito gravemente per poi essere ritrovato da Éomer e condotto a Edoras. Qui Éomer viene cacciato da Rohan da Grima Vermilinguo, che lavora per Saruman e ritiene pericolosa la sua vicinanza al re ormai assoggettato al potere dello stregone bianco.
Aragorn, Legolas e Gimli incontrano Éomer e la sua banda per avere informazioni sui rapitori degli Hobbit. Questi ultimi riferiscono loro che gli Uruk-Hai sono stati completamente distrutti e che non c'erano sopravvissuti. A questo punto, si recano sul luogo dello scontro e leggendo le tracce capiscono che gli Hobbit si sono salvati rifugiandosi nella foresta di Fangorn. Entrandovi alla ricerca di Merry e Pipino, Aragorn, Legolas e Gimli incontrano Gandalf, che pensavano deceduto dopo lo scontro con il Balrog avvenuto sul ponte di Khazad-dûm.
Lo stregone si presenta con un aspetto rinnovato e sfoggia vesti bianche, segno del suo forte cambiamento di crescita portato sia dal tradimento di Saruman sia dalla sconfitta del Balrog. Da questo momento in poi lo stregone verrà ricordato con il nome di Gandalf il Bianco e non più come Gandalf il Grigio.
Con questo incontro lo scopo dell'elfo, del nano e dell'uomo cambia radicalmente. Gandalf suggerisce ai tre di evitare di seguire le tracce dei due hobbit, poiché sa che sono riusciti a mettersi in salvo, tuttavia devia l'attenzione su un problema più grande, la guerra che sta per colpire Rohan.
I quattro devono raggiungere il re di Rohan e risvegliarlo dall'incantesimo di Saruman, che lo ha intorpidito nel corpo e nella mente e reso incapace di agire, per poterlo convincere ad organizzare una difesa contro l'esercito di ferocissimi Uruk-hai che si avvicina sempre più a Rohan per distruggerlo.
Gollum, Frodo e Sam, dopo aver marciato verso il cancello nero di Mordor e non essere riusciti ad entrare, decidono di prendere un'altra via nota solo a Gollum e così riprendono il loro viaggio. Durante una sosta si imbattono in uno degli eserciti di Sauron. Non facendosi notare osservano il loro passaggio scorgendo un animale a loro sconosciuto: l'Olifante. Mentre ammirano questo enorme animale non si accorgono della presenza degli uomini di Gondor capitanati da Faramir, che attaccano e massacrano l'esercito nemico per poi catturare Frodo e Sam. Dopo la cattura vengono condotti in un rifugio all'interno di una cascata (la cosiddetta "Finestra che si affaccia ad Occidente")usato come base per i movimenti delle truppe di Gondor.
Risvegliato Re Théoden dall'incantesimo, i Compagni riescono a convincerlo a muovere guerra contro gli Orchi e gli suggeriscono di rifuggiarsi al Fosso di Helm per affrontare i nemici, così tutti gli abitanti e i cavalieri di Rohan abbandonano la città per recarsi alla fortezza costruita sopra il fosso.
Durante l'esodo, Grima Vermilinguo, cacciato dal re, torna da Saruman e lo informa di questi progetti, e così lo stregone decide di mandare una squadra di mannari selvaggi per attaccarli. Nello scontro risultano vittoriosi gli uomini di Rohan, ma cade Aragorn, trascinato in un burrone da un mannaro.
Dopo la battaglia i Rohirrim raggiunge il fosso di Helm, dove cominciano a barricarsi per l'imminente scontro con le forze di Saruman, e con stupore di tutti ritorna anche Aragorn, salvatosi dal dirupo e recante notizie riguardanti le forze del nemico. Alle forze impegnate nella difesa disperata si unisce anche uno squadrone di Elfi mandati a onorare l'antica alleanza tra Elfi e Uomini. Nel frattempo Saruman scopre il punto debole del fosso di Helm: una grata di drenaggio dell'acqua, per niente protetta, e decide di iniziare da lì il suo attacco alla fortezza.
Gollum, sfuggito alla cattura dei Gondoriani, viene sorpreso da Faramir a immergersi nello stagno proibito vicino al loro rifugio in cerca di pesci. A questo punto viene fatto chiamare Frodo per decidere della sua vita, e lo Hobbit sceglie di aiutare i soldati di Gondor a catturarlo. Durante l'interrogatorio Gollum svela il segreto dell'Anello convicendo Faramir a tenerlo per sé e donarlo a suo padre sovritendente di Gondor.
Le truppe nemiche arrivano davanti al fosso per l'imminente scontro che vede Orchi contro Uomini ed Elfi. La battaglia inizia, sotto la tempesta, dopo una freccia scoccata per sbaglio da un arciere di Rohan che uccide uno dei nemici. All'inizio lo scontro sembra svolgersi a favore dei difensori, ma la scoperta del punto debole della fortezza rende il tutto più difficile. Saruman ha creato una polvere da sparo molto potente, creando delle "bombe" utilizzate per aprire una breccia nella mura, nella quale si fiondano immediatamente ondate di Orchi che riescono ad aprirsi un varco e conquistare parte del fosso. I difensori si rifugiano all'interno della torre della fortezza in un ultimo disperato tentativo di difesa. Lì viene deciso l'ultimo attacco dei difensori, cioè una carica a cavallo in mezzo agli Orchi in nome di Rohan e della sua gente. Dopo quest'ultimo atto eroico solo l'arrivo tempestivo di Gandalf e della compagnia di Éomer regala la vittoria agli uomini travolgendo gli Orchi e mettendoli in fuga.
Dopo aver cercato invano di convincere gli Ent a entrare in guerra contro Sauron e Saruman durante l'Entaconsulta, Pipino chiede a Barbalbero di accompagnarli non a nord ma ad Isengard, dove riprenderanno la strada per la Contea, con uno stratagemma: "Più ci avviciniamo al pericolo, meno rischiamo di essere notati".
