Esoterismo e massoneria
Esoterismo e massoneria
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Massoneria - scheda storica
La frattura tra Reale e Metafisico
Esoterismo e Iniziazione
Le origini della Massoneria
Scritto da Carlo Brevi per www.luogocomune.net Appendice N° 1
Appendice n° 2
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LIBRI DI MASSONERIA
Il Cammino Iniziatico |
Vincenzo Tartaglia |
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Massoneria e Luce.
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Pagine: 136 pagg. |
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Introduzione alla Massoneria |
Carl H. Claudy |
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Una guida attenta per gli iniziati intenti ad esplorare il mondo della Massoneria.
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Pagine: 96 pagg. |
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La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti Vol. 1 |
Oswald Wirth |
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1° Vol. - L'Apprendista - I tre gradi originali della massoneria azzurra.
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Pagine: 152 pagg. |
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La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti Vol. 2 |
Oswald Wirth |
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II vol. Il Compagno.
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Pagine: 156 pagg. |
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La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti Vol. 3 |
Oswald Wirth |
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III vol. Il Maestro.
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Pagine: 188 pagg. |
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La Pietra Grezza |
Angelo Sebastiani |
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L'Esperienza Iniziatica nella Massoneria.
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Pagine: 192 pagg. - Illustrato |
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Massoni famosi |
Seganti Giuseppe |
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L'originalità di questo volume è costituita dall'essere il primo a rivelare al vasto pubblico, per una serie di personaggi, già notissimi in altri campi, l'appartenenza alla Massoneria, circostanza questa ignorata spesso dalla storiografia ufficiale.
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Pagine: 208 pagg. |
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Fonte: http://www.iltibetano.com/Allegati/LIBRI%20DI%20MASSONERIA.doc
I – L’ombra della libera muratoria.
1. Un continente sommerso.
Si può considerare la Libera Muratoria come un vero e proprio continente perduto, dimenticato. Tale lo è anche per gli stessi Liberi Muratori, spesso del tutto ignari delle reali proporzioni della stessa.
Il carattere apparentemente perduto, obsoleto o sommerso della L.M. tende ad accreditare la stessa, nei confronti dell’opinione pubblica, in maniera del tutto diversa da ciò che realmente è, cioè come una consorteria di malfattori tesi a perseguire in nome del potere dell’Ordine ogni sorta di azione pericolosa e nefasta. O ancora fa passare la L.M. come una sorta di “reperto antiquario” che non ha motivo di esistere nella società moderna.
Il Libero Muratore è stato costantemente visto con sospetto, come un mariuolo. Periodicamente spuntano quindi rivelazioni riguardanti presunti complotti di cui i L.M. sarebbero i responsabili. È certamente capitato ed ancora capiterà che un massone si renda protagonista del compimento di un reato, ma attribuire all’organizzazione in toto la colpa di una singola persona sarebbe come imputare a Cristo o a Marx i crimini commessi da cristiani e comunisti.
L’opinione pubblica individua nel L.M. un uomo non capace di autonome prese di posizione, quando in realtà i suoi principi costitutivi sono: indipendenza, rispetto, tolleranza e libertà. Il massone è quindi considerato come un figlio soggiogato dal “padre-padrone” (la massoneria) che non può crescere e distaccarsene.
2. L’ombra.
Rappresenta il lato oscuro della personalità e non è facile analizzare il suo spazio e la sua importanza.
La coscienza tende a rimuoverla in quanto non coerente ai modelli su cui famiglia e società plasmano gli individui.
A fronte di questo conflitto l’uomo ha due opzioni: o si pone in diretto conflitto con la struttura organizzativa della società e quindi con sé stesso o accetta i dettami della società reprimendo l’ombra.
L’ombra ha per l’Io un aspetto deduttivo, attirando morbosamente a sé l’uomo.
E’ come per il sole… quando c’è sole il nostro corpo ne è illuminato, ma nel contempo getta ombra e più brillante è il sole più oscura è l’ombra. In tutti noi c’è quindi una parte della nostra personalità che ci è nascosta.
Chi è in preda all’ombra tende ad ingigantire quella del suo prossimo, incolpandolo ed ostracizzandolo per colpe che non ha commesso. L’uomo invece di fare i conti con la propria ombra (personale e collettiva) cerca di scovare quella degli altri, inverando il detto evangelico secondo cui è più facile trovare una pagliuzza negli occhi altrui che una trave nei propri.
A livello collettivo il meccanismo è analogo. La società contemporanea getta ombra su piccole comunità ree di essere portatrici di valori diversi da quelli socialmente vigenti, confinando in realtà nell’ombra aspetti come tolleranza e nobiltà, che la coscienza occidentale non ha ritenuto coerenti e funzionali ai suoi principi e scopi.
L’ombra deve essere accettata ed integrata nella personalità individuale come in quella collettiva, evitando che il disagio psicologico e comportamentale del suo rifiuto possa portare turbamenti.
È quindi necessario affrontare l’ombra per poterla integrare.
3. L’ombra massonica.
Vi sono numerose “ombre” attribuite alla L.M., ombre che i più pensano estendersi sulla società influenzando governi e mercati, distruggendo morale e tradizioni, controllando banche e partiti, corrompendo e prevaricando, esercitando un potere sottile e senza scrupoli. Essa però si estenderebbe anche sul singolo L.M. che è percepito come un essere che agisce nel buio, che disprezza religione ed ordine costituito ed è satanista, delinquente, bugiardo e calunniatore.
A questa “grande ombra” massonica è stata addossata la responsabilità di tutto quanto inquieta la falsa coscienza dei benpensanti, di coloro cioè che pensano come la società impone si pensi.
3.1. L’ombra “politica” della Libera Muratoria.
La L.M. è stata da sempre considerata come una fucina di intrighi politici.
Secondo l’abate Barruel vi era uno stretto rapporto tra illuminismo, Illuminati di Baviera, rivoluzione francese e libera muratoria, con un evidente intento, inconscio, di assolvere uomini e società da qualsiasi responsabilità, attribuendo tutto alla L.M.
In realtà gli Illuminati di Baviera volevano solo unificare la Germania, liberandola dalla pletora dei regnanti tedeschi, costruendo una comunità primitiva fondata su pace perpetua ed uguaglianza.
A livello massone questo modello razional-politico-dottrinale s’infrangerà nel “convento di Wilhelmsbad”, dove verrà messo in minoranza dall’ala massone più sensibile alla tradizione, al misticismo ed all’esoterismo.
Politicamente invece verrà soppresso dal governo bavarese dopo un fortunoso ritrovamento di documenti segreti.
Da quanto sopra si fece quindi largo la convinzione che gli Illuminati fossero l’occulto braccio politico della massoneria. I Liberi Muratori stessi, frequentemente, percepivano gli Illuminati come coraggiosi combattenti della battaglia per le libertà, associando ad essi illustri pensatori e politici nonché attribuendo loro l’onnipotenza.
Da qui prese corpo la credenza che faceva della L.M. l’ombra oscura della destabilizzazione politica generale: dalla Rivoluzione Francese, alla Comune di Parigi, a Porta Pia, al delitto di Sarajevo, alla Rivoluzione Russa e così via. Tale convinzione divenne il leit-motif di una società inquieta e preoccupata, sino a diventare un vero e proprio “luogo comune”.
3.2 L’ombra “demoniaca” della Libera Muratoria.
Nella seconda metà dell’ottocento i mass media rilanciarono l’idea che il culto organizzato del diavolo fosse in stretta relazione con la L.M.