Dirigendosi verso Isengard Barbalbero si accorge dello scempio compiuto da Saruman ai danni della foresta, e decide di richiamare tutti gli ent per muoverli guerra. Saruman, ormai sicuro di avere la vittoria in pugno, viene colpito alla sprovvista da un nuovo potente nemico che aveva sottovalutato e da cui viene immediatamente sopraffatto.
Sauron attacca Osgiliath, ultima roccaforte dei Gondoriani prima di Minas Tirith, difesa da Faramir e dalla sua armata. Durante la battaglia il capitano di Gondor decide di lasciar liberi Frodo, Sam e Gollum dedicandosi alla difesa della città nonostante la loro netta minoranza.
La battaglia del Fosso di Helm è vinta, Isengard e Saruman sono stati sconfitti, Osgiliath sta cadendo in mano agli Orchi e Gollum trama alle spalle di Frodo e Sam per impadronirsi dell'Anello: questo il quadro nel quale inizierà la terza parte della trilogia, Il ritorno del Re.
Il film si apre con il passato di Gollum. Il racconto inizia da una battuta di pesca da parte di due piccoli Hobbit: Sméagol e Déagol. All'amo di Deagol abbocca un pesce molto grande che trascina lo Hobbit in acqua. Il pesce riesce a scappare con l'esca ma lo sventurato pescatore viene attratto da un bagliore sul fondo, che si rivela poi essere l'Unico Anello. Quando Deagol torna a riva con l'insolito frutto della sua pesca, Sméagol vede l'anello e ne desidera fortemente il possesso. Nasce una colluttazione che sfocia nella morte di Deagol. Divenuto il Portatore dell'Anello Sméagol viene lentamente consumato e trasformato dal potere oscuro dell'oggetto e rintanatosi a vivere nelle profondità della terra, diviene in seguito Gollum.
Torniamo al presente: Gandalf, Théoden, Aragorn, Gimli e Legolas si recano ad Isengard, trovandola distrutta dagli Ent ed incontrandovi Merry e Pipino, i quali narrano loro il trionfo di Barbalbero su Saruman. I 5 eroi affontano un forte duello verbale con Saruman che tenta, grazie alla sua voce ingannatrice, di tirare l'ultima stoccata nei confronti di re Théoden. il Re di Rohan, però, non si fa cogliere impreparato e risponde per le rime all'ennesima provocazione dello stregone. Grima, che finora aveva seguito in disparte la scena e subito l'ennesima umilazione da parte del suo "padrone", in un impeto di orgoglio pugnala Saruman alle spalle, facendolo precipitare dalla torre. Subito dopo Pipino trova il palantír sotto l'acqua che ricopre Isengard e lo prende, ma Gandalf glielo toglie di mano mettendolo in guardia sulla sua pericolosità. I nostri eroi ritornano poi tutti insieme ad Edoras per festeggiare la vittoria su Isengard. Ma la curiosità di Pipino non ha limiti e, mentre tutti dormivano, cerca di dare un occhiata nel palantír, attirando così su di sé il vigile occhio di Sauron. Fermato in extremis, riferisce a Gandalf quanto ha visto nella sfera. Così da Rohan Gandalf e Pipino partono per Gondor.
Arrivato a Minas Tirith Gandalf cerca di convincere il sovrintendente Denethor a prepararsi per l'attacco di Sauron, ma questi, sconvolto dalla morte del figlio Boromir avvenuta alla fine de La Compagnia dell'Anello, è in preda alla follia. Nel frattempo Frodo e Sam, accompagnati da Gollum, continuano il loro viaggio ed arrivano al cospetto delle porte di Minas Morgul, dalle quali vedono uscire un grande esercito comandato dal re dei Nazgûl. Mentre salgono le ripide scale di roccia che portano a Cirith Ungol, Gollum fa credere a Frodo (sconvolto dalla fatica e debilitato dall'Anello) che Sam voglia impadronirsi del potente oggetto, e ne provoca la cacciata. Ad Edoras, nel frattempo, Aragorn è riuscito a convincere re Théoden ad accorrere in aiuto di Gondor. Viene quindi radunato un esercito di 6000 Rohirrim pronti a muovere verso Minas Tirith. Aragorn, accompagnato da Gimli e da Legolas, decide di prendere i Sentieri dei Morti, per chiedere l'attuazione di una antica promessa che un ormai defunto re fece ad un suo antenato.
Faramir, posto a difesa di Osgiliath, subisce un violento attacco da parte degli orchi che lo costringono a ritirarsi assieme ai suoi uomini. Tornato a Minas Tirith viene incolpato da suo padre Denethor della sconfitta ed obbligato ad un disperato e suicida tentativo di contrattacco. Riesce a salvarsi, ma è gravemente ferito e Denethor, ormai impazzito di dolore, quando vede l'esercito di Sauron in arrivo decide di suicidarsi insieme al figlio, e dà ordine ai servi di preparare un rogo. Frodo nel frattempo entra a Cirith Ungol dove, tradito da Gollum, viene assalito e colpito da Shelob, il ragno gigante. Rientra però in azione Sam, che sconfigge Shelob ma è costretto a prendere l'Anello e Pungolo da Frodo, apparentemente morto.
La difesa di Minas Tirith viene organizzata da Gandalf, ma la superiorità numerica degli orchi è schiacciante ed il cancello della città viene abbattuto consentendo agli invasori di dilagare all'interno. Gandalf, avvertito da Pipino, raggiunge Faramir sulla sommità della cittadella, nel luogo dove riposano i re di Gondor, per salvarlo dalla pazzia di suo padre Denethor che vuole darsi alle fiamme assieme a lui. Lo stregone riesce a salvare Faramir ma a seguito della colluttazione che ne nasce Denethor prende fuoco e si getta in preda alle fiamme dalla rupe che sovrasta la città. Intanto gli orchi avanzano all'interno di Minas Tirith, ma all'alba giungono sul campo i cavalieri di Rohan, che con una carica travolgente sbaragliano le file del nemico. A questo punto però Sauron fa entrare in scena gli olifanti, che altro non sono se non elefanti ma almeno 10 volte più grandi, che creano disordine e scompiglio tra i difensori. L'arrivo di Aragorn, fiancheggiato da Legolas e da Gimli e da un esercito di non morti, conclude la battaglia a favore di Gondor e Rohan. Théoden però rimane gravemente ferito nello scontro con il Re dei Nazgûl che Eowyn, poco prima della morte dello zio, riesce ad uccidere. Dopo la sconfitta dell'esercito di Sauron, ora non resta che marciare verso Mordor.
Sauron tuttavia è tutt'altro che annientato, ed a Mordor decine di migliaia di nemici attendono la battaglia finale. Aragorn e Gandalf intanto hanno deciso di marciare con l'esercito verso il nero cancello, in modo da attirare su di loro l'attenzione e l'esercito di Sauron e distrarlo quindi da Frodo. Per attirare Sauron, Aragorn, a capo ora dell'esercito di Gondor, si presenta ai cancelli di Mordor per sfidare Sauron. Frodo intanto, in realtà ancora vivo dopo l'attacco di Shelob, viene catturato dagli orchi, ma dopo essere stato salvato da Sam recupera l'anello e riprende il viaggio insieme al fedele amico. Arrivati alle pendici del Monte Fato, i due Hobbit si scontrano nuovamente con Gollum, e mentre Sam combatte, Frodo entra nella Voragine del Fato per gettare lAanello. Arrivato al momento cruciale però cede alla sua corruzione e lo indossa, rivelando così tutto il piano a Sauron che spedisce immediatamente i Nazgûl contro di lui. Prima di loro arriva però Gollum indemoniato che con un morso strappa il dito con l'Anello a Frodo e durante la colluttazione che segue la povera creatura, il cui unico scopo era stato quello di recuperare il suo amato tesoro, cade nella lava trascinando con sé l'Anello che così viene finalmente distrutto.
Frodo e Sam vengono portati via da Mordor dalle aquile, per ordine di Gandalf, e raggiungono Minas Tirith dove si tiene una grande cerimonia: l'incoronazione di Aragorn a re di Gondor ed il suo matrimonio con Arwen, figlia di Elrond, dopodiché gli hobbit tornano alla Contea. Dopo pochi anni Frodo, quale Portatore dell'Anello, decide di partire insieme a Bilbo ed agli ultimi elfi rimasti verso Il reame immortale, chiudendo così un'era per la Terra di Mezzo.
PROGETTO
Una serie di lezioni a tema.
Il progetto è partire da un materiale noto e apprezzato dagli studenti (il film) per riscontrarne le valenze non immediatamente percepibili, sottolineando come l’acquisizione di diverse conoscenze, più tipicamente “scolastiche”, ne consentano una rilettura ad un diverso, e più alto livello.
1 - Storia e contesto
L’obiettivo è di ri-contestualizzare Il Signore degli Anelli nella storia e nella civiltà contemporanee, facendone intravedere intanto le valenze critiche, ricorrendo innanzitutto a un riscontro:
la rappresentazione letteraria e cinematografica di Mordor , rigurgitante di macchinari e ciminiere, in uno scenario desolato di rovine e degrado;
Mordor
l'immagine di un paesaggio devastato della prima (o seconda) guerra mondiale.
Paesaggio della Somme – 1916
Campo di battaglia 2 maggio 1915 (da Le Miroir)
2 - Il Signore degli Anelli e la critica della modernità
Nel secondo passaggio del percorso si precisa quanto intravisto nel primo, con una opportuna contestualizzazione storica. L'idillio della terra pettinata e pacifica nella solare Contea, contrastata dalle tenebre e dai bagliori delle infernali fucine di Isengard e Mordor, evoca la tradizionale ostilità dell'intellettuale inglese del XVIII e XIX secolo nei confronti della civiltà delle macchine.
Il vedutismo di Gainsborough
- la tradizione del vedutismo agreste nei dipinti inglesi tra XVIII e XIX secolo (Gainsborough e Constable, presenti sui manuali di storia dell'arte) che già accentuava il contrasto in senso anticapitalistico;
- la letteratura inglese a cavallo tra Ottocento e Novecento: Hardy e Lawrence.
Il vedutismo di Constable
Anche la mostruosità e l'aggressività associate ai due poli industriali della Terra di Mezzo (Mordor, Isengard) possono essere viste come espressioni della estrema manipolazione della natura a danno dell'ambiente, dell'umanità e della pace.
3 - Il medioevo de Il Signore degli Anelli
Introdotto lo sfondo ideologico, occorre ricercare le tracce concrete della società medievale nelle distese della Terra di Mezzo:
- da un punto di vista economico il panorama è per lo più dominato dall'agricoltura (soprattutto nella Contea hobbit), accanto a cui prospera un fiorente artigianato, in particolare presso il popolo dei Nani e degli Elfi;
Elfi
da un punto di vista politico la forma più comune di governo nel mondo degli uomini è la monarchia; la Contea hobbit è invece retta da un governo latamente democratico, che ricorda quello dei Comuni medievali;
Isengard
Mordor (e parzialmente Isengard) rappresentano l'eccezione: al regime dittatoriale corrisponde un modello di economia che sfrutta per un verso tecnologie in grande scala, per altro forme di sfruttamento schiavistico, esercitate su popoli tributari e su un esercito di mostruosi orchi .
Orcrace
Il racconto si potrebbe quindi leggere come la saga di coloro che, forti del proprio attaccamento alla terra, al lavoro manuale e al paternalismo di una monarchia moderata o alla solidarietà della piccola comunità, resistono alla strisciante corruzione del potere assoluto e delle sue degradanti e stravolgenti capacità tecnologiche.
4 - Far piombare tutte le terre in una seconda oscurità : l'Anello, tra dominio e decadenza
Tolkien
Fornite alcune coordinate storiche per riconoscere il medioevo del romanzo di Tolkien, occorre individuare il significato, in quel contesto, dell'Anello.