Léo Taxil (da cui deriverà il termine taxilismo, assurto a sinonimo di diffamazione antimassonica) nel 1885 negherà il suo passato anticlericale e massone ostentando piena e convinta conversione alla Chiesa Cattolica, dando anche alle stampe, un anno dopo, un libello (breve scritto a carattere diffamatorio o satirico) antimassonico nel quale farà reiterate accuse di strumentalizzazione delle istituzioni, di cospirazione politica, di furto, di omicidio, di alto tradimento nei confronti della patria, e così via. Oltre a tutto questo farà anche riferimenti ad una presunta liturgia satanica, nonché ad una mitica discendenza della Massoneria da Eblis, l’angelo decaduto (Lucifero).
Così facendo Taxil giustificava e potenziava il preesistente convincimento di uno stretto rapporto tra satanismo e massoneria, affermando che la L.M. era il “braccio armato” di Satana.
L’ombra gettata in questo senso sulla massoneria fu rilevante ed ebbe grande audience contagiò le più alte gerarchie clericali e culminò con l’udienza accordata a Taxil da parte di papa Leone XIII, accreditando così le insensate rivelazioni di Taxil come il racconto della vera ombra della L.M. Tale ombra si mantenne anche quando, nel 1987, Taxil ritrattò le sue rivelazioni affermando che si trattava solo di menzogne.
3.3 L’ombra del “sesso” e la Libera Muratoria.
La sessualità rappresenta un mistero insondabile ove la tensione naturale alla riproduzione biologica si fonde con quella spirituale dell’amore, essa costituisce un mistero che ha progressivamente assunto i connotati di una costante insidia morale da cui guardarsi con timore per non precipitare nell’abisso dell’incontrollato e dell’istintuale.
La sessualità, insomma, è stata pensata come l’ombra inquietante del primitivo, venendo svalutata dalla morale cristiana prima e da quella borghese poi.
Il radicato disprezzo verso sessualità (una delle grandi ombre della collettività Occidentale) e corpo culminerà con la salita al soglio papale da parte di Innocenzo III, il quale vi ci si scaglierà contro.
L’associazione tra sessualità e L.M. è stata automatica, nell’immaginario collettivo, e favorita dal carattere segreto della L.M., dalla sua generale tolleranza e dal suo rifiuto di ogni conformismo e dal rifiuto di ogni dogmatismo morale. Altro fattore importante in questo senso la presenza di ebrei, da sempre tacciati di perversione e depravazione.
Il cono d’ombra si proietta quindi sul massone, che diventa il prototipo di essere immorale e perverso fino a diventare un potenziale criminale da cui difendersi.
Al giorno d’oggi tale convincimento non è mutato nella sostanza e stampa e film non appena ne hanno l’occasione imbastiscono trame in cui vengono fatte allusione in questo senso (come nel film Jack lo Squartatore, in cui il killer viene – fantasticamente – descritto come Maestro Massone). Questo conferma subliminalmente allo spettatore che la cerchia sociale tra cui la L.M. opera sia un ambiente sessualmente malato. Un altro esempio in questo senso è il libro “La Loggia degli Innocenti”, di Michele Giuttari, in cui non viene mai nominata la Massoneria ma, già dal titolo, si capisce che vi sono riferimenti evidenti.
Come dice Jung nel mondo civilizzato molti esseri si sono sbarazzati della propria ombra, diventando bidimensionali. Facendolo la accollano a qualcun altro, come avviene con la L.M.
4. Uscire dall’ombra.
Reiteratamente da più parti parte l’invito alla Massoneria di uscire, metaforicamente, dall’ombra. Niente da eccepire se questo si risolve nel giusto richiamo a una sempre maggiore apertura e trasparenza, tuttavia spesso purtroppo questi inviti sono un inconscio appello a restare nell’ombra, cosa che fa comodo alla società, la quale può così compiere ogni sorta di operazione (anche criminosa) nella convinzione di poter scaricare ogni responsabilità ed ogni paternità sulla L.M.
Per uscire dall’ombra si deve:
- accettare la propria ombra, partendo dal presupposto che riveste un ruolo di grande importanza per l’uomo e la società;
- avere libertà interiore, che si ottiene lottando con l’ombra;
- avere un sapere sia umanista che scientifico, rifiutandone la separazione e propugnando un unico, equilibrato ed armonico sapere, quello della totalità; per farlo è necessario considerare il mercato un mezzo atto ad innalzare le condizioni di vita e a diminuire le sperequazioni sociali, che sono alla radice del disagio che mantiene buona parte del mondo in una condizione di ignoranza, povertà e sudditanza, se non schiavitù;
- avere fede profonda e assoluta nella tolleranza che porti a difendere strenuamente le proprie convinzioni, cerchi che possano coesistere ed integrarsi con quelle altrui;
- infine si deve ricercare la Luce interiore ed esteriore, cosa che è lo scopo dell’esistenza del singolo uomo e dell’umanità tutta.
II – La via simbolica della Libera Muratoria.
1. L’appeal della Libera Muratoria.
La L.M. rivendica a sé un ruolo che la rende agente attivo nel perfezionamento individuale e nel progresso dell’umanità tutta. Questo scopo pone almeno due interrogativi:
1 – come può la L.M., con una presenza numerica così scarsamente rilevante, pensare di essere all’altezza del compito universale che ambisce a svolgere?
2 – E’ il corpus massonico (presupposti teorici, forme rituali, struttura gerarchica, modalità cerimoniali e comportamentali) compatibile con il sentire e la cultura dell’età moderna?
Nel primo caso ci si trova dinnanzi ad una classica antinomia della post-modernità, quella per cui l’elitarismo di un gruppo è assolutamente compatibile, se non indispensabile, con una società ad alta densità numerica. La complessità della società contemporanea richiede una presenza qualificata di individui in grado di controllarla, le élites, appunto. Ovviamente le élites tendono a fare propria l’ideologia del consumismo e del mercato, al più unendovi qualche generica opzione umanitaria e qualche tranquillizzante; da ciò ne consegue un senso di vuoto che ha dato e da luogo a psicopatologie all’interno delle élites stesse che portano ad ansie, nevrosi e depressioni. Questo favorisce il formarsi di nuove élites, spesso in controtendenza rispetto a quelle esistenti.
Queste nuove élites finiscono con l’avere notevole attrattiva come alternative ad un universo motivazionale assolutamente deficitario. Questo è il caso specifico della L.M., rispetto cui è riscontrabile una indubbia congruenza tra le finalità dichiarate nei suoi documenti ufficiali e costitutivi e le esigenze insoddisfatte di una società in crisi e scarsamente motivata.
Nel secondo caso ci si trova dinnanzi a due aspetti: da una parte la L.M. rivela pressoché ovunque (tranne in Italia e nei paesi dell’est ex comunisti) un vistoso picco numerico in senso negativo si in riferimento ai giovani che non si avvicinano più all’Ordine che a coloro che lasciano l’Istituzione; dall’altra si assiste invece ad un rinato interesse per tutto quanto attiene spiritualità e religione ed esoterismo.
- La Tradizione
La definizione di Zolla definisce come la Tradizione sia radicalmente distante dall’esteriorità del mondo moderno e sottolinea invece l’importanza dell’interiorità dell’uomo. Ciò rende la Tradizione estranea a qualsiasi forma di intellettualismo ed ideologismo. A ciò si aggiunge la recisa opposizione alla centralità di una temporalità oggettiva e misurabile.