Anche in questo caso si procede per contrasto:
- mentre la Terra di Mezzo nella Terza Età versa in una situazione globale di decadenza, in cui si avverte la nostalgia di una passata condizione felice, laddove gli ultimi Anelli sono stati conservati presso i loro legittimi destinatari (gli Elfi), essi hanno contribuito alla perfetta conservazione dell'ambiente e delle comunità (Rivendell/Gran Burrone e Lothlórien);
Lothlorien
- l'Anello è descritto come immensamente potente, ma allo stesso tempo altrettanto pericoloso, in quanto dotato di un'autonoma capacità di dominio che finirà per trionfare e per riconsegnare l'immenso potere all'Oscuro Signore (Sauron);
Un’immagine tratta dal film il signore degli Anelli
- l'Anello rappresenta il potere assoluto che corrompe moralmente e fisicamente, ed è percepito a un tempo come un dono prezioso e come un pericolo insopportabile e dunque da distruggere. Esso incarna i rischi tipici delle grandi tecnologie, che offrono l'ambigua potenza di trasformare e dominare, ma anche sconvolgere la natura.
5 - Modelli letterari medievali
Frodo
Per determinare la presenza di modelli letterari qui di seguito sono proposti due distinti passaggi, uno medievale e uno moderno, comunque collegati.
Per quanto riguarda il primo, l'aspetto più significativo è rappresentato dalla ripresa della struttura della quest , della missione-ricerca tipica della tradizione delle canzoni di gesta. Essa presuppone alcuni elementi essenziali:
- un oggetto prezioso che deve essere trovato e posseduto o una persona che deve essere trovata e sposata;
- un lungo e difficoltoso viaggio in terre lontane e sconosciute;
- un eroe;
- una prova o una serie di prove che l'eroe deve affronta re e superare;
- i guardiani dell'oggetto o persona che devono essere sconfitti;
- gli aiutanti, che con la loro conoscenza e i loro poteri magici, assistono e aiutano l'eroe;
- il ritorno e l'esaltazione dell'eroe.
Questi indicatori consentono di individuare due distinte e intrecciate quest : una con Frodo come protagonista (apparentemente la principale), l'altra con Aragorn come figura principe. Gli studenti vengono stimolati a sviluppare il confronto tra le due e recuperare i precedenti cavallereschi.
Aragon
6 - Il Signore degli Anelli come romanzo di formazione
Sam
Il tema della quest si incrocia con un altro motivo, più caratteristico delle forme letterarie Sette- Ottocentesche: il cosiddetto romanzo di formazione . La sua struttura prevede lo svolgersi delle esperienze del protagonista in varie direzioni e con esiti spesso deludenti, ma normalmente con un intreccio complessivo e una conclusione positivi per la sua maturazione e la sua crescita spirituale: questa risulta da un perdersi e ritrovarsi del personaggio.
Pipino
Nel romanzo di formazione le esperienze che plasmano sono soprattutto esperienze di vita: nel caso del nostro romanzo si possono seguire diversi percorsi, che coinvolgono vari protagonisti: Frodo, Sam, ma anche Merry e Pipino. La grande parabola di formazione per gli hobbit è saldata nelle sue estremità alla Contea: la abbandonano innocente e innocenti (sostanzialmente perché ignoranti del fatto che altri tutelano la loro terra e le loro vite), la riscattano alla fine, dopo averla ritrovata violentata da Saruman, diventando signori del proprio destino.
Merry
7 - I simboli della spiritualità
Bilbo
Per apprezzare le implicazioni critiche dell'uso soprattutto di modelli medievali in Tolkien, l'attenzione degli studenti deve focalizzarsi sui simboli che possono essere individuati ne Il Signore degli Anelli, secondo due linee di approfondimento
- gli alberi: il peso che rivestono gli Ent nello sviluppo dello scontro con Isengard dà la misura del senso di ribellione della natura nei confronti di una civiltà che la violenta; la figura di Barbalbero , con le sue movenze e il suo parlare al ralenti, è un vero e proprio elogio della lentezza e della riflessione contro la furia, i ritmi di marcia e di lavoro delle figure mostruose al servizio di Saruman;
- il mare: esso rappresenta il limite naturale e simbolico della Terra di Mezzo e del potere malefico dell'Anello; al mare, oltre il mare è rivolto lo sguardo dell'Elfo Legolas, verso Valinor, l'isola beata dei Valar (gli dei); oltre il mare, verso Valinor è diretta la nave degli ultimi portatori degli anelli (Elrond, Galadriel, Gandalf) che accoglie Bilbo e Frodo, e la cui partenza segna lo scioglimento della compagnia dell'Anello.
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Valinor
8 - la lotta tra Bene e Male
Nonostante le resistenze esplicite dell'autore, sono proprio gli echi medievali a suggerire una lettura allegorica del romanzo.
L'idea di due regni, di due forze che si contrappongono è conforme alla concezione medioevale che conduce all'opposizione tra Bene e Male: l'oscurità e il caos che minacciano la società (esemplarmente la Contea) rivelano il loro carattere incomprensibile e inquietante.
Occorre rilevare la peculiare concezione del Male che emerge dal romanzo e che riflette tendenze dell'antica cultura nordica, in cui l'eroe pagano affronta il mostro con coraggio, ma con un destino segnato dal Fato inesorabile.
Ecco alcuni possibili spunti di discussione:
- nel romanzo il mago Gandalf sottolinea come il Male vada combattutto quando e dove uno si trovi, senza pensare di giungere a una soluzione permanente del problema;
- il Male rivela, attraverso il potere dell'Anello, una pervadente e contagiosa vitalità;
- il Male appare talvolta come una forza pura e semplice, metafisica, attiva indipendentemente da circostanze storiche e/o sociali: la felicità è sempre fragile e minacciata.