La Tradizione si pone in netta opposizione rispetto a tutto quanto la modernità rappresenta, ribadendo invece come la realtà sia animata da un’unica forza e sia volta, al di là di ogni contingenza, ad un solo scopo: quello di conoscere, comprendere e utilizzare tale forza, vivendola come propria. Essa coincide ed il esprime il Sacro e si presenta come la cifra più alta dell’equilibrio e dell’armonia.
La si può quindi considerare contrapposizione tra Pleroma (pienezza dell’essenza divina) e Kenoma (regno del nulla).
La Tradizione a differenza della scienza è imparziale e non può quindi che porsi come la scienza della Totalità.
Essa ritiene che il suo nucleo sia il mundus imaginalis (ciò che è significativo, simbolicamente, nella vita dell’uomo ma che non può essere percepito e risolto in chiave unicamente razionale, come passione, sogno, desiderio, paura…).
Si può concludere che lo scarso appeal della L.M. sulla società dipende dal modo in cui si pone nei suoi confronti, che è influenzato dalla piena consapevolezza di ciò che si è o che si vorrebbe essere. Vi è quindi una crisi d’identità non risolta che venendo rimossa diventa un’ombra che la L.M. proietta su sé stessa e che le impedisce di riacquistare una piena certezza di sé.
2. Cosa non è la Libera Muratoria.
Riacquistare piena coscienza di sé equivale a sapere cosa si è, fondamentale è quindi il metodo da utilizzare per arrivarci; si sceglierà quindi la via apofatica o negativa: la via dei mistici e della Tradizione, che è quella che indica ciò che una cosa non è, ottenendo il perimetro di ciò che si può essere.
2.1. Libera Muratoria ed Esoterismo.
Riesce difficile pensare la L.M. come una costruzione estetica, in realtà essa crea ed offre di sé un’immagine “a tinte forti”; unisce aspetti strutturali con istanze fortemente motivazionali ispirate ad una grandiosa visione del mondo; simile ad uno stato in miniatura possiede i tre classici poteri, tuttavia ciò che li fonda è un principio esotericamente altamente efficace: si tratta di un principio che colpisce la fantasia in quanto si attua secondo le procedure proprie di una democrazia sostanziale in cui ogni L.M. può accedere a tutte le cariche, se la collettività lo riconosce all’altezza. Si delinea, così, l’affresco di uno stato a “governo misto” che richiama alla mente l’immagine estetica dello “Stato come opera d’arte”. Ciò genera nel L.M. il compiacimento estetico della propria esistenza e della propria particolarità, del proprio inserimento in un contesto magico e armonico dove il vivere si coniuga con il bello, il giusto e l’utile.
2.2. Libera Muratoria e Religione.
Non è lecito pensare la L.M. nei termini di una dottrina religiosa, non può dunque essere considerata la depositaria di alcun messaggio religioso di salvezza né tanto meno la si può pensare come una sorta di “super-religione” che tollera le altre.
La L.M. si propone piuttosto di perseguire ed attuare la perfezione individuale tramite una metodologia Tradizionale e iniziatica che può essere praticata e condivisa anche dalla collettività.
Ogni massone deve professare sia privatamente che pubblicamente la fede nel Grande Architetto dell’Universo.
La religiosità del L.M. si risolve in una pre-disposizione dell’animo ad accettare, percepire, seguire ed elaborare il sentimento del Sacro.
2.3. Libera Muratoria ed Ideologia.
È altresì scontato che la L.M. non possa essere assolutamente identificata con una opzione ideologico-politica o con una qualsivoglia ideologia alla moda. Nel primo caso diverrebbe la base dottrinaria di un regime, nel secondo una “moda culturale”. Da ciò si evince che qualora una Comunione Massonica divenisse centro di “sociabilità” verrebbe automaticamente esclusa dall’appartenenza muratoria.
La L.M. non si serve dell’ideologia per analizzare la società né per correggerla, perciò mai compare nel Rituale la parola società. La L.M. ha piuttosto a che fare con la comunità, aggregazione questa in cui l’ideologia non ha dimora. La L.M. infatti si riconosce in una comunità plasmata su profondi valori spirituali ed ispirata da un profondo senso carismatico non imperniato su di una particolare persona, ma sull’intero gruppo. Rifiuta pertanto ogni forma di ideologia, cui contrappone un profondo senso di umanità.
2.4. Libera Muratoria e Filosofia.
Anche la filosofia, come la società, non può essere in nessun modo identificata con la L.M. Lo studio di essa può essere un passaggio importante nel proprio iter formativo al cui termine, però, c’è la necessità del superamento. La filosofia non viene menzionata nel Rituale per l’elevazione al grado di Compagno d’Arte, mentre vengono citate le altre arti liberali (musica, astronomia, ecc).
3 La via simbolica.
3.1. Il linguaggio del simbolo.
Il Linguaggio della L.M. è un linguaggio simbolico.
Si può considerare il simbolo come fondante di qualsivoglia emozione, sentimento, intuizione, perciò si può affermare che costituisce il linguaggio di ciò che è altrimenti inesprimibile.
Tale consapevolezza che per alcuni è scontata non lo è per la maggioranza, che frequentemente intende il simbolo come una espressione linguistica particolare: come uno dei possibili linguaggi, non come un linguaggio universale.
3.2. Il simbolo come “segno”.
L’estraneità ed il conseguente giudizio negativo nei confronti del simbolo non si sono estinti con il positivismo, sono invece , in virtù di una ideologica riproposizione del neo-positivismo, tutt’ora presenti nella cultura e nel sapere; pertanto molti studiosi continuano a riferirsi in maniera volutamente riduttiva al simbolo.
L’antico pregiudizio positivista si è tramutato nella moderna diffidenza e in una ostilità epistemologica; tale ostilità può anche dar luogo ad una tollerante sopportazione del valore conoscitivo del simbolo, a condizione però di ordinarlo in un ferreo apparato di controllo che ne neutralizzi gli aspetti meno razionalizzabili (e più inquietanti). Così il simbolo viene ridotto a puro indicatore, diventando un semplice segno linguistico o grafico che rinvia alla cosa simboleggiata.
L’aridità della scelta che separa significante e significato sottrae al simbolo tutta la sua ricchezza.
Vi è quindi incapacità della cultura e del sapere moderno e contemporaneo di avvicinarsi e di meglio comprendere la portata del simbolo e del suo utilizzo.
3.3. Il simbolo come coincidentia oppositorum.
Nel pensiero Tradizionale (mitologico, religioso, esoterico e Libero Muratorio) il simbolo appare in un’altra e ben diversa prospettiva , quella ciò in cui nel simbolo livello intrinseco ed estrinseco, materiale e spirituale, significante e significato, parte e tutto si compongono insieme, dando luogo ad una inscindibile unità.
La sostanza materiale unita alla forma rende immediatamente concreto e visibile il simbolo, costituendolo come il veicolo espressivo e fondamentalmente intuitivo di qualcosa che è indipendente e invisibile: la totalità. Grazie al simbolo quindi si può cogliere accanto ai dati materiali una totalità altrimenti non visibile, la visione di una totalità.
I simboli parlano solo a coloro che li percepiscono nella loro unità e riescono a svelarne la rete assai complessa di rapporti analogici tra essi esistenti. Il simbolo rimanda dunque a partire dalla sua materialità a un che di più elevato e di più profondo che rende partecipi di una struttura del mondo non immediatamente percepibile dall’esperienza. Riveste quindi la funzione trascendente di ponte tra la sfera sensibile e mondana e quella psichica o immaginale (che è il mondo degli archetipi).
Va da sé che non è possibile avvicinarsi al simbolo secondo le modalità con cui si analizza un qualunque segno o un qualsiasi simbolo accidentale, piuttosto bisogna intuirlo e conoscerlo per via analogica. Grazie a questa metodologia è possibile comprendere la rappresentazione della totalità veicolata nel simbolo.
III – Il rito, l’origine e il segreto.
1. Il rito.
1.1. Il significato del rito.
Il punto centrale che identifica, qualifica e caratterizza tutte le istituzioni tradizionali ed in particolare la L.M. è il rito.
Julien Ries lo ha definito come “un’azione pensata dallo spirito, decisa dalla volontà ed eseguita dal corpo mediante gesti e parole”, e tale deve essere se si vuole che costituisca l’elemento essenziale per la trasmissione dell’influenza spirituale e per il ricollegamento alla catena iniziatica..
I Liberi Muratori si stringono tra loro incrociando le braccia e stringendosi vicendevolmente le mani con la destra incrociata alla sinistra, simboleggiando unitamente ad una sentita fratellanza la trasmissione ininterrotta di un messaggio esoterico di vitalità e di potenza spirituale, di cui il rito è uno straordinario trasmettitore.
Nella ritualità l’uomo vive la realtà trans-personale del gruppo e porta a livello di coscienza una regolarità ripetitiva ed ordinativa prima inesistente “dando ordine” alla coscienza.
Questo ordine (armonia) permette all’uomo e alla collettività di vivere a livello sempre più conscio l’esperienza totalizzante del materno senza esserne divorato o sottomesso, rendendosi anzi libero da essa, cosa che altro non è che un morire per successivamente rinascere, atto che è proprio di ogni rituale come della dinamica psichica presente e operante in ogni uomo e collettività.
1.2. Il rito e il Sacro.
Il principio superiore spirituale, logico e razionale che consente la liberazione cui si faceva cenno prima è identificabile nel Sacro, in nome del quale si compiono poi gli atti rituali. Attraverso il percorso della ripetizione rituale l’essere umano acquisisce quella dimensione superiore coscienziale che lo rende sempre più libero ed indipendente.
Questo aumenta la rilevanza del fenomeno sociale e sovraindividuale rappresentato dal rito che si può considerare in generale come l’espressione di un ordinamento sovraindividuale teso alla conservazione della specie, il che ha contribuito a generare il diffuso timore che la ritualizzazione togliesse la libertà rendendo la vita dell’uomo troppo simile a quella animale che quindi il rito fosse un “residuo animale” dell’uomo.
In realtà la diffidenza razionalista nei confronti del rito rimanda all’ansia nevrotica del rifiuto di ogni rapporto con l’inconscio in quanto quest’ultimo sembra richiamare quel mondo animale dalle origini da cui l’uomo si era emancipato ed in cui costantemente teme di ripiombare.
Incomprensibile risulta il tentativo di mantenersi in contatto con il Sacro ed il trans-personale, cosa che se non avvenisse vedrebbe il vuoto del caos, di cui il nichilismo è l’espressione, trionfare impedendo all’uomo sia di sviluppare la sua individuale creatività sia di realizzare la sua integrazione nella comunità.
Come si può facilmente desumere da quanto detto il meccanismo trans-personale e libidico che costituisce il rito ha alla base una struttura archetipica, tramite la ritualità infatti l’individuo e la comunità partecipano alla pienezza della dimensione.
Chi conduce il rito ne diventa quasi automaticamente il rappresentante ed il suo compito sarà quello di attuare, in maniera appropriata, il perfetto collegamento tra il momento individuale e l’inconscio collettivo, tra il momento storico del presente e quello divino-originario, preservando l’uomo da tutte quelle forme di inflazione che possono intervenire a turbare le percezioni cognitive ed emotive che il rito attiva.
1.3. Il Rito e la Libera Muratoria.
La ritualità massonica è contenuta in un ben preciso spazio temporale (da mezzogiorno a mezzanotte), simbolo esoterico della metà vitale e solare della giornata, quella in cui è possibile compiere qualsiasi operazione senza correre il rischi do cadere nelle fredde tenebre della notte, evidente espressione del negativo.
Se ne deduce che il rito non si improvvisa né deve subire modifiche che lo alterino. È quindi indubitale che a contare sia il rito quanto tale, non chi lo compie. Tuttavia l’effetto rituale viene meno se chi si appresta a svolgerlo non possiede le condizioni di spirito necessarie. In caso contrario resterebbe solo l’adorazione esteriore del simbolo.
La ritualità si propone quindi di rafforzare l’Io di chi vi prende parte. Il rituale può quindi essere assimilato a ciò che la psicologia analitica chiama “processo d’individuazione”, cioè la guida interiore o il cammino di saggezza tramite cui l’individuo giunge alla totalità, al Sé.
Questo fonda la possibilità che il singolo e la collettività possano costituire una comunità perfetta che, nel caso della L.M. è rappresentata dalla Loggia, che a sua volta è l’immagine speculare del cosmo e del suo ordine.
Tramite la ritualità prende corpo e sostanza quella dimensione in cui l’uomo può vivere l’esperienza della totalità e della vera conoscenza, cioè della complexio oppositorum.
Se l’uomo e la collettività si sottraggono alla ritualità escono dalla spazialità sacra e da ogni sistema di controllo perdendo ogni controllo psicologico e spirituale e mettendo a rischio la possibilità di una reale conoscenza, correndo il rischio di ripiombare nell’indifferenziato laddove il dominio del caos primordiale e degli archetipi regna e dove non esistono né regole né principi.
Non è perciò casuale che la L.M. attribuisca una fondamentale importanza alla ritualità.
Come detto da Guénon chi compie un rito se ha raggiunto un certo grado di conoscenza effettiva deve aver coscienza che si tratta di qualcosa che lo supera e che non dipende in nessun modo dalla sua iniziativa individuale, quindi sulla ritualità non ci può essere libertà né tolleranza.
2. Libera Muratoria operativa e speculativa.
2.1. L’operatività antica della Libera Muratoria.
L’operatività è uno dei problemi cardine della L.M.
Nel medioevo l’operatività era difficilmente separabile dallo spirituale, non a caso le Logge operative inglesi erano chiamate misteres, termine che rimanda all’italiano mestiere e che offre un’aura semantica che chiama in causa il mistero, quindi qualcosa di elevato e spirituale.
Individuare i motivi che giustificano il passaggio dalla dimensione operativa a quella speculativa equivale a spiegare la genesi stessa dell’Ordine Massonico moderno, ma equivale anche a comprendere i caratteri più pregnanti della L.M., che non si risolvono nel pure e astratto pensare.
2.2. Il passaggio alla Libera Massoneria speculativa e la secolarizzazione.
Si può individuare tra fine seicento ed inizio settecento il suddetto passaggio che avvenne in maniera graduale.
Si può riportare alla secolarizzazione (laicizzazione) il progressivo passaggio dall’operativo allo speculativo delle Logge; essa infatti scosse dalle fondamenta le antiche sicurezze evidenziando come ciò che ad esse era stato sostituito non bastava più a rendere ragione di quanto avveniva nella realtà. A fronte di ciò è plausibile pensare che nelle Logge si sia fatta strada la necessità spirituale e psicologica di “salvare il salvabile”.