Gandalf
9 - Gollum o dell'umanità del mostruoso
Accanto alla sfuggente intangibilità del Male assoluto nell'Occhio di Sauron, il romanzo consente di individuare facilmente una diversa, parziale ma vivace incarnazione del male nella figura di Gollum, piccola e mostruosa creatura la cui analisi può consentire al docente di richiamare sia il fantastico mondo medioevale sia l'oscura sfera della psicoanalisi, testimonianza della modernità del personaggio. Queste le linee guida schematiche:
L’occhio di Sauron
- da un lato l'avidità assassina per l'oro e l'aspetto mostruoso ne fanno una replica, ripugnante ma umana, dei draghi delle saghe nordiche, crudeli custodi di ingenti ricchezze;
- dall'altro egli manifesta al lettore il particolare stato d'animo di Frodo: Gollum è il suo lato oscuro, la personificazione del suo crescente desiderio per l'anello che lo consuma e che alla fine, sul Monte Fato, trionferà.
Gollum
10 - una storia immaginaria del mondo moderno
La IV Era , cui la fine della Guerra dell'Anello dà inizio, è propriamente la nuova età degli uomini. Tolkien ne descrive gli esordi felici sotto la direzione saggia di Aragorn, ma accenna chiaramente all'inevitabile declino: in questo senso quella che propone è una protostoria del disagio del mondo moderno.
Dragone fantasy
Per concludere il percorso si è avanzata un'ipotesi di lettura: che Tolkien, soldato nella Prima Guerra Mondiale e testimone della Seconda (in cui combatté il figlio Christopher), consapevole del potenziale distruttivo della scienza e delle tecnologie, abbia offerto nella fantasy (elaborata in larga misura nel periodo tra le due guerre) la prospettiva di valori, coltivati nella tradizione (anche scolastico-universitaria), scordando i quali non sarebbe stata possibile la vittoria del Bene.
Fonte: http://www.itchiavari.it/lettere/cinema_teatro/visionecritica_films/il_signore_degli_anelli.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Il signore degli anelli il film e il libro
Il Signore degli Anelli
Lo stesso anno in cui venne pubblicato Lo Hobbit, il 1937, la Allen & Unwin chiese a Tolkien di scriverne un seguito che avesse ancora una volta i vincenti hobbit come protagonisti. Iniziò così la lunga gestazione che ben diciotto anni dopo, nel 1955, avrebbero portato alla pubblicazione de Il Signore degli Anelli.
Sebbene lo scrittore avesse effettivamente incentrato il nuovo racconto sui mezzuomini, dopo i capitoli iniziali gli eventi e lo stile narrativo presero a deragliare dal percorso fiabesco tracciato dal primo libro, per tendere più verso l’epica del corpus leggendario che in seguito sarebbe stato chiamato Il Silmarillion. Tolkien si rese subito conto di ciò, come testimoniato dalla corrispondenza con il suo editore Stanley Unwin:
Ora sta scorrendo via bene e mi sta scappando di mano. E’ arrivato al capitolo VII e progredisce verso obiettivi imprevisti. Devo dire che mi sembra molto migliore in alcuni punti del precedente; ma questo non significa che lo ritenga più adatto o più idoneo al pubblico de Lo Hobbit. Intanto perché è, come dicono i miei figli (che hanno il diritto di leggerlo immediatamente pezzo per pezzo) abbastanza <<adulto>>. […] Non è una storia da leggersi prima di addormentarsi .
Sebbene i lavori a Il Signore degli Anelli proseguirono non sempre in modo costante, soprattutto per via della Seconda Guerra Mondiale che coinvolse i figli Michael e Christopher, l’opera venne completata nel 1949.
Il desiderio di Tolkien era quello di pubblicare il nuovo libro insieme a Il Silmarillion, che avrebbe fornito la storia e la mitologia sulla quale questo si basava. Data l’insistenza dell’autore, la Allen & Unwin, che aveva sempre rigettato la pubblicazione de Il Silmarillion, inizialmente perché non lo reputava (giustamente) un seguito a Lo Hobbit, propose a Tolkien di pubblicarlo in appendice ai vari volumi de Il Signore degli Anelli, dal momento che già la corposità di quest’ultima opera rappresentava un problema economico. Tuttavia, lo scrittore, avendo precedentemente sondato l’interesse di un’altra casa editrice, la Collins, per pubblicare entrambe le opere in modo indipendente, decise di lasciare cadere la trattativa.
Ma si trattava di un fuoco di paglia. Il prezzo della carta era diventato più caro, e l’editore William Collins, che aveva già intenzione di chiedere all’autore di tagliare buona parte de Il Signore degli Anelli, non si mostrò più così interessato alla pubblicazione de Il Silmarillion.
A Tolkien non rimase che tornare con la coda fra le gambe dalla Allen & Unwin, con la quale aveva comunque mantenuto buoni rapporti, e accettarne le condizioni.
Queste furono le parole che egli, in una lettera datata 29 agosto 1952, rivolse a Rayner Unwin:
Per quanto riguarda Il Signore degli Anelli e Il Silmarillion, la situazione è quella di sempre. Il primo finito (e la fine rivista), e l’altro non ancora finito (o non rivisto), ed entrambi a ricoprirsi di polvere.
Sono stato troppo spesso poco bene, e troppo indaffarato per fare qualcosa, e anche demoralizzato, osservando la carenza di carta e i costi che salgono <<contro di me>>. Ma ho in parte modificato il mio punto di vista. Meglio qualche cosa che niente! Benché per me siano un tutt’uno, e il Signore degli Anelli sarebbe molto meglio (e più facile) che uscisse come parte di un insieme, sarei felice di prendere in considerazione la pubblicazione di una parte del materiale .
Nel 1954 Il Signore degli Anelli vide la stampa, suddiviso in tre volumi, corredati da appendici contenenti quegli elementi de Il Silmarillion utili alla comprensione degli avvenimenti più importanti. Nel 1954 furono pubblicati La Compagnia dell’Anello e Le Due Torri, l’anno seguente uscì il terzo e ultimo volume intitolato Il Ritorno del Re.
Da allora finirono i problemi economici per la famiglia Tolkien, e la popolarità dello scrittore raggiunse vertici incredibili, specialmente quando Il Signore degli Anelli iniziò a circolare negli Stati Uniti d’America.