Nell’inconscio tentativo di sfuggire alla secolarizzazione le Logge hanno sfumato l’aspetto materiale e teologico, potenziando quello esoterico.
3. Il segreto massonico.
3.1. L’enigma del segreto.
Il tema del segreto massonico è uno dei luoghi comuni più discussi, controversi e insidiosi della L.M., considerata la società segreta per eccellenza.
Segreto deriva dal latino secretum, che a sua volta è un derivato della voce verbale secernere: mettere da parte, separare, distinguere. Interessante è anche l’etimo tedesco di segreto: geheimnis; accanto al suffisso “ge” troviamo il termine heim, casa, ossia qualcosa che ripara e protegge, qualcosa di intimo ed inaccessibile. Quindi oltre che il nascondimento richiama anche tutto ciò che la rappresenta in termini di sicurezza e protezione, senza dimenticare che la casa rappresenta una sorta di tempio.
Prendendo un qualsiasi vocabolario troviamo diverse definizioni, che per quanto riguarda la L.M. ruotano attorno a due concetti basilari: il primo sottolinea che è ciò che è accessibile a pochi, il secondo che l’accessibilità può avvenire solo a particolari condizioni, quindi non è solo ciò che pochi conoscono ma anche ciò che è stato conosciuto soltanto da quel numero limitato che ne ha accettato le condizioni di conoscenza.
L’unione e la partecipazione che connotano e caratterizzano il segreto fortificano una comunità e conferiscono al singolo un privilegio sociale: la partecipazione al potere.
3.2. Il segreto tra protezione ed angoscia.
Il segreto viene quindi a rappresentare una sorta di protezione per salvaguardare la propria appartenenza ed individualità da ogni intromissione della sfera profana.
Il segreto deve essere rivelato unicamente a chi è in grado di comprenderlo e conferisce alla personalità uno status di eccezione.
È inoltre appropriato pensare che il segreto nasconda una parte di pericolosità psichica destinata ad aumentare col tasso di segretezza ed a deflagrare investendo chi non vi partecipa. Ciò è importante perché se le psicosi investono anche chi non è a conoscenza del segreto questo diverrebbe fonte d’angoscia non solo, appunto, per chi ne è a conoscenza ma anche per chi solo suppone ci sia.
Secondo Jung i segreti esoterici sono per lo più artificiali perché sono ciò di cui l’uomo ha bisogno.
Quando la segretezza passa al gruppo diventa la forma sociale dello stesso, quindi la condizione stessa dell’esistenza del gruppo.
Lo sviluppo della L.M. nella forma speculativa è associabile a questo passaggio, da cui poi deriveranno le accuse di complotto e nascondimento, ecc.
3.3. Il segreto svelato.
Se la “sociabilità” si trasforma nella volontà di occupare la società o di servirsi di essa il segreto tende a non differenziarsi da un semplice pretesto per stare assieme, altrimenti il gruppo fondato sul segreto acquisisce un valore altamente positivo diventando datore di una straordinaria ricchezza interiore.
La segretezza massonica si riferisce solo alle forme del rito, non all’appartenenza dell’individuo ad essa. A tal proposito Casanova scrisse che chi entra nella massoneria col sol scopo di capirne il segreto può restare deluso perché esso non gli verrà mai rivelato, dovrà essere lui stesso ad arrivarci per intuizione.
In un certo qual senso quindi il segreto massonico potrebbe essere definito provocatoriamente come quel “grande nulla” cui faceva riferimento Federico II, il quale però non si traduce in assenza bensì nel suo esatto contrario.
Quindi per quanto concerne la L.M. il suo segreto è collegato al carattere di Ordine iniziatico ed esoterico. Questo non significa pensare che l’utilizzo della ritualità e della simbologia debbano rimanere segreti, il sigillo della segretezza è tutto interiore ed agisce nella profondità dello spirito. Il segreto della L.M. diventa quindi di ogni L.M. e viceversa il suo “stato di coscienza”.
IV – L’esoterismo della Libera Muratoria.
1. Sull’esoterismo.
1.1. L’esoterismo in generale.
Eco disse, nel finale di un suo libro, che la gente è affamata di piani esoterici e se gliene si offre uno ci si butta come un lupo, riducendo quindi il fenomeno dell’esoterismo ad una pericolosa insensatezza atta a coprire vuoti di pensiero, di ragione e socievolezza. La conclusione di Eco che se l’essere è così vuoto e fragile da sostenersi solo sull’illusione di coloro che cercano il suo segreto allora siamo tutti schiavi e ci meritiamo un padrone.
L’arcano della ricerca esoterica non sarebbe, dunque, altro che la ricerca di un padrone, un placebo in grado di surrogare la fragilità umana. Di conseguenza l’interesse per l’esoterismo che permea la società contemporanea si ridurrebbe ad un gigantesco esempio di infantilismo.
A ciò si contrappone Zolla, il quale disse che l’esoterismo non lo si può spiegare come un tentativo di fuga perché ciò significherebbe pervenire alla condanna a priori di un fenomeno che non viene esaminato né definito. Come detto precedentemente ogni rimozione genera un’ombra, il che significa che l’esoterismo è considerato tale.
Attualmente esso trova nuovo spazio nel mondo globalizzato, a prezzo però di una sua commercializzazione e contaminazione, cosa quest’ultima che ha portato ad una pericolosa confusione tra esoterismo, spiritualismo ed occultismo.
1.2. Lo spiritualismo.
Evola in esso non solo legge una diretta decadenza dell’occidente, ma anche l’emergenza di una incapacità a controllare i fenomeni della coscienza. Esso sostiene che il solo scostarsi delle cose dall’ordine ritenuto “normale” porti una grande quantità di nostri contemporanei ad abbandonarsi ad esso; i risultati sarebbero drammatici e coinciderebbero in un venir meno della coscienza.
1.3. L’occultismo.
Si può affermare, come autorevolmente ribadisce Guénon, che l’occultismo non abbia nulla in comune con il vero esoterismo. Storicamente infatti questo lo si può considerare come un movimento sincretista, influenzato dall’estetismo decadente, da un superficiale simbolismo e da una spiccata propensione per tutto quanto poteva rappresentare una reazione al piatto mondo borghese.
Il progressivo abbandono di ogni valore da parte della società, fatta propria anche dalle grandi istituzioni religiose occidentali, e l’abbandono del simbolismo Tradizionale a favore di un impegno sociale è culminato in un generale effetto di vuoto e spaesamento che spingerà un numero sempre maggiore di persone ad abbracciare qualsiasi forma di spiritualità ed occultismo.
Inoltre l’esotismo ha portato l’occultismo ad ispirarsi ad un Oriente immaginato ed idealizzato, di cui coglie però soltanto gli aspetti manieristici e prossimi al sentire occidentale.
Così l’occultismo finisce con l’essere più simile ad una società che ad una comunità.
1.4. Le origini del termine “esoterismo”.
La presunta invenzione aristotelica di esoterico deriva dal fatto che esso trattò di tematiche che potrebbero essere considerate esoteriche.
Esso sarà invece creato da Luciano di Samosata che gli attribuirà il valore semantico di “interno”.
Clemente Alessandrino lo riterrà l’aggettivo connotante un insieme di dottrine, testi e rituali riservati a pochi.
Dal mondo romano in poi, con variazioni interessanti ma di scarso rilievo, servirà ad indicare una dottrina segreta atta a rivelare una essenziale verità nascosta.
1.5. Il significato etimologico di “esoterismo”.
Il prefisso del termine greco da cui deriva esoterico introduce l’idea di “interno”, il suffisso richiama l’idea di opposizione.
Faivre introduce invece un’etimologia fantasiosa di esoterismo che lo fa derivare dal greco eso-thodos, metodo o cammino verso l’interno.
Entrambe le interpretazioni sottolineano la tendenza alla ricerca dell’interiorità, che si contrappone all’esteriorità propria di chi si accontenta e si rifiuta di scoprire sé stesso.
1.6. L’esoterismo come ricerca della totalità.
La totalità deve diventare vita e la vita totalità, in quanto la sua pienezza non è altro che l’Armonia Mundi, l’armonia della totalità; in questo senso l’esperienza esoterica è l’esperienza della dissoluzione e della ricomposizione in una unità. Consente di tornare a quel Sé Assoluto cui ogni iniziato deve somigliare; ma la costruzione dell’uomo perfetto che vuole metaforicamente “farsi Dio” è lo scopo ultimo sia dell’esoterismo tradizione che di quello muratorio, entrambi figli dell’unica Tradizione.
2. L’esoterismo muratorio.
2.1. L’Arte Reale.
L’esoterismo muratorio si può considerare come l’espressione istituzionalizzata del più generale fenomeno dell’esoterismo. La L.M. pone come base metodologica del suo insegnamento la pratica individuale e rituale dell’esoterismo, secondo la Tradizione.
Anderson nelle Confessioni scrissi che le preferenze dei Muratori sono fondate solo sul valore reale e sul merito personale e che l’Arte Reale non debba essere disprezzata.
Stabilire cosa sia l’Arte Reale è difficile a meno di non considerarla come la denominazione simbolica dell’aspetto trasformativo operato dall’iniziazione.
Questo termine è stato usato per esprimere il lavoro architettonico che lo spirito deve compiere per eliminare tutto ciò che impedisce all’uomo di scoprire la divina scintilla presente in lui.
2.2. La regolarità e l’universalità della Libera Muratoria.
Fichte risolve la conoscenza della L.M., in stretto parallelismo con quanto detto sul segreto, nella sua stessa esistenza; la regolarità e la continuità dell’istituzione massonica vengono quindi a coincidere con la continuità dello scopo che essa fa propria, ma ciò non significa altro che ribadire come l’esistenza della L.M. sia tutt’uno con l’esoterismo stesso e con la Tradizione che ne rappresenta organicità e compiutezza.
La regolarità della trasmissione iniziatica della L.M. è quindi indistinguibile da quello della Tradizione.
Si deve capire quale sia il veicolo temporale della Tradizione, va da sé che questo riguarda da vicino la L.M. in cui presenta palesi discontinuità; è pura fantasia rivendicare storicamente una continuità diretta con i Collegia Fabrorum romani, i misteri greci o le attitudine esoteriche dei Cavalieri Templari.
È sufficiente perseguire l’unione con il Sé (totalità) per allinearsi perfettamente con la Tradizione, questo porta al raggiungere pienezza, perfezione e piena armonia col cosmo, come Tradizione e L.M. vogliono. Quindi tutti coloro che fanno propria la ricerca del Sé si collocano nella continuità della Tradizione. Ovviamente questa continuità è tanto più forte quanto più utilizza il simbolo, quanto più si attua nella ritualità, quanto più universale (quest’ultima caratteristica nella L.M. troverà come icona l’uomo vitruviano, simbolo che rappresenta integrazione e tolleranza).
L’universalismo dei valori è stato però sostituito dalla particolarizzazione ideologica, dal predominio del mercato e dal funzionalismo politico ed economico che riducono tutto agli interessi di una società, esprimendo perfettamente il senso ultimo del cosmopolitismo (che etimologicamente rimanda alla costrizione del cosmo in una polis). Il celebre uomo di Leonardo è stato quindi sostituito dall’uomo-macchina, risultato dell’equazione marxista denaro-merce-denaro.
2.3. L’iniziazione e la morte simbolica.
L’esperienza iniziatica Tradizionale porta al raggiungimento di un sapere interiore, quello che porta al passaggio dall’ignoranza al sapere e segna, a sua volta, l’acquisizione di ciò che rende l’uomo sacro; tale sapere, sempre in costante divenire, coincide con lo scopo esoterico dell’andare in profondità al fine di conseguire un sapere più profondo.
L’andare in profondità genera e necessita di situazioni contrastive, ostacoli che devono essere superati in quanto prove indispensabili e funzionali a raggiungere, rinnovati, la meta; questo caratterizzano, nell’ambito della Tradizione esoterica, la pratica iniziatica, una pratica segnata dallo sforzo, dalla fatica e dal travaglio spirituale. Essi devono indurre una sincera disposizione dell’animo e una convinzione interiore.
Possiamo quindi concordare con Eliade il quale disse che possiamo vedere l’iniziazione come la fine dell’uomo naturale e l’introduzione del novizio alla cultura.
L’iniziazione rappresenta quindi l’eccezionale salto qualitativo che porta l’uomo a superare la pesantezza dell’esistere in una più ampia e aperta visione di sé, della natura e dell’universo; è l’atto per cui l’uomo si comprende e si percepisce come totalità nella totalità, come con-creatore del mondo. Arriva quindi a contatto con il mondo degli Dei e degli altri Esseri soprannaturali, cosa che gli fa scoprire di essere portare del fuoco del divino.
Per fare tutto ciò l’iniziato deve predisporsi ponendosi il problema della totalità.
Per ottenere questa conoscenza “religiosa” della totalità si deve padroneggiare la logica simbolica e la conoscenza che ne deriva, ed è indispensabile operare un vero e proprio salto qualitativo ed ontologico; a tal fine bisogna sperimentare l’esperienza (decisiva e trasmutatoria) della morte simbolica, l’unica che permette all’uomo di superare l’immagine ed il modello della realtà che percepiamo grazie alle categorie della scienza.
Questa esperienza implica l’incontro-scontro con alcune immagini archetipiche che impediscono il cammino dell’iniziato con immagini deduttive ed illusorie; l’iniziato deve guardarsi da esse e, contrastandole, negare ciò cui alludono: una pseudo-realtà fatta di apparenze e tenebre. L’iniziato deve quindi lottare contro ciò che proviene dall’inconscio raggiungendo, esotericamente, una fine che da luogo ad un inizio ed un inizio che da luogo ad una fine.
Morire significa accettare di calarsi nel buio dell’inconscio e dell’ombra, dei nostri rimossi. Per farlo l’iniziato deve anche mutare il suo atteggiamento nei confronti della ragione, che è il primo ostacolo alla morte simbolica ed alla rinascita iniziatica. Infatti in nome di essa si è perduto ogni contatto con le forze viventi facendone perfide ed ostili matrigne, con il risultato che non ci sono più dei cui si possa ricorrere per invocare aiuto.
Naturalmente il viaggio iniziatico nella terra ed il successivo cammino di risalita significano, per chi li vive, porsi, pericolosamente, in diretto contatto con l’inconscio.
L’inizio infatti è andare nel profondo sperimentando l’esperienza di ciò che non è il carattere della vita che siamo soliti vivere, ossia l’esperienza della morte e della rinascita.