Tolkien, Frodo, Bilbo, Gandalf, La Terra di Mezzo (e l’erba pipa) divennero icone hippie; flotte d’ammiratori da ogni parte del globo presero a pellegrinare verso la casa di Sandfield Road, dimora del celebre scrittore; Il Signore degli Anelli venne tradotto in almeno 38 lingue, e da esso vennero tratti diversi adattamenti radiofonici trasmessi dalla BBC, una celebre trilogia cinematografica a cura del regista neozelandese Peter Jackson (2001-2003), innumerevoli giochi di ruolo e videogame, e persino tre musical teatrali uno per ogni libro (2001-2003).
La trama
Bilbo Baggins era ormai giunto al suo centoundicesimo anno di vita, e aveva deciso di allestire una grandiosa cerimonia per il suo compleanno. Un’occasione utile anche a designare il figlioccio adottivo Frodo come suo unico erede e a prendere commiato da Hobbiton, e dagli Hobbit, per andare a vivere la parte finale della sua vita con gli elfi di Rivendell.
Al termine del discorso di commiato, Bilbo si recò segretamente presso la sua abitazione di Bag End e quindi abbandonò la Shire, non prima di aver lasciato allo stregone Gandalf l’anello dell’invisibilità trovato molti anni prima nella grotta di Gollum (vedi Lo Hobbit).
Il mago, a sua volta, consegnò il prezioso oggetto a Frodo, ammonendolo di non farne mai uso fino al suo ritorno.
Dopo esattamente tredici anni Gandalf si ripresentò a Bag End per raccontare a Frodo la vera storia dell’Anello dell’invisibilità che, fra i venti anelli del potere forgiati dal oscuro signore Sauron, era il più potente, quello in grado di dominare tutti gli altri. L’Anello, rivelò Gandalf, aveva una maligna volontà volta a tornare al dito del proprio creatore; spirito maligno che intanto aveva sguinzagliato i Nazgul, i suoi servi più potenti, per ritornarne in possesso. Chiunque avesse indossato il monile si sarebbe sì reso invisibile al mondo, ma visibile, ovunque egli si trovasse, a Sauron, il quale sotto forma di occhio infuocato regnava su Barad-dûr.
A Frodo non rimase altro da fare che fuggire da Bag End per portare l’Anello a Rivendell al cospetto di re Elrond.
Lo Hobbit si incamminò inizialmente verso la città di Bree , accompagnato dal fedele giardiniere di Casa Baggins, Samwise Gamgee, detto “Sam”, e dagli inseparabili amici Peregrin Took, detto “Pippin ”, e Meriadoc Brandybuck, detto “Merry”.
Durante il tragitto gli hobbit finirono nella Old Forest , dove furono salvati dalle grinfie di un vecchio salice maligno, grazie all’intervento di Tom Bombadil, uomo (o essere sovrannaturale) di origine ignota a capo della foresta, che aiutò Frodo e compagni a eludere anche gli incantesimi degli Spettri dei Tumuli.
I quattro mezzuomini giunsero così a Bre, dove scamparono all’agguato dei nove Nazgul (Spettri dell’Anello/Cavalieri Neri) soltanto in virtù dell’intervento di Strider , un ranger incontrato presso la taverna Prancing Pony ; e fu sempre il guerriero a sconfiggere i Nazgul fra le rovine di Amon Sûl a Weathertop , dove Frodo venne ferito gravemente dalla spada del Re dei Cavalieri Neri.
Lo Hobbit custode dell’Anello fu così portato a Rivendell, posto in cui poté guarire, grazie alle cure di Elrond.
Poco dopo, proprio nel reame elfico si tenne il così detto “Consiglio di Elrond”, fra gli esponenti dei popoli delle specie parlanti della Terra di Mezzo che avrebbero dovuto decidere sulle sorti dell’Anello, portato a Rivendell da Frodo.
Il responso finale fu che il pericoloso oggetto doveva essere portato a Mordor, roccaforte di Sauron, dove avrebbe dovuto essere distrutto nella lava del vulcano Crack of Doom , luogo in cui un tempo fu forgiato dallo stesso Oscuro Signore. L’impresa fu affidata a Frodo, come portatore dell’Anello, e ad altri otto compagni in rappresentanza dei popoli della Terra di Mezzo.
Nacque così la Compagnia dell’Anello, formata dagli hobbit Frodo, Sam, Pippin e Merry, dal nano Gimli, dall’elfo Legolas, dagli uomini Aragorn e Boromir , e dallo stregone Gandalf “il Grigio”.
Prima di lasciare Rivendell, Frodo ricevette da Bilbo - che ormai viveva con gli elfi - la vecchia spada Sting e la corazza di mithril che gli fu donata da Thorin Oakenshield.
Il primo scoglio che la Compagnia dovette affrontare fu l’attraversamento delle Misty Mountians, azione che venne ostacolata in modo compromettente dagli incantesimi di Saruman “il bianco”, potente stregone passato alle forze oscure, barricatosi nella torre di Isengard.
Gandalf, a causa di una valanga causata dalla magica voce di Saruman, fu costretto a guidare Frodo e gli altri attraverso le miniere di Moria, una volta reame dei nani, ma ora infestato dagli orchi .
Dopo aver sconfitto un mostro marino tentacolare che si trovava nel lago di fronte ai cancelli delle miniere, la Compagnia dell’Anello penetrò sotto la montagna, dove venne attaccata da un armata di orchi e un grosso troll, proprio nei pressi della tomba di Balin, nano che una volta governava Moria, ma che ora giaceva morto, ucciso dagli orchi insieme a tutta la sua gente.
L’orda di nemici non venne tuttavia messa in fuga dalle frecce di Legolas o dall’ascia di Gimli, bensì dall’arrivo di un demone antico: un gigante nero, alato, dal cuore di fiamma appartenente alla razza dei Balrog, i più micidiali servitori delle tenebre.
Per prevalere sul demone dovette sacrificarsi Gandalf, che dal ponte Khazad-dûm precipitò in una voragine, trascinato giù dalla frusta infuocata del nemico.