Solo coloro che si sono staccati iniziaticamente dalla pesantezza della corporeità vivono veramente, a differenza di coloro che, al contrario, facendo della pesantezza del corpo la propria divisa sperimentano, in vita, la morte.
D’altronde in tutte le Tradizioni esoteriche e sapienziali saggio è colui che vive in una situazione di equilibrio perfetto; l’esperienza iniziatico-esoterica non è che l’ineffabile esperienza di quest’equilibrio: esperienza che è conoscenza in quanto unisce lo spirituale con il materiale.
Il significato di “iniziatico” coincide con quello di esoterico, cioè qualcosa che va in profondità; questo non equivale a costruire qualcosa di nascosto, segreto o estraneo alla sensibilità umana, anzi tutto è esplicito ed esplicitato. Tutto tranne le forme concrete che può assumere l’iniziazione e che possono variare a secondo della ritualità o del contesto in cui si collocano.
2.4. Iniziazione, esoterismo e mondo moderno.
Posto che l’iniziazione mostra il duplice carattere di consacrazione e metamorfosa si possono individuare tre grandi categorie di forme iniziatiche; lentamente si delineeranno quelle che sono le caratteristiche dell’iniziazione intesa come fondamento stesso della Tradizione esoterica.
- La prima inerisce ai rituali iniziatici per il cui tramite si ottiene il passaggio dalla fanciullezza all’età adulta. Essa è però estranea a qualsiasi immediata presa di coscienza, non fa quindi dell’adulto un Io conscio e realizzato.
- La seconda riguarda i riti d’ingresso in una società segreta o in una confraternita. Tali iniziazioni prendono, classicamente, l’avvio dalla morte iniziati sempre coincidente con il ritorno nell’alveo del materno uroborico. In ciò è evidente il progressivo delinearsi di una funzione riflessivo-coscienziale dell’iniziazione, tendenzialmente rivolta al potenziamento dell’Io.
- La terza è data dall’iniziazione mistica o magica e segna decisamente il passaggio ad un più alto livello di coscienza, in cui la ritualità iniziatica consente il definitivo superamento dell’aspetto uroborico.
Sottoponendo ad una riflessione più approfondita queste tre categorie possiamo trarre qualche interessante conclusione; in primo luogo da tutti questi aspetti iniziatico-categoriali si deduce come l’individuale tende sempre a fondersi con il collettivo. In secondo luogo l’appartenenza ad un gruppo iniziatico costituisce l’attribuzione, per il singolo, di un ruolo specifico nella quotidianità, ruolo la cui ampiezza è talmente rilevante da costituire una vera e propria caratteristica ontologica. In terzo luogo tutti coloro che hanno spazio di appartenenza nelle categorie sopra delineate sono perfettamente inseriti nella loro epoca storica, la dimensione iniziatica d’altronde non configge assolutamente con la dimensione più propriamente sociale e comunitaria; anzi, ne rappresenta una sorta di completamento ideale, come ben sanno i Liberi Muratori.
Detto questo è il caso di esaminare la struttura delle moderne società iniziatiche, le quali (come la L.M.) mantengono le caratteristiche che contrassegnano le tre tipologie esaminate; infatti anche oggi si danno modalità iniziatiche connessi a passaggi di condizione, di status e di ruolo, anche se si connotano per una ridotta e impoverita presenza simbolica. Una particolare eccezione è data proprio dalla L.M. in cui rimane una rilevantissima dimensione simbolica ed una fondamentale pratica esoterica
Tuttavia se nella L.M. è chiara la sua diretta continuità con la Tradizione è non di meno chiarissimo ed evidente che fuori di essa si riscontra, nel sociale, una profonda e radicale cesura con essa.
Il motivo della scomparsa della perfetta integrazione tra il sociale, l’individuale e l’iniziatico-esoterico è identificabile nel venir meno di quell’equilibrio tra conscio e inconscio, tra interiorità ed esteriorità che caratterizzava il mondo antico.
Ma questo non significa la fine dell’esoterismo, equivale piuttosto alla sua morte simbolica, al suo inabissamento in una dimensione diversa e più autentica in cui le scorie si volatilizzano e rimane ciò che è solido e duraturo.
V – Il mito della Libera Muratoria.
1. Il significato del mito.
- Il mito in generale.
Il suo più preciso e originario significato era “parola”; non si trattava però di parola nel senso di ciò su cui si è ponderato e che serve a convincere, ma nel senso di ciò che è pensato e ragionevole.
È dunque una parola particolare, di straordinario spessore e di eccezionale importanza in quanto dà notizia di qualcosa che “è da sempre” e che per questo assume una connotazione immutabile e sacrale, senza avere l’obiettivo né di spiegare, né di convincere.
Appare subito che il mito è una struttura complessa, polimorfa e polivalente non certo riconducibile a un unico ed esaustivo elemento, cosa questa che molto spesso il sapere e la cultura moderna hanno invece (e volutamente) sottolineato, all’unico scopo di liberarsi di quanto di problematico e d’inquietante nel mito è presente.
Il mito caratterizzerebbe una sorta di “fase infantile” dell’umanità simile a quella che tuttora identifica l’età infantile e pre-scolare dei bambini cosiddetti “civilizzati”, sarebbe quindi una fase evolutiva dell’umanità.
- L’importanza del mito.
Il mito non si può ridurre a una costruzione letteraria in grado di veicolare sentimenti e immediatezza, ma non compiute e complesse visioni del mondo, al contrario è non solo l’espressione di una completa e coesa visione del mondo, ma di una visione del mondo caratterizzata dall’essere una struttura di tipo totale.
Si potrebbe affermare che il mito è una conoscenza che diventa vita.
Riferirsi al mito come ad un racconto fondante significa costituirlo come un principio cui far riferimento sia per la piena comprensione sia per la piena articolazione della realtà interiore ed esteriore.
Tale carattere di totalità del mito lo rende extra-storico.
Esso si pone, per chi lo legge come un’esperienza esistenziale, come una netta cesura rispetto al vivere quotidiano, offrendo gli strumenti idonei a compiere il passaggio ad un altro, diverso e sconosciuto status e a un’altra, diversa e profonda conoscenza.
2. Il mito di Hiram.
2.1. Gerard de Nerval ed il mito di Hiram.
Il mito di Hiram è il mito principale e fondante della L.M. ed è importante per essa in quanto connesso con il grado di Maestro di cui esprime sia il compimento iniziatico che l’apertura sapienziali e immediatamente evidente sulla verità del mondo e dell’uomo. Esso rappresenta uno dei miti centrali per la costruzione dell’esperienza di ogni uomo che desidera sperimentare la totalità.
Nerval ha rielaborato letterariamente diverse varianti cogliendone la straordinaria portata esoterica.
2.2. I personaggi del mito.
Il racconto prende le mosse dalla narrazione biblica della costruzione del Tempi di Gerusalemme ed ha tre grandi protagonisti: Salomone (Nerval lo erotizza con il nome di Solimano Ben-Daud), Balkis (regina di Saba) e Adoniram, l’architetto cui Solimano affida il compito d’innalzare ad Adonai un Tempio che sarebbe essere una delle sette meraviglie del mondo.
Se la Bibbia magnifica la sua potenza e saggezza nel racconto mitico di Nerval viene descritto come un arconte di questo mondo, una potenza negativa e tenebrosa che la cecità dell’uomo scambia per positiva. Balkis è la splendida e fiera regina che si contrappone a Solimano e condanna i suoi sacerdoti, unendosi poi ad Adoniram per dare vita ad una razza di uomini migliore e spirituale.