La Compagnia giunse quindi nel Lórien, al cospetto della regina elfica Galadriel e di re Celeborn. La cosiddetta “Dama bianca”, uno degli elfi più anziani e potenti della Terra di Mezzo, riuscì a resistere alla tentazione di impossessarsi dell’anello di Frodo; così invece di diventare un’invincibile regina delle tenebre, preferì aiutare i suoi ospiti donando loro oggetti magici e il prodigioso lembas, viatico degli elfi. Galadriel, oltre a elargire doni, profetizzò a Frodo anche il tradimento di uno dei compagni; fatto che si verificò poco dopo quando Boromir tentò di rubargli l’Anello per portarlo a Gondor e utilizzarlo contro Sauron.
Il furto non andò a buon fine, anche perché la Compagnia venne improvvisamente attaccata presso le Cascate di Rauros da un gruppo di Uruk-hai, orchi più resistenti e forti, risultati dagli esperimenti di Saruman.
Durante la battaglia perse la vita Boromir, il quale aveva cercato di proteggere Marry e Pippin dai mostri del bianco stregone: un sacrificio vano dal momento che i due mezzuomini furono resi prigionieri e portati via.
Così mentre Frodo e Sam si dirigevano da soli verso Mordor, i rimanenti compagni Aragorn, Legolas e Gimli si gettarono all’inseguimento degli Uruk-hai per liberare gli hobbit rapiti.
Fortunatamente per Marry e Pippin, l’armata di Saruman venne sterminata dai cavalieri di Rohan, detti “eorlingas”, guidati da Éomer, nipote di re Théoden. Così, nella confusione generata dalla battaglia, i piccoli della Shire riuscirono a fuggire dalla prigionia e si rifugiarono inconsapevolmente nella foresta di Fangorn, dove incapparono in Treebeard , un enorme albero dalle sembianze umane a capo degli ent, i pastori della foresta.
La presenza di Pippin e Merry a Fangorn si rivelò determinante, poiché i piccoli mezzuomini riuscirono convincere gli ent a entrare in guerra contro Saruman e a marciare su Isengard.
Intanto Aragorn, Legolas e Gimli giunsero anch’essi nella foresta dove furono raggiunti da Gandalf, resuscitato non più come Gandalf “il grigio”, bensì come Gandalf “il bianco”.
I quattro si diressero a Edoras, la capitale di Rohan; lì riuscirono a liberare re Théoden dalle perfide parole del consigliere Grima detto “wormtongue ”, che in realtà agiva per conto di Saruman.
Gandalf lasciò Edoras in cerca di Erkenbrand, signore dell’Westfold , e dei suoi uomini, mentre Aragorn, Legolas e Gimli, insieme a re Théoden e a sua nipote Éowyn, scortarono il popolo di Rohan presso Helm's Deep , una roccaforte fra le montagne che avrebbe dovuto proteggere la gente del Mark dall’imminente attacco delle forze di Saruman.
La battaglia di Helm’s Deep fu cruenta, ma grazie all’abilità e al coraggio di Aragorn, Legolas e Gimli, all’intervento degli alberi della foresta di Huorns e all’arrivo di Gandalf e delle truppe di Erkenbrand, l’esercito di Rohan riuscì a prevalere su quello del malvagio stregone.
La disfatta di Saruman fu poi totale quando gli ent entrarono a Isengard, abbattendo ogni resistenza e costringendo lo stregone alla prigionia nella sua stessa torre.
Gandalf giunse a Isengard dove duellò con Saruman. Il neo bianco stregone vinse e, nonostante ciò, preferì risparmiare la vita del suo avversario, limitandosi a cacciarlo dalla torre insieme al suo servo Grima Wormtongue.
Gandalf si impossessò così della sfera magica, detta palantìr, che era stata responsabile dell’assuefazione di Saruman ai poteri di Sauron e che aveva il potere di mettere in contatto con il grande occhio di fuoco dell’Oscuro Signore chiunque vi guardasse dentro. E fu proprio grazie al palantìr, a cui Pippin incoscientemente rivolse lo sguardo, che il piano di Sauron di attaccare Minas Tirith venne svelato.
Intanto, Frodo e Sam, sulla via verso Mordor, subirono l’agguato di Gollum che era sulle loro tracce sin dalle miniere di Moria.
Quello che una volta era un hobbit dal nome Sméagol, ma che ora il potere dell’Anello aveva reso un mostro dalla doppia personalità, venne prima fatto prigioniero dai due hobbit, poi liberato a patto che li guidasse fino al regno di Sauron.
Dopo essere giunti alle porte del cancello nero di Mordor, i tre decisero che fosse più prudente tentare di entrarvi attraverso una via meno sorvegliata e quindi intrapresero la strada dell’Ithilien, provincia di Gondor pattugliata dal capitano Faramir, fratello di Boromir, che li fece prigionieri.
Faramir, dopo aver ascoltato la storia degli hobbit, decise di non portare l’Anello al padre Denethor, bensì di lasciare i tre liberi di recarsi a Mordor e prendere la via suggerita da Gollum attraverso Minas Morgul.
Ma Gollum bramava ancora l’Anello e così portò Frodo e Sam nella caverna del terribile ragno gigante Shelob. Là i due hobbit lottarono con entrambi i mostri, aiutati dalla fiala di luce donata loro da Galadriel, ma alla fine dei combattimenti soltanto Sam riuscì a uscirne illeso. Frodo venne invece punto dall’ago velenoso di Shelob e cadde a terra privo di sensi.
Il suo corpo, ancora avvolto nei fili della tela del ragno, venne portato da un gruppo di orchi nella torre di Cirith Ungol; fatto che non pregiudicò la missione dei due hobbit, poiché Sam, avendo creduto che Frodo fosse morto per il veleno di Shelob, si era precedentemente impossessato dell’Anello, che poté così utilizzare nella torre nemica per liberare l’amico.
Mentre ciò accadeva, Gandalf e Pippin si erano recati a Minas Tirith, dove regnava Denethor. Il sovraintendente di Gondor stava pian piano scivolando nella pazzia, a causa del possesso di un palantìr che aveva aperto la sua mente a Sauron. Pippin offrì a Denethor di risarcire la morte del figlio Boromir con i propri servigi, e perciò venne nominato guardia della Cittadella .