2.3. Adoniram, Caino e la Gnosi.
Il vero protagonista del mito è senza dubbio Adoniram, il geniale architetto e scultore di cui nulla si conosce. L’impatto con lui è segnato dalla grandiosità e dal mistero, infatti inizialmente ben poco si conosce di lui; si sa che proviene da lontano, che è un uomo geniale, ribelle e misantropo. Soprattutto, però, è un costruttore capace di unire la razionale capacità progettuale al talento artistico e alla “bellezza dell’anima”.
Il “cuore” del mito nervaliano è rappresentato dalla discesa di Adoniram nella dimora di Enoc, il mitico antenato della razza cainita; questa discesa si conclude in una caverna illuminata da una luce straordinaria, dove tutto è gioia, armonia e pace. Sarà proprio in questa caverna estranea al “mondo profano” che Adorinam avrà la piena certezza di ciò che è e del ruolo che dovrà svolgere.
2.4. Sacrificio, morte e rinascita.
Al termine del suo viaggio Adoniram torna nel mondo avendo vissuto la morte simbolica e la certezza della sua rinascita a ciò che è veramente; ha quindi potuto conoscere il senso ultimo delle cose e l’essenza gnostica dell’uomo, cosa questa che coincide con l’appartenenza al mondo pleromatico della totalità. Grazie a questa conoscenza potrà sconfiggere definitivamente gli arconti.
Ma il suo destino è quello di andare incontro all’estremo sacrificio per mano dei suoi compagni e pseudo amici, i quali si recano da Solimano che se ne servirà per uccidere Adoniram.
I suoi tre compagni lo colpiranno a morte con martello, scalpello e compasso (i simboli dell’Arte); lui preferirà la morte piuttosto che rivelare la parola segreta che rappresenta la chiave di volta della maestria, ossia di ciò che indica la raggiunta totalità.
A sua volta Solimano uscirà di scena miserevolmente mostrando tutta la sua pochezza: si rifugerà infatti in un inaccessibile palazzo in cui tenterà di esorcizzare ciò che avrebbe potuto corrompere il suo corpo materiale; morirà però miseramente nel sonno. La sua morte sarà causata da un acaro che rosicchierà una colonna portante, venuta meno la quale il soffitto crollerà schiacciando Solimano.
L’acaro diventa quindi l’icona del L.M., che senza piegarsi alla fatica procede nella sua opera lenta e costante ed erode tutto quanto contrasta con lo spirito costruttivo che deve contrassegnare la vita degli uomini che vogliono sollevarsi da una condizione di schiavitù ed annichilimento.
3. Il Grande Architetto dell’Universo.
Nelle Logge massoniche si parla di rado di lui, limitandosi a considerarlo l’Essere Supremo.
Si può ipotizzare che il Grande Architetto dell’Universo possa essere pensato, platonicamente, come una sorta di entità demiurgica, ma anche questo suo presunto carattere è estremamente vago e sfumato. Non rimanda insomma specificatamente a qualche forma di attività creativa di tipo personalistico.
A differenza del Dio dell’Antico Testamento esso non attua una creazione diretta e personale, semmai progetta tanto la realtà quanto la pura possibilità della realtà, attualizzata o meno.
4. La “parola perduta”.
La ricerca della parola perduta costituisce la metafora più importante dell’immaginario massonico, dove la nuova parola, la parola di sostituzione, sembra alludere al passaggio da una situazione di unità perfetta ad una di imperfezione, ed è compito dei massoni lavorare per creare le condizioni che permettano il ritorno all’armonia originaria, il che corrisponde alla ricerca ed al ritrovamento della parola perduta. Questa ricerca è il sinonimo di un percorso fatto di tappe verso l’inconoscibile. In realtà la parola perduta non è altro che un interrogativo, ed è la risposta a tale interrogativo che costituisce la vera parola perduta, vale a dire il vero nome del Grande Architetto dell’Universo.
La ricerca ed il ritrovamento della parola perduta sono pertanto la metafora della volontà di porsi in contro tendenza con la realtà decaduta e decadente del mondo profano in nome di un altro mondo la cui appartenenza segna l’ingresso in una diversa ontologia. Questo mondo rappresenta una sorta di nostalgia per il futuro, che diventa eterno ed armonico presente. Trovando la parola si innalza il Tempio interiore.
5. Gli Alti Gradi ed il mito Templare.
Sugli Alti Gradi ed il loro sviluppo sono state scritte intere biblioteche e su di essi sono stati pronunciati giudizi contrastanti.
Ciò che interessa è il loro collegarsi a quello adoniramitico attraverso un altro mito: quello del collegamento della L.M. con la Cavalleria e gli Ordini Cavallereschi del tempo delle crociate.
Si è creduto che ad opera del Cavaliere de Ramsay avesse preso l’avvio questo mito, in realtà esso si limita ad affermare come il rinnovamento dell’Ordine abbia avuto luogo ad opera dei principi e dei crociati di ritorno dalla Terra Santa, e nulla di più.
La Cavalleria analogamente alla L.M. diventa una sorta di comunità spirituale parallela rispetto a quella istituzionale delle società e delle Chiese, una comunità che custodiva insegnamenti probabilmente segreti non comunicabili ai più.
La Cavalleria a sua volta assurge a interprete e custode di un cammino spirituale ed esoterico verso la totalità.
Il mito degli Alti Gradi è concepito sia come momento di una scala ascendente verso un momento sempre più alto di perfezionamento esoterico e sapienziale, sia come ricordo, monito e impegno a combattere ogni tentativo di impedirlo o soffocarlo, come, appunto, sarebbe accaduto in passato con i Templari.
Sarà dagli Alti Gradi che si svilupperà il sistema di Riti come Camere di Perfezionamento volte a completare il quadro dell’impegno esoterico del L.M. e della sua crescita spirituale.
6. Evoluzione del mito.
Il mito L.M. è un racconto fondante grazie a cui si può ripercorrere e rivivere una storia, quella di ogni uomo che vuole diventare sé stesso scoprendo il suo vero essere e affrancandosi dal mondo profano che lo circonda.
La L.M. ha rifiutato di costituirsi in chiesa non volendo dogmatizzare il proprio mito fondante, cosa che lo avrebbe automaticamente negato.
La L.M. deve però confrontarsi con il mondo che cambia ed i suoi fenomeni, in particolar modo l’ideologismo ed il nichilismo; questo rappresenta una sfida straordinaria, essendo questo un Ordine che persegue scopi opposti e che a questo attribuisce il senso della vita dell’uomo.
È quindi necessario che la L.M. opponga ad essi la vitalità della sua Tradizione secolare centrata sul suo mito fondante. Ciò significa anche rinvigorire la propria presenza all’interno della società.
Per vincere i fenomeni negativi odierni la L.M. deve, metaforicamente, tornare alla spinta costruttiva dell’antica operatività medioevale, sorretta, però, da una più ampia e profonda coscienza speculativo-esoterica. Deve quindi impegnarsi a fondo per realizzare quella Totalità che coincide col simbolico “fiume di Luce” in cui il L.M. necessita di immergersi per riuscirne iniziaticamente purificato, rinnovato e, soprattutto, in grado di percepire la Luce.
Fonte : http://www.scicom.altervista.org/filosofia%20delle%20scienze%20sociali/Esoterismo%20e%20Massoneria.doc
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