Il sovraintendente di Gondor, sempre più succube dei cattivi presagi istillatigli dall’Oscuro Signore, ordinò al figlio Faramir e ai suoi uomini di riconquistare a costo della vita la città di Osigiliath, caduta in mano agli orchi di Sauron. Sfortunatamente, l’impresa, che già in partenza era incosciente e suicida, ebbe un esito disastroso: Faramir perse molti dei suoi uomini e tornò fra le mura di Minas Tirith in fin di vita.
Aragorn, Gimli e Legolas nel frattempo si erano incamminati verso le White Mountains per percorrere il sentiero dei morti e giungere nel regno dell’armata di Dunharrow, un esercito di fantasmi maledetti, che avrebbero potuto essere liberati dalla dannazione eterna soltanto dal re di Gondor.
Aragorn, forte della spada che una volta aveva nome Narsil ed era appartenuta a Elendil, re degli uomini, e che ora Elrond aveva riforgiato e chiamato Andúril, riuscì a ottenere la fedeltà dei guerrieri maledetti e a dirigersi con loro verso Minas Tirith, assediata dalle truppe di Sauron e dai Nazgul.
Intanto Gandalf aveva preso il comando delle difese della Città dei Re e salvato Faramir dalla follia omicida (e suicida) del padre Denethor.
La partecipazione delle armate di Rohan nella battaglia di Pelennor Fields innanzi a Minas Tirith coincise con la morte di re Théoden, ucciso dal Signore dei Nazgul, e l’annientamento del medesimo guerriero oscuro per mano di Éowyn e Marry.
A risolvere la situazione critica creata dall’entrata in guerra fra le schiere di Sauron dei giganti olifanti guidati dagli uomini del sud, e dalla sempre più inevitabile caduta dei livelli difensivi di Minas Tirith, pensarono Aragorn, Gimli, Legolas e, soprattutto, l’esercito dei morti che con loro era giunto dopo l’attraversamento del fiume Anduin.
Gli uomini riuscirono a ricacciare la minaccia e mossero verso il Nero Cancello, per attirare fuori dalle cinta muraria di Mordor gli innumerevoli orchi guerrieri, e l’attenzione del grande occhio di Sauron, con l’intento di offrire a Frodo e a Sam la possibilità di giungere indisturbati fino alle fucine del Crack of Doom.
I due hobbit, ormai spossati, debilitati dalla fame e dai vapori nocivi di Mordor, raggiunsero l’interno del vulcano. Ma lì, sulle pendici del cratere, Frodo non ebbe la forza di gettare l’Anello nella lava e, rapito dal potere del malvagio monile, se lo mise al dito per diventare invisibile e fuggire sotto gli occhi dell’amico Sam che cercava di ostacolarne l’incosciente tentativo.
Fu proprio allora che la scelta di Frodo di non uccidere precedentemente Gollum decise le sorti della Terra di Mezzo: il mostro, che aveva combattuto più volte contro i due hobbit anche sulla via per il Crack of Doom, si gettò sul corpo invisibile di Frodo, con un morso gli staccò il dito e si impossessò dell’Anello. Poi esaltato e distratto dalla conquista appena avvenuta, scivolò nel cratere del vulcano dove si sciolse insieme al potente oggetto.
Con la distruzione dell’Anello, Sauron e i suoi malefici poteri svanirono.
La Terra di Mezzo fu salvata; e lo furono anche Frodo e Sam che, grazie all’intervento delle aquile giganti, riuscirono a fuggire dalla lava del Crack of Doom in eruzione.
Aragorn venne incoronato re degli uomini e sposò Arwen, figlia di Elrond, che aveva deciso di rinunciare alla propria immortalità elfica per stare al fianco del proprio amato. Frodo, ormai detto “novedita”, Sam, Pippin e Merry, furono onorati da tutti i popoli della Terra di Mezzo e fecero ritorno alla Shire.
A Hobbiton però, molte cose erano cambiate, poiché il fuggitivo Saruman, che ora si faceva chiamare Sharkey, aveva radunato una manipolo di assassini e aveva preso il potere, devastando ecologicamente e industrializzando con i propri macchinari inquinanti la città degli hobbit.
Fortunatamente per Hobbiton, i quattro piccoli eroi riuscirono a fomentare la ribellione fra propri concittadini e a scacciare gli usurpatori. Saruman fu risparmiato, ma perse lo stesso la vita a causa del tradimento di Grima Wormtongue che, dopo averlo ucciso, si suicidò a sua volta.
A Hobbiton tornò la pace, ma la ferita di Frodo inflitta dall’aver portato l’Anello non riuscì a rimarginarsi, così lo hobbit, insieme a Gandalf e Bilbo, decise di abbandonare per sempre la Terra di Mezzo e recarsi a ovest nelle terre immortali dove dimoravano i Valar.
Sam, dopo aver accompagnato Frodo ai porti Grey Heaven insieme a Pippin e Merry, fece ritorno a Hobbiton, di cui in futuro sarebbe diventato sindaco. E fu proprio sulla soglia di casa, dove lo stavano attendendo moglie e figli, che egli pronunciò la celebre frase conclusiva dell’intera trilogia: “Sono tornato”.
Per i toponimi de Il Signore degli Anelli valgono le stesse traduzioni in italiano usate per Lo Hobbit.
Strider si rivelò essere Aragorn, unico discendente al trono di Gondor, e quindi unico re degli uomini.
Nella Terra di Mezzo gli stregoni appartenevano alla razza degli istari, reincarnazione di alcuni fra gli angeli minori detti Maiar.
Il Mark, in italiano la “marca”, è un’unità amministrativa territoriale medievale. In questo caso specifico è sinonimo di Rohan.
Fonte: http://www.marcodinoia.it/wp-content/uploads/2011/03/TESI.doc
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Autore del testo: Marco Andrea di Noia
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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